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Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque, riprodotta senza le dovute autorizzazioni. DELLA CULTURA NEL PARAGUAY Mabel Causarano già Ministro della Cultura del Paraguay "Lo sviluppo dissociato dal suo contesto umano e culturale diventa crescita sprovvista dell'anima. Lo sboccio dello sviluppo economico è parte della cultura di un popolo, pur se questa non è opinione comune": la nostra diversità creativa. Rapporto della Commissione Mondiale della Cultura e lo Sviluppo. Unesco, 02.11.1995.

Karcha Balut nella Preistoria del Pantanal Risultati della Missione Archeologica dell’ITABC-CNR in Paraguay Con contributi di: Maria Rosaria Belgiorno, Sandra Guglielmi, Gherardo la Francesca e Antonella Minelli. Premessa di Mabel Causarano a cura di Maria Rosaria Belgiorno © Proprietà letteraria riservata de Strobel publisher www.destrobelpublisher.com Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque, riprodotta senza le dovute autorizzazioni. ISBN: 978-9963-2448-3-6 Marzo 2018, Nicosia Cipro ai bambini di Karcha Balut…. INDICE 1 2 3 Premessa: Mabel Causarano: Dalla centralità culturale alla centralità della cultura nel Paraguay 1- 7 Introduzione: Maria Rosaria Belgiorno 9-20 Maria Rosaria Belgiorno: Contributo allo studio degli insediamenti precolombiani dell’Alto Chaco 21-54 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi: Indagini di campo e inquadramento antropologico delle sepolture 55-86 Maria Rosaria Belgiorno: Esempi di ceramica Pantanal da Karcha Balut 87-134 4 Gherardo La Francesca: Guido Boggiani 135-172 5 Maria Rosaria Belgiorno: Cannibalismo o antropofagia in Paraguay 173-184 Riguardo gli autori 187-189 RINGRAZIAMENTI Gli autori ringraziano in primo luogo l’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Ministero degli Esteri italiano che hanno promosso e finanziato la missione, il Ministero della Cultura paraguaiano che ha partecipato attivamente con suoi esperti e la messa a disposizione di un veicolo, il Ministero della Difesa e la base della Marina Militare di Bahia Negra che hanno fornito assistenza tecnica e logistica, l’Ambasciata Italiana che ha svolto la funzione di coordinamento per la realizzazione della missione, senza il cui supporto l’indagine archeologica a Karcha Balut non sarebbe stata possibile. Ringraziamo di cuore il prof. Paolo Mauriello, direttore dell’ITABC-CNR, per aver sostenuto la missione in Paraguay e aver organizzato il seminario: “L’ITABC e l’Archeologia del Paraguay, un Incontro ed un Racconto tra Storia e Nuove Tecnologie”, Napoli 9 novembre 2015. Ringraziamo inoltre la dott.ssa Adelina Pusineri per l’assistenza e la disponibilità dimostrata per lo studio della ceramica conservata presso il Museo Andrès Barbero da lei diretto. Un ringraziamento particolare per l’accoglienza e l’amicizia dimostrata va inoltre al Cachique di Karcha Balut, Bruno Quirique Barras. Un ringraziamento speciale va anche a Felipe Cogorno, che ha reso possibile con un piccolo monomotore il rientro ad Asunción di partecipanti rimasti bloccati a Karcha Balut per il maltempo che aveva reso impraticabile il percorso via terra. i PREMESSA DALLA CENTRALITÀ CULTURALE ALLA CENTRALITÀ DELLA CULTURA NEL PARAGUAY Mabel Causarano già Ministro della Cultura del Paraguay “Lo sviluppo dissociato dal suo contesto umano e culturale diventa crescita sprovvista dell’anima. Lo sboccio dello sviluppo economico è parte della cultura di un popolo, pur se questa non è opinione comune”: la nostra diversità creativa. Rapporto della Commissione Mondiale della Cultura e lo Sviluppo. Unesco, 02.11.1995. Cenni introduttivi su un paese scarsamente conosciuto, con una superficie di 407 mila km2 e 6.8 milioni di abitanti, dei quali il 70% è minore di 40 anni, il Paraguay ha la percentuale più alta di popolazione giovane di tutta la regione. Privo di coste marittime e senza rilievi importanti, il territorio, irrigato da una fitta rete idrografica, in superficie e sotterranea, è composto da due regioni, la Orientale e l’Occidentale o Chaco, separate dal fiume Paraguay, che fa parte del bacino Parana-Paraguay. La colonizzazione spagnola si stabilì nel 1537, con la fondazione di Asunción, la capitale, e durò fino al 1811, anno della indipendenza del Paese. La storia repubblicana è caratterizzata da lunghi governi autoritari, interrotti da brevi periodi di libertà. La Regione Orientale, che è abitata dal 97% del totale della popolazione, occupa il 40% della superficie del Paese e forma parte del Bosco Atlantico dell’Alto Parana. Fino alla metà del secolo scorso, il bosco copriva l’80% della 1 Mabel Causarano sua superficie; come prodotto dello sfrenato disboscamento oggi non raggiunge l’8%, con importanti danni agli habitat delle popolazioni indigene. La Regione Occidentale fa parte del Gran Chaco Sudamericano; è composta da diversi ecosistemi che comprendono zone aride ed umide. Occupa il 60% della superficie totale del paese e lì abita il 3% della popolazione. Negli ultimi anni, il Chaco subisce un’alta percentuale di deforestazione, che supera i 1.200 ettari al giorno, a causa dell’aumento dell’attività di allevamento. In questa regione vive la maggior quantità e diversità di comunità indigene, molte delle quali occupano territori dei paesi confinanti con il Paraguay. Il sito di Karcha Balut si trova nel Chaco paraguaiano, in un’area al confine tra la Bolivia e il Brasile. La zona studiata dalla campagna archeologica condotta da Antonella Minelli, è stata oggetto di interesse di diversi studiosi, fra i quali Guido Boggiani (1887-94), Max Schmidt e Branislava Susnik, questi due in tempi più recenti, che hanno fornito importanti informazioni sul dipartimento dell’Alto Paraguay, riferite al substrato storico ed etnoarcheologico delle popolazioni originarie. Nel 1854, a 53 anni dall’indipendenza, il Paraguay dovette affrontare una guerra contro 3 paesi, alleati fra di loro: Argentina, Brasile e Uruguay, che termina, dopo 5 anni di contesa, con l’annientamento dei 3/5 della popolazione paraguaiana. La lenta ricostruzione fu interrotta nel 1932 da una altra guerra, questa volta contro la Bolivia, che aspirava ad impossessarsi di una parte del territorio del Chaco, il quale, dopo la guerra del 1864 al ’70, fu occupato da imprese straniere per lo sfruttamento del tannino. Nel 1927, arrivarono i primi coloni mennoniti, oriundi dalla Russia, che si sono insediati nella zona centrale. I rapporti con le comunità indigene sono stati improntanti all’assimilazioni di queste al sistema produttivo introdotto dai coloni, in qualità di mano d’opera per i lavori agricoli. Una volta finita la 2 Karcha Balut guerra contro Bolivia, si sono alternati governi di tendenza nazionalista e militarista, che sfociarono nel 1947 in una guerra civile e nella lunga dittatura del Generale Alfredo Stroessner, che è durata dal 1954 al 1989. - Centralità culturale nel bacino del Rio de la Plata I comportamenti individuali e collettivi mostrano la complessa interazione fra le due cosmo visioni, l’indigena e l’occidentale, che hanno le sue espressioni territoriali nelle forme di occupazione, trasformazione e governo del territorio. Il territorio costituisce, per sé stesso, un contenitore di cultura ed equivale ad una delle sue forme di oggettivazione: tutti i territori sono segnati dalle impronte della storia, dalla cultura e dal lavoro umano. (Joël Bonnemaison, 1981: 256). Il territorio è lo spazio appropriato e valorizzato simbolicamente e/o strumentalmente da gruppi umani. In quanto oggetto di investimenti estetico-affettivi, è il supporto di identità individuali e collettiva. Sebbene la sua organizzazione e configurazione, di primo acchito, rispondano alle esigenze economiche, sociali e politiche di ogni società, così come la sua produzione, alimentata dai rapporti sociali che la percorrono, la sua funzione non si limita a tale dimensione strumentale: il territorio è anche oggetto di operazioni simboliche; è una sorta di schermo sul quale gli attori sociali proiettano le proprie concezioni del mondo (Giménez, 1999). Un tratto caratteristico del Paraguay è l’uso corrente di due lingue, il castigliano ed il guaranì, che convivono dall’epoca coloniale, ambedue con il rango di lingua ufficiale. Caso unico in tutta l’America, il guaranì è una lingua indigena adottata dalla popolazione meticcia e di origine europea. Questa lingua ha acquisito caratteristiche proprie, diverse dalle