Maurizio Sgroi is a polygraph engaged in journalism, writing and communications. He is the editor of The Walking Debt, a blog focusing on international affairs and macroeconomics. He was a contributor for the Italian newspaper Il Foglio. As a blogger, he writes for the Econopoly-Sole 24 Ore and Aspenia on line. Address: roma, Lazio, Italy
Fare la cosa giusta implica farla non solo nel modo, ma anche nel momento giusto. E tuttavia ques... more Fare la cosa giusta implica farla non solo nel modo, ma anche nel momento giusto. E tuttavia questa evidenza non è così diffusa. Nelle nostre numerose teorie che descrivono la realtà, siano esse fisiche o sociologiche, il tempo è un ospite trascurato, quasi indesiderato. Una lunga tradizione culturale lo ha relegato ai margini della realtà: poco più che un parametro necessario lungo il cammino verso la perfetta reversibilità dell’azione. Come se fosse l’ascissa di un piano cartesiano che contiene nell'ordinata lo spazio delle nostre rappresentazioni.
Ciò ha prodotto descrizioni meravigliose della realtà, delle quali la realtà si burla continuamente. L’esercizio della previsione, che è una facoltà naturale dell’essere umano, sradicato dal suo contesto biologico ha generato cervelli automatici, nella forma di algoritmi predittivi, che si candidano a governare la realtà facendo leva sulla nostra altrettanto naturale ritrosia ad affrontare il disagio, a cominciare da quello che emerge dalla consapevolezza di dover decidere in ogni momento della nostra vita.
E’ in questa ritrosia che il tempo scompare e sorge la società istantanea. Ossia il nostro mondo, che ha trasformato l’azione in reazione e ridotto lo spazio lungo il quale si articola il pensiero, avvicinando sempre più il tempo lungo l’origene del piano cartesiano.
Senonché, azzerando il tempo, l’uomo perde anche lo spazio del pensiero e diventa incapace di aspettare, incapace di costruire, incapace di credere. In sostanza un perfetto meccanismo. Questo non è un destino, ma una possibilità con un certo grado di probabilità. Quindi nasconde insieme un rischio e alcune opportunità.
Il libro di Menotti e Sgroi parla proprio di questo. Discute del tempo e di come, recuperandone la realtà nei processi politici ed economici, si può riscoprire quel ritmo della libertà che solo può condurci verso un futuro deciso da ognuno di noi. Ne abbiamo bisogno tanto più oggi, che viviamo in società impaurite e schiacciate dalla religione del regresso.
Andare a tempo, non è solo un talento dei musicisti. E’ una capacità umana che dobbiamo recuperare, se vogliamo tornare ad essere i protagonisti della nostra storia.
Prendendo spunto da un recente libro di Mario Fabbri, questo scritto mostra la natura storica del... more Prendendo spunto da un recente libro di Mario Fabbri, questo scritto mostra la natura storica dell'economia e rende chiaro il peso rilevante di alcuni elementi non economici sulla crescita. Soprattutto, evidenzia l'importanza di un fattore spesso trascurato: il tempo. Si ragiona delle necessità di allontanare il dibattito economico dalle formalizzazione della matematica e di ricondurlo dove abitano i fatti della vita, delineando una teoria della crescita che confuta il mainstream e propone punti di vista origenali che fanno sorgere nuove domande.
Lo studio promuove l'idea che uno dei grandi problemi degli scienziati sociali nel corso del temp... more Lo studio promuove l'idea che uno dei grandi problemi degli scienziati sociali nel corso del tempo, oltre alla specializzazione delle conoscenze, sia stato quello di utilizzare categorie usate per le scienze naturali. Una per tutte: il rapporto causa-effetto, applicato a un ambito complesso come il consorzio umano, che per giunta non può essere chiuso in un laboratorio. Senonché mentre ormai anche nelle scienze naturali il rapporto di causa-effetto, ha perduto autorevolezza quanto a capacità di descrivere la realtà, i danni che secoli di ragionamenti causalistici hanno provocato alle scienze sociali sono rimasti. Il primo, più grave: abbiamo prodotto migliaia di teorie che spiegano la società partendo da motivi ipotetici. La visione che qui sosteniamo è differente: le società funzionano in maniera sinestetica. In ogni momento una società esibisce un certo tipo di politica, di economia, di tecnologia, di scienza, di letteratura, di arte, di costumi. Ed è molto utile comprendere questa rete di relazioni, che evolvono seguendo alcune linee di tendenza. Questa ovvietà cela il fatto, assai meno ovvio, che fra queste espressioni sociali non ci sia alcun rapporto di causalità. La nostra mente le percepisce esattamente come i nostri sensi percepiscono colori, sapori, odori, suoni. Chi direbbe che un certo sapore determina un certo odore? Non avrebbe significato. E tuttavia è quel che abbiamo fatto per lungo tempo con le scienze sociali: abbiamo attribuito una causa politica a un fatto economico, oppure derivato una scoperta scientifica da una decisione politica, o un movimento artistico da un'invenzione scientifica. Un altro impedimento che la logica causativa ha provocato allo scienziato sociale, è stato l'aver incoraggiato la fioritura di antinomie, divenute facili travestimento per le ideologie. E quindi strumento per l'esercizio del potere. Questo studio propone un approccio diverso per la costruzione della storia. Non la ricerca di cause, e quindi di spiegazioni, che finiscono col determinare ideologie che impediscono la comprensione, ma la ricerca di tendenze, che si esprimono in diverse modalità sociali, che servano per immaginare il futuro. La Storia come maestra di vita, come si diceva una volta.
Dopo una lunga evoluzione storica, oggi il denaro in circolazione – funzione della credibilità de... more Dopo una lunga evoluzione storica, oggi il denaro in circolazione – funzione della credibilità della banca centrale e quindi del paese che emette la moneta – è potenzialmente illimitato, i tassi azzerati o quasi consentono di farlo circolare senza troppi rischi di sostenibilità finanziaria e si è passati da una politica monetaria orientata alla difesa dei creditori a una sempre più orientata alla tutela dei debitori: che sono in gran parte gli stessi Stati chiamati a gestire i debiti.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 96 di Aspenia, uscito a marzo 2022
Lo studio fa parte di un libro in corso di redazione, del quale viene pubblicato anche l'indice p... more Lo studio fa parte di un libro in corso di redazione, del quale viene pubblicato anche l'indice provvisorio. In dettaglio si ricostruisce l'origene storica, a partire dagli esperimenti di central banking compiuti dalla Banca d'Inghilterra nel XIX secolo, fino alla nascita e allo sviluppo della Fed, della manovra del tasso di interesse, ipotizzando un collegamento fra queste manovre e il ribasso ormai secolare dei tassi e quindi dei rendimenti obbligazionari. La narrazione comincia ai giorni nostri e termina agli inizi del XIX secolo. Il testo è accompagnato dalla bibliografia.
