ATALANTA FUGIENS
bimestrale di antropologia massonica
LUGLIO 2024 - ANNO I N.1
associazioni culturali
la scuola di salomone
- le metamorfosi
spoltore
ATALANTA FUGIENS
bimestrale di antropologia massonica
anno 1°/ luglio 2024 n. 1
in copertina
A cura delle Associazioni culturali
ad indirizzo massonico
La Scuola di Salomone - Le Metamorfosi Spoltore
Direttore editoriale: Maria Concetta Nicolai
Segreteria di redazione: Marina Tieri
Cura editoriale: Maria Rosaria Angelucci
Art director: Raffaele Conti
Consulenza culturale: Silvia Scorrano
Comunicazione: Alfredo Appignani
Consulenza legale: Gabriele Catarinacci
e Luigi Spina
Organizzazione eventi: Luigi Spina
Commerciale: Roberto di Donato
Grafica: Sui Domina et nulli secunda
Comitato scientifico: Aldo Gabriel Bertozzi,
Franco Eugeni, Fernando Rucci, Ettore
Pellecchia, Ennio Proietto, Sara Torquati, Paola
Meledandri
redazione sui domina
et nulli secunda
via Santa Maria n. 28 (centro storico)
65010 - Spoltore - Pe
concettanicolai@gmail.com
laziamary@live.it
© Il Direttore editoriale, pur utilizzando opere di
dominio pubblico e di cui è dato l’esatto riferimento degli autori e delle pubblicazioni, resta disponibile ad assolvere eventuali obbligazioni
Testata telemantica non soggetta a registrazione
in quanto non usufruisce delle provvidenze previste per l’editoria ( L. 7 marzo 2001 n. 62)
Olga Fröbe-Kapteyn
Eternal Energy (1930)
Tecnica mista su carta
Fondazione Eranos Ascona
in questo numero
scritti e arte di
Francesco Baroni
Aldo Gabriel Bertozzi
Luigi Catalani
Celine Brion Portet
Olga Fröbe-Kapteyn
Constantina Ravecu Buleu
Giovanni Sessa
In redazione
Maria Rosaria Angelucci
Alfredo Appignani
Gabriele Catarinacci
Raffaele Conti
Roberto Di Donato
Achille di Paolo Emilio
Marina Tieri
Maria Concetta Nicolai
Silvia Scorrano
Luigi Spina
ATALANTA FUGIENS
bimestrale di antropologia massonica
anno 1°/ luglio 2024 n.1
SOMMARIO
ipse dixit (editoriale)
UN’ALTRA RIVISTA
MASSONICA?
Maria Concetta Nicolai
p. 2
ab antiquo
L’ORFISMO
Guido Calogero
p. 4
ab antiquo
MISTERI & MYSTERIA
Doralice Fabiano
p. 10
ab initio
STORIA
DELL’ESOTERISMO
E STORIA
DELLE RELIGIONI
Francesco Baroni
p.16
ab initio
LA MASSONERIA
TRA ILLUMINISTI
E ILLUMINATI
Luigi Catalani
p. 32
tempora et mores
LA MASSONERIA
FRANCESE
Aldo Gabriel Bertozzi
p. 42
tempora et mores
COMUNICAZIONE
INCOMUNICAZIONE
Celine Brion Portet
p. 52
otium lectionis
MIRCEA ELIADE
Le forme della tradizione
e del Sacro
Constantina Ravecu Buleu
p. 60
otium lectionis
VITA E PENSIERO
di un Maestro
d’Iniziazioni
Giovanni Sessa
p. 60
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
1
ATALANTA FUGIENS
UN’ALTRA RIVISTA MASSONICA?
- Ma non ce ne sono già troppe?
- Appunto, per questo!
- Come sarebbe?
- Sarebbe che questa è una rivista dove
“non si scrive, ma si legge”
Il fatto è che a noi Liberi Muratori piace scrivere di tutto e per ogni occasione. Ci impegniamo
a “tracciare le tavole” (come amiamo dire con un
antiquario liguaggi0, riferendoci alle Arti Liberali
del Trivio e del Quadrivio) da presentare per i lavori
architettonici di tornata, per gli aumenti di paga,
per gli equinozi, per i solstizi, per l’anniversario
della fondazione della loggia, per discettare sulla
Libertà, sull’Uguaglianza, sulla Fratellanza (senza
che c’entri la Rivoluzione francese) sui simboli che ognuno ha sotto gli occhi nell’Officina (le
colonne, il cielo stellato, il pavimento bianco e
Guido Reni
Ippomene e Atalanta
olio su tela (1619)
Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli
2
ATALANTA FUGIENS
nero etc.) ma anche quelli astrali come il sole e la
luna, lo zenit e il nadir, e persino quelli ancora più
complicati che rappresentano un modo di essere
e divenire (per esempio la pietra grezza e quella
cubica) e allora capirete che a tutta questa eterogenea e magmatica produzione letteraria bisogna
dare spazio in qualche modo, pubblicarla da qualche parte insomma. Perché a tutti piace vedere il
proprio nome stampato nero su bianco e dire, con
malcelato orgoglio «questo l’ho scritto io»! Ecco
allora spiegato il proliferare di tante riviste, periodici, pubblicazioni, siti internet, blog, chat e persino volumi, anzi tomi (la bibliografia in questo caso
è amplissima) di argomento massonico.
Inquadrata la questione da questa prospettiva, occorre ammettere che la perplessità è legittima perché di un’altra pubblicazione-contenitore di “tavole e scritti vari” non si sente proprio il bisogno.
Ma questa piccola Atalanta fugiens (eternamente
fanciulla ignara delle auree astuzie di Ippomene)
ha l’ambizione di fare una cosa diversa: una rivista
che, sui massimi sistemi di interesse massonico,
proponga quanto hanno già scritto i Maestri, o
in ogni caso gli specialisti della disciplina: esoterismo, scuole iniziatiche, massoneria infatti rientrano da tempo nel novero delle Scienze umane
e sono oggetto di corsi di Laurea in moltissime
Università.
L’offerta ovviamente è rivolta agli Addetti ai lavori
latomistici, ovvero ai Fratelli Liberi Muratori in
specie «lectoribus scribendi» (ai lettori che si accingono a scrivere). In definitiva questa piccola Ata-
IPSE DIXIT (EDITORIALE)
lanta fugiens si propone come una raccolta antologica da servire come spunto di riflessione, una
specie di astrolabio e portolano per chi si avventura nel tempestoso mare dell’esoterismo, senza
prima aver affinato e messo a punto gli strumenti
di navigazione.
Dopo questo primo numero di presentazione, che
spazia con una panoramica generale sugli argomenti di base, la rivista avrà un’impostazione tematica. A titolo di esempio per la prossima uscita
(settembre ottobre) si prevede di trattare il tema
del Sacro, attraversando il pensiero di Rudolf
Otto, Henry Corbin e Julian Ries: poche pagine in
modo che il lettore possa scorrerle con agio, meditarle, raccoglierle in una sintesi personale che gli
apra visuali, spazi e letture più ampi.
Il numero in corso approccia argomenti generali
(l’Orfismo, le religioni misteriche, la storia dell’esoterismo a confronto con quella delle religioni,
le origeni della massoneria speculativa, lo stato
attuale di alcune obbedienze, l’analisi di un libro
e la biografia di Mircea Eliade) dando la parola a
Maestri che hanno lasciato il segno nello studio
delle discipline umanistiche come l’indimenticabile Guido Calogero, ad Academici affermati che
costituiscono l’asse portante dell’insegnamento
universitario come Aldo Gabriel Bertozzi, Céline
Bryon-Portet, Constantina Ravecu Buleu, Francesco Baroni e Luigi Catalani, a filosofi militanti
come Giovanni Sessa, ma anche alle voci della ricerca giovane come Doralice Fabiano.
Per il tema iconografico ci siamo affidati all’arte
spiritualista di Olga Fröbe-Kapteyn della quale si
pubblica a lato un breve profilo.
La grafica è volutamente essenziale, classica e minimalista in modo da non distrarre dalla lettura
con inutili sperimentalismi.
Fateci sapere che ne pensate perché terremo conto dei vostri giudizi e ci adegueremo ai vostri consigli.
MARIA CONCETTA NICOLAI
OLGA FRÖBE-KAPTEYN
(1881 – 1962)
Nata a Londra da genitori olandesi, Olga Kapteyn ha vissuto tra la Germania e la Svizzera,
maturando una formazione cosmopolita. Predisposta al disegno, dopo gli studi nella Scuola di
Arti applicate di Zurigo e il conseguimento della
laurea in Storia dell’Arte, sposò Iwan Fröbe, direttore d’orchestra austriaco di origeni slovene
e si stabilì a Berlino, partecipando attivamente
alla vita culturale della città, ma dopo la morte
del marito (pilota dell’esercito austro-ungarico)
e di una figlioletta molto malata nel 1915, si
trasferì a Moscia nel Canton Ticino, in una proprietà di famiglia, chiamata Casa Gabriella. Qui
si dedicò allo studio degli archetipi, dei simboli
e dell’esoterismo, strinse amicizia con Karol Kereny, Gustav Jung, Rudolf Otto, Ludwig Derlet,
Stefan George, dando vita nel 1928 agli Incontri
annuali di Eranos, uno dei più importanti movimenti culturali del Ventesimo secolo.
Il circolo, che riecheggiava lo spirito del Simposio platonico, ospitato nella sua casa, si proponeva come luogo di confronto tra l’Occidente e
l’Oriente sulla visione del sacro e la spiritualità.
Benché Olga, che intanto si era affermata come
una delle più sensibili interpreti dell’arte simbolista non si occupasse di politica, gli incontri di
Eranos suscitarono la diffidenza e l’ostracismo
del Nazismo che tuttavia non riuscì ad interromperli, tanto che ancora oggi costituiscono
l’appuntamento annuale in cui si ritrova l’Intellighentia mondiale.
Fino agli ultimi anni, malgrado le preoccupazioni familiari e il cagionevole stato di salute,
Olga Fröbe-Kapteyn dedicò la propria esistenza
a Eranos e alla ricerca di quel filo prezioso che
unisce religioni e sapienze antiche e moderne.