altre, anch’esse derivate dalla famiglia guaranì e parlate dalle attuali comunità originarie. È il più forte tratto identitario del paese. Fino al 1617 il territorio paraguaiano, che occupava il bacino del Rio de la Plata, fu conosciuto come la Provincia Gigante delle Indie, nel quale l’uso della lingua guaranì si estendeva a territori che oggi sono parti di Argentina, Bolivia, Brasile e Uruguay, nei quali è ancora parlato 3 Mabel Causarano oppure, come nell’Uruguay e in diversi stati brasiliani, rimangono testimonianze nella toponimia delle città e dei paesi. Ma non soltanto: tradizioni, abitudini, cibi, musiche hanno radici comuni in questi territori, culturalmente integrati seppur divisi da frontiere politiche. Le odierne provincie argentine del Chaco, Formosa, Misiones, Corrientes hanno vincoli culturali profondi con il Paraguay. Nella provincia di Corrientes, il guaranì è riconosciuto come lingua ufficiale. Un tratto rilevante è che queste provincie si mostrarono restie a combattere contro il Paraguay nella guerra del 1864 – 70, a causa di una decisa affinità più col “nemico paraguaiano” che con Buenos Aires. Diversi fattori permettono inferire che, nell’ambito culturale, il Paraguay ha avuto una chiara centralità, che non è del tutto svanita nonostante la mancanza di politiche culturali che stimolassero e rafforzassero i vincoli e i rapporti con i territori aventi una comune origine. La guerra del 1864-70 assestò un colpo profondo ai sopravvissuti ed ai loro discendenti, le cui conseguenze impressero il marchio del dolore e della sconfitta alle seguenti generazioni e sono ancor oggi distinguibili. I lunghi periodi autoritari, interrotti da brevi, e non poche volte tumultuosi, tempi di apertura politica non hanno stimolato la costruzione di istituzioni democratiche solide ed efficienti; piuttosto contribuirono a dissolvere (anche se non del tutto) il senso di appartenenza a una cultura territoriale della quale il Paraguay era stato il riferimento principale. Per ciò si può ben dire che la cultura deve considerarsi come un fattore di integrazione regionale, a sostegno dell’integrazione politica iniziata nel ’91, con la formazione del Mercosur, sancita nel Tratado de Asunción. Il ritrovamento casuale di resti ossei umani negli anni precedenti a la missione di Karcha Balut, le cui datazioni radiocarboniche hanno fornito una indicazione cronologica di circa 2.000 anni da oggi, apre una nuova prospettiva riguardo la presenza umana in questo territorio, che è ben più anteriore di quanto si supponesse, secondo quanto risulta dal recentissimo studio sulla Bioarcheolgia nel Gran Chaco. 4 Karcha Balut I resti rinvenuti a Karcha Bahlut sono in assoluto tra i più antichi trovati nella regione comune che si estende anche ad Argentina, Bolivia e Brasile. È un contributo prezioso all’interpretazione dei modi di occupazione di una area importantissima ma poco conosciuta del paese, sulla quale si supponeva una presenza umana molto più vicina nel tempo. Il Paraguay è dotato di una straordinaria ricchezza e varietà dal punto di vista etnico e culturale. Vivono oggi nel Paese appartenenti a 20 etnie differenti che fanno parte di 5 gruppi linguistici tra loro ben distinti, al punto che chi parla una delle 5 lingue corrispondenti ha bisogno di un interprete per comunicare con componenti di un altro gruppo. Tale ricchezza fuoriesce dai confini del Paraguay odierno ed è pertanto patrimonio comune di almeno quattro Stati latinoamericani. È questo il contesto nel quale inserire le scoperte di Karcha Bahlut. Centralità della cultura nella politica di sviluppo territoriale. La politica culturale è l’insieme di azioni attuate dallo Stato e dalle organizzazioni sociali intese ad orientare lo sviluppo sociale e a rispondere alle domande di beni e servizi culturali, senza discriminazioni di carattere politico, socioeconomico, etnico, religioso ed altre. Solamente con l’introduzione, in forma graduale, del processo democratico e della Costituzione del 1992, la cultura diventa oggetto della politica pubblica¹². In passato, le attività culturali non facevano parte di una visione organica dei processi sociali né, tanto meno, della sua catena di valore. Con il recupero della democrazia si sono introdotte nuove pratiche politiche e culturali; il paese si è integrato alla regione del Mercosur e al contesto internazionale; si chiuse così il lungo periodo durante il quale rimase praticamente isolato, come ben lo descrisse un articolo del giornale Le Monde Diplomatique, del 1979, che aveva per titolo “Le Paraguay oublié”. Nel 2006 si approvò la legge che crea la Segreteria Nazionale di Cultura ed ebbe inizio un processo di istituzionalizzazione dell’intervento pubblico nel disegno di una politica culturale. Essendo il Paraguay un paese caratterizzato come “in processo di 5 Mabel Causarano sviluppo”, è stato oggetto di parecchi progetti provenienti da agenzie di cooperazione esterna, miranti tutti a indurre processi economici capaci di superare le condizioni di povertà nelle zone urbane e rurali. Tutte le iniziative hanno risposto a programmi elaborati da esperti esterni ed applicati in contesti diversi (Africa, Asia, America Latina), che hanno come denominatore comune la condizione di povertà delle persone alle quali sono indirizzati. La base culturale dei soggetti è stata spesso ignorata o ridotta al minimo. È uno dei motivi per i quali, nonostante queste pratiche si protraggano da decenni, i risultati sono altrettanto poveri come continuano ad esserlo i destinatari. Eppure, la cultura è la base dello sviluppo ed è, senza dubbio, uno dei pilastri della sostenibilità. Questa premessa guida la politica culturale dell’attuale governo del Paraguay, riassunta nello slogan la cultura come fattore di sviluppo, che è anche esso un approccio, premesso che tutta la “catena di valore” del processo culturale è fonte di crescita personale, sociale ed economica dei soggetti che ne fanno parte. La cultura acquista una centralità che punta a renderla trasversale alle altre politiche pubbliche. Alcuni fra gli obiettivi della politica culturale dell’attuale governo del Paraguay, contenuti nel Piano Nazionale d Cultura (PNC), sono: - Ampliare la portata del patrimonio culturale al di là dei criteri di carattere esclusivamente storico- estetico, stimolandone la valorizzazione, la tutela e la diffusione; - Promuovere i processi di creazione e la diffusione delle culture dei popoli originari; - Incoraggiare lo scambio e la cooperazione culturale fra le nazioni. Il PNC apre la possibilità all’incorporazione di una nuova prospettiva: la cultura per lo sviluppo e mira perciò a costituirsi in una forza politica di costruzione sociale che implica la visione e la concezione di un progetto di paese; pertanto è uno strumento di politica pubblica che 6 Karcha Balut poggia sul riconoscimento della cultura come asse trasversale dello sviluppo e delle politiche sociali, poggiato sulla sicurezza della indivisibilità fra sviluppo e cultura. Ciò apre prospettive di evidente interesse per recuperare un patrimonio di storia e cultura che appartiene a vari Paesi di questo continente. Il proseguimento della cooperazione con l’Istituto per le Tecnologie applicate ai Beni culturali del CNR darà un supporto decisivo al rafforzamento del processo di valorizzazione di un territorio di alto significato nel contesto sudamericano, contribuirà al raggiungimento dei risultati attesi nei piani di sviluppo nazionali e aiuterà a irrobustire la politica culturale. E' pertanto certamente auspicabile che il progetto brillantemente iniziato grazie all' appoggio del Ministero degli Esteri Italiano e del CNR abbia seguiti con nuovi scavi, recupero e restauro dei reperti, in perfetta linea con quanto stabilito dall’accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra Italia e Paraguay che, all’articolo 15, fa espresso riferimento alla collaborazione nel settore dell’archeologia e a iniziative mirate alla conservazione, valorizzazione e restauro del patrimonio culturale. 