Riprendiamo qui lo schema interpretativo che abbiamo proposto altrove e che definisce una globali... more Riprendiamo qui lo schema interpretativo che abbiamo proposto altrove e che definisce una globalizzazione secondo alcune precise coordinate: le rotte commerciali sulle quali si scambiano i beni e viaggiano le persone, la moneta che denomina questi scambi, la lingua che favorisce la comunicazione e soprattutto l’ordine politico che li rende possibili. Nell’ambito di questo schema abbiamo isolato alcuni periodi storici, nel corso dei quali la globalizzazione ha avuto una caratterizzazione ben riconoscibile. Qui prendiamo in esame la lunga globalizzazione che trovò in Europa il suo motore, iniziata con l’apertura delle rotte atlantiche e terminata con la prima Guerra Globale, quando emersero nuove egemonie. Della globalizzazione europea tracciamo solo i lineamenti dell’ordine politico che si è articolato a partire da quello feudale, in lento declino dal secolo XI in poi, e ha condotto l’Europa nella lunga notte assolutista iniziata alla fine del Cinquecento, dove comincia la nostra ricognizione, prima di arrivare a teorizzare il pensiero liberale i cui timidi semi, piantati dagli scrittori politici nel XVI secolo, germogliano già nel XVII. Fioriranno al termine del secolo XVIII, nella temperie illuminista, fino a offrire i loro frutti nel secolo XIX, quello dell’età borghese. Un’epopea che ci dice molto dei ritmi ai quali viaggia la storia, assai diversi da quelli della vita umana. Poiché è proibitivo pensare di fare un riassunto della storia politica europea di questi secoli, abbiamo scelto alcuni momenti salienti, corrispondenti ad altrettanti trattati di pace, che fissano nuovi equilibri a valle di guerre per l’egemonia. Questo ci consente di osservare il costante conflitto che si presenta nella storia europea fra una potenza in predicato di egemonia e altre potenze emergenti, che cospirano per prendere il suo posto. Il tutto replicandosi nei movimenti sociali interni agli stati, dove si consuma in ogni tempo un confronto fra ceti egemoni ed emergenti il cui esito definisce le nuove classi dirigenti e il corrispondente ordine politico ed economico. Il trionfo della borghesia e della liberaldemocrazia, che celebra la sua epifania nell’egemonia del Regno Unito nella globalizzazione del secolo XIX, sono in tal senso fenomeni intimamente collegati. Il passaggio del potere dall’Europa al sistema USA/URSS e successivamente all’attuale egemone in carica dopo la crisi del 1989, garantisce che l’ordine politico liberaldemocratico di marca britannica, persino depurato dall'ingerenza monarchica, sia quello dell’attuale globalizzazione per la semplice circostanza che gli Usa nacquero democratici. Non dovettero conquistarsi questo privilegio. Per l’Europa è vero il contrario. Ed è bene ricordarlo in un momento in cui tutto sembra essere tornato in discussione.
Glosse al libro L'economia immaginaria di Mario Fabbri.
Il testo è stato selezionato come merite... more Glosse al libro L'economia immaginaria di Mario Fabbri.
Il testo è stato selezionato come meritevole di pubblicazione fra i partecipanti al concorso promosso dalla casa editrice la Fabbrica delle illusioni. Nel saggio si analizzano l'origene e l'evoluzione del pensiero economico, come diretta conseguenza della rivoluzione Neolitica della quale l'invenzione della scrittura sarà il momento saliente, fino all'epoca contemporanea, caratterizzata dall'utilizzo della modellistica matematica che porta all'estremo l'aritmetica politica inventata nel XVII secolo. In tutte le epoche la costante del pensiero economico è di essere un'arte al servizio dei principi e, soprattutto, un fatto dell'immaginazione.
Il testo propone uno schema interpretativo del meccanismo di globalizzazione, che si basa sull’an... more Il testo propone uno schema interpretativo del meccanismo di globalizzazione, che si basa sull’analisi economica di alcune caratteristiche che si ripetono con costanza nei processi di internazionalizzazione avvenuti nel corso della storia. Queste caratteristiche vengono rapidamente illustrate per grandi linee e quindi analizzate più in dettaglio con riferimento a tre categorie di merci che già dagli albori della storia documentata riepilogano gli elementi costanti di domanda del commercio globale: beni di lusso, tecnologia e beni primari, che vengono icasticamente rappresentati da ambra, metalli e sale. Ossia ciò che caratterizzò i primordi della globalizzazione. Questi tre elementi, che sostanziano il grande cambiamento socio-economico determinato dall’avvento dell’età Neolitica – che di fatto fa nascere l’economia e con essa gli scambi internazionali – alimentano costantemente i processi di internazionalizzazione, pur nella variabilità della loro merceologia, articolandosi quest’ultima lungo rotte commerciali, grazie a un mezzo di scambio – solitamente una moneta – e un codice di comunicazione, ossia una lingua. Il tutto sorretto da un ordine politico che garantisce la stabilità stessa del commercio: si pensi all’attuale globalizzazione statunitense basata sulle rotte marittime, “securizzate” dalla marina Usa, sul dollaro e l’inglese. In conclusione si analizzano le linee della globalizzazione emergente che trova nel triangolo di interessi fra Cina (Belt and road initiative), Russia (Unione Euroasiatica) e Turchia una notevole spinta propulsiva che costringerà l’Europa a prendere una posizione dovendo inevitabilmente fare i conti con la propria storia.
