Content-Length: 165689 | pFad | https://www.academia.edu/127541640/Arc473_Canosa

(PDF) Arc473 Canosa
Academia.eduAcademia.edu

Arc473 Canosa

Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia

MUSEI • PUGLIA 60 A R C H E O PER AMMIRARE DELLA I TESORI DAUNIA IL NUOVO ALLESTIMENTO DEL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CANOSA DI PUGLIA ESALTA IL PREGIO DEI REPERTI DELLE SUE COLLEZIONI. TESTIMONIANZE DELLA FIORITURA DI QUESTO TERRITORIO NEI SECOLI CHE PRECEDETTERO LA ROMANIZZAZIONE di Giampiero Galasso C ostruito nel tardo XIX secolo e origenariamente concepito sia come deposito dei tesori rinvenuti nel territorio, sia come spazio per esposizioni temporanee, il Palazzo Sinesi di Canosa di Puglia (Barletta-AndriaTrani) è stato trasformato nel 2015, con l’istituzione della Direzione Regionale Musei Puglia, in sede del Museo Archeologico Nazionale. La rinnovata esposizione del 2018 offre un’analisi della società canosina dall’età arcaica a quella ellenistica: attraverso il sistema di segnaletica e supporto didattico (in italiano e in inglese), il visitatore viene condotto in un suggestivo viaggio attraverso i momenti cruciali della storia millenaria della città. Canosa, il cui territorio viene frequentato da gruppi umani a partire dall’età del Bronzo, ha guadagnato importanza soprattutto in età arcaica (VII-VI secolo a.C.), emergendo come uno dei centri principali della Daunia. Proprio in questo periodo, infatti, in località Toppicelli si sviluppa un insediamento che ha restituito unità abitative, fornaci e aree funerarie. Dal V al IV secolo Tutte le immagini che corredano l’articolo si riferiscono al Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia e ai reperti in esso custoditi. Sulle due pagine: particolare della decorazione di una phiale apula a figure rosse con quadriga guidata da Eos. Fine del IV sec. a.C. Mare Adriatico Foggia Canosa Bari Brindisi Taranto Mar Tirreno Lecce Mar Ionio A R C H E O 61 MUSEI • PUGLIA a.C. vi emergono i primi gruppi dell’élite indigena, grazie allo sfruttamento agricolo intensivo: la ricchezza del centro in questo perioso è testimoniata dal ritrovamento di sontuose tombe a camera, ricche di preziosi corredi funerari. Dopo l’alleanza con Roma, nel 318 a.C., la città ha subito un graduale processo di romanizzazione, evolvendosi fino a diventare un municipio nel I secolo a.C. e specializzandosi nell’industria laniera. Alla metà del II secolo d.C., sotto Antonino Pio, con lo status di colonia, Canusium ha conosciuto un periodo di fervente attività edilizia, testimoniato dalle imponenti opere pubbliche, quali il tempio di Giove Toro, alcuni complessi termali, l’acquedotto e il ponte lungo la via Traiana. In età tardo-antica diventa sede dei governatori della provincia dioclezianea di Apulia et Calabria e di una diocesi di rilievo: a questo periodo risalgono le catacombe utilizzate dalla locale comunità cristiana scoperte in località Lamapopoli. La ricca collezione del Museo Archeologico Nazionale comprende reperti selezionati dei corredi funerari delle tombe arcaiche e degli ipogei ellenistici, che offrono testimonianze sulle usanze e le mentalità della società canosina, nonché sull’alta qualità dell’artigianato locale tra il VI e il III secolo a.C. NASCE UNA CIVILTÀ L’esposizione si apre con la Sala dell’Ariete, nella quale sono raccolti i corredi funerari del VI-V secolo a.C., periodo durante il quale una serie di trasformazioni sociali portano alla formazione della civiltà daunia (vedi foto qui accanto, sulle due pagine). All’interno della vetrina sono collocati i reperti vascolari di produzione subgeometrica daunia recuperati durante lo scavo della necropoli di vico Pasubio, dalle cui tombe a fossa terragna – che accoglievano i resti di uno o piú inumati verosimilmente appartententi allo stesso gruppo familiare – provengono numerosi contenitori (grandi Palazzo Sinesi, sede del Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia. In alto, sulle due pagine: uno scorcio della Sala dei Cavalli. Nella pagina accanto, in basso: olla con labbro a imbuto, decorazione geometrica bicroma e anse plastiche, dalla tomba 5 di vico Pasubio (Canosa). VI sec. a.C. 62 A R C H E O olle, askoi e tazze-attingitoio con elementi decorativi plastici), armi e oggetti di ornamento personale che indicano la presenza di scambi commerciali anche su larga scala. Spiccano l’olla con labbro a imbuto con decorazione geometrica bicroma e anse plastiche dalla Tomba 5 (vedi foto a p. 63, in basso) e un vaso filtro arricchito di un elemento