L'arte Greca

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L’ e eca

L’arte greca si divide in 4 periodi:


1. Periodo di formazione, fondazione delle prime città, diffusa produzione di ceramica;
2. Periodo arcaico, la civiltà greca inizia a maturare le caratteristiche che più la contraddistinguono sviluppando l’architettura dei
templi e la rappresentazione della figura umana;
3. Periodo classico, momento di maggiore splendore della società, economia, arte e cultura greca;
4. Periodo ellenistico, inizia il declino ma al contempo è il periodo di massima diffusione.
Il tempio viene definita la dimora terrena degli dei, la religione greca è politeista. Nelle statue, che hanno delle perfette proporzioni e
sono quindi armoniose, è complicato distinguere se siano raffigurati uomini o dei in quanto questi somigliano molto. Il tempio nasce e si
sviluppa parallelamente alla casa e per questo hanno caratteristiche molto simili. I tre elementi caratteristici del tempio sono:
- Naos (cella), nel quale viene custodita la statua del dio a cui dedicato il tempio e lo spazio porticato che lo precede sta a
simboleggiare un filtro tra l’estero e il naos;
- Il pronao, ovvero lo spazio porticato che precede la cella;
- Le colonne, il cui numero varia in base alle dimensioni del tempio.
La progettazione dei templi si basa sulla simmetria, il cui metodo deve essere scrupolosamente osservato dagli architetti. La
proposizione si basa sull’adozione di un modulo fisso e consente di applicare ill medito della simmetria.

Gli ordini architettonici impiegati dai Greci sono 3 e sono accomunati dall’utilizzo di una precisa serie di rapporti
proporzionali:
1. Dorico, è l’ordine architettonico più antico, la colonna poggia direttamente sullo stilobate, è rastremata verso
l’alto ed è percorsa da 20 scanalature con spigolo vivo, è ornata in alto da un collarino ed è sormontata da
un capitello composto da un echino e un abaco, sul capitello poggia un architrave liscio sul quale è posto il
fregio composto da un’alternanza di metope e triglifi., l’effetto è robusto e maestoso, tutte le forme sono
semplificate, essenziali e decise. Il chiaroscuro è netto.;
art
gr
2.Ionico, la colonna è più sottile e slanciata, rispetto al dorico, rastremata verso l’alto ma priva di
entasis, poggia su una base composta da tori e scozie, le scanalature del fusto sono 24 e lo spigolo
che le divide è smussato, il capitello presenta un abaco schiacciato, un echino decorato ad ovoli e,
interposto tra questi, un elemento a due volute, al di sopra del capitello sta un architrave decorato
con tre fasce digradanti verso il basso sormontato da un fregio continuo, privo della divisione in
metope e triglifi;
3.Corinzio, si manifesterà nel V secolo e avrà particolare diffusione durante l’ellenismo e l’età
romana, è una variante dell’ordine ionico in quanto presenta la stessa base e la stessa trabeazione,
differenziandosi solo per il capitello formato da foglie di acanto. la colonna è ancora più slanciata
sebbene sempre scavata da 24 scanalature.

Paestum è uno dei più antichi siti della Magna Grecia, anticamente chiamato Poseidonia e situato sulla costiera salernitana. Si possono
osservare tre templi, il più antico dei quali, forse dedicato ad Hera, è conosciuto come “Basilica”, il secondo, più piccolo e lontano dagli
altri due, è il tempio di Athena e l’ultimo è il tempio di Nettuno.
La Basilica deve il suo nome alla credenza settecentesca che si trattasse di una basilica romana, un luogo di riunione coperto, sede di
tribunale.Mostra caratteri particolarmente arcaici: la forte rastremazione delle colonne, la sensibile espansione dell’entasi, le
proporzioni tozze delle colonne, l’evidente schiacciamento dell’e- chino e il grande abaco. E’ un periptero ennastilo (9 x 18 colonne),
forse dedicato ad Hera. Le numerose colonne sul fronte non conferiscono a questo tempio la tipica estensione in lunghezza propria
dei templi arcaici.
Nell’area più settentrionale sorgono i ruderi del tempio di Athena, poi dedicato a Cerere. Si tratta di un periptero esastilo con 6 x 13
colonne. Il pronao è delimitato da 6 colonne mentre manca l’opistodomo. Sebbene le proporzioni delle colonne siano simili a quelle
della Basilica, il capitello appare meno schiacciato.
Poco più a Nord della Basilica sorge, il tempio di Nettuno, uno dei più imponenti del periodo, giuntoci pressoché completo con l’intera
trabeazione e i due frontoni. E’ un dorico periptero esastilo con 6 x 14 colonne e cella divisa in tre navate da due file di colonne più
piccole disposte su due livelli. Nonostante il periodo tardo le colonne sono ancora molto massicce tanto che per snellirle, invece delle
consuete 20 scanalature, ne sono state realizzate ben 24.
La tomba del tuffatore viene scoperta il 3 giugno 1968, le pareti affrescate della tomba sono conservate molto bene. Negli affreschi
viene raccontata la società di quel tempo quindi il loro modo di vivere e le loro abitudini. Nell’affresco della pietra superiore è
raffigurato un uomo che si tuffa in mare e appunto possiamo definire tale una metafora del passaggio dal regno dei vivi a quello dei
morti e possiamo pensare che il trampolino rappresenti le colonne d’ercole e appunto aldilà di esse si trovi il regno dei morti. Al
ritrovamento all’interno delle sepolcro vi erano pochi elementi dello scheletro e un ampio corredo funebre. Le quattro scene conviviali,
nel loro insieme, ricostruiscono il contesto di un “simposio”, cioè la fase del banchetto greco destinata alla degustazione dei vini,
all’ascolto di musiche e canti e alla recitazione di versi. Non è un caso, quindi, che nel corredo funerario della tomba sia stata
ritrovata anche una lyra.
Un lato corto della cassa, quello a est, mostra un efebo nudo che attinge il vino da un grande vaso, posto sopra un tavolo adorno di
festoni. Sopra il secondo lato corto, una giovane suonatrice di aulos scandisce la danza di un ballerino dal corpo atletico. Alle loro
spalle, un uomo maturo con la barba potrebbe identificarsi con un paidagogos, cioè con un saggio, un maestro.
Sui due lati lunghi sono invece dipinti dieci simposiasti: sono tutti uomini, singoli o a coppie, sdraiati sui klmnai; alcuni bevono, altri
suonano, altri ancora discorrono. Un convitato canta reclinando il capo e toccandosi la fronte con una mano, accompagnato dal
flauto del suo vicino. L’arredo della scena è completato da tavoli bassi sui quali sono poggiate le kylikes, le larghe coppe da portata.
Nell’affresco della pietra superiore è raffigurato un uomo che si tuffa in mare e appunto possiamo definire tale una metafora del
passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti e possiamo pensare che il trampolino rappresenti le colonne d’ercole e appunto aldilà di
esse si trovi il regno dei morti.

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