Papers by simonetta borgiani
La Rucola, 2021
Nel 2018 ci occupammo de La Chanson d'Aspremont (la Rucola n° 238), il poema epico medievale ambi... more Nel 2018 ci occupammo de La Chanson d'Aspremont (la Rucola n° 238), il poema epico medievale ambientato in Aspromonte, che narrava una battaglia tra gli eserciti di Carlo Magno e del saraceno re di Spagna Agolant. In questa battaglia, nei pressi di una fontana, la storia narra che il paladino Orlando taglia la testa a Agolant. Gli Statuti di Montefiore dell'Aso-L'ambientazione ufficiale è l'Aspromonte in Calabria, ma curioso che a Montefiore dell'Aso, dove uno dei colli si chiama Aspromonte, c'è una tradizione che racconta più o meno la stessa storia, menzionata negli Statuti Comunali del 1569. Grazie a Gianfranco De Carolis, montefiorese doc, aggiungiamo qualche elemento. Secondo i citati Statuti, si legge questo: Fama est enim, Collem ipsum, alias Aspramontem nuncupatum, istuque Carolum Magnum quondam Gallorum Regem, ac Romanorum Imperatorem pro pontificia dignitate conservanda, ac tuenda Religione Italiam ingressum cum exercitu considisse, ad Rotolandum eius nepotem strenuissimum, ac primarium in re bellica ducem Almontem hispanum Regem ferocissimum virum (ceu quondam Achilles Hectora) casside nudatum interfecisse. Cuius rei vel urgens indditium esse potest Fons Quidam, unde lympidissimae scaturiunt aquae, qui ad haec usque tempora antiquum retinens nomen "Fons Aspramonti" appellatur. Fit homines quasdam gravissimae aetatis, ac fidei memini pluribus ab hic annis audisse asserentes, ibi Ulmum dicebant, quod illuc equum Rotolandus post consequntam victoria, alligasset. Hinc etiam in memmoriam tantae victoriae ab ipsa Carolo Ecclesia sub Dini Vectorini nomine in colle erectam, ac aedificatam, quae in haec tempora durata, fuisse credunt. Haec, ac sepulchra plura ibidem comperta, et mire
La Rucola, 2020
larucola 2 Novembre 2020
Un dubbio ci assale: i veri Frankenstein… siamo sicuri che siano propri... more larucola 2 Novembre 2020
Un dubbio ci assale: i veri Frankenstein… siamo sicuri che siano proprio tedeschi? larucola.org/2020/11/02/un-dubbio-ci-assale-i-veri-franckenstein-siamo-sicuri-che-siano-proprio-tedeschi/ Il castello di Frankenstein si trova in Germania, nell'omonimo borgo situato nei pressi di Darmstadt, a 30 km sud da Francoforte sul Meno. Il nome evoca sinistre sensazioni, perché Mary Shelley lo ha usato per dare nome e ambientazione al suo famoso libro, dal quale sono stati tratti molti film. L'alchimista-In questo luogo nel 1700 visse un alchimista, tale Johann Conrad Dippel, una sorta di scienziato pazzo dedito a lugubri esperimenti con animali e parti del corpo umano, la cui fama sicuramente giunse alle orecchie di Mary nel corso di una vacanza in quella zona, suscitandole qualche incubo notturno e ispirandole il racconto del noto mostro. Il significato di Frankenstein-In realtà se non fosse per la durezza della lingua germanica, Franken-stein altro non è che "la roccia dei Franchi" o "pietra franca", ed è il nome di una casata che ebbe origene in questo luogo da un nobile franco. Il nome ufficialmente fu assunto intorno al 1250 quando Konrad II fece costruire il castello, ma in verità la sua famiglia si chiamava von Breuberg, (nome di un borgo vicino), e prima ancora von Luetzelback, (un altro borgo vicino). La genealogia-Questa linea genealogica, che parte da Wiknand di Luetzelbach (+1180 circa) e prosegue con vari "Corrado" von Breuberg, per diventare Frankenstein dal 1250 fino ai giorni nostri, la ritroviamo nel famoso libro "In search of Frankenstein" di Radu Florescu, del 1975. Tentando di risalire più addietro per sapere da dove fosse uscita fuori questa famiglia, troviamo una traccia in Arbogasto von Frankenstein, vissuto intorno al 900.
**PER VISUALIZZARE O SCARICARE LA GENEALOGIA: https://www.larucola.org/2020/11/02/un-dubbio-ci-assale-i-veri-franckenstein-siamo-sicuri-che-siano-proprio-tedeschi/
https://www.larucola.org/wp-content/uploads/genealogia-Franckenstein-by-Sim.pdf
La Rucola, 2020
La Rucola 266 luglio 2020
Mezière e Archès
Lo spunto stavolta ce lo dà l'abate Riccardo, più noto... more La Rucola 266 luglio 2020
Mezière e Archès
Lo spunto stavolta ce lo dà l'abate Riccardo, più noto come Richerio di Reims. In una nota nel libro di Antognozzi-Carnevale "Da Carlo Magno alla Roma Picena nuove luci sulle origeni dell'Europa" edito nel 2019, precisamente la nota 101 a pag.124, si parla di un fatto dell'anno 900 svoltosi in una cittadina chiamata Maceriae, che vede coinvolto un certo Fulco parente dei Vidoni di Camerino. Questa storia è descritta da Richerio di Reims, tratta dalla sua opera "Histoire de France" volume I pag.46, edizione del 1967. Dopo il X sec. Maceriae diventa Mezière, in Francia…-Nei secoli successivi al X sec. in cui visse Richerio, la città di Maceriae è stata ufficialmente posta in Mezière. Mezière è una piccola città della Francia settentrionale, quasi al confine con il Belgio, e capoluogo della provincia delle Ardenne. Nel 2014 contava 53000 abitanti, qualche migliaio più della nostra Macerata. Le notizie prima del 1200 sono scarse su Mezière; sappiamo che in origene c'era un insediamento romano di nome Castricum o Castrice, che nel X secolo venne distrutto da un incendio, e ricostruito nelle vicinanze, prendendo il nome di Maceriae. Una curiosità: a Mezières c'è un quartiere intitolato a Saint Julien. Archès (Arcuza… guarda un po'…)-Vicino a Maceriae-Mezières sorgeva la frazione di Archès, che non è la stessa e nello stesso luogo dove è stata ricostruita nel 1600. Arches risulta esistita già prima di Mezières, sulla base di pochi documenti trovati negli archivi locali, dove viene citata unitamente a una chiesa di San Lamberto, ma nessun luogo nei dintorni corrisponde alle descrizioni di queste fonti.
La Rucola, 2020
La Rucola nr.265 giugno 2020
Antonio Volpini, esperto di mappe antiche, intervistato su "Arcuza/M... more La Rucola nr.265 giugno 2020
Antonio Volpini, esperto di mappe antiche, intervistato su "Arcuza/Macerata" larucola.org/2020/09/21/antonio-volpini-esperto-di-mappe-antiche-intervistato-su-arcuza-macerata/ Nel numero 264 de "La rucola" abbiamo ipotizzato che il nome Arcuza rinvenuto in una mappa del 1548 al posto di Macerata ne fosse stato un antico nome, prima che sul colle sorgesse il castrum romano. Per chiarirci un po' le idee abbiamo intervistato Antonio Volpini, collezionista ed esperto di antiche mappe. foto 1-Giacomo Gastaldi 1548 ph Volpini A.
