Academia.eduAcademia.edu

Pan-distopia. Appunti per una mappatura provvisoria

2022, La Fionda

Per descrivere la situazione distopica in cui siamo precipitati da quasi due anni-all'apparenza, ma solo all'apparenza, d'improvviso-non si può che partire da un tratto fondamentale dell'identità occidentale: la caratterizzazione risalente ad Aristotele dell'uomo come zoon politikon. È questa immagine-l'uomo «politico», l'animal sociale immerso nella realtà della vita attiva della polis-che è impressa nei cromosomi antropologici dell'individuo occidentale. L'essere umano si realizza su tre dimensioni: le relazioni personali/affettive; nel contesto sociale; e nell'agone politico. E questo è il paradigma che sta crollando.

Pan-distopia. Appunti per una mappatura provvisoria Guido Cappelli* Per descrivere la situazione distopica in cui siamo precipitati da quasi due anni – all’apparenza, ma solo all’apparenza, d’improvviso – non si può che partire da un tratto fondamentale dell’identità occidentale: la caratterizzazione risalente ad Aristotele dell’uomo come zoon politikon. È questa immagine - l’uomo «politico», l’animal sociale immerso nella realtà della vita attiva della polis – che è impressa nei cromosomi antropologici dell’individuo occidentale. L’essere umano si realizza su tre dimensioni: le relazioni personali/affettive; nel contesto sociale; e nell’agone politico. E questo è il paradigma che sta crollando. 1. C’è, o c’è stata, una vera emergenza sanitaria a livello mondiale? Non è questa la sede, come suol dirsi. E in fondo è irrilevante. Quello che è chiaro a ogni mente intellettualmente onesta è che la reazione a un problema dichiarato come sanitario è stata ed è tutt’altro che strettamente sanitaria: è politica, integralmente politica, interna alla politica. Mira a ridisegnare i modi di relazione e il posto dell’individuo nel mondo che lo circonda. Punta a sgretolare dall’interno il politico intaccando le relazioni personali/affettive, i legami, le complicità che ne sono la materia. Sembra che sul fondo di tutto questo processo precipitoso, caotico, di reset delle società, di riarticolazione delle vite individuali, a tutti i livelli, vi sia un mutamento profondissimo delle relazioni umane, una mutazione genetica che riguarda sia il rapporto dei cittadini con il potere («verticale») che quello degli individui fra di loro. Ma questo rapporto verticale, non più mediato e articolato da norme legislative, bensì affidato in prevalenza a * Guido Cappelli è professore associato di Letteratura italiana all’Università di Napoli L’Orientale. 158 Cappelli rapporti personali, privati, rimanda al concetto di feudalesimo, inteso come categoria del pensiero più che come fenomeno storico. Ciò che sta collassando, in altri termini, è una delle distinzioni-cardine della civiltà occidentale, quella tra pubblico e privato, che negli ultimi decenni è involuta in una sorta di simbiosi che si traduce in un radicale ridimensionamento dell’organismo statale come dispositivo perequativo: ne risulta annullato uno dei pilastri concettuali della politica moderna, cioè l’impersonalità e la superiorità giuridica dello Stato, la cui funzione ha consistito precisamente nello sfumare, arbitrare, tendenzialmente annullare il conflitto derivante dall’interferenza dell’interesse privato – cioè dei settori della società più potenti e meglio organizzati –nella vita pubblica. Il pensiero politico occidentale sa bene, dalla notte dei tempi, che i poteri privati sono pericolosi, sono nemici della giustizia distributiva. Per questo la rivoluzione neoliberista iniziatasi quarant’anni fa ha mirato, con successo, alla distruzione dello Stato. Viviamo ora il culmine di questo processo, che ha finito per infiltrare, colonizzare le istituzioni statali, sia sul piano decisionale che su quello delle garanzie. È il fenomeno conosciuto come «porte girevoli»: la porosità estrema tra grandi