Content-Length: 162415 | pFad | https://www.academia.edu/42737284/Lezioni_di_scrittura_creativa_II_Il_destinatario

(PDF) Lezioni di scrittura creativa. II. Il destinatario
Academia.eduAcademia.edu

Lezioni di scrittura creativa. II. Il destinatario

1996, Lezioni di scrittura creativa. II. Il destinatario, in "Inchiostro", A. 2, n. 3, Maggio/Giugno 1996, pp. 46-49.

Quando abbiamo stabilito che cosa vogliamo comunicare, subito dopo è necessario stabilire a chi comunicarlo. Il problema è assai meno semplice di quanto appaia a prima vista, poiché il destinatario condizionerà la scelta stessa delle cose da dire (I. inventio); la loro elaborazione e il loro ordinamento (II. dispositio); la traduzione linguistica delle idee (III. elocutio).

Giuliana Nuvoli Lezioni di scrittura creativa Lezione n.2 IL DESTINATARIO Quando abbiamo stabilito che cosa vogliamo comunicare, subito dopo è necessario stabilire a chi comunicarlo. Il problema è assai meno semplice di quanto appaia a prima vista, poiché il destinatario condizionerà la scelta stessa delle cose da dire (I. inventio); la loro elaborazione e il loro ordinamento (II. dispositio); la traduzione linguistica delle idee (III. elocutio). Nel comunicare ci rivolgiamo, di norma: 1. ad una singola persona; 2. ad un gruppo omogeneo; 3. ad un gruppo eterogeneo. LA SINGOLA PERSONA Chi scrive un testo per un solo individuo ha, di solito, un alto grado di conoscenza del destinatario, qualunque ne sia la finalità. Può essere una lettera d'amore e di seduzione; una missiva della madre per il figlio, o del maestro per l'allievo; il promemoria del detenuto per il suo avvocato; la spiegazione della fine di un rapporto di amicizia. Il testo scritto per una singola persona implica, in ogni caso, l'idea di appartenenza: il destinatario fa già parte della vita di chi scrive. Appartiene alle sue giornate, o ai suoi affetti, o alle sue speranze; anche nel caso, ovviamente, in cui lo scrivente desideri che l'altro che l'altro cessi di appartenervi. In virtù di questo legame, il testo deve essere come "modellato" su colui che lo riceverà, a cominciare dall'apertura del messaggio. LA CAPTATIO BENEVOLENTIAE. Il testo scritto per un solo destinatario possiede, più dei testi di altra natura, caratteristiche simili a quelle del "parlato": così che, rivolgendosi all'altro, è opportuno iniziare con una formula accattivante (captatio benevolentiae) o, comunque, con delle frasi che ben predispongano alla lettura. E' certo accattivante iniziare una lettera d'amore con Mio caro, mi manchi. E tutto mi manca di te: le tue mani, la tua voce, i tuoi rapidi sorrisi e il tuo calore sicuro. Ma potrebbe essere meglio cominciare con Mio caro, dolci sono le tue mani e pieni di luce i tuoi sorrisi: ma niente, niente è come il tuo calore sicuro. Nel primo caso la captatio benevolentiae fornisce il seguente messaggio: tu sei un essere importante, meraviglioso per me; nel secondo caso, invece, il messaggio è: tu sei un essere importante e meraviglioso in assoluto. La scelta della formula da usare è legata, naturalmente al destinatario: 1. se chi scrive sa che il destinatario desidera sapere quanto importante sia per lo scrivente, allora è da privilegiare il primo inizio; 2. se chi scrive intende sedurre il destinatario (e non sa in che misura sia corrisposto), allora userà la seconda, poiché potente strumento di seduzione è la lusinga, e nessun suono è dolce alle orecchie degli uomini come le loro lodi. In modo analogo funziona l'inizio di una missiva con finalità didattiche. Quando Seneca scrive a Lucilio, inizia spesso con una captatio benevolentiae, anche se misurata e severa come nel caso della seconda epistola: Da quello che mi scrivi, e da quello che sento, nutro buone speranze su di te. In poche, lapidarie parole Seneca comunica a Lucilio, nell'ordine, che: • legge le sue lettere; • cerca