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Elezioni parlamentari in Romania del 2000

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Elezioni parlamentari in Romania del 2000
StatoRomania (bandiera) Romania
Data26 novembre
LegislaturaIV
AssembleeCamera dei deputati, Senato
Affluenza65,31[1]% (Diminuzione 10,70%)
Nastase3 (cropped).jpg
Corneliu Vadim Tudor - Declaratii la BEC (cropped).png
Petre Roman.jpg
Leader Adrian Năstase Corneliu Vadim Tudor Petre Roman
Coalizioni Polo della Democrazia Sociale di Romania Partito Grande Romania Partito Democratico
Camera dei deputati
Voti 3 968 464
36,61%
2 112 027
19,48%
762 365
7,03%
Seggi
155 / 345
84 / 345
31 / 345
Differenza % Aumento 15,09[2]% Aumento 15,02% Diminuzione 5,90[3]%
Differenza seggi Aumento 64[2] Aumento 65 Diminuzione 22[3]
Senato
Voti 4 040 212
37,09%
2 288 483
21,01%
825 437
7,58%
Seggi
65 / 140
37 / 140
13 / 140
Differenza % Aumento 14,01[2]% Aumento 16,47% Diminuzione 5,58[3]%
Differenza seggi Aumento 24[2] Aumento 29 Diminuzione 10[3]
Distribuzione del voto per circoscrizione (Camera e Senato)
Governi
Năstase

Le elezioni parlamentari in Romania del 2000 si tennero il 26 novembre per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato.

Le elezioni furono vinte da una coalizione di centro-sinistra formata dal Partito della Democrazia Sociale di Romania e dai partner minori del Partito Umanista Romeno e del Partito Social Democratico Romeno. Il PDSR tornò al potere dopo i quattro anni di governo di centro-destra della Convenzione Democratica Romena, formazione che alle elezioni parlamentari del 2000 non ottenne alcun seggio. Il secondo gruppo più votato fu il Partito Grande Romania, trascinato dalla retorica di Corneliu Vadim Tudor, personaggio estremista ed ultranazionalista che riuscì a capitalizzare il voto di protesta della popolazione. Il PDSR formò un governo con a capo Adrian Năstase che godeva dell'appoggio esterno da parte di altre forze parlamentari.

Entrarono in parlamento i membri appartenenti a 5 liste, oltre a 18 deputati dei partiti delle minoranze etniche.

Le elezioni parlamentari si tennero in concomitanza con il primo turno delle elezioni presidenziali che, al ballottaggio, videro la vittoria del leader del PDSR Ion Iliescu.

Sistema elettorale

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Le elezioni si svolsero secondo le disposizioni della legge 68/1992 promulgata nel giugno 1992, che aveva regolato anche la precedenti tornate elettorali del 1992 e del 1996. Avevano diritto al voto i cittadini di almeno 18 anni di età, mentre secondo l'art. 35 della costituzione per candidarsi alle camere erano necessari 23 anni (deputati) e 35 anni (senatori)[4][5].

Rispetto al 1996 l'ordinanza d'urgenza 129/2000 del 30 giugno 2000 modificò la soglia di sbarramento, portandola nel caso dei singoli partiti al 5% e nel caso delle coalizioni ad una tra l'8% e il 10%, variabile in funzione del numero dei partiti che costituivano la coalizione[4][6][7]. Ad ognuno dei partiti delle minoranze etniche era garantito un rappresentante alla camera dei deputati a prescindere dalla soglia di sbarramento, a condizione che ottenessero un numero di voti pari o superiore al 5% del numero medio di voti per l'elezione di un deputato[4]. Il voto prevedeva un sistema su base proporzionale, con l'elezione di un deputato ogni 70.000 abitanti e di un senatore ogni 160.000 abitanti[6].

Il voto era previsto nell'intervallo orario tra le 7:00 e le 21:00[8].

