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Opera Duomo Siena con Duccio (Marzo 2024)

Incontro nel salone con rosone di Duccio!

La Presentazione La Voce del Campo Giovedì 21 Marzo 2024/numero 03/ Pagina 20 L’Opera della Metropolitana, l’identikit Il rettore Giovanni Minnucci ha presentato l’Istituzione alla nostra città di Mario Ascheri S ono passati ormai due anni da quando ho parlato di ‘Nobiltà e potere a Siena nel Seicento’ nella sala delle statue dell’Opera del Duomo con il rosone di Duccio alle spalle, con una conferenza che si può seguire integralmente al link qui di seguito: https://www.ivoplay.it/live/3giovedi-allopera/ Ma ricordo quell’esperienza come fosse di ieri, tanto è bella la sala e bellissimo il rosone, finissimo, un capolavoro del 1288. Forse l’opera più bella dell’arte senese, se mai si dovesse/potesse fare una graduatoria? E ora è visibile come mai lo fu in passato nel suo posto ‘naturale’, sopra il portale principale della cattedrale. Paradossale itinerario delle opere d’arte, ma almeno è sempre proprietà dell’ente che lo commissionò. L’Opera del duomo ha subito varie trasformazioni giuridiche nel corso dei secoli e ora ha una veste conferitale dal più recente concordato StatoChiesa, una veste che tiene conto delle istituzioni variamente interessate, come ha spiegato il Rettore prof. Giovanni Minnucci a conclusione delle belle Lecturae del 2024 in ricordo del concilio generale che si tenne a Siena nel 1423-24. Minnucci, peraltro studioso anche di storia del diritto canonico e di storia della Chiesa del periodo indicato, ha ripercorso il lungo itinerario dell’Opera con l’incontro facilmente reperibile nel sito dell’Opera. Il Rettore attuale non è più nominato a vita, come venne decretato a inizio del Quattrocento, quando diventò tale come la carica del Rettore del Santa Maria della Scala. Ma forse è bene che sia così, tenuto conto dell’impegno che una carica del genere comporta. Fare manutenzione ordinaria e straordinaria di un complesso monumentale così importante non deve essere facile, come si può immaginare. E i poteri di un Rettore attuale non sono presumibilmente come quelli del passato. Allora il presidenzialismo era fuori discussione, anche se c’era, come oggi, un consiglio di savi che assistevano il Rettore. Ma l’ente era prettamente comunale, a differenza di oggi. La civitas aveva investito nel grande monumento e aveva individuato le persone giuste per gestire la ‘fabbrica’, come si diceva. E il bilancio positivo di cui ha reso conto Minnucci dimostra che i secoli con tutti i suoi cambiamenti giuridici non ha però cambiato la realtà essenziale: l’amore dei Senesi e dei visitatori per la grande opera. Vero che dopo la grande peste la megalomania senese aveva ipotizzato un ampliamento spropositato del duomo testimoniato dall’ampia piazza Jacopo della Quercia, ma la stessa commissione incaricata del calcolo dei costi/benefici fece capire che con un investimento molto più limitato, e adatto ai tempi duri, si poteva piuttosto pensare in modo durevole al battistero. E così avvenne, puntualmente. La gestione comunale a volte viene ritenuta inevitabilmente poco efficiente. Il duomo di Siena è la testimonianza ‘vivente’ che la gestione pubblica può funzionare. I complimenti del Cardinale di Siena e del Prefetto hanno chiuso degnamente l’incontro. Hic manebimus optime!
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