Il sostantivo femminile sanscrito līlā (devanāgarī: लीला) indica un "gioco", "distrazione", "passatempo", ma anche "grazia", "fascino" ma anche "mera apparenza", "simulazione".
In ambito induista esso sottintende la spontanea venuta ad essere (sṛṣṭi, "manifestazione") dell'universo e quindi della sua distruzione (pralaya, "dissolvimento") alla fine del kalpa ("eone")[4]:
(SA)
«na prayojanavattvāt lokavat tu līlākaivalyam»
(IT)
«Egli non ha motivo di essere. Allo stesso modo il mondo è semplicemente un suo gioco.»
Quindi a differenza delle religioni abramitiche la venuta ad essere del cosmo materiale non è frutto di un atto intenzionale, quanto piuttosto di un movimento libero, di un gioco divino, simile al getto di una fontana.
Secondo il vedāntinNimbārka (XI-XII secolo) questa līlā si fonda sulla perfetta beatitudine (ānanda) del Bhagavat, sia nella sua manifestazione che nel suo dissolvimento.
Le sofferenze delle creature venute ad essere durante la manifestazione provocata dalla līlā divina vengono giustificate in base alla legge del karman.
La personificazione della līlā si manifesta nella dea Lalitā la cui forma è lo stesso cosmo.