7 INTRODUZIONE Maria Rosaria Belgiorno (capoprogetto) La missione archeologica ed etnoantropologico italiana, condotta nel 2015 e 2016 con i contributi finanziari dell'Istituto di Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (ITABC) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche Italiano) e del Ministero degli Esteri, e il supporto dell'Ambasciata Italiana in Paraguay e del Ministero della Cultura del Paraguay, è stata effettuata nell’intento di avviare un percorso di ricostruzione dell'identità delle più antiche comunità dell’Alto Chaco Paraguayano compreso nell’area del Mato Grosso/Pantanal. La regione presenta una peculiare frammentarietà di dati, dovuti alla discontinua presenza di gruppi umani appartenenti a diverse etnie che rendono difficile la ricomposizione storica sia in termini archeologici che linguistici. L'uso delle metodologie innovative di analisi dei reperti archeologici e i nuovi sistemi di interpretazione antropologica ci hanno consentito di portare il nostro contributo, sia pur estremamente parziale, alla ricostruzione culturale di quest’area, la cui problematica storica è ancora ben lungi dall’essere chiarita. L’indagine ha inoltre permesso di creare sinergie e collaborazioni con le istituzioni locali (Ministero della Cultura e il Ministero della Difesa del Paraguay) designate a tutelare lo sviluppo e la memoria del patrimonio culturale e la conservazione delle comunità indigene presenti, al fine di promuovere la conoscenza e la ricostruzione storica attraverso dati scientifici per riscoprire il legame con il suo più antico passato. Che cosa è conosciuto dalle antiche popolazioni che abitavano l'Alto Paraguay e di cui gli attuali Chamacocos si ritengono discendenti? Le prime 9 Maria Rosaria Belgiorno notizie scritte sono abbastanza recenti, poiché sono contenute in un documento del 1795 riportato da Herbert Baldus1. Altri dettagli che descrivono l’area e le etnie sono riportati nelle cronache di viaggio del XVII, XVIII e XIX secolo da Ruiz de Montoya2 (1639), Del Techo3 (1673), Sanchez Labrador4 (1770), Aguirre5 (1793), Arenales6 (1833), Rengger7 (1830), Azara8 (1847), Almeida Serra9 (1866). Per quanto riguarda l’area prescelta come caso di studio le notizie più dettagliate ci vengono fornite dal fotografo/antropologo Guido Boggiani, incentrate sulle etnie Chamacoco e Caduveo. Il merito dello studioso è quello di averci lasciato non solo le sue annotazioni e diari di viaggio, ma centinaia di fotografie e ritratti fatti da lui stesso a matita (Fig.1), che sono straordinari documenti di una cultura scomparsa nell’arco di pochi decenni. Molte delle sue foto furono ai primi del ‘900 trasformate in cartoline etnografiche (Fig.2) da Robert Rosauer († 1940) un austriaco emigrato a 1 Baldus. H. 1927: Os Indios Chamacocos e a sua língua. Revista do Museu Paulista 15/2. 5-68. Antonio Ruiz de Montoya prese missionario gesuita nato e morto a Lima in Peru (15851652): 1639: "Conquista espiritual hecha por los religiosos de la Compañía de Jesús en las provincias del Paraguay, Paraná, Uruguay y Tape" (Madrid, 1639). A new edition was made at Bilbao: Corazón de Jesús (1892); 3 Nicolás del Techo sacerdote jesuíta : 1673 "Historia de la Provincia del Paraguay y de la Compañía de Jesús", Liegi. 4 Jose Francisco Sanchez Labrador e Hernandez, uno degli ultimi missionari in Sud America della Compagnia di Gesù, estinta da Clemente XIV nel 1773, autore di un’opera enciclopedica sul Paraguay, i primi 4 libri “El Paraguay Natural Ilustrado” furono pubblicati nel 1770. 5 Etnografía del Chaco: manuscrito del capitán de fragata D. Juan Francisco Aguirre (1793) in Boletin del Instituto Geográfico Argentino tomo XIX, 1899, p. 464-510, Peña, Enrique (editor). La Buenos Aires. 6 José Ildefonso Álvarez de Arenales 1833: Noticias históricas y descriptivas sobre el gran pais del Chaco y Rio Bermejo,etc.Hallet. 7 Johann Rudolph Rengger (naturalista svizzero) 1830: "Naturgeschichte der Saeugethiere von Paraguay". Supplementary material in Darwin's copy. Basel: Schweighauser. 8 Geografo Félix de Azara: 1847: Apuntamientos para la historia natural de los pájaros del Paraguay y Río de la Plata, Madrid. 9 Almeida Serra, R. 1866: Parecer sobre o aldeamiento dos indios uaicurús e guanás, com a descripçäo dos seus usos, religiao, estabilidade e costumes. Revista Trimensal de Historia e Geographia ou Jornal do Instituto histórico e geographico brasileiro 7: 204-218. 2 10 Karcha Balut Buenos Aires in Argentina, dove aveva fondato la casa editrice “Casa Editora de R. Rosauer (Verlag von R. Rosauer)” in calle Rivadavia 571, vendute nel suo negozio di libri e filatelia “Casa Filatélica”, in calle Rivadavia 522. Fig.1: Ritratto di ragazza Chamacoco con firma di Guido Boggiani, riporta la data del 17 marzo 1892 Il lavoro gli era stato commissionato nel 1904, dal ricercatore tedesco Robert Lehmann Nitsche del Museo de La Plata. La serie porta il nome di Tipos Indígenas de Sudamérica Central. Una parte delle immagini furono acquistate dal Museo Etnologico di Berlino. Altre foto/cartolina furono ristampate in Germania da Alphons Adolph, fotografo reale della corte bavarese di Passau. Oggi, le foto e le cartoline sono in parte conservate presso 11 Maria Rosaria Belgiorno la Società Geografica Italiana, e in diversi Musei e collezioni private in Europa e SudAmerica. Mentre la sua collezione di oltre 2000 manufatti della cultura Ishir/Chamacoco, si trova a Roma presso il Museo delle Civiltà, Museo Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini. Questi includono circa 300 esempi d’arte plumaria. Fig.2: Cartolina etnografica della Collezione Boggiani Editore de R. Rosauer, Buenos Aires. Come ci racconta Gherardo La Francesca nel capitolo 4, Guido Boggiani visse per diversi anni con la comunità Ybitoso che era stanziata lungo il fiume Paraguay nell’area di Puerto 14 de Mayo, Fuerte Olimpo, Puerto Caballo, 12 Karcha Balut Puerto Diana e Santa Teresita10. area che comprende la località di Karcha Balut Porto 14 de Mayo prescelta per la nostra indagine. Le precedenti indagini archeologiche ed etno-antropologiche dell’inizio del secolo scorso di Max Schmidt 1912, 1932, 1934, e Branislava Susnik 1959,1975, 1994, hanno fornito qualche informazioni sul passato preispanico del territorio, tuttavia lo studio riguarda reperti occasionali poco documentati, personali considerazioni e rapporti di discontinue campagne di scavo che hanno permesso di recuperare materiale archeologico di difficile lettura e inquadramento storico. Queste informazioni sono state considerate la base di partenza del progetto creato per approfondire in modo più sistematico la conoscenza del passato preistorico della etnia Ishir Ybitoso e avviare una ricerca scientifica in una zona dove lungo la tagliata del fiume è ben visibile una sequenza stratigrafica, con uno spessore di circa 6 metri. L’area in cui sono stati eseguiti i sondaggi (Antonella Minelli cap. 2) presenta numerosi frammenti ceramici sparsi in superfice di dubbia appartenenza agli strati inferiori. La loro tipologia è abbastanza variegata anche se le forme sembrano del tutto primitive ed esclusivamente funzionali con cottura a temperature medie. Tuttavia, altri resti sono molto indicativi: ossa di animali, di piccoli e grandi vertebrati, un punteruolo di osso ottenuto dalla spina centrale di un pesce, presumibilmente utilizzato per la realizzazione delle decorazioni ceramiche; resti di focolare, associati a residui alimentari; una probabile area di produzione di ceramica e un astragalo forse ludico. Lo scavo ha riguardato due sepolture umane identificate rispettivamente come individuo uno e individuo due. Entrambi gli individui presentavano 10 Fabre A. 2007: Morfosintaxis de los clasificadores posesivos en las lenguas del Gran Chaco (Argentina, Bolivia y Paraguay) in Universos. Revista de Lenguas Indigenas y Universos Culturales 4: 67-85. 