Di Tommaso Tesi
Di Tommaso Tesi
Di Tommaso Tesi
–
LIBERA UNIVERSITÀ INTERNAZIONALE DEGLI STUDI SOCIALI
“GUIDO CARLI”
TUTOR:
Chiar.mo Prof. Giovanni Fiori
COORDINATORE:
Chiar.mo Prof. Marcello Clarich
DOTTORANDO:
Massimiliano Di Tommaso
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
INDICE
CAPITOLO PRIMO
INQUADRAMENTO E CONTESTO DEL PRIVATE EQUITY
1. Cenni storici sul private equity........................................................................ 3
2. Definizione di private equity ........................................................................... 9
3. Catena del valore, ciclo e funzione del private equity ................................... 12
4. Tecniche di investimento ................................................................................ 24
CAPITOLO SECONDO
ANALISI ECONOMICA DEL PRIVATE EQUITY
1. Modello economico del private equity ........................................................... 29
1.1. Struttura organizzativa del fondo di private equity ........................... 29
1.2. Termini economici e flussi finanziari................................................. 34
2. Remunerazione della private equity firm........................................................ 38
2.1. Remunerazione, incentivi e rischi di comportamento
opportunistico della private equity firm ............................................. 39
2.2. Raccomandazioni per un migliore allineamento degli
interessi della private equity firm e degli investitori .......................... 45
3. Impatto economico del private equity: creazione di valore? ......................... 54
3.1. Opinione pubblica e private equity .................................................... 54
3.2. Analisi della dottrina ........................................................................... 55
3.2.1. Rilievi negativi: (i) mero artificio finanziario;
(ii) eccessivo indebitamento; (iii) riduzione livelli
occupazionali; (iv) profitti a carico dei contribuenti;
e (v) rendimenti modesti ...................................................... 56
3.2.2. Rilievi positivi: (i) superiore corporate governance;
(ii) incremento redditività; e
(iii) maggiore innovazione tecnologica .............................. 65
3.2.3. Conclusioni raggiunte dalla dottrina maggioritaria e
limiti delle ricerche edite ..................................................... 69
i
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3.3. Impatto economico del private equity sul mercato dei capitali
di debito ............................................................................................... 70
3.3.1. Costi di agenzia nel mercato dei capitali di debito ............. 71
3.3.2. Incentivi della private equity firm a mitigare
i costi di agenzia................................................................... 76
3.3.3. Capacità della private equity firm di mitigare
i costi di agenzia................................................................... 80
3.3.4. Prime conclusioni sul ruolo del private equity nel
mercato dei capitali di debito e rilievi critici ...................... 82
CAPITOLO TERZO
ANALISI COMPARATA DELLA REGOLAMENTAZIONE DEL PRIVATE EQUITY
NEGLI STATI UNITI E NELL’UNIONE EUROPEA
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CAPITOLO QUARTO
PROSPETTIVE DI SVILUPPO DEL PRIVATE EQUITY E SPUNTI CRITICI
1. Prospettive di sviluppo e scenari futuri del mercato del private equity ......... 125
2. Spunti critici per gli operatori del private equity ............................................ 131
3. Spunti critici per il legislatore e le autorità regolamentari
dell’Unione Europea ........................................................................................ 134
Sinossi della letteratura sull’impatto economico del private equity ......... 142
iii
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1
PREQIN, The 2014 Preqin Global Private Equity Report – Assets Under Management, Dry
Powder, Employment and Compensation, New York (Stati Uniti), Preqin Investor Network,
2014, 14,
https://www.preqin.com/docs/samples/The_2014_Preqin_Global_Private_Equity_Report_Sampl
e_Pages.pdf, consultato il 27 dicembre 2014; DELOITTE, 2013 Private Equity Fund Outlook,
New York (Stati Uniti), 2012, 1,
http://www2.deloitte.com/content/dam/Deloitte/global/Documents/Financial-Services/dttl-fsi-
US-FSI-2013PEOutlook-121912.pdf, consultato il 22 dicembre 2014. Tasso di cambio
USD/EUR applicato: 0,8215 (tasso del 23 dicembre 2014).
2
EUROPEAN COMMISSION, European Commission Memo/13/611, 26 giugno 2013, 4.
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CAPITOLO PRIMO
INQUADRAMENTO E CONTESTO DEL PRIVATE EQUITY
3
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, New York (Stati Uniti), Wolters Kluwer Law & Business, 2013, ¶106.1; CASELLI
S., Private Equity and Venture Capital in Europe: Markets, Techniques, and Deals, Oxford
(Regno Unito), Academic Press, 2010, 3 ss.; per approfondimenti v. ANTONELLI G., Crasso, il
banchiere di Roma, Roma (Italia), Newton, 1995.
4
Tra i vari investimenti di successo di Georges F. Doriot, si ricorda la fondazione nel 1957
dell’Institut Européen d'Administration des Affaires (INSEAD).
5
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital – Manuale di investimento nel
capitale di rischio, Milano (Italia), Guerini Studio, 2008, 30; DE MARIA C., Introduction to
private equity, Chichester (Regno Unito), John Wiley & Sons Ltd., 2010, 20 ss.; per
approfondimenti v. LERNER J., Venture Capital and Private Equity – A Casebook, New York
(Stati Uniti), John Wiley & Sons Ltd., 1999; GUPTA U., The First Venture Capitalist, Calgary
(Canada), Gondolier, 2004; WILSON, J. W., The New Venturers – Inside the High-Stakes World
of Venture Capital, Beverly (Stati Uniti), Addison Wesley Publishing Company, 1986.
3
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6
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital – Manuale di investimento nel
capitale di rischio, cit., 30. Per una descrizione dei criteri con cui ARDC selezionava i propri
investimenti, v. BARTLETT J., Fundamentals of Venture Capital, Lanham (Stati Uniti), Madison
Books, 1999, 3: «According to Doriot, investments considered by [ARDC] involved: (1) new
technology, new marketing concepts, and new product application possibilities; (2) a significant,
although not necessarily controlling, participation by the investor in the company’s
management; (3) investment in ventures staffed by people of outstanding competence and
integrity (herein the rule often referred to in venture capital as “bet the jockey, not the horse”);
(4) products or processes which have passed through at least the early prototype stage and are
adequately protected by patents, copyrights, or trade-secrets agreements (the latter rule is often
referred to as investing in situations where the information is “proprietary”); (5) situation which
show promise to mature within few years to the point of an initial public offering or a sale of the
entire company (commonly referred to as “exit strategy”); and (6) opportunities in which the
venture capitalist can make a contribution beyond the capital dollars invested (often referred to
as the “value-added strategy”)».
7
Tra i vari investimenti di successo, viene spesso ricordato l’investimento di ARDC in Digital
Equipment Company, da cui venne successivamente costituita Compaq, a sua volta fusa per
incorporazione in Hewlett Packard.
8
DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 2010, 19. ARDC venne ceduta a Textron nel
1973 a seguito dell’uscita di Georges F. Doriot da ARDC, v. HSU D. & KENNEDY M.,
Organizing Venture Capital: the Rise and Demise of American Research & Development
Corporation, 1946-1973, in Industrial and Corporate Change, vol. 14, 2005, 579-616.
4
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9
DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 19; HARRIS L., A Critical Theory of Private
Equity, in Delaware Journal of Corporate Law, vol. 35, 2010, 266 ss.
10
Lo U.S. Small Business Act del 30 luglio 1953, Sec. 2(a), prevede che: «It is the declared
policy of the Congress that the Government should aid, counsel, assist, and protect, insofar as is
possible, the interests of small-business concerns.»
11
Per approfondimenti v. CENDROWSKI H., MARTIN J., PETRO L., WADECKI A., Private Equity:
History, Governance and Operations, Chichester (Regno Unito), John Wiley & Sons, 2008.
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finanziamento del private equity (v. infra cap. I, par. 2).12 Negli anni ’70 venne
fondata Kohlberg Kravis Robert LP13 che contribuì alla crescita del mercato del
private equity, sviluppando un’innovativa tecnica di acquisto del controllo
societario mediante indebitamento: il cosiddetto leveraged buy out (v. infra cap.
I, par. 4).
A partire dagli anni ’80, il mercato del private equity negli Stati Uniti ha
visto alternarsi periodi di forte espansione 14 a improvvise contrazioni, 15
normalmente correlate all’andamento dei mercati finanziari internazionali. La
letteratura è concorde nell’osservare che il mercato del private equity
statunitense resta, ad oggi, il mercato maggiormente sviluppato sia per maturità,
sia per dimensioni e, per questo, nel prosieguo della trattazione sarà il modello
di riferimento.16
Quanto al mercato europeo del private equity, i primi atti istituzionali
relativi alla sua formazione e sviluppo risalgono agli anni ’80 quando il
Consiglio europeo sponsorizzò la creazione del Venture Capital Liaison Office
(un ufficio di collegamento tra operatori del private equity e istituzioni europee)
e quando venne creata la European Venture Capital Association (associazione di
categoria europea).17 In tali anni si stimava che il mercato europeo fosse in
12
DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 21; GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private
equity e venture capital – Manuale di investimento nel capitale di rischio, cit., 31.
13
Per approfondimenti v. BAKER G. P. & SMITH G. D., The New Financial Capitalists –
Kohlberg Kravis Roberts and the Creation of Corporate Value, Cambridge (Regno Unito),
Cambridge University Press, 1998.
14
La floridità del mercato statunitense negli anni ’80 e la “battaglia” del fondo KKR per
l’acquisizione del controllo di RJR Nabisco sono doviziosamente descritti in BURROUGH B. &
HELYAR J., Barbarians at the Gate – The Fall of RJR Nabisco, New York (Stati Uniti),
HarperCollins Publishers, 2008.
15
Ad esempio l’esplosione della bolla “dot-com” nel 2000-2001 e, più recentemente, la crisi dei
mutui “sub-prime” nel 2007-2008.
16
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital – Manuale di investimento nel
capitale di rischio, cit., 32; DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 24.
17
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital – Manuale di investimento nel
capitale di rischio, cit., 33.
6
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18
Ibidem; per approfondimenti v. BYGRAVE W. D., HAY M. & PEETERS J.B., Realizing
Investment Value, Londra (Regno Unito), Pitman Publishing, 1994.
19
Con rifermento al 2013, il rapporto tra investimenti di private equity e PIL nell’Unione
Europea è pari a 0,26%; il corrispondente rapporto negli Stati Uniti è pari a 2,63%. I dati relativi
all’area dell’Unione Europea sono stati estratti dalle elaborazioni dello European Venture
Capital Association (EVCA), v. EVCA, European Private Equity Activity Data 2007-2013, in
EVCA Research, 2014; i dati relativi agli Stati Uniti sono stati estratti dalle elaborazioni del
Private Equity Growth Capital Council (PEGCC), v. PEGCC, Private Equity: Top States and
Districts in 2013, in PEGCC Research, 2014 e, con riferimento al prodotto interno lordo, dalle
elaborazioni della Banca Mondiale.
20
I dati rappresentano la media aritmetica tra rapporto investimenti/PIL basato su “market
satistics” e rapporto investimenti/PIL basato su “industry statistics” elaborati da EVCA, v.
EVCA, European Private Equity Activity Data 2007-2013, cit.
21
Per completezza si segnala che il legislatore europeo sta proseguendo nel percorso di
creazione di un mercato unico dei servizi finanziari nell’Unione Europea con l’approvazione di
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Quanto, invece, al mercato italiano del private equity, nel 1986 venne
fondata l’associazione di categoria: l’Associazione Italiana del Private Equity e
Venture Capital (AIFI). 22 Seguirono una serie di interventi normativi –
soprattutto in materia finanziaria, bancaria e creditizia – che hanno consentito lo
sviluppo qualitativo e quantitativo del mercato italiano, consentendo all’Italia di
confrontarsi in modo paritario con gli altri paesi europei e internazionali.23 Gli
interventi normativi di maggior rilievo furono: (i) la delibera del Comitato
Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR) del 6 febbraio 1987 e la
circolare della Banca d’Italia del 9 marzo 1987, mediante le quali venne
consentito agli enti creditizi di operare – tramite società di intermediazione
finanziaria di loro emanazione – nel capitale di rischio delle imprese; (ii) il
decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385, recante in epigrafe “Testo unico
delle leggi in materia bancaria e creditizia”, che introdusse il modello della
“banca universale”, chiave dello sviluppo delle attività di merchant banking in
Italia e catalizzatore della crescita del private equity in Italia;24 (iii) la legge 14
agosto 1993, n. 344, recante in epigrafe “Istituzione e disciplina dei fondi
comuni di investimento mobiliare chiusi”, con cui venne introdotta l’architettura
giuridica tipica dell’attività di private equity; (iv) il decreto legislativo 24
febbraio 1998, n. 58, recante in epigrafe “Testo Unico della Finanza”, che
regolamenti, ossia atti normativi aventi portata generale e direttamente applicabili negli
ordinamenti degli Stati membri, in materia di venture capital (v. regolamento (UE) del
Parlamento europeo e del Consiglio n. 345/2013 del 17 aprile 2013) e di fondi europei per
l’imprenditoria sociale (v. regolamento (UE) del Parlamento europeo e del Consiglio n.
346/2013 del 17 aprile 2013) nonché in materia di fondi di investimento europei a lungo termine
(v. proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio SWD(2013) 230 e
SWD(2013) 231), la cui trattazione esula dal presente lavoro.
22
Per informazioni istituzionali su AIFI, v. http://www.aifi.it/chi-siamo/, consultato il 4
novembre 2014; GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital – Manuale di
investimento nel capitale di rischio, cit., 34; AIFI, Capitali per lo sviluppo – Sesto rapporto
Biennale 1997-1998, Milano (Italia), Guerini e Associati, 1997.
23
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital – Manuale di investimento nel
capitale di rischio, cit., 36.
24
Per approfondimenti v. CAFARO R., Il merchant banking, in I singoli contratti – Applicazioni
pratiche; clausole specifiche; giurisprudenza di riferimento (a cura di G. Cassano), Padova
(Italia), Cedam, 2010.
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25
Per approfondimenti v. GERVASONI A., Finanziarie l’attività imprenditoriale, Milano (Italia),
Guerini e Associati, 1997; DE CECCO M. & FERRI G., Origini e natura speciale dell’attività di
banca d’affari in Italia, in Banca d’Italia – Temi di discussione del Servizio studi, vol. 242,
1994; GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital – Manuale di investimento
nel capitale di rischio, cit., 34 ss.
26
Delibera del Consiglio Direttivo di AIFI del 22 luglio 2004; v. GERVASONI A. & SATTIN F. L.,
Private equity e venture capital – Manuale di investimento nel capitale di rischio, cit., 28.
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27
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, cit., ¶103. Nei casi in cui l’investimento di private equity ha ad oggetto strumenti
finanziari quotati, generalmente, l’obiettivo iniziale è la revoca dalla quotazione, cui seguono
una fase di riorganizzazione finalizzata alla valorizzazione dell’impresa e, successivamente, il
disinvestimento. Per completezza, si osserva che la quotazione di strumenti finanziari di imprese
oggetto di investimenti di private equity è, generalmente, una delle modalità di disinvestimento
da parte degli operatori di private equity, dunque è il punto di arrivo e non il punto di partenza
delle operazioni di private equity (v. infra cap. I, par. 3).
28
Ibidem; sulla durata e tempistica media degli investimenti di private equity v. STRÖMBERG P.,
The new demography of private equity, in The Global Impact of Private Equity Report 2008 –
Globalization of Alternative Investments – Working Papers (a cura di Lerner J. & Gurung A.),
vol. 1, Ginevra (Svizzera), World Economic Forum, 2008, 3 ss.; GOTTSCHALG O., Private
Equity and Leveraged Buy-outs, European Parliament, Study IP/A/ECON/IC/2007-25, 2007,
http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/etudes/join/2007/393515/IPOL-
ECON_ET%282007%29393515_EN.pdf, consultato il 22 dicembre 2014; JELIC R., Staying
Power of UK Buy-Outs, in Journal of Business Finance & Accounting, vol. 38, n. 7-8, 2011, 945
ss.
29
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, cit., ¶103.
10
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Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
30
DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 16.
31
DAMIANI E., Venture Capital e Private Equity, Napoli (Italia), Edizioni Scientifiche Italiane,
2010, 13 ss.
32
DAMIANI E., Venture Capital e Private Equity, cit., 19 ss; per approfondimenti v. infra cap. I,
par. 3 e note ivi contenute.
33
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital, cit., 28; DAMIANI E., Venture
Capital e Private Equity, cit., 20.
34
Per completezza si osserva che alcuni studiosi non considerano il venture capital come
categoria del private equity, bensì come tecnica d’investimento autonoma rispetto al private
equity; secondo tale ricostruzione il venture capital si occupa esclusivamente delle esigenze
dell’impresa nella fase di avvio, mentre il private equity si occupa delle esigenze dell’impresa in
tutte le altre fasi successive alla fase di avvio, sul punto v. CASELLI S., Private Equity and
Venture Capital in Europe: Markets, Techniques, and Deals, cit., 4 ss.
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Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
35
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, cit., ¶103.
36
Per approfondimenti v. MCCAHERY J. A. & VERMEULEN E. P. M., The Contractual Structure
and Regulation of Private Equity Funds and Hedge Funds, in LSE Working Paper, n. 50/2008,
2008, 6 ss., http://www.lse.ac.uk/fmg/research/RICAFE/pdf/RICAFE2-WP50-McCahery.pdf,
consultato il 22 dicembre 2014; GILLIGAN J. & WRIGHT M., Private Equity Demistified: An
Explanatory Guide, Londra (Regno Unito), The Institute of Chartered Accountants in England
and Wales, 2008, 23 ss.; GILLIGAN J. & WRIGHT M., Private Equity Demistified: 2012 Update,
Londra (Regno Unito), The Institute of Chartered Accountants in England and Wales, 2012.
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Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
scandiscono il ciclo del private equity, nonché la funzione del private equity nel
ciclo imprenditoriale.
Nella prassi internazionale le operazioni di private equity vengono
realizzate attraverso un fondo di investimento nel capitale privato e nel capitale
di rischio delle imprese (per brevità, “fondo di private equity” o “fondo”) gestito
indirettamente da una private equity firm. Tipicamente, il fondo di private equity
è organizzato sotto forma di limited partnership (o altra struttura giuridica ad
essa funzionalmente equivalente)37 e gestito esternamente da una private equity
firm. La private equity firm (si pensi, ad esempio, a Texas Pacific Group,38 Bain
Capital39 o Warburg Pincus40) è il veicolo, solitamente ad azionariato chiuso o
costituito sotto forma di partnership, in cui confluiscono professionisti e
specialisti del private equity. 41 Nel quadro del private equity vi sono tre
principali gruppi di soggetti:
- Private equity firm e soggetti ad essa affiliati o riconducibili. La private
equity firm delega la gestione di uno o più fondi ad alcuni dei propri
professionisti, detti sponsors; gli sponsors hanno il compito, prima, di
capitalizzare il fondo raccogliendo impegni e risorse finanziarie da
37
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, cit., 10-5; PERSAUD A. & ATKINSON A., Private Equity Funds: Legal Analysis of
Structural, ERISA, Securities and Other Regulatory Issues, in Investment Adviser Regulation (a
cura di Kirsch E. K.), New York (Stati Uniti), Practising Law Institute, 2012, §47:2:1; per
approfondimenti sulle strutture dei fondi di private equity in Europa v. EVCA, Private Equity
Fund Structures in Europe, in EVCA Research, 2006 e l’appendice di aggiornamento EVCA,
Private Equity Fund Structures in Europe, in EVCA Research, 2010.
38
Per informazioni istituzionali su Texas Pacific Group, v. https://tpg.com/, consultato il 16
novembre 2014.
39
Per informazioni istituzionali su Bain Capital, v. http://www.baincapital.com/, consultato il 16
novembre 2014.
40
Per informazioni istituzionali su Warburg Pincus, v. http://www.warburgpincus.com/,
consultato il 16 novembre 2014.
41
Per completezza si osserva che alcune private equity firm hanno chiesto l’ammissione alla
negoziazione dei propri titoli su mercati regolamentati, ad esempio Blackstone Group L.P. o 3i
Group plc. La trattazione delle peculiarità delle private equity firm quotate esula dal presente
lavoro, ma per approfondimenti v. BERGMANN B., CHRISTOPHERS H., HUSS M. & ZIMMERMANN
H., Listed Private Equity, in Private Equity: Fund Types, Risks and Returns, and Regulation (a
cura di Cumming D. J.), Hoboken (Stati Uniti), John Wiley & Sons, 2009, 53-70.
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42
GILLIGAN J. & WRIGHT M., Private Equity Demistified: An Explanatory Guide, cit., 2 ss.
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Sponsors Investitori
Legenda: Linee continue con freccia indicano flussi di capitali a servizio dell’investimento in portfolio companies;
linee tratteggiate con freccia indicano, a seconda dei casi, flussi di capitali a titolo di remunerazione
(indiretta) della private equity firm o ritorno sugli investimenti degli investitori.
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione di DE MARIA C., Introduction to private equity, cit.,
45 ss.
43
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital, cit., 483 ss.
15
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44
Per approfondimenti v. CASELLI S., Private Equity and Venture Capital in Europe: Markets,
Techniques, and Deals, cit., 27 ss. e NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, New York
(Stati Uniti), Practical Law Company, 2011, 2011, 10 ss.
45
Ibidem.
46
Ibidem.
47
Ibidem.
16
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48
Ibidem.