La Rucola, 2020
larucola.org/2020/08/11
Cercando tracce di marchigianità fuori dai nostri confini, con l'aiuto de... more larucola.org/2020/08/11
Cercando tracce di marchigianità fuori dai nostri confini, con l'aiuto della rete internet e anche di studiosi come Lando Siliquini (v. "Il dialetto fermano-maceratese" 2007 Livi Editore), siamo giunti-virtualmente-in Corsica. Il dialetto-C'è una zona in questa isola dove capita che i fermani in vacanza parlino in dialetto con i residenti: idioma identico! In quanti altri posti "spegnere" si dice in dialetto "stutà"? I Corsi sono persone orgogliose, dopo il secondo conflitto mondiale lottarono lungamente prima di accettare l'imposizione della nuova nazionalità e del francese come lingua ufficiale. Tengono molto alla loro identità, e si considerano un po' i figli dimenticati e traditi dell'Italia. Per mantenere il loro antico idioma, organizzano corsi, serate di conversazione in italiano e in còrso, pubblicano periodici in vernacolo. In un sito di proverbi còrsi abbiamo trovato, tra le centinaia di detti identici ai nostri, un paio di proverbi intraducibili, sia in italiano e peggio ancora in Francese: "Ascu prìmu per méle e casgiu" (Ascoli primo per mele/miele e cacio), "Purta a déda in Ascu": forse qualche ascolano può sciogliere l'arcàno? Un giornaletto molto interessante, era "A viva voce", assai simile a La rucola nei contenuti e nella forma, peccato che tempo fa il cartaceo sia stato eliminato e che il sito attuale non offra lo stesso materiale. Nei vecchi numeri ci sono lunghe dissertazioni sulle similitudini e possibili origeni dell'idioma, la cui conclusione è: non è simile al dialetto ligure, né al dialetto toscano, né a quello sardo.
La Rucola, 2020
Se l'ucronia è la fantastoria (narrazione coerente, ma ipotetica) del passato, una profezia cos'a... more Se l'ucronia è la fantastoria (narrazione coerente, ma ipotetica) del passato, una profezia cos'altro è se non una ucronia del futuro? Con questa premessa, in questo momento storico così complesso, andiamo a toccare un argomento che periodicamente ricorre: la fine del mondo. Lo faremo, coerenti, parlando di Carlo Magno. Sacro Romano Impero-Intorno al X secolo, sul fiorire del Sacro Romano Impero, fiorirono anche i poemi epici cavallereschi, e uno degli argomenti trattati, fu anche la fine del mondo. In quanto "Romano", si riprese l'uso antico di divinizzare l'imperatore (diventò consuetudine fare Santi gli imperatori e i loro parenti) e l'appellativo di "Sacro", era un rafforzativo per sostenere che il potere imperiale era voluto da Dio: quindi l'imperatore dominava e proteggeva sia il popolo che la chiesa. Karolus filius nomine Karoli-Uno dei poemi epici che ebbe particolare fortuna, espressione di leggende altomedievali trasmesse oralmente e di tradizioni più antiche (come gli oracoli sibillini e la revelatio Methodii), fu la epistola scritta dall'abate Adsone alla Regina Gerberga, ecco l'incipit del testo (più avanti la traduzione completa): "Karolus filius nomine Karoli, nacione illustrissima Lilii…" Secondo la tradizione dei cosiddetti Padri della Chiesa, la fine dei tempi sarà preannunciata da inondazioni, pestilenze, guerre, e infine, la persecuzione accanita del Cristo e dei suoi seguaci. L'Anticristo-Ecco in ultimo che arriverà la più paurosa figura escatologica: l'Anticristo. Questo personaggio sarà un ebreo, della tribù di Dan, che si spaccerà per il nuovo Messia e affabulerà molte genti con il suo eloquio e i prodigi, spingendosi perfino a
La Rucola, 2019
larucola 13 Marzo 2020
Il Mappamondo di Ebstorf-La più grande "mappaemundi" medievale pervenutac... more larucola 13 Marzo 2020
Il Mappamondo di Ebstorf-La più grande "mappaemundi" medievale pervenutaci era il "Mappamondo di Ebstorf"(foto n° 1), realizzato nel 1200, delle dimensioni di 356 x 358 cm. Conservata presso Hannover, fu distrutta durante la seconda guerra mondiale. Per fortuna ne esistono delle riproduzioni fedeli. Mappamondo di Ebstorf
La Rucola, 2019
Questo mese un articolo lo dedichiamo brevemente a Carlo III detto anche "il grosso", del quale m... more Questo mese un articolo lo dedichiamo brevemente a Carlo III detto anche "il grosso", del quale molto si è scritto, grazie a documenti inerenti la Basilica di Santa Croce al Chienti e alla epigrafe posta su una parete in cui se ne ricorda la consacrazione alla presenza dell'Imperatore e di 18 o 19 vescovi. Ancora dei dubbi sulla veridicità di ciò che è scritto sopra la lapide si avanzano, non è cosa nuova: già nel 1700 gli eruditi si "scontravano" a suon di dissertazioni, quando le incongruenze storiche si liquidavano dichiarando falsi i documenti. Aquisgrana invasa dagli arabi-Una di tali dissertazioni è quella del prete dell'oratorio di Sant'Elpidio Giuseppe Antonio Fioravanti (fonte preziosa viste le perdite d'archivio), che in quel secolo ragionò su due avvenimenti storici riportati in modo diverso dai cronisti. Dagli Annales Fuldenses si legge che gli arabi avevano invaso Aquisgrana, e così Carlo III, il Papa e il Doge di Venezia si erano stabiliti a San Leo nel Montefeltro, per organizzare la riconquista del loro territorio. Ma… aggiungiamo noi, se Aquisgrana era in Germania… non potevano organizzarsi un po' più a nord, a Venezia stessa per esempio? E poi, il papa che c'entrava? Nello stesso periodo, guarda caso, il vescovo di Fermo annotava devastazioni arabe nella val di Chienti. O erano tantissimi questi arabi per stare sia in Germania che qui contemporaneamente, o qualcosa non torna. La Francia o le Marche?-Lo ritroviamo ancora qui (Carlo) per bisticciare con Guido di Spoleto negli anni 883 e 885, ma tralasciamo i dettagli, e arriviamo all'anno 886. L'Abate Reginone di Prum, località della diocesi di Treviri (la più antica città della Germania sud-ovest, forse) narra: "Nell'anno 886 trovandosi l'Augusto Carlo in
La Rucola, 2020
larucola 3 Febbraio 2020
Da almeno tre secoli un affascinante rompicapo: l'anellone
L'anellone ... more larucola 3 Febbraio 2020
Da almeno tre secoli un affascinante rompicapo: l'anellone
L'anellone piceno (foto 1), o anello di Cupra, è un affascinante rompicapo da almeno tre secoli. Questo oggetto a fusione piena, in ferro, pure in bronzo, a volte di rame, raramente in oro, proviene dalle necropoli non lontane dal mare, nell'area geografica compresa tra il fiume Tenna e il fiume Tronto. È di forma circolare, con un numero di nodi variabile tra 4 e 8, ed è stato trovato nelle sepolture femminili della zona, appoggiato sulla pelvi della defunta, impugnato con la mano destra ornata di anellini. Si è perciò pensato, principalmente, a un oggetto rituale che avesse a che fare con la fertilità. Alcuni esemplari sono stati trovati appoggiati sulla testa: nelle fonti non è specificato se in questo caso fossero sepolture maschili. La maggior parte degli anelloni, da quanto sappiamo, è stata estratta purtroppo tra il 1700-1800, quando non c'erano alcuna attenzione né alcun criterio negli scavi archeologici. Che però quelli trovati sulla
La Rucola, 2019
Alpaide, un personaggio imbarazzante per la storia tedesca larucola.org/2020/01/02
Alpaide, nata ... more Alpaide, un personaggio imbarazzante per la storia tedesca larucola.org/2020/01/02
Alpaide, nata tra il 650 e il 665 d.C., è nota anche come Adelheide-Alpiade-Alpade-Alpheidem-Alfeide-Calpiade-Alpagede-Alberda, fu la seconda moglie di Pipino II di Herstall, e madre di Carlo Martello (il nonno paterno di Carlo Magno). Sposò Pipino nel 688, mentre la prima moglie di lui, Plectrude, era ancora viva e vegeta: la bigamia tra i Franchi era ancora una consuetudine. Giudizi contrastanti Il cronista Fredegario la descrive "nobile e bella", ma in tutti gli altri testi dove ella viene di sfuggita menzionata, è denigrata come cattiva e peccatrice, colei che avidamente e lussuriosamente aveva portato il Major Domini Pipino nella perdizione. In realtà Pipino ebbe anche altre concubine, e dovremmo fare un viaggio nel tempo per capire le reali motivazioni di questa "sfacciata" unione: se anche si fosse trattato di una passione, prima ancora deve essere stato un affare di Stato, una unione con lo scopo di non disperdere territori e ricchezze. L'assassinio del vescovo Lamberto Altra notizia, vaga, riguarda Dodone, che pare fosse un domestico, o più verosimilmente un alto funzionario, e fratello di Alpaide: in occasione di un banchetto ufficiale di Pipino, il Vescovo di Liegi Lamberto apostrofò Alpaide come adultera cacciandola da tavola: Dodone non accettò l'affronto e lo uccise. Dodone morì annegato nella Mosa poco tempo dopo e Lamberto fu fatto Santo.