13 Maria Rosaria Belgiorno episodi di schiacciamento, erano immersi in uno strato misto combusto di cenere, terra, resti organici, ossa di roditori, gusci di conchiglie e frammenti di ceramica non in connessione tra di loro. Elementi esigui per formulare ipotesi abitative e assegnare la frequentazione del luogo ad una delle etnie di cacciatori/raccoglitori e allevatori i cui gruppi di frequente ostili tra loro, si sono alternati nell’occupazione del territorio. A queste antiche rivalità, spesso contornati da episodi di cannibalismo, si riferiscono i miti tramandati oralmente. Proprio in un mito locale forse appartenente agli Yshiro Ibitoso troviamo la storia degli antenati che avrebbero sconfitto i giganti Anàbsoro, creature dai poteri sovrannaturali che traevano la loro forza dal cibarsi di lumache. Da qui il nome del sito, Karcha Bahlut “la grande conchiglia”. Un nome che oggi identifica un piccolo villaggio, accanto a Porto 14 De Mayo (nome dato da Boggiani che qui arrivò in quel giorno) che nel passato era forse un approdo dove si scambiavano mercanzie, adagiato sopra un metro di gusci di gasteropodi (Pomacea canaliculata), resti del presunto cibo degli Anábsoro. In questo caso, il mito sembra realmente contenere una realtà storica, anche se la cronologia alla quale appartengono le conchiglie, la ceramica e le sepolture non è assolutamente la stessa. Ma è proprio in questa discontinuità di fatti, materiali e presenza umana che è racchiusa la storia della difficile antropizzazione del Mato Grosso. L'elemento principale collegato alla presenza umana ed alla lentissima evoluzione culturale dei gruppi di cacciatori-raccoglitori sono le cosiddette isole di conchiglie denominate anche “forest islands”, una sorta di zattere di salvataggio fatte di terra, cumoli di conchiglie, sterpaglie secche e rifiuti di ogni tipo, sparpagliate all’interno del "Pantanal", abitate durante i periodi di piena che seguono le piogge torrenziali. Una specie di palafitte fatte di conchiglie che troviamo anche lungo la costa alla foce dei grandi fiumi, dove 14 Karcha Balut i gusci di Pomacea canaliculata sono sostituite dalle conchiglie bivalve marine e le isole sono chiamate sambaquìs. Un primo tentativo di studio sistematico per definirne l’uso fu fatto negli anni ‘70 dall'archeologo Carlos Alberto Pusineri (Pusineri 1973) che raccolse in un breve articolo i dati geografici di 16 isole situate nella regione di confine con la Bolivia e il Brasile, riportandone la posizione geografica e il nome del proprietario. La vera e propria indagine era stata da lui effettuata nei dintorni di Puerto Victoria, nella giurisdizione di Villa Oliva nel 1957, all'interno della proprietà di Miguel Villasanti e Isla Yuà, nelle proprietà di Rehnfeldt. L’indagine di Pusineri fornì i primi dati certi riguardo agli insediamenti sulle isole di conchiglie che restituirono tutte la stessa tipologia di reperti, consistenti in frammenti di ceramica, ossa umane e di animali, conchiglie e strumenti litici. Attualmente, una nuova interpretazione delle isole delle conchiglie, viene da indagini archeologiche effettuate nel territorio situato a nord della città di Santa Cruz, in Bolivia, corrispondente al margine occidentale del Pantanal che si estende per lo più in Brasile. La ricerca archeologica e archeometrica condotta dall’Università di Berna ha confermato l’ipotesi che lo spesso strato di gusci di lumaca d'acqua che forma il monticolo è il risultato dello scarto alimentare di antiche frequentazioni umane, aprendo nuovi scenari cronologici sull’occupazione del Pantanal da parte di gruppi di cacciatoriraccoglitori provenienti dal Nord America. A questi dati si affiancano gli studi effettuati da Branislava Susnik (1959, 8190) alla quale si deve l’indagine preliminare dell’area di Karcha Balut e il primo esame sistematico della ceramica (1956 e 1990: Oliveira 2000, 181), nonché la sistemazione del materiale archeologico proveniente dal Pantanal Paraguayano nel Museo Etnografico Andrés Barbero di Asuncion (Oliveira 2002, 181-184). 15 Maria Rosaria Belgiorno Nel 2014 una prima ricognizione dello stato dei luoghi ha fornito materiale osseo consegnato dal Cacique del villaggio di Karcha Balut a Gherardo La Francesca, la cui cronologia ottenuta a mezzo analisi C14 ha confermato l’antichità occupazionale del sito, già ipotizzata dagli studi precedenti e da un’altra analisi al C14 su reperti ossei conservati al Museo Barbero di Asunciòn (Lamenza). Nel 2015 ottenuto il permesso di ricognizione e scavo dalla segreteria della Cultura, è stata effettuata una campagna di scavo e ricognizione nell’area da dove presumibilmente provenivano le ossa consegnate e analizzate l’anno precedente. I risultati dell’indagine archeologica sono riportati nel capitolo due da Antonella Minelli che ha diretto lo scavo sul campo, lo studio antropologico delle ossa è presentato da Sandra Guglielmi, mentre l’esame e l’inquadramento tipologico della ceramica dalla scrivente. 2-Attività di documentazione e Archeometria. -Secondo gli accordi intrapresi con il Ministero della Cultura, licenza del 21 gennaio 2016, il terreno contenente le sepolture, rinvenute nel 2015 è stato inviato all’ITABC per lo studio Antropologico e Archeometrico dell’insieme di cui si riportano le seguenti informazioni: 1- Dopo alcuni disguidi tra le poste Paraguayane e quelle Italiane, le casse del materiale sono arrivate in Italia nel mese di luglio tramite Corriere Diplomatico. Le casse contenevano solo parte del materiale, in quanto i frammenti fittili e alcuni manufatti di osso non sono stati spediti. 2- L’analisi del contenuto delle casse ha rivelato la presenza di ossa appartenenti a due individui umani, uno di sesso maschile? ed uno femminile? Frammiste ad ossa di animali e piccoli pesci, gran numero di conchiglie di gasteropodi e qualche frammento spurio di 16 Karcha Balut ceramica di impasto. Il terriccio in connessione contiene una gran quantità di materiale organico combusto. 3- La catalogazione, registrazione e studio delle ossa dei due individui (Antonella Minelli e Sandra Guglielmi) ha evidenziato alcuni dati importanti per la valutazione antropologica dell’insieme. a- I resti ossei si presentano estremamente frammentati e scheggiati forse a causa dell’attività di combustione effettuata sopra i corpi adagiati nella fossa. b- Entrambi gli individui sono privi degli arti inferiori. c- I crani rinvenuti in connessione con il resto dello scheletro, sia pur in stato estremamente frammentario risultano privi di denti. Il dettaglio è interessante perché trova confronti con alcune sepolture recentemente rinvenute nel Pantanal Brasiliano. Il tutto fa ipotizzare che entrambi gli individui siano stati sepolti secondo un rituale di parziale cannibalismo o endocannibalismo ascrivibile ad uno dei numerosi gruppi etnici che hanno frequentato la zona, argomento ripreso nel capitolo 5 di questo volume. Le ossa umane dei due individui inventariate e documentate sono state riconsegnate all’Ambasciata del Paraguay in Italia. I frammenti ceramici di cui si presenta lo studio sono giunti in Italia in due momenti diversi: - a Dicembre 2015 in due buste (Individuo 1 e 2) contenenti ossa, ceramica diagnostica e un anellino di conchiglia, - a Luglio 2016 insieme al materiale di scavo. In questo secondo caso si tratta di frammenti molto piccoli della grandezza di 1 o 2 centimetri recuperati attraverso il setacciamento della terra di scavo giunta in Italia. 17 Maria Rosaria Belgiorno Le altre ceramiche recuperate durante lo scavo, delle quali si pubblicano alcune foto di scavo, non sono mai giunte in Italia. Il breve studio che si presenta (M.R. Belgiorno Cap. 3) riguarda quindi solo 56 frammenti. Di questi sono stati scelti 10 frammenti diagnostici per un’analisi più approfondita, attraverso la quale è stato possibile individuare la presenza sul sito di tre delle quattro classi ceramiche tradizionalmente presenti nelle culture del Pantanal (vedi p. 109). Fig. 3: Sezione del conchales di Fortin Galpon visibile dal fiume Fig. 4: Foto aerea del conchales di Fortin Galpon . Da questi risultati è stato elaborato un possibile progetto di ricerca che porti alla rilettura scientifica del sito di Karcha Balut, estendendo l’indagine nel territorio dell’Estancia Fortin Patria, situata nell'estremo nord del Paraguay, vicino al confine con la Bolivia, a poche decine di chilometri da Bahia Nera. Si tratta di una superficie di 66.000 ettari totalmente vergini, disabitata e priva di infrastrutture (Fig. 3 e Fig.4), occupata da vaste aree alluvionali e 18 Karcha Balut fauna selvatica, anche se risulta essere proprietà privata. In questo territorio, Gherardo La Francesca nel 2016 ha proseguito l’indagine territoriale volta alla individuazione nelle vicinanze di altre isole di conchiglie con caratteristiche morfologiche simili a Karcha Balut. La ricognizione ha portato all’individuazione di una zona denominata Fortin Patria, più precisamente Fortin Galpon, che sembra avere i requisiti adatti. La breve ricognizione ha fornito i dati seguenti: - Il territorio situato sulla riva del Rio Negro affluente del Paraguay, è composto in massima parte da terreno acquitrinoso e foresta tipica del Pantanal, ricco di fauna abbondante e variata. - Appartiene alla famiglia Zuccolillo. - La località si chiama Fortin Galpòn, è ad un'ora di lancia da Fortin Patria, che a sua volta si trova sulle sponde del Rio Verde, piccolo affluente del Rio Negro. La zona più interessante presenta le stesse caratteristiche geomorfologiche di Karcha Bahlut, in quanto è formata da una larga zattera di conchiglie di gasteropodi, leggermente sopraelevata, spessa alcuni metri, ben visibile dal fiume e dalle fotografie aeree. Gherardo La Francesca è anche l’autore della memoria su Guido Boggiani (cap. 4) al quale l’Ambasciata Italiana di Asuncion ha dedicato una mostra organizzata al Museo del Barro nel 2015, intitolata "Il cerchio incompiuto" dedicata alla vita e alle opere del fotografo ed esploratore italiano. 