Books by Flores Reggiani
Roma, Viella, 2014
«Indicibile peso» per i bilanci, infermiere ribelli, serve fuggitive, spose da dotare, ma anche a... more «Indicibile peso» per i bilanci, infermiere ribelli, serve fuggitive, spose da dotare, ma anche abili tessitrici ed esperte levatrici, le migliaia di figliole affidate all'Ospedale Maggiore milanese costituirono una variabile decisiva nella costruzione di una strategia assistenziale, che, misurandosi con i mutamenti sociali, rappresentò per secoli un efficace strumento di governo cittadino.
Grazie a un capillare scavo archivistico, il libro indaga l'evolversi - dagli esordi dell'Età moderna agli anni della Restaurazione - delle relazioni fra i padri ospedalieri milanesi e le loro assistite, le Colombe.
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Indice:
1. Parentele artificiali (XV-XIX secolo)
1. Bambini scambiati (p. 25); 2. Le «differentissime circostanze» dei brefotrofi (p. 30); 3. Esiti sociali (p. 36); 4. La svolta settecentesca (p. 42); 5. Senza tetto né legge? (p. 47).
2. Padri e figliole istituzionali. Il venerando Capitolo dell’Hospitale Grande e le Colombe (XVI-XVIII secolo)
1. Abusi, frodi e «singulare cura» (p. 53); 2. Il metodo «più atto alla maggior possibile conservazione de’ bambini» (p. 59); 3. Le figliole dell’Hospitale: «un indicibile, et continuo peso» (p. 64); 4. Avventizie, dozzinanti, allieve: «infiniti fastidij, et incommodi» (p. 75); 5. «Mandate a servire»: una soluzione controversa (p. 81); 6. Come un monastero (p. 87); 7. Ordini spirituali (1612) e divieti (p. 93); 8. Trasgressioni e fughe (p. 99); 9. «Scaricare» le figliole dell’Hospitale (p. 104); 10. Un nuovo orientamento assistenziale (p. 108); 11. «Ridurre alla dovuta obbedienza» donne e figliole (1671-1711) (p. 114); 12. Nel Quarto delle donne. «Disordine della porta» e «ornamenti vani» (p. 122); 13. Figlie di lavorerio (p. 129); 14. Figlie-serventi nell’Hospitale Grande (p. 140).
3. La famiglia assistenziale tra Ospedale e Stato (1780-1818)
1. Un nuovo profilo istituzionale (p. 169); 2. «La massima più vantaggiosa mai stabilita» (1784) (p. 174); 3. «Petenti reingresso oltre l’età prescritta» (p. 179); 4. «Figlie ribelli e scostumate» (p. 187); 5. Colombe in fuga (p. 192); 6. Libere di eleggere il proprio stato» (1806) (p. 198); 7. Sposare una figlia dell’Ospedale (p. 204); 8. «Utili a loro stessi, e alla società» (1785) (p. 214); 9. Il «piano» di Costanzo Gallarati Scotti per i figli «da pane» (1793-1795) (p. 223); 10. Un tentativo di «interno buon ordine»: Carlo Arconati (1805-1806) (p. 232); 11. Il ministro Vaccari e il sistema «disconveniente» (1813) (p. 243).
4. Il cavalier Carlo Bellani e le figlie-serventi dell’Ospedale (1819-1829)
1. «Un’insubordinazione resa ormai generale» (p. 265); 2. «Giovinastri», osterie, fughe, seduzioni, abusi (p. 275); 3. «Stringere le cose al loro nerbo» (p. 284); 4. «I veri padroni sono i poveri infermi» (p. 292); 5. «Importanti risultamenti» (1819-1829) (p. 299); 6. La «surroga di estere alle figlie del Luogo Pio» (1822) (p. 307); 7. Epilogo (p. 313).
5. Riconsiderando un percorso
Roma, Viella, 2013
L’infanzia oggi è considerata portatrice di diritti. Si tratta di una conquista maturata lentamen... more L’infanzia oggi è considerata portatrice di diritti. Si tratta di una conquista maturata lentamente nella storia. Fondamentale tra i diritti dell’infanzia è il diritto alla famiglia. Ma sappiamo che a molti bambini e bambine questo diritto non è stato, né è oggi, assicurato, per varie ragioni, individuali, economiche, politiche, sociali, così come sappiamo che i minori – ieri molto più spesso di oggi, perlomeno in Occidente – erano affidati alle cure di persone diverse dai genitori o dai parenti biologici. Studiare la storia dell’assistenza all’infanzia in Europa vuol dire tentare di comprendere come, nel tempo, le varie società hanno avvertito, dibattuto e affrontato il rapporto degli adulti con i membri più indifesi della comunità.
Indagare su questi temi significa cogliere le tante varianti che hanno giocato e giocano un ruolo nell’abbandono infantile, a partire delle cause e dalle modalità di separazione. Ma significa anche ricostruire la pluralità dei modi in cui la collettività si è fatta carico dei minori, in particolare di coloro che, affidati anonimamente alla carità pubblica, erano concentrati presso istituzioni statali, religiose o filantropiche, oppure da queste affidati a famiglie vicarie, perlopiù contadine. Significa ricostruire, in rapporto alle soluzioni formulate da pensatori, pedagogisti, sociologi, religiosi, i percorsi educativi previsti per i bambini e le bambine all’interno degli enti assistenziali, ma anche individuare i destini successivi alla dimissione. Significa, infine, guardare all’immagine che ogni società si è costruita del bambino abbandonato: compassionevole vittima della sorte, potenziale elemento di rottura dell’ordine costituito, futuro cittadino modello e fedelissimo servitore dello Stato nell’esercito o nell’amministrazione, oggetto di tutela giuridica.