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49
GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital, cit., 38 ss.; DAMIANI E.,
Venture Capital e Private Equity, cit., 19 ss.; CASELLI S., Private Equity and Venture Capital in
Europe: Markets, Techniques, and Deals, cit., 8 ss.; per approfondimenti v. FRIGNANI A., voce
Venture Capital, in Noviss. Dig. It., App. VII, Torino (Italia), 1987.
50
CASELLI S., Private Equity and Venture Capital in Europe: Markets, Techniques, and Deals,
cit., 8 ss.
51
Si deve, tuttavia, osservare che la complessità del ciclo imprenditoriale soffre qualsivoglia
schematizzazione e che caratteristiche di due o più fasi imprenditoriali si possono sovrapporre.
Per approfondimenti v. GERVASONI A. & SATTIN F. L., Private equity e venture capital, cit., 38
ss.
19
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
20
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione proposta da CASELLI S., Private Equity and Venture
Capital in Europe: Markets, Techniques, and Deals, cit., 11 ss.
21
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
1. Idea imprenditoriale
Intervento per l’avvio Venture Capital
2. Avvio
Private Equity
3. Crescita iniziale
Intervento per lo sviluppo Growth
4. Espansione rapida
5. Cambio di controllo
Intervento per il
Buy-Out
cambio di controllo
6. Crisi/Ristrutturazione
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione proposta da GERVASONI A., SATTIN F. L., Private equity e
venture capital, cit., 37 ss e CASELLI S., Private Equity and Venture Capital in Europe: Markets, Techniques, and
Deals, cit., 9 ss.
52
CASELLI S., Private Equity and Venture Capital in Europe: Markets, Techniques, and Deals,
cit., 9 ss; MHETA V., Principal-Agent Issues in Private Equity and Venture Capital, in Wharton
Research Scholars Journal, 2004, 6,
http://repository.upenn.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1013&context=wharton_research_schol
ars, consultato il 22 dicembre 2014; MCCAHERY J. A. & VERMULEN E. P. M., The Contractual
Structure and Regulation of Private Equity Funds and Hedge Funds, cit., 15 ss; COVITZ D. &
LIANG N., Recent Development in the Private Equity Market and the Role of Preferred Returns,
(mimeo), 2002, 1, http://www.bis.org/publ/cgfs19board1.pdf, consultato il 15 novembre 2014.
22
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
53
Per approfondimenti v. SZEGO B., Finanziarie l'innovazione: il venture capital dopo la
riforma del diritto societario, in Rivista del diritto commerciale e del diritto generale delle
obbligazioni, vol. I, 2005, 828 ss.; SZEGO B., Il venture capital come strumento per lo sviluppo
delle piccole e medie imprese: un’analisi di adeguatezza dell’ordinamento italiano, in Banca
d’Italia – Quaderni di ricerca giuridica della Consulenza legale, n. 55, 2002, 18 ss.
54
Dati estratti dalla sezione “Europe Tables – Investments” delle statistiche elaborate da EVCA
e ottenuti associando: (i) la voce “Total Venture” a “interventi per l’avvio”; (ii) la voce
“Growth” a “interventi per lo sviluppo”; e (iii) le voci “Buyout”, “Rescue/Turnaround” e
“Replacement Capital” a “interventi per il cambio di controllo”; v. EVCA, European Private
Equity Activity Data 2007-2013, cit.
55
Per informazioni istituzionali su First Reserve Corporation, v. https://www.firstreserve.com/,
consultato il 16 novembre 2014.
23
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
4. Tecniche di investimento
Gli investimenti di private equity vengono, normalmente, realizzati
mediante una o più delle tecniche di investimento di seguito brevemente
illustrate.
1. Conferimento azienda in NewCo: costituzione di un veicolo societario da
parte, da un lato, dei soci della società oggetto dell’investimento (detta
anche, “società bersaglio”) e, dall’altro lato, del fondo di private equity;
capitalizzazione del veicolo mediante conferimento della società
bersaglio, da parte dei soci della società bersaglio, e conferimento di
56
Per informazioni istituzionali su Clessidra SGR, v. http://www.clessidrasgr.it/ITA, consultato
il 16 novembre 2014.
57
Per informazioni istituzionali su Apollo Management, v. http://www.agm.com/Home.aspx,
consultato il 16 novembre 2014.
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Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
58
Nella prassi l’ingresso del fondo nel capitale della società di nuova costituzione può avvenire
sia in fase di costituzione di tale nuova società, sia successivamente alla costituzione mediante
trasferimento di partecipazioni societarie da parte dei soci della società bersaglio.
25
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
della società bersaglio e verrà rimborsato mediante gli utili futuri della società
bersaglio e/o l’alienazione di parte dei cespiti o altre attività della società
bersaglio.59
Incidentalmente si osserva che, in Italia, i dubbi in merito all’illegittimità
dell’LBO per contrasto con il divieto di assistenza finanziaria di cui all’art. 2358
cod. civ.60 sono stati superati solo nel 2003 a seguito della riforma del diritto
societario con cui è stato introdotto l’art. 2501-bis cod. civ.61 che disciplina
espressamente tale tecnica di investimento.62
59
CAMPOBASSO G. F., Diritto Commerciale – Diritto delle Società, vol. 2, Milanofiori Assago
(Italia), Wolters Kluwer Italia, 2012, 661 ss; per approfondimenti v. DAMODARAN A., The
Anatomy of an LBO: Leverage, Control and Value, 2008,
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1162862, consultato il 22 dicembre 2014;
MONTALENTI P., Il leveraged buy-out, Milano (Italia), Giuffrè, 1991, 18 ss.
60
Si riporta il testo dell’art. 2358 cod. civ. vigente prima della riforma del diritto societario del
2003: «Art. 2358. (Altre operazioni sulle proprie azioni). –
La società non può accordare prestiti, né fornire garanzie per l'acquisto o la sottoscrizione
delle azioni proprie.
La società non può, neppure per tramite di società fiduciaria, o per interposta persona,
accettare azioni proprie in garanzia.
Le disposizioni dei due commi precedenti non si applicano alle operazioni effettuate per favorire
l'acquisto di azioni da parte di dipendenti della società o di quelli di società controllanti o
controllate. In questi casi tuttavia le somme impiegate e le garanzie prestate debbono essere
contenute nei limiti degli utili distribuibili regolarmente accertati e delle riserve disponibili
risultanti dall'ultimo bilancio regolarmente approvato.»
61
Si riporta il testo dell’art. 2501-bis cod. civ. vigente: «Art. 2501-bis. (Fusione a seguito di
acquisizione con indebitamento). –
Nel caso di fusione tra società, una delle quali abbia contratto debiti per acquisire il controllo
dell'altra, quando per effetto della fusione il patrimonio di quest'ultima viene a costituire
garanzia generica o fonte di rimborso di detti debiti, si applica la disciplina del presente articolo.
Il progetto di fusione di cui all'articolo 2501-ter deve indicare le risorse finanziarie previste
per il soddisfacimento delle obbligazioni della società risultante dalla fusione.
La relazione di cui all'articolo 2501-quinquies deve indicare le ragioni che giustificano
l'operazione e contenere un piano economico e finanziario con indicazione della fonte delle
risorse finanziarie e la descrizione degli obiettivi che si intendono raggiungere.
La relazione degli esperti di cui all'articolo 2501-sexies, attesta la ragionevolezza delle
indicazioni contenute nel progetto di fusione ai sensi del precedente secondo comma.
Al progetto deve essere allegata una relazione del soggetto incaricato della revisione legale
dei conti della società obiettivo o della società acquirente.
Alle fusioni di cui al primo comma non si applicano le disposizioni degli articoli 2505 e
2505-bis.»
62
Per approfondimenti post-riforma del diritto societario del 2003, v. BARBA V., Profili
civilistici del leveraged buy out, Milano (Italia), Giuffrè, 2003; SCHLESINGER P., Merger
leveraged buy out e riforma societaria, in Corr. giur., 2003, 705 ss.; CIVERRA E., Le operazioni
di fusione e scissione – L’impatto della riforma e la nuova disciplina del leveraged buy out,
26
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
€ Finanziatori
Venditore SPV
(e.g., banche)
Capitale di debito
Società
bersaglio
€
Venditore SPV Finanziatori
(e.g., banche)
azioni
Capitale di debito
Società
bersaglio
Milano (Italia), IPSOA, 2003; SALAFIA V., Il leveraged buy out nella riforma societaria, in
Società, vol. 8, 2004, 935 ss.; ALBANESE A., Leveraged buy out, rifinanziamento del debito
originario e costituzione di garanzie reali, in Nuova giur. civ. comm., 2006, vol. II, 38 ss.;
GIULIANO G., Fusione con indebitamento e leveraged buy out, in Notariato, 2007, 319 ss.;
NARDI S., Il leveraged buy out, in I nuovi contratti finanziari (a cura di E. Damiani), Napoli
(Italia), Edizioni Scientifiche Italiane, 2008, 247 ss.; per approfondimenti sulla disciplina
vigente ante-riforma del diritto societario del 2003 cfr. MONTALENTI P., voce Leveraged buyout,
in Enc. Giur. Treccani, XXIII, Roma (Italia), 1999, 1 ss.; FRIGNANI A., voce Leveraged buyout,
in Dig. disc. priv., sez. comm., IX, Torino (Italia), Utet, 1993, 1 ss.; FRIGNANI A., Il leveraged
Buy-Out nel diritto italiano, in Giur. comm., 1989, I, 419 ss.; PARDOLESI R., Leveraged Buyout:
una novità a tinte forti (o fosche)?, in Giur. comm., 1989, I, 402 ss.; MARASCO F., «Leveraged»
and «Management buy out»: operazioni lecite, operazioni in frode e funzione del notaio, in
Notariato, 1996, 159 ss.
27
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Fase 3: Fusione
Società Finanziatori
bersaglio (e.g., banche)
(post-fusione)
Capitale di debito
28
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
CAPITOLO SECONDO
ANALISI ECONOMICA DEL PRIVATE EQUITY
29
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
poteri di gestione e general partner, ossia gli sponsors cui è riservato il potere di
agire in nome e per conto del fondo.63 Per chiarezza: i limited partners sono gli
investitori che conferiscono (o si impegnano a conferire) capitali nel fondo,
mentre il general partner è il veicolo espressione degli sponsors (quindi della
private equity firm) che identifica, analizza e gestisce le opportunità di
investimento e disinvestimento per il fondo (v. supra cap. I, par. 3). Gli sponsors
forniscono i propri servizi di consulenza e assistenza al fondo di private equity,
tipicamente, mediante un distinto veicolo societario denominato “advisory
company”.64 Segue una schematizzazione della struttura tipica di un fondo di
private equity.
Sponsors Investitori
Legenda: Linee continue con freccia indicano flussi di capitali a servizio dell’investimento in portfolio companies; linee
tratteggiate con freccia indicano, a seconda dei casi, flussi di capitali a titolo di remunerazione (indiretta) della
private equity firm o ritorno sugli investimenti degli investitori.
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione di NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit.,
2.
63
Per completezza si osserva che la responsabilità dei limited partners per le obbligazioni della
limited partnership è, normalmente, limitata all’ammontare dei propri conferimenti a differenza
della responsabilità del general partner che è illimitata; per approfondimenti v. LUBAROFF M. I. &
ALTMAN P. M., Delaware Limited Partnership, New York (Stati Uniti), Aspen Publishers, 2013.
64
La advisory company tipicamente fornisce servizi a più fondi di private equity organizzati e
gestiti dai medesimi sponsors per raggiungere economie di scala. Inoltre, in alcune architetture
giuridiche, il medesimo veicolo societario potrebbe svolgere il ruolo di advisory company e
general partner. Per approfondimenti v. NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit., 2.
30
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Investitori A, B, C Investitori D, E
GP
Advisory
Fondo principale Company Fondo parallelo
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione di NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit., 2.
65
Ibidem.
66
Ibidem.
31
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Advisory Advisory GP
Company Company
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione di NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit., 2.
67
Ibidem.
68
Ibidem.
32
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Investitori Investitori
Fondo affluente
GP
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione di NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit., 2.
Investitori F, G Investitori A, B, C, D, E
GP
Veicolo di Advisory
Fondo di private equity
co-investimento Company
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione di NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit., 2.
69
Ibidem.
33
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
70
Ibidem.
71
MCCAHERY J. A. & VERMEULEN E. P. M., The Contractual Structure and Regulation of Private
Equity Funds and Hedge Funds, cit., 9 ss.
72
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, cit., ¶1004; e COVITZ D. & LIANG N., Recent Development in the Private Equity
Market and the Role of Preferred Returns, cit., 7.
73
PHALIPPOU L., Beware of Venturing into Private Equity, in Journal of Economic Perspectives,
vol. 23, n. 1, 2009, 150.
34
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
74
PREQIN, 2013 Preqin Investor Network Global Alternatives Report Fund Terms and Conditions,
New York (Stati Uniti), Preqin Investor Network, 2013, 91, https://www.preqin.com/item/2013-
preqin-investor-network-global-alternatives-report/1/6666, consultato il 27 dicembre 2014; DE
MARIA C., Introduction to private equity, cit., 54; NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation,
cit., 8; LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and
Entrepreneurial Transactions, cit., ¶1004; e COVITZ D. & LIANG N., Recent Development in the
Private Equity Market and the Role of Preferred Returns, cit., 7.
75
PREQIN, 2013 Preqin Investor Network Global Alternatives Report Fund Terms and Conditions,
cit., 94; COVITZ D. & LIANG N., Recent Development in the Private Equity Market and the Role of
Preferred Returns, cit., 7.
76
PREQIN, 2013 Preqin Investor Network Global Alternatives Report Fund Terms and Conditions,
cit., 93; LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and
Entrepreneurial Transactions, cit., ¶1004; DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 54 e
NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit., 8.
35
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
77
Solitamente le spese e oneri per l’organizzazione del fondo sono forfettariamente quantificate in
un importo pari all’1% del patrimonio in gestione al fondo; v. DE MARIA C., Introduction to
private equity, cit., 54.
78
Per tasso interno di rendimento s’intende un indice di redditività finanziaria, pari al tasso che
!"
rende il valore attuale netto di un serie di flussi di cassa pari a zero ( !!!! ! ! = 0 ; dove t:
(!!!)
scadenze temporali e CFt: flusso finanziario (positivo o negativo) al tempo t) per approfondimenti
v. BREALEY R. A., MYERS S. C. & ALLEN F., Principles of Corporate Finance. Global Edition.,
cit., 135 ss.
79
PREQIN, 2013 Preqin Investor Network Global Alternatives Report Fund Terms and Conditions,
cit., 92; COVITZ D. & LIANG N., Recent Development in the Private Equity Market and the Role of
Preferred Returns, cit.; DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 56; PERSAUD A. &
ATKINSON A., Private Equity Funds: Legal Analysis of Structural, ERISA, Securities and Other
Regulatory Issues, cit., §47:2.3.
36
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Sponsors Investitori
Commissioni di gestione
Fondo di private equity
Commissioni, corrispettivi e
costi
Fonte: Elaborazione propria sulla base della schematizzazione di DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 55.
Per illustrare quanto precede si ipotizzi un fondo di private equity che abbia
le seguenti caratteristiche: (i) patrimonio in gestione, €500 milioni; (ii)
commissioni di gestione annue, 2% del patrimonio in gestione; (iii) commissioni
sulla performance, 20% dei profitti con tasso interno di rendimento garantito
(hurdle rate) del 7%, (iv) investimento diretto del general partner, 1% del
patrimonio in gestione, (v) durata del fondo, 10 anni; (vi) proventi alla chiusura
del fondo €1.200 milioni. Per semplicità si ipotizzi, inoltre, che non vi siano
spese, oneri o commissioni a carico del fondo, che tutti gli investimenti vengano
realizzati alla costituzione del fondo e che tutti i disinvestimenti vengano
80
NAIDECH S. W., Private Equity Fund Formation, cit., 6 ss.
37
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
realizzati alla chiusura del fondo. La distribuzione dei proventi, alla conclusione
del decimo anno dalla costituzione del fondo, avverrà come segue:
1. agli investitori, pro quota tra di loro, €500 milioni a titolo di rimborso dei
conferimenti di capitali;
2. agli investitori, pro quota tra di loro, circa €483 milioni a titolo di
distribuzione prioritaria relativa al tasso interno di rendimento garantito
(hurdle rate) del 7%;81
3. al general partner, €140 milioni a titolo di commissioni sulla
performance;82
4. agli investitori, pro quota tra di loro, i restanti €77 milioni a titolo di
distribuzione profitti.83
Nel periodo di dieci anni, i ricavi lordi per la private equity firm sono pari a
circa €240 milioni (di cui €100 milioni a titolo di commissioni di gestione a
favore dell’advisory company, quindi remunerazione fissa, e circa €140 milioni a
titolo di commissioni sulla performance, quindi remunerazione variabile) oltre a
un ritorno di circa €11 milioni a fronte di un investimento diretto di €5 milioni.
81
Si esplicita il calcolo effettuato: [(1,07^10) * €500 milioni] - €500 milioni = circa €983 milioni -
€500 milioni = circa €483 milioni.
82
Si esplicita il calcolo effettuato: 0,2 * (€1.200 milioni - €500 milioni) = 0,2 * €700 milioni =
€140 milioni.
83
Si esplicita il calcolo effettuato: €1.200 milioni - €500 milioni - circa €483 milioni - €140
milioni = circa €77 milioni.
38
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
84
PHALIPPOU L., Beware of Venturing into Private Equity, in Journal of Economic Perspectives,
cit., 150; e MCCRUM D., Private Equity Profits called into questions, in Financial Times, 23
gennaio 2012, http://www.ft.com/intl/cms/s/0/d3b9614a-42f1-11e1-b756-
00144feab49a.html#axzz3JR9PS9I7, consultato il 18 novembre 2014.
85
Si ipotizzi un fondo il cui patrimonio in gestione è €500 milioni, che abbia durata di 10 anni e le
cui commissioni annue di gestione sono pari al 2% del patrimonio in gestione; in tal caso il totale
pagato dal fondo in commissioni di gestione nel corso dei 10 anni sarà €100 milioni e il capitale
disponibile per investimenti sarà €400 milioni; per compensare il costo delle commissioni di
gestione il fondo dovrà generare un ritorno di almeno il 25% del capitale disponibile per
investimenti (€400m*X=€100m; X=€100m/€400m; X=25%).
86
IANNOTTA, G., Investment Banking – A Guide to Underwriting and Advisory Services, Berlino
(Germania), Springer-Verlag, 2010, 19 ss.
39
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
87
BAKS K. P. & BENVENISTE L. M., Alignment of Interest in the Private Equity Industry, in Emory
Center for Alternative Investments papers, 2010, 6 ss.,
http://goizueta.emory.edu/Faculty/cai/documents/ECAI_Alignment.pdf, consultato il 22 dicembre
2014; GILLIGAN J. & WRIGHT M., Private Equity Demistified: An Explanatory Guide, cit., 2.
88
METRICK A. & YASUDA A., The Economics of Private Equity Funds, in Review of Financial
Studies, vol. 23, 2010, 2303-2341.
89
BAKS K. P. & BENVENISTE L. M., Alignment of Interest in the Private Equity Industry, cit., 6 ss.
e GILLIGAN J. & WRIGHT M., Private Equity Demistified: An Explanatory Guide, cit., 2.
90
Ibidem.
40
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
del fondo e sono esigibili solo dopo una distribuzione prioritaria degli eventuali
profitti a favore dei limited partners in maniera tale da assicurare loro un
rendimento minimo dei capitali conferiti (v. supra cap. II, par. 1.2). Le
commissioni sulla performance hanno caratteristiche simili a un’opzione
d’acquisto di quote del fondo: così come un’opzione di acquisto verrebbe
esercitata solo nel caso generi profitti, così le commissioni sulla performance
sono dovute solo in caso di profitti del fondo.91 Il loro valore è pertanto funzione:
(i) del rendimento atteso 92 degli investimenti effettuati dal fondo; (ii) della
volatilità dei rendimenti degli investimenti effettuati dal fondo;93 (iii) del tempo
restante alla scadenza del fondo; (iv) dei capitali conferiti dagli investitori e
dell’eventuale tasso interno di rendimento minimo (hurdle rate) del fondo; e (v)
dei tempi e priorità nella distribuzione dei proventi del fondo.94 Solo il rendimento
atteso degli investimenti e la loro volatilità – quindi i punti (i) e (ii) di cui sopra –
dipendono dalle scelte d’investimento del general partner e verranno quindi
isolati e analizzati.95 Quanto al rendimento atteso, gli interessi del general partner
e degli investitori sono perfettamente allineati poiché, a parità di altri fattori, tra
due possibili investimenti, il general partner sarà incentivato a scegliere
91
COVITZ D. & LIANG N., Recent Development in the Private Equity Market and the Role of
Preferred Returns, cit., 11; per approfondimenti v. FENN G. W., LIANG N. & PROWSE S., The
Private Equity Market: An Overview, in Financial Markets, Institutions, and Instruments, vol. 6,
n. 4., 1997, 1-106 e SAHLMAN W. A., The Structure and Governance of Venture Capital
Organization, in Journal of Financial Economics, vol. 27, 1990, 473-521.
92
Per rendimento atteso di un investimento, s’intende la media ponderata dei possibili rendimenti
futuri di tale investimento, dove i fattori di ponderazione sono rappresentati dalle rispettive
probabilità di realizzazione (ad esempio, se ci si aspetta che un investimento di €100 abbia un
rendimento di €120 con probabilità del 60% e un rendimento di €90 con probabilità del 40%, il
rendimento atteso sarà €120*0,6 + €90*0,4 = €72 + €36 = €108); per approfondimenti v. BREALEY
R. A., MYERS S. C. & ALLEN F., Principles of Corporate Finance. Global Edition., cit., 193 ss.
93
Per volatilità dei rendimenti degli investimenti effettuati dal fondo, s’intende la misura della
probabile variazione di tali rendimenti; la volatilità misura l’ampiezza dell’oscillazione (non il
senso); per approfondimenti v. BREALEY R. A., MYERS S. C. & ALLEN F., Principles of Corporate
Finance. Global Edition., cit., 80 ss.
