Archeoastronomia Storia e Tecnica

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Mendrisio - Accademia di architettura

Luce ed edifici di culto nel mondo antico

Archeoastronomia
storia e tecnica

dott. in arch. Alessandro Lantero


1° parte: cos’è l’archeoastronomia?

disciplina che combina studi archeologici e


studi astronomici, utilizzando le attuali
conoscenze astronomiche per interpretare
alcuni reperti archeologici (p.e. primitivi
osservatori astronomici) ed esaminando
antichi documenti che descrivono fenomeni
astronomici (p.e. comete, supernove)
Primi esempi… le
sepolture rituali
Orientare ciò che ci circonda ed
allinearlo al movimento degli astri è
un istinto primordiale, antico come
l’uomo. Esso è legato fin dalla
preistoria ad una tensione
Sepoltura di un Neanderthal
spirituale, se non già religiosa, volta del Paleolitico Medio.
La testa è rivolta a Sud-Est
a procurare al defunto un aldilà
migliore. Non a caso l’orientamento – Shanidar, Kurdistan
iracheno –
preferito del cadavere era lungo
l’asse Est-Ovest: il tramonto del
corpo, il risorgere dell’anima.

Diagramma per lo studio di


orientamenti multipli: nell’esempio
sono visualizzati tutti gli orientamenti
delle sepolture nelle necropoli pre-
islamiche di al Rjam e Taouz al Qadim
Megaliti preistorici: Newgrange
Irlanda - 3200 a.C

Tra i vari allineamenti rilevati, colpisce


in particolare quello dell’alba invernale.
Al sorgere del sole, al solstizio
d’inverno da una fessura sopra
l’ingresso si proietta nel fondo della sala
centrale (buia per tutto il resto
dell’anno e dove sono state rinvenute
ossa umane) una lama di luce. Anche in
questo caso il simbolismo religioso è
dominante: il solstizio invernale era la
“porta” del “regno dei morti”. In quel
giorno gli antichi credevano si stabilisse
un contatto tra il mondo dei vivi e
quello dei defunti.
Megaliti preistorici: Gigantia
Malta: 3600 - 3000 a.C

Gli oltre quaranta templi megalitici maltesi costituiscono un altro


esempio di allineamento al solstizio invernale. Qui prendiamo in
considerazione uno dei più famosi, Gigantia, ma il comportamento è
simile in quasi tutti gli altri. All’alba viene illuminato un altare nella
parte sinistra della struttura, alla congiunzione di due lobi. Qui il
simbolismo, pur riferendosi al medesimo fenomeno astronomico di
Newgrange, dovrebbe essere leggermente diverso. La frequente
presenza in loco di statuette della Magna Mater fanno pensare che
ci sia un qualche legame con il suo culto. Lo stesso perimetro
interno di queste strutture richiama la forma prosperosa della
Grande Madre preistorica. Si ritiene quindi che si sia voluta
rappresentare una vera e propria ierofania: la luce del dio Sole che,
nel giorno più breve dell’anno, penetra sessualmente la Madre
Terra rendendola fertile per la successiva primavera.
Megaliti preistorici: Stonehenge
Inghilterra: 2600 a.C

Il sito di Stonehenge può essere considerato un vero e proprio


osservatorio astronomico, in quanto moltissimi sono gli allineamenti,
solari e lunari, riscontrati. Il principale, quello che passa attraverso la
Heel Stone, è comunque rivolto all’alba del solstizio estivo: si tratta di un
altro “momento di passaggio” nel ciclo stagionale, il sole smette di
percorrere archi diurni sempre più ampi e le giornate cominciano
inesorabilmente a diventare più brevi.
Megaliti preistorici: Callanish
Scozia: 1800 a.C
Tra i tanti allineamenti (stellari:
Pleiadi e Capella; solari: equinozi,
solstizio estivo, mezzogiorno) in
questo angolo remoto delle isole
Ebridi prevalgono nettamente
quelli legati alla Luna.

Molti indizi fanno pensare che si


tratti proprio del tempio citato
più sotto nel passo di Diodoro
Siculo. Il fenomeno descritto
sarebbe un “lunistizio inferiore”,
giorno in cui (ogni 18,5 anni) la
Luna percorre in cielo il suo arco
più corto.

Alle latitudini sub-artiche delle


Ebridi (prossime a quelle del
“sole a mezzanotte”) essa non
riesce al alzarsi per più di un
grado e dieci primi sopra
l’orizzonte e sembra “strisciare”
parallela all’orizzonte per una
ventina di gradi di azimut.