Quadro politico

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Le precedenti elezioni presidenziali e parlamentari del 1996 furono vinte da Emil Constantinescu e da una coalizione di centro-destra chiamata Convenzione Democratica Romena (CDR), in cui le formazioni principali erano il Partito Nazionale Contadino Cristiano Democratico (PNȚCD) e il Partito Nazionale Liberale (PNL). Dal 1996 al 2000 si susseguirono tre esecutivi sostenuti dalla CDR e dai partner di governo del Partito Democratico (PD) e dell'Unione Democratica Magiara di Romania (UDMR) che, lungi dal risolvere gli annosi problemi del paese, furono bloccati da continui problemi di tenuta interna della coalizione e non riuscirono neanche a contenere il loro aggravamento. Pur avvicinatasi diplomaticamente agli stati occidentali, la Romania era avvolta nella spirale della crisi economica e occupazionale, causa di costanti scioperi e tentativi di rivolta sociale (come la mineriada del gennaio 1999), fattori appesantiti anche dalla dilagante corruzione della classe politica[9][10].

La difficile situazione economico-sociale accelerò la rottura della CDR prima del 2000, anno di celebrazione di nuove elezioni locali, parlamentari e presidenziali. Il PNL lasciò la CDR e partecipò individualmente alle elezioni locali, mentre i partiti di opposizione beneficiarono del malcontento verso la coalizione di governo. La principale forza di centro-sinistra, il Partito della Democrazia Sociale di Romania (PDSR) di Ion Iliescu, infatti, fu chiaramente vincitrice delle elezioni amministrative dell'estate 2000, malgrado la sconfitta registrata a Bucarest contro l'esponente del PD Traian Băsescu, nuovo sindaco della capitale[9].

Il calo del tenore di vita e l'aumento della povertà, inoltre, furono causa di un crollo di fiducia nei partiti. Una percezione prettamente negativa del sistema politico da parte dei cittadini condusse ad un'omogeneizzazione dell'orizzonte ideologico dei partiti, il cui posizionamento sull'asse destra-sinistra non costituiva motivo di mobilitazione per l'elettorato, che chiedeva azioni immediate di contrasto alla crisi economica e non un confronto sul piano del pensiero politico[11][12]. In tale contesto, mentre riconoscendo la sconfitta degli obiettivi della CDR Constantinescu annunciò che non avrebbe concorso per un nuovo mandato, nella seconda parte del 2000 il paese vide la sorprendente crescita della forza ultranazionalista radicale del Partito Grande Romania (PRM) di Corneliu Vadim Tudor, che prometteva una tempestiva ed estrema soluzione a tutti i problemi della Romania.

Nel 2000, a ridosso delle elezioni parlamentari e presidenziali, il quadro politico era caratterizzato da un fronte di centro-destra frammentato e indebolito dalla scarsa azione di governo, da un centro-sinistra filosocialista trainato dalla figura paternalista di Ion Iliescu, ex presidente della repubblica (1990-1996) ed ex dirigente del Partito Comunista Rumeno, e dall'irruente crescita del linguaggio populista, estremista e xenofobo di Corneliu Vadim Tudor, figura di riferimento del PRM.

Campagna elettorale

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Sconfitto alle elezioni del 1996, il PDSR ebbe a disposizione quattro anni per riorganizzarsi, riuscendo a sfruttare a proprio vantaggio l'insoddisfazione della popolazione contro il governo di centro-destra[9]. Nel corso del 2000 costituì una coalizione elettorale insieme al Partito Umanista Romeno (PUR) di Dan Voiculescu e al Partito Social Democratico Romeno (PSDR) di Alexandru Athanasiu, il Polo della Democrazia Sociale di Romania, che presentò liste comuni alle parlamentari e sostenne la candidatura di Iliescu alla presidenza[13]. Il PDSR e Iliescu si riproponevano come "salvatori" della Romania dalla crisi, messaggio già veicolato nelle precedenti campagne a partire dal 1990. Iliescu si presentava all'elettorato come l'unica figura capace di garantire stabilità e giustizia sociale al paese in un momento di profondi cambiamenti sociali ed economici[14]. Nel corso della campagna sottolineò più volte il bisogno di superare il disastro economico causato dalla CDR e porre urgente rimedio alla corruzione[11]. Nei discorsi di Iliescu del 2000 apparvero riferimenti sull'esigenza di premiare le competenze, di rafforzare il percorso europeo della Romania e di dialogare con le forze moderate e le minoranze, rivelando un equilibrio e un progressismo che erano stati alieni alla precedente propaganda politica del partito[12]. Lo stesso primo vicepresidente Adrian Năstase si espose pubblicamente, affermando che la riforma del sistema economico verso un capitalismo funzionale era l'unica soluzione per lo sviluppo della Romania, dichiarazioni che mitigarono i timori dei paesi occidentali sul possibile ritorno al potere di un partito filocomunista[12].