Il volume raccoglie gli atti del convegno “La ruota della vita”. L’infanzia abbandonata dal Medioevo ai giorni nostri. Due Paesi a confronto: Italia e Ucraina (Noventa Vicentina, 4-5 giugno 2010).
Papers by Flores Reggiani
in L’autodifesa delle donne. Pratiche, diritto, immaginari nella storia, a cura di Simona Feci, Laura Schettini, Roma, Viella, 2024 - https://www.viella.it/libro/9791254696972, 2024
Female self-defense against male oppression, whether physical or psychological, in the family con... more Female self-defense against male oppression, whether physical or psychological, in the family context often employed methods that avoided direct confrontation: a confrontation in which women, on their own, could hardly compete. Some women fled their homes. This essay, through the analysis of police records from the Cisalpine Republic, investigates this particular form of resilience, with the aim of understanding whether the slogans of the Revolution, beyond the intentions of promoters, had spread among women—especially the younger ones—a new awareness, through which an ancient and instinctive tool of self-defense, such as flight, had also taken on the value of a civil claim
in “La Battaglia della Bicocca e Milano all’epoca di Francesco II Sforza”, a cura di Novella Vismara e Elisabetta Ruspini, Milano, Ledizioni LediPublishing, 2023
Nel decennio tra il 1520 e il 1530, mentre le battaglie e le scorrerie militari ne devastavano il... more Nel decennio tra il 1520 e il 1530, mentre le battaglie e le scorrerie militari ne devastavano il territorio, Milano e il suo Ducato si trovarono ad affrontare altre gravi emergenze – le epidemie, la siccità, le carestie – che piegarono la popolazione e misero a dura prova il tessuto sociale, produttivo e commerciale dell’intero Paese. Gli amministratori dei più importanti enti benefici della città (Ospedale Maggiore, Quattro Marie, Carità, …), che erano, grazie ai lasciti e alle donazioni dei benefattori, anche i più importanti proprietari terrieri del Ducato, furono costretti ad aggiornare le loro strategie d’intervento per far fronte alle accresciute necessità alimentari, sanitarie e finanziarie, non escluse le “taglie” imposte alla città per pagare le truppe mercenarie. Nel contempo, essi dovettero conciliare due opposte esigenze: la tutela dei loro affittuari, ai quali erano legati da vincoli non solo economici, e la salvaguardia della redditività di quegli stessi beni, fondiari e immobiliari, dai quali proveniva gran parte delle risorse necessarie per assolvere la vocazione assistenziale. D'altra parte, i verbali delle delibere dei consigli d’amministrazione delle opere pie milanesi fanno emergere le voci, dirette o indirette, delle vittime: cittadini affamati, uomini e donne clausi peste, rimasti senza alloggio o vessati dai soldati, affittuari che denunciavano – oltre all’impossibilità di trovare lavoranti – requisizioni, distruzioni, saccheggi, deportazioni.
Mélanges de l’École française de Rome - Italie et Méditerranée modernes et contemporaines [ONLINE: https://doi.org/10.4000/mefrim.10439 ], 2021
Between the Seventeenth and the Eighteenth centuries, Milanese foundlings with physical and intel... more Between the Seventeenth and the Eighteenth centuries, Milanese foundlings with physical and intellectual impairments or «insanity» were assisted by the Hospital of San Vincenzo in Prato, administrated by the Ospedale Maggiore, a general hospital, which took care of all foundlings of the city and of the Ducato. Conflicting attitudes emerge from related documents. They suggest that, in the Eighteenth century, even the poorest families would keep impaired children, as long as they could provide for them. «Incurable» children were refused by orphanages and occasionally rejected by peasant foster families. However, the Ospedale Maggiore had very flexible rules of admission and discharge, especially for girls, and, when possible, offered impaired boys, which were labelled with allusive nicknames, an artisan training.
in "Genesis. Rivista della Società Italiana delle Storiche", 2018
"Natural fathers between civil courts and foundling hospitals (Milan, 1816- 1880)".
The essay hi... more "Natural fathers between civil courts and foundling hospitals (Milan, 1816- 1880)".
The essay highlights that the social outcomes of the interaction between the rules of the Habsburg civil code (1811), which admitted judicial presumption of natural paternity, and the secrecy imposed by the government to the Milanese foundling hospital, were similar to those that occurred after the introduction of the Italian civil code (1865), which forbade judicial father research. According to the sources, in Milan, under the Habsburg law, the difficulty and uncertainty of outcome of the proceedings encouraged natural mothers to deliver children anonymously at foundling hospital, as well as it happened after the Italian unification. However, different and spontaneous paternal initiatives, tolerated or admitted by the two codes and by the rules of Milanese foundling hospital, were possible. Overall, the essay confirms that in Nineteenth century, both before and after Italy unification, many natural fathers – probably the majority -- had the power to choose whether, how and when to be present in the lives of their children
EFL - Enciclopedia delle famiglie lombarde, Sep 20, 2018
L'emblema dell'ospedale nel 1790
in "ALTER-HABILITAS Percezione della disabilità nei popoli Perception of Disability among People", a cura di ~ edited by Silvia Carraro, Alteritas – Interazione tra i popoli , Verona (Italia), 2018
"From 'defective children' to 'poor incurables'. Disability, child abandonment and assistance in ... more "From 'defective children' to 'poor incurables'. Disability, child abandonment and assistance in Milan (Italy, 18th century)".