Il fatto poi che la Luna sembrasse


“trovarsi solo a piccola distanza
dalla Terra” sarebbe spiegabile
con un’illusione ottica abbastanza
frequente quando il nostro
satellite si trova basso
sull’orizzonte
Santuario nuragico di Santa Cristina
Paulilatino, Sardegna: 1100 a.C
Anche in questo caso, come nel
precedente, particolarmente
significativo è l’allineamento alla Luna.
In questo caso però il fenomeno preso
in considerazione è il “lunistizio
superiore” e cioè il momento in cui
(ogni 18,5 anni, ai primi di gennaio) la
Luna percorre in cielo il suo arco più
ampio.

In quell’istante l’immagine della Luna


“più alta in cielo” penetra attraverso lo
stretto foro in alto e va a riflettersi
nelle acque del sottostante pozzo.
Dall’adiacente gradinata (rivolta a Sud)
sacerdoti e astanti potevano ammirare
e venerare questa suggestiva
ierofania.
Templi di Abu Simbel
Egitto: 1200 a.C

La costruzione del tempio iniziò nel 26º anno di regno


di Ramses II in occasione del secondo giubileo per
divinizzare se stesso.
Due volte l’anno, il 20-21 febbraio ed il 20-21 ottobre
(giorno in cui effettivamente venne celebrato l’Heb-
Sed, la festa giubilare di Ramses II) il primo raggio del
sole andava a posarsi sul viso del faraone.
Durante questa “cerimonia di deificazione“ venivano
illuminate anche le due divinità a fianco al sovrano, ma
non il dio Ptah, all’estrema sinistra. Non è un caso:
quest’ultimo era il dio delle tenebre e da esse doveva
rimanere avvolto.
Piramide di Cheope
Egitto: 2580 a.C
Tra i tanti allineamenti riscontrati nella Grande
Piramide, probabilmente i più significativi sono quelli
stellari. I quattro corridoi, che a coppie collegano le
camere “della Regina” e “del Re” con l’esterno,
servivano come collegamento simbolico tra questi
locali ad alcune zone significative del cielo.
Coerentemente con quanto riportato nelle formule
rituali dei “Testi delle Piramidi” l’anima del defunto
iniziava un viaggio verso i due “punti di raccolta”
celesti: le “stelle imperiture” (circumpolari) e le
costellazioni del sud (Sirio e Orione). Precisamente
le parti di cielo verso cui i corridoi erano orientati.
Pantheon - Roma: 126 d.C.
Ricostruito sotto l’imperatore Adriano, viene ritenuto una
riproposizione in scala monumentale di un hemicyclium, una
piccola meridiana semisferica da giardino con foro sommitale
(come quella qui a fianco). Il disegno dei suoi cassettoni in
effetti ricorda proprio le linee orarie di questo strumento. Si
pensa che in origine l’edificio fosse stato pensato come un
gigantesco calendario-orologio: purtroppo i molti
rimaneggiamenti successivi impediscono ulteriori verifiche.
Orientato lungo l’asse Nord-Sud l’edificio presenta
interessanti fenomeni al mezzogiorno di solstizi e soprattutto
equinozi: il sole equinoziale illumina l’ingresso alla cupola ed
una porzione di pavimento del portico antistante. Durante il
resto dell’anno la luce sembra progressivamente “entrare”
nell’ambiente centrale e risalirne la cupola fino quasi al
culmine, al solstizio d’inverno. Il fenomeno descritto
sembrerebbe evocare l’apoteosi dell’imperatore (che
effettivamente in aprile, al Natale di Roma, era solito visitare
il tempio), la sua deificazione ed ascesa al cielo.
2° parte: tecniche di orientamento,
antiche e moderne

Tra gli attuali strumenti ad alta precisione ed i rudimentali


attrezzi dell’antichità c’è una differenza abissale.
Ciò nonostante, fin dalla Preistoria, si potevano realizzare
strutture orientate in modo sorprendentemente esatto.
Una delle sfide dell’archeoastronomia consiste proprio nel
ricostruire questi procedimenti.
Fenomeni celesti - il Sole