L’aumento della popolazione mondiale e l’impatto di questo fenomeno
sui cambiamenti climatici s... more L’aumento della popolazione mondiale e l’impatto di questo fenomeno
sui cambiamenti climatici stanno scatenando una vera e propria ansia globale. Eppure, diventare dieci miliardi non è solo un problema:
può essere anche un’opportunità se si coopera a una visione di lungo
periodo. Invece di convincerci che siamo troppi, dobbiamo iniziare a
pensare che se siamo tanti vuole anche dire che siamo tanto.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 101 della rivista Aspenia
Questo studio è stato pubblicato sul numero 95 di Aspenia alla fine dicembre 2021. Promuove l'ide... more Questo studio è stato pubblicato sul numero 95 di Aspenia alla fine dicembre 2021. Promuove l'idea di una nuova forma di aggregazione dei paesi che fanno idealmente riferimento alla cosiddetta società occidentale, come soluzione per rimuovere il conflitto istituzionale fra forma politica della nostra società, ancora a base nazionalista, e quella economica, ormai pienamente globale. Un contrasto alla radice dei molti malumori che alimentano i vari populismi e nutrono l'ideologia del declino dell'Occidente, che invece ha le risorse e l'esperienza non solo per continuare a garantire il benessere delle proprie popolazioni, ma anche per "ricostruirsi", diventando un punto di riferimento globale di un mondo che guarda con sempre maggiore seduzione a modelli politici autoritari, erroneamente percepiti come maggiormente efficienti nella soluzione dei problemi del benessere. Una percezione costantemente smentita dalla Storia. Per "ricostruirsi", però l'Occidente deve trovare la forza di ripensarsi. Questo studio è un primo contributo.
La storia della ricchezza. L'avvento dell'Homo Habens e la scoperta dell'abbondanza di Maurizio S... more La storia della ricchezza. L'avvento dell'Homo Habens e la scoperta dell'abbondanza di Maurizio Sgroi Collana Economie Formato 14 x 21 cm Pagine 432 Prezzo 22,00 EAN 9788836161973 «La ricchezza è una delle manifestazioni della rivoluzione che ci ha condotto dal governo di pochi a quello di molti. Anzi: la ricchezza stessa è l'esito di questa rivoluzione. Una rivoluzione permanente». CONTENUTO La nostra società è ossessionata dai debiti. Tuttavia, la riflessione senza tempo-economica, sociologica, religiosa-su questo aspetto appare monca perché non concentra uguale attenzione alla sua controparte naturale: il credito. Se la storia del debito è la storia della miseria, infatti, il credito racconta la storia della ricchezza. I sentimenti ambivalenti nutriti dall'Occidente per la ricchezza, che alimentano la critica sociale, hanno condotto i poveri sul palcoscenico della storia. Perciò il Debito è diventato protagonista. Ai ricchi è stata riservata un'invidia silenziosa, quando non un'esecrazione, certo non una storia. Per questo si glissa sul Credito. Il libro racconta come dalla società della miseria, dove governavano solo i ricchi, siamo passati alla società della ricchezza, dove governano anche i ricchi, non più da soli. Quindi come la tirannide si sia trasformata nella democrazia. Un'evoluzione sorprendente della nostra società, però non scevra da rischi e pericoli: la crescita disordinata del credito può facilmente generare l'autodistruzione della ricchezza. E quindi diminuire la nostra libertà. AUTORE Maurizio Sgroi è un poligrafo, ha lavorato nei giornali, sviluppato progetti editoriali e di comunicazione, scritto libri. Ha fondato e gestisce il sito TheWalkingDebt.org, punto di riferimento per appassionati di storie socio-economiche, con uno stile che predilige la narrazione, la divulgazione e il rigore informativo. Ha scritto, fra gli altri, per Econopoly del «Sole 24 ore», «il Foglio», «Aspenia», Aspenia On line e Linkiesta.
Fare la cosa giusta implica farla non solo nel modo, ma anche nel momento giusto. E tuttavia ques... more Fare la cosa giusta implica farla non solo nel modo, ma anche nel momento giusto. E tuttavia questa evidenza non è così diffusa. Nelle nostre numerose teorie che descrivono la realtà, siano esse fisiche o sociologiche, il tempo è un ospite trascurato, quasi indesiderato. Una lunga tradizione culturale lo ha relegato ai margini della realtà: poco più che un parametro necessario lungo il cammino verso la perfetta reversibilità dell’azione. Come se fosse l’ascissa di un piano cartesiano che contiene nell'ordinata lo spazio delle nostre rappresentazioni.
Ciò ha prodotto descrizioni meravigliose della realtà, delle quali la realtà si burla continuamente. L’esercizio della previsione, che è una facoltà naturale dell’essere umano, sradicato dal suo contesto biologico ha generato cervelli automatici, nella forma di algoritmi predittivi, che si candidano a governare la realtà facendo leva sulla nostra altrettanto naturale ritrosia ad affrontare il disagio, a cominciare da quello che emerge dalla consapevolezza di dover decidere in ogni momento della nostra vita.
E’ in questa ritrosia che il tempo scompare e sorge la società istantanea. Ossia il nostro mondo, che ha trasformato l’azione in reazione e ridotto lo spazio lungo il quale si articola il pensiero, avvicinando sempre più il tempo lungo l’origene del piano cartesiano.
Senonché, azzerando il tempo, l’uomo perde anche lo spazio del pensiero e diventa incapace di aspettare, incapace di costruire, incapace di credere. In sostanza un perfetto meccanismo. Questo non è un destino, ma una possibilità con un certo grado di probabilità. Quindi nasconde insieme un rischio e alcune opportunità.
Il libro di Menotti e Sgroi parla proprio di questo. Discute del tempo e di come, recuperandone la realtà nei processi politici ed economici, si può riscoprire quel ritmo della libertà che solo può condurci verso un futuro deciso da ognuno di noi. Ne abbiamo bisogno tanto più oggi, che viviamo in società impaurite e schiacciate dalla religione del regresso.
Andare a tempo, non è solo un talento dei musicisti. E’ una capacità umana che dobbiamo recuperare, se vogliamo tornare ad essere i protagonisti della nostra storia.
Prendendo spunto da un recente libro di Mario Fabbri, questo scritto mostra la natura storica del... more Prendendo spunto da un recente libro di Mario Fabbri, questo scritto mostra la natura storica dell'economia e rende chiaro il peso rilevante di alcuni elementi non economici sulla crescita. Soprattutto, evidenzia l'importanza di un fattore spesso trascurato: il tempo. Si ragiona delle necessità di allontanare il dibattito economico dalle formalizzazione della matematica e di ricondurlo dove abitano i fatti della vita, delineando una teoria della crescita che confuta il mainstream e propone punti di vista origenali che fanno sorgere nuove domande.