La Rucola, 2019
Nuova scoperta: ennesimo viaggio improbabile di Carlo Magno larucola.org/2020/01/06
Siamo in un p... more Nuova scoperta: ennesimo viaggio improbabile di Carlo Magno larucola.org/2020/01/06
Siamo in un periodo febbrile, in cui rivedono la luce importanti tracce ed elementi a conferma della ipotesi, sempre più vicina a teoria, che il centro del mondo medievale si trovasse nel Piceno. Importante approfittarne, prima che si impongano censure e torni l'oblio su questa magnifica storia. Un libriccino di otto pagine Un piccolo volumetto è stato scovato su Ebay, uscito sicuramente da qualche vecchia catasta di libri di famiglia dei quali un qualche erede senza sufficiente spazio e ancora meno consapevolezza, avrà voluto disfarsi. Si tratta di un libriccino, di sole 8 pagine, così discreto e invisibile da essere sfuggito alla damnatio in quegli anni-il 1800-in cui i dubbi forse sorsero, ma la politica e il Vaticano li seppellirono in fretta, riscrivendo la storia d'Europa che oggi si studia a scuola, appassionando, forse, solo gli studenti d'oltralpe. Il libriccino parla di un dubbio scaturito nella mente di uno studioso attento: non accontentandosi di scorrere le pagine e fissandosi gli eventi descritti in mente così come erano scritti, s'incaponì a voler capire il come, il dove e il quando. La datazione di un semplice avvenimento Ebbe a disposizione tutti i libri degli storici più autorevoli, eppure discordi nel datare un semplice avvenimento: l'anno in cui Carlo Magno scese in Italia dalle fredde Germanie, assediò re Desiderio a Pavia per sei mesi, e durante questo assedio, o forse alla fine, andò a Roma dal Papa per la Pasqua. Questo studioso, tal Umberto Sorrentino (del quale non abbiamo trovato altre notizie), non
La Rucola, 2019
È l'unica integra al mondo e sta nel Palazzo Buonaccorsi
Non solo trash. A volte i social network... more È l'unica integra al mondo e sta nel Palazzo Buonaccorsi
Non solo trash. A volte i social network esprimono la loro potenzialità positiva, lo testimoniamo in quanto consultando i "post" del gruppo Facebook "simboli dell'età medievale" ci siamo imbattuti nella foto di un curioso manufatto lapideo scattata in un museo dell'Emilia Romagna. Si trattava di un altro esemplare di lastra incisa a clipei con lettere e simboli, simile a quelli da noi descritti con un articolo lo scorso anno (https://www.larucola.org/2018/04/16/macerata-svelato-il-mistero-della-pietra-con-lave-maria-incisa/), presenti a Pievetorina, Cupramontana, Siracusa. In particolare ricordiamo quello di Macerata, completo e tradotto da Libero Paci come "salutazione angelica". Il reperto del Museo Renzi Ma partiamo dall'inizio: contattiamo il museo Renzi situato in località San Giovanni in Galilea, nel comune di Borghi (FC), e grazie alla collaborazione di Luca Mandolesi e Andrea Antonioli otteniamo foto e scheda del manufatto custodito nel museo. La descrizione parla di un frammento di lapide in marmo greco delle dimensioni di cm. 36x33x6, integra solo nell'angolo superiore sinistro, che presenta una serie di cerchi incisi con figure animali, stelle, simboli e lettere gotiche (foto 1). Dalle lettere, contenute nei cerchi più piccoli, si compone la parola "iagra", e quindi si deduce la presenza anche qui della salutazione angelica (ave maria gratia plena). Si suppone che lo "stampo" fosse appartenuto alle monache agostiniane di Roncofreddo, dal momento che è stato trovato in quella località, dove era utilizzato, al rovescio, come macina da colori. Ma l'altra informazione importante della scheda è la seguente: si dice che ci sono stampi simili nei musei di Rimini, Forlì, Ravenna, Verona, eccetera. Quindi la nostra ricerca continua.
La Rucola, 2019
La storia perduta… la Pizia, Apollo, il pitone e Pitino.
Pitone è un personaggio della mitologia... more La storia perduta… la Pizia, Apollo, il pitone e Pitino.
Pitone è un personaggio della mitologia greca, figlio di Gea, nato dal fango della terra dopo il diluvio universale. Era un drago-serpente enorme, custode dell'oracolo di Delfi, e forse la sua figura mitica ha la stessa origene del serpente del giardino dell'Eden. Morì durante un combattimento contro il dio Apollo, che si impossessò così dell'oracolo e diede alla sacerdotessa il nome di Pizia o Pitonessa, guadagnandosi lui stesso l'appellativo di Apollo Pitico. Nella pianura Crissea presso Delfi, si svolgevano ogni 4 anni i giochi pitici (Pythia) consistenti in gare di poeti, di musici, di ginnasti, gare equestri, e al vincitore come premio veniva cinto il capo con una corona di alloro. A Roma invece, l'imperatore finanziò la costruzione del tempio di Apollo Palatino, sul colle omonimo dove si conservava la raccolta dei libri Sibillini, i famosi oracoli. Invece in Anatolia, venerato da Ittiti e Hurriti, c'era un importante dio di nome Aplu, lo stesso nome che ritroviamo in una divinità etrusca. Il culto di Apollo/Aplu
La Rucola, 2019
L'amico Massimo Orlandini ci manda, commentando "guardate un po' qui" una pagina del Monumenta do... more L'amico Massimo Orlandini ci manda, commentando "guardate un po' qui" una pagina del Monumenta dominationis pontificiae, con evidenziato il passo Per Spoletum in Francia confugit. Siamo andati a leggere di che argomento tratta, e siamo anche andati a cercare altri testi che riportassero lo stesso racconto. Paderborn Siamo finiti a Paderborn, e il nostro percorso, iniziato in modo autonomo, coincide pressappoco con quello di Simonetta Torresi nel suo "II+II". Paderborn si trova in Westfalia, nella Germania nord-est. Dai documenti disponibili (poeta Saxo-Annales) è citata per la prima volta nell'anno 777, quando Carlo Magno tenne in questo luogo la prima dieta imperiale in terra sassone. Qui distrusse gli idoli pagani e iniziò a far costruire un oratorio dedicato al Salvatore. L'agguato a Papa Leone III Nel 799, papa Leone III a Roma fu vittima di un agguato: ferito e imprigionato, venne liberato dal duca di Spoleto Visigiso, un fedele di Carlo Magno, che lo portò in salvo a Spoleto. Qui il papa si riprese e decise di recarsi in Francia, da Re Carlo: Hinc Winigisi Spoletani ducis accurrentis cum copiis, ut sanctum ponteficem contra impios tueretur, praesidio fultus santus pontifex per Spoletum in Franciam confugit. Un incontro logisticamente strano
La Rucola, 2019
Brunechilde, forse la vera storia e le nostre "ucronie".