Sovrano assoluto delle osservazioni astronomiche


dell’antichità fu senza dubbio il Sole. Durante la giornata
venivano presi in considerazione principalmente tre
momenti: l’alba, il mezzogiorno e il tramonto.
Questi non erano uguali nel corso dell’anno: il sole
percorre un arco molto ridotto al solstizio d’inverno, fino
a raggiungere la sua ampiezza massima al solstizio estivo.
Due soli giorni sono esattamente uguali nel corso di un
ciclo annuale: i due equinozi, nei quali la durata del
giorno sarà perfettamente uguale a quella della notte.
Fenomeni celesti - la Luna

Altra protagonista del cielo è sempre stata la Luna, il cui moto è


spesso stato molto difficile da comprendere e da prevedere:
ogni notte infatti essa sorge in una parte dell’orizzonte ben
lontana da quella della notte precedente. Oltre a questo, essa è
soggetta a “fasi” (piena, nuova ecc.).
Un simile comportamento le valse l’appellativo di “lunatica”,
divenendo la rappresentazione dell’imprevedibile, del volubile,
del capriccio.
Fenomeni celesti - pianeti e stelle

Molta importanza avevano anche alcune stelle, in genere le più


luminose. L’esempio più famoso è Sirio, sulla quale gli Antichi
Egizi costruirono il proprio calendario (a differenza del nostro che
è basato sul Sole).
Di esse interessavano in particolare la levata ed il tramonto
eliaco, rispettivamente i momenti dell’apparizione dell’astro
simultaneamente al sorgere del sole, e della sua scomparsa in
sincrono con il tramonto.

La linea dell’Eclittica (vedere schema sopra) ospita oltre al sole ed


alla Luna anche i Pianeti. Hanno movimenti molto diversi gli uni
dagli altri e questo ne ha determinato il “carattere” mitologico (il
vecchio Saturno, il veloce Mercurio ecc.). Molto studiati erano in
particolare i due pianeti più vicini al Sole: Venere (conosciuta
come “Lucifero” e “Vespero”) e Mercurio. Ne venivano in
particolare analizzate le “congiunzioni” con il sole, visualizzabili
rispettivamente come un pentagramma ed un esagramma
(vedere i due diagrammi qui sotto): due figure simboliche che
hanno ricoperto un’enorme importanza nell’iconografia antica.
Un cielo “diverso” dall’attuale:
precessione degli equinozi

Nell’analisi archeoastronomica è di fondamentale importanza tenere conto delle


enormi differenze tra il cielo attuale e quello del periodo analizzato. L’asse di
rotazione del nostro pianeta non è esattamente perpendicolare al piano di rotazione
intorno al sole. L’inclinazione rispetto ad esso (che è poi quella con cui ruota il
mappamondo) costringe il nostro pianeta a ruotare “in obliquo” rispetto a tale piano:
il movimento è quello di una trottola che sta esaurendo la sua velocità e si inclina
sempre di più avvicinandosi al pavimento, fino a toccarlo. Il movimento precessionale
è lentissimo (il ciclo si compie in 23000 anni) ma comporta enormi variazioni: i poli si
spostano continuamente lungo un “cerchio dei poli”, visibile in alto a destra. Anche il
movimento del sole davanti alle costellazioni zodiacali presenta un progressivo
“scorrimento”. Ad esempio, il giorno dell’equinozio di primavera vedeva in età romana
il Sole sorgere nella costellazione dell’Ariete (e così è rimasto per i calendari
astrologici) . Da molti secoli invece noi possiamo vedere questo fenomeno verificarsi
nella costellazione dei Pesci ma tra un centinaio di anni ci sarà un’ulteriore
cambiamento: il Sole equinoziale inizierà a “sconfinare” nell’Acquario (la famosa “Età
dell’Acquario” tanto celebrata).
Un cielo “diverso” dall’attuale:
fuso orario locale e calendario gregoriano

Altro aspetto da considerare è il


fatto che l’ora antica non si
basava sugli attuali fusi orari ma
su quello che oggi chiamiamo il
“fuso orario locale”, cioè l’ora
“vera” del luogo. Il problema è,
per una ricerca standard,
facilmente superabile eseguendo
le simulazioni mediante un
qualsiasi software astronomico:
specificando la località la
posizione degli astri viene
regolata di conseguenza.

