Papers by Attilio Mastino

La transmission de l’idéologie impériale dans l’Occident romain, 2006
La storia della Corsica è inestricabilmente legata a quella della Sardegna fin dalle origeni miti... more La storia della Corsica è inestricabilmente legata a quella della Sardegna fin dalle origeni mitiche. Le leggende greche di fondazione immaginano un origenario regno di Sardegna e Corsica, affidato a Forco, figlio di Ponto e di Gea o secondo un'altra versione di Oceano e di Teti, sposo di Keto, padre delle Gorgoni dell'estremo occidente (Medusa, Stenno ed Euriale) e delle Forcidi, divinità e mostri marini, oppure delle Sirene, di Echidna, delle Esperidi, tutte leggendarie figlie di Forco-Tirreno. Secondo Servio : "Rex fuit (Phorcus) Corsicae et Sardiniae, qui Clllll ab At/ante rege llalla/; certam;lle CUlll maglla exercitus parte fuisset llictlls et ObrutllS, jìllXerullt socii eius eum in dellm marillum esse conuersum". Re della Corsica e della Sardegna è stato una volta Forco, il quale, dopo esser stato annientato in una battaglia navale e poi mandato in rovina da Atlante con gran parte del suo esercito, venne ricordato dai suoi compagni come trasformato in una divinità marina (Serv., Ad Aen., 5.824.9). Antiche leggende marinare parlavano di mostri marini, i favolosi 9aÀéntOl KplO\, identificati oggi con r o rea g/adiator, che secondo Eliano trascorrevano l'inverno nei paraggi del braccio di mare della Corsica e della Sardegna, accompagnati da delfini di straordinarie dimensioni (Ael., N.A., 15.2). Quella che già Erodoto considerava l'isola più grande del mondo, vÉaoç JlEì'latll, la Sardegna (Hdt., 1.170.2 ; vd. anche 5.106.6 e 6.2.2), è sempre associata alla Corsica, sesta tra le isole Mediterranee nel Periplo di Sci)ace (Scyl. 114.GGM.2) J, come in Dionigi il Periegeta, per il quale l'amplissima Sardegna (Lap8ro t' EùPUtatll) e la deliziosa Corsica (È1t11patoç Kupvoç) erano unite nello stesso mare d'occidente (D.P., v. 457. Vd. Niceph., 447). Ed Eustazio parlando delle isole del mare Ligustico, conferma che la più estesa è la Sardegna, mentre la Corsica prende il nome dalla serva Corsa oppure dalla sommità dei suoi monti (Eust. 458), e il suo paesaggio è caratterizzato da uno staordinario manto boschivo, innhorrens Corsica si/uis per Avieno (Avien., Orb. Terr., 622). Il paesaggio era dominato da quegli alberi fittissimi che impedirono la colonizzazione romano-etrusca ricordata da Teofrasto nel IV secolo a.C., quando sull'isola non riuscirono a sbarcare i 25 battelli, che ebbero i pennoni danneggiati dai rami degli alberi di una foresta sterminata (Thphr., CP,

Una notissima iscrizione, incisa su una pesante tarda di bronzo (ritrovata ad Esterzili in Sardeg... more Una notissima iscrizione, incisa su una pesante tarda di bronzo (ritrovata ad Esterzili in Sardegna nel 1866) contiene il testo di una sentenza emessa il 13 marzo 69 d.C. dal proconsole L. Elvio Agrippa, nella controversia tra i pastori indigeni Galillenses ed i contadini Campani Patulcenses : pubblicato da Thedor Mommsen nel 1883 nel X volume del Corpus Inscriptionum Latinarum , il documento e stato sottoposto ad uno studio frontale, in occasione del Convegno promosso dal Centro di Studi Interdisciplinari sulle Provincie Romane dell'Universita di Sassari e dal Comune di Esterzili il 13 giugno 1992. Questo volume contiene gli Atti di quel Convegno (con la ristampa anche di alcuni articoli ormai introvabili), con numerose novita sul testo, sul documento, sul territorio, sull'interpretazione storica di una vicenda quanto mai significativa: una controversia che si inquadra nel tradizionale contrasto tra pastori e contadini, studiato in Sardegna, anche per i tempi moderni, dal Le Lannou; e soprattutto si inserisce nell'ambito della politica di colonizzazione romano-italica e di valorizzazione delle attivita agricole, nel quadro del processo di sedentarizzazione promosso gia in eta repubblicana (ma soprattutto in eta imperiale) a danno delle tribu indigene, che praticavano le tradizionali attivita pastorali, basate sul nomadismo e sulla transumanza, spesso in aperto contrasto con le autorita romane, piu interessate a spezzare le forme endemiche di brigantaggio, che sull'abigeato e sulla pastorizia nomade avevano in Sardegna uno strumento indispensabile.