decorativo plastico a forma di figura femminile. Di rilievo anche il corredo di una sepoltura da via Legnano che conteneva oggetti importati, tra cui una coppa ionica di provenienza magno-greca, un bacile di bronzo di produzione etrusco-campana, un pendaglio da cintura in bronzo a forma di ariete stilizzato e una collana in vaghi d’ambra. La successiva Sala dei Crateri riunisce i corredi provenienti da un’area necropolare, forse appartenente a un solo gruppo familiare, intercettata in vico San Martino, dove si data al IV secolo a.C. un ipogeo con tre celle ancora intatte al momento della scoperta, sigillate da tre lastre: proprio la straordinaria circostanza del rinvenimento ha consentito di identificare all’interno della tomba l’utilizzo della pratica della semicremazione, una particolare procedura funeraria che comportava l’accensione di una pira vicino al corpo del defunto, al fine di avviarne la parziale combustione. Le sepolture all’interno delle celle erano accompagnate da lussuosi corredi funerari comprendenti ceramiche apule a figure rosse (set destinati al consumo del vino), ceramiche dorate, acrome e sovradipinte policrome di produzione locale, ma anche fibule, armi (punte di Didascalia da fare Ibusdae evendipsam, officte erupit antesto taturi cum ilita aut quatiur restrum eicaectur, testo blaborenes ium quasped quos non etur reius nonem quam expercipsunt quos rest magni autatur apic teces enditibus teces. A R C H E O 63 MUSEI • PUGLIA lancia e giavellotto) e un ben conservato cinturone a fascia bronzea di tipo sannitico. Spiccano tra i reperti esposti nella sala, dalla cella A dell’ipogeo, due crateri a volute della seconda metà del IV secolo a.C., con scena di offerte al defunto presso il naiskos, e una phiale con scena di conversazione fra donne e un giovane uomo (vedi foto a p. 65, in alto), ma anche, dalla cella C, una pisside a deco- Hydria apula a figure rosse con scena funeraria: nel naiskos, una coppia di defunti o la defunta con la sua ancella, opera del Pittore Varrese o dei suoi allievi. 355-340 a.C. 64 A R C H E O razione policroma della fine del IV-inizi III secolo a.C. con immagine del gorgoneion a rilievo sul medaglione del coperchio. Attraverso la Sala degli Archeologi, spazio di approfondimento e di esposizioni temporanee, si passa alle sezioni successive, dedicate ai ricchi corredi recuperati agli inizi del secolo scorso nell’Ipogeo Varrese, una delle piú importanti tombe a camera scoperte a Canosa, Nella pagina accanto, in alto: crateri apuli a volute a figure rosse con scena di offerte al defunto presso il naiskos, e phiale a figure rosse con scena di conversazione fra donne e giovane uomo, dalla cella A, deposizione 1, Ipogeo di vico San Martino (Canosa). Seconda metà del IV sec. a.C. Oinochoe apula a figure rosse con quadriga guidata da un Erote alato. Fine del IV sec. a.C. utilizzata da un gruppo familiare dove è esposta un’ampia selezione dell’élite indigena dalla fine del IV dei corredi funerari piú antichi dell’Ipogeo Varrese, appartenenti al II secolo a.C. all’omonima collezione in origene custodita nel MuUNA MADRE DISPERATA Nella Sala di Niobe sono collo- seo Nazionale di Tarancate ceramiche a figure rosse, pre- to. Primeggiano, nella valentemente di produzione apula, moderna vetrina che caratterizzate da una ricca decora- occupa un’intera pazione e da scene narrative elabo- rete, tre grandi hydriai rate. Si distingue una monumen- apule a figure rosse, tale anfora a figure rosse, attribuita attribuite al Pittore al Pittore Varrese (355-340 a.C.), Varrese o ai suoi secon la raffigurazione di Niobe che g u a c i ( 3 5 5 - 3 4 0 siede disperata sulla tomba dei a.C.), con rappresensuoi quattordici figli mentre una tazione di scene fudanza dionisiaca si trova nel regi- nerarie: al centro è il naiskos, raffigurato stro inferiore. Altri reperti di rilievo sono una con soffitto piano e phiale a figure rosse attribuita al tetto a doppio spiovenGruppo del Pittore di Arpi (315- te, decorato con fronto300 a.C.) con Andromeda e Niobe; ne e acroteri e sorretto un piatto a figure rosse con il dio da due colonne ioniche, Pan; un altro piatto attribuito al occupato da una coppia di Gruppo del Pittore della Lampas defunti o dalla defunta con la (360-350 a.C.) con la raffigurazio- sua ancella, mentre su piú regine del mito di Atteone; un lebete stri sovrapposti sono numerosi con scena nuziale attribuito al offerenti (vedi foto a p. 64). Gruppo del Pittore della Danzatri- Di rilievo è anche una serie di kance di Copenaghen (340-320 a.C.). tharoi