Esiste poi una discrasia più prettamente calendariale, che quindi non comporta un
“cielo diverso” nel corso dei secoli ma più semplicemente una “data diversa”. Ciò si
è verificato perché per tutta l’età romana imperiale e medievale rimase in vigore il
Calendario Giuliano: nel corso dei secoli però si comprese che esso era fortemente
impreciso e non procedeva più in sincrono con il ciclo reale di solstizi ed equinozi.
Per rimediare all’errore a fine cinquecento venne creato il Calendario Gregoriano
(molto più preciso ed in vigore ancor oggi in tutto il mondo). Il fatto è che al
momento dell’accettazione del nuovo calendario era necessario “azzerare” i dieci
giorni di ritardo accumulati nei 1500 anni di calendario Giuliano. Quindi si stabilì
che il giorno successivo al 4 ottobre 1582, data di introduzione per l’Europa
occidentale, fosse il 15 ottobre. Nei secoli successivi si adeguarono tutte le altre
nazioni anche se la chiesa ortodossa ancora segue l’antico calendario (con un
ritardo ormai salito a 13 giorni). Ciò che è importante per l’archeoastronomia
(soprattutto medievale) è quindi di considerare sempre questo “salto” per le
simulazioni.
Antichi strumenti: la Preistoria
Pur non essendoci certezze in proposito, è molto probabile
che gli strumenti per lo studio dell’astronomia siano antichi
come l’umanità. Un po’ ovunque sono state rinvenute ossa
con incisioni ripetute in serie e non casuali. Per spiegarle sono
state fatte, caso per caso, molte ipotesi tra le quali anche
quella astronomica. Ad esempio, nel caso dell’osso di Ishango
(Paleolitico superiore, ex Congo Belga) qui a fianco, le tacche
potrebbero essere spiegate come l’annotazione dei sei mesi di
un calendario lunare.

Ancora più evidente


l’attenzione verso il ciclo
lunare nell’osso dell’Abri
Blanchard in Francia (di
32000 anni fa, visibile qui
a destra): con andamento
serpentiforme sarebbe
riportata la successione
delle fasi lunari per un
determinato intervallo di
tempo. Sono riconoscibili
chiaramente le falci della
luna crescente e calante.
Antichi strumenti: pali allineati
Ci interesseremo qui solo di tecniche e
strumenti volti ad “orientare” gli edifici verso
particolari fenomeni astronomici.
Trascureremo quindi gli orologi solari, i
calendari, le rappresentazioni del cielo e la
descrizione di eventi fuori dall’ordinario (eclissi,
comete ecc.).
I primi “allineamenti” erano costituiti da due
semplici pali attraverso il quale un sacerdote-
astronomo traguardava il sorgere e tramontare
del sole (vedere ricostruzione a sinistra).
Era inoltre importante scegliere a quale altezza
del sole sull’orizzonte andava effettuato il
rilevamento: c’è una significativa differenza tra
l’azimut di un sole sotto l’orizzonte e quello di
un disco solare interamente visibile sopra di
esso (vedere a destra).

Fissati i primi due paletti, abbiamo osservato il


nostro primo sorgere (o tramontare) del sole: a
questo punto tracciamo un cerchio con centro
sul palo principale e raggio sul secondo.
Tenendo fisso il primo picchetto (quello dietro
il quale è stato effettuato il primo
allineamento) nei giorni successivi potremo
disporre altri pali lungo la circonferenza: uno
per ogni giorno dell’anno. Lo studio dei
movimenti del sole sta prendendo forma.

Trascorso un intero anno scopriremo che il sole sorgerà solo in una limitata parte
dell’orizzonte: dal Nord-Est del solstizio estivo al Sud-Est invernale. In mezzo sta
l’alba degli equinozi: perfettamente ad Est. Situazione ovviamente simmetrica
per i tramonti.
Antiche tecniche: cerchio indiano
Il rilevamento dei punti equinoziali non richiedeva un
anno di rilevamenti: erano sufficienti poche ore ed il
metodo del “cerchio indiano”, riportato anche da
Vitruvio. Si tratta semplicemente di piantare un palo e
tracciare una circonferenza centrata su esso. Sarà poi
sufficiente segnare ad intervalli regolari il punto in cui il
picchetto proietta la sua ombra. Unendo i punti
d’ombra e intersecando tale linea con il cerchio in
precedenza tracciato si ricava l’asse Est-Ovest: appunto
la direttrice lungo la quale sorge il sole agli equinozi.
Tracciando la perpendicolare a quest’ultima si possono
rapidamente ricavare il Nord ed il Sud.