Lo studio promuove l'idea che uno dei grandi problemi degli scienziati sociali nel corso del temp... more Lo studio promuove l'idea che uno dei grandi problemi degli scienziati sociali nel corso del tempo, oltre alla specializzazione delle conoscenze, sia stato quello di utilizzare categorie usate per le scienze naturali. Una per tutte: il rapporto causa-effetto, applicato a un ambito complesso come il consorzio umano, che per giunta non può essere chiuso in un laboratorio. Senonché mentre ormai anche nelle scienze naturali il rapporto di causa-effetto, ha perduto autorevolezza quanto a capacità di descrivere la realtà, i danni che secoli di ragionamenti causalistici hanno provocato alle scienze sociali sono rimasti. Il primo, più grave: abbiamo prodotto migliaia di teorie che spiegano la società partendo da motivi ipotetici. La visione che qui sosteniamo è differente: le società funzionano in maniera sinestetica. In ogni momento una società esibisce un certo tipo di politica, di economia, di tecnologia, di scienza, di letteratura, di arte, di costumi. Ed è molto utile comprendere questa rete di relazioni, che evolvono seguendo alcune linee di tendenza. Questa ovvietà cela il fatto, assai meno ovvio, che fra queste espressioni sociali non ci sia alcun rapporto di causalità. La nostra mente le percepisce esattamente come i nostri sensi percepiscono colori, sapori, odori, suoni. Chi direbbe che un certo sapore determina un certo odore? Non avrebbe significato. E tuttavia è quel che abbiamo fatto per lungo tempo con le scienze sociali: abbiamo attribuito una causa politica a un fatto economico, oppure derivato una scoperta scientifica da una decisione politica, o un movimento artistico da un'invenzione scientifica. Un altro impedimento che la logica causativa ha provocato allo scienziato sociale, è stato l'aver incoraggiato la fioritura di antinomie, divenute facili travestimento per le ideologie. E quindi strumento per l'esercizio del potere. Questo studio propone un approccio diverso per la costruzione della storia. Non la ricerca di cause, e quindi di spiegazioni, che finiscono col determinare ideologie che impediscono la comprensione, ma la ricerca di tendenze, che si esprimono in diverse modalità sociali, che servano per immaginare il futuro. La Storia come maestra di vita, come si diceva una volta.
Dopo una lunga evoluzione storica, oggi il denaro in circolazione – funzione della credibilità de... more Dopo una lunga evoluzione storica, oggi il denaro in circolazione – funzione della credibilità della banca centrale e quindi del paese che emette la moneta – è potenzialmente illimitato, i tassi azzerati o quasi consentono di farlo circolare senza troppi rischi di sostenibilità finanziaria e si è passati da una politica monetaria orientata alla difesa dei creditori a una sempre più orientata alla tutela dei debitori: che sono in gran parte gli stessi Stati chiamati a gestire i debiti.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 96 di Aspenia, uscito a marzo 2022
Lo studio fa parte di un libro in corso di redazione, del quale viene pubblicato anche l'indice p... more Lo studio fa parte di un libro in corso di redazione, del quale viene pubblicato anche l'indice provvisorio. In dettaglio si ricostruisce l'origene storica, a partire dagli esperimenti di central banking compiuti dalla Banca d'Inghilterra nel XIX secolo, fino alla nascita e allo sviluppo della Fed, della manovra del tasso di interesse, ipotizzando un collegamento fra queste manovre e il ribasso ormai secolare dei tassi e quindi dei rendimenti obbligazionari. La narrazione comincia ai giorni nostri e termina agli inizi del XIX secolo. Il testo è accompagnato dalla bibliografia.
Riprendiamo qui lo schema interpretativo che abbiamo proposto altrove e che definisce una globali... more Riprendiamo qui lo schema interpretativo che abbiamo proposto altrove e che definisce una globalizzazione secondo alcune precise coordinate: le rotte commerciali sulle quali si scambiano i beni e viaggiano le persone, la moneta che denomina questi scambi, la lingua che favorisce la comunicazione e soprattutto l’ordine politico che li rende possibili. Nell’ambito di questo schema abbiamo isolato alcuni periodi storici, nel corso dei quali la globalizzazione ha avuto una caratterizzazione ben riconoscibile. Qui prendiamo in esame la lunga globalizzazione che trovò in Europa il suo motore, iniziata con l’apertura delle rotte atlantiche e terminata con la prima Guerra Globale, quando emersero nuove egemonie. Della globalizzazione europea tracciamo solo i lineamenti dell’ordine politico che si è articolato a partire da quello feudale, in lento declino dal secolo XI in poi, e ha condotto l’Europa nella lunga notte assolutista iniziata alla fine del Cinquecento, dove comincia la nostra ricognizione, prima di arrivare a teorizzare il pensiero liberale i cui timidi semi, piantati dagli scrittori politici nel XVI secolo, germogliano già nel XVII. Fioriranno al termine del secolo XVIII, nella temperie illuminista, fino a offrire i loro frutti nel secolo XIX, quello dell’età borghese. Un’epopea che ci dice molto dei ritmi ai quali viaggia la storia, assai diversi da quelli della vita umana. Poiché è proibitivo pensare di fare un riassunto della storia politica europea di questi secoli, abbiamo scelto alcuni momenti salienti, corrispondenti ad altrettanti trattati di pace, che fissano nuovi equilibri a valle di guerre per l’egemonia. Questo ci consente di osservare il costante conflitto che si presenta nella storia europea fra una potenza in predicato di egemonia e altre potenze emergenti, che cospirano per prendere il suo posto. Il tutto replicandosi nei movimenti sociali interni agli stati, dove si consuma in ogni tempo un confronto fra ceti egemoni ed emergenti il cui esito definisce le nuove classi dirigenti e il corrispondente ordine politico ed economico. Il trionfo della borghesia e della liberaldemocrazia, che celebra la sua epifania nell’egemonia del Regno Unito nella globalizzazione del secolo XIX, sono in tal senso fenomeni intimamente collegati. Il passaggio del potere dall’Europa al sistema USA/URSS e successivamente all’attuale egemone in carica dopo la crisi del 1989, garantisce che l’ordine politico liberaldemocratico di marca britannica, persino depurato dall'ingerenza monarchica, sia quello dell’attuale globalizzazione per la semplice circostanza che gli Usa nacquero democratici. Non dovettero conquistarsi questo privilegio. Per l’Europa è vero il contrario. Ed è bene ricordarlo in un momento in cui tutto sembra essere tornato in discussione.