di avere notizie su di lui anche da altre fonti; • si occupa assiduamente della persona del destinatario; • si complimenta per la sua condotta; • gli rende noto che questa è conforme ai suoi desideri e ai suoi insegnamenti; • lo incita a continuare. Il destinatario unico, in ogni caso, è quello che richiede un'attenzione maggiore, nella elaborazione del testo, e un messaggio più connotato e circoscritto. Annotazione che vale anche per il modo di chiudere il testo stesso: lo scrivente deve far sapere che attende una qualunque forma di reazione. E nel congedarsi deve comunicare, con la massima semplicità possibile, che attende una risposta: userà la formula ottativa (spero, mi auguro, etc.) se il destinatario è di rango inferiore o superiore; asseverativa (so, sono certo) se è di pari rango. Intendendo col termine rango non tanto la collocazione sociale, quanto quella interna ai rapporti tra i due, che determina la dipendenza emotiva, affettiva, psicologica o d'altra natura dell'uno dall'altro. In ogni caso scrivere per una persona richiede le caratteristiche dell'affabulazione e vuole un tono sommesso ed intimo. E' necessario scrivere come se tu parlassi all'altro che ti è di fronte e a distanza ravvicinata: sottovoce e con l'accento della verità. IL GRUPPO OMOGENEO Se il destinatario è un gruppo omogeneo, si pone in primo luogo la scelta del materiale; e questa è subordinata al livello di conoscenza del destinatario. Dovete stabilire subito: 1. le cose da omettere; 2. quelle a cui far riferimento; 3. quelle di cui parlare per esteso. E sia che dobbiate scrivere una fiaba per bambini, un articolo di critica letteraria, un racconto erotico, una tesi di laurea, dovete: 1. omettere il troppo noto o l'assolutamente ignoto; 2. inserire alcuni riferimenti a conoscenze che sapete in possesso del destinatario e che gli servano da riferimento; 3. fornire elementi di novità: frammenti nuovi di conoscenza, immagini inusitate e insoliti accostamenti lessicali. E, sia che scriviate un discorso per una confraternita di pie donne, che una conferenza per un gruppo di raffinati intellettuali, usate, sin dall'esordio, un miscela idonea di elementi noti ed elementi sconosciuti: il destinatario si aggrapperà al noto per affrontare il terreno ignoto che gli farete subito intravedere. Va da sé che la combinazione noto/ignoto varia a seconda del testo che state scrivendo. Nel caso di una pubblicazione scientifica, ad esempio, deve essere subito chiaro al lettore dove condurrà il vostro scritto e qual è l'oggetto delle pagine ch'egli ha davanti. In un racconto poliziesco, invece, è necessario svelare a poco a poco al lettore quello di cui si sta parlando, riservando ampio spazio ai colpi di scena, all'imprevisto all'elemento straniante. Ma se è importante stabilire con la massima approssimazione possibile, quanto sappiano i destinatari, è altrettanto importante decidere quale codice di comunicazione usare per commuoverli, persuaderli, informarli, divertirli. Anche in questo caso, come nel precedente è necessario pensare la scrittura in un rapporto fisicamente ravvicinato, anche se non troppo ravvicinato. Sì che il linguaggio (e il lessico) di chi scrive richiede una codificazione maggiore, in modo che anch'egli sia riconoscibile, per il destinatario. In altri termini: è necessario che l'autore del testo comunichi il suo ruolo e lo renda riconoscibile. Può essere il narratore di fiaba, il giovane ricercatore o l'autorevole scienziato, la suffragetta o il vecchio politicante: non importa. Per la comprensione del testo, la sua credibilità e la sua autorevolezza chi scrive avendo per destinatario un gruppo con caratteristiche omogenee e determinabili deve comunicare chi è: o, meglio ancora, deve disegnare la sua immagine (ma senza mentire) nel modo più accattivante e idoneo per il lettore. IL GRUPPO ETEROGENEO Il gruppo