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Plinto

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Fondazione superficiale: 1) a trave rovescia; 2) a plinto

Il plinto (o plinto di fondazione) è una struttura edilizia rientrante fra le fondazioni superficiali, solitamente costituito da un blocco in calcestruzzo armato a forma di parallelepipedo. Nell'architettura classica greco-romana è un basso parallelepipedo a pianta quadrata che sostiene la base della colonna, o una parte del capitello dorico e tuscanico.

L'uso dei plinti isolati è il più comune laddove il sedime sia in grado di sopportare una tensione di lavoro non troppo ridotta (almeno 1,5 ÷ 2 daN/cm2) e non desti preoccupazione in relazione a possibili cedimenti differenziali.

Le fondazioni a plinto normale si possono suddividere nei seguenti tipi principali in funzione del rapporto tra l'altezza h e lo sporto s :

  • a piastra o flessibile: per
  • rigido: per
  • tozzo: per

altre tipologie di plinti attualmente poco usati sono:

  • a gradoni
  • con sottopilastro
  • su pozzo

Solitamente il plinto è costituito da un blocco in calcestruzzo armato a forma di parallelepipedo, a base tipicamente quadrata o rettangolare, che viene realizzato al di sotto di ciascun pilastro della struttura, e centrato rispetto a questo, allo scopo di trasmettere il carico derivante dalla stessa al terreno di fondazione con valori ammissibili di tensioni sul sedime.

In generale è opportuno che i plinti vengano realizzati a base (pianta) quadrata; nel caso in cui il carico trasmesso dal pilastro sia notevolmente eccentrico o il pilastro notevolmente allungato si adotta la base rettangolare. La sezione del plinto può essere rettangolare (con altezza minore della base) oppure a trapezio (base maggiore a terra, base minore in alto cioè verso il pilastro). A volte, per ragioni architettoniche e non strutturali, si usa un plinto cubico (sezione e pianta quadrate).

Le dimensioni del plinto dipendono dai carichi provenienti dalla sovrastruttura, dalle sollecitazioni agenti, dal funzionamento statico che si vuole ottenere (plinto rigido o flessibile) e dalla capacità portante del terreno.

Situazioni contingenti possono tuttavia richiedere plinti di forma differente (ad esempio, il plinto zoppo per pilastri posti sul confine della proprietà dove non è possibile centrare il plinto sotto il pilastro).

Usualmente, i plinti ordinari hanno uno spessore che varia tra 40 cm e 80 cm, e dimensioni in pianta da 1,00 m fino a 6,00 m per lato.

Lo spessore è legato fondamentalmente alle sollecitazioni di taglio o punzonamento, mentre le dimensioni e la forma della base sono correlate alla capacità portante del terreno e ai carichi provenienti dalla sovrastruttura.

Normalmente in corrispondenza dell'estradosso del plinto viene realizzata una risega di non più di 5 cm che serve per l'appoggio in piano delle casseforme del pilastro.

Posa in opera

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La quota di posa dei plinti deve essere tale da evitare gli strati superficiali di terreno più comprimibili, raggiungendo gli strati di terreno più compatti e profondi prescelti come portanti.

Se gli strati superficiali del terreno risultano meccanicamente conformi, è sempre consigliabile evitare fondazioni troppo superficiali per le quali risulta nullo l'effetto incastro.

Il plinto viene realizzato sopra un getto di calcestruzzo magro di sottofondazione, chiamato magrone, generalmente privo di armatura metallica, tranne casi particolari, che determina la quota di posa del plinto.

Il magrone si rende necessario innanzitutto perché il piano di appoggio sia compatto (quando ad es. con lo scavo eseguito a macchina il fondo dello stesso risultasse ancora smosso dopo la preparazione, poi per avere un piano livellato sul quale posare le armature metalliche e dal quale battere le quote).

Comunque le armature non vengono direttamente posate sul calcestruzzo magro, ma sono tenute distanziate da questo mediante distanziatori in calcestruzzo prefabbricato o in plastica, ciò perché risultino avvolte bene dal calcestruzzo garantendo il giusto copriferro.

Il plinto viene realizzato all'interno di una cassaforma in legno o talvolta metallica, dove viene disposta l'armatura del plinto stesso e i ferri di ripresa verticali per il pilastro spesso sagomati a molletta.

Posata l'armatura viene effettuato il getto di calcestruzzo.

Nel caso di carichi rilevanti e pilastri ravvicinati, si potrebbero avere plinti molto vicini, in questo caso si può optare per la trave di fondazione, o talvolta per la piastra di fondazione, detta anche platea.

Armatura dei plinti

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L'armatura dei plinti di fondazione è costituita da ferri disposti sulla faccia inferiore e nelle due direzioni, tali da realizzare in ciascuna direzione un'area metallica in grado di assorbire con tassi ammissibili della tensione di lavoro, gli sforzi di trazione.

Per plinti rigidi o per plinti flessibili nei quali il rapporto tra il lato del pilastro e quello del plinto è ≥ 0,3 è opportuno che l'armatura venga distribuita all'incirca uniformemente sulla lunghezza del plinto.

In caso contrario è opportuno addensare l'armatura in corrispondenza del pilastro[1].

Oltre a dette armature vanno posizionati due staffoni perimetrali orizzontali usualmente dello stesso diametro delle armature, dei quali uno a livello del piano delle armature, l'altro a un'altezza di 20 ÷ 25 cm rispetto a detto piano.