94
BAKS K. P. & BENVENISTE L. M., Alignment of Interest in the Private Equity Industry, cit., 6 ss.;
per approfondimenti v. BREALEY R. A., MYERS S. C. & ALLEN F., Principles of Corporate
Finance. Global Edition., cit., 553 ss.
95
BAKS K. P. & BENVENISTE L. M., Alignment of Interest in the Private Equity Industry, cit., 6 ss.
41
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
96
COVITZ D. & LIANG N., Recent Development in the Private Equity Market and the Role of
Preferred Returns, cit., 11; STEINDL M., The Alignment of Interest between the General and the
Limited Partner in a Private Equity Fund – the Ultimate Governance Nut to Crack?, in The
Harvard Law School Forum on Corporate Governance and Financial Regulation, 2013, 7,
http://blogs.law.harvard.edu/corpgov/tag/martin-steindl/, consultato il 18 novembre 2014.
97
BAKS K. P. & BENVENISTE L. M., Alignment of Interest in the Private Equity Industry, cit., 6 ss.
98
Ibidem.
42
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
99
DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 55.
100
Ciò sembra almeno in parte riconducibile al cosiddetto “endowment effect”, nozione introdotta
da Thaler, v. THALER R. H., Toward a Positive Theory of Consumer Choice, in Journal of
Economic Behavior and Organization, vol. 1, 2008, 39-60. In particolare, l’endowment effect è
stato illustrato mediante una serie di esperimenti (condotto da Kahneman, Knetsch e Thaler) in cui
ad un gruppo di individui viene regalata un tazza da colazione e viene consentito loro di venderla o
scambiarla con un altro bene; dalla ricerca emerge che il prezzo al quale gli individui sono disposti
a cedere la tazza è circa due volte superiore al prezzo al quale i medesimi individui sarebbero
disposti ad acquistarla; l’endowment effect risiede pertanto nella divergenza tra “willingness to
accept” e “willingness to pay” e, specificamente, riguarda la tendenza ad attribuire un valore
maggiore ad un bene quando è nel possesso, per approfondimenti v. THALER R. H., Toward a
Positive Theory of Consumer Choice, cit., e KAHNEMAN, D., KNETSCH, J. L., & THALER, R. H.,
Experimental Tests of the Endowment Effect and the Coase Theorem, in Journal of Political
Economy, vol. 98, no. 6, 1990, 1325 ss.
43
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
propri, tale investimento dovrebbe allineare gli interessi delle parti in tutti gli
scenari di rendimento del fondo.
Corrispettivo per servizi resi a portfolio companies e altre commissioni. La
private equity firm ha forti incentivi a offrire servizi e realizzare attività che
generino commissioni a favore del general partner, dell’advisory company o di
altri soggetti affiliati o riconducibili alla private equity firm. Tali incentivi sono in
conflitto con l’interesse degli investitori a minimizzare il costo per i servizi offerti
al fondo o alle portfolio companies (il cui peso economico grava, sostanzialmente,
sugli investitori). In alcuni casi l’advisory company addebita al fondo
commissioni forfettarie (transaction fees) per operazioni societarie relative alle
portfolio companies (ad esempio, investimenti, disinvestimenti, aumenti di
capitale e altre operazioni societarie straordinarie). L’addebito di queste
commissioni, essendo scollegato dagli oneri o costi per l’advisory company,
sembra creare incentivi per l’advisory company a realizzare operazioni societarie
o perseguire altre opportunità che possano generare commissioni.
In sintesi, la remunerazione della private equity firm secondo gli attuali
termini di mercato crea un disallineamento tra gli interessi della private equity
firm e quelli degli investitori che è più marcato nello scenario in cui il rendimento
atteso del fondo è neutro, inferiore nello scenario in cui il rendimento atteso del
fondo è negativo e minimo nello scenario in cui il rendimento atteso del fondo è
positivo. Segue una tabella che schematizza i risultati dell’indagine qualitativa di
cui sopra relativa all’allineamento/disallineamento degli interessi della private
equity firm e degli investitori in un fondo di private equity, in funzione del
rendimento atteso di tale fondo.
44
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Commissioni di Disallineamento
Disallineati Disallineati
gestione lieve/trascurabile
Corrispettivo servizi
Disallineati Disallineati Disallineati
e altre commissioni
(*)
no profitti; no rimborso capitali a investitori
(**)
rimborso capitali a investitori; profitti limitati; possibile pagamento commissioni sulla performance
(***)
rimborso capitali a investitori; profitti tali da generare commissioni sulla performance
Fonte: Elaborazione propria sulla base di BAKS K. P. & BENVENISTE L.M., Alignment of Interest in the Private Equity
Industry, cit., 6 ss.
45
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
101
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, cit., ¶1004; IANNOTTA, G., Investment Banking – A Guide to Underwriting and
Advisory Services, cit., 22 ss.
46
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
102
MAREMONT M. & SPECTOR M., Blackstone to Curb Controversial Fee Practice, in Wall Street
Journal, 7 ottobre 2014, http://online.wsj.com/articles/blackstone-to-curb-controversial-fee-
practice-1412714245, consultato il 17 novembre 2014.
47
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
103
SCHELL J., Private Equity Funds. Business Structure and Operations, New York (Stati Uniti),
Law Journal Press, 2006.
48
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
104
Per completezza si osserva che, nel caso in cui il meccanismo di aggiustamento preveda la
semplice restituzione del pagamento ricevuto in eccesso senza interessi, la private equity firm
potrebbe avere un incentivo – disallineato dagli interessi degli investitori – a ritardare
disinvestimenti a rendimento atteso negativo al fine di posticipare la restituzione dei pagamenti
ricevuti in eccesso e continuare a beneficiare del rendimento su tali pagamenti ricevuti in eccesso.
49
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
l’investimento diretto del general partner sia intrasferibile fino alla scadenza del
fondo per assicurare la continuatività dell’allineamento degli interessi.105
Corrispettivo per servizi resi a portfolio companies e altre commissioni. Gli
attuali termini di mercato prevedono l’addebito dei costi per servizi resi
dall’advisory company alle portfolio companies; in alcuni casi l’advisory
company può anche addebitare commissioni forfettarie (transaction fees) per
operazioni societarie (v. supra cap. II, par. 1.2). Il conflitto d’interessi tra private
equity firm e investitori nasce dal fatto che la private equity firm potrebbe avere
incentivi a offrire servizi e realizzare attività che generino commissioni a favore
del general partner, dell’advisory company o di altri soggetti affiliati o
riconducibili alla private equity firm (v. supra cap. II, par. 2.1). Non sembra
possibile eliminare il rischio di comportamento opportunistico della private equity
firm con riferimento all’offerta di servizi alle portfolio companies modificando
solo i termini economici dei corrispettivi. Sarebbe, tuttavia, opportuno eliminare
del tutto le commissioni per operazioni societarie in quanto esse non sono
correlate al rendimento del fondo e sono potenzialmente duplicative della
remunerazione della private equity firm.
In sintesi, le principali raccomandazioni per migliorare l’allineamento degli
interessi della private equity firm e degli investitori con riferimento ai termini
economici della remunerazione della private equity firm possono essere riassunte
come segue:
105
LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private Equity, and Entrepreneurial
Transactions, cit., ¶1004.
50
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Commissioni Private equity firm partecipa, in modo più che Distribuzione degli eventuali
sulla proporzionale al proprio investimento diretto, profitti alla private equity firm
performance ai profitti ma non alle perdite del fondo secondo la “modalità europea”
(modello economico simile a opzione (ossia alla chiusura del fondo
d’acquisto); private equity firm ha incentivo e non alla chiusura di ogni
ad aumentare la volatilità del portafoglio singolo ciclo di investimento
investimenti per massimizzare il valore atteso in portfolio companies).
delle commissioni sulla performance.
Le raccomandazioni di cui sopra sono in linea sia con le linee guida e best
practices proposte dall’AIFI106 sia con quelle proposte dall’International Limited
106
AIFI, L’investimento in un fondo di private equity: guida al processo di selezione e due
diligence, 2012, 25 ss., www.aifi.it/?wpdmact=process&did=MzU0LmhvdGxpbms=, consultato il
21 novembre 2014, secondo cui: «[sta] alla responsabilità e alla professionalità dell’investitore
negoziare con il gestore un livello commissionale che tenga conto della dimensione e delle
caratteristiche del fondo da un lato e della struttura dei costi del gestore dall’altro»; «bisogna
richiamare l’attenzione sulla finalità [delle commissioni sulla performance]: un mezzo per
incentivare il gestore non solo ad ottenere un capital gain, ma ad ottenerlo in una misura tale che il
51
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
rendimento per l’investitore, al netto [delle commissioni sulla performance], sia remunerativo del
rischio specifico di un investimento di lungo termine e scarsamente liquido».
107
ILPA, Private Equity Principles, v. 2.0, 2011, 5, http://ilpa.org/ilpa-private-equity-principles/,
consultato il 18 novembre 2014, secondo cui: «Management fees should be based on reasonable
operating expenses and reasonable salaries, as excessive fees create misalignment of interests» e
«[a]lignment of interest between [limited partners] and [general partners] is best achieved when
[general partners]’ wealth creation is primarily derived from carried interest and returns generated
from a substantial equity commitment to the fund, and when [general partners] receive a
percentage of profits after [limited partners] return requirements are met. [General partner] wealth
creation from excessive management, transaction or other fees and income sources, reduces
alignment of interest. We continue to believe that a [general partner]’s own capital at risk serves as
the greatest incentive for alignment of interests. [General partner] equity interests in funds
primarily made through cash contributions result in higher alignment of interest with [limited
partners] compared to those made through the waiver of management fees.»
108
Si veda, in particolare, l’art. 13 della direttiva 2011/61/EU in base al quale gli Stati membri
impongono ai gestori dei fondi l’obbligo di applicare «politiche e prassi remunerative che
riflettano e promuovano una gestione sana ed efficace del rischio e che non incoraggiano
un’assunzione di rischi non coerente con i profili di rischio, con il regolamento o i documenti
costitutivi dei [fondi di investimento alternativi] che gestiscono»; v. anche l’allegato II della
direttiva 2011/61/EU e gli orientamenti ESMA/2013/232 del 1 luglio 2013 rubricati “Orientamenti
per sane politiche retributive a norma della direttiva GEFIA”.
109
Per un’analisi dell’effetto deterrente dei costi reputazionali limitatamente al mercato del
venture capital v. ATANASOV V., IVANOV V. & LITVAK K., Does Reputation Limit Opportunistic
Behavior in The VC Industry? Evidence from Litigation against VCs, in Journal of Finance, vol.
67, n. 6, 2012, 2215 ss. Gli autori, dopo aver esaminato un campione di contenziosi relativo a
venture capital firms, conclude che venture capital firms più affermate hanno minore probabilità
di essere convenute in giudizio e che i costi reputazionali per un venture capital firm fungono da
52
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
deterrente contro comportamenti opportunistici. Si osserva, tuttavia, che la ricerca è stata condotta
con riferimento ad un limitato ambito soggettivo e non è generalizzabile al mercato del private
equity in assenza di ulteriori ricerche ed evidenze empiriche.
110
Nella prassi, per modello del “two and twenty” – con particolare riferimento ai fondi che si
specializzano in interventi per il cambio di controllo – s’intende il complesso dei seguenti termini
di mercato per la remunerazione della private equity firm: (i) commissioni di gestione del 2% del
patrimonio in gestione al fondo; (ii) commissioni sulla performance 20% dei profitti; (iii) tasso
interno minimo garantito (hurdle rate) 5%-9%; e (iv) investimento diretto del general partner nel
capitale del fondo 1%-5% del patrimonio in gestione; PREQIN, 2013 Preqin Investor Network
Global Alternatives Report Fund Terms and Conditions, cit., 94 ss.
111
PREQIN, 2013 Preqin Investor Network Global Alternatives Report Fund Terms and
Conditions, cit., 95 ss.
112
PREQIN, 2013 Preqin Investor Network Global Alternatives Report Fund Terms and
Conditions, cit., 40 ss; MCCAHERY J. A. & VERMEULEN E. P. M., Recasting Private Equity Funds
after the Financial Crisis: The End of ‘Two and Twenty’ and the Emergence of Co-Investment and
Separate Account Arrangements, in ECGI – Law Working Paper, n. 231/2013, 2013.
53
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
investitori per la revisione del modello del “two and twenty” nella ricerca di un
sistema che permetta un maggiore allineamento tra gli interessi delle private
equity firms e gli interessi degli investitori. Quanto sopra rafforza le
considerazioni e raccomandazioni formulate per un migliore allineamento degli
interessi delle parti.
113
THE ECONOMIST, Locust, pocus, in The Economist, 5 maggio 2005,
http://www.economist.com/node/3935994, consultato il 22 novembre 2014, in cui si riportano le
parole di Franz Münterfering: «swarms of locusts that fall on companies, stripping them bare
before moving on».
114
Ci si riferisce, in particolare, all’ingaggio milionario pagato per l’esibizione privata, durata
circa 30 minuti, del cantante Rod Stewart in occasione della festa di compleanno del chairman e
CEO del fondo Blackstone Group nel 2008; STEWART J. B., The Birthday Party. How Stephen
Schwarzman became private equity’s designated villain, in The New Yorker, 11 febbraio 2008,
http://www.newyorker.com/magazine/2008/02/11/the-birthday-party-2, consultato il 22 novembre
2014.
54
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
1929.115 Gli oppositori di Mitt Romney, partner del fondo di private equity Bain
Capital e candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 2012, alimentarono
ulteriormente il dibattitto sostenendo che l’obiettivo delle private equity firms
«non è creare posti di lavoro… ma creare ricchezza per se stesse e per i propri
investitori». 116 Non mancarono interventi dai toni più moderati, nei quali si
riconobbe che la letteratura economica non supporta del tutto le posizioni dei
detrattori del private equity.117 Resta il fatto che l’opinione pubblica vede ancora
il private equity con sospetto, probabilmente a causa della riservatezza od opacità,
a seconda dei punti di vista, con cui l’industria ha potuto operare prima delle
recenti riforme regolamentari (v. infra cap. III).118
115
Ibidem.
116
BRITTAIN B., Obama compares Romney’s rhetoric to ‘cow pie of distortion’, in CNN Politics,
25 maggio 2012, http://whitehouse.blogs.cnn.com/2012/05/25/obama-compares-romneys-rhetoric-
to-cow-pie-of-distortion/, consultato il 22 novembre 2014, nel quale si riportano le parole di
Barack Obama: «[t]he main goal of a financial firm like Gov. Romney's is not to create jobs....
Their main goal is to create wealth for themselves and their investors».
117
DAVIDOFF S. M., Dealbook; With Private Equity Under Attack, Academia Tries to Quantify Its
Value, in The New York Times, 25 gennaio 2012,
http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9803E6D91F39F936A15752C0A9649D8B63,
consultato il 22 novembre 2014.
118
SPANGLER T., Private Equity’s Public Image Issues, in Forbes, 4 ottobre 2013,
http://www.forbes.com/sites/timothyspangler/2013/04/10/private-equitys-public-image-issues/,
consultato il 22 novembre 2014.
55
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
119
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, in Review of Banking & Financial
Law, vol. 33, 2013, 125.
120
LUZZATTO GARDNER A., Romney’s Bain Yielded Private Gains, Socialized Losses, in
Bloomberg, 16 luglio 2012, http://www.bloomberg.com/news/2012-07-15/romney-s-bain-yielded-
private-gains-socialized-losses.html, consultato il 23 novembre 2014.
121
Per approfondimenti v. COOTER R., MATTEI U., MONATERI P. G., PARDOLESI R. & ULEN T., Il
mercato delle regole – Analisi economica del diritto civile, Bologna (Italia), Il Mulino, 2006, 54
ss.; FUDENBERG D. & TIROLE J., Game Theory, Cambridge (Stati Uniti), The MIT Press, 1991.
122
GORDON M., Private equity boom was nothing more than a clumsy trick, in Financial Times, 31
marzo 2008, http://www.ft.com/cms/s/0/9a495d2a-ff34-11dc-b556-000077b07658.html,
consultato il 23 novembre 2014, secondo cui: «[t]he boom in private equity, which was promoted
as the superior business model, based on patient capital, superior management and an alignment of
interests, was nothing more than a trick of financial engineering – and a clumsy one at that».
56
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Debito
Debito
Valore Valore
Impresa Impresa Equity
= =
€100m Equity €100m
t =0 t = 1
Fonte: Elaborazione propria sulla base di IANNOTTA, G., Investment Banking. A Guide to Underwriting and Advisory
Services., cit., 37.
57
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
123
GREENWOOD D. J. H., Looting: the puzzle of private equity, in Brooklyn Journal of Financial
and Commercial Law, vol. 3, 2008, 124.
124
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 125.
125
CHEFFINS B. & ARMOUR J., The Eclipse of Private Equity, in ECGI – Law Working Paper, n.
082/2007, 2007, 30; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 125.
126
KLAUSNER M., Institutional Shareholders, Private Equity, and Antitakeover Protection at the
IPO Stage, in University of Pennsylvania Law Review, vol. 152, 2003, 755 ss.
58
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
127
SUROWIECKI J., Private Inequity, in The New Yorker, 30 gennaio 2012,
http://www.newyorker.com/magazine/2012/01/30/private-inequity, consultato il 23 novembre
2014; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 127.
128
Ibidem.
129
HOTCHKISS E. S., STRÖMBERG P. & SMITH D. C., Private Equity and the Resolution of
Financial Distress, in ECGI - Finance Working Paper, n. 331/2012, 2012, secondo i quali
«Controlling for leverage, PE-backed firms are no more likely to default than other leveraged loan
borrowers. […] Taken together, our results suggest that PE investors do not exacerbate the risk of
financial distress, and when defaults do occur, resolve the distress more efficiently than other
firms.»; WILSON N. & WRIGHT M., Private Equity, Buy-Outs and Insolvency Risk, in Journal of
Business Finance & Accounting, vol. 40, n. 7-8, 2013, 949-990; BORELL M. & TYKVOVA T., Do
Private Equity Investors Trigger Financial Distress in Their Portfolio Companies?, in Journal of
Corporate Finance, vol. 18, n. 1, 2012, 138-150; DEMIROGLU C. & JAMES C. M., Lender control
and the role of private equity group reputation in buyout financing, in Journal of Financial
Economics, vol. 96, 2010, 306-330.
130
HOTCHKISS E. S., STRÖMBERG P. & SMITH D. C., Private Equity and the Resolution of
Financial Distress, cit., 30.
59
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
131
WILSON N. & WRIGHT M., Private Equity, Buy-Outs and Insolvency Risk, cit., 978 secondo i
quali «Of particular note is the fact that debt to total assets and its year on year changes are not
significant in distinguishing buyouts that fail from non-fails.»; per approfondimenti v. STRÖMBERG
P., The new demography of private equity, cit., 3 ss.
132
ANDRADE G. & KAPLAN S., How costly is financial (not economic) distress? Evidence from
highly leveraged transactions that became distressed, in Journal of Finance, vol. 53, 1998, 1461
ss., secondo i quali «[t]his paper studies a sample of highly leveraged transactions (HLTs) that
subsequently become financially distressed. First, we estimate the effects of financial distress on
value. From pre-transaction to distress resolution, the sample firms experience a small increase in
value. In other words, the net effect of the HLT and distress is to leave value slightly higher. This
strongly suggests that HLTs overall – those that defaulted and those that did not – earned
significantly positive market-adjusted returns».
133
GOERGEN M., O’SULLIVAN N. & WOOD G., Private Equity Takeovers and Employment in the
UK: Some Empirical Evidence, in ECGI Working Paper Series in Finance, n. 310/2011, 2011, 3
secondo i quali «[t]he study finds a significant decrease in employment in acquired firms in the
year immediately after the completion of the IBO compared to the non-acquired firms.»; DAVIS S.,
LERNER J., HALTIWANGER J., MIRANDA J. & JARMIN R., Private equity and employment, in The
Global Impact of Private Equity Report 2008 – Globalization of Alternative Investments –
Working Papers (a cura di Lerner J. & Gurung A.), vol. 1, Ginevra (Svizzera), World Economic
Forum, 2008, 43 ss.; GOSPEL H., PENDLETON A., VITOLS S. & WILKE P., New Investment Funds,
Restructuring, and Labor Outcomes: A European Perspective, in Corporate Governance: An
International Review, vol. 19, n. 3, 2011, 276-289.
134
WRIGHT M., BURROWS A., BALL R., SCHOLES L., MEULEMAN M. & AMESS K., The Implications
of Alternative Investment Vehicles for Corporate Governance (Report prepared for the Steering
Group on Corporate Governance), Parigi (Francia), OECD, 2007,
http://www.oecd.org/corporate/ca/corporategovernanceprinciples/39007051.pdf, consultato il 22
dicembre 2014; THORNTON P., Inside the Dark Box: Shedding Light on Private Equity, Londra
(Regno Unito), The Work Foundation, 2007; AMESS K. & WRIGHT M., Barbarians at the Gate?