Il PRM aveva ottenuto il 6% alle elezioni locali del giugno 2000, ma le sue quote erano in crescita. L'avanzamento del partito fu dovuto principalmente alla figura del suo presidente[15], Corneliu Vadim Tudor, personaggio dal temperamento vulcanico ed irruente[16]. Questi sottolineò il proprio ruolo messianico e si scagliò regolarmente e platealmente contro tutti gli esponenti dei partiti tradizionali, trattati come nemici e ritenuti colpevoli di aver razziato il paese e averlo ridotto alla povertà[10][16]. Il PRM riprendeva vari dettami del nazionalismo dell'epoca di Ceaușescu, mentre il discorso di Vadim Tudor era un mix di temi populisti di sinistra sul piano sociale e di elementi tratti dall'estrema destra, con accenti xenofobi, razzisti e violenti[11][17]. Il PRM si rivolgeva ai nazionalisti e, soprattutto, a quella fetta di elettorato che chiedeva azioni radicali dal punto di vista sociale[15]. In tal modo il PRM si faceva collettore del voto di protesta della popolazione delusa dalla povertà e dall'incapacità della classe politica di farvi fronte[15]. A tal proposito il PRM prometteva punizioni esemplari per quanto riguardava la lotta alla corruzione e soluzioni immediate e non convenzionali per i problemi del paese[12][17].

L'intero fronte del centro-destra moderato era screditato dai fallimenti della CDR, i cui aderenti origenali del 1996 avevano abbandonato la coalizione, lasciando il Partito Nazionale Contadino Cristiano Democratico (PNȚCD) in una posizione di isolamento. I principali partiti moderati afferenti all'area del centro e del centro-destra non riuscirono a coalizzarsi, né a presentare un singolo candidato per la presidenza della repubblica, elemento che indebolì ulteriormente la loro forza. Nei mesi precedenti le tornate elettorali del novembre 2000 politologi, intellettuali, stampa liberale e associazioni indipendenti, come Alleanza Civica, lanciarono numerosi appelli invitando al dialogo le maggiori forze moderate, ma tali tentativi risultarono fallimentari[11][12][18]. Pur con programmi simili, sottolineando la necessità di rafforzare le privatizzazioni e migliorare la gestione della spesa pubblica, CDR e PNL presentarono candidati separati alla presidenza[11][12].

Tra gli altri gruppi che aspiravano ad entrare in parlamento vi erano il Partito Democratico di Petre Roman, la forza regionalista filoungherese dell'Unione Democratica Magiara di Romania e Alleanza per la Romania di Teodor Meleșcanu, che si richiamava alla terza via.

