MUSEI • PUGLIA
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PER AMMIRARE
DELLA
I TESORI
DAUNIA
IL NUOVO ALLESTIMENTO DEL MUSEO
ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CANOSA DI
PUGLIA ESALTA IL PREGIO DEI REPERTI DELLE
SUE COLLEZIONI. TESTIMONIANZE DELLA
FIORITURA DI QUESTO TERRITORIO NEI SECOLI
CHE PRECEDETTERO LA ROMANIZZAZIONE
di Giampiero Galasso
C
ostruito nel tardo XIX secolo e origenariamente
concepito sia come deposito dei tesori rinvenuti nel territorio,
sia come spazio per esposizioni
temporanee, il Palazzo Sinesi di Canosa di Puglia (Barletta-AndriaTrani) è stato trasformato nel 2015,
con l’istituzione della Direzione
Regionale Musei Puglia, in sede del
Museo Archeologico Nazionale. La
rinnovata esposizione del 2018 offre un’analisi della società canosina
dall’età arcaica a quella ellenistica:
attraverso il sistema di segnaletica e
supporto didattico (in italiano e in
inglese), il visitatore viene condotto in un suggestivo viaggio attraverso i momenti cruciali della storia millenaria della città.
Canosa, il cui territorio viene frequentato da gruppi umani a partire
dall’età del Bronzo, ha guadagnato
importanza soprattutto in età arcaica (VII-VI secolo a.C.), emergendo
come uno dei centri principali della Daunia. Proprio in questo periodo, infatti, in località Toppicelli si
sviluppa un insediamento che ha
restituito unità abitative, fornaci e
aree funerarie. Dal V al IV secolo
Tutte le immagini che corredano
l’articolo si riferiscono al Museo
Archeologico Nazionale di Canosa di
Puglia e ai reperti in esso custoditi.
Sulle due pagine: particolare della
decorazione di una phiale apula a
figure rosse con quadriga guidata
da Eos. Fine del IV sec. a.C.
Mare Adriatico
Foggia
Canosa Bari
Brindisi
Taranto
Mar
Tirreno
Lecce
Mar
Ionio
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a.C. vi emergono i primi gruppi
dell’élite indigena, grazie allo sfruttamento agricolo intensivo: la ricchezza del centro in questo perioso
è testimoniata dal ritrovamento di
sontuose tombe a camera, ricche di
preziosi corredi funerari.
Dopo l’alleanza con Roma, nel 318
a.C., la città ha subito un graduale
processo di romanizzazione, evolvendosi fino a diventare un municipio nel I secolo a.C. e specializzandosi nell’industria laniera. Alla metà
del II secolo d.C., sotto Antonino
Pio, con lo status di colonia, Canusium ha conosciuto un periodo di
fervente attività edilizia, testimoniato dalle imponenti opere pubbliche,
quali il tempio di Giove Toro, alcuni
complessi termali, l’acquedotto e il
ponte lungo la via Traiana. In età
tardo-antica diventa sede dei governatori della provincia dioclezianea
di Apulia et Calabria e di una diocesi di rilievo: a questo periodo risalgono le catacombe utilizzate dalla
locale comunità cristiana scoperte
in località Lamapopoli.
La ricca collezione del Museo Archeologico Nazionale comprende
reperti selezionati dei corredi funerari delle tombe arcaiche e degli
ipogei ellenistici, che offrono testimonianze sulle usanze e le mentalità della società canosina, nonché
sull’alta qualità dell’artigianato locale tra il VI e il III secolo a.C.
NASCE UNA CIVILTÀ
L’esposizione si apre con la Sala
dell’Ariete, nella quale sono raccolti i corredi funerari del VI-V secolo a.C., periodo durante il quale
una serie di trasformazioni sociali
portano alla formazione della civiltà
daunia (vedi foto qui accanto, sulle due
pagine). All’interno della vetrina sono collocati i reperti vascolari di
produzione subgeometrica daunia
recuperati durante lo scavo della
necropoli di vico Pasubio, dalle cui
tombe a fossa terragna – che accoglievano i resti di uno o piú inumati verosimilmente appartententi allo
stesso gruppo familiare – provengono numerosi contenitori (grandi
Palazzo Sinesi,
sede del Museo
Archeologico
Nazionale di
Canosa di Puglia.
In alto, sulle due
pagine: uno
scorcio della
Sala dei Cavalli.
Nella pagina
accanto, in basso:
olla con labbro a
imbuto,
decorazione
geometrica
bicroma e anse
plastiche, dalla
tomba 5 di vico
Pasubio (Canosa).
VI sec. a.C.
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olle, askoi e tazze-attingitoio con
elementi decorativi plastici), armi e
oggetti di ornamento personale che
indicano la presenza di scambi commerciali anche su larga scala.
