Pillole n. 6
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Pillole n. 6 - Marilena Cremaschini
Coach
ADHD in età adulta
Deficit riscontrato in adolescenti e adulti
ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder noto in Italia con il nome di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.
È un disturbo neurologico ad esordio infantile, ma non solo perché si verifica anche in età adulta, caratterizzato da marcati e persistenti livelli di incapacità di controllo dell’attenzione, dell’impulsività e dell’iperattività, comportamento che risultano inadeguati rispetto all’età di riferimento.
Il deficit può subentrare anche nell’età adulta a seguito di patologie, eventi traumatici o malesseri sottostimati, quello in età evolutiva ha prevalentemente una natura biologica.
Per un approfondimento dell’ ADHD in età evolutiva ( dai 3 ai 6 anni per l’età prescolare, dai 6 ai 12 anni per l’età scolare) rimando all’articolo specifico, qui descrivo il deficit nell’età adolescenziale o adulta.
È un disturbo che colpisce ogni persona in maniera diversa, con conseguenze e problematiche variabili da caso a caso, pertanto sia la diagnosi che il trattamento devono essere fatti con una valutazione personale approfondita.
Nel caso di diagnosi di ADHD su un adulto l’intervento può essere sia farmacologico che psicologico, con programmi di training specifici volti a far sviluppare nell’individuo strategie efficaci per ridurre al minimo l’impatto negativo del disturbo nella vita quotidiana.
Il deficit comporta nella maggioranza dei casi una comorbità con altre patologie o deficit, significa che possono sussistere a carico dello stesso soggetto diversi tipi di patologie di tipo neurologico, come i DSA (disturbo specifico dell’apprendimento) o deficienze dovute ad altri disturbi come la depressione, l’ansia, la tossicomania derivante dall’abuso di sostanze o psicofarmaci.
In tali casi il trattamento deve essere impostato in modo da curare anche le diverse anomalie disfunzionali in modo da intervenire su tutti gli aspetti deficitari.
Può essere utile intervenire con una terapia cognitivo-comportamentale, un insieme di incontri di counseling e terapia psico-rieducativa, terapia di coppia o di famiglia, valutando nel caso specifico se sia più adeguato un sostegno individuale o di gruppo.
Il trattamento di counseling è consigliato per migliorare la gestione del tempo e le capacità organizzative, scoprire come ridurre il comportamento impulsivo, sviluppare una migliore capacità di problem solving, sviluppare la capacità di enpowerment, far fronte a problemi di tipo accademico e sociale, migliorare l’autostima, scoprire modi per migliorare i rapporti con la famiglia, i colleghi e gli amici, sviluppare strategie per controllare il temperamento, gestire la rabbia, la frustrazione e lo stress, rieducazione alle social skills, attività di riabilitazione di stress-management.
Lo Skills Training è un intervento specifico per gli studenti che hanno difficoltà a strutturare, pianificare ed organizzare le attività di studio.
La ricerca ha documentato come le molte delle difficoltà prodotte dall’ADHD compromettano le abilità di studio al punto tale che la maggior parte degli individui affetti non completa il percorso educativo, non continua gli studi dopo il diploma di scuola superiore o abbandona l’università.
Pur avendo una intelligenza nella media o addirittura superiore gli studenti affetti da ADHD devono lottare contro una serie di difficoltà che mettono a repentaglio la loro riuscita nel percorso formativo e professionale.
L’incapacità o la perdita di concentrazione, ad esempio, può compromette l’ascolto delle lezioni, l’incapacità di organizzazione e di pianificazione e gestione del tempo porta all’impossibilità di sostenere gli esami rispettando delle scadenze temporali, oppure a procrastinare i compiti da svolgere fino all’ultimo minuto, perdono i materiali necessari, non riescono ad organizzare i propri appuntamenti, non rispettano gli impegni e le scadenze scolastiche o universitarie.
Il deficit può portare anche a delle difficoltà di integrazione delle informazioni ascoltate, cioè si perdono spesso in dettagli irrilevanti perdendo il senso di ciò che stanno studiando, e dimenticano facilmente i contenuti studiati sui manuali o ascoltati durante le lezioni.
Il deficit infine può portare anche a demotivare il soggetto il quale giustificherà il comportamento con un disinteresse o antipatia verso una materia o con l’antipatia verso alcuni insegnanti.
Gli studenti con deficit di ADHD non riescono a svegliarsi in orario, arrivano tardi alle lezioni oppure le saltano per l’incapacità di stare seduti a lungo.
Gli stessi effetti limitanti si hanno negli ambienti lavorativi e professionali in cui l’adulto si trova a svolgere la sua attività.
