Storia Numero 5

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1.

La costruzione della dittatura fascista in Italia


Due regimi politici nuovi
- 1921-22: il fascismo Italiano e il comunismo sovietico. Avevano in comune la democrazia come
principale avversario.
- Il 28 ottobre 1922 marcia su Roma: colpo di stato dei fascisti, fu l’esito finale dello scontro tra
fascisti e antifascisti (500 morti e molti feriti). Parte integrante di questo processo era stata la
distruzione di sedi sindacali e di partito.
- In Italia partito politico con proprio esercito e uso della forza per il mantenimento dell’ordine
pubblico; non fu contrastato dallo stato poiché buona parte di esso era formato da fascisti.
- Nel 1921-22 rottura radicale dell’ordine politico, l’ordine ripristinato dalle squadre d’assalto fasciste
contro il movimento operaio e i partiti democratici era un “ordine nuovo”. (=alla Russia in quel
periodo)

Verso il regime fascista


- Anni 1922-1926: decisivi per il fascismo, principali scelte politiche di Mussolini, archiviarono lo stato
liberale e fondarono un regime totalitario.
- Superata democrazia parlamentare con la creazione del Gran consiglio del fascismo (tipo consiglio
dei ministri) dove sedevano ministri e dirigenti del partito, esso era chiamato a ratificare ogni
decisione presa dal governo e dal parlamento. (alterazione dell’assetto istituzionale dello statuto
albertino)
- Mussolini, primo ministro nel 1922, squadre d’assalto in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale
(struttura militare parallela all’esercito e alle forze dell’ordine che rispondeva direttamente a
Mussolini).
- Legge Acerbo 1923: modifica del sistema elettorale, fu affidata la maggioranza dei seggi a coloro
che ottenevano la maggioranza relativa. Furono varati provvedimenti che modificarono le relazioni
sindacali (x favorire industriali e agrari) e i sindacati cattolici e socialisti vennero privati della
capacità contrattuale, riconosciuta solo ai sindacati fascisti= fine libertà sindacale e moltitudine di
iscritti a quelli fascisti.
- Durante le elezioni politiche del 1924 la maggioranza fu ottenuta dal “listone” (raggruppamento di
forze che comprendevano liberali, nazionalisti e popolari); divennero rappresentanti dei lavoratori.

Il delitto Matteotti
- Leader socialista Giacomo Matteotti denunciò i brogli elettorali e le violenze del partito fascista e di
Mussolini.
- Il 10 giugno 1924 una squadra fascista rapisce ed uccide il leader socialista: vera e propria fine della
semicostituzionalità.
- Ciò mise in crisi il fascismo, ma le forze antifasciste non ne approfittarono e abbandonarono il
parlamento il 24 giugno 1924 (secessione dell’Aventino)
- Mussolini colse l’occasione per accelerare la svolta autoritaria: sciolse i partiti e i sindacati, arrestò i
capi dei movimenti antifascisti e con la promulgazione delle “leggi fascistissime” del 1925-26 definì
la fisionomia del nuovo regime, fondato sulla dittatura personale, sul partito unico e sul
corporativismo.
Le “leggi fascistissime”
Leggi che aveva come obiettivo: il sovvertimento delle istituzioni liberali e la cancellazione delle libertà civili
previste dallo Statuto albertino.

- fuorilegge i partiti e i sindacati ostili


- Eliminata la libertà di stampa e di espressione
- fu istituito un tribunale speciale per la sicurezza dello stato (1926), per condannare gli antifascisti
- elezioni vennero trasformate in plebisciti per il Duce, perché gli elettori potevano unicamente
sottoscrivere una lista di deputati presentata dal Partito nazionale fascista.

Il nuovo regime voleva: restaurare il potere delle vecchie classi dirigenti agrarie e instustriali e Mussolini
voleva creare uno stato nuovo, attraverso una forma di autoritarismo non ancora sperimentata.