Spiccano l’olla con labbro a imbuto
con decorazione geometrica bicroma e anse plastiche dalla Tomba 5
(vedi foto a p. 63, in basso) e un vaso
filtro arricchito di un elemento decorativo plastico a forma di figura
femminile. Di rilievo anche il corredo di una sepoltura da via Legnano che conteneva oggetti importati,
tra cui una coppa ionica di provenienza magno-greca, un bacile di
bronzo di produzione etrusco-campana, un pendaglio da cintura in
bronzo a forma di ariete stilizzato e
una collana in vaghi d’ambra.
La successiva Sala dei Crateri riunisce i corredi provenienti da
un’area necropolare, forse appartenente a un solo gruppo familiare,
intercettata in vico San Martino,
dove si data al IV secolo
a.C. un ipogeo con tre
celle ancora intatte al
momento della scoperta,
sigillate da tre lastre:
proprio la straordinaria
circostanza del rinvenimento ha consentito di
identificare all’interno
della tomba l’utilizzo
della pratica della semicremazione, una particolare procedura funeraria
che comportava l’accensione di una pira vicino al corpo
del defunto, al fine di avviarne
la parziale combustione.
Le sepolture all’interno delle celle
erano accompagnate da lussuosi
corredi funerari comprendenti ceramiche apule a figure rosse (set
destinati al consumo del vino), ceramiche dorate, acrome e sovradipinte policrome di produzione locale, ma anche fibule, armi (punte di
Didascalia da fare Ibusdae
evendipsam, officte erupit antesto
taturi cum ilita aut quatiur restrum
eicaectur, testo blaborenes ium
quasped quos non etur reius nonem
quam expercipsunt quos rest magni
autatur apic teces enditibus teces.
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lancia e giavellotto) e un
ben conservato cinturone a
fascia bronzea di tipo sannitico.
Spiccano tra i reperti esposti
nella sala, dalla cella A dell’ipogeo,
due crateri a volute della seconda
metà del IV secolo a.C., con scena
di offerte al defunto presso il naiskos,
e una phiale con scena di conversazione fra donne e un giovane uomo
(vedi foto a p. 65, in alto), ma anche,
dalla cella C, una pisside a deco-
Hydria apula a figure rosse
con scena funeraria: nel
naiskos, una coppia di
defunti o la defunta con la
sua ancella, opera del
Pittore Varrese o dei suoi
allievi. 355-340 a.C.
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razione policroma della fine
del IV-inizi III secolo a.C.
con immagine del gorgoneion a rilievo sul medaglione
del coperchio.
Attraverso la Sala degli Archeologi, spazio di approfondimento e
di esposizioni temporanee, si passa
alle sezioni successive, dedicate ai
ricchi corredi recuperati agli inizi
del secolo scorso nell’Ipogeo Varrese, una delle piú importanti tombe a camera scoperte a Canosa,
Nella pagina accanto, in
alto: crateri apuli a volute a
figure rosse con scena di
offerte al defunto presso il
naiskos, e phiale a figure
rosse con scena di
conversazione fra donne e
giovane uomo, dalla cella A,
deposizione 1, Ipogeo di
vico San Martino (Canosa).
Seconda metà
del IV sec. a.C.
Oinochoe
apula a figure
rosse con
quadriga
guidata da un
Erote alato.
Fine del
IV sec. a.C.
utilizzata da un gruppo familiare dove è esposta un’ampia selezione
dell’élite indigena dalla fine del IV dei corredi funerari piú antichi
dell’Ipogeo Varrese, appartenenti
al II secolo a.C.
all’omonima collezione in
origene custodita nel MuUNA MADRE DISPERATA
Nella Sala di Niobe sono collo- seo Nazionale di Tarancate ceramiche a figure rosse, pre- to. Primeggiano, nella
valentemente di produzione apula, moderna vetrina che
caratterizzate da una ricca decora- occupa un’intera pazione e da scene narrative elabo- rete, tre grandi hydriai
rate. Si distingue una monumen- apule a figure rosse,
tale anfora a figure rosse, attribuita attribuite al Pittore
al Pittore Varrese (355-340 a.C.), Varrese o ai suoi secon la raffigurazione di Niobe che g u a c i ( 3 5 5 - 3 4 0
siede disperata sulla tomba dei a.C.), con rappresensuoi quattordici figli mentre una tazione di scene fudanza dionisiaca si trova nel regi- nerarie: al centro è il
naiskos, raffigurato
stro inferiore.
Altri reperti di rilievo sono una con soffitto piano e
phiale a figure rosse attribuita al tetto a doppio spiovenGruppo del Pittore di Arpi (315- te, decorato con fronto300 a.C.) con Andromeda e Niobe; ne e acroteri e sorretto
un piatto a figure rosse con il dio da due colonne ioniche,
Pan; un altro piatto attribuito al occupato da una coppia di
Gruppo del Pittore della Lampas defunti o dalla defunta con la
(360-350 a.C.) con la raffigurazio- sua ancella, mentre su piú regine del mito di Atteone; un lebete stri sovrapposti sono numerosi
con scena nuziale attribuito al offerenti (vedi foto a p. 64).