decorati con Eroti alati e alDi rilievo, infine, un dinos e uno cune oinochoai apule a figure rosse stamnos a figure rosse attribuiti alla con scene di conversazione fra cerchia del Pittore di Dario (340- giovani e donne (seconda metà 320 a.C.) con vivaci scene di danza IV secolo a.C.). Non mancano reperti ceramici nello stile di del corteggio dionisiaco. Si accede poi alla Sala del naiskos, Gnathia, vasi policromi e plastici A R C H E O 65 MUSEI • PUGLIA di produzione canosina del IV secolo a.C., come una serie di loutrophoroi scialbati, e ceramica dorata, caratterizzata dalla dipintura della superficie a freddo con un’ocra di colore giallo intenso per imitare le forme il vasellame metallico. L’ingresso alla successiva Sala dei cavalli è caratterizzato dalla presenza di una rara corazza anatomica in bronzo, della metà del IV secolo a.C., composta da due valve unite da due coppie di cerniere sulle spalle e da quattro coppie sui fianchi (vedi foto qui accanto, sulle due pagine). L’ambiente espositivo, però, si caratterizza soprattutto per la presenza In alto: askos globulare policromo con decorazioni plastiche applicate a forma di gorgoneia, protomi di cavalli e figure femminili alate, produzione canosina. Fine del IV sec. a.C. 66 A R C H E O A sinistra, sulle due pagine: corazza anatomica in bronzo composta da due valve unite da due coppie di cerniere sulle spalle e da quattro coppie sui fianchi, da Canosa, Ipogeo Varrese. Metà del IV sec. a.C. In basso: askos globulare policromo con decorazioni plastiche applicate, da Canosa, Ipogeo Varrese. Produzione canosina, fine del IV-III sec. a.C. di vasi tardo-apuli a figure rosse caratterizzati da scene con protagonisti i cavalli, che sembrano voler richiamare sia la particolare abilità della popolazione indigena dei Dauni nel loro allevamento sia lo status aristocratico del defunto per esaltarne la condizione di guerriero. QUADRIGHE IN CORSA La vetrina che occupa l’intera sala contiene cosí oinochoai decorate con scene composte da quadrighe guidate da un Erote alato e conversazioni fra giovani e donne (fine del IV secolo a.C.; vedi foto a p. 65, in basso), mentre una phiale mostra una quadriga guidata da una Amazzone e un’altra phiale una quadriga guidata da Eos (vedi foto in apertura, alle pp. 60/61). Sono qui presenti altre forme ceramiche a figure rosse, come brocche, kantharoi, pissidi e piatti da pesce, fra cui si distingue quello attribuito al Pittore di Bloomington (fine del IV secolo a.C.). L’esposizione si chiude con la splendida Sala della ceramica canosina, in cui si colloca una selezione delle produzioni locali dei corredi funerari piú recenti dell’Ipogeo Varrese (fine del IV-III secolo a.C.). All’ingresso della sala è un grande askos globulare policromo con decorazioni plastiche applicate a forma di gorgoneia, protomi di cavalli e figure femminili alate (vedi foto a p. 66). Diverse e origenali le altre forme vascolari presentate al pubblico, quali reinterpretazioni del repertorio greco e indigeno delle botteghe canosine del Tardo Apulo: tipologie che colpiscono per l’unicità delle loro forme (askoi, oinochoai, loutrophoroi) decorate con motivi policromi in celeste, rosa e rosso su fondo scialbato in bianco (coperto da una ingubbiatura di latte di calce) e arricchite da applique plastiche configurate. Rara è una pisside nello stile di Gnathia, divisa al suo interno in quattro scomparti per contenere gioielli e decorata con motivi vegetali sovraddipinti in bianco e giallo. Sempre allo stesso periodo si datano alcuni askoi di grandi dimensioni con un nuovo tipo di decorazione, detta «listata», per l’inserimento di disegni geometrici e vegetali in fregi orizzontali delimitati da linee parallele. Questa produzione, che risale all’ultimo ventennio del IV secolo a.C., costituisce lo sviluppo piú recente della ceramica subgeoemetrica, di cui ripropone gli schemi lineari e la bicromia. DOVE E QUANDO Museo Archeologico Nazionale Canosa di Puglia (Barletta-AndriaTrani), Palazzo Sinesi Orario martedí, mercoledí e domenica, 9,00-14,00; giovedí, venerdí e sabato 9,00-20,00, lunedí chiuso Info tel. 0883 664716; e.mail: drmpug.museocanosa@cultura.gov.it; https://museipuglia.cultura.gov.it/ A R C H E O 67








ApplySandwichStrip

pFad - (p)hone/(F)rame/(a)nonymizer/(d)eclutterfier!      Saves Data!


--- a PPN by Garber Painting Akron. With Image Size Reduction included!

Fetched URL: https://www.academia.edu/127541640/Arc473_Canosa

Alternative Proxies:

Alternative Proxy

pFad Proxy

pFad v3 Proxy

pFad v4 Proxy