19 -2 – INDAGINI DI CAMPO E INQUADRAMENTO ANTROPOLOGICO DELLE SEPOLTURE Antonella Minelli e Sandra Guglielmi Indagini di Campo (Antonella Minelli). 1. Introduzione. La missione archeologica italiana in Paraguay è stata realizzata grazie al contributo del Ministero degli Affari Esteri Italiano e dell’Istituto per le Tecnologie applicate ai Beni culturali del CNR, con il supporto strumentale dell’Ambasciata italiana in Paraguay, della Segreteria di Cultura e del Ministero della Difesa paraguayani. La missione, effettuata nel periodo 25 giugno-12 luglio 2015, ha avuto come base di intervento il sito di Karcha Balut, nel Gran Chaco paraguayano. Scopo della stessa è stato quello di iniziare un percorso di ricostruzione identitaria delle comunità più antiche della regione, di collaborare sinergicamente alla ricomposizione dei tasselli di un puzzle fatto di informazioni frammentarie, discontinue, sia archeologicamente che etnologicamente parlando, e di contribuire allo sviluppo e all’implementazione dei dati attraverso il ricorso anche a moderne tecnologie di analisi e di interpretazione. 2. I risultati preliminari La realizzazione delle indagini archeologiche è dipesa dai risultati ottenuti da un esame al C14 su un reperto osseo precedentemente consegnato dal cachique di Karcha Balut, che aveva riportato una datazione corrispondente 55 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi ai primi decenni dell’era cristiana. Va, purtroppo, tenuto presente che il reperto in questione, secondo le affermazioni degli abitanti del luogo, è stato trovato in maniera casuale, disgiuntamente da scavi archeologici sistematici e ciò ne inficerebbe il valore scientifico. La sua datazione, confermata da studi analoghi pubblicati da Guillelmo Lamenza (Lamenza et alii, 2015), convalida la presenza e continuità abitativa di un insediamento umano in un arco di circa 2000 anni, mentre nell’adiacente tratto di Pantanal Boliviano e Brasiliano le datazioni risalgono al periodo postglaciale secondo gli studi e le analisi archeometriche pubblicate da Josè Luis Peixoto (Peixoto 2003; Felicissimo, Peixoto et alii 2010). 3. Attività di scavo. Gli interventi di scavo stratigrafico della missione si sono comunque concentrati nella stessa area in cui sarebbe stato raccolto il reperto sottoposto a datazione. Indagini archeologiche pregresse, seppur sporadiche nel sito di Karcha Balut, hanno visto anche il contributo di Max Schmidt (1912, 1932, 1934) e Branislava Susnik (1959, 1975, 1994) che hanno fornito informazioni sul passato preispanico dell’area, spesso attraverso ritrovamenti fortuiti, osservazioni di campo, prospezioni, nei quali sono stati posti in luce elementi tipologici ceramici, reperti ossei umani e animali, manufatti della tradizione culturale locale con cui ipotizzare confronti con contesti viciniori argentini e brasiliani. L’area prescelta per il saggio di scavo si trova a Nord-Est del villaggio di K.B. lungo la riva Occidentale del fiume Paraguay a circa 15 Km dalla località di Bahia Negra. Il luogo indicato dagli abitanti del posto corrisponde a quello dove sono state trovate le ossa. Gli interventi di ricerca realizzati, nonostante le intemperie e le avversità climatiche che hanno fortemente condizionato il normale svolgimento dei lavori, sono risultati di estremo interesse per la definizione di un quadro informativo del contesto archeologico. 56 Karcha Balut La delimitazione di un’area di intervento iniziale a sondaggio di 5x5m, ulteriormente ampliata, a NE dell’altura conchiglifera che si affaccia sul fiume Paraguay, dell’altezza di circa 6 metri, è seguita alla ricognizione di campo effettuata per l’individuazione puntuale della zona in cui concentrare le attività di verifica stratigrafica e archeologica. L’area è stata inclusa e restituita in pianta in una griglia virtuale di quadrati, rilevati e misurati con un GPS satellitare, di un metro quadro (1x1m), le cui coordinate sono identificate in progressione alfabetica e numerale. Fig.1: Griglia di scavo con l’indicazione dei sondaggi effettuati e la denominazione dei rispettivi quadrati. Le ricerche si sono concentrate in due sondaggi di 2x1m e di 2x2m per una profondità di circa -80 cm dal livello di campagna (Fig. 1). Il materiale acquisito e registrato consiste in frammenti ceramici, ossa umane e di animali e manufatti in osso e conchiglie. L’insieme è attribuibile alla frequentazione insediamentale e abitativa dell’area, riferibile quindi a manufatti di uso 57 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi domestico per il trasporto, la preparazione e il consumo del cibo, a resti di suppellettili domestiche e a contesti funebri che nel nostro caso riguardano inumazioni in fosse superficiali. 4. Stratigrafia Fig.2: La stratigrafia del primo sondaggio La stratigrafia del settore indagato, posizionato sul monticolo conchiglifero, a strapiombo sul fiume Paraguay risulta essere composto da: - (US, 1) un primo strato di humus dello spessore di una ventina di cm (20cm); - (US, 2) uno strato di sabbia grigia, ricca di elementi carbonatici antropici e naturali di 30-40 cm, in cui sono contenuti la maggior parte dei reperti archeologici; - (US, 3) uno strato di conchiglie frammentate ed integre, inglobate in sabbie scure che accolgono parte della dissoluzione delle stesse, posizionato alla base della stratigrafia raggiunta; 58 Karcha Balut - (US, 4) un quarto strato identificato, ma non scavato, al di sotto degli 80 cm raggiunti, caratterizzato dal colore più scuro (quasi nero) composto da argilla molto friabile, ricca di carbonati, forse derivanti dalla presenza e dissoluzione dell’accumulo di gusci di gasteropodi (Fig. 2-3). Fig.3: Il rilievo su planimetria 5. Le sepolture Le evidenze sepolcrali del saggio di metri 2x2 hanno permesso di ricostruire le modalità di seppellimento dei membri di una comunità abitante l’area nel periodo precolombiano nel 13/14° secolo dell’era cristiana. Le inumazioni rilevate ad una profondità di 15-20 cm dal piano di campagna (l’humus in questo caso risulta fortemente compattato dall’attività di calpestio moderno e probabilmente eroso dall’azione di incisione del fiume), in corrispondenza dell’US 1 e dell’US 2, sono associate a due individui distinti, di cui un adulto giovane (individuo 1) (Fig.4) di età inquadrabile tra i 15 e i 18 anni, e un 59 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi subadulto (individuo 2) (Fig.5), quasi adolescente di circa 8-10 anni, di cui non è stato possibile identificare il sesso nella fase di intervento di campo. Gli inumati presentano un’analoga posizione di seppellimento, in giacitura fetale (all’individuo 1 mancano completamente gli arti inferiori, forse per azione post-deposizionale erosiva da parte del fiume sottostante), con orientamento verso Nord. Entrambi gli inumati mostrano alterazioni nella conservazione del cranio, che ha subito un notevole schiacciamento o pressione post-deposizionale. Fig.4: Scheletro dell’individuo 1 Fig.5: Scheletro dell’individuo 2 6. I materiali diagnostici Frammenti di ceramica decorata (Fig.6 e 7), probabilmente più recenti delle sepolture stesse sono stati raccolti sullo strato superficiale delle sepolture degli individui, nel piano di calpestio dallo spessore di pochi centimetri. Il livello sottostante le sepolture corrisponde invece allo strato di conchiglie dell’Unità Stratigrafica 3 (US 3). Gli elementi rinvenuti nel contesto solo indicativamente potrebbero essere interpretati come possibili parti di corredo 60 Karcha Balut funerario: vaghi di collane ricavate da conchiglie, placchette ossee di caimano, epifisi animali forate; è comunque presente, in modo naturale, una notevole quantità di micro-vertebrati, indicatori fondamentali del paleo-ambiente (pesci, roditori, uccelli). A questi si aggiungono gli elementi rinvenuti nel saggio di 2x1 m, distante dall’area di seppellimento degli inumati pochi metri quadrati, che suggeriscono la presenza di una zona adibita a consumo di pasto o di lavorazione di manufatti, con chiare tracce di combustione, frammenti di vasi ceramici, resti di ostrica, punta di osso, ricavata da una spina di pesce, evidentemente utilizzata per realizzare le decorazioni ceramiche sulle pareti dei vasi (Fig.8). Fig 6 e 7: Frammenti di ceramica decorata di tradizione Pantanal (Susnik, 1990). Le decorazioni stesse dei vasi, nella loro diversità e varietà, confermerebbero le linee decorative che suggerirebbero un sicuro influsso esterno di popolazioni nel territorio dove l’etnia Ishir –Ybitoso è attualmente presente. 