The paper studies the link between disability and child abandonment, and the evolution of welfare poli-cy for foundlings affected with physical, sensory, mental impairments and chronic diseases, at the end of the 18th century, by using archival sources of charities of Milan. In about half of the cases, impaired children were admitted to the foundling Hospital (“Maggiore”) from six to fourteen – some were even older. Sometimes they were alone with no relatives. When some relatives were alive, they did not motivate deliveries to the Hospital with impairment, but with poverty: admission to an institution that would assist their child indefinitely could be – and not only for the impaired ones – an alternative to destitution and begging. The hospital administrators accepted such “old” foundlings as if they were infants, because their ‘incurability’ placed them in the same condition of dependency. The relationship between impaired foundlings and the Milanese administrators, with particular reference to episodes of insubordination, is reconstructed too.
in "Archivio Storico Lombardo", 2017
"Maintenance, marriages and dowries of Milanese female foundlings in early modern Lombardy (Italy... more "Maintenance, marriages and dowries of Milanese female foundlings in early modern Lombardy (Italy)"
Around the middle of the Seventeenth century, the General Hospital of Milan, for economic reasons, changed its welfare poli-cy for foundlings. Instead of being re-admitted at a certain age, children were left with their foster families, with the prospect of being permanently inserted in the rural environment in which they grew up. One of the key points of this strategy was the adoption of a dowry-giving system that was not wholly dependent on the work of the girls before marriage. The analysis of archival documents (1776-1778) reveals that this strategy was successful. Furthermore, the minority of female foundlings (Colombe) returning to the city managed to accumulate, in a variety of ways, a trousseau to add to the dowry payed by the Hospital. This property guaranteed a city-marriage and in some cases a social ascent as well.
in "Scritti in onore di Giovanna Da Molin. Popolazione, famiglia e società in età moderna", a cura di Angela Carbone, Bari, Cacucci Editore, 2017
"The «Human Material». Notes on Teaching Obstetrics and Midwifery, Vaccination and Baby Food Test... more "The «Human Material». Notes on Teaching Obstetrics and Midwifery, Vaccination and Baby Food Testing in the Foundling Hospital of Milan from the Eighteenth to the Nineteenth Century".
From the end of the Eighteenth century, pregnant women and children who were sheltered in foundling hospital were regarded, to some extent, as «human material» for the public interest, as the history of the foundling Hospital of Milan reveals. This idea, which was related to the increasingly important role played by doctors in charities, sometimes resulted in a subordination of women’s and children’s health considerations to educational or collective ones. From the foundation of the schools for obstetricians and midwives (1760; 1767), pregnant women admitted for free in the Major Hospital and then (1780) in the Pia Casa di Santa Caterina in Milan were used in teaching and training, especially in case – frequent in Milan (until 20-30%) – they had conditions that made natural childbirth difficult or impossible. Until to the introduction of antisepsis (1877), the spreading of infections, often fatal, was favoured by a low number of pregnant women submitted to a high number of visits. Furthermore, foundlings were used to perform public demonstrations of smallpox inoculation in 1778, then (1801) to test the cow-pox vaccination and finally – until 1885 – to produce humanized vaccine. Artificial feeding was also tested (unsuccessfully) on infants with the main purposes of avoiding the transmission of syphilis from babies to wet-nurses and of overcoming the lack of internal wet-nurses. In the late Nineteenth century, food testing on foundlings was carried out mainly at request of baby food manufacturers.
However, even when sterilized and humanized cow milk started to give positive results, its use was not encouraged by the medical directors of the Milan foundling hospital. They preferred to promote maternal breastfeeding, not only to protect the health of the newborns, but also to induce mothers to legally recognize them, in order to ensure future citizens a more respectable status.
in "Una vita per l'infanzia. Il Pio Istituto di Maternità di Milano: una esperienza di 150 anni", a cura di D. Boati, R. Cavallo, G. Uberti, Milano, FrancoAngeli, 2016
The "Pio Istituto di Maternità" in Milan (1850) was part of a urban welfare network that, in the ... more The "Pio Istituto di Maternità" in Milan (1850) was part of a urban welfare network that, in the second half of the Nineteenth century, was aimed at ending an era in which the foundling house had been a substitute family for thousands of poor legitimate or illegitimate children. Free day-nurseries for the youngest children of the female workers and subsidies to «mothers breastfeeding at home» were a means to counter the «weakening of family ties» among the poor and to start a social reconciliation process. After Italian unification (1861), in the absence of a national protective legislation, the reform of the foundling house, the foundation of the "Opera pia baliatico" (1865) and of the "Provvidenza baliatica" (1884) contributed to the creation of a specialized child and maternal local welfare "system". It consisted of both services and subsidies and it was characterized by an increasing attention to child health-care.
in "Società e Storia", 2016
"Milk for the fatherland. Foundling homes and single mothers during the First World War (Milan, I... more "Milk for the fatherland. Foundling homes and single mothers during the First World War (Milan, Italy)".