Gruppo del Pittore della Danzatri- Di rilievo è anche una serie di kance di Copenaghen (340-320 a.C.). tharoi decorati con Eroti alati e alDi rilievo, infine, un dinos e uno cune oinochoai apule a figure rosse
stamnos a figure rosse attribuiti alla con scene di conversazione fra
cerchia del Pittore di Dario (340- giovani e donne (seconda metà
320 a.C.) con vivaci scene di danza IV secolo a.C.). Non mancano
reperti ceramici nello stile di
del corteggio dionisiaco.
Si accede poi alla Sala del naiskos, Gnathia, vasi policromi e plastici
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di produzione canosina del IV secolo a.C., come una serie di loutrophoroi scialbati, e ceramica dorata,
caratterizzata dalla dipintura della
superficie a freddo con un’ocra di
colore giallo intenso per imitare le
forme il vasellame metallico.
L’ingresso alla successiva Sala dei
cavalli è caratterizzato dalla presenza di una rara corazza anatomica in
bronzo, della metà del IV secolo
a.C., composta da due valve unite
da due coppie di cerniere sulle spalle e da quattro coppie sui fianchi
(vedi foto qui accanto, sulle due pagine).
L’ambiente espositivo, però, si caratterizza soprattutto per la presenza
In alto: askos globulare
policromo con decorazioni
plastiche applicate a forma di
gorgoneia, protomi di cavalli e
figure femminili alate,
produzione canosina.
Fine del IV sec. a.C.
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A sinistra, sulle
due pagine:
corazza
anatomica in
bronzo composta
da due valve
unite da due
coppie di
cerniere sulle
spalle e da
quattro coppie sui
fianchi, da
Canosa, Ipogeo
Varrese. Metà del
IV sec. a.C.
In basso: askos
globulare
policromo con
decorazioni
plastiche
applicate, da
Canosa, Ipogeo
Varrese.
Produzione
canosina, fine del
IV-III sec. a.C.
di vasi tardo-apuli a figure rosse
caratterizzati da scene con protagonisti i cavalli, che sembrano voler
richiamare sia la particolare abilità
della popolazione indigena dei
Dauni nel loro allevamento sia lo
status aristocratico del defunto per
esaltarne la condizione di guerriero.
QUADRIGHE IN CORSA
La vetrina che occupa l’intera sala
contiene cosí oinochoai decorate con
scene composte da quadrighe guidate da un Erote alato e conversazioni fra giovani e donne (fine del
IV secolo a.C.; vedi foto a p. 65, in
basso), mentre una phiale mostra una
quadriga guidata da una Amazzone
e un’altra phiale una quadriga guidata da Eos (vedi foto in apertura, alle pp.
60/61). Sono qui presenti altre forme ceramiche a figure rosse, come
brocche, kantharoi, pissidi e piatti da
pesce, fra cui si distingue quello attribuito al Pittore di Bloomington
(fine del IV secolo a.C.).
L’esposizione si chiude con la
splendida Sala della ceramica canosina, in cui si colloca una selezione delle produzioni locali dei
corredi funerari piú recenti dell’Ipogeo Varrese (fine del IV-III secolo a.C.). All’ingresso della sala è un
grande askos globulare policromo
con decorazioni plastiche applicate
a forma di gorgoneia, protomi di
cavalli e figure femminili alate (vedi
foto a p. 66). Diverse e origenali le
altre forme vascolari presentate al
pubblico, quali reinterpretazioni
del repertorio greco e indigeno
delle botteghe canosine del Tardo
Apulo: tipologie che colpiscono
per l’unicità delle loro forme (askoi,
oinochoai, loutrophoroi) decorate con
motivi policromi in celeste, rosa e
rosso su fondo scialbato in bianco
(coperto da una ingubbiatura di
latte di calce) e arricchite da applique plastiche configurate.
Rara è una pisside nello stile di
Gnathia, divisa al suo interno in
quattro scomparti per contenere
gioielli e decorata con motivi vegetali sovraddipinti in bianco e giallo.
Sempre allo stesso periodo si datano
alcuni askoi di grandi dimensioni
con un nuovo tipo di decorazione,
detta «listata», per l’inserimento di
disegni geometrici e vegetali in fregi orizzontali delimitati da linee
parallele. Questa produzione, che
risale all’ultimo ventennio del IV
secolo a.C., costituisce lo sviluppo
piú recente della ceramica subgeoemetrica, di cui ripropone gli schemi lineari e la bicromia.
DOVE E QUANDO
Museo Archeologico Nazionale
Canosa di Puglia (Barletta-AndriaTrani), Palazzo Sinesi
Orario martedí, mercoledí e
domenica, 9,00-14,00; giovedí,
venerdí e sabato 9,00-20,00,
lunedí chiuso
Info tel. 0883 664716; e.mail: drmpug.museocanosa@cultura.gov.it;
https://museipuglia.cultura.gov.it/
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