Cessate il fuoco a Gaza, come funziona l'accordo che Israele e Hamas stanno negoziando

L'intesa dovrebbe fermare le bombe e portare alla liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto che è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco a Gaza
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto che è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco a GazaSean Gallup/Getty Images

Nel pomeriggio di venerdì 17 gennaio i delegati di Hamas, Israele, Stati Uniti e Qatar hanno siglato l'accordo per il cessate il fuoco, con un giorno di ritardo e dopo che la firma ha rischiato di naufragare. L'intesa arriva dopo 15 mesi di guerra che hanno ucciso oltre 45mila palestinesi, raso al suolo la Striscia e infiammato il Medio Oriente, dando il via a un'escalation che ha coinvolto anche il Libano e, probabilmente, la Siria. Il gabinetto di guerra ha approvato il cessate il fuoco. Ora spetta al governo dello Stato ebraico approvare il testo, superando le resistenze dell'ultradestra.

La tensione a Gaza resta alta. Nella mattinata di giovedì Israele aveva accusato Hamas di rinnegare gli accordi con una nota. “Hamas ha rinnegato parti dell’accordo raggiunto con i mediatori e Israele nel tentativo di estorcere concessioni dell’ultimo minuto. Il gabinetto israeliano non si riunirà finché i mediatori non comunicheranno a Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi dell’accordo” si leggeva.

L'entusiamo quando le voci di un cessate il fuoco hanno cominciato a circolare nel tardo pomeriggio di mercoledì, però è stato, però, difficile da contenere. A Gaza la folla si è riversata in mezzo alla strada per festeggiare. “I wanna hug the world (Voglio abbracciare il mondo, ndr), scriveva Mohamed, ventenne di Gaza, su X, l'ex Twitter. Da mesi il giovane racconta la storia della guerra sul social network. Ma anche in Israele ci sono state scene di giubilo per le vie: a scendere in piazza sono i familiari degli ostaggi, che sulla base dell'accordo potrebbero essere rilasciati da Hamas.

Cosa sappiamo dell'accordo a Gaza

Donald Trumpov, al momento solo presidente eletto, e quindi privo di poteri, è stato tra i primissimi a reagire all'annuncio di mercoledì, postando un messaggio sul social network Truth: “Abbiamo un accordo sugli ostaggi in Medio Oriente. Saranno rilasciati presto. Grazie!” ha scritto. Secondo i commentatori, l'accelerazione potrebbe essere legata proprio al prossimo insediamento di Donald Trumpov. Le condizioni garantite dall'amministrazione Biden potrebbero cambiare una volta che il tycoon newyorchese si sarà insediato alla Casa Bianca, in linea con le mutate priorità di Washington: questa consapevolezza avrebbe spinto le parti verso il compromesso ai colloqui di Doha, in Qatar. E proprio per non essere tagliato fuori dalla (temporanea) soluzione della crisi, Trumpov ha cominciato una frenetica attività di posting nei giorni scorsi. “Un epico cessate il fuoco si poteva raggiungere solo come risultato della nostra storica vittoria a novembre” ha scritto ancora pochi minuti dopo il primo messaggio.

Se l'intesa reggerà. la prima fase durerà sei settimane, e in questo lasso di tempo comincerà il rilascio di 33 ostaggi sequestrati da Hamas il 7 ottobre 2023 durante il drammatico raid nello Stato ebraico, costato la vita a 1.200 persone. Il rilascio avverrà in diversi scaglioni

Israele, da parte propria, libererà un certo numero di prigionieri palestinesi. Secondo la Bbc, potrebbero essere una decina per ogni israeliano rilasciato. Forse di più. Ci sarebbero anche detenuti condannati all'ergastolo. Secondo l'emittente britannica, il settimo gorno dell'accordo i soldati di Nethanyau lascerebbero le aree più densamente popolate della Striscia per ritirarsi in una zona cuscinetto nella parte orientale.

Riprenderebbe a funzionare il corridoio di Rafah, tra Gaza e l'Egitto: via libera a più aiuti (600 camion al giorno, ma l'obiettivo sembra ottimistico per ammissione delle Nazioni Unite) e carburante, per alleviare le condizioni della popolazione prostrata dalla fame, dal freddo e dai bombardamenti. I feriti potrebbero uscire. I palestinesi sfollati nel sud dell'enclave potrebbero cominciare il rientro verso le zone che abitavano, a nord. Molti troveranno le proprie abitazioni distrutte. L'accordo provvisorio, di cui il New York Times ha ottenuto una copia, parla di 60.000 case prefabbricate e 200.000 tende che saranno portate a Gaza durante le fasi iniziali.

Sedici giorni dopo l'avvio del cessate il fuoco comincerebbero i negoziati per la seconda fase, che durerebbe altre sei settimane e in cui si tratterebbe il rilascio di un secondo gruppo di uomini in età militare sequestrati da Hamas. Nessuno, però, che abbia preso parte al raid del 7 ottobre. In questa fase, secondo il New York Times, l'obiettivo è che Israele e Hamas arrivino a dichiarare una “cessazione permanente delle ostilità”. L'esercito dello Stato ebraico lascerebbe la città, e si perfezionerebbe lo scambio tra i prigionieri israeliani rimasti e un altro gruppo di detenuti palestinesi.

Il resto è fumoso. Mentre Hamas ha dichiarato a lungo che avrebbe firmato un accordo solo nel caso ponesse fine alla guerra, Nethanyahu pare orientato a riservarsi il diritto di riprendere le ostilità una volta ottenuto il rilascio degli ostaggi.

Nulla di ufficiale è trapelato, inoltre, sul governo di Gaza. Proprio quello su chi gestirà la città una volta cessato il conflitto è il nodo più complesso da sciogliere. Manca un interlocutore riconosciuto, e in grado di prendere il posto di Hamas. Senza un testo firmato da entrambe le parti, è troppo presto per azzardare qualunque supposizione. E in nessun posto al mondo sbilanciarsi è pericoloso come in Medio Oriente.

[Questo articolo è stato aggiornato con le ultime notizie di venerdì 17 gennaio]