- Abolì il diritto di sciopero e i sindacati liberi


- Confederazione dei sindacati fascisti, che doveva trovare al suo interno un accordo sulle principali
questioni del lavoro in nome dell’interesse nazionale.
- Magistratura del lavoro, che doveva attenuare le controversie di lavoro: era un terzo organo tra
capitale e lavoro che avrebbe dovuto comporre gli interessi superando la lotta di classe.

Il corporativismo
- 1926: ministero delle Corporazioni. Doveva costituire il centro propulsivo della creazione dello stato
corporativo, proposto come superamento sia del socialismo sia del capitalismo: una terza via.
- L’architettura istituzionale dello stato corporativo doveva superare quelle che erano considerate le
due prime principali minacce alla stabilità economica: la concorrenza e il conflitto sociale.
- Le corporazioni dovevano tenere sotto controllo le dinamiche del mercato, evitando che la libera
concorrenza portasse alla sovrapproduzione, e impedire i contrasti tra capitale e lavoro,
pariteticamente rappresentati dagli organismi corporativi.
- Sul piano ideologico dovevano: promuovere l’armonica cooperazione tra capitale e lavoro; sul
piano pratico doveva assicurare la collaborazione fra i gruppi economici e sociali (sotto il controllo
della classe dirigente).
- Nel 1927 venne promulgata la Carta del lavoro: documento che enfatizzava i caratteri sociali e
popolari del fascismo e di superare il conflitto fra imprenditori e lavoratori (produttori).

La politica economica: “quota 90”


- Era il fiore all’occhiello del fascismo.
- Tra 1926-27 fu definita una linea politica economica liberista; successivamente alla svalutazione
della lira ci fu una tendenza alla stabilizzazione monetaria.
- “quota 90”= rivalutazione della lira, ritorno al rapporto di cambio tra sterlina e la lira italiana ai
valori dell’immediato dopoguerra (1sterlina=90lire); rivalutazione poderosa a cui arrivare attraverso
una rigida politica deflazionistica: bisognava ridurre la circolazione monetaria e l’accesso al credito
di aziende e famiglie, abbassare i prezzi, contrarre i scarsi consumi.
Gli effetti della politica deflazionistica
- L’effetto della politica deflazionistica fu un ulteriore ridimensionamento dei salari dei lavoratori e
dei redditi degli agricoltori, a vantaggio degli stipendi e dei risparmi delle classi medie.
- La rivalutazione della lira introdusse fratture anche nel mondo industriale: favorì le grandi imprese
(mercato interno), fu svantaggiosa per quelle sui mercati internazionali (auto/tessile).
- La rivalutazione fece alzare il prezzo dei prodotti italiani all’estero, e abbassò in Italia i prezzi dei
prodotti stranieri (avvantaggiando importazioni e stato come cliente).
- La carta del Lavoro del 1927 ebbe i contorni di un’operazione propagandistica per coprire un
attacco ai redditi dei lavoratori e dei contadini.

2. Politica e ideologia del fascismo


Il ruolo del Partito nazionale fascista
- 1927: ultimi conflitti sociali in fabbriche e campagne. Il partito naz. Fascista divenne il garante
dell’equilibrio tra il primato politico del regime e i rappresentanti delle diverse economie.
- Propaganda e strumento di controllo grazie al segretario Achille Starace.
- Alte gerarchie dello stato e burocrati erano oggetto di tale controllo (magistrati, insegnanti, ufficiali,
funzionari): vennero assimilati nel Pnf.
- Progetto totalitario: irregimentazione delle masse, dirigismo economico, lo statalismo e la politica
di potenza.

Irregimentare i giovani e i lavoratori


- Costruzione di capillari reti associative (nella scuola, lavoro e tempo libero) per fascistizzare la
società.
- Creazione di organizzazioni per giovani: i balilla, la gioventù italiana del littorio e gruppi universitari
fascisti.
- 1929 libri delle scuole elementari sostituiti con il testo unico di stato.
- 1931 professori sottoposti al giuramento di fedeltà al regime.
- 1925 creazione dell’”opera nazionale dopo lavoro”: allo scopo di avvicinare gli italiani al fascismo.