D'ora in poi saremo corretti nei confro... more Brunechilde, forse la vera storia e le nostre "ucronie".
D'ora in poi saremo corretti nei confronti della storia ufficiale, non definiremo più arditamente i nostri articoli "dispetti storici" bensì "ucronie", vocabolo che inquadra un racconto storico in un ambito fantasioso o fantastico "come sarebbe stato se…". Poi se viene meno l'onestà intellettuale, perché nelle nostre ucronie ci crediamo davvero, resta un problema nostro, almeno in questo tempo. Personaggi storici e contraddizioni Il nostro interesse è stato catturato da alcuni personaggi di un millennio fa, e strada facendo le notizie che siamo riusciti a raccogliere su questi sono così confuse e contraddittorie che non permettono di comprendere lo svolgimento degli eventi descritti. Partendo dal presupposto che i testi ufficiali riportano-almeno in parte-ricostruzioni false, per errore di trascrizione, storico e per dolo, falsando e nascondendo la storia reale di tutti, abbiamo ancora una volta provato a riposizionare nomi e personaggi nel nostro territorio, immaginandoli non come parte della storia di mezza Europa, ma di quella di un'area ristretta e di popoli cui bisogna togliere qualche zero di enumerazione. Come la storia diviene verosimile Con questa nostra impostazione gli spostamenti divengono verosimili, i toponimi si assomigliano, le descrizioni dell'ambiente-piante, strade, fiumi-corrispondono, considerando il clima e i mezzi che a quel tempo si avevano a disposizione. È altresì vero che con la moltiplicazione dei toponimi che i Salii prima e i Romani dopo fecero in Italia e nel mondo durante i loro spostamenti, molte storie potrebbero essere re-immaginate
La Rucola, 2019
C'è una chiesetta, lungo la S.P. 35 tra Lapedona e il mare, in una posizione incantevole alla qua... more C'è una chiesetta, lungo la S.P. 35 tra Lapedona e il mare, in una posizione incantevole alla quale si arriva da un viale di cipressi: la Chiesa di Santa Maria di Manù, anche detta Santa Maria delle Noci. Antichissimo edificio Sono andati perduti i documenti (tranne atti di compravendita come quello della badessa Ramburga del 1032) e distrutti i fabbricati circostanti, ma pare che l'edificio già ci fosse in epoca romana, come edicola, e vi operasse una fiorente fabbrica di anfore. La posizione in cima alla collina e con vista sul mare, ne fece un luogo sicuramente importante e strategico, di controllo della costa e di riferimento per pellegrini e commercianti. Fu ristrutturata nel 1500, ed è da quel momento che ha origene l'intitolazione della chiesa "Santa Maria di Manù" e non più solo "Santa Maria". Le formelle: materiale di riuso? Il nome compare per la prima volta in un documento del 1554, e sicuramente deriva dalla scritta presente su una formella, murata insieme con altre 9 sotto il cornicione, sulla parete dove c'è la porta di ingresso. Si è supposto che la parola Manu abbia a che fare con la fertilità, rappresentata dalla Madonna del Latte presente all'interno (che purtroppo è l'unico affresco che rimane), ma dobbiamo sottolineare che la scritta è in ebraico antico. È probabile che le formelle siano materiale di riuso che vennero applicate nella ristrutturazione del 1500, provenienti da luogo di culto ebraico o chissà, un souvenir, un ex voto, di antichi viaggiatori commercianti approdati nello scalo marittimo di San Biagio.
La Rucola, 2018
Nel "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica" del cav. Gaetano Moroni Romano (vol. XLI 184... more Nel "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica" del cav. Gaetano Moroni Romano (vol. XLI 1846), alla lettera "M" vengono dedicate quasi 90 pagine a Macerata, dove sinteticamente se ne riassumono i fasti e la turbolenta storia. Le fonti letterarie Le fonti cui l'autore fa riferimento sono gli storici che lo hanno preceduto, come Peranzoni, Lancelotti, Bacci, Troili, ma soprattutto "La Reggia Picena" di Compagnoni; ci tiene a citare un anonimo maceratese, autore di un opuscolo stampato in Osimo intitolato "Osservazioni di un anonimo sulla dissertazione dell'antica Recina pubblicata in Macerata dall'abbate Domenico Troili l'anno 1790". Recina già era prima di Cesare Dal testo dell'anonimo, risulta che nel 1700 almeno uno degli storici citati tentò di far credere che l'origene di Recina risalisse ai tempi di Giulio Cesare nel I sec a.C., teoria che Moroni contesta perché anche per logica, per la sua posizione, ampiezza e fertilità del territorio, "doveva per forza esserci già una città prima di Cesare". Il vizio di modificare la storia
La Rucola, 2017
Dettagli dell'oggetto: statuetta di un Imperatore sul suo cavallo; Artista: sconosciuto; Cultura:... more Dettagli dell'oggetto: statuetta di un Imperatore sul suo cavallo; Artista: sconosciuto; Cultura: Romana; Provenienza: Impero Romano d'Oriente; Datazione: circa 4/5 secolo; Lega: Bronzo; Dimensioni: 11,3 centimetri. Statuetta di un uomo sul suo cavallo. L'uomo è seduto dritto e a testa alta sulla sua sella. Ha i capelli lunghi con la frangia tagliata corta. I suoi occhi solo larghi e sporgenti. Indossa una corona cilindrica, una lunga tunica e stivali e regge una sfera sulla sua mano destra. Il cavallo è raffigurato con le zampe sia anteriore che posteriore destre sollevate da terra. I dettagli della sella e delle briglie sono ben delineati. La statuetta è ben preservata, con un piccolo danno appena visibile. Bibliografia: la statuetta è descritta sul catalogo di una mostra in cui è stata esposta nel 1976. Nota della redazione L'informativa è stata tradotta dall'inglese e l'immagine è stata presa dal sito del Getty Museum, dove era anche specificato "not currently on view" cioè non visibile, non esposta al pubblico. Successivi tentativi di visualizzazione per vedere se ci fossero altre informazioni sono andati a vuoto: sul sito la statuetta è scomparsa. Probabilmente la nostra visita è stata tracciata dai cookies e per qualche motivo l'oggetto è stato tolto dal web. Sarebbe stato interessante risalire al luogo del ritrovamento e scoprire chi la statua rappresenta, ma chi l'ha venduta a Getty evidentemente aveva altre priorità. Simonetta Borgiani
La Rucola, 2016
Articolo redatto nel luglio 2016 per l'anniversario della nascita, un mese prima del sisma
La Rucola, 2016