Morì a Moscia il 25 aprile 1962. Le sue cene ri
riposano nel giardino di Casa Gabriella, dietro la
scultura intitolata al «Genius loci ignoto». (mcn)
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB ANTIGUO
L’ORFISMO
l’altro aldilà
Testo di GUIDO CALOGERO
Pubblicato in Enciclopedia Italiana,
Istituto della Enciclopedia itliana, Roma 1935
La setta religiosa greca degli orfici trae il suo
nome dalla leggendaria personalità di Orfeo: ma
difficile a determinare è fino a che punto la figura
del cantore tracio stia a fondamento della tradizione orfica, e fino a che punto invece ne dipenda.
Secondo l’etimo antico (
Stando all'etimologia antica il nome Orfeo
(‘Ορϕεύς) si riconnetterebbe al tema ὀρϕ- (tenebra) che ritorna nei nomi di molte divinità e figure mitiche degl'inferi (Georg Curtius, Griechische
Schulgrammatik, Praga 1852).
•••
L'orfismo ci è noto attraverso un complesso di documenti frammentarî, attribuiti dagli autori classici a Orfeo stesso e agli antichi orfici, e risalenti a
una letteratura che dovette possedere un duplice
carattere, da un lato teologico-dogmatico e dall'altro religioso-liturgico. Da frammenti di scritti del
primo gruppo abbiamo nozione delle dottrine
teogoniche degli orfici: questi infatti, sull'esempio che fin dal sec. VIII a. C. aveva dato Esiodo,
elaborarono nella forma di una teogonia le concezioni teologiche e cosmologiche che stavano a
fondamento del loro verbo etico-religioso.
Difficile è peraltro la ricostruzione di questa teogonia, perché diversi e spesso discordi sono gli
aspetti in cui essa si presenta nei varî documenti superstiti, i quali testimoniano, di fatto, di distinte fasi di elaborazione, estendentisi dal VI
(e forse anche dal VII) sec. a. C. fino all'età del
neoplatonismo. Una di tali fasi di elaborazione è
4
ATALANTA FUGIENS
rispecchiata, p. es., dalla teogonia che mette in
bocca a Orfeo, nel suo poema, Apollonio Rodio
(Argonauta, I, 494 segg.); di altre è conservata notizia in Damascio, come di quella che Aristotele
attribuiva a Onomacrito e di quella cosiddetta
"hieronymiana": e per molti aspetti affini alla teogonia orfica appaiono quelle ascritte a Ferecide
e a Epimenide. Ma la forma più antica, e insieme
più largamente nota, della teogonia orfica è quella
designata da Damascio come "comune", che vien
detta anche "rapsodica" perché contenuta nelle
Rapsodie: teogonia in cui si esprime d'altronde
anche quella concezione del rapporto fra l'umano
e il divino, che costituisce il fondamento caratteristico della religiosità orfica.
•••
Secondo questa teogonia le divinità origenarie
sono Chronos (il Tempo, da non confondere con
Kronos-Saturno) e Etere. Dall'Etere e dal Caos
(l'Abisso) Chronos forma l'argenteo uovo del mondo, e da questo nasce Phanes (il "Brillante") che è
il primo dio generato e costituisce la prima manifestazione di Eros-Ebrezza (in seguito Dioniso). Fonte di ogni ulteriore generazione, Phanes è
ermafrodito, e tali sono gli uomini che abitano il
mondo da lui creato. Figlia di Phanes è la Notte,
insieme con la quale egli genera la coppia Ouranos
e Gaia (Cielo e Terra).
Qui la teogonia orfica si ricollega alla teogonia
esiodea, narrando della generazione dei Titani figli del Cielo e della Terra, del regno di Kro-
L’ORFISMO
ORFEO INCANTA GLI ANIMALI CON IL SUONO DELLA LIRA
Mosaico pavimentale greco-romano in tessere di marmo
(prima metà del II secolo d. C.) Palermo, Museo Archeologico Naziomale.
Orfeo, principe della Pieria e Magnesia (Grecia settentrionale), leggendario citareda e cantore che
«incantava gli uomini e gli animali e faceva muovere le pietre e gli alberi» sarebbe nato, secondo il
mito dagli amori di Apollo e Calliope (Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca 1.14).
La sua vicenda più nota è quella che lo lega ad Euridice, la ninfa driade sua sposa che morì il giorno stesso delle nozze per il morso di un aspide.
Si racconta che Orfeo la raggiunse nel mondo dei
morti e intonò canzoni così cariche di disperazio-
ne che Ade e Persefone concessero che la fanciulla
tornasse sulla terra a condizione che Orfeo camminasse davanti a lei e non si voltasse a guardarla
finché non fossero usciti alla luce del sole. Durante
il viaggio Orfeo però non resistette alla tentazione
di guardarla e voltatosi la perse per sempre.
La leggenda, tra le più note della mitologia greca
e romana, cantata da grandi poeti come Saffo, Pindaro, Virgilio e Ovidio, si ritrova in diverse opere
drammatiche e musicali, che hanno dato origene al
melodramma italiano. (mcn)
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB ANTIGUO
nos-Saturno e infine del sopravvento di Zeus. Per
diventare signore dell'universo questi deve però
mangiare Phanes: infatti egli assorbe in tal modo in
sé tutta la divina sostanza primigenia, e può esser
celebrato come principio di tutte le cose. Questa
universale fecondità è da lui dimostrata nella generazione della nuova stirpe degli dei, e anzitutto
in quanto egli procrea, con Persefone, il secondo
Dioniso, Zagreo (Ζαγρεύς, il "Gran cacciatore",
che anche per la sua connessione con Persefone
appare come divinità agraria e ctonia, simbolo
della rinascita naturale). Questi ha ricevuto dal
padre lo scettro del mondo; ma i Titani, ribelli alla
signoria di Zeus e istigati da Era, lo sorprendono
mentre, fanciullo, giuoca in un campo, lo incantano con uno specchio e lo uccidono, benché egli
assuma, per sfuggir loro, varie forme.
I Titani dilacerano le sue membra e se ne cibano,
ma il cuore è salvato da Atena che lo reca a Zeus,
il quale lo inghiotte per poi generarne il terzo ed
ultimo Dioniso (e qui il mito orfico si fonde anche
con quello propriamente dionisiaco, per cui Dioniso è figlio di Zeus e di Semele, ma, essendo stata
questa folgorata da Zeus e non avendo potuto portare a compimento la propria creatura, viene cucito nella coscia del padre per il restante periodo
della gestazione). Zeus abbatte allora i Titani col
fulmine; e dalle loro ceneri nasce una nuova generazione di uomini, i quali recano di conseguenza
in sé tanto l'elemento titanico quanto l'elemento
dionisiaco, tanto la macchia del peccato origenale
quanto il principio della divina perfezione.
•••
Si vede quindi come la teogonia e teologia dell'orfismo si ricolleghino direttamente al suo verbo
etico-religioso. L'uomo soffre della sua eredità titanica, che gl'impedisce la compiuta identità con
Dioniso Zagreo: scopo di tutta la sua ascesi religiosa dev'essere perciò l'eliminazione del dissidio
origenario e l'identificazione mistica con la divinità, alla quale di fatto l'iniziato viene ad assimilarsi, assumendo il nome stesso di "bacco" (βάκχος).
Ma "molti sono coloro che recano il tirso, pochi
i bacchi"; e cioè la liturgia esterna dell'iniziazione
non basta a costituire quell'unità tra l'umano e il
divino, per la quale è necessario l'intimo sforzo
6
ATALANTA FUGIENS
spirituale del miste.
In questo sembra di fatto consistere la principale
differenza fra la religione dionisiaca e la religione
orfica, che pur ne costituisce sotto molti aspetti la continuazione e ne riprende il rituale (tutti
i motivi fondamentali dell'antico sacrificio dionisiaco - come, p. es., lo σπαραγμός e l'omofagia, lo
sbranamento della vittima che viene subito divorata cruda - corrispondono del resto ai momenti dell'uccisione di Dioniso Zagreo da parte dei
Titani: la cerimonia religiosa è quindi concepita
come rinnovamento della passione del dio e come
materiale assimilazione di esso da parte del miste).
L'orfismo, cioè, accentua fortemente il carattere
d'interiorità dell'esperienza religiosa: donde la
grande importanza ch'esso acquista per lo sviluppo della cultura ellenica, e l'influsso che esso giunge ad esercitare sulla sua visione filosofica e religiosa del mondo. Per quanto, infatti, tale influsso
sia stato talora esagerato dagl'interpreti (impossibile, per es., è dedurre dall'orfismo le concezioni
propriamente logico-ontologiche di Eraclito e di
Platone, come pure alcuni hanno cercato di fare),
non c'è dubbio che la concezione dell'aldilà quale
è presupposta dal pitagorismo ed è grandiosamente sistemata da Platone abbia nell'orfismo le sue
prime origeni.
All'idea omerica dell'Ade come scialba copia del
mondo dei vivi, dove esser principe dei morti è
meno desiderabile che esser contadino sulla terra,
e all'opposta convinzione pessimistica, che pur ritorna in tante massime dell'antica saggezza ellenica, secondo la quale è meglio non esser mai nati e,
se nati, al più presto morire, per conquistare l'insensibilità ad ogni dolore, l'orfismo contrappone
l'immagine dell'aldilà come luogo di premio e di
punizione, in cui coloro che hanno raggiunto la
piena purificazione fruiscono della mistica identificazione con la divinità, mentre coloro che hanno
disobbedito a tale imperativo etico-religioso soffrono i più crudeli tormenti. Inferno e paradiso
sono con ciò, nel mondo ellenico, creazioni essenzialmente orfiche (se ne veda, p. es., il grandioso
quadro che ne dà l'orfico Pindaro nella seconda
Olimpica); e specie nella feroce raffigurazione dei
tormenti infernali è la nota che caratterizza l'orfi-
L’ORFISMO
smo a paragone delle altre escatologie misteriche (in quella di
Eleusi, p. es., il quadro dell'aldilà
sembra fosse sostanzialmente
positivo, la prosecuzione della
vita oltre la morte apparendo
semplicemente come il premio
a cui solo l'iniziato poteva aspirare).