Il controllo sulla comunicazione di massa


- Fascistizzazione della stampa curata da Mussolini.
- Stretta censura si abbatté sulla produzione cinematografica e dal 1925 fu statalizzato l’istituto Luce
che aveva il monopolio dell’informazione cinematografica.
- L’EIAR deteneva il monopolio delle trasmissioni radiofoniche, però la diffusione degli apparecchi
radiofonici in Italia non fu mai quella desiderata.

Consenso e repressione: la lotta contro l’antifascismo


- Una delle intensioni del progetto totalitario era il consenso della società al fascismo.
- L’organizzazione del consenso non andò mai disgiunta dalla repressione che faceva capo agli organi
di polizia e al tribunale speciale per la difesa dello stato.
- Questa macchina repressiva si diresse contro l’antifascismo: formato da una rete di piccoli gruppi
clandestini e da singoli tenaci oppositori. Tra il 1925 e il 1927 espatriarono gli antifascisti: Francesco
Nitti, Filippo Turati, Luigi Sturzo, Palmiro Togliatti, Ferruccio Parri e Sandro Pertini. (altri incarcerati)
- I comunisti emigrarono in Urss (russia) e qui parteciparono all’attività internazionale comunista
come sezione italiana.

Il rapporto con la chiesa


- Febbraio 1929: patti lateranensi tra Mussolini e il vaticano, che chiusero la questione romana
aperta nel 1870.
- Tre documenti distinti:
- 1. Il trattato garantiva l’assoluta indipendenza della santa sede, religione cattolica come sola
religione di stato, riconosceva lo stato italiano con capitale Roma;
- 2. La convenzione finanziaria, fissò un’indennità per la chiesa come risarcimento dei beni presi dallo
stato italiano;
- 3. Il concordato imponeva ai vescovi di giurare fdeltà allo stato italiano, ma gli dava importanti
privilegi.
- Rapporto non del tutto pacifico, tanti contrasti= 1931 Mussolini fece sciogliere tutte le
organizzazioni cattoliche giovanili.

Le iniziative per stimolare la produzione agricola


- Progetto totalitario= dirigismo economico= quota 90

2 iniziative:

- 1. Battaglia del grano lanciata nel 1926 con grande propaganda, che proponeva di incrementare la
produzione cerealicola e la meccanizzazione delle campagne e di ridurre le importazioni di grano
non favorevoli all’economia;
- 2. La bonifica integrale (1928), programma di espansione delle aree coltivabili= aumento della
produzione agricola.

Il primato dello stato


- Statalismo= concezione creata da Giovanni Gentile e da Alfredo Rocco; il primo offrì al regime
obiettivi di superamento delle vecchie idee di modernità (il liberalismo, democrazia e socialismo).
Rocco appoggiava le idee di Gentile.
- Secondo Rocco la manovisibile del potere era l’unica forza capace di dominare i conflitti fra le classi.
A rocco si devono: le leggi sindacali, la carta del lavoro, la riforma del sistema elettorale e il nuovo
codice penale.

La politica di potenza
- Mussolini cercò di attivare una politica estera che fosse coerente con l’obiettivo di creare una
grande potenza. Puntò a riconquistare la Libia. Tra 1922-31 venne messa in atto una guerra contro
le popolazione arabe (capo: Omar Al-Mukhtar). Dimezzamento popolazione e distruzione tessuto
sociale indigeno.
- Mussolini puntò ad estendere l’influenza italiana nei balcani con l’obiettivo di fare dell’Adriatico un
“lago italiano”. 1923: invasione e annessione all’Italia dell’isola di Corfù.
- Tutte queste iniziative non modificarono i rapporti di forza continentali e non suscitarono nessun
allarme per gli altri stati.

