Battaglia del Garigliano (457)

La battaglia del Garigliano fu combattuta tra i Vandali e l'Impero romano d'Occidente in Campania nel 457 d.C. Dopo aver preso Cartagine e averne fatto la capitale del loro regno nel 439 d.C., i Vandali razziarono frequentemente i territori della penisola italiana, tanto che nel 455 d.C. saccheggiarono Roma. Nel 457 d.C., un'armata composta da Vandali e Mauri, guidata dal cognato del re vandalo Genserico, Sersaone, giunse in Campania, razziando tutto ciò che incontrava. Come riportato da Sidonio Apollinare, [1]il nuovo imperatore Maggioriano, non appena ricevette notizia di questo attacco, marciò personalmente alla testa dell'esercito imperiale e colse di sorpresa i razziatori presso la foce del Garigliano, facendone strage. Nello scontro perse la vita anche lo stesso Sersaone. Molti dei predoni furono massacrati prima che potessero raggiungere le loro navi o furono spinti in mare e annegati.

Battaglia del Garigliano 457 d.C.
parte delle invasioni barbariche del V secolo e Campagne italiane di Maggioriano
Data457
LuogoCampania
EsitoVittoria romana
Modifiche territorialiL'Italia meridionale è liberata dai Vandali
Schieramenti
Comandanti
Sersaone †Maggioriano
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Lo scontro, che rafforzò il prestigio del nuovo imperatore, portò Maggioriano ad adottare alcune misure con cui difendere più efficacemente l'Italia dagli attacchi dei Vandali. Maggioriano rafforzò le flotte del Miseno e di Ravenna e emanò una Novella (Novella Maioriani 8, De reddito iure armorum, "Sul diritto a portare le armi") riguardo alla possibilità di portare le armi e l'obbligo per i civili di difendere le città costiere dagli attacchi provenienti dal mare; essa riprendeva una legge omonima dell'imperatore Valentiniano III del 440 d.C., la Novella Valentiniani 9, promulgata anche questa dopo un attacco dei Vandali.

Battaglia

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Come riportato da Sidonio Apollinare, i Mauri, lasciati i Vandali nelle navi, scesero a terra e furono all'improvviso sorpresi dalle milizie imperiali e costretti a retrocedere. Accorsi i Vandali in aiuto dei loro compagni, si venne a battaglia nel territorio di Sinuessa all'imboccatura del Garigliano e del Volturno. Da entrambe le parti si combatté con ostinato furore, ma la vittoria rimase agli imperiali, e i barbari, lasciati sul campo molti dei loro, tra cui il loro capo, e il bottino che avevano fatto, dovettero, in disordinata e precipitosa fuga, riprendere la via del mare.

  1. ^ Luigi Alfonsi, Nota a Sidonio Apollinare, in Vigiliae Christianae, vol. 19, n. 2, 1965-06, pp. 114, DOI:10.2307/1582468. URL consultato il 25 settembre 2024.

Bibliografia

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