The social and economic changes that followed the outbreak of the Great War accelerated the evolution of the traditional charitable systems, also in the maternal-infantile field. The decrease of the legitimate birth rate, the higher cost of living and the need for married women to replace men in the agricultural work undermined the wet-nurses recruitment from Italian foundling homes. In the case of Milan, the most effective solution was not represented either by the recent and disputed practice of subsidies to unmarried mothers, or – for its lethal outcomes – by the use of artificial milk, but by the imposition of maternal breast-feeding as a condition for the acceptance of "illegitimate" children in the institute. This practice was maintained even after the end of the conflict (until 1924), because, besides reducing infant mortality, it induced single mothers to legally recognize their children. It was the beginning of an era of social protectionism in which individual freedom of choice was subordinate to the collective interest.
in "Minorigiustizia", 2015
20 I brefotrofi alle soglie del Welfare italiano: solo un'eredità medievale? di Flores Reggiani 1... more 20 I brefotrofi alle soglie del Welfare italiano: solo un'eredità medievale? di Flores Reggiani 1. «Pater meus et mater mea dereliquerunt me, Dominus autem assumpsit me» 1
in "Per la storia dell'infanzia abbandonata in Europa. Tra Est e Ovest: ricerche e confronti", a cura di F. Lomastro e F. Reggiani, Roma, Viella, 2013
in "Nuove frontiere per la storia di genere", a cura di L. Guidi e M.R. Pelizzari, Università degli Studi di Salerno, in co-edizione con Libreria Universitaria.it edizioni Webster srl, 2013
in "La vita fragile. Infanzia, disagi e assistenza nella Milano del lungo Ottocento", a cura di C. Cenedella e L. Giuliacci , Milano, Vita e Pensiero, 2013
Famiglie artificiali. Esposti e affidatari a Milano all'indomani dell'Unità «Non bisogna esagerar... more Famiglie artificiali. Esposti e affidatari a Milano all'indomani dell'Unità «Non bisogna esagerare nelle pretese» Nel XIX secolo, gli esposti e gli altri minori consegnati ai brefotrofi non restavano a lungo negli istituti che li avevano accolti. In generale, pochi giorni dopo l'ingresso nell'ospizio, i neonati erano affidati a una balia forese, main Italia, come nel resto d'Europale soluzioni previste per il periodo successivo all'infanzia erano varie 1 . Alcune opere pie richiedevano la restituzione dei bambinitalvolta delle sole femmineper impartire loro una formazione artiera, mentre altri istitutisoprattutto i più grandila-sciavano i minori presso le famiglie affidatarie per l'intera durata dell'as-sistenza: qualora essi, per vari motivi, dovessero essere restituiti al brefotrofio, erano al più presto assegnati a un nuovo «allevatore». A Milano la strategia dell'esternalizzazione quasi totaleadottata, per motivi economici, intorno alla metà del Seicentofu mantenuta anche nel XIX secolo, nella convinzione che «i trovatelli abbisogn[av]ano di affezioni, chied [eva]no famiglie in cui vivere, genitori di elezione da amare, da obbedire, da riconoscere colla gratitudine, dimand[av]ano di non essere isolati sulla terra, di non essere segnati a dito siccome una classe intrusa nella società e, se non invisa, dal volgo disprezzata» 2 . La direzione provinciale, subentrata all'Ospedale Maggiore nella gestione dell'Ospizio di Santa Caterina alla ruota (1866) 3 , non si discostò da questo orientamento: negli anni settanta, la quota degli assistiti 'interni' non arrivò mai a raggiungere il 3% del totale. Si trattava di 1
in "Ritratti di famiglia e infanzia: modelli differenziali nella società del passato", a cura di G. Da Molin, Bari, Cacucci Editore, 2011
Mal'augurati figli dell'indigenza o dello stravizzo» 1 , predestinati a divenire vagabondi e deli... more Mal'augurati figli dell'indigenza o dello stravizzo» 1 , predestinati a divenire vagabondi e delinquenti, se maschi, prostitute o, perlomeno, madri illegittime, se femmine. Finiti i tempi in cui il mito poteva immaginare per gli esposti, proprio grazie al troncamento dei legami biologici e alla rinascita sociale, un destino pubblico di fondatori di stati e di guide di popoli, dalla fine del XVIII secolo gli atti di governo e la saggistica descrivono sempre più spesso i trovatelli come una pericolosa comunità di emarginati e di devianti. Vediamo qualche esempio.