Secondo il tipo di professione o mansione lavorativa svolta la persona che patisce tale deficit avrà difficoltà nello svolgimento degli incarichi, nella gestione ed organizzazione del lavoro, difficoltà di memoria, tendenza ad annoiarsi o demotivarsi nelle attività ripetitive, mancato rispetto delle scadenze, distrazioni, irritabilità, incapacità a gestire le relazioni lavorative con colleghi o dipendenti o clienti, incapacità a completare dei progetti o programmi.
Studi recenti hanno inoltre dimostrato che le donne hanno un rischio doppiamente maggiore di avere una deficienza da ADHD, ciononostante i casi femminili segnalati sono sempre inferiori rispetto ai maschi, per una sottovalutazione del problema che nasce dalla svalutazione femminile nell’ambiente di lavoro.
È dimostrato come le donne che non hanno mai avuto una diagnosi nell’età infantile scoprano la propria condizione a seguito della diagnosi dei figli, quando subentra la verifica genetica necessaria per la valutazione dei bambini.
Si ritiene erroneamente che i disturbi siano collegati alle variazioni umorali del mestruo o della menopausa, alle difficoltà famigliari, al caos organizzativo della gestione dei figli quando in realtà il problema è di tipo neurologico, quindi biologico, non determinato dall’inadeguatezza femminile.
Le donne con ADHD sono più soggette a cambiamenti umorali, disturbi di ansia e depressione, hanno spesso problemi alimentari e una bassa autostima.
Le difficoltà connesse al disturbo aumentano con l’età, gli impegni famigliari, la gestione delle incombenze della casa con il lavoro o altre attività extra-famigliari.
ADHD in età evolutiva
Sintomi e trattamento
ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder noto in Italia con il nome di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.
È un disturbo neurologico che solitamente ad esordio infantile, ma non sempre perché si verifica anche in età adulta, caratterizzato da marcati e persistenti livelli di incapacità di controllo dell’attenzione, dell’impulsività e dell’iperattività, comportamento che risultano inadeguati rispetto all’età di riferimento.
Al link ADHD in età adulta rimando sullo specifico articolo del deficit nel periodo adolescenziale o nell’età matura.
Non è facile riconoscere l’ADHD in età prescolare, cioè nell’età che va dai 3 ai 6 anni periodo associato alla scuola materna ove vige un ambiente più giocoso e libero nelle attività.
La maggior parte dei bambini che presentano una marcata iperattività che può celare l’esistenza del deficit hanno la tendenza ad assumere spesso atteggiamenti nervosi ed aggressivi, con soventi sfoghi di rabbia, una spiccata preferenza per i giochi motori e movimentati, un’alta litigiosità coi compagni ed altri bambini, ma anche verso gli adulti.
Non sempre si tratta del disturbo di ADHD, nella maggioranza dei casi è solo un disturbo del comportamento ed un’aggressività che deve essere canalizzata, il bambino già di per sé molto irritabile tende ad annoiarsi spesso o il suo comportamento non viene ripreso dai genitori diventando un’abitudine comportamentale impostata ed acquisita.
È dal secondo e terzo anno scolastico, dai 6 anni in poi, che la scuola richiede maggiore concentrazione e tempi più lunghi per l’esecuzione dei compiti assegnati e che devono essere risolti durante l’orario della lezione, pertanto il bambino che presenta tale deficit sviluppa tutti i sintomi tipici del disturbo.
I sintomi dell’ADHD sono molto particolari e specifici, e possono così elencarsi:
accentuata irrequietezza di intensità superiore alla media dei bambini in una classe,
evidente presenza di sintomi cognitivi, quali disattenzione, facile distraibilità, impulsività, reattività, scatti di nervosismo, crisi di rabbia, tendenza alla frustrazione, insofferenza ai richiami e agli ordini di eseguire i compiti,
difficoltà scolastiche, la prima verifica del problema deficitario è fatta constatando che il rendimento scolastico è inferiore o non adeguato al rendimento dell’intera classe, e non vi sono ulteriori diversi fattori a cui imputare la difficoltà della comprensione delle lezioni, quali ad esempio le difficoltà della lingua per i bambini stranieri, oppure aver acquisito altre metodiche provenendo da una diversa scuola, oppure la presenza di altre patologie già conclamate ed accertate che coinvolgono anche la sfera della concentrazione mentale,
evitamento di compiti cognitivi il bambino che ha difficoltà ad eseguire determinati esercizi cercherà ogni scusa per poterli evitare, giustificando in tal modo la sua difficoltà ed il suo imbarazzo, queste scuse possono anche essere dei malori inventati per non andare a scuola o per potersi allontanare dall’aula,
reazioni impulsive, il bambino, già di indole nervosa, tenderà a reagire con scatti di aggressività immotivata, cioè senza un’apparente giustificazione o fattore scatenante, sono vere e propri sfoghi di rabbia trattenuta che ad un certo punto esplodono,
emarginazione dei compagni, il bambino irritabile, scontante, aggressivo, viene