Classical Geopolitics is a prime example for discussing the problematic relationship between the objectivity and neutrality of science since, being the last part of the positivist movement, it was deliberately not neutral, although it was still objective. Through a comparison of the two schools of thought of the leading exponents of Geopolitik and Italian geopolitics, Ernesto Massi and Karl Haushofer, it is possible to highlight the autonomous development and coherence of two possible responses through the use of the same interpretive approach. The comparison of the two diverse positions in the geopolitical discipline is finalized to formulate some considerations on the relationship between science and politics during the inter-war period with the goal of proving that geopolitics is a science that, though not politically neutral, remains objective, thereby revealing the limits of positivism. The teachings of classical geopolitics force us to consider the possibility of combining the objectivity of science with political involvement.

"L'ultima rivoluzione. Figure e interpreti del Sessantotto", P.P. Poggio e C. Tombola (a cura di), Fondazione Luigi Micheletti. , 2019

Sulle barricate nel Sessantotto e manager qualche anno dopo, non è proprio una regola ma stando alle cronache non è nemmeno un’eccezione. Tradimento o logica conseguenza delle autentiche premesse teoriche e politiche del Sessantotto? Questa seconda interpretazione – l’idea secondo cui il Sessantotto, lungi dal segnare un momento di attacco al capitalismo e un tentativo di metterne in crisi i fondamenti, avrebbe segnato invece una svolta in avanti del capitalismo stesso – esprime il senso comune contro cui il presente articolo è orientato. Al centro dell'analisi l’opera di Luc Boltanski ed Ève Chiapello: ""Il nuovo spirito del capitalismo", spesso utilizzata (in modo superficiale) da letture che tra Sessantotto e nuovo capitalismo istituiscono un rapporto, se non di causa-effetto, almeno di sostanziale continuità. L'articolo approfondisce i rapporti tra quest'opera e De la justification, il precedente più significativo nella riflessione teorica di Boltanski, e si chiude con un riferimento al caso italiano, distinto per alcuni aspetti non secondari dal modello delineato dagli autori e condiviso anche da molti dei loro critici.

This article sheds light on a political information channel between the Empire and Rome during the Thirty Years' War. At its center stands the figure of the Rota Auditor Giovan Battista Remboldi, nephew of the Augsburg banker Markus Welser.

Studi sartriani, 2018

Desire cannot be taught, only witnessed. In Pasolini's pedagogical attitude there is an attempt to transmit the ability to desire to young people. But is it possible to convey the desire? To what extent is the ability to desire inherited? To witness this ability, the result of a mixture of times and affections, to transmit that legacy, became Pasolini's last task, through “indialectic” works, open to the contradiction of life: the screenplay of the film he never accomplished on Saint Paul, and then Teorema, The New Youth, Salò, and Petrolio. Beyond the shared reasons of the students’ protest, he read in the Movement some senseless and unrealistic agitations. On the one hand, he caught in it a legitimate reaction against the mortification of desire required by consumerist capitalism: that’s why he became a students' companion. On the other hand he realized that they had not recognized the other objective of the Palace: the substantial rejection of that excess which is joy (jouissance), unmanageable by capitalism because beyond its logic. In Sixty-eight boys and girls’ "mysterious will not to be sons", Pasolini read the rejection to take charge, albeit critically, of any inheritance. Their "guilt" as children consisted in the uncritical acceptance of the vectoriality of bourgeois time, without conceiving the chance of an alternative story, or the possibility of going back and start all over again.

"Teoria politica", n. 3, 2001, 2001

The young Maranini. Notes for a history of Italian political science between the two wars. Giuseppe Maranini’s name is mainly linked to his 1950’s and 1960’s critique of «partitocrazia» and of the Italian constitutional set-up established in 1948. Regarded, in the light of his later works, simply as a liberal thinker, both his critics and his esteemers have substantially neglected his juvenile reflections; as a consequence they lacked to perceive that his research had actually arisen from a pressing and radical attack of the fundamental theoretical premises of liberalism and of the XIX century state. Rereading and placing in the intellectual background of the period his 1920’s and 1930’s essays, this paper argues that in Maranini’s juvenile reflections it is possible to identify a conscious contribution to political science. Although he followed in Gaetano Mosca’s political science footsteps, Maranini abandoned his liberal premises and searched for the deep root of political phenomena in the organizational grassroots of groups and conflicts.

Recensione a Quarant’anni di scienza politica in Italia, a cura di Gianfranco Pasquino, Marta Regalia e Marco Valbruzzi, Il Mulino, Bologna, 2013).

Spazi politici, società e individuo: le tensioni del moderno, 2016

editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo -elettronico, meccanico, reprografi co, digitale -se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d'Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni/fotocopie SPAZI politici, società e individuo : le tensioni del moderno / a cura di Christoph Cornelissen, Paolo Pombeni. -Bologna : Il Mulino, 2016. -405 p. ; 22 cm. -(Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento. Quaderni; 98) Nell'occh.: Fondazione Bruno Kessler ISBN 978-88-15-26661-3 1. Modernità 2. Individuo e istituzioni -Sec.16.-21. 3. Società e politica -Sec.16.-21. I. Cornelissen, Christoph II. Pombeni, Paolo 909.08 (DDC 22.ed) FBK -Istituto Storico Italo-Germanico Scheda bibliografi ca: FBK -Biblioteca

Secondo l'economista Daniel Gros l'egemonia tedesca sull'Europa sta per finire e questo porterà al lassismo e al blocco delle riforme strutturali, spingendo Berlino a uscire dall'euro. Lui si preoccupa per quella che potrebbe essere la soluzione di molti guai invece di interrogarsi sui crescenti problemi economici e sociali dell'Unione. Ma il problema vero è che probabilmente il gigante europeo trascinerà tutti nella stagnazione

società. Che questo fosse l'aspetto più rilevante di quanto stava accadendo, che insomma si stesse verificando una complessa mutazione culturale e, quasi, si potrebbe dire, "antropologica", fu avvertito per tempo da una serie di testimoni, che cercarono fin da subito di sottoporre a un'analisi critica le idee e i comportamenti che si stavano affermando e di collocarli nel quadro più ampio della cultura occidentale e dei suoi problemi. A proposito di costoro, si può parlare di un "altro Sessantotto": si tratta, cioè, di una cultura alternativa (liberale, cattolica, tradizionalistica) che emerge durante gli anni Sessanta, parallelamente a quella (maggioritaria) a cui si contrappone. Possiamo fare alcuni nomi: si pensi ad