caso ha voluto che il vasto territorio di Villanova Monteleone (202 kmq.) abbia conservato ancora... more caso ha voluto che il vasto territorio di Villanova Monteleone (202 kmq.) abbia conservato ancora oggi il nome di una divinità romana o, come sostiene Massimo Pittau, di una divinità etrusca, Minerva 1 : l'altura di Monte 'e Minerva (m. 844 s.l.m.), con il suo caratteristico profilo trapezoidale e le sue importanti testimonianze preistoriche, ha un nome singolare, che può forse essere direttamente collegato alla dea romana della guerra, il cui culto è del resto documentato nell'area sacra di San Giuseppe nella vicina Padria 2 • Anche se tale collegamento rimane incerto, dal momento che il Monte 'e Minerva potrebbe aver derivato la propria denominazione da un cognome locale, in ogni caso non può non essere rimarcato come il territorio di Villanova, che si spinge dal 2 Testo della comunicazione letta al Convegno «Archeologia e territorio: tutela, valorizzazione e fruizione dei monumenti archeologici», Villanova Monteleone, 30 maggio 1993, organizzato dal Gruppo Speleo-Archeologico villanovese, con il patroncinio della Provincia di Sassari, della Comunità Montana e del Comprensorio n. 1. Vd. ora M. PITIAU, Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi, Sassari 1995, p. 178; vd. anche lo stesso autore già in Lessico etrusco-ialino comparalo col nuragico, Sassari 1983, pp. 194 sgg. Preferisce un'origene latina (oppure umbra o falisca) H. RIX, Rapporti onomastici fra il panteon etrusco e quello romano, in Gli Etruschi e Roma. Atti dell'incontro di studio in onore di M.
Un cippo di confine, probabilmente d'età repubblicana, rinvenuto nel secolo scorso in località Si... more Un cippo di confine, probabilmente d'età repubblicana, rinvenuto nel secolo scorso in località Sisiddu, ad un chilometro da Foghe, tra Bosa e Santa Caterina di Pittinuri C), ricorderebbe su uno dei tre lati scritti alla linea 4, secondo la lettura di E. Bormann C), ripresa anche se dubitativamente da Th. Mommsen nel Corpus Inscriptionum Latinarunt C), una praef(ectura) N(ymphaei) Portu(s).

Tavola I l: Fordongianus. Cerami ca di uso comune. 2: F o rdon g i a nu ~. Rl:gione S'E na. Persi... more Tavola I l: Fordongianus. Cerami ca di uso comune. 2: F o rdon g i a nu ~. Rl:gione S'E na. Persistenze puniche nei corredi funerari tardoantichi ed alto medievali del complesso di Cornus (S. Caterina di Pittinuri -Oristano) Il complesso paleocristiano di Cornus, situato in regione Columbaris, fra S'Archittu e S. Caterina di Pittinuri (Oristano), fin dal secolo scorso sottòposto ad indagini archeologiche l , ha restituito abbondante materiale di corredo funerario. L'analisi tipologica ed iconografica dei reperti, attualmente in cors0 2 , ha permesso di notare alcuni elementi che sembrerebbero tradire ancora in epoca così tarda (IV -VI sec. d.C.) un legame con la cultura fenicio punica 3 • Nella tomba 115, intatta al rinvenimento, è stato recuperato un anello digitale frammentato in cinque pezzi, a fascia piatta, in lamina argentea molto sottile, con decorazione a niello (tav. I, 1)4. Lungo la superficie esterna si snoda sinuosamente un serpente reso in maniera molto stilizzata, con una specie di cresta sul capo, che lo rende simile ad un volatile piuttosto che ad un rettile. All'interno sono incise cinque lettere in scrittura capitale ben eseguita. Si leggono chiaramente le prime due LA e le ultime LA (tav. I, 2-3); il carattere centrale coincide in parte con la frattura dell'anello, ma lascia intravedere un'asta inferiore obliqua che richiama la vicina L, permettendo di ipotizzare una integrazione in Sa/la o Tsalla. Segue una croce monogrammatica. l Dal 1976 le indagini si ripetono sistematicamente con frequenza annuale, dapprima sotto la direzione del prof. P. Testini, scomparso di recente, poi della proLssa L. Pani Ermini, affiancata dalla prof.ssa A.M. Giuntella. Ad entrambe devo lo spunto del presente studio, di cui con grande disponibilità hanno seguito gli sviluppi. Non mi soffermerò sulla descrizione ed i problemi relativi al complesso di Cornus, per i quali rinvio ad un'ampia bibliografia. Per brevità ricordo solo gli studi fondamentali, ove è possibile reperire ulteriori referenze:

del medioevo spetta a certi recessi dei territori africani conservare il latino e le fedi cristia... more del medioevo spetta a certi recessi dei territori africani conservare il latino e le fedi cristiane rispetto a nuove capitali ormai islamiche. E tra punico e romano, romano e vandalo o bizantino, e prima ancora tra mauro, numida e punico o romano, processi del genere si rivelano numerosi ed eloquenti. Va detto inoltre che molte sono le città e le fattorie romane o bizantine che non hanno trovato prosieguo nella rete poleografica araba ed islamica, spesso assai diversa, limitando così ilfenomeno del reimpiego e consentendo invece i recuperi monumentali dei grandi scavi europei dell 'Ottocento e del primo Novecento. Da questo ombelico delle culture umane quale può definirsi il Mediterraneo, l'Africa romana recita quindi il ruolo di dispensiera di insegnamenti fondamentali, di modelli irrinunciabili per la storia civile, quando si considerino quali esempi di assetto dell 'ambiente e di governo delle risorse si ricavano dallo studio della storia cartaginese e della storia romana. Carico quindi di molti significati è il grazie che gli studiosi rivolgono alle istituzioni che promuovono i Convegni sassaresi su «L'Africa romana», ed ai valorosi protagonisti dell 'iniziativa: Attilio Mastino anzitutto, Sandro Schipani e Giovanni Brizzi. La loro impresa infatti non serve soltanto un tratto della storia antica ma fruga e si approfondisce in un pertugio -quasi un mundus che mena all 'accumulo delle memorie nel sottoterra -aperto tra le ragioni di fondo della storia intera della civiltà: quella nella quale l'Africa romana -corònimo culturale importante -si delinea come versante essenziale del sapere e della formazione delle conoscenze. GIANCARLO SUSINI V CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDIO SU «L'AFRICA ROMANA» L'epigrafia e la storia delle province romane del Maghreb Cagliari -Sassari, 11-13 dicembre 1987 Calendario dei lavori Venerdì 11 dicembre, ore 8,30: Cagliari, cittadella dei musei: -Saluto del prof. DUILIO CASULA, Magnifico Rettore dell'Università di Cagliari; -Saluto della prof. GIOVANNA SOTGIU, Direttrice dell'Istituto di Archeologia, Antichità ed Arte della Facoltà di Lettere e Filosofia di Cagliari; -Saluto del prof. ATTILIO MASTINO, del Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari; -Conferenza del prof. RENÉ REBUFFAT, Direttore del Groupe de recherche sur l'armée romaine et les provinces del CNRS di Parigi, sul tema: Les fermiers du désert. -Saluto del prof. FRANCO REST AlNO, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari. Partenza per l'escursione: Museo Nazionale di Cagliari (dr. Gianni Ugas), anfiteatro romano di Karales, Grotta della .vipera, Cagliari; tophet ed antiquarium di Sulci, S. Antioco; tempio del Sardus Pater ad Antas (dr. Raimondo Zucca). Arrivo a Sassari. Sabato 12 dicembre, ore 8,30: Sassari, Aula Magna dell'Università:

In occasione del lavoro di schedatura delle iscrizioni lapidarie del Museo Nazionale "G.A. Sanna"... more In occasione del lavoro di schedatura delle iscrizioni lapidarie del Museo Nazionale "G.A. Sanna" di Sassari e dell'Antiquarium Turritano di Porto Torres, in vista della preparazione di un catalogo epigrafico la cui pubblicazione avverrà in tempi brevi con la collaborazione della dotto Antonietta Boninu, è stato possibile reperire tutta una serie di iscrizioni inedite in genere frammentarie, provenienti dalla colonia romana di Turris Libisonis: in questa sede è parso opportuno presentare una breve notizia, relativa esclusi- vamente a quattro nuovi testi, la cui anticipazione è resa necessaria dalla notevole rilevanza di documenti fin qui sottratti alla conoscenza degli studiosi (I). Le quattro iscrizioni che sono oggetto di questa nota, inserite ai numeri 1-4 del catalogo, sono conservate attualmente due presso l'Antiquarium Turritano (nrr. 1 e 3), una presso la basilica di San Gavino di Porto Torres (nr. 2) ed una presso il Museo Nazionale "G.A. Sanna" di Sassari (nr. 4). I pezzi in esame provengono da sterri medioevali, pre-sumibiImente dall'area della necropoli meridionale (nr. 2), oppure da scavi archeologici recenti, riferiti approssimativamente agli anni '60 e dunque collegati in qualche modo all'attività del soprintendente Ercole Contu a Porto Torres (iI nr. 1 è stato recuperato in occasione delle ricerche del 1968; il nr. 4 è entrato al Museo attorno alla stessa epoca, anche se risulta impossibile una precisa definizione temporale; in età più recente, nel corso del 1980, è stato consegnato alla Soprintendenza archeologica il nr. 3, recuperato in occasione di lavori edilizi sicuramente precedenti). Le località di rinvenimento ci indirizzano alle aree più note dell'antico abitato, al così detto Palazzo di Re Barbaro (nr. 1) ed alla necropoli di Monte Agellu o di San Gavino (nrr. 2 e 3; forse nr. 4), pur con qualche incertezza legata all'occasionalità dei rinvenimenti ed all'assenza negli inventari dei due Musei di notizie relative. Le iscrizioni in esame sono state scelte in funzione del significato che sembrano poter avere per la storia della colonia e più in generale per la storia della Sardegna in età romana. In particolare in due testi è sembrato di poter rilevare frammenti della titolatura di governatori equestri della provincia Sardinia, in un periodo di amministrazione imperiale: (I) Questo lavoro rientra nell'ambito della ricerca finanziata dal Ministero della Pubblica Istruzione su "Le officine lapidarie romane in Sardegna", coordinata a livello nazionale. dalla prof. Angela Donati. I rilievi grafici e fotografici, curati dal collaboratore Salvatore Ganga, sono stati effettuati in vista della prossima pubblicazione del volume A. BONINU, A . MASTINO, Le iscrizioni lapidarie del Museo Nazionale "G.A. Sanna" di Sassari e de/rAntiquarium di Porto Torres. Ringrazio per la consueta liberalità la dotto Fulvia Lo Schiavo, soprintendente archeologo per le province di Sassari e Nuoro, che ha voluto autorizzare lo studio del materiale, generosamente cedutomi dalla collega dotto Antonietta Boninu; sono inoltre grato alla dotto Francesca Manconi ed ai suoi collaboratori dell'Antiquarium Turritano.