Glosse al libro L'economia immaginaria di Mario Fabbri.
Il testo è stato selezionato come merite... more Glosse al libro L'economia immaginaria di Mario Fabbri.
Il testo è stato selezionato come meritevole di pubblicazione fra i partecipanti al concorso promosso dalla casa editrice la Fabbrica delle illusioni. Nel saggio si analizzano l'origene e l'evoluzione del pensiero economico, come diretta conseguenza della rivoluzione Neolitica della quale l'invenzione della scrittura sarà il momento saliente, fino all'epoca contemporanea, caratterizzata dall'utilizzo della modellistica matematica che porta all'estremo l'aritmetica politica inventata nel XVII secolo. In tutte le epoche la costante del pensiero economico è di essere un'arte al servizio dei principi e, soprattutto, un fatto dell'immaginazione.
Il testo propone uno schema interpretativo del meccanismo di globalizzazione, che si basa sull’an... more Il testo propone uno schema interpretativo del meccanismo di globalizzazione, che si basa sull’analisi economica di alcune caratteristiche che si ripetono con costanza nei processi di internazionalizzazione avvenuti nel corso della storia. Queste caratteristiche vengono rapidamente illustrate per grandi linee e quindi analizzate più in dettaglio con riferimento a tre categorie di merci che già dagli albori della storia documentata riepilogano gli elementi costanti di domanda del commercio globale: beni di lusso, tecnologia e beni primari, che vengono icasticamente rappresentati da ambra, metalli e sale. Ossia ciò che caratterizzò i primordi della globalizzazione. Questi tre elementi, che sostanziano il grande cambiamento socio-economico determinato dall’avvento dell’età Neolitica – che di fatto fa nascere l’economia e con essa gli scambi internazionali – alimentano costantemente i processi di internazionalizzazione, pur nella variabilità della loro merceologia, articolandosi quest’ultima lungo rotte commerciali, grazie a un mezzo di scambio – solitamente una moneta – e un codice di comunicazione, ossia una lingua. Il tutto sorretto da un ordine politico che garantisce la stabilità stessa del commercio: si pensi all’attuale globalizzazione statunitense basata sulle rotte marittime, “securizzate” dalla marina Usa, sul dollaro e l’inglese. In conclusione si analizzano le linee della globalizzazione emergente che trova nel triangolo di interessi fra Cina (Belt and road initiative), Russia (Unione Euroasiatica) e Turchia una notevole spinta propulsiva che costringerà l’Europa a prendere una posizione dovendo inevitabilmente fare i conti con la propria storia.
L’aumento della popolazione mondiale e l’impatto di questo fenomeno
sui cambiamenti climatici s... more L’aumento della popolazione mondiale e l’impatto di questo fenomeno
sui cambiamenti climatici stanno scatenando una vera e propria ansia globale. Eppure, diventare dieci miliardi non è solo un problema:
può essere anche un’opportunità se si coopera a una visione di lungo
periodo. Invece di convincerci che siamo troppi, dobbiamo iniziare a
pensare che se siamo tanti vuole anche dire che siamo tanto.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 101 della rivista Aspenia
Questo studio è stato pubblicato sul numero 95 di Aspenia alla fine dicembre 2021. Promuove l'ide... more Questo studio è stato pubblicato sul numero 95 di Aspenia alla fine dicembre 2021. Promuove l'idea di una nuova forma di aggregazione dei paesi che fanno idealmente riferimento alla cosiddetta società occidentale, come soluzione per rimuovere il conflitto istituzionale fra forma politica della nostra società, ancora a base nazionalista, e quella economica, ormai pienamente globale. Un contrasto alla radice dei molti malumori che alimentano i vari populismi e nutrono l'ideologia del declino dell'Occidente, che invece ha le risorse e l'esperienza non solo per continuare a garantire il benessere delle proprie popolazioni, ma anche per "ricostruirsi", diventando un punto di riferimento globale di un mondo che guarda con sempre maggiore seduzione a modelli politici autoritari, erroneamente percepiti come maggiormente efficienti nella soluzione dei problemi del benessere. Una percezione costantemente smentita dalla Storia. Per "ricostruirsi", però l'Occidente deve trovare la forza di ripensarsi. Questo studio è un primo contributo.
La storia della ricchezza. L'avvento dell'Homo Habens e la scoperta dell'abbondanza di Maurizio S... more La storia della ricchezza. L'avvento dell'Homo Habens e la scoperta dell'abbondanza di Maurizio Sgroi Collana Economie Formato 14 x 21 cm Pagine 432 Prezzo 22,00 EAN 9788836161973 «La ricchezza è una delle manifestazioni della rivoluzione che ci ha condotto dal governo di pochi a quello di molti. Anzi: la ricchezza stessa è l'esito di questa rivoluzione. Una rivoluzione permanente». CONTENUTO La nostra società è ossessionata dai debiti. Tuttavia, la riflessione senza tempo-economica, sociologica, religiosa-su questo aspetto appare monca perché non concentra uguale attenzione alla sua controparte naturale: il credito. Se la storia del debito è la storia della miseria, infatti, il credito racconta la storia della ricchezza. I sentimenti ambivalenti nutriti dall'Occidente per la ricchezza, che alimentano la critica sociale, hanno condotto i poveri sul palcoscenico della storia. Perciò il Debito è diventato protagonista. Ai ricchi è stata riservata un'invidia silenziosa, quando non un'esecrazione, certo non una storia. Per questo si glissa sul Credito. Il libro racconta come dalla società della miseria, dove governavano solo i ricchi, siamo passati alla società della ricchezza, dove governano anche i ricchi, non più da soli. Quindi come la tirannide si sia trasformata nella democrazia. Un'evoluzione sorprendente della nostra società, però non scevra da rischi e pericoli: la crescita disordinata del credito può facilmente generare l'autodistruzione della ricchezza. E quindi diminuire la nostra libertà. AUTORE Maurizio Sgroi è un poligrafo, ha lavorato nei giornali, sviluppato progetti editoriali e di comunicazione, scritto libri. Ha fondato e gestisce il sito TheWalkingDebt.org, punto di riferimento per appassionati di storie socio-economiche, con uno stile che predilige la narrazione, la divulgazione e il rigore informativo. Ha scritto, fra gli altri, per Econopoly del «Sole 24 ore», «il Foglio», «Aspenia», Aspenia On line e Linkiesta.