Leveraged Buyouts, Private Equity and Jobs, in Nottingham University Business School Research
Paper Series, 2007, http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1034178, consultato il 22
dicembre 2014; BRUINING H., WRIGHT M., BOSELIE P. & BACON N., The Impact of Business
Ownership Change on Employee Relations: Buy-Outs in the UK and the Netherlands, in ERIM
60
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
sui livelli occupazionali né sui livelli retributivi. 135 Altri autori sostengono,
invece, che laddove si osservi una riduzione dei livelli occupazionali delle
portfolio companies di fondi di private equity vi sia poi una fase in cui vengono
creati nuovi posti di lavoro con tassi di crescita superiori a quelli di società
comparabili.136 Tuttavia non è chiaro se l’effetto netto sia positivo e, quindi, se il
costo sociale dei licenziamenti sia compensato e superato dall’utilità sociale
derivante dalla pretesa creazione di nuovi posti di lavoro.137
Un recente studio rileva che una delle buone pratiche introdotte dai fondi di
private equity è la diffusione di high-performance work practices (HPWP) –
organizzazioni prive di gerarchie rigide dove dipendenti lavorano in squadra, con
maggiore autonomia, sulla base di un superiore livello di fiducia e di una migliore
comunicazione – e che maggiore è l’orizzonte temporale atteso dell’investimento
di private equity in una portfolio company, maggiore la probabilità che vengano
introdotti o potenziati gli HPWP in tale portfolio company.138
Profitti a carico dei contribuenti. Un’altra critica mossa al private equity è
che esso trarrebbe, opportunisticamente, profitti a carico dei contribuenti grazie ai
benefici fiscali relativi alla deducibilità degli interessi sui finanziamenti per
l’acquisizione delle portfolio companies e, in alcune giurisdizioni, alla tassazione
61
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
139
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 128.
140
Per approfondimenti v. LEVIN. J. S. & ROCAP D. E., Structuring Venture Capital, Private
Equity, and Entrepreneurial Transactions, cit., ¶1006.4.
141
WEIR C., JONES P. & WRIGHT M., Public to Private Transactions, Private Equity and
Performance in the UK: An Empirical Analysis of the Impact of Going Private, cit., 40 ss.;
RENNEBOOG L.D.R., SIMONS T. & WRIGHT M., Why do public firms go private in the UK?, in
Journal of Corporate Finance, vol. 13, n. 4, 2007, 611 ss.
62
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
companies e dei creditori delle portfolio companies con riferimento agli interessi
pagati sul finanziamento per l’acquisizione della portfolio company.142
È evidente che si tratti di una questione di politica fiscale e come tale deve
essere rimessa al legislatore. Si deve, tuttavia, osservare che sembra legittimo
beneficiare di strutture fiscalmente efficienti, il punto da chiarire è se il private
equity crei o trasferisca valore.
Rendimenti modesti. La letteratura sul tema dei rendimenti dei fondi di
private equity è, ancora una volta, disomogenea.
Alcuni autori osservano che i rendimenti dei fondi di private equity sono
significativamente e costantemente positivi e almeno uguali o superiori ai
rendimenti offerti dai mercati di capitali per investimenti in società quotate aventi
profili di rischio comparabili alle portfolio companies dei fondi in oggetto.143
142
JENSEN M. C., KAPLAN S. N. & STIGLIN L., Effects of LBOs on Tax Revenues of the U.S.
Treasury, in Tax Notes, vol. 42, n. 6, 1989, 17 ss., secondo i quali «The analysis challenges the
argument that LBOs result in net losses of tax revenues to the U.S. Treasury. Five ways are shown
in which LBOs can generate incremental revenues to the U.S. Treasury: increased capital gains
taxes for shareholders; increased operating revenues; interest income earned by LBO creditors;
more efficient use of capital; and asset sales triggering additional corporate taxes on the capital
gains. Offsetting these incremental revenue gains are: increased interest deductions on the LBO
debt and lower tax revenues on dividends foregone. It is concluded that the U.S. Treasury’s
revenues from LBO firms have increased over the time period examined and that policies that
restrict LBOs likely will reduce future tax revenues received by the Federal government».
143
EWENS M., JONES C. M. & RHODES-KROPF M., The Price of Diversifiable Risk in Venture
Capital and Private Equity, in Oxford Journals – The Review of Financial Studies, vol. 26, n. 8,
2013, 31 ss.; LOPEZ DE SILANES F., PHALIPPOU L. & GOTTSCHALG O., Giants at the Gate: On the
Cross-Section of Private Equity Investment Returns, in EDHEC Working Paper, 2011, 31 ss.,
http://www.edhec-risk.com/edhec_publications/all_publications/RISKReview.2011-01-
18.2122/attachments/EDHEC_Working_Paper_Giants_at_the_Gate.pdf, consultato il 22 dicembre
2014; VON DRATHEN C. & FALEIRO F., The performance of leveraged buy-out-backed IPOs in the
UK, in London Business School Working Paper, 2007, 29 ss.,
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1117185, consultato il 22 dicembre 2014;
CASELLI S, GARCIA-APPENDINI E. & IPPOLITO F., Explaining Returns in Private Equity
Investments, in CAREFIN Working Paper, n. 15/09, 2009, 18 ss.,
http://www.rcfea.org/papers_sme/paper_Caselli.pdf, consultato il 22 dicembre 2014; GROH A. &
GOTTSCHALG O., The risk-adjusted performance of US buy-outs, in HEC Working Paper, 2006, 27
ss., http://evenements.univ-lille3.fr/recherche/jemb/programme/papiers/groh_lille06.pdf,
consultato il 22 dicembre 2014; CAO J. & LERNER J., The Performance of Reverse Leveraged
Buyouts, in NBER Working Paper, No. 12626, 2006, 21 ss., http://www.nber.org/papers/w12626,
consultato il 22 dicembre 2014; KAPLAN S. & SCHOAR A., Private Equity Performance: Returns,
Persistence, and Capital Flows, in The Journal of Finance, vol. LX, n. 4, 2005, 1821 ss.;
63
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Altri autori, al contrario, hanno osservato che il rendimento medio dei fondi
di private equity sarebbe inferiore al rendimento medio offerto dai mercati di
capitali per investimenti in società quotate aventi profili di rischio comparabili
alle portfolio companies dei fondi in oggetto, oppure leggermente superiore ai
rendimenti di riferimento ma solo al lordo di commissioni, oneri e altri costi a
carico degli investitori.144 Parte della letteratura offre come spiegazione di questa
anomalia, oltre all’irrazionalità di alcuni investitori, l’opacità con cui i costi e le
commissioni sono comunicati dalle private equity firms agli investitori in fondi di
private equity.145
Infine, alcuni autori hanno osservato una correlazione positiva tra il livello
di esperienza della private equity firm e i rendimenti del fondo di private
equity.146
LJUNGQVIST A. & RICHARDSON M. P., The Cash Flow, Return and Risk Characteristics of Private
Equity , in NYU Finance Working Paper, n. 03-001, 2003, 28 ss.
144
PHALIPPOU L., Beware of Venturing into Private Equity, cit., 164 ss.; GOTTSCHALG O., Private
Equity and Leveraged Buy-outs, cit., 49 ss.; DRIESSEN J., LIN T. & PHALIPPOU L., Estimating the
Performance and Risk Exposure of Private Equity Funds: A New Methodology, in NETSPAR
Discussion Paper, n. 23, 2007, 23 ss.,
http://www.ecb.europa.eu/events/pdf/conferences/ecbcfs_conf9/PE_estimation_DLP.pdf,
consultato il 22 dicembre 2014; GOTTSCHALG O., PHALIPPOU L. & ZOLLO M., Performance of
Private Equity Funds: Another Puzzle?, in INSEAD-Wharton Alliance Center for Global Research
& Development Working Paper Series, n. 2004/82/SM/ACGRD 6, 2004, 27 ss.,
http://www.insead.edu/facultyresearch/research/doc.cfm?did=1430, consultato il 22 dicembre
2014.
145
PHALIPPOU L., Beware of Venturing into Private Equity, cit., 164 ss.
146
JELIC R. & WRIGHT M., Exits, performance, and late stage private equity: The case of UK
management buy-outs, in European Financial Management, vol. 17, 2011, 573 ss.; DILLER C. &
KASERER C., What Drives Private Equity Returns?– Fund Inflows, Skilled GPs, and/or Risk?, in
European Financial Management, vol. 15, n. 3, 2009, 664 ss.; LJUNGQVIST A., RICHARDSON M. &
WOLFENZON D., The Investment Behavior of Buyout Funds: Theory and Evidence, in ECGI –
Finance Working Paper, n. 174, 2007, 29 ss.; KNIGGE A., NOWAK E. & SCHMIDT D., On the
Performance of Private Equity Investments: Does Market Timing Matter?, in Journal of Financial
Transformation, vol. 16, 2006, 129 ss.; WRIGHT M., JELIC R. & SAADOUNI B., Performance of
Private to Public MBOs: The Role of Venture Capital, in Journal of Business Finance &
Accounting, vol. 32, n. 3-4, 2005, 643-682; CUMMING D. & WALZ U., Private Equity Returns and
Disclosure around the World, in LSE RICAFE – Working Paper, n. 9, 2004, 26 ss.,
http://www.lse.ac.uk/fmg/research/RICAFE/pdf/RICAFE-WP09-Cumming.pdf, consultato il 22
dicembre 2014.
64
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
147
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 129.
148
Nella letteratura economica per “costi di agenzia”, s’intende il complesso dei costi sostenuti dal
mandante (principal) per mitigare il rischio di comportamenti opportunistici del mandatario
(agent), ad esempio i “costi di sorveglianza” ed incentivazione per orientare il comportamento del
mandatario e i “costi di obbligazione” per assicurare e tenere indenne il mandante nel caso in cui il
mandatario ponga in essere una condotta opportunistica in danno del mandante; per
approfondimenti v. JENSEN M. C. & MECKLING W. H., Theory of the Firm: Managerial Behavior,
Agency Costs and Ownership Structure, in Journal of Financial Economics, vol. 3, n. 4, 1976,
305-360.
149
JENSEN M., Eclipse of the Public Corporation, in Harvard Business Review, 1989; così
l’economista Adam Smith illustrava il conflitto tra azionisti e amministratori: «the directors of
such [joint-stock] companies, however, being the managers rather of other people’s money than of
their own, it cannot well be expected, that they should watch over it with the same anxious
vigilance with which the partners in a private copartnery frequently watch over their own....
Negligence and profusion, therefore, must always prevail, more or less, in the management of the
affairs of such a company.», v. SMITH A., Wealth of Nations, Washington (Stati Uniti), Thrifty
Books, (ristampa) 2009.
65
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
150
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 129; JENSEN, M., Agency Cost Of
Free Cash Flow, Corporate Finance, and Takeovers, in American Economic Review, vol. 76, n. 2,
1986, 323-329.
151
KAPLAN S. & STRÖMBERG P., Leveraged Buyouts and Private Equity, in Journal of Economic
Perspectives, vol. 23, n. 1, 2009, 130 ss.
152
FRONTIER ECONOMICS, Exploring the impact of private equity on economic growth in Europe,
Londra (Regno Unito), Frontier Economics Ltd, 2013, 32 ss.,
https://www.evca.eu/media/12929/Frontier-Economics-Report.pdf, consultato il 22 dicembre
2014; ACHARYA V. V., GOTTSCHALG O. F., HAHN M. & KEHOE C., Corporate Governance and
Value Creation: Evidence from Private Equity, in The Review of Corporate Finance Studies, vol.
26, n. 2, 2013, 368-402; JELIC R. & WRIGHT M., Exits, performance, and late stage private equity:
The case of UK management buy-outs, cit., 560-593; GUO S., HOTCHKISS E. & SONG, W., Do buy-
outs (Still) create value?, in Journal of Finance, vol. 66, 2011, 479-517; GASPAR J., The
Performance of French LBO Firms: New data and new results, in ESSEC Working Paper, 2009;
BOUCLY Q., THESMAR D. & SRAER D., Leveraged buy-outs – evidence from French deals, in The
Global Economic Impact of Private Equity Report 2009 – Globalization of Alternative Investments
– Working Papers (a cura di Gurung A. & Lerner J.), vol. 2, World Economic Forum, 2009, 47-
64; CRESSY R., MUNARI F. & MALIPIERO A., Playing to their strengths? Evidence that
66
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
portfolio companies (il cui controllo è stato acquisito mediante leveraged buy-out
da parte di fondi di private equity) otterrebbero migliori risultati economici,
rispetto a imprese comparabili, anche in tempi di recessione.153 Quanto sopra
sembra coerente con gli sforzi di razionalizzazione, riduzione dei costi e
miglioramento dell’efficienza, tipicamente richiesti dal fondo di private equity al
management della portfolio company. Non è, tuttavia, chiaro se e in quale misura
i risultati positivi siano frutto di miglioramenti operativi o di mera riduzione dei
costi (ad esempio a seguito di licenziamenti collettivi del personale). In
quest’ultimo caso non è detto che vi sia un effetto economico netto positivo: i
costi sociali derivanti dal licenziamento dei lavoratori ben potrebbero superare
l’utilità derivante dalla maggiore redditività della portfolio company. Inoltre, non
è chiaro se la pretesa maggiore redditività delle portfolio companies a seguito di
un intervento di private equity sia duratura e sostenibile nel medio/lungo
termine.154
Maggiore innovazione tecnologica. Alcuni autori hanno esaminato i brevetti
registrati da portfolio companies il cui controllo è stato acquisito mediante
67
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
155
FRONTIER ECONOMICS, Exploring the impact of private equity on economic growth in Europe,
cit., 24 ss; LERNER J., STRÖMBERG P. & SØRENSEN M., Private equity and long-run investment: the
case of innovation, in The Global Impact of Private Equity Report 2008 – Globalization of
Alternative Investments – Working Papers (a cura di Lerner J. & Gurung A.), vol. 1, Ginevra
(Svizzera), World Economic Forum, 2008, 27-42.
156
FRONTIER ECONOMICS, Exploring the impact of private equity on economic growth in Europe,
cit, 24 ss.; POPOV A. & ROOSENBOOM P., Does private equity investment spur innovation?
Evidence from Europe, in European Central Bank Working Paper Series, No. 1063, 2009,
http://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/scpwps/ecbwp1063.pdf, consultato il 22 dicembre 2014.
157
POPOV A. & ROOSENBOOM P., On the real effects of private equity investment – Evidence from
business creation, in European Central Bank Working Paper Series, n. 1078, 2009, 30-32,
http://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/scpwps/ecbwp1078.pdf, consultato il 22 dicembre 2014.
158
UGHETTO E., Assessing the contribution to innovation of private equity investors: a study on
European buyouts, in Research Policy, vol. 39, 2010, 126-140.
68
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
159
Così, ex multis, DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 133; KAPLAN S. &
STRÖMBERG P., Leveraged Buyouts and Private Equity, cit., 143, secondo i quali: «the empirical
evidence is strong that private equity activity creates economic value on average»; FRONTIER
ECONOMICS, Exploring the impact of private equity on economic growth in Europe, cit., 50;
HENDERSON M. T. & EPSTEIN R. A., Introduction to 'The Going Private Phenomenon: Causes and
Implications', in The University of Chicago Law & Economics – Olin Working Paper, No. 430,
2008, 5, http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1269524, consultato il 20 dicembre
2014 secondo i quali «[t]he overall picture […] of private equity is positive and promising, but
complex and nuanced»; BERNSTEIN S., LERNER J., SØRENSEN M. & STRÖMBERG P., Private Equity
and Industry Performance, in NBER Working Paper, No. 15632, 2010, 23, secondo i quali: «[t]he
key results are, first, that industries where PE funds have invested in the past five years have
grown more quickly, using a variety of measures».
69
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Stati Uniti o del Regno Unito (entrambi paesi di common law che si distinguono,
ad esempio, dai paesi di civil law dell’Europa continentale).
I ricercatori hanno condotto analisi e verificato modelli economici sulla base
di informazioni pubbliche e dati messi a disposizione – su base esclusivamente
volontaria – dall’industria del private equity. Non è possibile escludere che i dati
messi a disposizione costituiscano un campione statistico incompleto o, peggio,
rappresentativo solo dei migliori risultati ottenuti dagli operatori.
Molte ricerche sono state condotte nel periodo anteriore alla crisi dei mutui
“sub-prime” del 2007-2008 in un contesto caratterizzato dall’assenza di un quadro
regolamentare specifico per il private equity. Resta da verificare se e quali risultati
potranno essere confermati alla luce del diverso contesto, senz’altro più
complesso e regolamentato, formatosi dopo la suddetta crisi (v. infra cap. III).
Il private equity comprende una varietà di tecniche e oggetti di investimento
(v. supra cap. I, par. 3 e par. 4), ma la maggior parte delle ricerche sembra essersi
concentrata sugli effetti delle operazioni di leveraged buy-out. I risultati devono,
pertanto, essere presi in considerazione alla luce di tale specifico contesto e non
possono essere generalizzati senza ulteriori verifiche.
Alcune ricerche sono state commissionate e finanziate da associazioni di
categoria delle private equity firms: non è possibile escludere che i risultati
osservati in tali ricerche rappresentino un quadro parziale o, peggio, che la loro
oggettività sia compromessa.
3.3 Impatto economico del private equity sul mercato dei capitali di
debito
Come sopra illustrato la letteratura in merito all’impatto economico del
private equity si è concentrata sulla misurazione dei risultati registrati dagli
investimenti di private equity in termini di redditività per gli investitori nei fondi
di private equity e per la private equity firm, nonché di miglioramenti gestionali,
operativi e nel campo dell’innovazione delle portfolio companies oggetto di
investimenti da parte dei fondi di private equity.
70
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
160
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 115 ss.
161
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 134.
162
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 139-140.
163
JENSEN, M., Agency Cost Of Free Cash Flow, Corporate Finance, and Takeovers, cit., 323.
71
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
164
Ibidem.
165
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 140; per approfondimenti v.
TIROLE J., The Theory of Corporate Finance, Princeton (Stati Uniti), Princeton University Press,
2006.
166
CHOI S., Market Lessons for Gatekeepers, in Northwestern University Law Review, vol. 92, n.
4, 1998, 934 ss.; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 140.
167
WHITEHEAD C. K., The Evolution of Debt; Covenants, the Credit Market, and Corporate
Governance, in The Journal of Corporation Law, vol. 34, n. 3, 2009, 664-666; DE FONTENAY E.,
Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 141.
168
HEALY P. M. & PALEPU K. G., Information asymmetry, corporate disclosure, and the capital
markets: A review of the empirical disclosure literature, in Journal of Accounting and Economics,
vol. 31, 2001, 408; CHOI S., Market Lessons for Gatekeepers, cit., 943-945; DE FONTENAY E.,
Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 141.
169
TIROLE J., The Theory of Corporate Finance, cit., 114; AKERLOF G. A., The Market for
"Lemons": Quality Uncertainty and the Market Mechanism, in The Quarterly Journal of
72
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Economics, vol. 84, n. 3., 1970, 488-500; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers,
cit., 141.
170
TRIANTIS G., A Free-Cash-Flow Theory of Secured Debt and Creditor Priorities, in Virginia
Law Review, vol. 80, n. 8, 1994, 2158; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers,
cit., 141.
171
Ibidem; ROCK E. B., Adapting to the New Shareholder-Centric Reality, in University of
Pennsylvania Law Review, vol. 161, 2013, 1927; MYERS S. C., Determinants of Corporate
Borrowing, in Journal of Financial Economics, vol. 5, n. 2, 1977, 147-175.
172
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 141-142.
173
Ibidem.
73
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
174
WHITEHEAD C. K., The Evolution of Debt; Covenants, the Credit Market, and Corporate
Governance, cit., 665-666; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 143.
175
In tali casi il prestito viene definito “finanziamento sindacato”; vi è una “banca organizzatrice”
che coordina le negoziazioni e il consorzio di “banche partecipanti” al finanziamento; nei
finanziamenti più complessi la banca “organizzatrice” è coadiuvata da una “banca agente” che
dopo la stipula del contratto di finanziamento si occupa degli aspetti amministrativi (ad esempio
comunicazioni, incassi, pagamenti).
176
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 143.
177
Ibidem; BARTLETT R. P., Taking Finance Seriously: How Debt Financing Distorts Bidding
Outcomes in Corporate Takeovers, in Fordham Law Review, vol. 76, 2008, 2013 ss.
74
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
178
SHIVDASANI A. & WANG Y., Did Structured Credit Fuel the LBO Boom?, in The Journal of
Finance, vol. 66, n. 4, 2011, 1315-1316; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers,
cit., 143; per approfondimenti v. OLSON M., The Logic of Collective Actions: Public Goods and
the Theory of Groups, Cambridge (Stati Uniti), Harvard University Press, 1965.
179
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 148; DEMIROGLU C. & JAMES C.
M., Lender control and the role of private equity group reputation in buyout financing, cit., 306-
310.
75
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
180
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 148.
181
Ibidem.
182
Ibidem; IVASHINA V. & KOVNER A., The Private Equity Advantage: Leveraged Buyout Firms
and Relationship Banking, in The Review of Financial Studies, vol. 24, n. 7, 2011, 2466 ss.
183
Ibidem.
184
Ibidem; BARTLETT R. P., Taking Finance Seriously: How Debt Financing Distorts Bidding
Outcomes in Corporate Takeovers, in Fordham Law Review, vol. 76, 2008, 1975-2026.