61 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi Fig.8: La punta in osso utilizzata per le decorazioni ceramiche. Tra gli altri reperti, particolarmente rilevanti, non associati direttamente ai contesti di pasto e sepolcrali, ma di estrema indicazione informativa, bisogna citare un astragalo di bovide forato (Fig. 9), normalmente utilizzato come elemento identificativo del sesso maschile, a ragione della funzione di gioco e della Fig. 10 – Frammenti di vetro decorato. valenza di dado, in attività ricreative Fig.9: Astragalo forato di bovino prevalentemente maschili, oltre ad un frammento di vetro, forse più recente e magari introdotto dall’esterno (proveniente dall’US 1; gli Ishir- Ybitoso non hanno mai lavorato il vetro!), 62 Karcha Balut facente parte di un contenitore di piccole dimensioni, con un disegno di fitti triangoli in successione, a suggerire un motivo decorativo del tutto particolare e nuovo (Fig.10). 7. Recupero e conservazione del materiale L’arrivo imprevisto, data la stagione secca, di copiose precipitazioni, ha reso necessario chiudere frettolosamente gli scavi. Da un lato, infatti, la pioggia rischiava di allagare gli scavi stessi, danneggiando l’intera operazione, dall’altro era necessario affrettare il rientro perché le condizioni metereologiche avrebbero presto reso impraticabili i circa 400 km di pista sterrata che era necessario percorrere per raggiungere la rete viaria asfaltata. D’intesa con i funzionari della Segreteria di Cultura che partecipavano alla missione, si decise pertanto di accelerare al massimo le operazioni. Fig.11: Operazioni di recupero del materiale archeologico. I reperti archeologici sono stati debitamente recuperati dai membri della missione in modo da evitare rotture e disarticolazioni e imballati con opportune procedure di protezione, adagiati in casse e protetti con materiali da imballaggio che ne evitassero la rottura e la dispersione (Fig.11, 12, 13). 63 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi Fig.12: Sistemazione in casse lignee imbottite del materiale archeologico. Fig.13: Imballaggio dei materiali per il trasporto A fine missione, si è concordato con la Segreteria di Cultura l’invio in Italia dei materiali archeologici emersi dallo scavo per effettuare analisi archeometriche e antropologiche, nonché confronti tipologici del materiale ceramico. 64 Karcha Balut Fig.14-20 – Stato di conservazione dei reperti scheletrici dell’Individuo 1 65 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi Fig.21-27: Stato di conservazione dei reperti scheletrici dell’Individuo 2. 66 Karcha Balut Sulla base dell’esiguità dei materiali archeologici ricevuti, è stato possibile effettuare solo analisi parziali degli stessi senza poter proporre un’organica interpretazione del contesto, in quanto mancante di elementi diagnostici, quali i reperti ceramici e quelli ossei animali o malacologici lavorati che avrebbero potuto fornire ulteriori informazioni ad integrazione di quelli ossei umani. Considerando la parzialità dei reperti osteologici umani, è stato possibile predisporre uno studio antropologico-fisico non completo e, in riferimento ai frammenti ossei più rappresentati, sono state condotte delle analisi archeometriche, basate sul conteggio al radiocarbonio (Carbonio 14) su alcuni frammenti degli stessi e su una conchiglia, trovata associata ad una delle sepolture degli individui documentati. Di seguito si riportano i risultati ottenuti dallo studio antropologico-fisico e paleopatologico degli Individui 1 e 2. Lo stato generale di arrivo e conservazione dei reperti osteologici umani è molto frammentario; si indicano con opportune fotografie la totalità dei reperti, sia per l’Individuo 1 (Fig. 14-20), sia per l’Individuo 2 (Fig.21-27) su cui è stato possibile effettuare lo studio antropologico. 67 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi 8. Risultati dello Studio Antropologico-Fisico (Sandra Guglielmi) 8.-1. Tomba: Individuo 1 Tomba: Individuo 1 Età: 15 – 23 anni Sesso: M Neurocranio  Frontale: presente, incompleto, frammentato  Parietale destro: presente, incompleto, frammentato  Parietale sinistro: presente, incompleto, frammentato  Occipitale: presente, incompleto, frammentato  Base cranica: assente  Temporale destro: presente, incompleto, frammentato  Temporale sinistro: presente, incompleto, frammentato  Sfenoide: assente Peso totale dei frammenti ossei: 109 gr Splancnocranio  Zigomatico destro: assente  Zigomatico sinistro: assente  Nasale: assente  Mascellare destro: presente, incompleto, frammentato  Mascellare sinistro: presente, incompleto, frammentato  Mandibola: presente, incompleto, frammentato Peso: 74 gr 68 Karcha Balut  Palato: assente  Emiarcata superiore destra: assente  Emiarcata superiore sinistra: assente  Emiarcata inferiore destra: assente  Emiarcata inferiore sinistra: assente Denti Rachide: assente Gabbia costale: assente Sterno: assente Cinto scapolare  Scapola destra: assente  Scapola sinistra: assente  Clavicola destra: assente  Clavicola sinistra: assente Arti superiori  Omero destro: assente  Omero sinistro: presente, incompleto, frammentato; Peso: 126 gr  Ulna destra: assente  Ulna sinistra: presente, incompleto, frammentato; Peso: 18 gr  Radio destro: assente  Radio sinistro: presente, incompleto, frammentato; Peso: 28 gr 69 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi Cinto pelvico  Coxale destro: assente  Coxale sinistro: assente  Sacro: assente  Coccige: assente Arti inferiori  Femore destro: assente  Femore sinistro: assente  Tibia destra: assente  Tibia sinistra: assente  Fibula destra: assente  Fibula sinistra: assente  Patella destra: assente  Patella sinistra: assente  Mano destra: IV falange prossimale; Mani Peso: 3 gr  Mano sinistra: pisiforme; piramidale; semilunare; scafoide; uncinato; capitato; trapezio; trapezoide; I, II, III, IV, V metacarpale; I, II, III, IV, V falange prossimale; II, III, IV, V falange intermedia; I, II, III, V falange distale. Peso totale ossa mano sx: 56 gr Piedi  Piede destro: V falange prossimale; Peso: 2 gr 70 Karcha Balut  Piede sinistro: assente Peso Ossa umane frammentate non diagnostiche: 78 gr. 8.-2. Osservazioni Scheletro incompleto e notevolmente frammentato. L’aggressività chimica del terreno ha eroso progressivamente e irregolarmente il tessuto osseo. Il suolo particolarmente acido e umido ha asportato molto minerale osseo conferendo alle ossa stesse un aspetto granuloso tale da simulare una periostite diffusa che però è da considerarsi, per i motivi suddetti, una pseudopatologia. Gli elementi scheletrici utili alle normali determinazioni antropologiche sono pochi e frammentati; tra questi la mandibola risulta l’unico distretto in grado di fornire informazioni utili alla diagnosi di sesso. La mandibola appare iper-maschile (+2) in quanto molto robusta e con mento prominente, angoloso e squadrato; angolo mandibolare rugoso e margine inferiore della mandibola spesso. Si nota la presenza di linee di fusione delle epifisi distali di ulna e radio sinistro che conferiscono all’individuo un’età compresa tra i 15 e i 23 anni. Si evidenziano Cribra cranii del tavolato esterno della regione frontale (Fig. 28). Sul frontale sono presenti cribrosità della lamina esterna sotto forma di minute erosioni non confluenti che interessano esclusivamente il tavolato esterno e sul cui fondo si intravede la trabecolatura diploica. La manifestazione è espressione della cosiddetta iperostosi porotica, una condizione patologica che induce minute perforazioni nella teca cranica e un aumento di spessore della sottostante diploe (Angel, 1967) e che viene spiegata in base ad un’iperplasia funzionale del midollo osseo. Le lesioni iperostotiche sono un indicatore aspecifico di condizioni