La romanizzazione dell'Ogliastra* 1. L'estensione geografica dell' Ogliastra nel l' antichità Cre... more La romanizzazione dell'Ogliastra* 1. L'estensione geografica dell' Ogliastra nel l' antichità Crediamo sia opportuno definire preliminarmente, anche da un punto di vista metodologico, quello che appare come il problema fondamentale relativo alla romanizzazione dell'Ogliastra, cioè l'estensione geografica del territorio ogliastrino in età romana, approfondendo il quadro fornito dieci anni fa da Raimondo Zucca sul secondo numero degli Studi ogliastrini 1 : i confini territoriali possono essere precisati in rapporto con la rete stradale, in relazione con le valla-. te dei fiumi che si incontrano a partire dal Flumendosa, ma soprattutto tenendo conto dell' orografia, che separa sicuramente Baunei da Dorgali, Fonni da Villagrande ed Arzana, Esterzili da Jerzu. Non possediamo purtroppo miliari stradali di età imperiale (che comunque in Sardegna sembrano tutti collocati per iniziativa del governo provinciale, senza coinvolgere le città interessate) né iscrizioni con l' ono mastica completa di personaggi per i quali sia indicata la tribù di appartenenza: ciò avrebbe potuto forse consentire di dimostrare la dipendenza amministrativa dal consiglio municipale della capitale Karales oppure in alternativa l'autonomia del territorio ogliastrino nell' antichità romana. Viceversa possono apportare utili indicazioni le osservazioni sull' andamento dei confini dei giudicati medievali, delle curatorie, delle diocesi antiche ed in qualche misura anche delle province e dei comuni attuali, che presentano la singolarità di possedere vere e proprie enclaves più a Sud, oltre Muravera, all'interno della provincia di Cagliari, esito delle antiche tradizioni pastorali legate alla transumanza. Va subito osservato che la diocesi ogliastrina, erede recente della diocesi fondata dal leggendario vescovo Giorgio di Suelli, comprende non solo i 22 comuni della Comunità Montana (inclusi Perdasdefogu, Seui, Ussàssai e Tertenia), ma anche, verso l'interno, Escalaplano, Esterzili, Sadali e Seulo e infine -cosa veramente soprendente e quanto mai significativa -Villaputzu, oggi in provincia di Cagliari ma storicamente da considerarsi in Ogliastra, perchè collocato al di là di un confine naturale, il guado del fiume Flumendosa, il Saeprus flumen dei Romani, di cui Tolomeo (III, 3, 4) ricorda al plurale le ÉKf3oÀai, le foci, con una longitudine dalle isole Fortunate di 32° uguale a quella delle foci del Cedrino e con una latitudine dall' equatore di 37° (a metà strada tra il Sulpicius Portus, forse Tortolì-Arbatax e il Susaleus Vicus, forse Cala Pira). Il nome };m TTpÒç TTOTaJ16ç riportato da Tolomeo è stato emendato in };dpKa)TTòç TToTaJ165' dal Miiller, che collega la denominazione del fiume alla stazione stradale di Sarcapos2; ma ovviamente la correzione è tutt' altro che sicura. Più difficile è stabilire da un punto di vista giuridico l'organizzazione del territorio ogliastrino, che, come si è già anticipato, potremmo forse considerare adtributum, dunque aggregato giuricamente, al municipium civium Romanorum di Karales, a meno che non sia possibile in futuro acquisire nuove informazioni sulla ipotetica condizione municipale di Sulci-Tortolì, città della quale il poeta Claudiano alla fine del IV secolo d.C. ricorda le nobili origeni puniche: pars adit antiqua ductos Carthagine Sulcos. 3 Si tratta di un territorio ampio, differenziato ed eterogeneo da un punto di vista geografico, linguistico e culturale, collocato in parte lungo il litorale di più antica colonizzazione etruscoromana ed in parte in piena Barbaria. La complessità culturale del territorio, per quanto sotto questo profilo scarsamente conosciuto, appare evidentissima già in età antica: si deve constatare il contatto tra due mondi contrapposti, collocati a poca distanza tra loro, quello dei Sardi indigeni della regione montuosa confinante con la Barbagia di Seulo e quello dei coloni italici o dei Sardi integrati nella romanità delle aree costiere, come sembrerebbe documentato dalla localizzazione in quest' area dei Siculenses, origenari della Sicilia greca, ricordati da Tolomeo nel II secolo d.C., che gli studiosi localizzano presso il Susaleus vicus (};vaaÀéC)ç KWJ1T])4; oppure dei Patulcenses origenari della Campania 5 ; forse anche, se stiamo all'elenco di Tolomeo, dei Valentini, italici che gravitavano attorno a Valentia 6 . Eppure la presenza di immigrati italici appare marginale, limitata, parziale e contra-NOTE * Si riproduce, con alcuni aggiornamenti, il testo letto a Jerzu in occasione del Convegno "Ogliastra.