eterogeneo è quello che, indifferentemente corrisponde ad una folla assiepata nella piazza d'una metropoli o a quello cui pensava Dante Alighieri nello scrivere la Divina Commedia, senza limite di luogo e di tempo. Tutto, in questo caso, pretende valore assoluto: l'autore, il testo, il pubblico. La comunicazione che, in particolare nel caso del destinatario unico, poteva essere problematica, e formulata in modo dubitativo, qui assume caratteristiche del tutto asseverative. Chi scrive non subordina ciò che dice alla possibile reazione del pubblico: egli attribuisce alla sua opera un significato non modificabile ed una forza tale per cui crede che si possa comunque imporre. Tutti i capolavori letterari appartengono a questa categoria; e tutti rimandano al senso più profondo dell'uomo e della sua storia. Chi più, chi meno, tutti aggiungono un tassello nuovo alla conoscenza della nostra specie e di questo universo. Lo spazio ed il tempo vengono dimenticati: essi servono solo come "categorie a priori" per definire ciò che intende comunicare. Essi sono prima del testo; il pubblico è fantasma senza volto e senza voce: sono tutti gli uomini. Il codice di comunicazione acquista, in questo caso, un'importanza assoluta: è importante ciò che scrivi alla pari di come lo scrivi. Per questo è opportuno assecondare i propri talenti. Lev Tolstoj dice cose di straordinaria bellezza in una lingua che diventa bella perché ne prende il corpo e la forma; Alexandr Puskin scrive in una lingua tersa, preziosa, magnifica e rende bellissime anche le cose più semplici e quotidiane che scrive. L'AUTORE/DESTINATARIO Niente è più ridicolo, dannoso, inutile di uno scrittore che si compiaccia d'essere l'autore e il suo pubblico. E' categoria davvero affollata, in questi decenni, in Italia. Li vedi, li ascolti, li leggi questi scrittori inutili: affollano salotti, librerie, case editrici, piazze, vicoli bui e spiagge assolate. Te li trovi davanti più spesso del sopportabile, con un bicchiere in mano e il manoscritto in una tasca impensabile, anche di un abito da sera. Sì, certo: magari riescono anche a pubblicare, a vincere qualche premio ( i premi non si negano a nessuno) e poi, magari, a vendere. Ma quanto a lungo e per quanti sono scritte quelle pagine? Avrebbero fatto meglio a scrivere e a tenere gelosamente nascoste nel cassetto le loro cose: noi avremmo rispettato le loro scelte, non avremmo insistito perché le loro "confessioni" vedessero la luce. Varia, imprevedibile e strana è l'alchimia delle parole. Le combinazioni sono di numero insondabile e possono stare per milioni di pensieri diversi: solo poche migliaia sono contenute in opere di valore assoluto. Ma tutti possiamo imparare un'alchimia di pensieri e parole che abbia un senso relativo, una funzione specifica, un pubblico predeterminato che, magari, le aspetta. Dobbiamo solo capire il nostro peso specifico e quanto lontano possiamo andare. Scrivere non è solo dono degli dei: si impara. Con pazienza, fatica, costanza, ma si impara. Basta prendere un foglio, una penna, una tastiera e individuare per chi vuoi scrivere. Se non è chiaro aspetta: lui può affacciarsi alla finestra della stanza, uscire da dietro la tenda, farsi vivo per telefono. Sino a quando non l'avrai riconosciuto, aspetta. Poi confeziona il testo su sua misura, robusto tanto quanto è necessario. Se, per caso, il tuo pubblico è più ampio, tanto ampio da non avere volto o avere ogni volto possibile, lo capirai dalla "leggerezza" con cui il testo cammina.








ApplySandwichStrip

pFad - (p)hone/(F)rame/(a)nonymizer/(d)eclutterfier!      Saves Data!


--- a PPN by Garber Painting Akron. With Image Size Reduction included!

Fetched URL: https://www.academia.edu/42737284/Lezioni_di_scrittura_creativa_II_Il_destinatario

Alternative Proxies:

Alternative Proxy

pFad Proxy

pFad v3 Proxy

pFad v4 Proxy