76
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
par. 1.2 e par. 2) creano incentivi a massimizzare il rapporto tra debiti e mezzi
propri della portfolio company.185 Per questi motivi si osserva che le portfolio
companies supportate da fondi di private equity tendono a sottoscrivere
finanziamenti per l’importo massimo ottenibile a prescindere dalle esigenze
operative. 186 Si consideri, inoltre, che le private equity firms, solitamente,
organizzano più fondi di private equity e che ciascun fondo controlla diverse
portfolio companies. Si può, quindi, concludere che le private equity firms sono
operatori abituali nel mercato dei finanziamenti perché vi operano con maggiore
frequenza e per importi maggiori di ciascuna portfolio company considerata
individualmente. In qualità di operatori abituali nel mercato dei capitali di debito
le private equity firms hanno un forte incentivo reputazionale a contrattare in
buona fede con i terzi creditori e assicurare che le proprie portfolio companies
facciano altrettanto.187 Infatti, i terzi creditori avranno la possibilità di osservare il
comportamento della portfolio company nel tempo e tale comportamento avrà (sia
pure solo in parte) un impatto sui termini e condizioni dei contratti di
finanziamento che verranno successivamente sottoscritti da altre portfolio
companies riconducibili alla medesima private equity firm.188
Ebbene gli incentivi e interessi del management della portfolio company
potrebbero divergere dagli incentivi e interessi della private equity firm:
generalmente, il management – al contrario della private equity firm – non corre
particolari rischi reputazionali nei confronti degli operatori del mercato dei
185
Maggiore il ricorso alla leva finanziaria, maggiori e più numerosi sono gli investimenti in
portfolio companies per il fondo di private equity e quindi i rendimenti attesi per il fondo di
private equity; cfr. AXELSON U., STRÖMBERG P. & WEISBACH S., Why Are Buyouts Levered? The
Financial Structure of Private Equity Funds, in The Journal of Finance, vol. 64, n. 4, 2009, 1555;
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 150.
186
Ibidem.
187
HUANG R., RITTER J. R. & ZHANG D., Private Equity Firms’ Reputational Concerns and the
Costs of Debt Financing, in corso di pubblicazione su Journal of Financial and Quantitative
Analysis, 2014, 3 ss., http://ssrn.com/abstract=2205720, 2014, consultato il 30 novembre 2014; DE
FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 150.
188
IVASHINA V. & KOVNER A., The Private Equity Advantage: Leveraged Buyout Firms and
Relationship Banking, cit., 2464-2467 ss.; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers,
cit., 153.
77
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
189
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 153.
190
Ibidem; COFFEE J. C., Gatekeeper Failure and Reform: The Challenge of Fashioning Relevant
Reforms, in Boston University Law Review, vol. 84, 2004, 301–64.
191
GREENWOOD D. J. H., Democracy and Delaware: The Mysterious Race to the Top/Bottom, in
Yale Law and Policy Review, vol. 23, 2005, 381-454; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As
Gatekeepers, cit., 154; per approfondimenti sulla teoria dei giochi e sulla differenza tra giochi
ripetuti e giochi singoli v. COOTER R., MATTEI U., MONATERI P. G., PARDOLESI R. & ULEN T., Il
mercato delle regole – Analisi economica del diritto civile, cit., 54 ss.; FUDENBERG D. & TIROLE
J., Game Theory, cit.
78
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
192
Il valore d’impresa atteso è calcolato come segue: 0,1*€500 milioni + 0,9*€0 = €50 milioni.
193
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 155.
79
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
194
Ibidem; SHIVDASANI A. & WANG Y., Did Structured Credit Fuel the LBO Boom?, cit., 1306.
195
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 155 ss.
196
Ibidem.
80
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
197
Ibidem; WHITEHEAD C. K., The Evolution of Debt; Covenants, the Credit Market, and
Corporate Governance, cit., 641 ss.
198
Ad esempio: consulenti strategici, consulenti finanziari, consulenti fiscali, consulenti legali,
esperti industriali, etc.; cfr. SPINDLER J. C., How Private Is Private Equity, and at What Cost?, in
The University of Chicago Law Review, vol. 76, 2009, 309-332.
199
MASULIS R. W. & THOMAS R. S., Does Private Equity Create Wealth? The Effects of Private
Equity and Derivatives on Corporate Governance, in University of Chicago Law Review, vol. 76,
2009, 223-224; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 159-160.
200
Ibidem.
81
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
3.3.4 Prime conclusioni sul ruolo del private equity nel mercato dei
capitali di debito e rilievi critici
A sostegno della tesi secondo cui le private equity firms svolgerebbero un
ruolo positivo nel mercato dei capitali di debito, recenti ricerche empiriche hanno
dimostrato una correlazione positiva tra reputazione delle private equity firms
(misurata in funzione del numero di anni di attività nel settore del private equity e
importo totale del patrimonio affidato loro in gestione) e condizioni di maggior
favore nei finanziamenti alle portfolio companies di fondi riconducibili a tali
private equity firms.203 Questo risultato è sorprendente se si considera che né le
private equity firms né i fondi di private equity sono (giuridicamente) responsabili
in caso di insolvenza della portfolio company per i debiti contratti nel contesto di
un leveraged buy-out. Sembra quindi plausibile che i creditori tengano conto della
reputazione delle private equity firms nell’erogare finanziamenti alle portfolio
companies di tali private equity firms e che tali private equity firms esercitino
controlli preventivi e monitoraggio continuo sulle proprie portfolio companies al
201
HOTCHKISS E. S., STRÖMBERG P. & SMITH D. C., Private Equity and the Resolution of
Financial Distress, cit., 23-24; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 160
ss.
202
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 158 ss.
203
DEMIROGLU C. & JAMES C. M., Lender control and the role of private equity group reputation
in buyout financing, cit., 306 ss.; DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 165
ss.; DE MAESENEIRE W. & BRINKHUIS S., What drives leverage in leveraged buyouts? An analysis
of European leveraged buyouts’ capital structure, in Accounting & Finance, vol. 52, n. 1s, 2012,
155-182.
82
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
204
Ibidem.
205
IVASHINA V. & KOVNER A., The Private Equity Advantage: Leveraged Buyout Firms and
Relationship Banking, in The Review of Financial Studies, vol. 24, n. 7, 2011, 2462-2498; DE
FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 165 ss.
206
Ibidem.
207
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 115-189.
83
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
208
Ibidem.
209
DE FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 166-167.
210
IVASHINA V. & KOVNER A., The Private Equity Advantage: Leveraged Buyout Firms and
Relationship Banking, cit., 2462; ACHARYA V. V., FRANKS J. & SERVAES H., Private Equity:
Boom and Bust?, in Journal of Applied Corporate Finance, vol. 19, n. 4, 2007, 44–53; DE
FONTENAY E., Private Equity Firms As Gatekeepers, cit., 168.
84
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
211
KAPLAN S. & STRÖMBERG P., Leveraged Buyouts and Private Equity, cit., 140-141; AXELSON
U., JENKINSON T., STRÖMBERG P. & WEISBACH S., Borrow Cheap, Buy High?, in The Journal of
Finance, vol. 68, n. 6, 2013, 2223–2267.
85
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
212
Per “eccesso di fiducia” (overconfidence) s’intende la predisposizione a un errore di tipo
cognitivo, rappresentato dalla tendenza naturale dell’uomo, da un lato, a sopravvalutare le proprie
competenze e abilità e, dall’altro lato, a sottovalutare la volatilità di eventi casuali. Per
approfondimenti v. BARBERIS N. & THALER R., A Survey of Behavioral Finance, in Handbook of
the Economics of Finance (a cura di Constantinides G., Harris M. & Stulz R.), Amsterdam
(Olanda), Elsevier, 2013; sul ruolo dell’eccesso di fiducia (overconfidence) nel processo
decisionale in generale, v. KAHNEMAN D. & LOVALLO D., Timid Choices and Bold Forecasts: A
Cognitive Perspective on Risk Taking, in Management Science, vol. 39, n. 1, 1993, 17-31;
sull’impatto dell’eccesso di fiducia (overconfidence) sui managers, v., ex multis, BEN-DAVID I.,
GRAHAM J. R. & CAMPBELL R. H., Managerial Overconfidence and Corporate Policies, in NBER
Working Paper, No. 13711, 2007.
86
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
CAPITOLO TERZO
ANALISI COMPARATA DELLA REGOLAMENTAZIONE DEL PRIVATE EQUITY
NEGLI STATI UNITI E NELL’UNIONE EUROPEA
213
CLAESSENS S., KOSE M. A., LAEVEN L. & VALENCIA F., Financial Crises: Causes,
Consequences, and Policy Responses, Washington D.C. (Stati Uniti), International Monetary
Fund, 2014; LO A. W., Reading about the Financial Crisis: A Twenty-One-Book Review, in
Journal of Economic Literature, vol. 50, n. 1, 2012, 151-178; ROUBINI N. & MIHM S., Crisis
economics: A crash course in the future of finance, New York (Stati Uniti), Penguin Press, 2010;
REINHART C. M. & ROGOFF K. S., This time it’s different: eight centuries of financial folly,
Princeton (Stati Uniti), Princeton University Press, 2009; ACHARYA V. & RICHARDSON M.,
Restoring financial stability: how to repair a failed system, Hoboken (Stati Uniti), John Wiley &
Sons, 2009.
214
EUROPEAN COMMISSION, Commission staff working document – Economic Review of the
Financial Regulation Agenda, SWD(2014) 158 final, 2014, 28,
http://ec.europa.eu/internal_market/finances/docs/general/20140515-erfra-working-
document_en.pdf, consultato il 5 dicembre 2014.
87
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
215
EUROPEAN COMMISSION, Commission staff working document – Economic Review of the
Financial Regulation Agenda, cit., 30.
216
EUROPEAN COMMISSION, Commission staff working document – Economic Review of the
Financial Regulation Agenda, cit., 30-31.
217
EUROPEAN COMMISSION, Commission staff working document – Economic Review of the
Financial Regulation Agenda, cit., 31.
88
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
218
Ibidem.
219
Ibidem.
220
Di recente è stata autorevolmente avanzata la tesi secondo cui le politiche normative in materia
di “too big to fail”, inclusi gli aiuti pubblici in caso di bail-out, creerebbero un nuovo problema
che si muove internamente all’ente oggetto di protezione con effetti simili a quelli del meccanismo
statutario della “poison pill”, ossia scoraggiando sia le parti interne che esterne a migliorare la
struttura organizzativa dell’ente in oggetto, causando così un “degrado societario” (corporate
degradation); in tal senso ROE M., Structural Corporate Degradation Due to Too-Big-to-Fail
Finance, in University of Pennsylvania Law Review, vol. 162, 2014, 1419-1464.
221
EUROPEAN COMMISSION, Commission staff working document – Economic Review of the
Financial Regulation Agenda, cit., 31-32.
89
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
tali istituti di assumere eccessivi livelli di rischio, sia nel mitigare i rischi
assunti da tali istituti; le politiche remunerative dei dirigenti degli istituti
finanziari, in alcuni casi, crearono un ulteriore incentivo ad assumere
eccessivi rischi.222
7. Mercato over-the-counter di derivati 223 – la crescita esponenziale del
mercato over-the-counter di derivati, l’opacità di alcuni degli strumenti
finanziari in oggetto, la sostanziale assenza di regolamentazione del mercato
over-the-counter di derivati e il limitato ricorso a camere di compensazione
centralizzate contribuirono a creare un complesso intreccio di relazioni
finanziarie che rese particolarmente difficile prevedere gli effetti
dell’eventuale insolvenza di un istituto per il mercato e intervenire per
prevenire crisi sistemiche.
8. Inadeguata regolamentazione delle agenzie di rating e delle società di
revisione 224 – le agenzie di rating ebbero un ruolo negativo nella crisi
finanziaria del 2007-2008 poiché non identificarono (o, quantomeno, non
identificarono adeguatamente) i rischi dei complessi prodotti finanziari
222
Negli Stati Uniti, soprattutto a seguito degli scandali di corporate governance emersi a partire
dal 2001, la dottrina ha suggerito che certe pratiche di remunerazione possono creare incentivi
“perversi”, spingendo managers ad assumere rischi eccessivi. Sul punto si vedano le analisi e gli
studi condotti dai professori Lucian Bebchuk e Jesse Fried (Harvard Law School), principali
portavoce di tale critica: BEBCHUK L. A. & FRIED J. M., Executive Compensation as an Agency
Problem, in Journal of Economic Perspectives, vol. 17, n. 3, 2003, 71-92; BEBCHUK L. A. & FRIED
J. M., Executive Compensation at Fannie Mae: A Case Study of Perverse Incentives,
Nonperformance Pay, and Camouflage, in Journal of Corporation Law, vol. 30, n. 4, 2005, 807-
822; BEBCHUK L. A. & FRIED J. M., Pay without Performance: Overview of the Issues, in Journal
of Corporation Law, vol. 30, n. 4, 2005, 647-673. In particolare, è stato rilevato con riferimento
alle pratiche di remunerazione delle istituzioni finanziarie (tra cui le banche) come le cosiddette
garanzie di bonus secondo le quali il bonus di un amministratore sarebbe soggetto ad un
incremento in uno scenario positivo ma non soggetto ad una riduzione in uno scenario negativo,
diano luogo a incentivi “perversi” ad assumere rischi eccessivi, così BEBCHUK L. A., Bonus
Guarantees can Fuel Risky Moves, in Wall Street Journal, 27 agosto 2009,
http://www.wsj.com/articles/SB125131480049161335, consultato il 20 dicembre 2014, secondo
cui: «guaranteed bonuses create perverse incentives to take eccessive risks, and they consequently
could well be worse for incentives than straight salary».
223
EUROPEAN COMMISSION, Commission staff working document – Economic Review of the
Financial Regulation Agenda, cit., 32.
224
EUROPEAN COMMISSION, Commission staff working document – Economic Review of the
Financial Regulation Agenda, cit., 33.
90
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
225
HUNT J. P., Credit Rating Agencies and the 'Worldwide Credit Crisis': The Limits of
Reputation, the Insufficiency of Reform, and a Proposal for Improvement, in Columbia Business
Law Review, vol. 1, n. 1, 2009, 113.
226
G20 LONDON SUMMIT, Official Communique issued at the close of the G20 London Summit, 2
aprile 2009, par. 2-4, eu-un.europa.eu/articles/en/article_8622_en.htm, consultato il 6 dicembre
2014.
227
Ibidem; G20 LONDON SUMMIT, Official Communique issued at the close of the G20 London
Summit, cit. par. 13 secondo cui «Major failures in the financial sector and in financial regulation
and supervision were fundamental causes of the crisis. Confidence will not be restored until we
rebuild trust in our financial system. We will take action to build a stronger, more globally
consistent, supervisory and regulatory framework for the future financial sector, which will
support sustainable global growth and serve the needs of business and citizens».
228
Ibidem; G20 LONDON SUMMIT, Official Communique issued at the close of the G20 London
Summit, cit. par. 14 secondo cui «We each agree to ensure our domestic regulatory systems are
strong. But we also agree to establish the much greater consistency and systematic cooperation
between countries, and the framework of internationally agreed high standards, that a global
financial system requires».
91
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
229
Ibidem; G20 LONDON SUMMIT, Official Communique issued at the close of the G20 London
Summit, cit. par. 14 secondo cui «Strengthened regulation and supervision must promote propriety,
integrity and transparency; guard against risk across the financial system; dampen rather than
amplify the financial and economic cycle; reduce reliance on inappropriately risky sources of
financing; and discourage excessive risk-taking».
230
Si segnalano, incidentalmente, i lavori della professoressa Roberta Romano (Yale Law School)
sui limiti delle riforme regolamentari del settore finanziario statunitense e su tecniche legislative
volte a mitigare tali limiti; l’autrice osserva che le riforme regolamentari del settore finanziario
statunitense: (i) vengono immancabilmente adottate in reazione a crisi finanziarie, in momenti in
cui vi sono scarse informazioni utili disponibili; (ii) si dimostrano inadatte a fronteggiare i
problemi che si intendeva risolvere; e (iii) sono difficili da modificare anche in casi in cui
sembrerebbe esservi consenso politico; l’autrice suggerisce due tecniche legislative volte a
mitigare i limiti di cui sopra: prevedere la verifica dell’efficacia e revisione della normativa a
distanza di tempo e meccanismi di implementazione delle norme flessibili o soggetti a un periodo
iniziale di sperimentazione; v. ROMANO R., Regulating in the Dark, in Yale Law & Economics
Research Paper, No. 442, 2012, http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1974148,
consultato il 22 dicembre 2014; ROMANO R., Further Assessment of the Iron Law of Financial
Regulation: A Postscript to Regulating in the Dark, in Yale Law & Economics Research Paper,
No. 515, 2014, http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2517853, consultato il 22
dicembre 2014.
231
La presente trattazione del quadro regolamentare del private equity negli Stati Uniti e
nell’Unione Europea non ha pretesa di esaustività ed è espressamente limitata alle previsioni
ritenute più significative ai fini del presente lavoro.
92
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
19 giugno 2009 il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, presentò le linee
guida di una radicale riforma regolamentare del settore finanziario statunitense.232
Con particolare riferimento all’industria del private equity, la proposta
dell’amministrazione Obama prevedeva che gli investment advisers (inclusi i
gestori dei fondi di private equity; v. infra cap. III, par. 2.1.1) fossero soggetti a
registrazione presso la U.S. Securities and Exchange Commission (di seguito,
“SEC”),233 affinché la SEC potesse vigilare su di essi e, se necessario, intervenire
per la tenuta e stabilità dei mercati finanziari.234
Alla fine del 2009 il deputato democratico Barney Frank diede seguito alle
linee guida avanzate dal presidente Obama presentando una bozza di
provvedimento normativo poi integrata con la proposta del senatore democratico
Chris Dodd. Dopo varie navette tra U.S. House of Representatives e U.S. Senate,
la bozza di provvedimento denominata «Dodd-Frank Wall Street Reform and
Consumer Protection Act of 2010» (di seguito, “Dodd-Frank Act”) venne
approvata e promulgata dal presidente Barack Obama il 21 luglio 2010.235
232
U.S. DEPARTMENT OF TREASURY, Financial Regulatory Reform – A new foundation: rebuilding
financial supervision and regulation, 2009,
http://www.treasury.gov/initiatives/Documents/FinalReport_web.pdf, consultato il 6 dicembre
2014; WSJ STAFF, Obama’s Financial Reform Plan: The Condensed Version, in The Wall Street
Journal, 17 giugno 2009, http://blogs.wsj.com/washwire/2009/06/17/obamas-financial-reform-
plan-the-condensed-version/, consultato il 6 dicembre 2014.
233
La U.S. Securities and Exchange Commission (SEC) è un ente federale degli Stati Uniti,
indipendente, con responsabilità, tra le altre cose, di vigilanza e regolamentazione nel settore
finanziario statunitense; la missione della SEC è la protezione degli investitori, il mantenimento di
mercati equi, efficienti e ordinati, nonché la facilitazione della formazioni di capitali;
http://www.sec.gov/about/whatwedo.shtml#.VImPF6ahDxg, consultato l’11 dicembre 2014.
234
U.S. DEPARTMENT OF TREASURY, Financial Regulatory Reform – A new foundation: rebuilding
financial supervision and regulation, cit., 12; WSJ STAFF, Obama’s Financial Reform Plan: The
Condensed Version, in The Wall Street Journal, cit., 1.
235
Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act of 2010, U.S. Public Law n.
111-203, 124 Stat. 1376 (2010).
93
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
2009 2010
Fonte: Elaborazione propria sulla base di KITTREDGE G. & PAUL T., The AIFM Directive vs. Dodd-Frank – Comparative
Strenghts and Weaknesses, (mimeo), 2011, 6, http://www.ilf-frankfurt.de/uploads/media/AIFM_-
_Presentation_Kittredge_-_Paul.pdf, consultato il 12 dicembre 2014.
236
Ibidem.
237
KITTREDGE G. & PAUL T., The AIFM Directive vs. Dodd-Frank – Comparative Strenghts and
Weaknesses, cit., 7.
238
Il Dodd-Frank Act conta 848 pagine contro le 29 pagine della legge federale del 1864 che
istituì il sistema bancario statunitense, le 32 pagine del Federal Reserve Act del 1913 e le 37
pagine del Glass-Steagall Act che rappresenta l’ultima significativa riforma del sistema finanziario
94
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
statunitense prima del Dodd-Frank Act; v. THE ECONOMIST, Too big not to fail, in The Economist,
18 febbraio 2012, http://www.economist.com/node/21547784, consultato l’11 dicembre 2014.
239
Il Title IV del Dodd-Frank Act è rubricato «Regulation of Advisers to Hedge Funds and
Others».
240
15 U.S.C. §80b-1 fino a §80b-21; l’Advisers Act è la principale fonte normativa
nell’ordinamento degli Stati Uniti in materia di investment advisers, ossia di soggetti che prestano
a titolo oneroso attività di consulenza con riferimento a investimenti e strumenti finanziari (definiti
e interpretati in maniera estensiva), v, infra cap. III, par. 2.1.1.
241
CHERTOK S., A comprehensive guide to Title IV of the Dodd-Frank Act and the rules
promulgated thereunder, in UC Davis Business Law Journal, vol. 12, 2012, 130; ai sensi
dell’Advisers Act, §202(a)(11): «“Investment adviser” means any person who, for compensation,
engages in the business of advising others, either directly or through publications or writings, as to
the value of securities or as to the advisability of investing in, purchasing, or selling securities, or
who, for compensation and as part of a regular business, issues or promulgates analyses or reports
concerning securities».
