«Venne dunque in pochi anni in tanto credito, che de l’opere sue s’empié non solo Fiorenza et Italia, ma la Francia, la Spagna e molti altri paesi, dove elle furono mandate»
Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, 1568.
Una mostra a Perugia celebra uno dei grandi protagonisti del Rinascimento italiano e Freedom in queste pagine ve la racconta.
Lo sguardo da uccello, duro, impenetrabile, incupito dai neri e grigi di ricci, vestiti e pareti. E, di lato, solo uno scorcio di paesaggio.
Ti fissa dritto negli occhi da un volto tondo e carnoso, fronte alta e accenno di doppio mento, bonario se non fosse per lo sguardo da uccello, duro, impenetrabile, incupito dai neri e grigi di ricci, vestiti e pareti. E, di lato, solo uno scorcio di paesaggio frondoso e quieto, con rilievi azzurrati dalla lontananza, come nei dipinti fiamminghi. L’olio su tavola conservato dagli Uffizi di Firenze è dunque un autoritratto di Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino, com’egli si vedeva a 45 anni. È, questa attribuzione, una delle sorprese della bella mostra che la Galleria Nazionale dell’Umbria dedica al suo grande artista rinascimentale, nel quinto centenario della morte.
Che l’opera fosse di Perugino e non di Lorenzo di Credi o di Raffaello, come si credeva, era vecchia convinzione del direttore Marco Pierini: «Sovrapponendo l’immagine degli Uffizi al ritratto ad affresco presente nel Collegio del Cambio di Perugia mi sono accorto che combaciava perfettamente, anche se qui il volto era più giovane di cinque o sei anni». La conferma arriva dalla distanza tra pupilla e pupilla, che in entrambe le opere misura esattamente 56 millimetri. «Quindi – conclude Pierini – è per forza lo stesso cartone quello che Perugino utilizzò per l’affresco, solo