Nel Magazzino della Soprintendenza archeologica delle Marche a Urbisaglia si conserva una lastra ... more Nel Magazzino della Soprintendenza archeologica delle Marche a Urbisaglia si conserva una lastra di marmo iscritta, mutila su tutti i lati (cm 55 x 82 x 14); la superficie che contiene l'iscrizione è lisciata e definita, in basso, da una linea incisa; il retro, solo sommariamente digrossato, doveva restare nascosto nella messa in opera del pezzo. Il documento è inedito!. Del suo recupero, alla fine del secolo' scorso, si ha notizia dagli appunti del Gentiloni Silverj (vd. infra L. Sensi) che tuttavia non contengono dati topografici sul contesto archeologico di provenienza e lasciano aperto il problema della destinazione origenaria del monumento. L'iscrizione, conservata per otto linee, è incisa a lettere regolari e ben disegnate, alte tra 3,6 e 3,2 cm, tranne che alle Il. 1 e 2 dove sono sensibilmente più grandi (cm 4) e alla l. 8 dove misurano cm 4,2-4,5. Il solco tracciato alla base della linea 8 fa ritenere che l'iscrizione non proseguisse oltre, mentre è incerta la presenza di scrittura prima della nostra linea 1; considerando i frammenti di dettato epigrafico superstiti e le possibili integrazioni, il campo epigrafico poteva avvicinarsi ai due metri di larghezza (Fig. ). 1 Ringrazio la Soprintendenza archeologica delle Marche nella persona del Dott. P. Quiri per avermi consentito lo studio e la pubblicazione del pezzo e il Sig. G. Giacomini per la cortese disponibilità con la quale ha agevolato ripetute ricognizioni della pietra; sono grata al Prof. G. Paci per aver voluto leggere e discutere questo lavoro prima della pubblicazione e aver messo a disposizione la fotografia di Fig. . Devo al Dott. L. Sensi e alla sua lettura del documento diversi spunti per rivedere e migliorare la mia trascrizione e, in particolare, l'interpretazione della l. 6. 3 Ugualmente autentico è l'epitafio di Iul(ia) Helpis, rinvenuto presso il nuraghe Pal' 'e sa Cresia, in località Pranu Lisa ad Allai: segnalazione di A. Saba e M. Pittau, in A.

. La decorazione architettonica di Mactaris 1 Per circoscrivere con maggiore precisione gli svilu... more . La decorazione architettonica di Mactaris 1 Per circoscrivere con maggiore precisione gli sviluppi della decorazione architettonica africana, nel suo progressivo distacco, a partire dall'età severiana, dalla tradizione urbana, sono stati considerati importanti studi sistematici suglì elementi architettonici di singole città 2 • È stata scelta per questo studio la città di Mactaris, la cui storia e la cui topografia sono sufficientemente note per merito delle iscrizioni e degli scavP. Lo studio della decorazione architettonica può fornirci dati storicoeconomici attraverso l'individuazione di officine a carattere locale o regionale e della rete dei loro rapporti e attraverso la determinazione della quantità e qualità della loro produzione, naturalmente collegate alle possibilità economiche della committenza. Questi dati vanno poi messi in rapporto con il contesto storico della città e più in generale delle altre città delle province africane, quale è stato ben evidenziato dal Thebert 4 • In età traianea Mactaris vede la creazione di una nuova area forense, cuore della nuova città romana che si andrà sviluppando per tutto l Queste osservazioni si basano sull'esame di alcuni pezzi presenti sulle foto delle varie pubblicazioni citate, della fototeca dell'Istituto Archeologico Germanico e su quelle gentilmente messemi a disposizione dal prof. P. Pensabene, che in questa sede ringrazio. Si è consapevoli che, mancando una visione diretta dei frammenti, non è possibile, per esempio, stabilire con sicurezza se questi fossero intagliati in marmo o in pietra locale, come sarebbe invece importante per una migliore definizione del quadro delle importazioni di pezzi architettonici già decorati. Per le città dell'interno l'importazione di marmo sembra comunque essere stata limitata alla statuaria, probabilmente a causa dei costi proibitivi del trasporto via terra dei blocchi: cfr.

Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité, 1990
Attilio Mastino, Un decurione dell'ala. III Asturum, praepositus castelli Tamudensis, in una nuov... more Attilio Mastino, Un decurione dell'ala. III Asturum, praepositus castelli Tamudensis, in una nuova dedica a Giove nel dies natalis di Settimio Severo, p. 247-270. Tra le rovine dell'accampamento militare di Tamuda (oggi Suiar, presso Tetuan in Marocco, sul Rio Martin), è stata recentemente rinvenuta un'iscrizione, datata all'11 aprile 210, che potrebbe essere collegata con i lavori di restauro e di potenziamento difensivo effettuati in età severiana nel castellum Tamu[den]se, già documentati dall'indagine archeologica. Questo piccolo campo, a partire dal regno di Commodo, ospitò forse una vexillatio di Brittones, proveniente dalla regione di Volubilis, sotto il comando di un praepositus, decurione dell'[al]a III Asturum : quest'ultimo reparto era probabilmente di stanza a Thamusida. (v. retro) La dedica a Giove, effettuata in occasione del 65° compleanno di Settimio Severo, dopo la conclusione della vittoriosa campagna in Britannia, ricorda anche un anonimo procuratore della Mauretania Tingitana rimasto poi coinvolto con tutta probabilità nella repressione decisa da Caracalla dopo l'uccisione del fratello Geta, corne è dimostrato dall'inusuale provvedimento di damnatio memoriae, subito anche da un altro preside della stessa provincia, [Iulius Agrilanus]. Un'acclamazione finale (et deinceps ob[ser]vabimus) potrebbe alludere alla celebrazione di un sacrificio propiziatorio che i soldati agli ordini del praepositus si impegnavano a ripetere in futuro nello stesso anniversario imperiale.
Questo Quaderno è il quinto contributo a stampa dedicato alla colonia romana di Turris Libisonis ... more Questo Quaderno è il quinto contributo a stampa dedicato alla colonia romana di Turris Libisonis dal 1980 ad oggi, a cui si aggiungono i numerosi articoli singoli pubblicati su varie riviste scientifiche. Il presente lavoro si riferisce agli scavi eseguiti fra la primavera ...

ANTONIO CORDA -ATTILIO l\IASTINO IL PIÙ ANTICO MILIARI O DELLA SARDEGNA DALLA STRADA A TIBULAS SU... more ANTONIO CORDA -ATTILIO l\IASTINO IL PIÙ ANTICO MILIARI O DELLA SARDEGNA DALLA STRADA A TIBULAS SULCOS* §1. Dobbiamo all'amicizia ed alla generosità di Raimondo Zucca la possibilità di presentare a questa XIIt me Rencolltre slIr l'épigraphie dII monde romain la scoperta di un cippo miliario in basalto, con poche lettere, ritrovato sull'altopiano a Nord di Santa Caterina di Pittinuri a breve distanza dal nuraghe Oratiddo (Figg. 1-2), sulla costa occidentale della Sardegna, lungo le 18 miglia che separavano le sta7-ioni di Bosa a Nord e di Cornus a Sud, sulla strada costiera occidentale Sarda che l'Itinerario Antoniniano indica come ti Tibll/tls SII/cOS J con prosecuzione poi per Nora e per K.arales 1 • Il miliario è stato ritrovato da Vittorio Sassu, allevatore di Cuglieri, nel 2002 all'interno dell'area nota come Riforma Agraria ERSA T ex ETF AS, presso il villaggio della metà degli anni '50 oggi abbandonato, nelle adiacenze della scuola e della chiesa di San Giuseppe Lavoratore, nel terreno di proprietà delle Sorelle Idda, poco oltre il maneggio ora in corso di costruzione; dopo il pagamento del premio di rinvenimento, è stato recentemente trasferito per iniziativa della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano presso l'Ufficio tecnico del Comune di Cuglieri al secondo piano del municipio dove ci è stato possibile studiarlo nelle scorse setti-* Pur concepito unitariamente, questo articolo è diviso in tre paragrafi: i § § 1 e 3 sono di Antonio Corda, il § 2 di Attilio Mastino. L'apparato documentario è interamente di Salvatore Ganga, che ringraziamo per la preziosa collaborazione. Siamo debitori di significativi suggerimenti a Ségolène Demougin, Patrick J .eroux, ì\larc I\layer, che sono intervenuti in occasione della presentazione di questo testo a Macerata. Iltill.Ant. p.12 Cuntz = p. 84,1 Wesseling. 2 V d. N. PINNA, ImpOltallte JCoperla. 'frol'ato a C011llfS /11/ cippo iII basalto di epoca lYJJJ/{/f/{I, in L'Ulliolle Sarda, 10 agosto 2005, p. 33. Ringraziamo il sindaco di Cuglieri Gioyanni Battista Foddis per averci messo a disposizione il reperto, che Salvatore Ganga ayeYa riprodotto in fac-simile nel 2002 sul luogo di ritnwamento. In occasione degli ultimi controlli siamo stati aiutati dal Geom. Giuseppe Meloni e da tutti i suoi collaboratori dell'O fficio tecnico del comune di Cuglieri, ai quali siamo riconoscenti specie per la cordiale disponibilità. La riscoperta dei ponti romani sul Rio Mannu è stata possibile grazie alla collaborazione di Antonio Vidili.
La Sardegna (con la Corsica) provincia romana. 216 a. C. Nella seconda guerra punica, i sardi si ... more La Sardegna (con la Corsica) provincia romana. 216 a. C. Nella seconda guerra punica, i sardi si ribellano: ma a Cornus, giugno 215, il loro esercito viene sconfitto, e nella successiva battaglia del Campidano il capo Ampsicora si uccide dopo che suo figlio Osto Oosto) è restato ucciso in battaglia. 181-118 a. C. Ribellione delle tribù montane di Iliesi e Balari. La resistenza contro Roma durerà sin oltre il 100 a. C. S4 a. C. 46 a. C. I sardi accusano di una serie di abusi e delitti, commessi durante il governo dell'isola, M. Emilio Scauro. Difeso da Cicerone, viene assolto. Cesare a Karales (in giugno) dopo la battaglia di Tapso. La città diventa municipium civium Romanorom. Nel ritorno a Roma Cesare forse decide la deduzione di una colonia di cittadini romani a Turris Libisonis. 6 cl C.