95
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
previsto per i RIA a meno che una delle seguenti eccezioni non trovi
applicazione:242
1. “private fund advisers” – sono esclusi dal regime regolamentare previsto
per i RIA ai sensi dell’Advisers Act, gli investment advisers che agiscano
esclusivamente per conto di private funds243 e che abbiano un patrimonio in
gestione negli Stati Uniti inferiore a $150 milioni;244
2. “private fund advisers esteri” – in generale, il regime regolamentare
previsto per i RIA ai sensi dell’Advisers Act si applica agli investment
advisers non statunitensi limitatamente ai loro rapporti con clienti
statunitensi; 245 nello specifico, sono esclusi dal regime regolamentare
previsto per i RIA gli investment advisers che: (a) non abbiano sede negli
Stati Uniti; (b) nei precedenti dodici mesi abbiano (i) avuto meno di
quindici investitori in private funds e/o clienti negli Stati Uniti per i quali
abbiano agito come investment advisers e (ii) un patrimonio in gestione
attribuibile a tali investitori e clienti negli Stati Uniti complessivamente
inferiore a $25 milioni; e (c) non si presentino al pubblico negli Stati Uniti
come investment advisers né agiscano come investment advisers per certe
società di investimento;246
242
Per completezza si osserva che i veicoli di gestione di un patrimonio familiare (family offices)
sono espressamente esclusi dall’ambito soggettivo di applicazione dell’Advisers Act ai sensi del
Dodd-Frank Act, §409 e dell’Advisers Act, §202(a)(11)(G).
243
Il termine “private fund” è definito nell’Advisers Act mediante rinvio all’Investment Company
Act of 1940; ai sensi dell’Advisers Act §202(a)(29): «the term “private fund” means an issuer that
would be an investment company, as defined in section 3 of the Investment Company Act of 1940
(15 U.S.C. 80a-3), but for section 3(c)(1) or 3(c)(7) of that Act».
244
Advisers Act, §203(m)(1).
245
CHERTOK S., A comprehensive guide to Title IV of the Dodd-Frank Act and the rules
promulgated thereunder, cit., 136 ss.
246
Advisers Act, §203(b)(3) e §202(a)(30); CHERTOK S., A comprehensive guide to Title IV of the
Dodd-Frank Act and the rules promulgated thereunder, cit., 167 ss.
96
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
247
Advisers Act, §203(l). Il termine “venture capital funds” è definito nell’Advisers Act mediane
rinvio alla normativa secondaria emanata dalla SEC; v. SEC Release No. IA-3222, File No. S7-37-
10, U.S. Code of Federal Regulations, title 17, part 275; CHERTOK S., A comprehensive guide to
Title IV of the Dodd-Frank Act and the rules promulgated thereunder, cit., 180 ss.
248
Advisers Act, §203(b)(7); CHERTOK S., A comprehensive guide to Title IV of the Dodd-Frank
Act and the rules promulgated thereunder, cit., 179.
249
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.204-4(a).
97
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
250
Advisers Act, §204(b)(3); Dodd-Frank Act, §404; U.S. Code of Federal Regulations, title 17,
§275.204-2.
251
Advisers Act, §204(a). Ai sensi dell’Advisers Act la SEC deve condurre ispezioni periodiche in
merito alle attività dei RIA ma ha facoltà di condure ispezioni in qualsiasi momento.
252
PERSAUD A. & ATKINSON A., Private Equity Funds: Legal Analysis of Structural, ERISA,
Securities and Other Regulatory Issues, cit., §47:7.2.
98
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
253
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.206(4)-7; PERSAUD A. & ATKINSON A.,
Private Equity Funds: Legal Analysis of Structural, ERISA, Securities and Other Regulatory
Issues, cit., §47:7.2.
254
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.204A-1.
255
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.203-1. Salvo eccezioni motivate da esigenze di
confidenzialità, le informazioni trasmesse mediante il Form ADV sono rese pubbliche dalla SEC.
99
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
256
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.203-1.
257
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.204-1.
258
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.204-3.
259
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.204(b)-1. Le informazioni trasmesse mediante
il Form PF sono trattate come informazioni riservate sia dalla SEC, sia dalle altre autorità o
agenzie amministrative che vi possano avere accesso.
260
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.204(b)-1.
100
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
261
Dodd-Frank Act, §411; CHERTOK S., A comprehensive guide to Title IV of the Dodd-Frank Act
and the rules promulgated thereunder, cit., 213 ss.; PERSAUD A. & ATKINSON A., Private Equity
Funds: Legal Analysis of Structural, ERISA, Securities and Other Regulatory Issues, cit., §47:7.2
262
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.206(4)-2.
263
Advisers Act, §205(b)(4).
101
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
264
Advisers Act, §205(a)(2).
265
Advisers Act, §215(a).
266
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.206(4)-1; PERSAUD A. & ATKINSON A.,
Private Equity Funds: Legal Analysis of Structural, ERISA, Securities and Other Regulatory
Issues, cit., §47:7.2.
267
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.206(4)-8.
268
U.S. Code of Federal Regulations, title 17, §275.206(4)-5.
102
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
269
Advisers Act, §203A(b)(1).
270
PERSAUD A. & ATKINSON A., Private Equity Funds: Legal Analysis of Structural, ERISA,
Securities and Other Regulatory Issues, cit., §47:7.2.
271
SERETAKIS A., A comparative examination of private equity in the United States and Europe:
accounting for the past and predicting the future, in Fordham Journal of Corporate & Financial
Law, vol. XVIII, 2013, 658.
103
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
272
CONSOB, Relazione sull’attività di Analisi di Impatto della Regolamentazione – Attuazione
della Direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi (AIFMD), 2014, 2.
273
Ibidem.
274
Si intende fare riferimento alle seguenti relazioni (1) Lehne report, del 9 luglio 2008,
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A6-2008-
0296+0+DOC+XML+V0//EN; (2) Rasmussen report, dell’11 settembre 2008,
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A6-2008-
0338+0+DOC+XML+V0//EN&language=en; e (3) de Larosière report, del 25 febbraio 2009,
http://ec.europa.eu/internal_market/finances/docs/de_larosiere_report_en.pdf.
275
La direttiva è, infatti, un atto normativo rivolto agli Stati membri che, ai sensi dell’art. 288(3)
del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, «vincola lo Stato membro cui è rivolta per
quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in
merito alla forma e ai mezzi». Si segnala che il termine entro il quale la direttiva europea deve
essere recepita rileva, tra le altre cose, ai fini dell’applicabilità del principio della “efficacia
diretta” della direttiva, ossia dell’attribuzione di diritti ai singoli, nel caso gli obblighi previsti in
tale direttiva siano precisi, chiari e incondizionati e non richiedano misure complementari di
104
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Fonte: Elaborazione propria sulla base di KITTREDGE G. & PAUL T., The AIFM Directive vs. Dodd-Frank – Comparative
Strenghts and Weaknesses, cit., 3.
carattere nazionale o europeo; per approfondimenti sull’efficacia diretta delle direttive dell’Unione
europea v. CRAIG P. & DE BÚRCA G., EU Law – Text, Cases, and Materials, Oxford (Regno
Unito), Oxford University Press, 2011, 180 ss.
276
EUROPEAN COMMISSION, Press release – Directive on Alternative Investment Fund Managers
(‘AIFMD’): Frequently Asked Questions, Memo/10/572, 2011.
105
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
277
CONSOB, Relazione sull’attività di Analisi di Impatto della Regolamentazione – Attuazione
della Direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi (AIFMD), cit., 3.
278
Ad esempio l’Italia ha recepito la direttiva GEFIA mediante il decreto legislativo 4 marzo
2014, n. 44.
279
Si rinvia, in particolare, al: (i) regolamento delegato (UE) n. 231/2013 della Commissione del
19 dicembre 2012 che integra la direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per
quanto riguarda deroghe generali di esercizio, depositari, leva finanziaria, trasparenza e
sorveglianza; e (ii) regolamento delegato (UE) n. 694/2014 della Commissione del 17 dicembre
2013 che integra la direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto
riguarda le norme tecniche di regolamentazione che stabiliscono le tipologie di gestori di fondi di
investimento alternativi.
280
Si rinvia, in particolare, al: (i) regolamento di esecuzione (UE) n. 447/2013 della Commissione
del 15 maggio 2013 che stabilisce la procedura applicabile ai GEFIA che scelgono di sottoporsi
alle norme della direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio; e (ii) regolamento
di esecuzione (UE) n. 448/2013 della Commissione del 15 maggio 2013 che stabilisce la
procedura di determinazione dello Stato membro di riferimento del GEFIA non UE a norma della
direttiva 2011/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio.
281
Si rinvia, in particolare, agli Orientamenti ESMA/2013/232 per sane politiche retributive a
norma della direttiva GEFIA del 1 luglio 2013.
106
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
282
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 1.
283
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 2(1).
284
Direttiva 2003/41/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 giugno 2003 relativa alle
attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali o professionali.
285
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), artt. 2(3) e 3(1).
286
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 3.
107
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
vigilanza competente ma, una volta rilasciata, tale autorizzazione è valida per tutti
287
gli Stati membri (cosiddetto “passaporto UE”). Il passaporto UE è
probabilmente la maggiore opportunità offerta dalla Direttiva GEFIA agli
operatori del private equity.
Per chiarezza: la Direttiva GEFIA non disciplina i FIA (che continuano ad
essere disciplinati al livello nazionale) ma solo i GEFIA, ossia i gestori di tali
FIA.288
287
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), artt. 6 e 8(1).
288
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), premessa (10).
289
Decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, parte II, titolo III, capo I-bis, sezione II.
290
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 9(1)-9(3).
291
Ibidem.
108
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
portafogli dei FIA gestiti, mentre la copertura assicurativa deve essere almeno
pari allo 0,9% del valore dei portafogli dei FIA gestiti.292
Quanto all’organizzazione interna, ai sensi della direttiva in oggetto, i
GEFIA devono ricorrere in ogni momento a risorse umane e tecniche adeguate
per la buona gestione dei FIA.293 I GEFIA devono, inoltre, possedere: (i) una
buona organizzazione amministrativa e contabile; (ii) modalità di controllo e di
salvaguardia in materia di elaborazione elettronica dei dati; e (iii) procedure di
controllo interno adeguate che comprendano, in particolare, regole per le
operazioni personali dei dipendenti o per la detenzione o la gestione di
investimenti a scopo di investimento in conto proprio e che assicurino, quanto
meno, che qualunque operazione in cui intervenga il FIA, possa essere
riconosciuta per quanto riguarda l’origine, le parti, la natura nonché il luogo e il
momento in cui è stata effettuata e che le attività del FIA gestito dal GEFIA siano
investite conformemente al regolamento o ai suoi documenti costitutivi e alle
disposizioni normative in vigore.294 La normativa europea di attuazione, tra le
altre cose, precisa i principi generali relativi ai requisiti organizzativi, 295 le
caratteristiche dei suddetti sistemi di elaborazione elettronica dei dati, 296 le
politiche e procedure contabili per assicurare la tutela degli investitori,297 i criteri
per la ripartizione interna delle funzioni di controllo,298 le caratteristiche delle
funzioni permanenti di controllo della conformità 299 e audit interno, 300 le
procedure e disposizioni volte ad evitare e gestire conflitti di interesse301 e le
292
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, artt. 14(2) e 15(4).
293
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 18(1).
294
Ibidem.
295
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 57.
296
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 58.
297
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 59.
298
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 60.
299
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 61.
300
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 62.
301
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 63.
109
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
302
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 64-66.
303
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 18(1).
304
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 38-39.
305
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 40.
306
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 45.
307
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 43.
308
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 15(4).
309
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 16(1).
310
Ibidem.
110
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
311
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 23.
111
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
(b) Informazioni periodiche agli investitori nei FIA – il GEFIA è tenuto, per
ciascun FIA UE che gestisce e per ciascun FIA che commercializza
nell’Unione Europea, a mettere a disposizione degli investitori e delle
autorità di vigilanza una relazione annuale che comprenda, tra gli altri, i
seguenti elementi: (i) il bilancio e lo stato patrimoniale del FIA; (ii) il conto
dei redditi e delle spese dell’esercizio; (iii) una relazione sulle attività svolte
nell’esercizio; e (iv) gli importi retributivi totali per l’esercizio, suddivisi in
retribuzione fissa e variabile, versati dal GEFIA al suo personale e il
numero dei beneficiari nonché, se del caso, la commissione sulla
performance versata dal FIA.312
(c) Segnalazioni alle autorità di vigilanza – i GEFIA forniscono regolarmente
alle autorità di vigilanza nazionali informazioni sui principali strumenti
finanziari che negoziano, sui mercati di cui sono membri o in cui negoziano
attivamente e sulle principali esposizioni e sulle concentrazioni più
importanti di ogni FIA che gestiscono; essi, tra le altre informazioni,
forniscono quanto segue: (i) la percentuale di attività del FIA oggetto di
disposizioni speciali a causa della loro natura illiquida; (ii) qualsiasi nuova
misura adottata per gestire la liquidità del FIA; (iii) il profilo di rischio del
FIA e i sistemi di gestione dei rischi utilizzati dal GEFIA per gestire il
rischio di mercato, il rischio di liquidità, il rischio di controparte e altri
rischi, incluso il rischio operativo; (iv) informazioni sulle principali
categorie di attività in cui il FIA ha investito; e (v) i risultati degli stress
tests eseguiti in conformità alla Direttiva GEFIA.313 Per completezza si
segnala che i GEFIA sono soggetti a obblighi di cooperazione con le
autorità di vigilanza per il monitoraggio del rischio sistemico nonché per
assicurare la stabilità e l’integrità del sistema finanziario.314
312
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 22.
313
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 22.
314
Ibidem.
112
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
315
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 27(1).
316
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), artt. 27-28.
317
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), artt. 28(4).
318
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), artt. 29(2).
319
Bernard (Bernie) Madoff – arrestato alla fine del 2008 e condannato a 150 anni di reclusione
per truffa e atri reati che hanno causato danni e ammanchi finanziari per oltre $50 miliardi – si
presentava a soggetti con alta disponibilità patrimoniale come un abile gestore di investimenti in
grado di assicurare rendimenti minimi del 10%-12% annuo sui capitali affidatigli in gestione; in
realtà i capitali venivano opportunisticamente distratti a favore dello stesso Madoff che per oltre
113
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
venti anni riuscì a ingannare i propri investitori rimborsando, quando richiesto, le quote di capitali
e interessi grazie alla provvista finanziaria creatasi mediante nuovi conferimenti di capitale
affidatigli in gestione; lo schema fraudolento venne scoperto quando, a seguito della crisi del
2007-2008, Madoff non riuscì a onorare molteplici richieste di disinvestimento e rimborso di
capitali per mancanza di risorse finanziarie disponibili; per approfondimenti v. THE ECONOMIST,
The Madoff Affair – Con of the century, in The Economist, 18 dicembre 2008,
http://www.economist.com/node/12818310, consultato il 9 dicembre 2014.
320
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), premessa (32).
321
Ibidem.
322
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 21.
323
Regolamento delegato (UE) n. 231/2013, art. 83.
324
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), premessa (24).
114
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
325
Ibidem.
115
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
remunerazione dei responsabili di alto livello delle funzioni di controllo dei rischi
e della conformità è direttamente controllata dal comitato per le remunerazioni;
(g) quando la remunerazione è legata ai risultati, l’importo totale della
remunerazione è basato su una combinazione di valutazioni dei risultati del
singolo e dell’unità aziendale interessata o del FIA interessato e dei risultati
generali del GEFIA, e nella valutazione dei risultati individuali vengono
considerati criteri finanziari e non finanziari; (h) la valutazione dei risultati è
eseguita in un quadro pluriennale appropriato al ciclo di vita del FIA gestito dal
GEFIA, in modo da assicurare che il processo di valutazione sia basato su risultati
a più lungo termine e che il pagamento effettivo delle componenti della
remunerazione basate sui risultati sia ripartito su un periodo che tenga conto della
politica di rimborso del FIA che gestisce e dei rischi di investimento ad esso
legati; (i) la remunerazione variabile garantita è eccezionale, è accordata solo in
caso di assunzione di nuovo personale e limitatamente al primo anno; (j) le
componenti fisse e variabili della remunerazione complessiva sono
adeguatamente bilanciate e la componente fissa rappresenta una parte
sufficientemente alta della remunerazione complessiva per consentire l’attuazione
di una politica pienamente flessibile in materia di componenti variabili, tra cui la
possibilità di non pagare la componente variabile della remunerazione; (k) i
pagamenti relativi alla risoluzione anticipata del contratto riflettono i risultati
forniti nel tempo e sono concepiti in modo da non ricompensare gli insuccessi; (l)
la misurazione dei risultati, utilizzata come base per il calcolo delle componenti
variabili delle remunerazioni individuali o collettive, prevede una rettifica
completa volta ad integrare tutti i pertinenti tipi di rischi presenti e futuri; (m) in
funzione della struttura giuridica del FIA e dei suoi regolamenti o documenti
costitutivi, una parte sostanziale, ma in ogni caso almeno il 50% di qualsiasi
remunerazione variabile, è composta da quote o azioni del FIA interessato,
partecipazioni al capitale equivalenti, strumenti legati alle azioni o altri strumenti
non monetari equivalenti, a meno che la gestione del FIA rappresenti meno del
50% del portafoglio totale gestito dal GEFIA, nel qual caso il minimo del 50%
116
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
non si applica; […] (n) una parte sostanziale, e in ogni caso almeno il 40%, della
componente variabile della remunerazione, è differita su un periodo appropriato in
considerazione del ciclo di vita e della politica di rimborso del FIA interessato ed
è correttamente allineata al tipo di rischi del FIA in questione. Il periodo di cui
alla presente lettera è di almeno tre-cinque anni a meno che il ciclo di vita del FIA
interessato non sia più breve; la remunerazione pagabile secondo meccanismi di
differimento è attribuita non più velocemente che pro rata; qualora la componente
variabile della remunerazione rappresenti un importo particolarmente elevato,
almeno il 60% di tale importo è differito; (o) la remunerazione variabile,
compresa la parte differita, è corrisposta o attribuita solo se è sostenibile rispetto
alla situazione finanziaria del GEFIA nel suo insieme e giustificata alla luce dei
risultati dell’unità aziendale, del FIA e della persona interessati. La
remunerazione variabile complessiva è generalmente ridotta in misura
considerevole qualora i risultati del GEFIA o del FIA interessato siano inferiori
alle attese o negativi, tenendo conto sia degli incentivi correnti sia delle riduzioni
nei versamenti di importi precedentemente acquisiti, anche attraverso dispositivi
di malus o di restituzione; (p) la politica pensionistica è in linea con la strategia
aziendale, gli obiettivi, i valori e gli interessi a lungo termine del GEFIA e dei
FIA che gestisce. Se il dipendente lascia il GEFIA prima della pensione, i diritti
pensionistici discrezionali sono trattenuti dal GEFIA per un periodo di cinque
anni sotto forma di strumenti di cui alla lettera (m). Nel caso in cui un dipendente
vada in pensione, i benefici pensionistici discrezionali sono versati al dipendente
sotto forma di strumenti di cui alla lettera (m), con riserva di un periodo di
mantenimento di cinque anni; (q) il personale è tenuto ad impegnarsi a non
utilizzare strategie di copertura personale o assicurazioni sulla remunerazione e
sulla responsabilità volte ad inficiare gli effetti di allineamento al rischio insiti nei
loro meccanismi remunerativi; (r) la remunerazione variabile non è erogata
117
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
326
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), Allegato II – Politica Remunerativa.
327
Orientamenti ESMA/2013/232 per sane politiche retributive a norma della direttiva GEFIA del
1 luglio 2013.
328
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), Allegato II – Politica Remunerativa, art. 1(a).
329
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), Allegato II – Politica Remunerativa, art. 1(k).
330
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), Allegato II – Politica Remunerativa, art. 1(o).
118
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
investimenti del FIA. Infine, le misure di cui alla Direttiva GEFIA331 volte ad
evitare conflitti di interesse sembrano coerenti con la raccomandazione di abolire
commissioni forfettarie per operazioni societarie (transaction fees) (v. infra cap.
II, par. 2.2) perché foriere di un potenziale conflitto di interessi tra il GEFIA che
avrebbe interesse a impegnare le portfolio companies in operazioni societarie al
fine di incassare le commissioni in oggetto e le portfolio companies (quindi,
indirettamente, il FIA e gli investitori nel FIA).
331
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), Allegato II – Politica Remunerativa, art. 1(b).
332
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), premessa (57) e art. 30.
333
MURRAY-JONES A., Alternative Investment Fund Managers Directive, in Skadden, Arps, Slate,
Meagher & Flom LLP Memo, 29 novembre 2010, https://www.skadden.com/insights/alternative-
investment-fund-managers-directive, consultato il 20 dicembre 2014, secondo cui «the Directive is
a very odd, political piece of law making»; SERETAKIS A., A comparative examination of private
equity in the United States and Europe: accounting for the past and predicting the future, cit., 658.
119
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
334
PAYNE J, Private equity and its regulation in Europe, in Oxford Legal Research Paper Series,
Paper No. 40/2011, 2011, 21, http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1886186,
consultato il 22 dicembre 2014.
335
SERETAKIS A., A comparative examination of private equity in the United States and Europe:
accounting for the past and predicting the future, cit., 659.
336
Ibidem.
337
Ibidem.
338
SHASHA D., The inner circle of systemic risk, in The Wall Street Journal, 10 marzo 2009,
http://blogs.wsj.com/privateequity/2009/03/10/the-inner-circle-of-systemic-risk/, consultato il 20
dicembre 2014, che riporta le parole del prof. Viral Acharya come segue: «[t]he problem is not
private equity funds per se. If banks were not lending so cheaply, private equity funds would not
have levered up so much. You need to fix the banking sector, rather than going after private
investors directly».
339
SERETAKIS A., A comparative examination of private equity in the United States and Europe:
accounting for the past and predicting the future, cit., 659.
120
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
340
Ibidem.