L’osservazione dei due solstizi non


può prescindere da una paziente
osservazione giornaliera: qui a destra
vediamo la posizione del disco solare
all’approssimarsi dell’alba invernale.
Da notare che gli spostamenti nei
giorni precedenti e successivi al
solstizio sono veramente minimi:
questo è coerente con l’etimologia
del termine di “solstitium”. “Sol stat”:
il sole si ferma. Per gli antichi non
poteva che essere un momento
magico e profondamente spirituale.
Antiche tecniche: pali di Thom Più laboriosa è, in caso di orizzonte non libero, la
determinazione del sorgere e tramontare del sole ai
due solstizi. Procedendo secondo il “metodo dei pali” di
Thom (vedere disegno in basso) si può scegliere una
cima sufficientemente lontana e “appuntita”. Ogni
giorno ci si posiziona nel punto in cui si può osservare il
sole perfettamente appoggiato alla punta del monte:
laddove i picchetti saranno più ravvicinati lì troveremo i
solstizi.
Esiste però un metodo ancora più rapido ed intuitivo:
qualche settimana (per comodità diciamo n giorni)
prima del solstizio si fissa un paletto come indicato
sopra. Ne basta uno solo: ora si attenderà per alcune
settimane fino a quando il sole risulterà allineato con la
punta del monte ed il suddetto bastone. Questo vuol
dire che siamo nel giorno “simmetrico”, esattamente n
giorni dopo il solstizio. La data che cade a metà di
questo intervallo di giorni è quella solstiziale.
Questa tecnica non permette di fissare il punto esatto
in cui si trova il sole al solstizio: indicandone però con
precisione la data è comunque utilissima per la
realizzazione dei calendari.

Maggiori complicazioni sono riscontrabili se l’orizzonte non è libero. Questo determina un ritardo nel
sorgere del Sole (e specularmente un suo tramonto anticipato): anche l’azimut (angolo sul piano
orizzontale) varia, anche sensibilmente se la montagna è molto alta o molto vicina.
Questo non è comunque un problema nella determinazione degli equinozi: come abbiamo visto il
metodo del cerchio indiano funziona indipendentemente dal profilo dell’orizzonte.
Antiche tecniche: il vero Nord
Nel cielo notturno, il miglior modo per individuare il Nord è di cercare la Stella Polare. Va però detto
che, per il cielo attuale, essa non è esattamente coincidente con il Nord e che quindi c’è comunque un
minimo grado di imprecisione. Più ci allontaniamo nei millenni e maggiore è l’imprecisione perché,
come detto in precedenza, a causa della precessione degli equinozi le “polari” erano stelle ben diverse
da quella attuale (che, tra tutte, è quella più vicina al Nord). In certi periodi il polo Nord celeste poteva
addirittura trovarsi in una zona priva di stelle: come risolvere il problema?

Considerando che tutte le stelle


ruotano intorno al Polo Nord
Celeste, sarà sufficiente
traguardare il passaggio di una di
esse su un piano perfettamente
orizzontale per osservarne il suo
“sorgere” dal muro e il suo
scomparire sotto di esso. Il punto
esattamente a metà tra questi due
estremi è il Nord.
In basso e a destra due metodi
equivalenti.

Nelle due immagini a destra


viene descritta un’altra variante
di questo metodo: il muro qui è
messo “di piatto” e su di esso è
applicato un filo a piombo. Si
osserva il movimento dell’astro
tenendolo sempre dietro al filo
a piombo. Per fare questo si
sposta il mirino che si ha davanti
agli occhi lungo il piano
orizzontale. Si osserverà che i
punti annotati oscillano tra due
estremi: esattamente al centro
c’è il Nord.
Antichi strumenti: l’Antico Egitto, il merkhet

Il merkhet era una specie di “strumento


multifunzione” molto usato nell’antico
Egitto. Come si vede nella ricostruzione qui
sopra permetteva di leggere l’ombra
proiettata dal sole sull’asta più lunga
(graduata). Funzionava quindi come una
meridiana in grado di rilevare l’altezza
solare.
Oltre a ciò, alla sua estremità poteva
essere legato un filo a piombo. In tal modo,
con l’ausilio di un “mirino” ad ipsilon era
possibile determinare la posizione esatta
del Nord sia di giorno sia di notte
ossevando le stelle. Una volta rilevato il
corretto orientamento, il merkhet poteva
ugualmente essere utilizzato per orientate
templi e piramidi.
Antiche tecniche: Egitto,
rito del “tendere la corda”