Quel Bock, birbante di un prete, canonico di Aachen larucola.org/2016/11/21/quel-bock-birbante-di... more Quel Bock, birbante di un prete, canonico di Aachen larucola.org/2016/11/21/quel-bock-birbante-di-un-prete-canonico-di-aachen/ Nella seconda metà del 1700 si sviluppò un interesse per il passato classico, è nota per esempio la moda nata nel periodo napoleonico di abbigliarsi con biancheria ridotta al minimo, tuniche leggere senza maniche e scollate cinte sotto il seno. La moda dell'antico non influenzò solo il vestire, ma anche il pensare, rivalutando il passato in tutti i suoi aspetti, letterario, artistico, architettonico, e si gettarono così le basi della moderna archeologia. Soprattutto, si scatenò un collezionismo di antichità, dalle opere d'arte agli oggetti di uso comune, il cui utilizzo non era ancora ai fini della ricostruzione storica, ma valutato per l'aspetto estetico, per la fama del soggetto che veniva rappresentato, o per l'importanza di chi lo aveva posseduto. Se in precedenza le cose passate venivano distrutte ai fini del riuso dei materiali e dei luoghi, il nuovo commercio ai fini collezionistici causò, e causa ancora, lo smembramento, la dispersione e spesso l'esportazione del patrimonio storico-artistico, in poche parole un furto. La mancanza di consapevolezza però, sia degli abitanti che dei custodi dei luoghi di "prelievo" agevolò questo impoverimento di oggetti di valore e di prove storiche: per il beneficio transitorio di qualcuno, un danno perenne per tutta la comunità. C'è anche un altro risvolto, di notevole portata: la "damnatio memoriae", ossia le cancellazioni politiche. Dal 1700 per un paio di secoli, particolarmente diffusa in Germania fu la ricerca sulla storia e le tradizioni popolari, con il palese scopo di costruire una identità al popolo tedesco, motivando così le spinte all'indipendenza e all'unità nazionale. Anche a costo di inventarsi l'appartenenza a una razza Ariana con trascorsi di gloria, localizzando nei
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Un dubbio ci assale: i veri Frankenstein… siamo sicuri che siano proprio tedeschi? larucola.org/2020/11/02/un-dubbio-ci-assale-i-veri-franckenstein-siamo-sicuri-che-siano-proprio-tedeschi/ Il castello di Frankenstein si trova in Germania, nell'omonimo borgo situato nei pressi di Darmstadt, a 30 km sud da Francoforte sul Meno. Il nome evoca sinistre sensazioni, perché Mary Shelley lo ha usato per dare nome e ambientazione al suo famoso libro, dal quale sono stati tratti molti film. L'alchimista-In questo luogo nel 1700 visse un alchimista, tale Johann Conrad Dippel, una sorta di scienziato pazzo dedito a lugubri esperimenti con animali e parti del corpo umano, la cui fama sicuramente giunse alle orecchie di Mary nel corso di una vacanza in quella zona, suscitandole qualche incubo notturno e ispirandole il racconto del noto mostro. Il significato di Frankenstein-In realtà se non fosse per la durezza della lingua germanica, Franken-stein altro non è che "la roccia dei Franchi" o "pietra franca", ed è il nome di una casata che ebbe origene in questo luogo da un nobile franco. Il nome ufficialmente fu assunto intorno al 1250 quando Konrad II fece costruire il castello, ma in verità la sua famiglia si chiamava von Breuberg, (nome di un borgo vicino), e prima ancora von Luetzelback, (un altro borgo vicino). La genealogia-Questa linea genealogica, che parte da Wiknand di Luetzelbach (+1180 circa) e prosegue con vari "Corrado" von Breuberg, per diventare Frankenstein dal 1250 fino ai giorni nostri, la ritroviamo nel famoso libro "In search of Frankenstein" di Radu Florescu, del 1975. Tentando di risalire più addietro per sapere da dove fosse uscita fuori questa famiglia, troviamo una traccia in Arbogasto von Frankenstein, vissuto intorno al 900.
**PER VISUALIZZARE O SCARICARE LA GENEALOGIA: https://www.larucola.org/2020/11/02/un-dubbio-ci-assale-i-veri-franckenstein-siamo-sicuri-che-siano-proprio-tedeschi/
https://www.larucola.org/wp-content/uploads/genealogia-Franckenstein-by-Sim.pdf
Mezière e Archès
Lo spunto stavolta ce lo dà l'abate Riccardo, più noto come Richerio di Reims. In una nota nel libro di Antognozzi-Carnevale "Da Carlo Magno alla Roma Picena nuove luci sulle origeni dell'Europa" edito nel 2019, precisamente la nota 101 a pag.124, si parla di un fatto dell'anno 900 svoltosi in una cittadina chiamata Maceriae, che vede coinvolto un certo Fulco parente dei Vidoni di Camerino. Questa storia è descritta da Richerio di Reims, tratta dalla sua opera "Histoire de France" volume I pag.46, edizione del 1967. Dopo il X sec. Maceriae diventa Mezière, in Francia…-Nei secoli successivi al X sec. in cui visse Richerio, la città di Maceriae è stata ufficialmente posta in Mezière. Mezière è una piccola città della Francia settentrionale, quasi al confine con il Belgio, e capoluogo della provincia delle Ardenne. Nel 2014 contava 53000 abitanti, qualche migliaio più della nostra Macerata. Le notizie prima del 1200 sono scarse su Mezière; sappiamo che in origene c'era un insediamento romano di nome Castricum o Castrice, che nel X secolo venne distrutto da un incendio, e ricostruito nelle vicinanze, prendendo il nome di Maceriae. Una curiosità: a Mezières c'è un quartiere intitolato a Saint Julien. Archès (Arcuza… guarda un po'…)-Vicino a Maceriae-Mezières sorgeva la frazione di Archès, che non è la stessa e nello stesso luogo dove è stata ricostruita nel 1600. Arches risulta esistita già prima di Mezières, sulla base di pochi documenti trovati negli archivi locali, dove viene citata unitamente a una chiesa di San Lamberto, ma nessun luogo nei dintorni corrisponde alle descrizioni di queste fonti.
Antonio Volpini, esperto di mappe antiche, intervistato su "Arcuza/Macerata" larucola.org/2020/09/21/antonio-volpini-esperto-di-mappe-antiche-intervistato-su-arcuza-macerata/ Nel numero 264 de "La rucola" abbiamo ipotizzato che il nome Arcuza rinvenuto in una mappa del 1548 al posto di Macerata ne fosse stato un antico nome, prima che sul colle sorgesse il castrum romano. Per chiarirci un po' le idee abbiamo intervistato Antonio Volpini, collezionista ed esperto di antiche mappe. foto 1-Giacomo Gastaldi 1548 ph Volpini A.
Cercando tracce di marchigianità fuori dai nostri confini, con l'aiuto della rete internet e anche di studiosi come Lando Siliquini (v. "Il dialetto fermano-maceratese" 2007 Livi Editore), siamo giunti-virtualmente-in Corsica. Il dialetto-C'è una zona in questa isola dove capita che i fermani in vacanza parlino in dialetto con i residenti: idioma identico! In quanti altri posti "spegnere" si dice in dialetto "stutà"? I Corsi sono persone orgogliose, dopo il secondo conflitto mondiale lottarono lungamente prima di accettare l'imposizione della nuova nazionalità e del francese come lingua ufficiale. Tengono molto alla loro identità, e si considerano un po' i figli dimenticati e traditi dell'Italia. Per mantenere il loro antico idioma, organizzano corsi, serate di conversazione in italiano e in còrso, pubblicano periodici in vernacolo. In un sito di proverbi còrsi abbiamo trovato, tra le centinaia di detti identici ai nostri, un paio di proverbi intraducibili, sia in italiano e peggio ancora in Francese: "Ascu prìmu per méle e casgiu" (Ascoli primo per mele/miele e cacio), "Purta a déda in Ascu": forse qualche ascolano può sciogliere l'arcàno? Un giornaletto molto interessante, era "A viva voce", assai simile a La rucola nei contenuti e nella forma, peccato che tempo fa il cartaceo sia stato eliminato e che il sito attuale non offra lo stesso materiale. Nei vecchi numeri ci sono lunghe dissertazioni sulle similitudini e possibili origeni dell'idioma, la cui conclusione è: non è simile al dialetto ligure, né al dialetto toscano, né a quello sardo.