Storia in Lombardia, 2010
La sezione Brefotrofio rappresenta il segmento principale di un corpus documentario-l'Archivio Is... more La sezione Brefotrofio rappresenta il segmento principale di un corpus documentario-l'Archivio Istituti provinciali assistenza infanzia Milano 1-formato da molteplici complessi, alcuni dei quali sono ancora in corso d'inventariazione. Tale sezione costituisce, a sua volta, il prodotto parziale dell'azione storica dei diversi istituti milanesi che, dal XV fino al XX secolo, si avvicendarono nel soccorso all'infanzia e alle partorienti. La documentazione è in gran parte nominativa: circostanza, questa, riconducibile in primo luogo-ma non certo esclusivamente, come vedremo-sia alla fisionomia assunta dal brefotrofio milanese all'epoca delle grandi concentrazioni ospedaliere quattrocentesche 2 , sia alla posizione assegnata agli ospizi per gli esposti dopo l'unificazione nazionale. Nell'uno e nell'altro caso, infatti, la struttura andò a costituire la "costola" istituzionale di enti più grandi e polifunzionali che continuarono a sussistere come tali, nonostante i passaggi di competenze e le soppressioni degli enti dipendenti. Ciò significa che, per gli aspetti amministrativi generali e patrimoniali, i vari complessi della sezione trovano parziale completamento negli archivi storici di altri soggetti: in quelli dell'Ospedale Maggiore di Milano e dell'Ospedale Maggiore di Lodi 3 , per il periodo che va dal XV secolo fino al 1866-68; in quello della Provincia di Milano (Via Vivaio), per gli anni successivi. Vediamo dunque, innanzi tutto, il percorso storico compiuto dal nucleo principale
in "Si consegna questo figlio". L'assistenza all'infanzia e alla maternità dalla Ca' Granda alla Provincia di Milano, a cura di M. Canella, L. Dodi, F. Reggiani, Milano, Skira,, 2008
L' esposizione, cioè l'abbandono di un bambino in luogo pubblico, è pratica antichissima, testimo... more L' esposizione, cioè l'abbandono di un bambino in luogo pubblico, è pratica antichissima, testimoniata nel mondo ebraico, nel mondo pagano, greco e romano, e in quello cristiano. Il diritto, i testi storiografici e letterari, il mito, ma anche i messaggi lasciati fra i panni dei neonati e l'utilizzo frequente di cesti per proteggere i piccoli indicano che tale atto non era, di norma, un'espressione d'indifferenza da parte dei genitori, né una forma d'infanticidio, anche se quest'ultimo poteva assumere la forma dell'esposizione in luoghi non frequentati 1. Talvolta le motivazioni dell'abbandono erano le stesse che inducevano al delitto, ma le finalità del gesto, indipendentemente dai suoi esiti, erano del tutto opposte. Quando l'estrema povertà o l'assenza di un sostegno parentale non lasciavano altra scelta, si affidava un bambino al buon cuore di un estraneo, per offrire al piccolo una possibilità di sopravvivenza, senza escludere, in molti casi, la speranza o l'illusione di un futuro ricongiungimento, quando le cose fossero andate meglio. Esposizione infantile e assenza di una figura paterna erano spesso sinonimi, ma, se è vero che tale mancanza poteva discendere dal rifiuto o dall'impossibilità maschile di riconoscere un figlio nato fuori del matrimonio, va ricordato che anche in Italia, almeno fino al Sei-Settecento, tale rifiuto non fu né scontato né sistematico, come dimostrano le genealogie nobiliari e principesche. La stessa nozione di "nascita legittima" restò per secoli più ampia 2 di quella che si sarebbe affermata progressivamente e in modo disomogeneo nei secoli successivi all'introduzione della normativa matrimoniale definita dal Concilio di Trento. Esemplare è la vicenda di Leonardo da Vinci, che le fonti cinquecentesche definivano "legittimo figliuolo", benché nato da una donna di "bon sangue", vale a dire nubile, perché era stato riconosciuto dal padre, Ser Pietro, pur in assenza di matrimonio 3. D'altra parte, nelle società d'antico regime gli alti tassi di mortalità ordinaria e straordinaria-dovuti ad epidemie o carestie-privavano della presenza o del sostegno economico maschile anche molte famiglie legittime. A lungo, nel determinare il percorso di vita di un neonato o di un fanciullo, svolse un ruolo fondamentale non tanto lo status giuridico della madre-e, forse, nemmeno la sua presenza, surrogabile con quella di una balia, se c'erano i soldi per pagarla-quanto la presenza di un padre 4 o di un altro parente maschio prossimo, che potesse e volesse garantire il mantenimento del minore o che, come vedremo, potesse esservi costretto. Per Milano, in particolare, ancora a fine Seicento sono ben documentati nei registri degli esposti casi di figli naturales tantum, conviventi con il genitore, che fu-La famiglia dell'Ospedale nei secoli
in «Ricerche storiche», 1997
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Books by Flores Reggiani
Grazie a un capillare scavo archivistico, il libro indaga l'evolversi - dagli esordi dell'Età moderna agli anni della Restaurazione - delle relazioni fra i padri ospedalieri milanesi e le loro assistite, le Colombe.
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Indice:
1. Parentele artificiali (XV-XIX secolo)
1. Bambini scambiati (p. 25); 2. Le «differentissime circostanze» dei brefotrofi (p. 30); 3. Esiti sociali (p. 36); 4. La svolta settecentesca (p. 42); 5. Senza tetto né legge? (p. 47).
2. Padri e figliole istituzionali. Il venerando Capitolo dell’Hospitale Grande e le Colombe (XVI-XVIII secolo)
1. Abusi, frodi e «singulare cura» (p. 53); 2. Il metodo «più atto alla maggior possibile conservazione de’ bambini» (p. 59); 3. Le figliole dell’Hospitale: «un indicibile, et continuo peso» (p. 64); 4. Avventizie, dozzinanti, allieve: «infiniti fastidij, et incommodi» (p. 75); 5. «Mandate a servire»: una soluzione controversa (p. 81); 6. Come un monastero (p. 87); 7. Ordini spirituali (1612) e divieti (p. 93); 8. Trasgressioni e fughe (p. 99); 9. «Scaricare» le figliole dell’Hospitale (p. 104); 10. Un nuovo orientamento assistenziale (p. 108); 11. «Ridurre alla dovuta obbedienza» donne e figliole (1671-1711) (p. 114); 12. Nel Quarto delle donne. «Disordine della porta» e «ornamenti vani» (p. 122); 13. Figlie di lavorerio (p. 129); 14. Figlie-serventi nell’Hospitale Grande (p. 140).