Quaderni sardi di storia, 1983
Questo fascicolo è pubblicato sotto il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna e col con... more Questo fascicolo è pubblicato sotto il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna e col contributo finanziario della Camera di Commercio di Sassari Attilio Mastino scambi con la civiltà greca (in Cicerone), sullo schiavismo, sulla coltivazione ed il commercio del grano, sull'imperialismo e la conquista del Mediterraneo. Si segnalano in particolare le ricerche su Mario, su Cinna, su Clodio, su Cassio, su Curione, su Cesare e soprattutto su Cicerone. Per ciò che riguarda l'impero, il R. ha studiato la cospirazione di Murena contro Augusto, il regno di Nerone, l'ideologia imperiale ed il tardo punto di vista romano verso i Barbari. Un tema che ha qualche attinenza con la Sardegna è quello degli studi (dedicati alla Britannia ed alla Spagna) sugli scambi di popolazione tra le diverse province. Vanno infine ricordati alcuni altri lavori di didattica della storia e di metodologia dell'insegnamento delle materie classiche nelle scuole superiori. Alla Sardegna antica in particolare il R. ha dedicato, negli ultimi dieci anni, 43 tra libri ed articoli, pubblicati o in corso di stampa: un bilancio dei risultati raggiunti è suggerito intanto dalla constatazione che il R. è' l'unico studioso nord-americano che si sia occupato della Sardegna romana e soprattutto dal fatto che numerosi articoli in lingua inglese sono comparsi su riviste specializzate, difficilmente reperibili nell'isola 2. D'altra parte, dopo le ricerche analitiche sulla romanizzazione, il R. è ormai passato negli ultimi anni ad occuparsi anche del periodo nuragico 3, punico"

La Chiesa di San Pietro di Bosa alla luce della documentazione epigrafica. Cagliari, Tipografia e... more La Chiesa di San Pietro di Bosa alla luce della documentazione epigrafica. Cagliari, Tipografia editrice artigiana. p. 9-70, 17 p. di tav., [1] c. di tav. Documento digitalizzato dallo Staff di UnissResearch (4) P. SANPAOLESI, Il duomo di Pisa, Pisa 1975, pp. 92 segg. (5) La chiesa di S. Pietro non ha la denominazione di extra muros nei documenti più antichi, cfr. ad esempio, la relazione al papa Gregorio XIV del vescovo G. F. Fara in data 28 agosto 1591, conservata presso l'Archivio segreto vaticano, Relazioni ad limina apostolorum, Bosanen. 204/41, vedi G. MASTINO, Un vescovo della riforma nella diocesi di Bosa. 1591. L'opera legislativa di Giovanni Francesco Fara, con note e fonti inedite sulla storia della diocesi di Bosa, C'a;-gUari 1976, p. 231. La chiesa di S. Antonio era invece vicinissima alla nuova Bosa, ma non protetta dalle mura, alle quali si accedeva attraverso la porta del ponte. La denominazione più antica o è contenuta ad esempio in G. F. FARA, De chorographia Sardiniae, II, Torino 1835, p. 69: (e Templum divi ,Antonii, monasterium ordinis carmelitarum extra muros», frase che ovviamente risolve definitivamente la questione.
Santu Antine, 1996
È vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi senza l'autorizzazione preventiva dell'edito... more È vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi senza l'autorizzazione preventiva dell'editore. Le opinioni espresse negli scritti qui pubblicati impegnano soltanto la responsabilità dei singoli autori.