Il Mappamondo di Ebstorf-La più grande "mappaemundi" medievale pervenutaci era il "Mappamondo di Ebstorf"(foto n° 1), realizzato nel 1200, delle dimensioni di 356 x 358 cm. Conservata presso Hannover, fu distrutta durante la seconda guerra mondiale. Per fortuna ne esistono delle riproduzioni fedeli. Mappamondo di Ebstorf
Da almeno tre secoli un affascinante rompicapo: l'anellone
L'anellone piceno (foto 1), o anello di Cupra, è un affascinante rompicapo da almeno tre secoli. Questo oggetto a fusione piena, in ferro, pure in bronzo, a volte di rame, raramente in oro, proviene dalle necropoli non lontane dal mare, nell'area geografica compresa tra il fiume Tenna e il fiume Tronto. È di forma circolare, con un numero di nodi variabile tra 4 e 8, ed è stato trovato nelle sepolture femminili della zona, appoggiato sulla pelvi della defunta, impugnato con la mano destra ornata di anellini. Si è perciò pensato, principalmente, a un oggetto rituale che avesse a che fare con la fertilità. Alcuni esemplari sono stati trovati appoggiati sulla testa: nelle fonti non è specificato se in questo caso fossero sepolture maschili. La maggior parte degli anelloni, da quanto sappiamo, è stata estratta purtroppo tra il 1700-1800, quando non c'erano alcuna attenzione né alcun criterio negli scavi archeologici. Che però quelli trovati sulla
Alpaide, nata tra il 650 e il 665 d.C., è nota anche come Adelheide-Alpiade-Alpade-Alpheidem-Alfeide-Calpiade-Alpagede-Alberda, fu la seconda moglie di Pipino II di Herstall, e madre di Carlo Martello (il nonno paterno di Carlo Magno). Sposò Pipino nel 688, mentre la prima moglie di lui, Plectrude, era ancora viva e vegeta: la bigamia tra i Franchi era ancora una consuetudine. Giudizi contrastanti Il cronista Fredegario la descrive "nobile e bella", ma in tutti gli altri testi dove ella viene di sfuggita menzionata, è denigrata come cattiva e peccatrice, colei che avidamente e lussuriosamente aveva portato il Major Domini Pipino nella perdizione. In realtà Pipino ebbe anche altre concubine, e dovremmo fare un viaggio nel tempo per capire le reali motivazioni di questa "sfacciata" unione: se anche si fosse trattato di una passione, prima ancora deve essere stato un affare di Stato, una unione con lo scopo di non disperdere territori e ricchezze. L'assassinio del vescovo Lamberto Altra notizia, vaga, riguarda Dodone, che pare fosse un domestico, o più verosimilmente un alto funzionario, e fratello di Alpaide: in occasione di un banchetto ufficiale di Pipino, il Vescovo di Liegi Lamberto apostrofò Alpaide come adultera cacciandola da tavola: Dodone non accettò l'affronto e lo uccise. Dodone morì annegato nella Mosa poco tempo dopo e Lamberto fu fatto Santo.
Siamo in un periodo febbrile, in cui rivedono la luce importanti tracce ed elementi a conferma della ipotesi, sempre più vicina a teoria, che il centro del mondo medievale si trovasse nel Piceno. Importante approfittarne, prima che si impongano censure e torni l'oblio su questa magnifica storia. Un libriccino di otto pagine Un piccolo volumetto è stato scovato su Ebay, uscito sicuramente da qualche vecchia catasta di libri di famiglia dei quali un qualche erede senza sufficiente spazio e ancora meno consapevolezza, avrà voluto disfarsi. Si tratta di un libriccino, di sole 8 pagine, così discreto e invisibile da essere sfuggito alla damnatio in quegli anni-il 1800-in cui i dubbi forse sorsero, ma la politica e il Vaticano li seppellirono in fretta, riscrivendo la storia d'Europa che oggi si studia a scuola, appassionando, forse, solo gli studenti d'oltralpe. Il libriccino parla di un dubbio scaturito nella mente di uno studioso attento: non accontentandosi di scorrere le pagine e fissandosi gli eventi descritti in mente così come erano scritti, s'incaponì a voler capire il come, il dove e il quando. La datazione di un semplice avvenimento Ebbe a disposizione tutti i libri degli storici più autorevoli, eppure discordi nel datare un semplice avvenimento: l'anno in cui Carlo Magno scese in Italia dalle fredde Germanie, assediò re Desiderio a Pavia per sei mesi, e durante questo assedio, o forse alla fine, andò a Roma dal Papa per la Pasqua. Questo studioso, tal Umberto Sorrentino (del quale non abbiamo trovato altre notizie), non
Non solo trash. A volte i social network esprimono la loro potenzialità positiva, lo testimoniamo in quanto consultando i "post" del gruppo Facebook "simboli dell'età medievale" ci siamo imbattuti nella foto di un curioso manufatto lapideo scattata in un museo dell'Emilia Romagna. Si trattava di un altro esemplare di lastra incisa a clipei con lettere e simboli, simile a quelli da noi descritti con un articolo lo scorso anno (https://www.larucola.org/2018/04/16/macerata-svelato-il-mistero-della-pietra-con-lave-maria-incisa/), presenti a Pievetorina, Cupramontana, Siracusa. In particolare ricordiamo quello di Macerata, completo e tradotto da Libero Paci come "salutazione angelica". Il reperto del Museo Renzi Ma partiamo dall'inizio: contattiamo il museo Renzi situato in località San Giovanni in Galilea, nel comune di Borghi (FC), e grazie alla collaborazione di Luca Mandolesi e Andrea Antonioli otteniamo foto e scheda del manufatto custodito nel museo. La descrizione parla di un frammento di lapide in marmo greco delle dimensioni di cm. 36x33x6, integra solo nell'angolo superiore sinistro, che presenta una serie di cerchi incisi con figure animali, stelle, simboli e lettere gotiche (foto 1). Dalle lettere, contenute nei cerchi più piccoli, si compone la parola "iagra", e quindi si deduce la presenza anche qui della salutazione angelica (ave maria gratia plena). Si suppone che lo "stampo" fosse appartenuto alle monache agostiniane di Roncofreddo, dal momento che è stato trovato in quella località, dove era utilizzato, al rovescio, come macina da colori. Ma l'altra informazione importante della scheda è la seguente: si dice che ci sono stampi simili nei musei di Rimini, Forlì, Ravenna, Verona, eccetera. Quindi la nostra ricerca continua.
Pitone è un personaggio della mitologia greca, figlio di Gea, nato dal fango della terra dopo il diluvio universale. Era un drago-serpente enorme, custode dell'oracolo di Delfi, e forse la sua figura mitica ha la stessa origene del serpente del giardino dell'Eden. Morì durante un combattimento contro il dio Apollo, che si impossessò così dell'oracolo e diede alla sacerdotessa il nome di Pizia o Pitonessa, guadagnandosi lui stesso l'appellativo di Apollo Pitico. Nella pianura Crissea presso Delfi, si svolgevano ogni 4 anni i giochi pitici (Pythia) consistenti in gare di poeti, di musici, di ginnasti, gare equestri, e al vincitore come premio veniva cinto il capo con una corona di alloro. A Roma invece, l'imperatore finanziò la costruzione del tempio di Apollo Palatino, sul colle omonimo dove si conservava la raccolta dei libri Sibillini, i famosi oracoli. Invece in Anatolia, venerato da Ittiti e Hurriti, c'era un importante dio di nome Aplu, lo stesso nome che ritroviamo in una divinità etrusca. Il culto di Apollo/Aplu
D'ora in poi saremo corretti nei confronti della storia ufficiale, non definiremo più arditamente i nostri articoli "dispetti storici" bensì "ucronie", vocabolo che inquadra un racconto storico in un ambito fantasioso o fantastico "come sarebbe stato se…". Poi se viene meno l'onestà intellettuale, perché nelle nostre ucronie ci crediamo davvero, resta un problema nostro, almeno in questo tempo. Personaggi storici e contraddizioni Il nostro interesse è stato catturato da alcuni personaggi di un millennio fa, e strada facendo le notizie che siamo riusciti a raccogliere su questi sono così confuse e contraddittorie che non permettono di comprendere lo svolgimento degli eventi descritti. Partendo dal presupposto che i testi ufficiali riportano-almeno in parte-ricostruzioni false, per errore di trascrizione, storico e per dolo, falsando e nascondendo la storia reale di tutti, abbiamo ancora una volta provato a riposizionare nomi e personaggi nel nostro territorio, immaginandoli non come parte della storia di mezza Europa, ma di quella di un'area ristretta e di popoli cui bisogna togliere qualche zero di enumerazione. Come la storia diviene verosimile Con questa nostra impostazione gli spostamenti divengono verosimili, i toponimi si assomigliano, le descrizioni dell'ambiente-piante, strade, fiumi-corrispondono, considerando il clima e i mezzi che a quel tempo si avevano a disposizione. È altresì vero che con la moltiplicazione dei toponimi che i Salii prima e i Romani dopo fecero in Italia e nel mondo durante i loro spostamenti, molte storie potrebbero essere re-immaginate
Un dubbio ci assale: i veri Frankenstein… siamo sicuri che siano proprio tedeschi? larucola.org/2020/11/02/un-dubbio-ci-assale-i-veri-franckenstein-siamo-sicuri-che-siano-proprio-tedeschi/ Il castello di Frankenstein si trova in Germania, nell'omonimo borgo situato nei pressi di Darmstadt, a 30 km sud da Francoforte sul Meno. Il nome evoca sinistre sensazioni, perché Mary Shelley lo ha usato per dare nome e ambientazione al suo famoso libro, dal quale sono stati tratti molti film. L'alchimista-In questo luogo nel 1700 visse un alchimista, tale Johann Conrad Dippel, una sorta di scienziato pazzo dedito a lugubri esperimenti con animali e parti del corpo umano, la cui fama sicuramente giunse alle orecchie di Mary nel corso di una vacanza in quella zona, suscitandole qualche incubo notturno e ispirandole il racconto del noto mostro. Il significato di Frankenstein-In realtà se non fosse per la durezza della lingua germanica, Franken-stein altro non è che "la roccia dei Franchi" o "pietra franca", ed è il nome di una casata che ebbe origene in questo luogo da un nobile franco. Il nome ufficialmente fu assunto intorno al 1250 quando Konrad II fece costruire il castello, ma in verità la sua famiglia si chiamava von Breuberg, (nome di un borgo vicino), e prima ancora von Luetzelback, (un altro borgo vicino). La genealogia-Questa linea genealogica, che parte da Wiknand di Luetzelbach (+1180 circa) e prosegue con vari "Corrado" von Breuberg, per diventare Frankenstein dal 1250 fino ai giorni nostri, la ritroviamo nel famoso libro "In search of Frankenstein" di Radu Florescu, del 1975. Tentando di risalire più addietro per sapere da dove fosse uscita fuori questa famiglia, troviamo una traccia in Arbogasto von Frankenstein, vissuto intorno al 900.
