Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah hanno concordato un cessate il fuoco tra Israele e Libano di 60 giorni dopo 14 mesi di conflitto. L'accordo, mediato dagli Stati Uniti, è entrato in vigore alle 4 di notte (ora locale) del 27 novembre ed è stato annunciato in contemporanea dalla Casa Bianca e da Tel Aviv. "A Hezbollah non sarà consentito di minacciare più la sicurezza di Israele" ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, precisando però che "non ci saranno truppe americane nel sud del Libano".
Il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, ha spiegato in una conferenza stampa perché accettare la tregua proprio ora: "Per tre motivi: bisogna concentrarsi sulla minaccia iraniana, rinnovare le forze e i rifornimenti di armi, separare i fronti e isolare Hamas". Il cuore dell'accordo è la creazione di una fascia di sicurezza profonda circa 30 chilometri nel territorio libanese, dal confine fino al fiume Litani. Secondo le fonti diplomatiche citate dal New York Times, questa zona dovrà essere completamente smilitarizzata entro 60 giorni: Hezbollah dovrà ritirare tutti i suoi combattenti e le sue armi a nord del fiume, mentre Israele dovrà far rientrare i suoi soldati oltre il confine internazionale. Per la prima volta gli Stati Uniti assumeranno un ruolo diretto nel monitoraggio della tregua, guidando un comitato internazionale di supervisione, ma non militare.
Il piano per il cessate il fuoco
Il piano prevede una complessa architettura di sicurezza: nella zona cuscinetto potranno operare solo l'esercito regolare libanese - con una forza di almeno "5.000 soldati", secondo fonti libanesi citate da Reuters - e i caschi blu della missione Onu in Libano (Unifil). Ma la vera novità è che gli Stati Uniti guideranno un comitato internazionale di supervisione per monitorare eventuali violazioni della tregua. Si tratta di un tentativo di superare i limiti dell'accordo del 2006, quando al termine dell'ultima grande guerra tra Israele e Hezbollah la sola presenza dei caschi blu non riuscì a impedire al movimento sciita di ricostruire il suo arsenale militare nel sud del Libano.
Il piano definisce anche precise zone di competenza: l'area a nord del fiume Litani sarà sotto il controllo libanese, mentre la fascia di 30 chilometri tra il fiume e il confine internazionale verrà pattugliata congiuntamente dall'esercito libanese e dalle forze Unifil. L'esercito israeliano dovrà rimanere all'interno dei propri confini, mantenendo solo capacità di osservazione a distanza.
Il ruolo di Usa e Francia
Stati Uniti e Francia assumono per la prima volta un ruolo diretto ma non militare nel garantire la stabilità del confine israelo-libanese. Washington e Parigi hanno diffuso una nota congiunta impegnandosi a supervisionare il rispetto della tregua attraverso un comitato internazionale di monitoraggio, mentre il controllo sul terreno resta affidato all'esercito libanese e alle forze Onu.
Biden ha colto l'occasione per annunciare una nuova iniziativa diplomatica per Gaza: nei prossimi giorni gli Stati Uniti, insieme a Turchia, Egitto, Qatar e altri paesi della regione, lavoreranno per raggiungere un cessate il fuoco anche nella Striscia e ottenere la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Come riporta il New York Times, il successo dei negoziati con Hezbollah potrebbe aver creato un precedente importante per i futuri colloqui.
Le questioni ancora aperte
L'accordo lascia sul tavolo diverse questioni tecniche e strategiche da definire. La prima riguarda i meccanismi di risposta in caso di violazioni: il piano deve ancora stabilire quali azioni saranno consentite alle parti e in quali circostanze, così come il reale potere del nuovo comitato internazionale guidato dagli americani. Gli Stati Uniti potranno imporre sanzioni? E soprattutto: quali saranno i criteri per definire una violazione della tregua?
Il nodo più complesso riguarda il futuro assetto del sud del Libano. L'esercito regolare dovrà dimostrare di poter effettivamente presidiare un'area che per quasi vent'anni è stata un feudo di Hezbollah. Il movimento sciita, pur ritirandosi militarmente, manterrà comunque una forte influenza politica attraverso la sua rete di servizi sociali e le amministrazioni locali che controlla. Il piano prevede il dispiegamento di nuove tecnologie di sorveglianza e sistemi di early warning, ma i dettagli operativi sono ancora in discussione.
Il ruolo dell'Iran resta un'incognita determinante. Teheran, che rifornisce Hezbollah di armi e finanziamenti, non compare formalmente nell'accordo ma il suo assenso è fondamentale. Dopo 14 mesi di scontri che hanno decimato i vertici di Hezbollah e degradato le sue capacità militari, il regime iraniano sembra aver accettato una pausa strategica. Non è chiaro però fino a quando né come questo accordo si inserirà nel più ampio scenario mediorientale.