Come è noto, l'età romana rappresenta il momento più ricco di documentazione per la storia di Olb... more Come è noto, l'età romana rappresenta il momento più ricco di documentazione per la storia di Olbia: abbiamo avviato in questi mesi una revisione delle fonti letterarie, epigrafiche, numismatiche ed archeologiche, che consentono ora una sintesi rinnovata, con numerosi elementi di novità rispetto alle posizioni di Piero Tamponi1 e di Dionigi Panedda 2 , che pure costituiscono un utilissimo punto di partenza. Colgo l'occasione in questa sede per rivolgere l'invito all'Amministrazione Comunale di Olbia perché si proceda alla ristampa della preziosa Silloge epigrafica olbiense con prefazione di Teodoro Mommsen e appendice di Ettore Pais, pubblicata dal Tamponi nel 1895 ed ormai introvabile. Il mio compito sarà quello di sintetizzare queste novità, lasciando però ai colleghi una breve presentazione degli aspetti di rispettiva competenza: la storia degli studi sarà tracciata da Raimondo Zucca, con carte inedite provenienti da archivi fin qui non esplorati. Una rilettura delle circa sessanta iscrizioni olbiensi è stata curata da me, da Paola Ruggeri e da Lidio Gasperini, partendo dai dati raccolti da Ignazia Virdis con la sua tesi di catalogo sulla popolazione e le classi sociali di Olbia in età imperiale 3 • Antonietta Boninu ha ripreso in esame i complessi problemi della viabilità, utilizzando i dati fomiti dalla mia allieva Maria Giuseppina Oggianu, con alcuni miliari inediti 4 • La parte più ricca di questo convegno sarà però rappresentata dalla relazione di Rubens D'Oriano e dalle numerose comunicazioni su alcuni scavi archeologici inediti (via Acquedotto romano, San Paolo, ecc.): le novità l

Antichità sarde, 1991
La distanza tra il promontorio di Karales e l'Africa (circa 280 Km.) era ben nota agli autori ant... more La distanza tra il promontorio di Karales e l'Africa (circa 280 Km.) era ben nota agli autori antichi: Plinio la fissava in 200 miglia cioè in 1600 stadi ossia in 296 km. 13, così come forse Strabone (i codici veramente hanno 300 miglia, cioè 2400 stadi o 443 km.)14; l'Iti~erario Marittimo calcolava invece un po' meno, 1500 stadi (187 miglia, pari a 277 km.) tra Cagliari e Cartagine. 1S ; in particolare 925 stadi tra Karales e l'isola Galata; 300 stadi tra Galata e Tabraca (1.225 stadi Karales-Tabraca, pari a 227 km.)16; la navigazione durava un giorno ed una notte (1000 stadi) 17. • Ugualmente ben definita risulta nelle fonti la distanza tra Sardegna e Corsica, fissata in 90 stadi nell'Itinerario Marittimo 18 oppure in 20 miglia (dunque tra i 17 ed i 30 km.) 19; un po' meno, 8 miglia (pari a 64 stadi) calcolava Plinio 20 . N: elle grandi rotte mediterranee, Karales è indicata già da Plinio il vecchio (che forse leggeva Posidonio di Apamea) come il porto intermedio tra la Siria e Gades: il segmento che collegava Myriandum in Siria con la Sardegna, toccando Cipro, la Licia, Rodi, la Laconia e la Sicilia, erà lungo 2113 miglia o anche 16820 stadi (tra i 3123 ed i 3111 km.); d"a Karales a Gades, toccando le isole Baleari, oltre le colonne d'Ercole, era calcolata una distanza di 1250 miglia (oppure di 10.000 stadi, pari a 1850 km.)21: le misure sono ovviamente, come ben si vede, alquanto approssimative. È questa comunque l'unica attestazione di un qualche ruolo della Sardegna nella navigazione oceani ca , verso le rotte atlantiche 22 . Anche per la navigazione tra la Sardegna e la Sicilia le misure oscillano notevolmente, con un calcolo di 2800 stadi (518 km.), che è abbastanza approssimato, per il tratto tra la Lilybaeum e Karales 23 ; la navigazione, in termini di durata, era valutata in due giorni e una notte, cioè in 1500 stadi 24 • La distanza tra Karales e Segesta è fissata in 2200 stadi da Tolome0 2s . Il calcolo della distanza tra la Sardegna e l'Italia si fa risalire nelle fonti a Varrone 26 ; Karales distava in particolare da Portus Augusti çirca 3000 stadi (555 km.)27; 2200 stadi (407 km.) da
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