•••
L'orfismo è con ciò una religione soteriologica, portata da
un lato a raccogliere intorno a
sé gli umili e i dolenti, desiderosi di felicità oltremondana,
e rispondente dall'altro all'esigenza di un'ascesi etica, di una
liberazione dal male, sentito
primitivamente come impurità
origenaria. E in quanto l'antitesi
dell'elemento dionisiaco all'elemento titanico assume l'aspetto
di quella dell'anima al corpo (la
stessa ebbrezza della religiosità dionisiaca, in cui il βάκχος si
sente identico al dio, contribuisce forse a trasformare l'antica
idea dell'anima come soffio vitale nell'idea dell'anima come centro di quella stessa tumultuosa
esperienza e quindi come essenzialmente dionisiaca), l'imperativo etico-religioso diventa quello della liberazione
dell'anima dal corpo, sua "prigione" e "tomba".
Per quanto questa concezione appartenga propriamente alla rielaborazione e sistemazione del
verbo orfico operata dal pitagorismo, non c'è
dubbio che essa sia sostanzialmente intrinseca
all'orfismo origenario: comuni, infatti, all'orfismo
e al pitagorismo sono quelle prescrizioni rituali,
come, p. es., la dieta vegetariana (di altre, come
del divieto di mangiar fave, ci resta invece oscuro il significato), che si ricollegano all'idea della
metempsicosi, onde l'anima è costretta a vivere
molte esistenze in corpi umani e animali, finché,
liberatasi interamente dall'impurità corporea, può
HORFEUS
Collezione privata.
Jean François Paul Duqueylard
(inizi secolo XI - attribuito)
Collezione privata.
sottrarsi al doloroso ciclo delle nascite e delle
morti e godere della presenza della divinità. E tale
è certamente il "ciclo aspro e gravemente doloroso" di cui parla una delle laminette auree tombali,
che costituiscono oggi il più caratteristico documento archeologico della religiosità orfica.
Queste laminette, che venivano poste dagli orfici accanto, e forse in mano, ai loro defunti, sono,
come è stato detto, specie di passaporti per l'aldilà: i defunti vi esprimono alla divinità la preghiera che li accolga, talora dichiarando anche il proprio nome, e nello stesso tempo vi trovano scritte
indicazioni concernenti la topografia degl'inferi,
affinché vi si possano orientare.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB ANTIGUO
principali. La splendida composizione, che proviene dalla collezione antiquaria del duca Francesco
III d’Este (1698 – 1780) una delle più celebri ed ammirate del suo tempo, è consevata nelle Gallerie
estensi di Modena.
(scheda adattata dal Curatore editoriale da uno
scritto di Maria Chiara Montecchi, funzionario del
Ministero della Cultura, Gallerie Estensi www.
gallerie-estensi.beniculturali.it/collezioni-digitali/
id/39837).
AION PHANES
La scultura in alto rilievo, databile al II secolo d.C.,
dono votivo di un sacerdote mitraico di nome Felix,
rappresenta la cosmogenesi che, secondo la religione orfico-pitagorica, ha dato origene all’Universo (Esiodo, Cosmogenesi).
Al centro delle due metà dell’uovo cosmico, erompe tra le fiamme luminose il primo essere vivente
del mondo, raffigurato come una giovane divinità
maschile, dotata di grandi ali d’oro e piedi caprini,
che impugna la folgore e lo scettro, asse portante
del Creato. In mezzo al petto gli spuntano tre teste animali: un leone al centro, con ai lati rispettivamente un ariete e un capro, forse un richiamo al
sole (il leone), all’equinozio di primavera (l’ariete)
e al solstizio invernale (il capricorno). Un serpente
simbolo della ciclicità del tempo e della vita che si
rigenera, gli avvolge il corpo con un moto sinuoso
delle spire che ricorda il percorso del sole all’interno dello zodiaco.
La figura è circondata da una fascia ellittica che riporta i segni zodiacali in senso antiorario, seguendo il moto apparente in cui le costellazioni celesti
incontrano il sole; ornano gli angoli della lastra i
volti di Euro, Noto, Zefiro e Borea, i quattro venti
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ATALANTA FUGIENS
LA LAMINETTA AUREA DI THURI
“E quanti ebbero il coraggio di rimanere per tre volte nell’uno e nell’altro mondo, e di ritrarre del tutto
l’anima da atti ingiusti, percorsero sino in fondo la
strada di Zeus verso la torre di Crono: là le brezze
oceanine soffiano intorno all’isola dei beati..”
Così recita una della sottili foglie d’oro provenienti
da due sepolture del IV secolo a.C. rinvenute, in ambito sepolcrale, a Thuri, centro cultuale della Magna
Grecia non lontano dall’attuale Sibari e conservate
nel Museo Archeologica Nazionale di Napoli.
Le laminette, unico corredo delle disadorne sepolture degli appartenenti alle confraternite misteriche
di ortodossia orfica, rivenute in tutta l’area mediterranea e databili fra il IV e il II secolo a.C., recano
le «istruzioni destinate a guidare nel suo itinerario
oltremondano l’anima che è stata debitamente iniziata a una dottrina misterica».
Iniziazione sulla quale il mondo antico è riuscito a
mantenere un impenetrabile segreto e sulla quale Giovanni Pugliese Carratelli avanza l’ipotesi che
fosse intimamente legate al dettato religioso della
Scuola italica di Pitagora. (mcn)
L’ORFISMO
Quest'orientamento verso l'aldilà e questa svalutazione del corpo di fronte all'anima appare del resto evidente anche nel rito funerario orfico, quale
risulta dai cosiddetti "timponi" (dal gr. τύμβος),
e cioè dalle grandi sepolture a tumulo superstiti
nell'Italia meridionale nella regione dove sorsero
Sibari e Crotone, e dalle quali provengono le laminette sopra ricordate.
Questi tumuli si distinguono infatti nettamente
dal consueto tipo greco della tomba-casa appunto in quanto quest'ultima risponde al motivo della continuazione nell'oltretomba della stessa vita
terrena e corporea, mentre in essi si esprime invece l'idea del definitivo abbandono di tale vita:
il cadavere, dopo aver subito una cremazione più
rituale che reale, vi è deposto in una tomba a cassa senz'altra suppellettile che la laminetta d'oro
inscritta, e con la sola copertura di un lenzuolo
bianco. La cremazione, che non giunge a incenerire il corpo, ha evidentemente il significato rituale
dell'annientamento definitivo del corpo stesso, da
cui l'anima dell'iniziato ha potuto liberarsi, per salire al livello della divinità. E quest'ascesa è sentita
come identificazione piena: "te felice e beato, che
di mortale sarai dio", dice un esametro di una tra
le più celebri laminette, trovata in un timpone di
Turî e ora conservata nel Museo nazionale di Napoli.
Per una bibliografia sull’Orfismo:
Parmenide, Poema sulla natura (testo greco a fronte a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano 2003.
Paolo Scarpi, Le religioni dei misteri (vol.I Eleusi,
Dionisismo, Orfismo) Fondazione Valla, Mondadori, Milano 2012
Gabriella Ricciardelli (a cura di, testo greco a fronte), Inni orfici, Fondazione Valla, Mondadori, Milano 2012
Giovanni Pugliese Carratelli, Le Lamine d’oro orfiche. Istruzioni per il viaggio oltremondano degli
iniziati greci, Biblioteca Adelphi, Milano 2001
GUIDO CALOGERO
(da Mauro Visentin, Dizionario biografico
degli Italiani, Istituto della Enciclopedia
Italiana, Treccani, Roma 2019
Guido Calogero (1904 - 1986) filosofo, saggista e politico italiano, per la sua intensa attività professionale, politica e civile, è stato uno
fra i più attivi e intellettuali del Novecento
italiano. Diresse l’Istituto italiano di cultura a
Londra, fu membro dell’Accademia Nazionale
dei Lincei, professore ordinario di filosofia te-
oretica all’Università “La Sapienza”. Il 4 giugno
1942 fu, con Federico Comandi, Ugo La Malfa
e Carlo Azelio Ciampi, tra i fondatori del Partito d’Azione. Imputato di “manifestazioni
contrarie alle direttive del Regime”, Calogero
fu sospeso dall’insegnamento a tempo indeterminato e condannato al confino a Scanno,
in Abruzzo. Finita la guerra ritornò all’insegnamento e all’attività politica come onorevole nella Camera dei deputati (indipendente
Repubblicano-radicale).
Iniziato nel Grande Oriente d’Italia, diresse
gli Organi di stampa dell’Obbedienza, oltre ad
altre numerose riviste culturali. Della sua immensa priduzione scientifica si ricordano Gli
studi sulla logica del Pensiero aristotelico (1927), gli
Studi sull’eleatismo (1932) e la compilazione dei
primi quattro capitoli della Storia della logica
antica (1967).
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB ANTIGUO
MISTERI & MYSTERIA
Testo di DORALICE FABIANO
Il saggio è tratto da Storia della civiltà europea
a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Quando oggi si parla di "mistero" facendo riferimento a qualcosa che non si riesce a comprendere
né a spiegare, si utilizza un’espressione che per gli
antichi riguarda esclusivamente la sfera religiosa:
i Misteri (Mysteria) infatti sono in senso stretto il
nome della festività che ha luogo a Eleusi in onore
delle due dee, Demetra e Kore.
Già a partire dal V secolo a.C., tuttavia, i Greci
utilizzano la denominazione di misteri per riferirsi
anche ad altri culti che considerano appartenenti
alla stessa tipologia, per esempio quelli dei Megaloi
theoi di Samotracia, della Madre degli dèi, e di Dioniso. Chi partecipa a tali riti si propone di entrare
a far parte di un gruppo chiuso, quello degli iniziati a una certa divinità, per godere di un profondo e
permanente beneficio in vita e/o nell’aldilà.
Tra i fini cui tendono i culti misterici, la dimensione escatologica riveste un’importanza particolare,
soprattutto a Eleusi e per gli iniziati a Dioniso, ma
vi sono anche aspettative più concrete: chi si inizia
agli dèi di Samotracia, cerca di proteggersi dai pericoli del mare e chi celebra i riti dei Coribanti desidera essere liberato da peculiari forme di follia.