Una volta determinato l’orientamento era necessario prolungare la


direttrice ottenuta con la massima precisione possibile. Un metodo molto
pratico è stato probabilmente “ritualizzato” nella cerimonia del “tendere la
corda” riprodotta qui sopra.
Un anello di corda veniva fatto passare attraverso due pali, che fungevano
da sostegno esterno. In mezzo era poi possibile piantare i pali intermedi:
essi erano perfettamente allineati agli estremi quando erano
perfettamente tangenti al filo.
Antichi strumenti: Egitto, la staffa a croce
Alcuni ipotizzano, anche in base ad un reperto
rivenuto all’interno della piramide di Cheope,
che gli Egizi conoscessero già quello che nel
medioevo veniva chiamato il “Bastone di
Giacobbe” o “Staffa a croce”.
Due legni incrociati perpendicolarmente erano
fissati ad filo a piombo e ad un’asta graduata.
Puntando uno dei bracci sul corpo celeste il filo
a piombo indicava sull’asta graduata la sua
distanza angolare dall’orizzonte.
Il procedimento era applicabile anche per la
staffa a croce
misura di edifici: noti gli angoli, con semplici
calcoli trigonometrici si potevano ricavare i
lati.
Il “bastone di Giacobbe” ne rappresenta una
variante: esso veniva usato principalmente per
determinare l’angolo tra due corpi celesti. Suo
erede sarà in età moderna il ben più preciso
sestante.

sestante
Antichi strumenti: l’età classica, la groma

I Romani (e prima di loro gli Etruschi) dedicarono un’estrema attenzione


all’orientamento delle città. Non era solo una questione pratica, il rito di
fondazione aveva una precisa funzione sacra: armonizzare la nuova città con il resto
del mondo e con le divinità. Diventava quindi molto importante metterla in giusto
collegamento con i quattro punti cardinali, verso i quali erano in genere orientate le
vie della città e la centuriazione esterna.
Per disporre in perfetta perpendicolarità gli assi viari veniva utilizzata la groma, una
croce di assi ai cui estremi erano fissati dei piombi. Le direzioni ottenute erano
prolungate traguardando verso delle metae collocate a distanza regolare.
Antichi strumenti: l’età classica, la dioptra

Se la groma veniva utilizzata per garantire la


perpendicolarità delle vie, era però la dioptra a
verificarne l’orientamento vero e proprio. Essa era
costituita da una sorta di mirino montato sopra ad un
goniometro. Osservando attraverso il mirino due punti,
era possibile ricavare l’angolo tra essi. Nota la distanza
angolare e un lato del triangolo, avente come vertici il
mirino e i due punti osservati, è possibile con semplici
calcoli trigonometrici ricavare gli altri due lati.

In origine la dioptra era uno strumento triangolare


piuttosto rudimentale ma si è in seguito evoluta fino a
rilevare misure in tre dimensioni, con l’uso di due
goniometri perpendicolari.

Erede della dioptra è il teodolite, strumento attualmente


usato per rilievi e misurazioni di precisione.
Strumenti moderni:
il teodolite
Attualmente è il sistema che garantisce la maggiore precisione. Diffusissimo nell’edilizia e
nella topografia può però agilmente essere adattato all’archeoastronomia.
Il procedimento è lo stesso usato nell’edilizia: è sufficiente “puntare” sul corpo celeste
preso in esame tutte le informazioni sulla distanza angolare tra esso ed un qualunque
oggetto a noi vicino (tempio, allineamento di pietre, ecc.). In abbinamento con il
tacheometro, di fondamentale importanza è anche l’uso di un ricevitore satellitare Gps,
indispensabile per ricavare con massima precisione latitudine e longitudine del luogo.
Ovviamente è sempre necessario integrare i dati del teodolite con i valori astronomici di
azimut ed altezza ricavabili da un qualsiasi software di astronomia (vedremo più avanti i
migliori). Qui a sinistra un esempio di applicazione.
Strumenti moderni: la macchina fotografica
Il metodo fotografico (notturno) è molto meno preciso di quello con il
teodolite (che però non può essere usato di notte, salvo usare un costoso
giroscopio). Oltretutto questa tecnica può risultare difficoltosa ed è
realizzabile solo in una notte sufficientemente limpida e senza Luna
(immagine sotto a sinistra). Identificate le stelle, si misurano le posizioni di
tali astri (o meglio, delle loro tracce visto che la foto viene scattata con
lunghi tempi di posa) rispetto all’allineamento (griglia quadrettata in figura).
Ricavate da un software astronomico le coordinate di queste stelle ad inizio
e fine posa é possibile calcolare l’azimut dell’allineamento.
Va però ricordato che l’obiettivo di una macchina fotografica tende a
deformare alcune parti della foto: è quindi necessario uno studio
preliminare che analizzi l’entità di tali deformazioni e permetta un
raddrizzamento dell’immagine prima di iniziare le misurazioni.