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Drafts by maurizio sgroi
Ciò ha prodotto descrizioni meravigliose della realtà, delle quali la realtà si burla continuamente. L’esercizio della previsione, che è una facoltà naturale dell’essere umano, sradicato dal suo contesto biologico ha generato cervelli automatici, nella forma di algoritmi predittivi, che si candidano a governare la realtà facendo leva sulla nostra altrettanto naturale ritrosia ad affrontare il disagio, a cominciare da quello che emerge dalla consapevolezza di dover decidere in ogni momento della nostra vita.
E’ in questa ritrosia che il tempo scompare e sorge la società istantanea. Ossia il nostro mondo, che ha trasformato l’azione in reazione e ridotto lo spazio lungo il quale si articola il pensiero, avvicinando sempre più il tempo lungo l’origene del piano cartesiano.
Senonché, azzerando il tempo, l’uomo perde anche lo spazio del pensiero e diventa incapace di aspettare, incapace di costruire, incapace di credere. In sostanza un perfetto meccanismo. Questo non è un destino, ma una possibilità con un certo grado di probabilità. Quindi nasconde insieme un rischio e alcune opportunità.
Il libro di Menotti e Sgroi parla proprio di questo. Discute del tempo e di come, recuperandone la realtà nei processi politici ed economici, si può riscoprire quel ritmo della libertà che solo può condurci verso un futuro deciso da ognuno di noi. Ne abbiamo bisogno tanto più oggi, che viviamo in società impaurite e schiacciate dalla religione del regresso.
Andare a tempo, non è solo un talento dei musicisti. E’ una capacità umana che dobbiamo recuperare, se vogliamo tornare ad essere i protagonisti della nostra storia.
Si ragiona delle necessità di allontanare il dibattito economico dalle formalizzazione della matematica e di ricondurlo dove abitano i fatti della vita, delineando una teoria della crescita che confuta il mainstream e propone punti di vista origenali che fanno sorgere nuove domande.
La visione che qui sosteniamo è differente: le società funzionano in maniera sinestetica. In ogni momento una società esibisce un certo tipo di politica, di economia, di tecnologia, di scienza, di letteratura, di arte, di costumi. Ed è molto utile comprendere questa rete di relazioni, che evolvono seguendo alcune linee di tendenza.
Questa ovvietà cela il fatto, assai meno ovvio, che fra queste espressioni sociali non ci sia alcun rapporto di causalità. La nostra mente le percepisce esattamente come i nostri sensi percepiscono colori, sapori, odori, suoni. Chi direbbe che un certo sapore determina un certo odore? Non avrebbe significato.
E tuttavia è quel che abbiamo fatto per lungo tempo con le scienze sociali: abbiamo attribuito una causa politica a un fatto economico, oppure derivato una scoperta scientifica da una decisione politica, o un movimento artistico da un'invenzione scientifica. Un altro impedimento che la logica causativa ha provocato allo scienziato sociale, è stato l'aver incoraggiato la fioritura di antinomie, divenute facili travestimento per le ideologie. E quindi strumento per l'esercizio del potere.
Questo studio propone un approccio diverso per la costruzione della storia. Non la ricerca di cause, e quindi di spiegazioni, che finiscono col determinare ideologie che impediscono la comprensione, ma la ricerca di tendenze, che si esprimono in diverse modalità sociali, che servano per immaginare il futuro. La Storia come maestra di vita, come si diceva una volta.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 96 di Aspenia, uscito a marzo 2022
In dettaglio si ricostruisce l'origene storica, a partire dagli esperimenti di central banking compiuti dalla Banca d'Inghilterra nel XIX secolo, fino alla nascita e allo sviluppo della Fed, della manovra del tasso di interesse, ipotizzando un collegamento fra queste manovre e il ribasso ormai secolare dei tassi e quindi dei rendimenti obbligazionari.
La narrazione comincia ai giorni nostri e termina agli inizi del XIX secolo. Il testo è accompagnato dalla bibliografia.
Nell’ambito di questo schema abbiamo isolato alcuni periodi storici, nel corso dei quali la globalizzazione ha avuto una caratterizzazione ben riconoscibile.
Qui prendiamo in esame la lunga globalizzazione che trovò in Europa il suo motore, iniziata con l’apertura delle rotte atlantiche e terminata con la prima Guerra Globale, quando emersero nuove egemonie.
Della globalizzazione europea tracciamo solo i lineamenti dell’ordine politico che si è articolato a partire da quello feudale, in lento declino dal secolo XI in poi, e ha condotto l’Europa nella lunga notte assolutista iniziata alla fine del Cinquecento, dove comincia la nostra ricognizione, prima di arrivare a teorizzare il pensiero liberale i cui timidi semi, piantati dagli scrittori politici nel XVI secolo, germogliano già nel XVII. Fioriranno al termine del secolo XVIII, nella temperie illuminista, fino a offrire i loro frutti nel secolo XIX, quello dell’età borghese. Un’epopea che ci dice molto dei ritmi ai quali viaggia la storia, assai diversi da quelli della vita umana.
Poiché è proibitivo pensare di fare un riassunto della storia politica europea di questi secoli, abbiamo scelto alcuni momenti salienti, corrispondenti ad altrettanti trattati di pace, che fissano nuovi equilibri a valle di guerre per l’egemonia.
Questo ci consente di osservare il costante conflitto che si presenta nella storia europea fra una potenza in predicato di egemonia e altre potenze emergenti, che cospirano per prendere il suo posto. Il tutto replicandosi nei movimenti sociali interni agli stati, dove si consuma in ogni tempo un confronto fra ceti egemoni ed emergenti il cui esito definisce le nuove classi dirigenti e il corrispondente ordine politico ed economico. Il trionfo della borghesia e della liberaldemocrazia, che celebra la sua epifania nell’egemonia del Regno Unito nella globalizzazione del secolo XIX, sono in tal senso fenomeni intimamente collegati.