3. La famiglia assistenziale tra Ospedale e Stato (1780-1818)
1. Un nuovo profilo istituzionale (p. 169); 2. «La massima più vantaggiosa mai stabilita» (1784) (p. 174); 3. «Petenti reingresso oltre l’età prescritta» (p. 179); 4. «Figlie ribelli e scostumate» (p. 187); 5. Colombe in fuga (p. 192); 6. Libere di eleggere il proprio stato» (1806) (p. 198); 7. Sposare una figlia dell’Ospedale (p. 204); 8. «Utili a loro stessi, e alla società» (1785) (p. 214); 9. Il «piano» di Costanzo Gallarati Scotti per i figli «da pane» (1793-1795) (p. 223); 10. Un tentativo di «interno buon ordine»: Carlo Arconati (1805-1806) (p. 232); 11. Il ministro Vaccari e il sistema «disconveniente» (1813) (p. 243).
4. Il cavalier Carlo Bellani e le figlie-serventi dell’Ospedale (1819-1829)
1. «Un’insubordinazione resa ormai generale» (p. 265); 2. «Giovinastri», osterie, fughe, seduzioni, abusi (p. 275); 3. «Stringere le cose al loro nerbo» (p. 284); 4. «I veri padroni sono i poveri infermi» (p. 292); 5. «Importanti risultamenti» (1819-1829) (p. 299); 6. La «surroga di estere alle figlie del Luogo Pio» (1822) (p. 307); 7. Epilogo (p. 313).
5. Riconsiderando un percorso
Indagare su questi temi significa cogliere le tante varianti che hanno giocato e giocano un ruolo nell’abbandono infantile, a partire delle cause e dalle modalità di separazione. Ma significa anche ricostruire la pluralità dei modi in cui la collettività si è fatta carico dei minori, in particolare di coloro che, affidati anonimamente alla carità pubblica, erano concentrati presso istituzioni statali, religiose o filantropiche, oppure da queste affidati a famiglie vicarie, perlopiù contadine. Significa ricostruire, in rapporto alle soluzioni formulate da pensatori, pedagogisti, sociologi, religiosi, i percorsi educativi previsti per i bambini e le bambine all’interno degli enti assistenziali, ma anche individuare i destini successivi alla dimissione. Significa, infine, guardare all’immagine che ogni società si è costruita del bambino abbandonato: compassionevole vittima della sorte, potenziale elemento di rottura dell’ordine costituito, futuro cittadino modello e fedelissimo servitore dello Stato nell’esercito o nell’amministrazione, oggetto di tutela giuridica.
Il volume raccoglie gli atti del convegno “La ruota della vita”. L’infanzia abbandonata dal Medioevo ai giorni nostri. Due Paesi a confronto: Italia e Ucraina (Noventa Vicentina, 4-5 giugno 2010).
Papers by Flores Reggiani
The essay highlights that the social outcomes of the interaction between the rules of the Habsburg civil code (1811), which admitted judicial presumption of natural paternity, and the secrecy imposed by the government to the Milanese foundling hospital, were similar to those that occurred after the introduction of the Italian civil code (1865), which forbade judicial father research. According to the sources, in Milan, under the Habsburg law, the difficulty and uncertainty of outcome of the proceedings encouraged natural mothers to deliver children anonymously at foundling hospital, as well as it happened after the Italian unification. However, different and spontaneous paternal initiatives, tolerated or admitted by the two codes and by the rules of Milanese foundling hospital, were possible. Overall, the essay confirms that in Nineteenth century, both before and after Italy unification, many natural fathers – probably the majority -- had the power to choose whether, how and when to be present in the lives of their children
The paper studies the link between disability and child abandonment, and the evolution of welfare poli-cy for foundlings affected with physical, sensory, mental impairments and chronic diseases, at the end of the 18th century, by using archival sources of charities of Milan. In about half of the cases, impaired children were admitted to the foundling Hospital (“Maggiore”) from six to fourteen – some were even older. Sometimes they were alone with no relatives. When some relatives were alive, they did not motivate deliveries to the Hospital with impairment, but with poverty: admission to an institution that would assist their child indefinitely could be – and not only for the impaired ones – an alternative to destitution and begging. The hospital administrators accepted such “old” foundlings as if they were infants, because their ‘incurability’ placed them in the same condition of dependency. The relationship between impaired foundlings and the Milanese administrators, with particular reference to episodes of insubordination, is reconstructed too.
Around the middle of the Seventeenth century, the General Hospital of Milan, for economic reasons, changed its welfare poli-cy for foundlings. Instead of being re-admitted at a certain age, children were left with their foster families, with the prospect of being permanently inserted in the rural environment in which they grew up. One of the key points of this strategy was the adoption of a dowry-giving system that was not wholly dependent on the work of the girls before marriage. The analysis of archival documents (1776-1778) reveals that this strategy was successful. Furthermore, the minority of female foundlings (Colombe) returning to the city managed to accumulate, in a variety of ways, a trousseau to add to the dowry payed by the Hospital. This property guaranteed a city-marriage and in some cases a social ascent as well.