341
AWREY D., The Limits of EU Hedge Fund Regulation, in Oxford Legal Studies – Research
Paper, n. 8/2011, 2011, 19, secondo cui: «It is far more difficult, however, to understand the
rationale for imposing these requirements on, for example, private equity funds. The long term,
illiquid and typically very public nature of the investments made by these institutions virtually
eliminates the potential for Madoff-type fraud»,
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1757719, consultato il 22 dicembre 2014.
121
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
342
Una trattazione analitica degli argomenti offerti dalla dottrina pro e contra il mantenimento di
requisiti di capitalizzazione minima nelle società di capitali prescinde dal presente dal lavoro; per
approfondimenti v. ex multis, GINEVRA E., Oltre il capitale sociale? Spunti per la ripresa del
dibattito sulla riforma della struttura finanziaria delle società di capitali, in La struttura
finanziaria e i bilanci delle società di capitali – Studi in onore di Giovanni E. Colombo (a cura di
Aa. Vv.), Torino (Italia), Giappichelli, 2011, 3 ss.; MACHADO F. S., Effective Creditor Protection
in Private Companies: Mandatory Minimum Capital Rules or Ex Post Mechanisms?, (mimeo),
2010, http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1568731, consultato il 12 dicembre
2014; EWANG F. N., An Analysis and Critique of the European Union's Minimum Capitalization
Requirement, in Charles Sturt University (Australia) Working Papers, 2007,
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1015708, consultato il 22 dicembre 2014.;
LUTTER E., Legal Capital in Europe, in European Company and Financial Law Review, vol. 1,
2006; ARMOUR J., Legal Capital: an Outdated Concept?, in Centre for Business Research –
University of Cambridge, Working Paper n. 320, 2006, http://www.cbr.cam.ac.uk/pdf/WP320.pdf,
consultato il 22 dicembre 2014; MACEY J. R. & ENRIQUES L., Creditors Versus Capital
Formation: The Case Against the European Legal Capital Rules, in Cornell Law Review, vol. 86,
2000-2001, 1165-1204; SPOLIDORO M. S., voce Capitale sociale, in Enciclopedia del diritto, IV
aggiornamento, Milano (Italia), Giuffrè, 2000.
122
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
123
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Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
343
KITTREDGE G. & PAUL T., The AIFM Directive vs. Dodd-Frank – Comparative Strenghts and
Weaknesses, cit., 21 ss.
344
SERETAKIS A., A comparative examination of private equity in the United States and Europe:
accounting for the past and predicting the future, cit., 662.
124
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
CAPITOLO QUARTO
PROSPETTIVE DI SVILUPPO DEL PRIVATE EQUITY E SPUNTI CRITICI
345
ERNST&YOUNG & PEI, Navigating the headwinds – 2014 global private equity survey, New
York (Stati Uniti), 2014, 7-29,
http://www.ey.com/Publication/vwLUAssets/Private_equity_primed_for_new_opportunities/$FI
LE/EY-Private_equity_primed_for_new_opportunities.pdf, consultato il 15 dicembre 2014; gli
intervistati hanno identificato le principali sfide per gli affari delle private equity firms in
quest’ordine: (i) quadro regolamentare; (ii) competizione per la raccolta di fondi; (iii) ulteriori
pretese degli investitori, ad esempio maggiore trasparenza; (iv) attività di investimento; (v)
piattaforme per la gestione dei conti; (vi) linee guida dell’associazione dei limited partners
(ILPA); (vii) diversificazione degli investimenti.
346
KPMG, AIMA & MFA, The cost of compliance, New York (Stati Uniti), 2013, 10,
http://www.kpmg.com/dutchcaribbean/en/Documents/Publications/The-cost-of-compliance-
v2.pdf, consultato il 15 dicembre 2014; SERETAKIS A., A comparative examination of private
equity in the United States and Europe: accounting for the past and predicting the future, cit.,
660.
125
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
per servizi previsti dal nuovo quadro regolamentare (ad esempio i servizi di
custodia del patrimonio del fondo; v. supra cap. III, par. 2.2.4).
Si analizzerà quali opzioni abbiano le private equity firms per allocare i
maggiori costi imposti dal nuovo quadro regolamentare. Nello scenario di
riferimento si assume che le condizioni del mercato del private equity restino
stabili (sia dal punto di vista del numero delle opportunità di investimento, sia
dal punto di vista dei rendimenti degli investimenti), che gli investitori in fondi
di private equity possano liberamente accedere anche ad investimenti alternativi
agli investimenti in private equity e che le private equity firms abbiano livelli di
competenza, accesso a opportunità di investimento e redditività omogenee, fatta
eccezioni per i costi regolamentari che qui si intende isolare e analizzare. Da un
lato, le private equity firms che operano nell’Unione Europea hanno interesse a
traslare i maggiori costi regolamentari sugli investitori in fondi di private equity
e ciò sarebbe coerente con la logica di mercato secondo cui, tipicamente,
all’aumento dei costi di gestione per il fornitore di un servizio segue l’aumento
del prezzo di tale servizio per i clienti finali. Dall’altro, gli investitori in fondi di
private equity hanno interesse opposto, ossia a pagare quanto meno possibile per
i servizi di gestione e così massimizzare il proprio rendimento sui capitali
investiti in fondi di private equity. Segue un’analisi delle possibili opzioni.
Opzione competitiva con costi a carico degli investitori. Se le private
equity firms soggette a maggiori costi regolamentari traslassero i suddetti costi
sui propri investitori, tali investitori subirebbero una riduzione dei loro
rendimenti sui capitali investiti. Ciò spingerebbe gli investitori a cercare
rendimenti superiori investendo diversamente i propri capitali. All’eventuale
migrazione di capitali seguirebbe un incremento della competizione tra le
private equity firms soggette a maggiori costi regolamentari sia per quanto
concerne la raccolta di nuovi fondi (perché sarebbe più difficile ottenere nuovi
impegni di capitale offrendo rendimenti inferiori), sia per quanto concerne gli
impieghi di capitale (a causa del minore patrimonio in gestione e della ridotta
capacità di investimento). Inoltre, alla riduzione del patrimonio affidato in
126
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
127
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
347
ERNST&YOUNG & PEI, Navigating the headwinds – 2014 global private equity survey, cit., 7.
348
GILLIGAN J. & WRIGHT M., Private Equity Demistified: 2012 Update, cit., 55-56.
128
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
349
Ibidem.
350
Ibidem.
351
Ibidem.
129
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Scenario 1 Scenario 2
(Minori rendimenti; meno operazioni) (Maggiori rendimenti; meno operazioni)
• contrazione mercato private equity • effetti misti sul mercato private equity
• deterioramento interesse investitori per • competizione spinge private equity firms
private equity a sviluppare migliori tecniche/abilità di
investimento
• riduzione/concentrazione numero private
equity firms • riduzione/concentrazione numero private
equity firms
• riduzione numero professionisti del private
equity
Scenario 3 Scenario 4
(Minori rendimenti; più operazioni) (Maggiori rendimenti; più operazioni)
• effetti misti sul mercato private equity • espansione mercato private equity
• miglioramento delle condizioni per la • rafforzamento interesse investitori per
realizzazione di investimenti di private private equity
equity crea incentivo a realizzare anche
operazioni subottimali • sviluppo migliori tecniche/abilità di
investimento
• operazioni subottimali generano
rendimenti inferiori o negativi
Fonte: Elaborazione propria sulla base di GILLIGAN J. & WRIGHT M., Private Equity Demistified: 2012 Update, cit.,
55-56.
130
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
352
Ibidem; DE MARIA C., Introduction to private equity, cit., 188 ss.
131
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
equity firms possono distinguersi positivamente tra gli altri operatori e così
attrarre investitori e capitali.353
La seconda questione riguarda la crescente competizione tra private equity
firms nell’attrazione di investitori. È stato osservato che ciò è il risultato di una
generale diffusione delle conoscenze tecniche in materia di investimenti di
private equity (cosiddetta “democratizzazione” dei successi e delle conoscenze
tecniche).354 Inoltre è stato osservato che per poter continuare a raccogliere
investimenti e capitali da parte dei propri investitori, «le private equity firms
devono non solo conseguire esperienze di successo ma anche spiegare come tali
successi siano stati ottenuti e, soprattutto, come saranno mantenuti». 355
McKinsey&Company identifica la specializzazione delle private equity firms
come una delle possibili chiavi di sviluppo del mercato del private equity.356
Secondo una recente ricerca empirica esiste una correlazione positiva tra
esperienza professionale degli investment managers e rendimenti delle portfolio
companies che essi supervisionano.357 Nello specifico gli autori osservano che
general partners i cui professionisti abbiano pregressa esperienza di gestione o
consulenza d’impresa (ad esempio, ex-dirigenti d’impresa o ex-consulenti
strategici) generano rendimenti superiori per portfolio companies concentrate in
piani di crescita endogena, quindi mediante sviluppo organico o piani di
riorganizzazione interna; mentre general partners i cui professionisti abbiano
pregressa esperienza nel settore finanziario (ad esempio, ex-banchieri d’affari o
353
GHAI S., KEHOE C. & PINKUS G, Private equity: changing perceptions and new realities, cit.
354
GHAI S., KEHOE C. & PINKUS G, Private equity: changing perceptions and new realities,
2014,
http://www.mckinsey.com/insights/financial_services/private_equity_changing_perceptions_and
_new_realities, consultato il 18 dicembre 2014.
355
Ibidem; nello specifico gli autori osservano che «[t]o raise capital in a newly competitive era,
private-equity firms must be able not only to point to a track record of success, as in the past, but
also to say how that track record was achieved and, even more critically, how it will be
maintained».
356
Ibidem.
357
ACHARYA V. V., GOTTSCHALG O. F., HAHN M. & KEHOE C., Corporate Governance and
Value Creation: Evidence from Private Equity, cit., 368-402.
132
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
358
Ibidem.
359
Sulle varie tipologie e categorie di investimenti di private equity, v. cap. I, par. 3.
360
GHAI S., KEHOE C. & PINKUS G, Private equity: changing perceptions and new realities, cit.
133
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
introdotto a seguito della crisi finanziaria del 2007-2008 come le loro superiori
tecniche e abilità di investimento possano creare valore a servizio sia degli
investitori in fondi di private equity, sia delle imprese. Ancora una volta una
chiara comunicazione con gli investitori e il mercato consentirebbe alle private
equity firms virtuose di distinguersi positivamente dalle altre e così attrarre
investitori e capitali.
La quarta questione riguarda gli investitori e le loro capacità di selezionare
i fondi di private equity in cui investire. Affinché la competizione tra private
equity firms sia foriera di migliori tecniche e abilità di investimento (come sopra
auspicato) è necessario che gli investitori siano in grado di riconoscere le private
equity firms che abbiano sviluppato superiori tecniche e abilità di investimento.
A tal fine è stato osservato che gli investitori dovrebbero dotarsi di risorse
interne e amministratori con competenze tali da poter analizzare pienamente e
apprezzare le effettive capacità delle private equity firms cui conferiscono
capitali in gestione.361
361
GHAI S., KEHOE C. & PINKUS G, Private equity: changing perceptions and new realities, cit.
362
Sulla trattazione in chiave comparata del quadro regolamentare del private equity negli Stati
Uniti e nell’Unione Europea, v. supra cap. III.
134
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
si ritenne che «le attività dei [fondi di private equity] possono contribuire a
diffondere o ad amplificare i rischi nel sistema finanziario».363 Il punto è che il
private equity è stato regolamentato al pari di altri investimenti alternativi (ad
esempio gli investimenti da parte degli hedge funds) che sono strutturalmente
diversi dal private equity e pongono rischi sistemici diversi dal private equity (v.
supra cap. I, par. 2).364 È stato osservato che l’intenzione del legislatore europeo
era in realtà di compiere un ulteriore passo verso un mercato unico europeo dei
servizi finanziari. 365 Tuttavia, l’approccio adottato sembra porre a carico
dell’industria del private equity oneri sproporzionati, come ad esempio gli oneri
di separazione funzionale e gerarchica tra le funzioni di gestione del rischio e le
funzioni di gestione del portafoglio investimento nonché i requisiti di
capitalizzazione.366 Non è possibile stabilire se i suddetti maggiori oneri siano
compensati dai benefici previsti dalla Direttiva GEFIA, in primis la possibilità
per i gestori di fondi di investimento di accedere in regime di “passaporto UE”
in tutti i mercati nazionali all’interno dell’Unione Europea.367 Il punto è che i
maggiori oneri in oggetto si risolvono in ulteriori costi regolamentari a carico
delle private equity firms e/o degli investitori e pongono le private equity firms
363
Direttiva GEFIA, premessa (2).
364
PAYNE J, Private equity and its regulation in Europe, cit., 24. Per una sintetica trattazione
della distinzione tra private equity e hedge funds v. cap. I, par. 2.
365
NABILOU H., The Alternative Investment Fund Managers Directive and Hedge Funds’
Systemic Risk Regulation in the EU, 2013, 91,
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2352373, consultato il 18 dicembre 2014.
366
ERNST&YOUNG, Game-changing regulation? The perceived impact of the AIFM Directive on
private equity in Europe, New York (Stati Uniti), 2012, 6,
http://www.ey.com/Publication/vwLUAssets/The_perceived_impact_of_the_AIFM_Directive_o
n_private_equity_in_Europe/$FILE/AIFMD_European_inpact_survey.pdf, consultato il 18
dicembre 2014.
367
Secondo un sondaggio condotto tra gli operatori del private equity, sia pur bilanciando pro e
contra della Direttiva GEFIA, il 72% degli operatori teme che essa la Direttiva GEFIA
rappresenti più una minaccia che un’opportunità, v. DELOITTE, Responding to the new reality –
Alternative Investment Fund Managers Directive Survey, New York (Stati Uniti), 2012, 6,
http://www.deloitte.com/assets/Dcom-
BruneiDarussalam/Local%20Assets/Documents/Financial%20Services/Alternative%20Investme
nt%20Fund%20Managers%20Directive%20Responding%20to%20the%20new%20reality.pdf,
consultato il 19 dicembre 2014.
135
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
368
NABILOU H., The Alternative Investment Fund Managers Directive and Hedge Funds’
Systemic Risk Regulation in the EU, cit., 91; SERETAKIS A., A comparative examination of
private equity in the United States and Europe: accounting for the past and predicting the
future, cit., 660. Per la trattazione del rapporto tra maggiori oneri regolamentari e allocazione dei
conseguenti maggiori costi tra private equity firms e investitori v. cap. IV, par. 1.
369
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), art. 28(4).
370
Si intende fare riferimento alle «intenzione [del gestore del fondo di investimento alternativo]
in relazione all’attività futura della società non quotata [oggetto di acquisizione] e alle
ripercussioni probabili sull’occupazione».
136
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
371
Direttiva GEFIA (2011/61/EU), premessa (57) e art. 30.
137
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
CONCLUSIONI
138
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
rendimenti superiori per gli investitori in fondi di private equity, (ii) generato
profitti per le private equity firms, e (iii) favorito miglioramenti gestionali,
operativi e nel campo dell’innovazione delle portfolio companies; nel complesso
il private equity è un fenomeno ad effetto economico netto positivo, ossia il
private equity crea valore. Tuttavia, i contributi scientifici di cui sopra appaiono
limitati dalla quantità e qualità dei dati sottostanti nonché dalle metodologie di
analisi adottate. Le conclusioni raggiunte dalla letteratura economica devono,
pertanto, essere contestualizzate all’interno dei limiti identificati nel presente
lavoro.
Prescindendo dalle conclusioni raggiunte dalla letteratura economica
sull’impatto economico del private equity, è stata presentata e dimostrata
un’innovativa tesi secondo cui le private equity firms svolgerebbero un ruolo
positivo nel mercato dei capitali di debito: esse mitigherebbero alcuni costi di
agenzia tipici del mercato dei capitali di debito, faciliterebbero l’incontro tra
domanda e offerta di finanziamenti alle proprie portfolio companies e, in tal
modo, contribuirebbero all’afflusso di capitali a servizio dell’economia reale.
Quanto all’analisi della regolamentazione del private equity negli Stati
Uniti e nell’Unione Europea, sono stati prima ricostruiti i due quadri
regolamentari ed è stata poi sviluppata un’analisi comparata dei medesimi. Da
tale analisi comparata è emerso che la regolamentazione europea impone
maggiori oneri per le private equity firms e ciò si traduce in maggiori costi
regolamentari. Sono state, quindi, ipotizzate ed esaminate tre opzioni per
l’allocazione dei maggiori costi regolamentari e si è dimostrato che sia la
traslazione dei maggiori costi sugli investitori in fondi di private equity, sia
l’assorbimento dei costi in oggetto da parte delle private equity firms sono
opzioni non sostenibili nel lungo termine perché, rispettivamente, spingerebbero
gli investitori a cercare investimenti alternativi e maggiormente redditizi del
private equity o provocherebbero la fuoriuscita dei migliori professionisti del
private equity con conseguente riduzione della capacità delle private equity
firms di creare valore. Si è concluso, quindi, che i maggiori costi regolamentari
139
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
140
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
141
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
372
Voce IPO (Initial Public Offering), in Dizionario di Economica e Finanzia,
http://www.treccani.it/enciclopedia/ipo_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/, consultato il
10 dicembre 2014.
142
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Tabella A – Rendimenti
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Ljungqvist & Stati Uniti LBO, VC Rendimenti medi degli investimenti in fondi di
Richardson private equity sono superiori (del 5%-8% per
(2003) anno) ai rendimenti dell’indice di riferimento
delle società quotate (S&P 500).
Periodo di riferimento: 1981-2001.
Cumming & Stati Uniti, VC Tasso interno di rendimento dei fondi di private
Walz Europa, equity è correlato a: (i) grado di monitoraggio
(2004) Asia della private equity firm; (ii) consulenza da parte
della private equity firm; e (iii) impiego di
strumenti finanziari convertibili.
Fondi di private equity più giovani e fondi di VC
tendono a sovrastimare i propri rendimenti; tale
tendenza sembra essere favorita da principi
contabili meno stringenti e ordinamento giuridico
debole.
Periodo di riferimento: ca. 1971-2003.
Gottschalg, Europa, LBO, VC Rendimenti medi dei fondi di private equity sono
Phalippou & Stati Uniti inferiori al rendimento medio dei mercati di
Zollo capitali. Autori spiegano paradosso osservando
(2004) che non è possibile escludere valutazioni errate da
parte di investitori (sia pur sofisticati) in fondi di
private equity.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1980-
2003.
373
Per informazioni istituzionali su Mubadala Development Company PJSC, v.
http://www.mubadala.com/, consultato il 23 dicembre 2014.
374
Per informazioni istituzionali su Temasek Holdings, v. http://www.temasek.com.sg/, consultato
il 23 dicembre 2014.
143
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Kaplan & Stati Uniti LBO, VC Rendimenti degli investimenti in fondi di private
Schoar equity (al netto delle commissioni) sono
(2005) approssimativamente uguali ai rendimenti
dell’indice di riferimento delle società quotate
(S&P 500).
Periodo di riferimento: ca. 1980-1997.
Wright, Jelic & Regno LBO MBO supportati da fondi di VC affermati
Saadouni Unito sembrano rappresentare migliori investimenti nel
(2005) lungo termine, se confrontati con MBO supportati
da fondi di VC meno affermati.
Periodo di riferimento: 1964-1997.
Cao & Lerner Stati Uniti RLBO RLBOs hanno rendimenti positivi superiori alla
(2006) media dell’indice di riferimento delle società
quotate (S&P 500).
Periodo di riferimento: 1980-2002.
Groh & Stati Uniti LBO Rendimenti dei fondi di private equity sono
Gottschalg significativamente superiori a quelli di
(2006) investimenti in società quotate (S&P 500) aventi
profilo di rischio comparabile a quello delle
portfolio companies di tali fondi di private equity.
Periodo di riferimento: ca. 1980-1997.
Knigge, Nowak Europa, LBO, VC A differenza dei fondi di VC, i fondi di LBO
& Schmidt Stati Uniti, hanno rendimenti correlati all’esperienza degli
(2006) Asia sponsors ma non alla tempistica degli
investimenti.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1971-
1998.
Driesen, Lin & Stati Uniti LBO, VC Rendimenti dei fondi di private equity, una volta
Phalippou ponderati e aggiustati per il grado di rischiosità
(2007) dell’investimento, sono sorprendentemente bassi.
Fondi di private equity con maggiore esperienza
sembrano conseguire rendimenti superiori grazie
a maggiore rischio assunto (ma non grazie a
superiore capacità di generare rendimenti).
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1980-
1993.
Gottschalg Mondo LBO Rendimenti annuali degli investimenti in fondi di
(2007) private equity, al lordo delle commissioni, sono
superiore del 3% all’indice di riferimento delle
società quotate; tuttavia, i rendimenti annuali
degli investimenti in fondi di private equity al
netto delle commissioni sono inferiori al suddetto
indice di riferimento.
Periodo di riferimento: pre-2007.
144
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Lerner, Schoar Stati Uniti LBO, VC Correlazione positiva tra tipologia di investitore
& Wongsunwai in fondi di private equity e rendimenti del fondo:
(2007) fondazioni universitarie e fondi pensione
ottengono rendimenti superiori alla media dei
rendimenti per gli altri investitori (autori
deducono sia, in parte, dovuto a minore grado di
esperienza delle altre tipologie di investitori).
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1991-
2001.
Ljungqvist, Stati Uniti LBO Fondi di private equity affermati accelerano il
Richardson & ritmo degli investimenti e ottengono rendimenti
Wolfenzon maggiori quando le opportunità di investimento
(2007) migliorano, la competizione per gli investimenti
diminuisce o le condizioni del mercato dei
finanziamenti si allentano.