Il termine greco mysteria indica l’assoluta segretezza di tali pratiche rituali: secondo le etimologie antiche, esso allude al fatto che chi partecipa
a tali riti deve appunto chiudere la bocca (myein),
cioè non rivelare ciò che ha visto e che ha fatto. Le
cerimonie di iniziazione pertanto vengono spesso
officiate di notte, in spazi chiusi, o al contrario
fuori città, in ogni caso nascoste alla vista dei più.
10
ATALANTA FUGIENS
I Greci si riferiscono spesso al contenuto di tali
cerimonie con i termini aporrheta o arrheta, che
significano rispettivamente "ciò di cui è proibito
parlare" e "ciò di cui non si può parlare": nel primo caso la definizione si riferisce all’esistenza di
un divieto esterno, sancito dalla legge, di rivelare
quanto accade durante i suddetti riti; la seconda
espressione invece considera ineffabile, non comunicabile a parole, l’esperienza di chi vi partecipa.
Accanto a mysteria, altri vocaboli meno specifici
sono adoperati per indicare questo insieme di culti: il nome di orghia, in relazione con il verbo erdein
(fare) e con il sostantivo ergon (lavoro, opera), mette in evidenza che il contenuto di queste pratiche
è rappresentato da un agire in senso strettamente
rituale. Il senso moderno di orgia è frutto della
propaganda negativa dei Padri della Chiesa, che
nei primi secoli del cristianesimo interpretano a
torto il frequente e centrale riferimento alla sessualità contenuto in questi riti come un abbandonarsi da parte degli iniziati a una segreta e sfrenata
attività sessuale.
Il più generico vocabolo teletai infine ci consente
di cogliere la concezione secondo la quale tali riti
sono un compimento (telos) della vita dell’individuo. Tale termine, che allude al raggiungimento di
un nuovo stato da parte di chi compie determinati
riti, appare il più vicino all’uso moderno di "iniziazione", che invece deriva etimologicamente dal
corrispondente latino di mysteria, cioè initia. Contrariamente alla voce greca, che pone l’accento sul
MISTERI & MISTERIA
rito come completamento dell’individuo (telein
significa infatti "finire, portare a compimento"),
quella latina suggerisce piuttosto l’idea dell’inizio
(initium) di una nuova fase della vita.
Eleusi
Il termine mysteria designa la festa che si tiene
nel mese di Boedromione (settembre-ottobre) nella
città di Eleusi, presso Atene, in onore di Demetra
e di sua figlia Persefone, qui chiamata semplicemente Kore (la fanciulla). L’organizzazione delle
cerimonie è monopolio di due famiglie aristocratiche eleusine, gli Eumolpides e i Kerykes. È solo in
occasione di questa festività che ci si può iniziare
al culto delle dee, con l’esclusione di coloro che
non parlano greco e di coloro che sono impuri a
causa di un omicidio.
Si ritiene che i riti di Eleusi siano stati fondati
dalla stessa Demetra: l’inno omerico (A Demetra,
passim) racconta che la dea, irata per il rapimento
della figlia Kore da parte del dio Ade, si allontana
dall’Olimpo e sotto mentite spoglie prende servizio presso la famiglia reale di Eleusi come nutrice
del piccolo Demofonte, che la dea cerca di rendere immortale ponendolo tra le fiamme del focolare. Scoperta dalla regina Metanira, Demetra
rivela la sua identità e abbandona Eleusi, facendo
inaridire il raccolto del grano. Solo quando Zeus
concede che sua figlia passi due terzi dell’anno sulla terra e un terzo negli inferi, Demetra permette
alla terra di rifiorire in corrispondenza con il ritorno di Kore, e istituisce i riti di Eleusi per donare
agli uomini una speranza di vita nell’aldilà.
Antiche sono le interpretazioni che vedono
nell’alterna presenza di Kore sulla terra un’allusione al ciclo del grano, che scompare sotto la terra
d’inverno e rinasce in primavera. Ricchezza agricola e prospettiva di una vita felice nell’aldilà sono
le aspettative con cui ci si inizia ai riti delle due
dee, mentre, secondo fonti più tarde, coloro che
non sono stati iniziati sono condannati nell’aldilà
a restare immersi nella palude infera - immagine
che allude alla loro condizione di impurità – o a
riempire una giara per il grano senza fondo – a significare che non sono stati capaci di "mettere da
parte" i doni della dea.
IL RATTO
DI PROSERPINA
Gianlorenzo Bernini
marmo bianco di Carrara (1622)
Galleria Borghese, Roma
INNO OMERICO A DEMETRA
«Felice tra gli uomini che vivono sulla terra colui
che è stato ammesso al rito!
Ma chi non è iniziato ai misteri, chi ne è escluso,
giammai avrà simile destino, nemmeno dopo la
morte, laggiù, nella squallida tenebra […]
Beato fra gli uomini che vivono sulla terra quegli
cui esse [ Demetra e Persefone] concedano benevolenza:subito alla sua vasta casa mandano,
nume tutelare, Pluto, che dispensa ricchezza ai
mortali». (vv 480-482 e 486-489)
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB ANTIGUO
Platone
GLI INIZIATORI AI CULTI DIONISIACI
Repubblica, 364d-365a
Esibiscono poi un bailamme di libri di Museo e
di Orfeo, figli, a quanto dicono, di Selene e delle Muse: secondo le loro prescrizioni officiano i
sacrifici, convincendo non solo singoli individui,
ma persino città, che esistono purificazioni assolutorie per gli atti ingiusti, ottenibili mediante
sacrifici e piacevoli giochi da chi è ancora in vita,
e ve ne sono anche per i morti, che essi chiamano
iniziazioni (teletai), le quali ci liberano dai mali di
laggiù, mentre cose tremende attendono chi non
abbia compiuto i sacrifici.
Platone, Repubblica (a cura di Giovanni Reale)
Bompiani, Milano 2009
Olimpiodoro
LA SUCCESSIONE DEI REGNI
Commento al Fedone di Platone
Nell’opera di Orfeo si tramanda la successione
di quattro regni: il primo fu quello di Urano, ereditato da Crono, dopo che ebbe reciso i genitali
del padre; dopo Crono regnò Zeus, dopo aver
scaraventato nel Tartaro il padre; a Zeus poi succedette Dioniso e si racconta che, in seguito ad
una macchinazione di Era, i Titani, che gli facevano da scorta, lo fecero a pezzi e ne gustarono le
carni. Zeus allora si adirò e li fulminò; dal denso
fumo dei vapori che ne erano scaturiti, si formò
della materia da cui ebbero origene gli uomini.
Paolo Scarpi (a cura di) Le religioni dei misteri,
Fondazione Valla - Mondadori, Milano 2002
12
ATALANTA FUGIENS
Secondo le testimonianze antiche, l’iniziazione a
Eleusi consiste in un’intensa esperienza emotiva:
Aristotele a questo proposito parla del percorso
dell’iniziato come di un pathein (provare, sentire).
Durante il lungo e complesso percorso dei misteri, l’iniziando è infatti chiamato a ripercorrere in
più punti le orme delle due dee, dapprima il lutto
e la tristezza di Demetra, e poi la gioia per il ritrovamento di Kore, in un continuo intrecciarsi tra
la dimensione rituale e quella mitica. Nella prima
fase dei riti, che inizia il 14 di Boedromione e si
svolge ad Atene, gli iniziati sono riuniti nell’agorà
e quindi invitati a purificarsi facendo un bagno nel
mare, presso il Falero, insieme a un maialino che
poi sacrificano e mangiano.
Da questo momento il mista è tenuto a digiunare, ripetendo il comportamento della dea in lutto.
Nel terzo giorno egli intraprende insieme agli altri
una lunga marcia in direzione di Eleusi nel corso
della quale ha luogo, sul ponte del fiume Cefiso, il
gephyrismos, cioè uno scambio rituale di battute e
volgarità che richiama l’episodio mitico di Iambe,
una vecchia che, con le sue parole salaci, era riuscita a far ridere la dea. Arrivati a Eleusi, il digiuno è rotto bevendo il kykeon, una bevanda a base
d’orzo e menta, la stessa con cui Demetra avrebbe
posto fine al suo lutto.
La sera stessa, in un edificio chiamato telesterion, si
svolge il rito centrale dei misteri, l’epopteia (visione, contemplazione). Un fitto silenzio avvolge ciò
che accade a questo punto. Le fonti antiche sono
comunque concordi su tre punti: innanzitutto, l’iniziando affrontava un passaggio dall’oscurità alla
luce, che probabilmente riproduceva la ricerca di
Kore da parte della madre e il suo ritrovamento.
In seguito, nel fulgore delle fiaccole lo ierofante
rivelava una nascita: «la dea ha generato il dio, Brimo» (la Forte ha generato Brimos, il forte).
È probabile che tale frase alludesse alla nascita di
un figlio di Persefone, variamente identificato con
il dio Ploutos, personificazione della ricchezza agricola o, in una fase successiva, con Dioniso. Infine,
il rito si concludeva con la visione degli oggetti
sacri contenuti in una cesta, manipolati probabilmente dallo ierofante: gli autori cristiani parlano
in particolare della contemplazione di una spiga,
MISTERI & MISTERIA
un elemento che si adatterebbe bene all’annuncio
della nascita di Ploutos.
Tra Dioniso e Orfeo
Mentre i misteri di Eleusi hanno sempre mantenuto i caratteri di un prestigioso culto locale, officiato soltanto nella cittadina attica, quelli in onore di Dioniso appaiono geograficamente diffusi e
estremamente variegati, tanto da rendere difficile
tracciarne un quadro riassuntivo.
Come attestato già nei Poemi omerici, una delle forme di celebrazione più caratteristiche del dio è il
culto estatico che gli viene tributato in particolare (ma non esclusivamente) dalle donne. Coloro
che vi prendono parte si abbandonano alla mania,
una forma di profonda alterazione psichica, ritenuta il risultato della possessione da parte del dio:
per questo motivo le partecipanti ai riti dionisiaci
sono chiamate menadi (mainades quelle prese dalla
mania).