3. Nascita dell’unione sovietica


Il partito unico e lo stato centralizzato
- La vittoria bolscevica contro i movimenti controrivoluzionari si tradusse nella creazione di un
regime fortemente autoritario, fondato sul dispotismo del partito unico.
- Questo regime prese nell’aprile del 1922 il nome di: Unione della Repubbliche socialiste-sovietiche
(urss), apparentemente federale, ma in realtà centralizzato nelle mani del partito comunista.

La nuova politica economica


- 1921: nuova politica economica (nep) che reintrodusse un’economia di mercato: i contadini
poterono vendere liberamente, fu ricostituita la prop. privata, la circolazione della moneta riprese il
suo ruolo.
- La borghesia industriale e commerciale (Nepmen) ritrovò spazi di azione. Ci fu un incremento
economico e la risanazione finanziaria.

I modelli di sviluppo della Nep


- La nep fu una forma di economia mista che lasciava ampi margini all’iniziativa privata.
- Fu una politica economica basata sul presupposto che lo sviluppo industriale sovietico sarebbe
potuto partire solo quando si fosse consolidato un processo di accumulazione di risorse tale da
innescare la domanda e avviare così un circolo virtuoso.
- Nicolai Bucharin era il massimo teorico della Nep.
- Lo slogan era: “contadini arricchitevi” e sintetizzava una strategia di sviluppo della base industriale,
che rimaneva l’obiettivo della rivoluzione bolscevica.
- Contro Bucharin si mosse la sinistra capeggiata da Lev Trockij che era contrario all’autonomia
economica dei contadini e voleva una netta riduzione dell’agricoltura= accesa questione politica
intorno alla Nep.
- 1924 morte di Lenin.

L’uomo d’acciaio
- Stalin (in russo uomo d’acciaio) era il nome di clandestinità di Iosif Visarionovich (…).
- Nato in Georgia nel 1879 da una famiglia di origine servile, fu espulso da un seminario cristiano-
ortodosso e da quel momento si dedicò all’attività politica clandestina, che gli costò più volte il
carcere e l’esilio.
- Nel 1912 ottenne la direzione della Pravda, la stampa dei bolscevichi.
- Ebbe un ruolo attivo nella rivoluzione di Febbraio del 1917; nel 1922 diventò segretario generale
del comitato centrale. Dopo la morte di Lenin ci fu una ridefinizione degli equilibri da cui iniziò una
lotta personale per il potere, quella dell’eliminazione fisica degli avversari.

Lo scontro tra Trockij e Stalin


- Stalin per sconfiggerlo si alleò con il principale sostenitore della Nep Bucharin. Nel 1925 Tockij
diede le dimissioni da tutte le cariche= ascesa al potere di Stalin.
- Trockij riteneva che Mosca dovesse promuovere la rivoluzione permanente (comunismo su scala
mondiale); Stalin mirava a rafforzare l’Urss e a realizzare il socialismo in un solo paese.
- Infatti nel 1919 il gruppo dirigente Bolscevico fondò l’internazionale comunista (comintern),
un’organizzazione su scala mondiale per diffondere il progetto della rivoluzione, che però non
ottenne i risultati sperati ne in Europa ne in Asia.

La vittoria di Stalin
- Stalin godeva del consenso del popolo e perciò era nelle condizioni di conquistare definitivamente
il potere. Emerginò il gruppo riformista che aveva guidato la nep, Bucharin. Indirizzò l’economia al
ritorno verso una politica vessatoria nei confronti dei contadini.
- 1927 Stalin attaccò la residua opposizione interna accusandoli di avventurismo: Trockij, Kamenev e
Zinovev furono espulsi dal partito comunista (1929, T. dichiarato nemico del popolo).
- Per il decennio successivo la lotta contro il Trockijsmo divenne costante nel partito comunista e
dell’internazionale comunista, e si concluse nel 1940 quando l’ex capo dell’armata rossa venne
assassinato da un sicario di Stalin. Stalin perciò rimase il padrone incontrastato del partito e del
paese dalla fine degli anni 20.

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