**PER VISUALIZZARE O SCARICARE LA GENEALOGIA: https://www.larucola.org/2020/11/02/un-dubbio-ci-assale-i-veri-franckenstein-siamo-sicuri-che-siano-proprio-tedeschi/
https://www.larucola.org/wp-content/uploads/genealogia-Franckenstein-by-Sim.pdf
Mezière e Archès
Lo spunto stavolta ce lo dà l'abate Riccardo, più noto come Richerio di Reims. In una nota nel libro di Antognozzi-Carnevale "Da Carlo Magno alla Roma Picena nuove luci sulle origeni dell'Europa" edito nel 2019, precisamente la nota 101 a pag.124, si parla di un fatto dell'anno 900 svoltosi in una cittadina chiamata Maceriae, che vede coinvolto un certo Fulco parente dei Vidoni di Camerino. Questa storia è descritta da Richerio di Reims, tratta dalla sua opera "Histoire de France" volume I pag.46, edizione del 1967. Dopo il X sec. Maceriae diventa Mezière, in Francia…-Nei secoli successivi al X sec. in cui visse Richerio, la città di Maceriae è stata ufficialmente posta in Mezière. Mezière è una piccola città della Francia settentrionale, quasi al confine con il Belgio, e capoluogo della provincia delle Ardenne. Nel 2014 contava 53000 abitanti, qualche migliaio più della nostra Macerata. Le notizie prima del 1200 sono scarse su Mezière; sappiamo che in origene c'era un insediamento romano di nome Castricum o Castrice, che nel X secolo venne distrutto da un incendio, e ricostruito nelle vicinanze, prendendo il nome di Maceriae. Una curiosità: a Mezières c'è un quartiere intitolato a Saint Julien. Archès (Arcuza… guarda un po'…)-Vicino a Maceriae-Mezières sorgeva la frazione di Archès, che non è la stessa e nello stesso luogo dove è stata ricostruita nel 1600. Arches risulta esistita già prima di Mezières, sulla base di pochi documenti trovati negli archivi locali, dove viene citata unitamente a una chiesa di San Lamberto, ma nessun luogo nei dintorni corrisponde alle descrizioni di queste fonti.
Antonio Volpini, esperto di mappe antiche, intervistato su "Arcuza/Macerata" larucola.org/2020/09/21/antonio-volpini-esperto-di-mappe-antiche-intervistato-su-arcuza-macerata/ Nel numero 264 de "La rucola" abbiamo ipotizzato che il nome Arcuza rinvenuto in una mappa del 1548 al posto di Macerata ne fosse stato un antico nome, prima che sul colle sorgesse il castrum romano. Per chiarirci un po' le idee abbiamo intervistato Antonio Volpini, collezionista ed esperto di antiche mappe. foto 1-Giacomo Gastaldi 1548 ph Volpini A.
Cercando tracce di marchigianità fuori dai nostri confini, con l'aiuto della rete internet e anche di studiosi come Lando Siliquini (v. "Il dialetto fermano-maceratese" 2007 Livi Editore), siamo giunti-virtualmente-in Corsica. Il dialetto-C'è una zona in questa isola dove capita che i fermani in vacanza parlino in dialetto con i residenti: idioma identico! In quanti altri posti "spegnere" si dice in dialetto "stutà"? I Corsi sono persone orgogliose, dopo il secondo conflitto mondiale lottarono lungamente prima di accettare l'imposizione della nuova nazionalità e del francese come lingua ufficiale. Tengono molto alla loro identità, e si considerano un po' i figli dimenticati e traditi dell'Italia. Per mantenere il loro antico idioma, organizzano corsi, serate di conversazione in italiano e in còrso, pubblicano periodici in vernacolo. In un sito di proverbi còrsi abbiamo trovato, tra le centinaia di detti identici ai nostri, un paio di proverbi intraducibili, sia in italiano e peggio ancora in Francese: "Ascu prìmu per méle e casgiu" (Ascoli primo per mele/miele e cacio), "Purta a déda in Ascu": forse qualche ascolano può sciogliere l'arcàno? Un giornaletto molto interessante, era "A viva voce", assai simile a La rucola nei contenuti e nella forma, peccato che tempo fa il cartaceo sia stato eliminato e che il sito attuale non offra lo stesso materiale. Nei vecchi numeri ci sono lunghe dissertazioni sulle similitudini e possibili origeni dell'idioma, la cui conclusione è: non è simile al dialetto ligure, né al dialetto toscano, né a quello sardo.
