Wired Crime: Le shitstorm, quando la gogna mediatica può uccidere

Un'onda che cresce e diventa una tempesta inarrestabile. Le critiche che si trasformano in attacchi violentissimi. Quali possono essere le conseguenze e come ci si può difendere?
Le shitstorm quando la gogna mediatica può uccidere. Il nuovo episodio del podcast di wired crime
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Il punto di partenza di una shitstorm può essere qualcosa di molto semplice e di molto inaspettato. Un commento (no, non parliamo di insulti) fatto ad un post di qualche personaggio famoso. La campagna sbagliata di un'azienda. Una frase pronunciata in Tv senza pensarci troppo. A volte persino sfortunati casi di omonimia. Le informazioni corrono veloci sui social e da un momento all'altro si può diventare il bersaglio dell'odio universale, come nel magnifico episodio della terza stagione di Black Mirror. 

Le conseguenze psicologiche di chi si trova ad affrontare queste situazioni sono molto pesanti e possono portare a gesti estremi. Come nel caso di Hana Kimura, la wrestler giapponese che, per colpa di una sfuriata fatta ai suoi coinquilini maschi durante il reality show Terrace House (una sfuriata peraltro comprensibile, visto che le avevano rovinato la sua attrezzatura da wrestling) è finita in una tempesta sui social che l'ha portata a suicidarsi il 23 maggio 2020, all'età di 22 anni. 

Nell'episodio del podcast Wired Crime, Cristina Brondoni e Sara Uslenghi parlano di come nasce una shitstorm, del modus operandi di chi coglie l'occasione per mettere in atto comportamenti violenti e di come affrontare al meglio la situazione se si viene coinvolti. Alla produzione Giulia Rocco