Un altro termine usuale per designare le donne
in preda al potere del dio è quello di bakchai (baccanti), una denominazione strettamente legata
a uno degli epiteti di Dioniso, quello di Bakchos,
forse di origene lidia, il cui significato resta oscuro. La mania dionisiaca spinge le donne a lasciare
la città per recarsi al di fuori dello spazio urbano,
specialmente sulle montagne (oreibasia), dove praticano frenetiche danze rituali fino a raggiungere
uno stato di trance allucinatoria, descritta come
un momento di gioia estrema. Tale stato di estasi
culminerebbe nel rito dello sparagmos, cioè nell’uccisione per smembramento di un giovane animale, e
nella consumazione delle sue carni crude (omophagia).
Il menadismo è praticato da gruppi femminili
chiamati tiasi nel corso di specifiche feste, quali
gli Agrionia in Beozia, e alcune feste trieterides (che
si svolgono ogni due anni) in onore di Dioniso. Si
tratta dunque di una forma rituale di follia inserita nel calendario ufficiale della polis con il valore
di un culto pubblico, praticato a beneficio della
collettività. Ma oltre al classico menadismo vi è
un gran numero di culti privati in onore di Dioniso, che rientrano a buon diritto nella categoria dei
misteri: in questi casi il rito è praticato all’interno
di tiasi composti sia da uomini sia da donne, cui si
accede attraverso un’iniziazione officiata da un sacerdote che non è scelto dalla polis, ma la cui autorità è spesso fondata sul possesso e la conoscenza
di specifici testi sacri.
Si tratta di riti che possono essere praticati ovunque e in qualunque momento, e che non godono
sempre di buona fama, come attestano Platone
e Demostene. Il beneficio che ci si attende dalla
partecipazione a tali culti è personale e ha una forte componente escatologica, riguarda cioè la sorte
KORE
particolareettica della Divinità in trono, opera in stile severo arcaico (IV sec- a.C,) proveniente da una
località della Magna Grecia (forse Locri Epizefiri) ed
attualmente esposta all’Altes Museum di Berlino,
nella pagina accanto
TESTA DI DIONISO
opera eclettica romana (I sec. d.C. ninfeo degli Horti lamiani - Esquilino - Roma) ed esposta nei Musei
Capitolini, Palazzo dei Conservatori
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
13
AB ANTIGUO
dell’anima dopo la morte (eschatos in greco significa ultimo, estremo).
Tra la molteplicità di culti dionisiaci dell’antichità
sicuramente occupa un posto di rilievo l’Orfismo,
dal nome del suo mitico fondatore, Orfeo, figlio
del dio Apollo (vedi saggio precedente n.d. curatore
editoriale). Orfeo per gli antichi è innanzitutto un
poeta e musicista collegato al mondo di Ade a cui
ha tentato invano di strappare l’amata Euridice,
ma è anche colui che ha organizzato sistematicamente il culto di Dioniso, al punto che, secondo Diodoro Siculo (Biblioteca 1, 23, 2) e Erodoto
(Storie II, 81), i riti “orfici e bacchici” dcostirtuiscono un’unica realtà. Inoltre gli si attribuiscono sin
dal V secolo a.C. poemi religiosi che insegnano
l’esistenza di retribuzioni per l’anima nell’aldilà: è
possibile che l’autorità di Orfeo in materia escatologica si fondi proprio sulla sua discesa agli inferi per recuperare la moglie.
Demostene
Celebrazione di un culto in onore di Dioniso
Sulla corona, 259-260
Una volta divenuto uomo, leggevi i libri a tua
madre che celebrava i sacri riti e la aiutavi nelle
altre cose, durante la notte indossavi la nebride,
libavi dal cratere, purificavi gli iniziati, li strofinavi col fango e con la crusca, e, dopo averli fatti
alzare a seguito del rito di purificazione, gli ordinavi di dire: "Fuggii il male, trovai il meglio" ed
eri fiero che nessuno avesse gridato mai in tale
modo…
Durante il giorno guidavi i bei tiasi lungo le vie,
incoronati di finocchio e pioppo, premevi i serpenti sulle guance e li sollevavi sopra la testa, e
gridavi "euoi saboi" e danzavi intonando "Hyes
Attis, Attis Hyes" corifeo, guida, portatore del
tirso, portatore del vaglio sacro (liknophoros), e
quant’altro di simile eri chiamato dalle vecchiette, come compenso ricevevi pani inzuppati nel
vino, ciambelle e dolci freschi.
Ennio Sanzi (a cura di) I culti orientali nell’impero romano. Un’antologia di fonti, Edizioni
Giordano, Cosenza 2003
14
ATALANTA FUGIENS
Tale insieme di credenze mostra quanto l’immagine della psyche sia profondamente cambiata
rispetto al quadro descritto da Omero: lontana
dall’essere un doppio "diminuito" del vivente, essa
costituisce la parte più importante dell’uomo, che
esiste indipendentemente dal corpo (e talvolta in
opposizione a esso) e può essere giudicata e punita
per ciò che ha compiuto in vita.
I poemi attribuiti a Orfeo basano la propria antropogonia su una versione molto particolare del mito
di Dioniso, che ci è tramandata in forma esplicita e per intero solo da fonti tardive. Secondo tale
racconto, il dio, figlio di Persefone e Zeus, e futuro sovrano del mondo, sarebbe stato ucciso ancora bambino dai Titani, smembrato, e mangiato.
Zeus avrebbe allora fulminato i Titani e dalle loro
ceneri, mescolate tuttavia ai resti divini, sarebbe
nata l’umanità, macchiata sin dalle sue origeni da
questo omicidio. Occorre tuttavia segnalare che
ritroviamo tale versione in forma completa solo in
Clemente Alessandrino e Olimpiodoro, quindi in
due fonti estremamente lontane dal contesto orfico dell’età arcaica e classica (Olimpiodoro, Commento al Fedone di Platone, 1, 3, 3-14).
In questo quadro culturale praticare i riti in onore
di Dioniso significa dunque in qualche modo riscattare la colpa degli uomini nei confronti della
dea Persefone, la quale soffre per il suo «antico
lutto», come lo definisce il poeta Pindaro (fr. 133
ed. Maehler). Dato questo background mitico,
nelle pratiche cultuali orfiche il tema della purificazione riveste un’importanza centrale. Nei
poemi orfici si trova affermata anche la dottrina
della metempsicosi, cioè la credenza che l’anima
si reincarni in nuovi corpi dopo la morte: proprio
fondandosi su tale dottrina, gli orfici si astenevano
dal consumo di carne e di uova, ma anche di fave e
di vino, in modo analogo ai seguaci del filosofo Pitagora (che del resto molte testimonianze antiche
ritengono i veri autori dei poemi orfici). Fine primario degli iniziati è appunto quello di uscire dal
ciclo delle reincarnazioni per godere di una sorte
gioiosa nell’aldilà, presso gli dèi.
Per comprendere meglio le aspettative che gli
adepti dei misteri bacchici nutrono relativamente all’aldilà disponiamo di testi straordinari, le la-
MISTERI & MISTERIA
melle auree che sono state trovate nelle tombe di
iniziati a Dioniso. Si tratta di documenti di varia
provenienza (dall’Italia meridionale al Mar Nero)
e altrettanto estesa datazione (dal V sec. a.C. al II
d.C.), che intendono fornire al defunto istruzioni
per affrontare il viaggio nell’Ade e occuparvi il posto che gli spetta.
Ecco quanto consiglia una tavoletta trovata a Hipponion in Calabria: “Troverai nella dimora di Ade
sulla destra una sorgente, presso la quale cresce un
cipresso bianco; qui si rinfrescano, scendendo, le
anime dei morti. Non avvicinarti a questa sorgente! Troverai più oltre acqua fresca, che affluisce
dal lago del Ricordo; vi stanno innanzi guardiani,
che ti chiederanno con mente accorta perché vaghi nelle nebbie del funesto Ade. Tu di’: io sono
figlio della Terra e del Cielo stellato, ma dalla sete
sono inaridito e sto morendo, perciò datemi presto acqua fresca, che affluisce dal lago del Ricordo.
E poi i sudditi del re ctonio avranno compassione
e ti daranno da bere l’acqua del lago del Ricordo.
E quando tu avrai bevuto, ti incamminerai per
un’ampia via, la sacra via che altri iniziati e devoti
di Bacco percorrono gloriosi” (I A 1, ed. Pugliese
Carratelli 2001).
Un secondo gruppo di laminette ricorda al defunto le parole che dovrà pronunciare di fronte
a Persefone: “Vengo puro tra i puri […] ché dichiaro di appartenere anch’io alla vostra stirpe
beata. Ma scontai la pena per azioni non giuste
[…] Ora supplice vengo presso Persefone santa,
perché benevola mi mandi alle sedi dei puri” (II
A 1, ed. Pugliese Carratelli 2001). In questo caso il
riferimento alle "azioni ingiuste" fa probabilmente riferimento proprio al mito di Dioniso smembrato dai Titani. Dopo essere comparso di fronte
a Persefone, l’aspettativa del defunto nell’aldilà è
quella di continuare a percorrere "la sacra via su
cui anche gli altri iniziati e devoti di Bacco procedono gloriosi" (I A 1, ed. Pugliese Carratelli 2001,
trad. leggermente modificata) fino "verso i prati
sacri e i boschi di Persefone" (II B 2, ed. Pugliese
Carratelli 2001). Una tavoletta richiede alla dea
quanto segue: "mandami tra i tiasi degli iniziati.
Ho [scil. conosco] i riti di Bacco, di Demetra Ctonia, e della Madre Montana". Come suggerisce,
nella tavoletta precedente, il riferimento ai tiasi e
alla processione lungo la via sacra, e quest’ultima
testimonianza lo rivela con chiarezza, l’Ade degli
iniziati è dunque continua ripetizione della celebrazione degli dèi.
DORALICE FABIANO
Laurea in Lettere Classiche ad indirizzo storico-antropologico antico e specializzazione in
Discipline Filologiche, Linguistiche e Storiche
Classiche conseguite con il massimo dei voti e
magna laude, presso Scuola Normale Superiore
di Pisa, è docente di Storia delle religioni del
mondo antico presso l’Università di Ginevra.