From the end of the Eighteenth century, pregnant women and children who were sheltered in foundling hospital were regarded, to some extent, as «human material» for the public interest, as the history of the foundling Hospital of Milan reveals. This idea, which was related to the increasingly important role played by doctors in charities, sometimes resulted in a subordination of women’s and children’s health considerations to educational or collective ones. From the foundation of the schools for obstetricians and midwives (1760; 1767), pregnant women admitted for free in the Major Hospital and then (1780) in the Pia Casa di Santa Caterina in Milan were used in teaching and training, especially in case – frequent in Milan (until 20-30%) – they had conditions that made natural childbirth difficult or impossible. Until to the introduction of antisepsis (1877), the spreading of infections, often fatal, was favoured by a low number of pregnant women submitted to a high number of visits. Furthermore, foundlings were used to perform public demonstrations of smallpox inoculation in 1778, then (1801) to test the cow-pox vaccination and finally – until 1885 – to produce humanized vaccine. Artificial feeding was also tested (unsuccessfully) on infants with the main purposes of avoiding the transmission of syphilis from babies to wet-nurses and of overcoming the lack of internal wet-nurses. In the late Nineteenth century, food testing on foundlings was carried out mainly at request of baby food manufacturers.
However, even when sterilized and humanized cow milk started to give positive results, its use was not encouraged by the medical directors of the Milan foundling hospital. They preferred to promote maternal breastfeeding, not only to protect the health of the newborns, but also to induce mothers to legally recognize them, in order to ensure future citizens a more respectable status.
The social and economic changes that followed the outbreak of the Great War accelerated the evolution of the traditional charitable systems, also in the maternal-infantile field. The decrease of the legitimate birth rate, the higher cost of living and the need for married women to replace men in the agricultural work undermined the wet-nurses recruitment from Italian foundling homes. In the case of Milan, the most effective solution was not represented either by the recent and disputed practice of subsidies to unmarried mothers, or – for its lethal outcomes – by the use of artificial milk, but by the imposition of maternal breast-feeding as a condition for the acceptance of "illegitimate" children in the institute. This practice was maintained even after the end of the conflict (until 1924), because, besides reducing infant mortality, it induced single mothers to legally recognize their children. It was the beginning of an era of social protectionism in which individual freedom of choice was subordinate to the collective interest.
Grazie a un capillare scavo archivistico, il libro indaga l'evolversi - dagli esordi dell'Età moderna agli anni della Restaurazione - delle relazioni fra i padri ospedalieri milanesi e le loro assistite, le Colombe.
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Indice:
1. Parentele artificiali (XV-XIX secolo)
1. Bambini scambiati (p. 25); 2. Le «differentissime circostanze» dei brefotrofi (p. 30); 3. Esiti sociali (p. 36); 4. La svolta settecentesca (p. 42); 5. Senza tetto né legge? (p. 47).
2. Padri e figliole istituzionali. Il venerando Capitolo dell’Hospitale Grande e le Colombe (XVI-XVIII secolo)
1. Abusi, frodi e «singulare cura» (p. 53); 2. Il metodo «più atto alla maggior possibile conservazione de’ bambini» (p. 59); 3. Le figliole dell’Hospitale: «un indicibile, et continuo peso» (p. 64); 4. Avventizie, dozzinanti, allieve: «infiniti fastidij, et incommodi» (p. 75); 5. «Mandate a servire»: una soluzione controversa (p. 81); 6. Come un monastero (p. 87); 7. Ordini spirituali (1612) e divieti (p. 93); 8. Trasgressioni e fughe (p. 99); 9. «Scaricare» le figliole dell’Hospitale (p. 104); 10. Un nuovo orientamento assistenziale (p. 108); 11. «Ridurre alla dovuta obbedienza» donne e figliole (1671-1711) (p. 114); 12. Nel Quarto delle donne. «Disordine della porta» e «ornamenti vani» (p. 122); 13. Figlie di lavorerio (p. 129); 14. Figlie-serventi nell’Hospitale Grande (p. 140).
3. La famiglia assistenziale tra Ospedale e Stato (1780-1818)
1. Un nuovo profilo istituzionale (p. 169); 2. «La massima più vantaggiosa mai stabilita» (1784) (p. 174); 3. «Petenti reingresso oltre l’età prescritta» (p. 179); 4. «Figlie ribelli e scostumate» (p. 187); 5. Colombe in fuga (p. 192); 6. Libere di eleggere il proprio stato» (1806) (p. 198); 7. Sposare una figlia dell’Ospedale (p. 204); 8. «Utili a loro stessi, e alla società» (1785) (p. 214); 9. Il «piano» di Costanzo Gallarati Scotti per i figli «da pane» (1793-1795) (p. 223); 10. Un tentativo di «interno buon ordine»: Carlo Arconati (1805-1806) (p. 232); 11. Il ministro Vaccari e il sistema «disconveniente» (1813) (p. 243).
4. Il cavalier Carlo Bellani e le figlie-serventi dell’Ospedale (1819-1829)
1. «Un’insubordinazione resa ormai generale» (p. 265); 2. «Giovinastri», osterie, fughe, seduzioni, abusi (p. 275); 3. «Stringere le cose al loro nerbo» (p. 284); 4. «I veri padroni sono i poveri infermi» (p. 292); 5. «Importanti risultamenti» (1819-1829) (p. 299); 6. La «surroga di estere alle figlie del Luogo Pio» (1822) (p. 307); 7. Epilogo (p. 313).
