Archeoastronomia Storia e Tecnica
Archeoastronomia Storia e Tecnica
Archeoastronomia Storia e Tecnica
Archeoastronomia
storia e tecnica
Esiste poi una discrasia più prettamente calendariale, che quindi non comporta un
“cielo diverso” nel corso dei secoli ma più semplicemente una “data diversa”. Ciò si
è verificato perché per tutta l’età romana imperiale e medievale rimase in vigore il
Calendario Giuliano: nel corso dei secoli però si comprese che esso era fortemente
impreciso e non procedeva più in sincrono con il ciclo reale di solstizi ed equinozi.
Per rimediare all’errore a fine cinquecento venne creato il Calendario Gregoriano
(molto più preciso ed in vigore ancor oggi in tutto il mondo). Il fatto è che al
momento dell’accettazione del nuovo calendario era necessario “azzerare” i dieci
giorni di ritardo accumulati nei 1500 anni di calendario Giuliano. Quindi si stabilì
che il giorno successivo al 4 ottobre 1582, data di introduzione per l’Europa
occidentale, fosse il 15 ottobre. Nei secoli successivi si adeguarono tutte le altre
nazioni anche se la chiesa ortodossa ancora segue l’antico calendario (con un
ritardo ormai salito a 13 giorni). Ciò che è importante per l’archeoastronomia
(soprattutto medievale) è quindi di considerare sempre questo “salto” per le
simulazioni.
Antichi strumenti: la Preistoria
Pur non essendoci certezze in proposito, è molto probabile
che gli strumenti per lo studio dell’astronomia siano antichi
come l’umanità. Un po’ ovunque sono state rinvenute ossa
con incisioni ripetute in serie e non casuali. Per spiegarle sono
state fatte, caso per caso, molte ipotesi tra le quali anche
quella astronomica. Ad esempio, nel caso dell’osso di Ishango
(Paleolitico superiore, ex Congo Belga) qui a fianco, le tacche
potrebbero essere spiegate come l’annotazione dei sei mesi di
un calendario lunare.
Trascorso un intero anno scopriremo che il sole sorgerà solo in una limitata parte
dell’orizzonte: dal Nord-Est del solstizio estivo al Sud-Est invernale. In mezzo sta
l’alba degli equinozi: perfettamente ad Est. Situazione ovviamente simmetrica
per i tramonti.
Antiche tecniche: cerchio indiano
Il rilevamento dei punti equinoziali non richiedeva un
anno di rilevamenti: erano sufficienti poche ore ed il
metodo del “cerchio indiano”, riportato anche da
Vitruvio. Si tratta semplicemente di piantare un palo e
tracciare una circonferenza centrata su esso. Sarà poi
sufficiente segnare ad intervalli regolari il punto in cui il
picchetto proietta la sua ombra. Unendo i punti
d’ombra e intersecando tale linea con il cerchio in
precedenza tracciato si ricava l’asse Est-Ovest: appunto
la direttrice lungo la quale sorge il sole agli equinozi.
Tracciando la perpendicolare a quest’ultima si possono
rapidamente ricavare il Nord ed il Sud.
Maggiori complicazioni sono riscontrabili se l’orizzonte non è libero. Questo determina un ritardo nel
sorgere del Sole (e specularmente un suo tramonto anticipato): anche l’azimut (angolo sul piano
orizzontale) varia, anche sensibilmente se la montagna è molto alta o molto vicina.
Questo non è comunque un problema nella determinazione degli equinozi: come abbiamo visto il
metodo del cerchio indiano funziona indipendentemente dal profilo dell’orizzonte.
Antiche tecniche: il vero Nord
Nel cielo notturno, il miglior modo per individuare il Nord è di cercare la Stella Polare. Va però detto
che, per il cielo attuale, essa non è esattamente coincidente con il Nord e che quindi c’è comunque un
minimo grado di imprecisione. Più ci allontaniamo nei millenni e maggiore è l’imprecisione perché,
come detto in precedenza, a causa della precessione degli equinozi le “polari” erano stelle ben diverse
da quella attuale (che, tra tutte, è quella più vicina al Nord). In certi periodi il polo Nord celeste poteva
addirittura trovarsi in una zona priva di stelle: come risolvere il problema?
sestante
Antichi strumenti: l’età classica, la groma
Altro metodo piuttosto veloce è quello di costruirsi (con gli appositi software
indicati in questa pagina) due meridiane: una orizzontale classica e l’altra
analemmatica azimutale. Funzionando su principi completamente diversi
(una sull’angolo orario del sole e l’altra sull’azimut, ovvero sulla sua distanza
dal Nord) esse segneranno la stessa ora solo quando la tavoletta che le
ospita è correttamente orientata. Bisogna quindi ruotare la tavola finché i
due orologi solari non sono “sincronizzati”: a quel punto l’asse Nord-Sud è
indicato dalla linea oraria del mezzogiorno (foto a sinistra).