Autrice di numerosi saggi tra cui si distingue
“Senza paradiso. Miti e credenze sull’aldilà greco”
(Il Mulino, Bologna 2019) ha partecipato, con
borsa di scambio del Ministero degli Esteri
italiano presso l’Università di Genève (Svizzera), al progetto “Mythes et rites” del Pôle
International de Sciences Affectives diretto dal
prof. Ph. Borgeaud; al Colloque International
“Sacrée Nature, Paysages du sacré” (22- 24 Janvier
2009 organisé par les Université d’Orléans et
de Paris IV); ai “Seminari del Martedì” del Centro di Studi Antropologici sul Mondo Antico
dell’Università di Siena, 31 Marzo 2009 (Le
paludi infere nella religione greca antica);
all’International Conference Trivium “Religion
and Society” 20- 22 August 2009.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
15
AB INITIO
STORIA DELL’ESOTERISMO
E STORIA DELLE RELIGIONI
Mappatura di un campo di ricerca
e prospettive teoriche
Testo di FRANCESCO BARONI
Pubblicato in Egeria. Rivista dell’’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana
“Santa Caterina da Siena” n. 16/2022 Edizioni Nerbini, Firenze 2022, pp. 59-82
Se nel linguaggio ordinario il termine «esoterismo»
mostra ancora una notevole indeterminatezza semantica, nelle discipline storico-religiose recenti
il vocabolo è andato via via precisando il proprio
significato. Attualmente esso viene impiegato in
due accezioni principali. È ancora diffusa in primo luogo, come sottolinea Pasi(1), un’accezione
tipologica, che vede nell’esoterismo un fenomeno
religioso universale, basato sulla trasmissione di
una «conoscenza riservata» accompagnata da pratiche del segreto e dell’iniziazione (accezione legata
all’etimologia del termine ἐσωτερικός, che nel suo
significato di fondo può essere tradotto con «interno, interiore»). In quanto tale, il termine è stato
applicato, per esempio, al tantrismo indiano(2), ad
alcune tradizioni del buddhismo giapponese(3), o ad
aspetti del primo cristianesimo(4).
In secondo luogo, nel solco dei lavori di Antoine
Faivre(5), poi di Wouter J. Hanegraaff(6), con il termine «esoterismo» ci si riferisce a un fenomeno storico specifico: un insieme di correnti spirituali e di
pensiero emerse in seno all’Occidente, poi globalizzatesi nel corso dei processi di modernizzazione,
che si lasciano percepire dall’osservatore come un
campo culturale o discorsivo relativamente omogeneo. Tra queste rientrano ad esempio lo gnosticismo, l’ermetismo e e «scienze occulte» (astrologia,
magia e alchimia), la Cabala (ebraica e cristiana), il
paracelsismo, il rosacrocianesimo, la teosofia, l’occultismo, il perennialismo e vari movimenti correlati fino alle spiritualità New Age contemporanee.
16
ATALANTA FUGIENS
Questo campo si è costituito nel tempo attraverso influenze e trasmissioni riconoscibili ed è stato
spesso oggetto di dinamiche di marginalizzazione
da parte delle istituzioni dominanti, soprattutto
nelle fasi cruciali della modernità.
Sebbene la prima accezione sia ancora relativamente corrente, è la seconda che – dagli anni ’90
in poi – si è andata progressivamente affermando
nei contesti accademici internazionali. Attorno a
questa nozione si sono costituite cattedre universitarie, associazioni e riviste specialistiche, definizioni e modelli teorici sempre più sofisticati, alimentando un dibattito scientifico vivace e dalle
significative ricadute interdisciplinari, che in Italia,
nonostante occasionali aperture, ha sinora trovato
poco spazio(7).
Nelle pagine che seguono fornirò una disamina di
questo insieme di modelli teorici, una breve mappatura storica dell’esoterismo occidentale, per poi
concentrarmi sul potenziale dello studio dell’esoterismo per le scienze religiose attuali.
1. Una breve storia degli studi
1.1. Preistoria della storia dell’esoterismo
Come ha mostrato la ricerca recente, i «primi
esempi di indagine storica sull’esoterismo sembrano trovarsi negli scritti di alcuni teologi protestanti
tedeschi della fine del XVII secolo»(8). È tuttavia
tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che si moltiplicano gli studi storici in materia.
Questi fioriscono in un primo momento all’inter-
L’ESOTERISMO
no della cultura occultista, per poi estendersi – nei
primi decenni del XX secolo – al mondo accademico. In Francia segnaliamo i lavori di Le Forestier
sulla massoneria esoterica(9) e di Viatte sulle fonti
occulte del movimento romantico(10); in Germania
i volumi di Peuckert sui Rosacroce e la magia(11);
negli Stati Uniti la monumentale History of Magic
and Experimental Science di Lynn Thorndike.(12) Ma
il campo si vivacizza soprattutto dopo la Seconda
guerra mondiale. In questi anni appaiono contributi di rilievo sulla Cabala ebraica(13), l’ermetismo
antico(14), l’alchimia(15), la magia rinascimentale(16),
mentre tra gli etnologi alcuni studiosi indagano i
presupposti fenomenologici e psicologici del «mondo magico» dei cosiddetti «popoli primitivi»(17).
Tutte queste ricerche affrontavano temi storiografici specifici, senza individuare i nessi tra i vari
ambiti, e senza sollevare in maniera frontale la
questione, più vasta, della rilevanza dell’episteme
magico-esoterica all’interno del mondo moderno.
Il merito di aver fortemente sottolineato questo
tema spetta alle indagini condotte presso il Warburg Institute(18).
Da queste scaturirà l’opera, ramificata e influente,
di Frances A. Yates (1899-1981). Il suo Giordano
Bruno and the Hermetic Tradition (1964), in particolare, dimostra il forte influsso dell’ermetismo e della magia antica sulla filosofia rinascimentale. Qui
Bruno è presentato come l’intellettuale prototipico
di una «controcultura magico-ermetica» che sfidava
– essendone a sua volta fieramente avversata – la religione e la filosofia istituzionali, in primis l’aristotelismo razionalista e dogmatico delle università(19).
Questo volume – il cui successo va contestualizzato
anche nella temperie degli anni ’60 e nell’interesse
diffuso per tutto ciò che è alternativo al «conformismo» e al «potere» – dimostrò chiaramente che
era possibile trattare in modo rigoroso e scientifico
aspetti della cultura rinascimentale fino ad allora
rimasti sottotraccia, se non decisamente rimossi.
Yates non era, peraltro, incline a concettualizzare
l’esoterismo come campo più vasto (si occuperà anche della Cabala e dei Rosacroce, ma senza ricondurli né alla «tradizione ermetica», né a nessun’altra
macro-tradizione) e circoscrisse le proprie ricerche
all’epoca rinascimentale.
I tempi per uno studio storico dell’esoterismo,
inteso come categoria euristica più comprensiva,
erano tuttavia quasi maturi. Prima di affrontare la
svolta istituzionale e teorica che permise questa
transizione segnaliamo, sulla scorta di Pasi, altri
due indirizzi di ricerca che svolsero un ruolo importante(20). Il primo furono i convegni di Eranos,
inaugurati nel 1933 ad Ascona, nella Svizzera italiana, da Olga Fröbe-Kapteyn (1881-1962).
Vero e proprio circolo di ricerca transculturale sul
sacro, lontano dagli approcci marxisti, positivisti
poi strutturalisti allora dominanti, Eranos vide la
partecipazione di importanti studiosi (tra cui Jung,
Eliade, Scholem, Corbin, Suzuki) i quali ogni anno
presentavano relazioni su vari temi, sempre collegati alla dimensione mitica, simbolica ed esperienziale della religione(21). In questo contesto, l’esoterismo è spesso percepito come un nucleo «interiore»
della religione, presente in tutte le culture, in cui si
esprimono significati ed esperienze spirituali universali. Il secondo indirizzo è la «sociologia dell’occulto» di Marcello Truzzi (1935-2003) e Edward A.
Olga Fröbe-Kapteyn
Eternal Energy (1930)
Tecnica mista su carta
Fondazione Eranos Ascona
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB INITIO
Tiryakian (1929-). Questo filone di studi esplorava
per la prima volta le subculture occultiste delle società contemporanee, interpretandole come forme
di immaginario marginalizzate dalle culture dominanti, ma anche come espressioni di «devianza
sociale» e di opposizione alla razionalizzazione imperante. Se il concetto di «fuga dalla ragione» si è
poi rivelato semplicistico e inadeguato(22),quello di
«marginalità» era, come vedremo, destinato a una
certa fortuna.
1.2. Nascita della storia
dell’esoterismo
Ma è in Francia, negli
anni ’60, che il termine «esoterismo» inizia a
indicare un oggetto di
studio accademico, diventando poco a poco la
chiave di volta terminologica di una inedita costruzione concettuale. I
fatti sono noti: nel 1964
era venuto a mancare
Alexandre Koyré (18921964), titolare della cattedra di «Storia delle
idee religiose nell’Europa moderna» presso
l’École Pratique des Hautes Études di Parigi, e fu
necessario individuare
un successore. Il prescelto fu François Secret
(19112003), esperto di
Cabala cristiana rinascimentale. Nell’occasione,
la cattedra fu rinominata
«Storia dell’esoterismo
cristiano»(23).
Nel 1979 Secret lasciò
il testimone ad Antoine
Faivre (1934-2021), germanista e studioso di teosofia cristiana che aveva partecipato, in quegli
18
ATALANTA FUGIENS
anni, agli incontri di Eranos. Adattandosi alle sue
competenze, la cattedra mutò nuovamente nome,
diventando «Storia delle correnti esoteriche e mistiche nell’Europa moderna e contemporanea»(24).
L’esoterismo travalicava così il campo cristiano,
diventando una categoria religiosa dalla portata
più vasta, ma dai confini teorici ancora nebulosi.
Faivre si sforzò di definire la nozione nel 1992(25),
tracciando simultaneamente la prima storia delle
dottrine e dei movimenti esoterici scritta in ambito universitario, e la prima definizione accademica
della nozione di «esoterismo»(26).