Le scelte di investimento dei fondi di private
equity neo-costituiti sono meno sensibili alle
condizioni di mercato; fondi di private equity più
giovani effettuano investimenti a maggiore
rischio con l’obiettivo di potersi affermare.
Dopo un periodo di rendimenti positivi, le scelte
di investimento dei fondi di private equity
(soprattutto quelli più giovani) sono più
conservative.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1981-
2000.
Metrick & Stati Uniti LBO, VC Circa 2/3 dei ricavi attesi della private equity firm
Yasuda derivano da commissioni che non dipendono dal
(2007) rendimento del fondo.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1993-
2006.
von Drathen & Regno RLBO, IPO RLBO hanno rendimenti positivi superiori alla
Faleiro Unito media del mercato e migliori rispetto ad IPO di
(2007) società non oggetto di LBO.
Periodo di riferimento: 1990-2006.
Caselli, Garcia- Italia LBO Tasso interno di rendimento medio dei fondi di
Appendini & LBO: 33,20%.
Ippolito Periodo di riferimento: 1999-2007.
(2009)
145
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Diller and Europa LBO, VC Rendimenti dei fondi di private equity dipendono
Kaserer da: (i) clima del mercato; (ii) abilità ed esperienza
(2009) del general partner; e (iii) profilo di rischio del
singolo investimento.
Rendimenti dei fondi di private equity non
sembrano essere correlati ai rendimenti dei
mercati di capitali, ma sembrano essere
negativamente correlati al tasso di crescita
dell’economia.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1980-
2003.
Hege, Lovo, Stati Uniti Vendita Generalmente, vendita a private equity fund
Slovin, Sushka assets genera maggiori proventi per venditore rispetto a
(2009) vendita ad acquirente industraile/strategico.
Periodo di riferimento: 1994-2004.
Jelic & Wright Regno MBO Supporto di un’affermata private equity firm
(2011) Unito incrementa la probabilità di IPO della portfolio
company del 45%.
Periodo di riferimento: 1980-2004.
Lopez de Mondo LBO 1/10 degli investimenti di private equity ha
Silanes, rendimento negativo; 1/4 degli investimenti di
Phalippou & private equity ha un tasso interno di rendimento
Gottschalg superiore al 50%. La mediana del tasso interno di
(2011) rendimento degli investimenti di private equity è
21%.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1986-
2005.
Ewens, Jones & Stati Uniti LBO, VC Tasso interno di rendimento medio dei fondi di
Rhodes-Kropf VC è 13,61%-15,27%.
(2013) Tasso interno di rendimento medio dei fondi di
LBO è 13,84-13,24%.
Periodo di riferimento: ca. 1980-2011.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
I) Generale
Amess Regno MBO MBO conduce a miglioramento della redditività
(2002) Unito della portfolio company nel periodo post-MBO,
grazie a minori costi di agenzia, alla disciplina
imposta dall’indebitamento e al monitoraggio da
parte degli specialisti della private equity firm.
Periodo di riferimento: 1986-1997.
146
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Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Bruining & N/A MBO Interventi di private equity facilitano lo sviluppo
Wright di opportunità imprenditoriali da parte della
(2002) portfolio company (sviluppo di nuovi prodotti e
nuovi mercati).
Periodo di riferimento: N/A
Amess Regno MBO Portfolio companies il cui controllo è stato
(2003) Unito acquisito mediante MBO mostrano: (i) efficienza
superiore nei 4 anni post-MBO; e (ii) minore
efficienza dal quinto anno post-MBO.
Periodo di riferimento: 1986-1997.
Bruining, N/A MBO MBO introduce un sistema di maggiore controllo
Bonnet & strategico che facilita crescita imprenditoriale.
Wright Periodo di riferimento: N/A
(2004)
Harris, Siegel & Regno MBO Portfolio companies il cui controllo è stato
Wright Unito acquisito mediante MBOs mostrano significativo
(2005) incremento della produttività nel periodo post-
MBO (effetto trasversale tra i vari settori
industriali osservati). Risultati suggeriscono che
miglioramenti sono dovuti a misure adottate da
nuova proprietà e management.
MBOs sembrano essere utile strumento per
ridurre costi di agenzia e migliorare efficienza
economica delle imprese.
Periodo di riferimento: 1982-1998.
Cressy, Munari Regno LBO Nei tre anni successivi a LBO il margine
& Malipiero Unito operativo di portfolio companies oggetto di LBO
(2007) è superiore del 4,5% a quello di società
comparabili ma non oggetto di LBO.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1995-
2002.
Nikoskelainen Regno LBO Incremento del valore d’impresa delle portfolio
& Wright Unito companies post-LBO è correlato con la
(2007) (superiore) struttura di corporate governance
introdotta da LBO.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1995-
2004.
147
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Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Cornelli & Regno LBO, MBO Post-LBO/MBO, il numero dei componenti
Karakas Unito dell’organo di gestione della portfolio company
(2008) viene drasticamente ridotto.
Risultati indicano che maggiore è l’esperienza
della private equity firm, maggiore è la riduzione
del numero dei componenti dell’organo gestorio
della portfolio company.
In MBOs (senza supporto di private equity firms),
amministratori indipendenti vengono eliminati. In
LBOs sponsorizzati da private equity firms, gli
amministratori indipendenti vengono sostituiti
con esponenti della private equity firm.
Periodo di riferimento: 1998-2003.
Lerner, Stati Uniti LBO, VC I brevetti di portfolio companies che hanno
Strömberg & beneficiato di interventi di private equity vengono
Sørensen citati più frequentemente.
(2008) Numero delle domande di brevetto e indice di
originalità delle invenzioni non diminuisce dopo
interventi di private equity.
Periodo di riferimento: 1983-2005.
Weir, Jones & Regno LBO Portfolio companies di fondi di private equity
Wright Unito dimostrano: (i) redditività minore rispetto al
(2008) periodo ante-LBO; (ii) redditività superiore alla
media del settore industriale; e (iii) redditività
uguale o superiore a quella di società quotate il
cui controllo è stato acquisito mediante LBO da
soggetti diversi da fondi di private equity.
Periodo di riferimento: 1998-2004.
Bloom, Sadun Europa, LBO, VC Portfolio companies che hanno beneficiato di
& Van Reenen Stati Uniti, investimenti di private equity mostrano solide
(2009) Asia prassi gestionali del personale (assunzioni,
licenziamenti, remunerazione e promozioni) e
ancor più solide prassi gestionali degli affari
(struttura snella, continui miglioramenti e
monitoraggio).
Periodo di riferimento: 2002-2004.
Boucly, Francia LBO Portfolio companies acquisite mediante LBO
Thesmar & godono di forte crescita dei ricavi, dell’attivo
Sraer patrimoniale e dei livelli occupazionali,
(2009) specialmente se ante-LBO vi erano limiti
finanziari.
Periodo di riferimento: 1994-2004.
148
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
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Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Brown, Fee & N/A LBO Post-LBO, fornitori di portfolio companies il cui
Thomas controllo è stato acquisito mediante LBO perdono
(2009) potere contrattuale nei confronti di tali portfolio
companies.
Periodo di riferimento: N/A
Gaspar Francia LBO Portfolio companies acquisite mediante LBO
(2009) mostrano utile operativo superiore del 4%-5% per
anno rispetto a società comparabili,
prevalentemente grazie a incremento dei margini
operativi, maggiore produttività e miglioramenti
del capitale circolante.
Periodo di riferimento: 1995-2005.
Popov & Europa LBO, VC Investimenti di private equity hanno effetto
Roosenboom positivo sull’ingresso nuovi operatori in settori
(2009b) industriali caratterizzati da elevati costi di ricerca
e sviluppo.
Gli studiosi concludono che il private equity, in
generale, e il venture capital, nello specifico,
hanno effetti positivi nel favorire l’incontro tra
idee imprenditoriali e il mercato, mediante la
creazione di nuove imprese.
Periodo di riferimento: 1998-2007.
Bernstein, Europa, LBO Settori industriali con investimenti di private
Lerner, Stati Uniti equity hanno tasso di crescita superiore.
Sørensen & Periodo di riferimento: 1991-2007.
Strömberg
(2010)
Cumming & Italia LBO Legislazione che proibisce LBO riduce la
Zambelli frequenza di LBO ma non esclude tecniche
(2010) d’acquisizione che raggiungano lo stesso effetto
(ma in modo meno efficiente).
Periodo di riferimento: 1999-2006.
Demiroglu & Stati Uniti LBO LBO sponsorizzati da private equity firms
James affermate consentono alle portfolio companies di
(2010) ottenere prestiti finanziari: (i) a tassi migliori; (ii)
con meno vincoli/restrizioni; e (iii) per importo
maggiore.
Periodo di riferimento: 1997-2007.
Ughetto Europa LBO Correlazione tra tipologia di private equity firm e
(2010) innovazione della portfolio company (misurata in
funzione del numero di brevetti registrati).
Periodo di riferimento: 1998-2004.
149
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Gong & Wu Stati Uniti LBO Sostituzione CEO entro 2 anni da LBO nel 51%
(2011) dei casi esaminati.
Periodo di riferimento: 1999-2006.
Guo, Hotchkiss Regno LBO Miglioramenti utile operativo di portfolio
& Song Unito companies acquisite mediante LBO da fondi di
(2011) private equity sono approssimativamente uguali o
leggermente superiori a indici di riferimento per
società comparabili.
Periodo di riferimento: 1990-2006.
Jelic & Wright Regno MBO Miglioramento produttività della portfolio
(2011) Unito company sia post-LBO, sia post-disinvestimento
da parte del fondo di private equity.
Periodo di riferimento: 1980-2004.
Wilson, Wright, Regno LBO Portfolio companies supportate da fondi di
Siegel & Unito private equity raggiungono risultati economici e
Scholes finanziari superiori rispetto a società comparabili
(2012) non supportate da fondi di private equity; tali
conclusioni trovano riscontro sia nel periodo
anteriore alla recessione che ha fatto seguito alla
crisi del 2007-2008, sia durante tale recessione.
Periodo di riferimento: ante-2011.
Acharya, Europa LBO Rendimenti degli investimenti di private equity
Gottschalg, sono, in media, positivi e restano positivi anche in
Hahn & Kehoe periodi di bassi rendimenti per gli investimenti
(2013) nei mercati di capitali.
Portfolio companies mostrano rendimenti
superiori (rispetto a società quotate ad esse
comparabili) grazie a maggiore crescita del
fatturato e miglioramento dei margini operativi.
General partners con esperienza di gestione
d’impresa (ex consulenti strategici o dirigenti
d’impresa) generano rendimenti superiori in
operazioni di crescita organica; invece, general
partners con esperienza nel settore finanziario (ex
banchieri o ex contabili) generano rendimenti
superiori in operazioni che prevedano
significative attività di acquisizioni societarie.
Periodo di riferimento: 1991-2007.
Huang, Ritter & Stati Uniti LBO, IPO La reputazione delle private equity firms aiuta le
Zhang proprie portfolio companies a ridurre il costo del
(2014) debito.
Periodo di riferimento: 1992-2011.
150
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
II) Effetti su politiche occupazionali, livelli retributivi e altre questioni relative alle
risorse umane delle portfolio companies
Bacon, Wright Regno LBO Dopo LBO si registra crescita dei livelli
& Demina Unito occupazionali, adozione di nuovi piani di
(2004) incentivazione del personale e maggiore
coinvolgimento del personale nelle vicende
societarie.
Periodo di riferimento: N/A.
Bruining, Regno LBO LBO ha impatto positivo su politiche del lavoro:
Wright, Unito, maggiore formazione e coinvolgimento
Boselie, & Olanda lavoratori, incremento livelli occupazionali e
Bacon retributivi dei lavoratori delle portfolio
(2005) companies.
Effetti positivi sono maggiori in contesti meno
istituzionalizzati (ricerca indica effetti migliori
nel Regno Unito, rispetto all’Olanda).
Periodo di riferimento: 1994-1997 (Regno Unito);
1992-1998 (Olanda).
Amess, Brown, Regno MBO Dipendenti di portfolio companies oggetto di
Thompson Unito MBO godono di maggiore discrezione nello
(2007) svolgimento delle proprie mansioni rispetto a
dipendenti di società comparabili.
Periodo di riferimento: N/A.
Amess & Regno LBO LBO, per se, non riduce livelli occupazionali.
Wright Unito Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1993-
(2007) 2004.
Thornton Regno LBO (MBO, Circa il 60% delle portfolio companies oggetto di
(2007) Unito MBI) investimenti di private equity registra incrementi
dei livelli occupazionali nei primi 6 anni da
ingresso del fondo di private equity.
Tuttavia, ci sono differenze tra MBOs e MBIs:
MBOs registrano riduzione dei livelli
occupazionali del 18% nei primi 6 anni da
ingresso del fondo di private equity; MBIs
registrano incremento dei livelli occupazionali del
13% nei primi 5 anni da ingresso del fondo di
private equity.
Periodo di riferimento: fondi costituiti tra 1999-
2004.
151
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Wright, Europa LBO Oltre il 60% degli LBOs registra incrementi dei
Burrows, Ball, livelli occupazionali delle rispettive portfolio
Scholes, companies.
Meuleman & Livelli occupazionali negli MBOs inizialmente
Amess diminuiscono, ma dopo il quarto anno dal MBO
(2007) sono il 21,4% più alti del livello pre-MBO; livelli
occupazionali negli MBI inizialmente
diminuiscono e dopo il quarto anno dal MBI sono
il 3,3% più bassi del livello pre-MBI. Non è
possibile assumere che i livelli occupazionali pre-
LBO fossero sostenibili.
Periodo di riferimento: 1994-2003.
Amess, Girma Regno LBO LBO sponsorizzati da fondi di private equity non
& Wright Unito hanno impatti significativi né sui livelli
(2008) occupazionali né sui livelli retributivi dei
lavoratori delle portfolio companies.
LBO non sponsorizzati da fondi di private equity
hanno impatto negativo sui livelli occupazionali
ma positivo sui livelli retributivi.
Periodo di riferimento: 1996-2006.
Davis, Stati Uniti LBO I livelli occupazionali delle portfolio companies
Haltiwanger, rispetto ai livelli occupazionali di società
Jarmin, Lerner comparabili (per settore industriale, maturità,
& Miranda dimensioni e complessità operativa) crescono più
(2008) lentamente (sia ante-LBO, sia post-LBO).
Le portfolio companies creano una percentuale
maggiore di nuove posizioni di lavoro.
Periodo di riferimento: 1980-2005.
Weir, Jones & Regno LBO Portfolio companies oggetto di acquisizione
Wright Unito mediante LBO registrano riduzioni dei livelli
(2008) occupazionali negli anni immediatamente
successivi a LBO; a tale fase segue una fase di
crescita dei livelli occupazionali.
Periodo di riferimento: 1998-2004.
Masulis & N/A LBO, VC Il crescente uso di strumenti finanziari derivati
Thomas indebolisce la governance delle società ad
(2009) azionariato diffuso, richiedendo che gli
amministratori abbiano conoscenze tecniche in
materia di strumenti finanziari derivati ed
esercitino un maggiore controllo e supervisione
sul management. Il modello del private equity
sembra poter far fronte a tali necessità, creando
valore per i propri investitori.
Periodo di riferimento: N/A.
152
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Goergen, Regno LBO Nell’anno immediatamente successivo a LBO,
O’Sullivan & Unito significativa riduzione dei livelli occupazionali di
Wood portfolio companies acquisite mediante LBO.
(2011) Periodo di riferimento: 2000-2006.
Bacon, Wright, Europa LBO Private equity introduce, con maggiore grado di
Meuleman and probabilità, high-performance work practices
Scholes (HPWP): organizzazioni meno gerarchiche dove
(2011) dipendenti lavorano in squadra con maggiore
autonomia sulla base di un maggiore livello di
fiducia e migliore comunicazione. Maggiore
l’orizzonte temporale atteso dell’investimento di
private equity, maggiore la probabilità che
vengano introdotti HPWP.
Periodo di riferimento: N/A.
Gospel, Regno LBO, HF, Sia LBO, sia HF, sia SWF causano riduzione dei
Pendleton, Unito, SWF livelli occupazionali (sebbene in modo diverso).
Vitols & Wilke Spagna, Norme nazionali prevedono diverso grado di
(2011) Germania coinvolgimento e condivisione delle informazioni
con i lavoratori dopo (non durante) l’acquisizione.
Periodo di riferimento: N/A.
III) Insolvenza, fallimento e ristrutturazione della portfolio company
Andrade & Stati Uniti LBO/ Effetto netto tra incremento valore d’impresa a
Kaplan fallimento seguito di LBO e costo dell’eventuale dissesto
(1998) finanziario è positivo.
Periodo di riferimento: 1980-1989.
Easterwood Stati Uniti LBO Correlazione tra dissesto della portfolio company,
(1998) disaggregazione attività e rendimenti delle
obbligazioni della portfolio company.
Periodo di riferimento: 1980-1989.
Citron, Wright, Regno LBO/ Nel contesto di procedure concorsuali, i creditori
Ball & Unito fallimento garantiti di portfolio companies oggetto di LBO
Rippington recuperano circa il 62% dell’importo loro dovuto.
(2003) Periodo di riferimento: N/A.
Citron & Regno LBO/ Costo medio fallimento pari a circa 30%
Wright Unito fallimento dell’attivo fallimentare. Durata media fallimento
(2008) 3 anni. 95% dei pagamenti ai creditori entro 1,9
anni da apertura procedura concorsuale.
153
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Strömberg Mondo LBO Il tasso di fallimento di portfolio companies
(2008) oggetto di LBO (6%) è: (i) superiore al tasso
medio di fallimento di società quotate
comparabili, ma (ii) inferiore al tasso medio di
fallimento di società emittenti di titoli di debito ad
alto rendimento (high-yield bonds). Tenuto conto
del livello di indebitamento delle portfolio
companies oggetto di LBO, il tasso di fallimento
(6%) è ritenuto modesto.
Periodo di riferimento: 1970-2007.
Demiroglu & Stati Uniti LBO Portfolio companies acquisite mediante LBO
James sponsorizzati da private equity firms affermate
(2010) hanno minore probabilità di dissesto finanziario o
fallimento.
Periodo di riferimento: 1997-2007.
Sudarsanam, Regno LBO Operazioni “public-to-private” hanno maggiore
Wright & Unito probabilità di fallimento.
Huang Periodo di riferimento: 1997-2005.
(2011)
Borell & Europa LBO Rischio di dissesto finanziario della portfolio
Tykvova company aumenta post-LBO. Nonostante tale
(2012) aumento, le portfolio companies non soffrono di
tassi di fallimento superiori alla media delle altre
società.
Al contrario, quando le portfolio companies sono
supportate da fondi di private equity affermati, il
rischio di fallimento diminuisce.
Periodo di riferimento: 2000-2008.
Hotchkiss, Mondo LBO Quando portfolio companies di fondi di private
Smith & equity diventano insolventi, la loro
Strömberg ristrutturazione stragiudiziale avviene più
(2012) rapidamente e con maggiore probabilità di
successo.
Periodo di riferimento: 1997-2010.
Wilson & Regno LBO Portfolio companies acquisite mediante LBO
Wright Unito sponsorizzati da private equity firms non hanno
(2013) maggior probabilità di fallimento rispetto: (i) ad
altre società la cui acquisizione non è stata
sponsorizzata da private equity firms; (ii) al
periodo ante-LBO; o (iii) ad altre società in con
posizione finanziaria comparabile.
Valore della leva finanziaria delle portfolio
companies non consente di prevedere fallimento
di tali portfolio companies.
Periodo di riferimento: 1995-2010.
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Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
Non riproducibile, in tutto o in parte, se non con il consenso scritto dell’autore.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
IV) Effetti post-exit
Wright, Wilson Regno RLBO Maggioranza delle portfolio companies oggetto di
& Robbie Unito RLBO resta indipendente per almeno 8 anni.
(1996) Periodo di riferimento: 1980-1996.
Bruton, Keels Stati Uniti LBO Esternalità negative relative a costi di agenzia non
& Scifres riemergono immediatamente dopo IPO della
(2002) portfolio company e disinvestimento del fondo di
private equity.
Periodo di riferimento: N/A.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Renneboog, Regno LBO Premio offerto da private equity funds per
Simons & Unito controllo di portfolio companies è positivamente
Wright correlato alla capacità della portfolio company di
(2007) assumere debito (e quindi beneficiare di incentivi
fiscali).
Periodo di riferimento: 1997-2003.
Weir, Jones & Regno LBO Minore tassazione delle portfolio companies post-
Wright Unito LBO.
(2008) Periodo di riferimento: 1998-2004.
Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Gottschalg Mondo LBO Durata media investimento di private equity: 5
(2007) anni (superiore alla durata media degli
investimenti maggiori del 5% del capitale di
società quotate comparabili). Non vi sono
evidenze che orizzonte temporale degli
investimenti di private equity induca ad adottare
strategie di breve termine.
Periodo di riferimento: ante-2007.
Strömberg Mondo LBO 58% dei disinvestimenti avviene dopo 5 anni
(2008) dall’investimento; disinvestimenti entro il
secondo anno (quick flips) rappresentano il 12%
delle operazioni e sono in diminuzione.
Periodo di riferimento: 1970-2007.
155
Tesi di dottorato di Massimiliano Di Tommaso, discussa presso l’Università LUISS Guido Carli nell’a.a. 2014/2015.
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Autori / Tipologia
Paese Principali Conclusioni
(Anno) Operazioni
Jelic Regno LBO Durata media investimenti 3,8 anni (46 mesi).
(2011) Unito Periodo di riferimento: 1966-2004.
156
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