In terreni coerenti è opportuno ripiegare le armature di 25 ÷ 30 cm.

In zone sismiche, per evitare spostamenti orizzontali relativi, i plinti devono essere collegati tra loro da un reticolo di travi.

Ogni collegamento deve esser proporzionato in modo che sia in grado di sopportare una forza assiale di trazione o di compressione pari a un decimo del maggiore dei carichi verticali agenti sui plinti posti all'estremità della trave.

Questi collegamenti possono esser omessi solo nel caso di terreni di elevate caratteristiche meccaniche (es. rocce) e in zone a bassa sismicità.

Plinti di confine

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Il problema del plinto di confine sorge allorquando la struttura in elevazione prevede un pilastro al confine della proprietà, tale quindi che non risulti possibile, rimanendo nel suolo di pertinenza, realizzare un plinto centrato sotto il pilastro.

Tale situazione, ove possibile, andrebbe evitata, prevedendo nel progetto della struttura di elevazione, un arretramento del pilastro di confine, raggiungendo il confine di proprietà con delle travi a sbalzo da detto pilastro.

Nel caso in cui esista però tale problema, esso può essere risolto con vari tipi di strutture di fondazioni.

Le più utilizzate sono:

  • il plinto zoppo: è un plinto a base rettangolare eccentrico rispetto al pilastro
  • la trave di fondazione: è una fondazione superficiale che collega il pilastro di confine con quello adiacente più interno

Plinto su pali

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Si ricorre a tale tipo di fondazione o nel caso in cui il terreno ha una scarsissima capacità portante o nel caso in cui detta capacità sia rinvenibile a notevole profondità.

Caratteristiche

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Tale fondazione consiste nel realizzare al di sotto dei pilastri degli elementi, solitamente prismatici, poggianti su sottostanti pali infissi nel terreno.

I plinti trasmettono quindi ai pali il carico riveniente dai pilastri.

Il carico è poi trasmesso dai pali al terreno o attraverso la resistenza d'attrito sulla superficie laterale o direttamente alla punta del palo ovvero parte per attrito e parte alla punta.

Geometria del plinto

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La forma planimetrica del plinto su pali dipende dal numero di pali sottostanti la cui disposizione deve essere tale che il baricentro del sistema di pali al di sotto del plinti deve coincidere con il baricentro del pilastro sovrastante:

  • per plinto su due pali la pianta è rettangolare con i due pali poste alle estremità
  • per plinti su tre pali la pianta è triangolare (triangolo equilatero) con i pali ubicati in corrispondenza dei vertici
  • per plinti su quattro pali la pianta è quadrata con i pali ubicati ai vertici
  • per plinti su cinque pali la forma e del plinto e la disposizione di quattro pali è analoga alla precedente, il quinto palo è posto al centro del quadrato e perciò sotto il pilastro

Plinto prefabbricato

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Le strutture intelaiate monopiano e pluripiano a componenti prefabbricati[2] possono essere completate da componenti integrativi quali i plinti prefabbricati.

Sempre più spesso infatti, per la realizzazione delle fondazione isolate di edifici prefabbricati, si utilizzano i plinti prefabbricati a bicchiere .

Si possono distinguere tre serie di plinti a bicchiere:

  • con piastra a base rettangolare: il plinto è disposto con l'asse maggiore coincidente con l'asse dei momenti flettenti preminenti
  • a pianta quadrata per applicazioni in zona sismica
  • con solo bicchiere prefabbricato e piastra di base eseguita in opera: generalmente vengono impiegati nei casi di sollecitazioni di notevole entità o nel caso di scarsa portanza del terreno (anche nel caso di fondazione realizzata mediante palificazione) e comunque in tutti quei casi che comportino notevoli dimensioni della piastra di base. Nel caso di impiego in zona sismica le travi del reticolo di collegamento si possono prevedere ancorate alla piastra di base.

Esistono anche plinti per illuminazione ovvero elementi strutturali in cui vengono inseriti lampioni e punti luce, come base di sostegno e fondazione. Contengono ovviamente delle cavità, sulla base o profili cavi variamente sagomati, per far passare i cavi elettrici.

Le verifiche statiche normalmente eseguiti per i plinti gettati in opera dovranno essere estese, in questo caso, anche nelle fasi transitorie di montaggio dell'edificio.

Posa in opera

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Realizzato in opera il magrone, su questo va posato il plinto prefabbricato.

Per rendere celere e precisa la posa in opera del pilastro prefabbricato all'interno del plinto, dal centro della sezione di base del montante sporge uno spinotto metallico destinato a entrare in una boccola di centraggio, pure questa metallica, ammarata sul fondo del bicchiere del plinto prefabbricato.

Una volta inserito il pilastro nell'alloggiamento si deve controllare che lo spinotto di base sia penetrato nel foro della boccola e quindi si procede al controllo della verticalità mediante filo a piombo e inserimento di cunei nel vano compreso tra la superficie interna del bicchiere e quella esterna del pilastro distanti non meno 2,5 cm.

Si procede infine al getto di inghisamento dopo aver verificato la verticalità strumentalmente.

  1. ^ Normalmente è buona prassi disporre il 70% dell'armatura all'interno di una fascia, in asse con l'asse del pilastro, avente una larghezza pari a della larghezza del plinto.
  2. ^ Per struttura prefabbricata si intende una struttura realizzata mediante associazione e/o completamento in opera di più elementi costruiti in stabilimento o a piè d'opera.

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