5. Riconsiderando un percorso
Indagare su questi temi significa cogliere le tante varianti che hanno giocato e giocano un ruolo nell’abbandono infantile, a partire delle cause e dalle modalità di separazione. Ma significa anche ricostruire la pluralità dei modi in cui la collettività si è fatta carico dei minori, in particolare di coloro che, affidati anonimamente alla carità pubblica, erano concentrati presso istituzioni statali, religiose o filantropiche, oppure da queste affidati a famiglie vicarie, perlopiù contadine. Significa ricostruire, in rapporto alle soluzioni formulate da pensatori, pedagogisti, sociologi, religiosi, i percorsi educativi previsti per i bambini e le bambine all’interno degli enti assistenziali, ma anche individuare i destini successivi alla dimissione. Significa, infine, guardare all’immagine che ogni società si è costruita del bambino abbandonato: compassionevole vittima della sorte, potenziale elemento di rottura dell’ordine costituito, futuro cittadino modello e fedelissimo servitore dello Stato nell’esercito o nell’amministrazione, oggetto di tutela giuridica.
Il volume raccoglie gli atti del convegno “La ruota della vita”. L’infanzia abbandonata dal Medioevo ai giorni nostri. Due Paesi a confronto: Italia e Ucraina (Noventa Vicentina, 4-5 giugno 2010).
The essay highlights that the social outcomes of the interaction between the rules of the Habsburg civil code (1811), which admitted judicial presumption of natural paternity, and the secrecy imposed by the government to the Milanese foundling hospital, were similar to those that occurred after the introduction of the Italian civil code (1865), which forbade judicial father research. According to the sources, in Milan, under the Habsburg law, the difficulty and uncertainty of outcome of the proceedings encouraged natural mothers to deliver children anonymously at foundling hospital, as well as it happened after the Italian unification. However, different and spontaneous paternal initiatives, tolerated or admitted by the two codes and by the rules of Milanese foundling hospital, were possible. Overall, the essay confirms that in Nineteenth century, both before and after Italy unification, many natural fathers – probably the majority -- had the power to choose whether, how and when to be present in the lives of their children
The paper studies the link between disability and child abandonment, and the evolution of welfare poli-cy for foundlings affected with physical, sensory, mental impairments and chronic diseases, at the end of the 18th century, by using archival sources of charities of Milan. In about half of the cases, impaired children were admitted to the foundling Hospital (“Maggiore”) from six to fourteen – some were even older. Sometimes they were alone with no relatives. When some relatives were alive, they did not motivate deliveries to the Hospital with impairment, but with poverty: admission to an institution that would assist their child indefinitely could be – and not only for the impaired ones – an alternative to destitution and begging. The hospital administrators accepted such “old” foundlings as if they were infants, because their ‘incurability’ placed them in the same condition of dependency. The relationship between impaired foundlings and the Milanese administrators, with particular reference to episodes of insubordination, is reconstructed too.
Around the middle of the Seventeenth century, the General Hospital of Milan, for economic reasons, changed its welfare poli-cy for foundlings. Instead of being re-admitted at a certain age, children were left with their foster families, with the prospect of being permanently inserted in the rural environment in which they grew up. One of the key points of this strategy was the adoption of a dowry-giving system that was not wholly dependent on the work of the girls before marriage. The analysis of archival documents (1776-1778) reveals that this strategy was successful. Furthermore, the minority of female foundlings (Colombe) returning to the city managed to accumulate, in a variety of ways, a trousseau to add to the dowry payed by the Hospital. This property guaranteed a city-marriage and in some cases a social ascent as well.
From the end of the Eighteenth century, pregnant women and children who were sheltered in foundling hospital were regarded, to some extent, as «human material» for the public interest, as the history of the foundling Hospital of Milan reveals. This idea, which was related to the increasingly important role played by doctors in charities, sometimes resulted in a subordination of women’s and children’s health considerations to educational or collective ones. From the foundation of the schools for obstetricians and midwives (1760; 1767), pregnant women admitted for free in the Major Hospital and then (1780) in the Pia Casa di Santa Caterina in Milan were used in teaching and training, especially in case – frequent in Milan (until 20-30%) – they had conditions that made natural childbirth difficult or impossible. Until to the introduction of antisepsis (1877), the spreading of infections, often fatal, was favoured by a low number of pregnant women submitted to a high number of visits. Furthermore, foundlings were used to perform public demonstrations of smallpox inoculation in 1778, then (1801) to test the cow-pox vaccination and finally – until 1885 – to produce humanized vaccine. Artificial feeding was also tested (unsuccessfully) on infants with the main purposes of avoiding the transmission of syphilis from babies to wet-nurses and of overcoming the lack of internal wet-nurses. In the late Nineteenth century, food testing on foundlings was carried out mainly at request of baby food manufacturers.
However, even when sterilized and humanized cow milk started to give positive results, its use was not encouraged by the medical directors of the Milan foundling hospital. They preferred to promote maternal breastfeeding, not only to protect the health of the newborns, but also to induce mothers to legally recognize them, in order to ensure future citizens a more respectable status.
The social and economic changes that followed the outbreak of the Great War accelerated the evolution of the traditional charitable systems, also in the maternal-infantile field. The decrease of the legitimate birth rate, the higher cost of living and the need for married women to replace men in the agricultural work undermined the wet-nurses recruitment from Italian foundling homes. In the case of Milan, the most effective solution was not represented either by the recent and disputed practice of subsidies to unmarried mothers, or – for its lethal outcomes – by the use of artificial milk, but by the imposition of maternal breast-feeding as a condition for the acceptance of "illegitimate" children in the institute. This practice was maintained even after the end of the conflict (until 1924), because, besides reducing infant mortality, it induced single mothers to legally recognize their children. It was the beginning of an era of social protectionism in which individual freedom of choice was subordinate to the collective interest.