anemiche indotte da qualsiasi disordine ematologico (di natura genetica o acquisita) con aumento di volume del midollo osseo emopoietico (Germanà 71 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi e Ascenzi, 1980). Gli studi più recenti indicano in forme di anemia carenziale acquisita, per lo più sideropenica (sopravvenute nella prima infanzia per effetto di un’alimentazione povera di ferro e/o di infezioni intestinali) le cause più frequenti di iperostosi porotica. Fig.28: Cribra cranii del tavolato esterno della regione frontale L’individuo era affetto da artrosi allo stato iniziale; la malattia degenerativa articolare interessa le piccole articolazioni metacarpo-falangee e interfalangee della mano (Fig. 29), dove sono presenti superfici da usura e limitate erosioni. Fig.29: Artrosi metacarpo-falangea Nel campione sull’omero sinistro si rileva la presenza del foro olecranico dell’omero (Fig. 30), una variante anatomica che consiste nella perforazione della fossa olecranica dell’omero, con conseguente formazione di un foro di 72 Karcha Balut varia dimensione, da quella di una punta di spillo a una larga apertura. Schinz (1922, 1945) ha studiato in dettaglio l’incidenza della perforazione olecranica in vari mammiferi, in alcuni dei quali questa condizione rappresenta la normalità; l’Autore è giunto alla conclusione che la perforazione olecranica rappresenta nell’uomo una reminiscenza filogenetica, cioè un carattere vestigiale. Fig.30: Foro olecranico Molti autori riconoscono il carattere arcaico della perforazione che potrebbe avere avuto nel nostro passato evolutivo il significato funzionale di consentire un’iperestensione del gomito. Ritenuta tradizionalmente una variante epigenetica (legata probabilmente a eccessiva sottigliezza della fossa olecranica) è stata recentemente rivalutata come possibile evidenza di stress meccanico legato ai movimenti del gomito (Mann & Murphy, 1990). In letteratura viene riportato come un difetto comune, più frequente tra le 73 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi femmine rispetto agli uomini, ed è presente in percentuali che possono variare dal 4 al 13% all’interno di una popolazione (Bass, 1987; Mann & Murphy, 1990). Cavicchi et al. (1978) ritengono che la perforazione dell’olecrano sia determinata da un fattore genetico con diversi livelli di espressività e con un effetto pleiotropico sui caratteri metrici di omero e ulna. 8.-3. Tomba: Individuo 2 Tomba: Individuo 2 Età: < 15 anni Sesso: N.D. Neurocranio  Frontale: assente  Parietale destro: presente, incompleto, frammentato Peso Totale parietali: 46 gr  Parietale sinistro: presente, incompleto, frammentato  Occipitale: assente  Base cranica: assente  Temporale destro: assente  Temporale sinistro: assente  Sfenoide: assente Splancnocranio  Zigomatico destro: assente  Zigomatico sinistro: assente  Nasale: assente  Mascellare destro: assente 74 Karcha Balut  Mascellare sinistro: assente  Mandibola: presente; Peso: 33 gr  Palato: assente  Emiarcata superiore destra: assente  Emiarcata superiore sinistra: assente  Emiarcata inferiore destra: assente  Emiarcata inferiore sinistra: assente Denti Rachide: presente, incompleto, frammentato; Peso alcune vertebre (8): 86 gr Gabbia costale: presente, incompleto, frammentato Peso (6 coste frammentate): 69 gr Sterno: presente, incompleto, frammentato; Cinto scapolare  Scapola destra: assente  Scapola sinistra: assente  Clavicola destra: presente, incompleto, frammentato; Peso: 20 gr  Clavicola sinistra: assente Arti superiori  Omero destro: presente, incompleto, frammentato; Peso: 70 gr  Omero sinistro: assente  Ulna: presente porzione di epifisi prossimale S.I.L.; 75 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi Peso: 21 gr  Radio destro: assente  Radio sinistro: assente Cinto pelvico  Coxale destro: assente  Coxale sinistro: assente  Sacro: assente  Coccige: assente Arti inferiori  Femore destro: assente  Femore sinistro: assente  Tibia: presente porzione diafisaria S.I.L. Peso: 59 gr  Fibula destra: assente  Fibula sinistra: assente  Patella destra: assente  Patella sinistra: assente  presente IV metacarpale S.I.L.;  IV falange intermedia S.I.L.;  II e III falange prossimale S.I.L.; Mani Peso: 5 gr Piedi  Piede destro: assente  Piede sinistro: assente 76 Karcha Balut 8.-4. Osservazioni Scheletro incompleto e notevolmente frammentato. L’aggressività chimica del terreno ha eroso progressivamente e irregolarmente il tessuto osseo. Il suolo particolarmente acido e umido ha asportato molto minerale osseo conferendo alle ossa stesse un aspetto granuloso tale da simulare una periostite diffusa che però è da considerarsi, per i motivi suddetti, una pseudopatologia. Gli elementi scheletrici utili alle normali determinazioni antropologiche sono pochi e frammentati; tra questi le coste risultano l’unico distretto in grado di fornire informazioni utili alla diagnosi di età. Il metodo utilizzato è quello basato sull’osservazione dell’estremità sternale della quarta costa destra proposto da Iscan et al. (1984, 1985). Iscan ha riconosciuto 9 stadi di maturazione della terminazione sternale, da mettere in correlazione con l’età e ha rilevato caratteri quali le dentellature, la doccia articolare a forma di V o di U, le porosità, gli speroni ossei sul bordo, la degenerazione della struttura. La scarsa presenza di questi elementi degenerativi sull’estremità sternale delle coste induce a ipotizzare per l’individuo 2 un’età inferiore ai 15 anni; la giovane età è confermata dall’osservazione di un frammento di parietale sul quale è visibile una porzione di sutura coronale che risulta aperta. L’assenza di distretti scheletrici dimorfici non consente di risalire al sesso dell’individuo. Sulla clavicola dx si notano i primi segni del notch like defect (Fig. 31) una sindesmopatia mono o bilaterale del legamento costo clavicolare legata a intenso uso dell’articolazione della spalla in azioni di rotazione dell’arto superiore (Hawkey & Merbs, 1995). L’erosione della sindesmosi costoclavicolare, nota in letteratura con il nome di fossa romboide, è messa in relazione allo sforzo continuato del legamento costo-clavicolare, sforzo che 77 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi si verifica soprattutto in quei soggetti che eseguono frequentemente e in condizioni di carico i movimenti di abduzione e adduzione del braccio, con l’impiego specialmente del grande pettorale. Un’azione questa che comporta la trasmissione di ingenti forze dal punto di applicazione distale (generalmente la mano), fino allo scheletro assiale, passando attraverso i punti di inserzione costale del grande pettorale e attraverso le ossa del cingolo scapolare. In questo itinerario, evidentemente, la sindesmosi costo-clavicolare rappresenta un punto crociale che, infatti, viene sottoposto a fenomeni di degenerazione. Il notch-like defect della clavicola è un marker che da molti autori è stato collegato allo svolgimento dell’attività di aratura o comunque a lavori pesanti svolti perlopiù da soggetti maschili nelle comunità agricole (Capasso et al., 1999; Mallegni e Lippi, 2009). Fig.31: Sindesmopatia del legamento costo clavicolare Nel campione sull’omero destro si rileva la presenza del foro olecranico dell’omero (Fig. 32), una variante anatomica che consiste nella perforazione della fossa olecranica dell’omero, con conseguente formazione di un foro di varia dimensione, da quella di una punta di spillo a una larga apertura. Schinz (1922, 1945) ha studiato in dettaglio l’incidenza della perforazione olecranica 78 Karcha Balut in vari mammiferi, in alcuni dei quali questa condizione rappresenta la normalità; l’Autore è giunto alla conclusione che la perforazione olecranica rappresenta nell’uomo una reminiscenza filogenetica, cioè un carattere vestigiale. Molti autori riconoscono il carattere arcaico della perforazione che potrebbe avere avuto nel nostro passato evolutivo il significato funzionale di consentire un’iperestensione del gomito. Fig.32: Foro olecranico Ritenuta tradizionalmente una variante epigenetica (legata probabilmente a eccessiva sottigliezza della fossa olecranica) è stata recentemente rivalutata come possibile evidenza di stress meccanico legato ai movimenti del gomito (Mann & Murphy, 1990). In letteratura viene riportato come un difetto comune, più frequente tra le femmine rispetto agli uomini, ed è presente in percentuali che possono variare dal 4 al 13% all’interno