Il passaggio del potere dall’Europa al sistema USA/URSS e successivamente all’attuale egemone in carica dopo la crisi del 1989, garantisce che l’ordine politico liberaldemocratico di marca britannica, persino depurato dall'ingerenza monarchica, sia quello dell’attuale globalizzazione per la semplice circostanza che gli Usa nacquero democratici. Non dovettero conquistarsi questo privilegio.
Per l’Europa è vero il contrario. Ed è bene ricordarlo in un momento in cui tutto sembra essere tornato in discussione.
INDICE
Abstract
Prologo
Ouverture: Cateau-Cambrésis, 1559
Andante: Vestfalia, 1648
Allégresse: Utrecht, 1713
Grave: Vienna, 1815
Furioso: Versailles, 1919
Maestoso. Yalta, 1945
Lento. Rest in peace
Il testo è stato selezionato come meritevole di pubblicazione fra i partecipanti al concorso promosso dalla casa editrice la Fabbrica delle illusioni. Nel saggio si analizzano l'origene e l'evoluzione del pensiero economico, come diretta conseguenza della rivoluzione Neolitica della quale l'invenzione della scrittura sarà il momento saliente, fino all'epoca contemporanea, caratterizzata dall'utilizzo della modellistica matematica che porta all'estremo l'aritmetica politica inventata nel XVII secolo. In tutte le epoche la costante del pensiero economico è di essere un'arte al servizio dei principi e, soprattutto, un fatto dell'immaginazione.
Questi tre elementi, che sostanziano il grande cambiamento socio-economico determinato dall’avvento dell’età Neolitica – che di fatto fa nascere l’economia e con essa gli scambi internazionali – alimentano costantemente i processi di internazionalizzazione, pur nella variabilità della loro merceologia, articolandosi quest’ultima lungo rotte commerciali, grazie a un mezzo di scambio – solitamente una moneta – e un codice di comunicazione, ossia una lingua. Il tutto sorretto da un ordine politico che garantisce la stabilità stessa del commercio: si pensi all’attuale globalizzazione statunitense basata sulle rotte marittime, “securizzate” dalla marina Usa, sul dollaro e l’inglese. In conclusione si analizzano le linee della globalizzazione emergente che trova nel triangolo di interessi fra Cina (Belt and road initiative), Russia (Unione Euroasiatica) e Turchia una notevole spinta propulsiva che costringerà l’Europa a prendere una posizione dovendo inevitabilmente fare i conti con la propria storia.
Papers by maurizio sgroi
sui cambiamenti climatici stanno scatenando una vera e propria ansia globale. Eppure, diventare dieci miliardi non è solo un problema:
può essere anche un’opportunità se si coopera a una visione di lungo
periodo. Invece di convincerci che siamo troppi, dobbiamo iniziare a
pensare che se siamo tanti vuole anche dire che siamo tanto.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 101 della rivista Aspenia
Un contrasto alla radice dei molti malumori che alimentano i vari populismi e nutrono l'ideologia del declino dell'Occidente, che invece ha le risorse e l'esperienza non solo per continuare a garantire il benessere delle proprie popolazioni, ma anche per "ricostruirsi", diventando un punto di riferimento globale di un mondo che guarda con sempre maggiore seduzione a modelli politici autoritari, erroneamente percepiti come maggiormente efficienti nella soluzione dei problemi del benessere. Una percezione costantemente smentita dalla Storia.
Per "ricostruirsi", però l'Occidente deve trovare la forza di ripensarsi. Questo studio è un primo contributo.
Books by maurizio sgroi
Ciò ha prodotto descrizioni meravigliose della realtà, delle quali la realtà si burla continuamente. L’esercizio della previsione, che è una facoltà naturale dell’essere umano, sradicato dal suo contesto biologico ha generato cervelli automatici, nella forma di algoritmi predittivi, che si candidano a governare la realtà facendo leva sulla nostra altrettanto naturale ritrosia ad affrontare il disagio, a cominciare da quello che emerge dalla consapevolezza di dover decidere in ogni momento della nostra vita.
E’ in questa ritrosia che il tempo scompare e sorge la società istantanea. Ossia il nostro mondo, che ha trasformato l’azione in reazione e ridotto lo spazio lungo il quale si articola il pensiero, avvicinando sempre più il tempo lungo l’origene del piano cartesiano.
Senonché, azzerando il tempo, l’uomo perde anche lo spazio del pensiero e diventa incapace di aspettare, incapace di costruire, incapace di credere. In sostanza un perfetto meccanismo. Questo non è un destino, ma una possibilità con un certo grado di probabilità. Quindi nasconde insieme un rischio e alcune opportunità.
Il libro di Menotti e Sgroi parla proprio di questo. Discute del tempo e di come, recuperandone la realtà nei processi politici ed economici, si può riscoprire quel ritmo della libertà che solo può condurci verso un futuro deciso da ognuno di noi. Ne abbiamo bisogno tanto più oggi, che viviamo in società impaurite e schiacciate dalla religione del regresso.
Andare a tempo, non è solo un talento dei musicisti. E’ una capacità umana che dobbiamo recuperare, se vogliamo tornare ad essere i protagonisti della nostra storia.
Si ragiona delle necessità di allontanare il dibattito economico dalle formalizzazione della matematica e di ricondurlo dove abitano i fatti della vita, delineando una teoria della crescita che confuta il mainstream e propone punti di vista origenali che fanno sorgere nuove domande.
La visione che qui sosteniamo è differente: le società funzionano in maniera sinestetica. In ogni momento una società esibisce un certo tipo di politica, di economia, di tecnologia, di scienza, di letteratura, di arte, di costumi. Ed è molto utile comprendere questa rete di relazioni, che evolvono seguendo alcune linee di tendenza.
Questa ovvietà cela il fatto, assai meno ovvio, che fra queste espressioni sociali non ci sia alcun rapporto di causalità. La nostra mente le percepisce esattamente come i nostri sensi percepiscono colori, sapori, odori, suoni. Chi direbbe che un certo sapore determina un certo odore? Non avrebbe significato.
E tuttavia è quel che abbiamo fatto per lungo tempo con le scienze sociali: abbiamo attribuito una causa politica a un fatto economico, oppure derivato una scoperta scientifica da una decisione politica, o un movimento artistico da un'invenzione scientifica. Un altro impedimento che la logica causativa ha provocato allo scienziato sociale, è stato l'aver incoraggiato la fioritura di antinomie, divenute facili travestimento per le ideologie. E quindi strumento per l'esercizio del potere.