Il Mappamondo di Ebstorf-La più grande "mappaemundi" medievale pervenutaci era il "Mappamondo di Ebstorf"(foto n° 1), realizzato nel 1200, delle dimensioni di 356 x 358 cm. Conservata presso Hannover, fu distrutta durante la seconda guerra mondiale. Per fortuna ne esistono delle riproduzioni fedeli. Mappamondo di Ebstorf
Da almeno tre secoli un affascinante rompicapo: l'anellone
L'anellone piceno (foto 1), o anello di Cupra, è un affascinante rompicapo da almeno tre secoli. Questo oggetto a fusione piena, in ferro, pure in bronzo, a volte di rame, raramente in oro, proviene dalle necropoli non lontane dal mare, nell'area geografica compresa tra il fiume Tenna e il fiume Tronto. È di forma circolare, con un numero di nodi variabile tra 4 e 8, ed è stato trovato nelle sepolture femminili della zona, appoggiato sulla pelvi della defunta, impugnato con la mano destra ornata di anellini. Si è perciò pensato, principalmente, a un oggetto rituale che avesse a che fare con la fertilità. Alcuni esemplari sono stati trovati appoggiati sulla testa: nelle fonti non è specificato se in questo caso fossero sepolture maschili. La maggior parte degli anelloni, da quanto sappiamo, è stata estratta purtroppo tra il 1700-1800, quando non c'erano alcuna attenzione né alcun criterio negli scavi archeologici. Che però quelli trovati sulla
Alpaide, nata tra il 650 e il 665 d.C., è nota anche come Adelheide-Alpiade-Alpade-Alpheidem-Alfeide-Calpiade-Alpagede-Alberda, fu la seconda moglie di Pipino II di Herstall, e madre di Carlo Martello (il nonno paterno di Carlo Magno). Sposò Pipino nel 688, mentre la prima moglie di lui, Plectrude, era ancora viva e vegeta: la bigamia tra i Franchi era ancora una consuetudine. Giudizi contrastanti Il cronista Fredegario la descrive "nobile e bella", ma in tutti gli altri testi dove ella viene di sfuggita menzionata, è denigrata come cattiva e peccatrice, colei che avidamente e lussuriosamente aveva portato il Major Domini Pipino nella perdizione. In realtà Pipino ebbe anche altre concubine, e dovremmo fare un viaggio nel tempo per capire le reali motivazioni di questa "sfacciata" unione: se anche si fosse trattato di una passione, prima ancora deve essere stato un affare di Stato, una unione con lo scopo di non disperdere territori e ricchezze. L'assassinio del vescovo Lamberto Altra notizia, vaga, riguarda Dodone, che pare fosse un domestico, o più verosimilmente un alto funzionario, e fratello di Alpaide: in occasione di un banchetto ufficiale di Pipino, il Vescovo di Liegi Lamberto apostrofò Alpaide come adultera cacciandola da tavola: Dodone non accettò l'affronto e lo uccise. Dodone morì annegato nella Mosa poco tempo dopo e Lamberto fu fatto Santo.
Siamo in un periodo febbrile, in cui rivedono la luce importanti tracce ed elementi a conferma della ipotesi, sempre più vicina a teoria, che il centro del mondo medievale si trovasse nel Piceno. Importante approfittarne, prima che si impongano censure e torni l'oblio su questa magnifica storia. Un libriccino di otto pagine Un piccolo volumetto è stato scovato su Ebay, uscito sicuramente da qualche vecchia catasta di libri di famiglia dei quali un qualche erede senza sufficiente spazio e ancora meno consapevolezza, avrà voluto disfarsi. Si tratta di un libriccino, di sole 8 pagine, così discreto e invisibile da essere sfuggito alla damnatio in quegli anni-il 1800-in cui i dubbi forse sorsero, ma la politica e il Vaticano li seppellirono in fretta, riscrivendo la storia d'Europa che oggi si studia a scuola, appassionando, forse, solo gli studenti d'oltralpe. Il libriccino parla di un dubbio scaturito nella mente di uno studioso attento: non accontentandosi di scorrere le pagine e fissandosi gli eventi descritti in mente così come erano scritti, s'incaponì a voler capire il come, il dove e il quando. La datazione di un semplice avvenimento Ebbe a disposizione tutti i libri degli storici più autorevoli, eppure discordi nel datare un semplice avvenimento: l'anno in cui Carlo Magno scese in Italia dalle fredde Germanie, assediò re Desiderio a Pavia per sei mesi, e durante questo assedio, o forse alla fine, andò a Roma dal Papa per la Pasqua. Questo studioso, tal Umberto Sorrentino (del quale non abbiamo trovato altre notizie), non
Non solo trash. A volte i social network esprimono la loro potenzialità positiva, lo testimoniamo in quanto consultando i "post" del gruppo Facebook "simboli dell'età medievale" ci siamo imbattuti nella foto di un curioso manufatto lapideo scattata in un museo dell'Emilia Romagna. Si trattava di un altro esemplare di lastra incisa a clipei con lettere e simboli, simile a quelli da noi descritti con un articolo lo scorso anno (https://www.larucola.org/2018/04/16/macerata-svelato-il-mistero-della-pietra-con-lave-maria-incisa/), presenti a Pievetorina, Cupramontana, Siracusa. In particolare ricordiamo quello di Macerata, completo e tradotto da Libero Paci come "salutazione angelica". Il reperto del Museo Renzi Ma partiamo dall'inizio: contattiamo il museo Renzi situato in località San Giovanni in Galilea, nel comune di Borghi (FC), e grazie alla collaborazione di Luca Mandolesi e Andrea Antonioli otteniamo foto e scheda del manufatto custodito nel museo. La descrizione parla di un frammento di lapide in marmo greco delle dimensioni di cm. 36x33x6, integra solo nell'angolo superiore sinistro, che presenta una serie di cerchi incisi con figure animali, stelle, simboli e lettere gotiche (foto 1). Dalle lettere, contenute nei cerchi più piccoli, si compone la parola "iagra", e quindi si deduce la presenza anche qui della salutazione angelica (ave maria gratia plena). Si suppone che lo "stampo" fosse appartenuto alle monache agostiniane di Roncofreddo, dal momento che è stato trovato in quella località, dove era utilizzato, al rovescio, come macina da colori. Ma l'altra informazione importante della scheda è la seguente: si dice che ci sono stampi simili nei musei di Rimini, Forlì, Ravenna, Verona, eccetera. Quindi la nostra ricerca continua.
Pitone è un personaggio della mitologia greca, figlio di Gea, nato dal fango della terra dopo il diluvio universale. Era un drago-serpente enorme, custode dell'oracolo di Delfi, e forse la sua figura mitica ha la stessa origene del serpente del giardino dell'Eden. Morì durante un combattimento contro il dio Apollo, che si impossessò così dell'oracolo e diede alla sacerdotessa il nome di Pizia o Pitonessa, guadagnandosi lui stesso l'appellativo di Apollo Pitico. Nella pianura Crissea presso Delfi, si svolgevano ogni 4 anni i giochi pitici (Pythia) consistenti in gare di poeti, di musici, di ginnasti, gare equestri, e al vincitore come premio veniva cinto il capo con una corona di alloro. A Roma invece, l'imperatore finanziò la costruzione del tempio di Apollo Palatino, sul colle omonimo dove si conservava la raccolta dei libri Sibillini, i famosi oracoli. Invece in Anatolia, venerato da Ittiti e Hurriti, c'era un importante dio di nome Aplu, lo stesso nome che ritroviamo in una divinità etrusca. Il culto di Apollo/Aplu
D'ora in poi saremo corretti nei confronti della storia ufficiale, non definiremo più arditamente i nostri articoli "dispetti storici" bensì "ucronie", vocabolo che inquadra un racconto storico in un ambito fantasioso o fantastico "come sarebbe stato se…". Poi se viene meno l'onestà intellettuale, perché nelle nostre ucronie ci crediamo davvero, resta un problema nostro, almeno in questo tempo. Personaggi storici e contraddizioni Il nostro interesse è stato catturato da alcuni personaggi di un millennio fa, e strada facendo le notizie che siamo riusciti a raccogliere su questi sono così confuse e contraddittorie che non permettono di comprendere lo svolgimento degli eventi descritti. Partendo dal presupposto che i testi ufficiali riportano-almeno in parte-ricostruzioni false, per errore di trascrizione, storico e per dolo, falsando e nascondendo la storia reale di tutti, abbiamo ancora una volta provato a riposizionare nomi e personaggi nel nostro territorio, immaginandoli non come parte della storia di mezza Europa, ma di quella di un'area ristretta e di popoli cui bisogna togliere qualche zero di enumerazione. Come la storia diviene verosimile Con questa nostra impostazione gli spostamenti divengono verosimili, i toponimi si assomigliano, le descrizioni dell'ambiente-piante, strade, fiumi-corrispondono, considerando il clima e i mezzi che a quel tempo si avevano a disposizione. È altresì vero che con la moltiplicazione dei toponimi che i Salii prima e i Romani dopo fecero in Italia e nel mondo durante i loro spostamenti, molte storie potrebbero essere re-immaginate