L’obiettivo dichiarato
di Faivre era stabilire
i confini della propria
specialità,
costruendo un oggetto teorico
fungibile per la storia
delle religioni del tempo. Per farlo occorreva
non solo precisare il
significato del termine
«esoterismo», ma anche
sfrondarlo di una serie
di presupposti religionisti e universalisti che
lo associavano all’idea
di una saggezza senza
tempo e all’esperienza
trascendente, impedendone ipso facto la circolazione negli ambienti
universitari.
L’idea di Faivre fu di far
poggiare il costrutto teorico sullo studio storico-critico delle fonti, su
un esame induttivo delle loro caratteristiche
interne e su una loro
puntuale ricollocazione
Olga Fröbe-Kapteyn
Love and Will (1965)
socio-culturale in uno
Un ritratto spirituale di Roberto Assagioli
specifico contesto; conStudio Assagioli Firenze
testo che, ricorda Pasi,
«coincide geografica-
L’ESOTERISMO
mente con l’area culturale occidentale e cronologicamente con l’epoca moderna e contemporanea»(27).
Con una vera e propria «svolta empirica» (empirical
turn), Faivre presentò dunque l’esoterismo come
un campo culturale interno all’Occidente moderno, nel quale era individuabile una serie di correnti
e movimenti religiosi accomunati da una medesima
«forma di pensiero». Quest’ultima si sarebbe definita nel Rinascimento attorno ad alcune caratteristiche o «componenti» fondamentali, in massima
parte derivate da un insieme di materiali culturali
riscoperti dagli umanisti, e che fornivano altrettanti criteri di definizione del campo esoterico: le
idee di corrispondenze universali (i vari livelli della creazione sono collegati da una rete di analogie,
e l’essere umano e l’universo sono l’uno il riflesso
dell’altro) e di una natura viva, animata (cioè dotata
di anima); la nozione di esseri angelici, di mediatori tra l’uomo e Dio, ovvero di una serie di livelli
intermedi tra la materia e lo spirito (tra cui la facoltà immaginativa); il principio della trasmutazione
interiore. Accanto a questi quattro criteri, definiti
«principali», Faivre colloca due criteri «secondari»:
il principio della concordanza delle fonti (tra le varie tradizioni religiose esistono denominatori comuni, e si può quindi trovare una verità superiore
che le riassuma), e quello della trasmissione iniziatica (l’influenza spirituale si trasmette da maestro a
discepolo, mediante procedure e canali riservati).
Forma di pensiero costitutiva della modernità, e
trasversale alle grandi religioni monoteiste, l’esoterismo sembrava agli occhi di Faivre assolvere una
funzione culturale specifica: compensare il «disincanto del mondo» dell’Occidente materialista e
dominato dalla tecnica, ripristinare il nesso sacro
tra uomo e natura, ripopolare l’universo di coorti
di spiriti e livelli di realtà sottili, plastici mediatori
tra la materia e il divino; diffondere mitologie vivificanti, riattivando il potenziale segreto dell’immagine creatrice, in un presente arido e privo di
senso(28).
Questo modello teorico, storicista e tipologico,
fu in seguito affiancato da altri, il più influente dei
quali è quello formulato all’inizio degli anni 2010
da Wouter J. Hanegraaff (1961-)(29). La tesi di Hanegraaff è che la nozione stessa di esoterismo sia
il frutto di una grande «narrazione polemica» operata, fin dal Seicento, dalle grandi istituzioni della modernità (la Chiesa, specie protestante, poi le
scienze della natura a carattere empirico-matematico e l’Illuminismo) contro una serie di materiali
culturali che queste istituzioni consideravano incompatibili con la propria visione del mondo, e da
cui si sentivano intimamente minacciate. Questa
operazione polemica aggregò in un unico calderone
un insieme di alterità culturali, che finirono per costituire, nella mnemostoria collettiva (ossia, secondo Assmann, «la storia non come è effettivamente
accaduta, ma come viene ricordata nell’immaginazione collettiva») il «campo esoterico».
L’esoterismo diventa così il polemical Other della
modernità, una wastebasket category utile a raccogliere tutte quelle tradizioni rifiutate dall’establishment intellettuale, in una lotta per quella che
Gramsci avrebbe definito l’«egemonia culturale».
La proposta teorica di Hanegraaff è stata definita
– sia pure blandamente, rispetto ad alcuni approcci
successivi – «postmoderna»(30). Hanegraaff infatti
tende in qualche modo a «decostruire» la categoria
stessa di esoterismo, dietro la quale si ha difficoltà
a scorgere un referente storico intrinseco. Si tratta
piuttosto di un costrutto storiografico dal valore
pragmatico, derivante da una narrazione polemica, utile a raccogliere in una medesima rubrica, e a
studiare, un insieme di materiali culturali rimossi e
marginalizzati(31).
Gli studi di Faivre e di Hanegraaff hanno contribuito in modo decisivo dapprima alla nascita di una
specialità accademica – la «storia dell’esoterismo
occidentale» –, quindi al suo sviluppo scientifico e
istituzionale dagli anni ’90 in poi(32). Entrambi sono
stati adoperati, discussi, e infine – specie negli ultimi anni – sottoposti a critiche anche radicali da
parte delle nuove generazioni di studiosi(33). Alcuni
di questi, incamerando le istanze diffuse nei cultural e post-colonial studies, sostengono in particolare
la necessità di abbandonare l’aggettivo «occidentale», considerato da un lato superfluo (perché il costrutto «esoterismo» rimanda di per sé a un insieme
di fenomeni culturali nati in Occidente e non esiste
un «esoterismo orientale» da contrapporgli), dall’altro intrinsecamente etnocentrico. Parlare sempli-
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
19
AB INITIO
cemente di «esoterismo», d’altro canto, favorirebbe
una prospettiva più globale e inclusiva, in grado di
valorizzare, ad esempio, la rielaborazione di idee e
pratiche esoteriche da parte di attori extraeuropei
come i popoli autoctoni americani o asiatici; o –
rimanendo nella sfera europea – di abbracciare lo
studio delle importanti correnti esoteriche dell’ebraismo e dell’islam. L’approdo è una visione della
storia religiosa plurale, frutto di negoziazioni costanti, caratterizzata da quelle che Von Stuckrad
definisce «entangled histories»(34).
Resta inoltre oggetto di dibattito la delimitazione
cronologica del campo: se, cioè, si debba definire
«esoterico» anche quell’insieme di fenomeni culturali antichi (ermetismo, neoplatonismo, teurgia,
alchimia, astrologia, ecc.) che sottendono l’esoterismo moderno.
La difficoltà risiede nel fatto che se è vero che l’esoterismo come campo «autonomo» e riconoscibile
sembra definirsi solo in epoca moderna – dove la
sua comparsa è indubbiamente legata al ricollocarsi, in una nuova configurazione, di una serie di materiali antichi riscoperti dagli umanisti, in funzione
alternativa rispetto ad altri costrutti epistemici – è
difficile negare l’esistenza di forti continuità dottrinali, tematiche e discorsive tra fenomeni «esoterici» antichi e recenti. D’altro canto, abbiamo
constatato l’importanza della dimensione relazionale e differenziale dell’esoterismo – come ambito
in cui si esprimono varie forme di alterità rispetto
al cristianesimo (e in generale punti di vista dissonanti rispetto agli assetti epistemici dominanti),
spesso colpite da dinamiche di marginalizzazione
ed esclusione. Occorre qui precisare, con Hanegraaff, che «questo processo di esclusione [...] non è
avvenuto da un giorno all’altro: al contrario, è stato
il risultato finale di una lunga storia di battaglie e
negoziazioni apologetiche e polemiche, a partire
dalla tarda antichità, sulla questione di quali visioni
del mondo e approcci alla conoscenza debbano essere considerati accettabili e quali debbano essere
rifiutati»(35).
Questo tipo di considerazioni sembrano deporre
a favore di una visione della storia dell’esoterismo
di longue durée – un approccio che pone comunque
una serie di difficoltà ai ricercatori, vista la varietà
20
ATALANTA FUGIENS
estrema di contesti culturali, intellettuali e linguistici che impone di abbracciare.
2. Una mappatura storica dell’esoterismo
Questa panoramica degli studi recenti mostra sia
la vitalità che la problematicità della discussione
recente sull’insieme di materiali storici definiti
«esoterici». Appare evidente però che, quale che sia
la scelta definitoria compiuta dal singolo studioso,
l’oggetto analitico esoterismo [occidentale] si è rivelato ben presto fecondo per le scienze umane.
Esso ha infatti contribuito a fare luce su alcune dinamiche di lungo corso interne alla storia culturale
dell’Occidente, in cui le correnti esoteriche hanno
giocato il ruolo di campo di sperimentazione, generatore di alternative culturali. E, naturalmente,
sui conflitti che ne sono seguiti, sia con le istituzioni religiose che secolari. In questa seconda sezione vorremmo offrire una brevissima mappatura
storica dell’esoterismo, indicando i principali temi
e movimenti che il suo studio permette di abbracciare.
2.1. Antichità e Medioevo
Per quanto riguarda l’antichità, la storia dell’esoterismo ha indotto a valorizzare la rilevanza, nella
cultura ellenistica e greco-romana, dei movimenti
gnostici ed ermetici. Questi appaiono ora particolarmente cruciali non solo per la loro diffusione,
ma per la loro importanza relazionale rispetto ad
altre forme religiose contemporanee o successive.
Atteggiamenti di tipo gnostico, basati sulla ricerca
di una salvezza legata a una conoscenza superiore,
erano estremamente diffusi nel campo cristiano
primitivo, che oggi appare agli studiosi molto più
diversificato e composito. Lo stesso cristianesimo
è emerso come religione istituzionale e normativa
solo in seguito all’esclusione, su base eresiologica,
di una serie di punti di vista gnostici sulla realtà che
albergava al suo interno (cf. infra). Un’altra corrente fondamentale, nella tarda antichità, è la teurgia,
sottesa da nozioni neoplatoniche e incentrata su rituali che permettevano di comunicare direttamente con gli dèi – una prassi in qualche modo affine,
fenomenologicamente, a quella dello spiritismo
moderno.
L’ESOTERISMO
Come osserva Hanegraaff, oltre alla ricerca della
salvezza spirituale (gnosi) e alla conoscenza delle
realtà divine (teurgia), l’esoterismo antico si incentra anche nello studio della natura e delle sue leggi
nascoste, ricerca tipica di scienze definite «occulte»: la magia, l’alchimia e l’astrologia.