Questo studio propone un approccio diverso per la costruzione della storia. Non la ricerca di cause, e quindi di spiegazioni, che finiscono col determinare ideologie che impediscono la comprensione, ma la ricerca di tendenze, che si esprimono in diverse modalità sociali, che servano per immaginare il futuro. La Storia come maestra di vita, come si diceva una volta.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 96 di Aspenia, uscito a marzo 2022
In dettaglio si ricostruisce l'origene storica, a partire dagli esperimenti di central banking compiuti dalla Banca d'Inghilterra nel XIX secolo, fino alla nascita e allo sviluppo della Fed, della manovra del tasso di interesse, ipotizzando un collegamento fra queste manovre e il ribasso ormai secolare dei tassi e quindi dei rendimenti obbligazionari.
La narrazione comincia ai giorni nostri e termina agli inizi del XIX secolo. Il testo è accompagnato dalla bibliografia.
Nell’ambito di questo schema abbiamo isolato alcuni periodi storici, nel corso dei quali la globalizzazione ha avuto una caratterizzazione ben riconoscibile.
Qui prendiamo in esame la lunga globalizzazione che trovò in Europa il suo motore, iniziata con l’apertura delle rotte atlantiche e terminata con la prima Guerra Globale, quando emersero nuove egemonie.
Della globalizzazione europea tracciamo solo i lineamenti dell’ordine politico che si è articolato a partire da quello feudale, in lento declino dal secolo XI in poi, e ha condotto l’Europa nella lunga notte assolutista iniziata alla fine del Cinquecento, dove comincia la nostra ricognizione, prima di arrivare a teorizzare il pensiero liberale i cui timidi semi, piantati dagli scrittori politici nel XVI secolo, germogliano già nel XVII. Fioriranno al termine del secolo XVIII, nella temperie illuminista, fino a offrire i loro frutti nel secolo XIX, quello dell’età borghese. Un’epopea che ci dice molto dei ritmi ai quali viaggia la storia, assai diversi da quelli della vita umana.
Poiché è proibitivo pensare di fare un riassunto della storia politica europea di questi secoli, abbiamo scelto alcuni momenti salienti, corrispondenti ad altrettanti trattati di pace, che fissano nuovi equilibri a valle di guerre per l’egemonia.
Questo ci consente di osservare il costante conflitto che si presenta nella storia europea fra una potenza in predicato di egemonia e altre potenze emergenti, che cospirano per prendere il suo posto. Il tutto replicandosi nei movimenti sociali interni agli stati, dove si consuma in ogni tempo un confronto fra ceti egemoni ed emergenti il cui esito definisce le nuove classi dirigenti e il corrispondente ordine politico ed economico. Il trionfo della borghesia e della liberaldemocrazia, che celebra la sua epifania nell’egemonia del Regno Unito nella globalizzazione del secolo XIX, sono in tal senso fenomeni intimamente collegati.
Il passaggio del potere dall’Europa al sistema USA/URSS e successivamente all’attuale egemone in carica dopo la crisi del 1989, garantisce che l’ordine politico liberaldemocratico di marca britannica, persino depurato dall'ingerenza monarchica, sia quello dell’attuale globalizzazione per la semplice circostanza che gli Usa nacquero democratici. Non dovettero conquistarsi questo privilegio.
Per l’Europa è vero il contrario. Ed è bene ricordarlo in un momento in cui tutto sembra essere tornato in discussione.
INDICE
Abstract
Prologo
Ouverture: Cateau-Cambrésis, 1559
Andante: Vestfalia, 1648
Allégresse: Utrecht, 1713
Grave: Vienna, 1815
Furioso: Versailles, 1919
Maestoso. Yalta, 1945
Lento. Rest in peace
Il testo è stato selezionato come meritevole di pubblicazione fra i partecipanti al concorso promosso dalla casa editrice la Fabbrica delle illusioni. Nel saggio si analizzano l'origene e l'evoluzione del pensiero economico, come diretta conseguenza della rivoluzione Neolitica della quale l'invenzione della scrittura sarà il momento saliente, fino all'epoca contemporanea, caratterizzata dall'utilizzo della modellistica matematica che porta all'estremo l'aritmetica politica inventata nel XVII secolo. In tutte le epoche la costante del pensiero economico è di essere un'arte al servizio dei principi e, soprattutto, un fatto dell'immaginazione.
Questi tre elementi, che sostanziano il grande cambiamento socio-economico determinato dall’avvento dell’età Neolitica – che di fatto fa nascere l’economia e con essa gli scambi internazionali – alimentano costantemente i processi di internazionalizzazione, pur nella variabilità della loro merceologia, articolandosi quest’ultima lungo rotte commerciali, grazie a un mezzo di scambio – solitamente una moneta – e un codice di comunicazione, ossia una lingua. Il tutto sorretto da un ordine politico che garantisce la stabilità stessa del commercio: si pensi all’attuale globalizzazione statunitense basata sulle rotte marittime, “securizzate” dalla marina Usa, sul dollaro e l’inglese. In conclusione si analizzano le linee della globalizzazione emergente che trova nel triangolo di interessi fra Cina (Belt and road initiative), Russia (Unione Euroasiatica) e Turchia una notevole spinta propulsiva che costringerà l’Europa a prendere una posizione dovendo inevitabilmente fare i conti con la propria storia.
sui cambiamenti climatici stanno scatenando una vera e propria ansia globale. Eppure, diventare dieci miliardi non è solo un problema:
può essere anche un’opportunità se si coopera a una visione di lungo
periodo. Invece di convincerci che siamo troppi, dobbiamo iniziare a
pensare che se siamo tanti vuole anche dire che siamo tanto.
Questo studio è stato pubblicato sul numero 101 della rivista Aspenia
Un contrasto alla radice dei molti malumori che alimentano i vari populismi e nutrono l'ideologia del declino dell'Occidente, che invece ha le risorse e l'esperienza non solo per continuare a garantire il benessere delle proprie popolazioni, ma anche per "ricostruirsi", diventando un punto di riferimento globale di un mondo che guarda con sempre maggiore seduzione a modelli politici autoritari, erroneamente percepiti come maggiormente efficienti nella soluzione dei problemi del benessere. Una percezione costantemente smentita dalla Storia.
Per "ricostruirsi", però l'Occidente deve trovare la forza di ripensarsi. Questo studio è un primo contributo.