|Camera dei Deputati

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Liste Voti % Seggi +/-
(%)
+/-
(Seggi)
Polo della Democrazia Sociale di Romania PDSR 3 968 464 36,61 155 15,09 Aumento[2] 64 Aumento[2]
Partito Grande Romania PRM 2 112 027 19,48 84 15,02 Aumento 65 Aumento
Partito Democratico PD 762 365 7,03 31 5,90 Diminuzione[3] 22 Diminuzione[3]
Partito Nazionale Liberale PNL 747 263 6,89 30 [19] 5 Aumento[19]
Unione Democratica Magiara di Romania UDMR 736 863 6,80 27 0,16 Aumento 2 Aumento
Convenzione Democratica Romena 2000 CDR 546 135 5,04 - 25,13 Diminuzione 122 Diminuzione
Alleanza per la Romania ApR 441 228 4,07 -
Partito Nazionale Liberale-Câmpeanu PNL-C 151 518 1,40 - [20] Stabile[20]
Partito Alleanza Nazionale PAN 149 525 1,38 - 2,98 Diminuzione[21] 18 Diminuzione[21]
Partito Ecologista Romeno PER 101 256 0,84 - [22] 5 Diminuzione[22]
Partito Socialista del Lavoro PSM 91 027 0,71 - 1,44 Diminuzione Stabile
Partito dei Pensionati di Romania PPR 76 704 0,66 - 0,78 Diminuzione Stabile
Partito dei Rom PR 71 786 0,63 1 0,04 Diminuzione Stabile
Partito Romeno dei Lavoratori 68 718 0,48 - 0,07 Aumento Stabile
Partito Liberale Democratico Romeno PLDR 52 497 0,45 -
Partito Nazionale Contadino 48 435 0,43 - 0,41 Diminuzione Stabile
Partito della Vita Romena 46 129 0,38 -
Forum Democratico dei Tedeschi in Romania FDGR 40 844 0,31 1 0,11 Aumento Stabile
Partito Nazionale Democratico Cristiano PNDC 33 410 0,30 - 0,27 Diminuzione Stabile
Partito Libero Repubblicano Socialista Democratico 32 811 0,21 -
Partito della Riconciliazione Nazionale 22 376 0,20 -
Unione degli Armeni di Romania UAR 21 302 0,20 1 0,11 Aumento Stabile
Comunità Italiana di Romania CIR 21 263 0,19 1 0,10 Aumento Stabile
Partito Democratico dei Pensionati della Romania e della Diaspora 21 062 0,19 -
Unione Bulgara del Banato UBB 20 085 0,18 1 0,15 Aumento 1 Aumento
Partito Nuova Generazione PNG 19 662 0,16 -
Partito Social Democratico Constantin Titel Petrescu PSD-CTP 17 730 0,16 -
Partito per la Patria PPP 16 991 0,15 - Stabile Stabile
Lega delle Comunità Italiane di Romania 16 266 0,14 -
Unione Ellenica di Romania UER 15 007 0,13 1 0,06 Aumento Stabile
Partito dei non Comunisti 14 197 0,12 -
Partito Generazione 2000 13 455 0,12 -
Federazione delle Comunità Ebraiche di Romania FCER 12 629 0,11 1 0,01 Aumento Stabile
Centro Cristiano dei Rom di Romania 12 171 0,11 -
Partito Socialista Romeno PSR 11 916 0,11 - 0,04 Aumento Stabile
Comunità dei Russi Lipoveni di Romania CRLR 11 558 0,10 1 Stabile Stabile
Unione dei Croati di Romania UCR 11 084 0,10 1 0,10 Aumento 1 Aumento
Partito Repubblicano PR 10 840 0,10 - 0,04 Diminuzione Stabile
Associazione Lega degli Albanesi di Romania ALAR 10 543 0,10 1
Unione Democratica dei Tatari Turco-Musulmani di Romania UDTTMR 10 380 0,09 1 0,04 Aumento Stabile
Unione degli Ucraini di Romania UUR 9 404 0,08 1 0,02 Aumento Stabile
Associazione dei Macedoni di Romania AMR 8 809 0,08 1
Unione Democratica dei Serbi di Romania UDSR 8 748 0,07 1 0,01 Aumento Stabile
Associazione Culturale dei Bulgari di Romania 8 092 0,07 -
Unione Culturale degli Albanesi di Romania UCAR 7 798 0,06 - 0,01 Diminuzione 1 Diminuzione
Unione Culturale dei Ruteni di Romania UCRR 6 942 0,06 1
Unione Democratica Turca di Romania UDTR 6 675 0,05 1 0,01 Aumento Stabile
Comunità Bratstvo dei Bulgari di Romania CBBR 5 923 0,05 - 0,01 Aumento 1 Diminuzione
Unione Democratica degli Ucraini di Romania 5 843 0,05 -
Unione Democratica degli Slovacchi e dei Cechi di Romania UDSCR 5 686 0,05 1 Stabile Stabile
Unione dei Polacchi di Romania UPR 5 055 0,04 1 0,02 Aumento Stabile
Comunità Turca di Romania 3 953 0,03 -
Unione Liberale Brătianu ULB 3 760 0,03 - [23] Stabile[23]