Particolarmente laborioso è il rilievo di tutti gli ostacoli all’orizzonte: volendo


procedere punto per punto, grado per grado, la procedura risulta lunga e
poco pratica. Meglio allora (anche se la precisione è minore) utilizzare
teodolite e macchina fotografica. Si procede come nella figura qui sopra
costruendo una sorta di “orizzonte artificiale”. Prima si monta sul cavalletto
il teodolite e lo si punta sul centro della stadia. Poi, avendo cura di collocarla
esattamente nella stessa posizione, si sostituisce al teodolite la macchina
fotografica. Il centro dell’obiettivo deve essere alla stessa altezza dove prima
era posto l’asse del cannocchiale del teodolite. Ora la foto che si scatterà
sarà “orientata” secondo i valori precedentemente rilevati dal teodolite. In
un secondo momento sarà possibile poi ricostruire le misure degli altri punti
della foto. Ovviamente il procedimento va ripetuto fotografando l’orizzonte
a 360°.
Strumenti moderni: metodi gnomonici
Maggiore margine di errore (e quindi un metodo meno rigoroso) è
consentito nel caso di un rilevamento ad ampio raggio su un gran numero di
edifici (ad esempio su tutti i dolmen di una regione): trattandosi di uno
studio preliminare ad interesse statistico, non è necessaria un’eccessiva
precisione, che tra l’altro rallenterebbe eccessivamente le verifiche. La
stessa cosa vale per l’analisi iconografica, per capire ad esempio, dentro ad
una chiesa, in quale momento dell’anno il sole illumina un affresco. Poiché si
tratta di una campitura molto ampia è tollerabile anche una maggiore
imprecisione. In questi casi, quindi, è possibile determinare l’orientamento
con metodi molto simili a quelli degli antichi (e cioè osservando il sole o la
stella polare).
In particolare, utilizzando il sole, è possibile proiettare un’ombra sulla parete
da rilevare: nota l’ora esatta, si ricava con un software astronomico l’azimut
solare e, da quest’ultimo, la declinazione della superficie (vedere a destra).

Altro metodo piuttosto veloce è quello di costruirsi (con gli appositi software
indicati in questa pagina) due meridiane: una orizzontale classica e l’altra
analemmatica azimutale. Funzionando su principi completamente diversi
(una sull’angolo orario del sole e l’altra sull’azimut, ovvero sulla sua distanza
dal Nord) esse segneranno la stessa ora solo quando la tavoletta che le
ospita è correttamente orientata. Bisogna quindi ruotare la tavola finché i
due orologi solari non sono “sincronizzati”: a quel punto l’asse Nord-Sud è
indicato dalla linea oraria del mezzogiorno (foto a sinistra).

Orologi Solari, software gnomonico completamente gratuito: oltre che per


la realizzazione di una meridiana è molto comodo per ricavare
l’orientamento di una parete a partire da un’ombra proiettata su di essa:
http://digilander.libero.it/orologi.solari/download/download_enu.html
Alemma, altro programma gratuito per la gnomonica: utile per realizzare
orologi solari “analemmatici azimutali”:
http://alemma.software.informer.com/
Sonne, altro software free per la realizzazione di svariati tipi di orologio
solare:
http://web.utanet.at/sondereh/sun.htm
Software di simulazione
della luce diurna: CAD
Molti sono i software che permettono la
realizzazioni di rendering con simulazione
della luce diurna.
I più diffusi sono ovviamente Autocad e
3d Studio Max, dei quali riportiamo alcuni
print screen mirati su questa funzione.
Ovviamente prima di fare qualunque tipo
di simulazione luminosa è necessario
padroneggiare la modellazione
tridimensionale in almeno uno di questi
software.
Software di simulazione della luce
diurna: 3ds max
Anche 3d studio max è dotato di
strumenti per la simulazione della
luce diurna. In aggiunta a ciò è
molto più potente nel rendering
(decisamente più “fotografico”).
Nella modellazione l’inserimento
delle forme appare forse un po’
meno mirato alla precisione delle
misure (è un programma di
rendering, non di disegno tecnico).
E’ comunque sempre possibile
modellare l’edificio in Cad e poi
importarlo in 3ds ed effettuare in
esso il rendering (o effettuarlo con
entrambi i software, per verifica).
Simulazione della luce diurna:
modelli

Non volendo utilizzare costosi e complicati


programmi, è sempre possibile ricorrere alle
simulazioni su modellini. E’ sufficiente costruire un
modello dell’edificio e poi illuminarlo (vedere a
sinistra) con una luce avente uguale azimut ed
altezza solare del sole nel momento preso in
esame (ricavabile da software astronomici).