di una popolazione (Bass, 1987; Mann & Murphy, 1990. Cavicchi et al., 1978) ritengono che la perforazione dell’olecrano sia determinata da un fattore genetico con diversi livelli di espressività e con un effetto pleiotropico sui caratteri metrici di omero e ulna. 79 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi 9. Risultati delle datazioni radiometriche (Antonella Minelli) A seguire si riportano i risultati relativi alle analisi radiocarboniche, che hanno permesso di specificare le datazioni assolute dei campioni analizzati. Sono stati sottoposti ad analisi tre campioni, costituiti rispettivamente da: - una conchiglia (KAB CONCH/IND 2 Q F-2/E-2 US 1), - 2 frammenti di costole umane (KAB IND2 QF-2/E-2 US1) - una falange umana (KAB IND1 QE-1 US1): CUSTOMER ORDER SAMPLE CODE SAMPLE TYPE LAB CODE KAB ITABC CNR D13/17 CONCH/IND 2 Conchiglia DSH8155 Q F-2/E-2 US 1 KAB IND2 ITABC CNR D13/17 QF-2/E-2 US1 Osso 2 frammenti di DSH8164 costole umane KAB IND1 ITABC CNR D13/17 QE-1 US1 80 Falange umana DSH8163 Karcha Balut 81 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi 82 Karcha Balut 83 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi 10. Conclusioni I dati risultanti dagli esami in questione portano a rilevare una differenza temporale considerevole tra le ossa e il substrato conchiglifero del terreno, in quanto le prime risalirebbero al quattordicesimo secolo, mentre le conchiglie al 7/6 sec. a.C., corrispondente a circa venti secoli. Nessuna delle due datazioni si accosta per altro a quella delle ossa sporadiche analizzate in precedenza, né alla datazione più antica riportata da Lamenza (et al. 2015), mentre si avvicinano alle datazioni più recenti proposte anche da Branislava Susnik. 84 Karcha Balut BIBLIOGRAFIA - Angel J.L., 1967: Porotic hyperostosis or osteoporosis symmetrica. Diseases in Antiquity, III. Editori Brothwell D, Sandison AT (ed.). Springfield. - Bass W.H., 1987: Human osteology, a laboratory and field manual. Missouri Archaeological Society. University of Missouri. Columbia. - Capasso L., Kennedy K.A.R., Wilczak C.A. 1999: Atlas of occupational markers on human skeletal remains. Edilgrafital S.p.A. Teramo. - Cavicchi S., Gualdi-Russo E., Martuzzi Veronesi F. 1978: On Relation between Olecranon Perforation and some Humeral and Ulnar Metric Characters on the Basis of Multivariate Analysis. 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In Journal of Forensic Sciences, 30. 85 Antonella Minelli e Sandra Guglielmi - Lamenza G.N., Calandra H.A., Salceda S.A. 2015: Primera dataciòn radiocarbonica del sitio Puerto 14 de Mayo (Bahia Negra, Alto Paraguay) in Relaciones de la Sociedad Argentina de Antropología 351-358. - Mallegni F. e Lippi B. 2009: Non omnis moriar. Ed. CISU - Mann R.W., Murphy S.P. 1990: Regional Atlas of Bone Disease-A Guide to Pathological and Normal Variation in the Human Skeleton. Charles Thomas Publisher, Springfield, Illinois, USA. - Peixoto J.L. 2003: A ocupacao dos povos indígenas pré-coloniais nos grandes lagos do Pantanal sul-matogrossense. Tesis de Doctorado. Porto Alegre, PUCRS. - Schinz H. 1922: In Röntgenst. Fortschr. 29. - Schinz H. 1945: In Radiol Clin. Basel. 14. - Schmidt M. 1912. Reisen in Matto Grosso im jahre 1910. Zeitschrift für ethnologie 44, 130-174. - Schmidt M. 1932: Nuevos hallazgos pre-históricos del Paraguay. Revista de la Sociedad Científica del Paraguay III (3), 81-101. - Schmidt M. 1934: Nuevos hallazgos pre-históricos del Paraguay (continuación). Revista de la Sociedad Científica del Paraguay III (5). 132136. - Susnik B. 1959: Material arqueológico del área alto-paraguayense. Boletín de la Sociedad Científica del Paraguay y del Museo Etnográfico III (1), 81-103. - Susnik B. 1975: Dispersión Tupí-Guaraní prehistórica. Ensayo analítico. Asunción, Museo Etnográfico “Andrés Barbero”. - Susnik B. 1994: Interpretación etnocultural de la complejidad sudamericana antigua. I. Formación y dispersión étnica. Asunción, Museo Barbero. 86 RIGUARDO GLI AUTORI Maria Rosaria Belgiorno Maria Rosaria Belgiorno è Ricercatore Associato dell’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ITABC-CNR) e presidente dell’Associazione Culturale Armonia di Roma. Come Ricercatore del CNR (dal 1973), ha partecipato a missioni archeologiche a Cipro, Creta, Iran e Syria. Ricercatore Senior dal 1989, è responsabile delle indagini archeologiche ed archeometriche del sito di Pyrgos / Mavroraki a Cipro iniziate nel 1998 e tutt’ora in corso. Dal 2015 è capoprogetto della Missione archeologica dell’ITABC-CNR in Paraguay. È autrice di libri e pubblicazioni archeologiche ed archeometriche. Ha organizzato mostre tematiche ed eventi in Italia e all’estero sul vino, i cosmetici e i profumi dell’antichità. Sandra Guglielmi Sandra Guglielmi è dottore di ricerca in Antropologia presso l’Università degli Studi del Molise e cultrice della materia per le discipline di Antropologia e Antropologia preistorica presso il corso di Laurea in Lettere e Beni culturali. L’area di interesse principale della sua ricerca è l’antropologia fisica, la paleobiologia e l’antropologia molecolare. Ha condotto attività di ricerca di campo e di laboratorio in Italia, su diversi reperti scheletrici umani del territorio molisano e campano (Grotta di Polla, Salerno), oltre che all’estero, su resti umani della Colombia e del Paraguay. È presidente dell’associazione Me.Mo. Cantieri culturali, affidataria unica dei servizi didattici e culturali per il patrimonio culturale del Molise. È autrice di diverse pubblicazioni. 187 Gherardo La Francesca Gherardo La Francesca è stato Direttore Generale per gli Affari Culturali alla Farnesina ed ha ricoperto incarichi diplomatici in Grecia, Argentina, Egitto, Giappone, Cipro, concludendo la carriera come Ambasciatore in Brasile nel 2012. Dal febbraio 2013 all'agosto 2016, è vissuto in Paraguay, ha compiuto numerosi viaggi nell' Alto Chaco entrando in contatto con Indios della etnia Ishir/Chamacoco, ha svolto una ricerca sui manufatti di arte plumaria della stessa etnia per conto del Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini, ed ha partecipato alla Missione Archeologica del CNR, promossa dal Ministero degli Esteri Italiano nella località di Karcha Bahlut. Ha contribuito alla esposizione "El Circulo Imperfecto", sulla vita e le opere di Guido Boggiani, pittore, fotografo, viaggiatore ed etnologo di fine '800. È stato curatore di una mostra sull' opera di Emilio Salgari e di una esposizione di sue fotografie e di oggetti e dipinti Ishir/Chamacoco. Il suo Libro "Sebastián Gaboto, Historia de un viaje al corazón profundo del continente sudamericano" (Editorial Servilibro, 2015), è stato presentato ai saloni internazionali del libro di Buenos Aires ed Asuncion del 2016 e pubblicato in italiano (Edicampus, 2017). Ha infine ideato e curato la realizzazione del "Museo Verde", sala espositiva costruita con tecniche tradizionali indigene, il cui prototipo è stato inaugurato Karcha Bahlut nell'agosto 2016 e che verrà realizzato in Paraguay e paesi contigui, a favore di altre etnie. Le vicende esposte nel suo contributo a questa pubblicazione sono raccontate in modo più ampio, condite con un pizzico di fiction, nel romanzo “Karcha Bahlut, L' Ultimo Shamano", di prossima pubblicazione. 188 Karcha Balut Antonella Minelli Antonella Minelli è ricercatrice confermata nel settore scientifico-disciplinare BIO/08 - Antropologia, presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università degli Studi del Molise. L'area di interesse principale della sua ricerca è l'archeologia e l'antropologia preistorica, dei quali insegnamenti è titolare presso il corso di Laurea in Lettere e Beni culturali. È specializzata nello studio del rapporto uomo-ambiente nella preistoria, attraverso l’analisi tecno-tipologica dei manufatti litici preistorici e dei resti paleontologici umani. Ha svolto e svolge da anni attività scientifiche in contesti di grotta e all’aperto sia stranieri: in Francia, Portogallo, che italiani: in Calabria (Lago Cecita a Spezzano della Sila; Grotta di Pietra Sant'Angelo a San Lorenzo Bellizzi, Cosenza), in Cilento (Grotta di Polla, Salerno) e in Molise, tra cui il sito di Isernia La Pineta; ha inoltre diretto scientificamente missioni di ricerca archeologica all'estero in Colombia e ha partecipato come collaboratore alla missione in Paraguay. È autrice di diverse pubblicazioni. 189
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