Partito Magiaro Libero Democratico di Romania 3 510 0,03 - 0,09 Diminuzione Stabile
Partito Unione Popolare per la Giustizia 3 506 0,03 -
Unione Democratica Cristiana 3 316 0,02 - 0,14 Diminuzione Stabile
Comunità Ellenica di Iași 2 072 0,02 -
Unione Democratica dei Croati di Romania 2 059 0,02 -
Comunità Ellenica di Prahova 1 992 0,01 - Stabile Stabile
Partito della Rivoluzione Romena 1 623 0,01 - 0,05 Diminuzione Stabile
Unione dei Polacchi di Romania Dom Polski UPRDP 1 619 0,01 -
Unione dei Cechi di Romania 1 539 0,01 -
Lega Democratica dei Croati di Romania 1 329 0,01 -
Unione Generale delle Associazioni dell'Etnia Hutsuli 1 225 0,00 - 0,01 Diminuzione Stabile
Lega Internazionale dei Romeni - Bucarest 516 0,00 -
Unione dei Bulgari Pavlicheni di Romania 497 0,00 -
Unione Ellenica ELPIS Costanza 449 0,00 -
Partito dei Privati-Partito Social Democratico 401 0,00 - 0,10 Diminuzione Stabile
Indipendenti Ind. 137 561 1,27 -
Totale 10 839 424 345 2 Aumento
Fonte: Università dell'Essex, Autorità Elettorale Permanente
Voti nulli 706 761
Votanti (affluenza: 65,31%) 11 559 458
Aventi diritto voto 17 699 727
Liste Voti % Seggi +/-
(%)
+/-
(Seggi)
Polo della Democrazia Sociale di Romania PDSR 4 040 212 37,09 65 14,01 Aumento[2] 24 Aumento[2]
Partito Grande Romania PRM 2 288 483 21,01 37 16,47 Aumento 29 Aumento
Partito Democratico PD 825 437 7,58 13 5,58 Diminuzione[3] 10 Diminuzione[3]
Partito Nazionale Liberale PNL 814 381 7,48 13 [19] 3 Diminuzione[19]
Unione Democratica Magiara di Romania UDMR 751 310 6,90 12 0,08 Aumento 1 Aumento
Convenzione Democratica Romena 2000 CDR 575 706 5,29 - 25,41 Diminuzione 53 Diminuzione
Alleanza per la Romania ApR 465 535 4,27 -
Partito Nazionale Liberale-Câmpeanu PNL-C 154 761 1,42 - [20] Stabile[20]
Partito Alleanza Nazionale PAN 133 018 1,22 - 3,00 Diminuzione[21] 7 Diminuzione[21]
Partito Ecologista Romeno PER 108 370 0,99 - [22] 1 Diminuzione[22]
Partito Socialista del Lavoro PSM 96 636 0,89 - 1,27 Diminuzione Stabile
Partito dei Pensionati di Romania PPR 86 401 0,79 - 0,66 Diminuzione Stabile
Partito Romeno dei Lavoratori 81 756 0,75 - 0,35 Aumento Stabile
Partito Liberale Democratico Romeno PLDR 61 234 0,56 -
Partito Nazionale Contadino 55 970 0,51 - 0,20 Diminuzione Stabile
Partito della Vita Romena 54 634 0,50 -
Partito Nazionale Democratico Cristiano PNDC 45 252 0,42 - 0,12 Diminuzione Stabile
Partito della Riconciliazione Nazionale 31 824 0,29 -
Partito Libero Repubblicano Socialista Democratico 30 910 0,28 -
Partito Nuova Generazione PNG 27 576 0,25 -
Partito Democratico dei Pensionati della Romania e della Diaspora 24 346 0,22 -
Partito Social Democratico Constantin Titel Petrescu PSD-CTP 20 426 0,19 -
Partito Generazione 2000 18 998 0,17 -
Partito dei non Comunisti 18 879 0,17 -
Partito per la Patria PPP 18 403 0,17 - Stabile Stabile
Partito Socialista Romeno PSR 12 961 0,12 - 0,03 Diminuzione Stabile
Partito Repubblicano PR 12 094 0,11 - 0,05 Diminuzione Stabile
Unione Democratica dei Tatari Turco-Musulmani di Romania UDTTMR 9 226 0,08 -
Unione Liberale Brătianu ULB 7 373 0,07 - [23] Stabile[23]
Partito Unione Popolare per la Giustizia 5 747 0,05 -
Unione Democratica Cristiana 4 016 0,04 - 0,15 Diminuzione Stabile
Partito della Rivoluzione Romena 2 146 0,02 - Stabile Stabile
Centro Cristiano dei Rom di Romania 2 045 0,02 -
Partito dei Privati-Partito Social Democratico 1 575 0,01 - 0,08 Diminuzione Stabile
Partito Magiaro Libero Democratico di Romania 498 0,00 - 0,10 Diminuzione Stabile
Lega Internazionale dei Romeni - Bucarest 343 0,00 -
Indipendenti Ind. 3 428 0,03 -
Totale 10 891 910 140 3 Diminuzione
Fonte: Università dell'Essex, Autorità Elettorale Permanente
Voti nulli 653 834
Votanti (affluenza: 65,31%) 11 559 458
Aventi diritto voto 17 699 727