In alternativa, se l’orientazione delle lampade


risulta complicata, sarà sufficiente ruotare il
modellino stesso, come nelle due immagini a
destra.
Software astronomici:
Stellarium e Starry Night Pro
Starry Night Pro, software a
Tra i tanti programmi di simulazione
pagamento, è in grado di soddisfare
astronomica spicca senza dubbio
esigenze molto più sofisticate.
Stellarium: è gratuito, continuamente
aggiornato Open Source da appassionati, Molto utile in particolare la funzione
graficamente accattivante e soprattutto che permette di salvare in file .snf
consigliato da molti osservatori astronomici ogni simulazione realizzata così da
ed università. Suggestivi poi i disegni poterla riaprire senza dover
raffiguranti le costellazioni: sono disponibili riconfigurarla ogni volta.
oltre a quelle “occidentali” anche le
costellazioni di molti altri popoli, dagli inuit Praticissimo è anche l’uso dei
ai pellerossa. puntatori FOV (i cerchi colorati
Volendo trovargli un difetto, forse può dell’immagine più in basso) che
essere la scarsa praticità per un uso permettono di “incollare” nel cielo
professionale: non consente il salvataggio dei promemoria su particolari
delle configurazioni celesti ed è privo di allineamenti osservati.
molti strumenti di ricerca avanzata.
Da segnalare anche lo strumento
“Graph”: una sorta di timeline sulla
quale è visualizzato il percorso,
istante per istante, di Sole, Luna e
qualsiasi altro corpo celeste
(immagine in basso). Scorrendo il
puntatore si può poi raggiungere
velocemente il momento desiderato.
Altre utilities:
"Planetary, Lunar and Stellar Visibility"
e sunearthtools.com
“Planetary, Lunar and Stellar Visibility” é un programma gratuito dell’Università di Chicago che
permette di visualizzare rapidamente, tra gli altri, la levata ed il tramonto eliaco di tutti i corpi
celesti. Il tutto viene visualizzato in una serie di diagrammi apparentemente complicati ma in realtà
piuttosto intuitivi. E’ possibile salvare le ricerche effettuate ed esportare come immagine I
diagrammi. Le simulazioni non riguardano solo il presente ma anche i cieli “storici”. Siti come sunearthtools.com permettono di visualizzare
rapidamente i punti di alba e tramonto del sole in ogni
giorno dell’anno per una località data. Quest’ultima viene
specificata all’inizio, insieme alla data e all’ora desiderati.
Compare quindi, sovrapposto su una schermata di Google
Maps un diagramma che mostra il movimento del sole nel
giorno indicato (linea gialla) e quello da esso compiuto nel
corso dell’intero anno (mezzaluna gialla).
Altre utilities: Google Earth

Per verifiche preliminari risulta molto pratico e


sufficientemente preciso anche l’utilizzo di Google Earth.
Usando lo strumento righello è possibile collegare due
punti della mappa (ad esempio i due estremi di un muro o
due città). Come si vede nell’immagine a destra viene
fornita una stima della distanza e dell’azimut.

Ancora più potente è l’utilizzo del righello per verificare


l’altimetria di un terreno. Si salva la linea disegnata e,
cliccando sopra di essa con il tasto destro del mouse, è
possibile vedere un grafico con le variazioni altimetriche.
Lo strumento è utilissimo per determinare gli ostacoli
sull’orizzonte per ogni direzione da studiare.
Altre utilities: peakfinder.org
Molto utile é infine il sito Peakfinder.org: si tratta di un database contenente tutte le vette alpine. Inserendo una
località é possibile vederne l'orizzonte. Cliccando poi sulla funzione "binocolo" verrà aperto un mirino azzurro che
permetterà di ricavare agevolmente sia azimut che altezza sull'orizzonte di ogni vetta.
Per approfondimenti…
Potete trovare approfondimenti, bibliografia e webgrafia in
questo articolo:
http://lantero.altervista.org/Download/Archeoastronomia.pdf

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