Medio Oriente

Su Netanyahu pende un mandato di arresto internazionale

Lo ha deciso la Corte penale dell'Aja, che accusa il presidente israeliano e il ministro della Difesa di crimini di guerra. L'accusa: aver usato la fame come arma contro i civili di Gaza
Da sinistra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant
Da sinistra, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa, Yoav GallantABIR SULTAN/POOL/AFP via Getty Images

La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini contro l'umanità commessi nella guerra di Gaza. Un terzo mandato riguarda Mohammed Deif, comandante militare di Hamas, che Israele dichiara di aver ucciso a luglio.

Per la prima volta nella storia, riferisce il Guardian, la Corte dell'Aia ha incriminato due leader di un paese democratico e un importante alleato degli Stati Uniti. Le accuse includono l'utilizzo della fame come arma di guerra e l'impedimento deliberato dell'arrivo di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, dove secondo il ministero della Salute controllato da Hamas sono morte oltre 44.000 persone dall'inizio del conflitto.

I giudici, riporta la Bbc, hanno respinto le contestazioni di Israele sulla giurisdizione della Corte e hanno stabilito che esistono "ragionevoli motivi" per ritenere i tre leader "penalmente responsabili" dei presunti crimini di guerra. Un'accusa che sia Israele che Hamas hanno respinto. La decisione arriva una settimana dopo che una commissione speciale dell'Onu ha accusato per la prima volta Israele di condurre azioni "compatibili con il genocidio" a Gaza, denunciando i bombardamenti indiscriminati sui civili e l'uso sistematico della fame come arma di guerra.

La Corte dell'Aia e gli effetti dei mandati

La Corte penale internazionale, con sede all'Aia nei Paesi Bassi, è il primo tribunale permanente istituito per giudicare crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. È diversa dalla Corte internazionale di giustizia (Cij), anch'essa con sede all'Aia: mentre la Cpi giudica individui accusati di crimini internazionali, la Cij risolve controversie tra stati. È proprio davanti alla Cij che il Sudafrica ha portato Israele nel gennaio 2024, accusandolo di violare la Convenzione sul genocidio. Il procuratore capo Karim Khan aveva richiesto i mandati già a maggio, come riporta il New York Times, ma solo oggi la Camera preliminare ha dato il via libera dopo aver respinto le obiezioni israeliane sulla giurisdizione.

Un mandato di arresto internazionale è un ordine formale che autorizza le forze dell'ordine di tutti i paesi che riconoscono la Corte a fermare e consegnare alla giustizia internazionale le persone ricercate. In questo caso, Netanyahu e Gallant rischiano l'arresto se dovessero viaggiare in uno dei 124 paesi membri della Cpi. La decisione non avrà effetti immediati in Israele, che come gli Stati Uniti non riconosce la giurisdizione della Corte. Tra i principali paesi che aderiscono alla Corte ci sono invece tutte le nazioni dell'Unione Europea, il Regno Unito, il Canada, l'Australia, il Giappone, il Brasile, l'Argentina, il Sudafrica e la Giordania. Non ne fanno parte, oltre a Israele e Stati Uniti, la Cina, la Russia, l'India, l'Iran, la Siria, l'Iraq, la Turchia, l'Arabia Saudita e il Pakistan.

Le accuse e le prove

Secondo la documentazione della Corte, citata dal Guardian, Netanyahu e Gallant sono accusati di aver creato deliberatamente condizioni di vita calcolate per distruggere parte della popolazione civile di Gaza. "La mancanza di cibo, acqua, elettricità, carburante e specifiche forniture mediche ha portato alla morte di civili, compresi bambini, per malnutrizione e disidratazione", si legge nella decisione.

La Corte ha riscontrato prove di crimini contro l'umanità per aver limitato intenzionalmente l'ingresso di forniture mediche, in particolare anestetici. "I medici sono stati costretti a operare sui feriti ed eseguire amputazioni, anche su bambini, senza anestetici", riporta il documento.

Per Mohammed Deif, comandante militare di Hamas, le accuse includono omicidio, sterminio, tortura, stupro e presa di ostaggi in relazione agli attacchi del 7 ottobre 2023, quando i miliziani di Hamas uccisero circa 1.200 persone in Israele e ne presero in ostaggio 251. La Corte ha emesso il mandato nonostante Israele abbia dichiarato di averlo ucciso a luglio, specificando di non aver potuto confermare la sua morte. Il procuratore Khan aveva inizialmente richiesto mandati anche per altri due leader di Hamas, Yahya Sinwar e Ismail Haniyeh, entrambi successivamente uccisi da Israele.

Le reazioni internazionali

La decisione della Corte innesca una crisi diplomatica mentre i negoziati per il cessate il fuoco sono nel momento più delicato. Il governo israeliano reagisce con durezza: il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, riporta il New York Times, propone di "annettere la Cisgiordania" come risposta alla Corte. Una posizione sostenuta anche dal presidente Herzog, secondo cui la Corte avrebbe "scelto il terrore" contro la democrazia. Per la prima volta dall'inizio della guerra, anche l'opposizione interna si allinea con Netanyahu nel condannare i mandati.

Per gli Stati Uniti si apre una fase cruciale. Il Congresso prepara la controffensiva: il leader della maggioranza al Senato John Thune, scrive Axios, aveva già minacciato "sanzioni contro la Cpi" se avesse proceduto con i mandati. Nel frattempo, l'amministrazione Biden deve gestire una complessa mediazione sul campo: l'inviato speciale Amos Hochstein è oggi in Israele per colloqui con Netanyahu, mentre proseguono i bombardamenti israeliani nel sud di Beirut.

Precedenti e procedure

La procedura della Corte penale internazionale prevede diversi passaggi. I mandati di arresto rappresentano solo l'inizio: spetta ora ai paesi membri decidere se eseguirli. In caso di arresto, seguirebbe un processo all'Aia che potrebbe durare anni. Un esempio è il caso di Slobodan Milošević, primo capo di stato in carica a essere incriminato per crimini di guerra nel 1999 dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia.

Il caso più recente e simile riguarda Vladimir Putin, colpito da un mandato di arresto nel marzo 2023 per crimini di guerra in Ucraina. Come Netanyahu oggi, anche Putin ha visto limitati i suoi spostamenti internazionali: ha dovuto rinunciare a diversi vertici in paesi che aderiscono alla Corte, incluso il summit dei Brics in Sudafrica.

Tra i capi di stato colpiti da queste misure in passato ci sono stati: Omar al-Bashir, ex presidente del Sudan, incriminato per genocidio in Darfur. Muammar Gheddafi, leader libico, accusato di crimini contro l'umanità durante la Primavera Araba. Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d'Avorio, incriminato per il suo ruolo nella crisi post-elettorale del 2010.