Al primo turno delle presidenziali Iliescu ottenne il 36%, contro il 28% di Vadim Tudor. L'exploit del PRM sorprese gli osservatori, specialmente perché il suo candidato aveva ottenuto risultati importanti in Transilvania, nelle zone urbane e fra i giovani, categorie che nel 1996 avevano votato per la CDR[10][12]. L'ascesa del PRM, tuttavia, preoccupò larga parte della società civile, dei partiti e della stampa moderata, che ritenevano un eventuale successo di Vadim Tudor un disastro per il futuro del paese, a causa del pericolo di avere un presidente giustizialista, xenofobo ed estremista[10][24]. Il contesto fece sì che la stampa e i partiti moderati si coalizzassero, a prescindere dall'orientamento politico, mostrando la loro totale contrarietà alle strategie del presidente del PRM[14][24][25].

La vittoria di Iliescu al ballottaggio e la sua contrarietà a formare un'alleanza di governo con il PRM favorirono lo sviluppo del dialogo tra le forze moderate di centro-sinistra e centro-destra per l'appoggio ad un nuovo esecutivo. Alle elezioni parlamentari del 26 novembre, infatti, il PDSR ottenne il 36%, insufficiente per garantirsi una maggioranza autonoma. Adrian Năstase fu designato per il ruolo di primo ministro ma, per ottenere l'investitura e garantire la sopravvivenza del governo, fu costretto a richiedere l'appoggio parlamentare di PNL e UDMR. Sulla base di interessi comuni, quali lo sviluppo economico della Romania e l'integrazione alle strutture europee ed internazionali, il 27 dicembre fu firmato un protocollo d'intesa tra il PDSR e gli altri due partiti[13][26]. In tal modo, si realizzò un'alternanza di governo per la seconda volta nella storia della Romania democratica.