conglomerati privati multi- o piuttosto sovra- nazionali , e organismi statali, il fenomeno, ormai normalizzato ma in se stesso distruttivo, del passaggio degli stessi funzionari o politici o manager, dalle istituzioni pubbliche a quelle private e viceversa, in una coacervo dal quale è illusorio attendersi una funzione di controllo e limitazione degli interessi, anche i più nocivi, di questi poteri, che scavalcano e signoreggiano i singoli stati, a loro volta ormai irretiti in una serie di accordi e trattati che ne limitano drasticamente la sfera di azione – senza che il pensiero occidentale abbia trovato un sistema per far funzionare la democrazia rappresentativa in contesti non nazionali. La smaterializzazione della sovranità politica conduce dritto allo Stato postmoderno, l’ombra dello Stato moderno, liquefattasi nel pentolone dei poteri privati globali, cosmopoliti, essenzialmente apatridi e intrisi di ideologia transumanista. Lo Stato postmoderno ha mantenuto del suo predecessore gli apparati di controllo e repressivi, potenziandoli all’inverosimile, al servizio esclusivo degli interessi privati che lo occupano e lo condizionano: è que- 159 Cappelli sto il motivo di fondo che spiega l’espansione ipertrofica della «protezione-controllo»: in assenza di patto costituzionale, di limiti all’arbitrio dei «grandi» (per usare la terminologia di Machiavelli), l’individuo non può più essere cittadino, ma solo corpo da controllare e dirigere. La metafora dominante è qui quella dell’individuo-bambino, incapace di orientarsi e autoregolarsi senza le degli «esperti», dei «tecnici», in qualunque campo della vita umana: da quello medico a quello del comportamento pubblico e privato. La metafora espressa dal lockdown è qui estremamente rivelatrice: è ai bambini che si può proibire di uscire di casa: «se esci ti ammali». 2. Il concetto economico-politico su cui si basa questa struttura di potere è quello di stakeholder, che ha condotto lo Stato a mutare, più ancora che la struttura esterna, la finalità e la funzione. Come spesso in una cultura subalterna come la nostra, il termine straniero edulcora una cruda realtà: stakeholder è il «portatore di interesse»: dunque l’interesse – erede deforme dell’antico utile ciceroniano – ha preso vita propria, si erge a criterio unico di scelta politica. Ma interesse di chi? Non sempre l’«interesse» è qualcosa di positivo: la buona azione fatte per interesse, il matrimonio d’interesse, il conflitto d’interessi, rivelano l’ambiguità di un concetto estremamente delicato in politica. Dobbiamo tenere d’occhio l’evoluzione semantica di questo termine Erede deforme dell’utile ciceroniano, perché fin dall’antica Roma questo, per non debordare nell’ingiustizia e nella legge del più forte, era stato associato in modo indissolubile all’honestum, a un criterio di giustizia (distributiva) senza il quale – sapevano bene gli antichi – non c’è vera utilità, perché il bene da esso prodotto è apparente, illusorio, in quanto non collettivo, non comune. Collassa la preminenza giuridico-morale, faticosamente costruita nei secoli, dello Stato-garante, ridimensionato a un attore fra tanti, ciò che ne distrugge i significato e il ruolo politico: basta a provarlo il proliferare dei tribunali arbitrali privati, degli accordi di «libero commercio», dei contratti privatistici segreti con le grandi imprese informatiche e soprattutto farmaceutiche, ma anche dell’appalto privato delle carceri o di interi spazi pubblici. Malgrado le giaculatorie della «sinistra», il «conflitto di 160 Cappelli
pFad - Phonifier reborn

Pfad - The Proxy pFad of © 2024 Garber Painting. All rights reserved.

Note: This service is not intended for secure transactions such as banking, social media, email, or purchasing. Use at your own risk. We assume no liability whatsoever for broken pages.


Alternative Proxies:

Alternative Proxy

pFad Proxy

pFad v3 Proxy

pFad v4 Proxy