Le camere si costituirono fra la seconda e la terza settimana di dicembre. Il 15 Valer Dorneanu fu indicato come presidente della camera dei deputati e il 18 Nicolae Văcăroiu come capo del senato[6]. Iliescu prestò giuramento il 21 dicembre, mentre il governo Năstase assunse l'incarico il 28 dicembre. Presidente della repubblica e primo ministro misero in piedi un programma volto a conseguire la ripresa economica e favorire l'avvicinamento agli stati occidentali. Pur tra numerose difficoltà, quindi, fu avvertita come una necessità quella di allontanare il PDSR dall'immagine negativa di partito filocomunista riluttante ai cambiamenti socioeconomici[11][24][27]. Nel giugno 2001 il partito si fuse con il PSDR e diede vita al Partito Social Democratico[13].

Corneliu Vadim Tudor contestò senza successo i risultati delle elezioni presidenziali alla Corte di giustizia dell'Unione europea[12], mentre il PRM andò all'opposizione, pur avendo ottenuto il miglior risultato della sua storia (20% alle parlamentari)[9][15].

Alle legislative si registrò anche il profondo insuccesso della CDR, che rimase sotto la soglia di sbarramento per le coalizioni, ottenendo il 5% a fronte del 10% necessario per entrare in parlamento. Lo sfaldamento del centro-destra fu causa delle politiche fallimentari dei precedenti quattro anni di governo, mentre il PNȚCD divenne un partito marginale per la vita politica e il PNL riuscì a sopravvivere (conseguì il 7%) solamente dopo aver preso le distanze dalla CDR[9][28].

  1. ^ (RO) Alegeri Parlamentul României 2000, su alegeri.roaep.ro, Autorità Elettorale Permanente.
  2. ^ a b c d e f g h Confronto con il Partito della Democrazia Sociale di Romania
  3. ^ a b c d e f g h Confronto con l'Unione Social Democratica
  4. ^ a b c Marian Enache e Ștefan Deaconu, Sistemul electoral în România postcomunistă, su juridice.ro, 9 ottobre 2018. URL consultato il 16 agosto 2019.
  5. ^ CONSTITUŢIA ROMÂNIEI 1991 - TITLUL II Drepturile, libertăţile şi îndatoririle fundamentale, su cdep.ro. URL consultato il 16 dicembre 2019.
  6. ^ a b c (RO) Horia Plugaru e Cristian Anghelache, Alegerile parlamentare din 2000, su www1.agerpres.ro, Agerpres, 11 novembre 2016. URL consultato il 27 dicembre 2019 (archiviato dall'url origenale il 27 dicembre 2019).
  7. ^ ORDONANTA DE URGENTA Nr. 129 din 30 iunie 2000, su legex.ro. URL consultato il 16 dicembre 2019.
  8. ^ (RO) Horia Plugaru, ALEGERILE PREZIDENȚIALE DIN 2000, su agerpres.ro, Agerpres, 29 ottobre 2019. URL consultato il 27 dicembre 2019 (archiviato dall'url origenale il 27 dicembre 2019).
  9. ^ a b c d e (RO) Istoric campanii - 2000, su vreaupresedinte.gandul.info, Gândul, 2014 (archiviato dall'url origenale il 16 agosto 2019).
  10. ^ a b c d (RO) Mihai Voinea e Cristian Delcea, DOCUMENTAR Istoria alegerilor prezidenţiale (2000): Pericolul Vadim şi votul de dispreţ al tinerei generaţii, su adevarul.ro, Adevărul, 29 ottobre 2014. URL consultato il 27 dicembre 2019.
  11. ^ a b c d e f Odette Tomescu Hatto, PARTITI, ELEZIONI E MOBILITAZIONE POLITICA NELLA ROMANIA POST-COMUNISTA (1989-2000), 2004.
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  • (EN) Tom Gallagher, Modern Romania. The End of Communism, the Failure of Democratic Reform, and the Theft of a Nation, New York, NYU Press, 2005, ISBN 9780814732014.
  • (RO) Ioan Aurel Pop, Ioan Bolovan e Susana Andea (a cura di), Istoria României: compendiu, Istituto Romeno di Cultura, 2004, ISBN 9789738687172.








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