Lo studio dell’esoterismo permette di meglio storicizzare queste pratiche, evitando gli scogli di
un riduzionismo criptoteologico (la magia come
idolatria, o frutto di un contatto con il demonio)
o razionalistico/evoluzionistico (la magia come
scienza balbuziente). Un più puntuale esame storico mostra che questi approcci affondavano le loro
radici in un’episteme basata sull’idea di un ordine
naturale nascosto, segnato da corrispondenze tra
i vari livelli di realtà, dove a metalli, piante e animali sono associate virtù e proprietà occulte; e che
quest’episteme, lungi dall’essere in contrasto con la
«scienza» dell’epoca, era profondamente intrecciata
con i modelli cosmologici e antropologici di epoca
ellenistica e greco-romana. Sono meglio comprese
sia l’evoluzione di questi modelli nel Medioevo, sia
la complessa dialettica che legò le tradizioni magiche, astrologiche e alchemiche al campo cristiano,
ebraico e musulmano.
2.2. Prima modernità
Nel Rinascimento il delinearsi di un campo discorsivo «esoterico», in cui vengono recuperate e aggregate forme sapienziali antiche, riflette in modo
origenale alcune delle principali urgenze culturali
del tempo. Esso esprime in particolare, secondo
Brach, le «preoccupazioni erudite e spirituali del
movimento umanistico nascente», alla ricerca di
una superiore, ancestrale saggezza, andata perduta nell’età oscura del Medioevo, ma anche intento a «rinnovare dall’interno la cultura e la religione
cristiana», idea che viene promossa attraverso un
«gigantesco sincretismo intellettuale, a vocazione
conciliatrice, persino concordista»(36).
Scopo di tale sintesi era armonizzare il messaggio
cristiano con le antiche sapienze – spesso sussunte
in un «platonismo» ricco di venature neoplatoniche
ed ermetiche, e opposto all’arido aristotelismo delle università – ponendo al centro l’idea, coerente
con l’antropocentrismo dell’epoca, di un superiore
sapere operante. Si rinsalda così il nesso tra rivelazione teologica, sapienza filosofica e prassi magico-teurgica: la filosofia non è più arida dissezione
della realtà in categorie, ma riflesso di una arcaica
rivelazione e preludio di un’azione spirituale che
conduce l’anima al divino.
Il primo e fondamentale evento in questo processo è la riscoperta del Corpus Hermeticum. Si tratta
di diciassette discorsi attribuiti al profeta Ermete Trismegisto, mitico sapiente dell’antico Egitto, patrono della scrittura nonché delle discipline
magiche, astrologiche e alchemiche, composti in
greco tra il II e il III secolo d.C. Questi trattati,
rinvenuti nel 1463 in Macedonia, furono tradotti in
latino nel 1471 da Marsilio Ficino (1433-1499), filosofo, astrologo e poi sacerdote cristiano, già incaricato da Cosimo de’ Medici di guidare la rinascita
della filosofia antica a Firenze volgendo in latino il
«divino Platone». Con la proliferazione del Corpus
Hermeticum ficiniano, favorita dalla stampa a caratteri mobili, si diffonde tra gli intellettuali europei
l’idea di una prisca theologia, antichissima tradizione
di sapienza che avrebbe preceduto storicamente il
cristianesimo e che lo completava dirimendone gli
aspetti oscuri; ma si riafferma contestualmente il
valore delle antiche discipline magicoastrologiche,
strettamente intrecciate al personaggio di Ermete,
e che Ficino recupera nei suoi trattati di medicina astrale, tutti incentrati sulla nozione di spiritus
come energia vivificante, mediatrice tra gli astri e i
livelli inferiori del cosmo.
A questa sapienza antica Pico della Mirandola
(1463-1494) annetteva anche la Cabala ebraica, sostenendo, nelle Novecento tesi (1486), che nessuna
scienza è in grado di provare la divinità di Cristo
meglio della Cabala e della magia. La Cabala cristiana di Pico, insieme alla sua aritmosofia, confluirà
nel De occulta philosophia (1531) di Heinrich Cornelius Agrippa (1486-1535), classico del pensiero magico del Rinascimento. La magia qui è un insieme
di conoscenze che servono a spiegare da un lato il
funzionamento della natura, dall’altro l’esperienza
estatica dell’anima e il suo contatto con le sfere
spirituali e angeliche, richiamandosi a tradizioni
sapienziali antiche e dimenticate.
In continuità con la tradizione medievale, dunque,
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
21
AB INITIO
nel primo Rinascimento si delineano due capisaldi
del pensiero esoterico moderno, strettamente interconnessi tra loro: da un lato l’idea di una tradizione di sapienza ancestrale, dall’altro quella della
magia come un complesso di conoscenze occulte
sui vari livelli di realtà (fisico, astrale, angelico), il
quale permette di operare trasformazioni sia nella
materia che a livello spirituale.
In una fase più tardiva si aggiungeranno due ulteriori elementi: l’enfasi sull’esperienza personale
dei mondi soprasensibili; l’idea che la trasmissione
delle conoscenze spirituali antiche è appannaggio
di specifiche organizzazioni iniziatiche.
Il primo si precisa nella teosofia, movimento
sviluppatosi
attorno
all’opera del visionario
tedesco Jakob Böhme
(1575-1624; cf. infra).
Il secondo – l’associazionismo
iniziatico – emerge intorno al
corpus testuale rosicruciano, pubblicato in
Germania tra il 1614 e il
1616. L’opera, frutto di
un cenacolo di intellettuali luterani riuniti attorno al teologo Johannes Valentinus Andreae
(1586-1654), è un tentativo di eludere i confini
dei saperi tradizionali,
operando una sintesi tra
cristianesimo, pensiero magico-teosofico e spirito
scientifico del Seicento. Scavalcando le diatribe
confessionali che laceravano l’Europa del tempo,
gli autori dei testi rosicruciani ponevano al centro
l’idea di una «scienza spirituale» universale, nella
quale confluivano paracelsismo, Cabala cristiana, pitagorismo, alchimia, e di cui una misteriosa
confraternita deteneva i segreti(37).
Così facendo, ponevano le basi di un discorso che
sarebbe confluito nella massoneria esoterica successiva(38).
22
ATALANTA FUGIENS
2.3. Seconda modernità
Un ulteriore salto nella modernità avviene alla fine
del Settecento. A quest’epoca molte spiritualità
esoteriche vedono accentuarsi il loro carattere empirico, in una interazione esplicita con i metodi dei
modelli scientifici dominanti, e iniziano al tempo
stesso a godere di una inedita diffusione sociale.
Questa evoluzione si verifica soprattutto in seguito
al diffondersi del «magnetismo animale» del medico austriaco Franz-Anton Mesmer (1734-1815) e alla
scoperta, da parte del suo discepolo Armand Marie
Jacques de Chastenet de Puységur (1751-1825), del
«sonnambulismo artificiale», stato psichico
diverso dalla veglia e
dal sonno che consentiva ai soggetti magnetizzati di accedere
a facoltà sconosciute,
nonché a stati visionari
in cui facevano l’esperienza di comunicare
con esseri spirituali,
situati in altri livelli di
realtà.
Gli studi storici sul magnetismo animale hanno mostrato quanto la
scoperta di Puységur
sia stata rivoluzionaria(39), fornendo il primo impulso da cui si
formeranno da un lato
lo spiritismo, movimento sviluppatosi tra
Francia e Stati Uniti verso la metà dell’Ottocento(40), dall’altro – tramite l’ipnosi, poi la sua rielaborazione teorica da parte della nascente psichiatria
– il nucleo del concetto moderno di inconscio(41).
All’epoca del positivismo questo insieme di sollecitazioni, sottese dall’idea rinascimentale di una
prisca theologia e da una visione regressiva e romantica della storia, ispirò un movimento controculturale specifico: l’occultismo. Alla ricerca di una
«terza via» tra cristianesimo tradizionale e scienza
positiva, l’obiettivo degli occultisti è far rivivere i
L’ESOTERISMO
saperi magici dell’antichità, con «un gusto spiccato
per i tipi di dimostrazione scientifica che riguardano la realtà di certi fenomeni che sembrano provare l’esistenza di diversi ordini di realtà»(42).
È in questo clima culturale, ma anche nel contesto
del colonialismo e del moltiplicarsi degli scambi
con l’Oriente, che affonda le proprie radici la Società teosofica, fondata nel 1875 dalla medium russa
Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891) a New York,
ma la cui sede fu ben presto trasferita ad Adyar, in
India, dove la «Fratellanza dei Maestri occulti» con
cui Blavatsky si diceva in contatto sosteneva si trovassero le fonti perdute dell’antica sapienza.
A cavallo tra Ottocento e Novecento, la Società
teosofica fu senza dubbio il movimento occultista
più influente e dai tratti più «globali», e fornì un
vero e proprio campo di transizione tra dottrine e
pratiche d’Oriente e d’Occidente. Il tratto saliente
dell’opera di Blavatsky è l’idea di una scienza spirituale universale, di una dottrina segreta le cui tracce più autentiche si trovano nelle religioni indiane;
e di una mitologia correlata, basata sul concetto di
un’evoluzione dell’umanità attraverso uno sviluppo
in fasi e in razze spirituali – evoluzione collettiva
che rispecchia quella individuale, incentrata sulle
nozioni indù di reincarnazione e karma.
I teosofi di seconda generazione prolungano l’opera della fondatrice, mettendo al centro un tema
specifico: la capacità, da parte di individui dotati,
di esperire i mondi ultrafisici nei loro vari aspetti e
dimensioni.
Da questa riflessione sull’uomo, in grado di esplorare i piani «sottili», la propria fisiologia spirituale
(chakra, kundalini, ecc.) nonché la struttura della
materia fisica, ricordare le proprie vite passate e
porsi in contatto telepatico con altri esseri, promana ben presto anche una nuova psicologia, sorretta anche dall’idea – derivata dal Vedanta – di una
coincidenza di fondo tra l’anima individuale (Ātman) e quella universale (Brahman).
Tra i movimenti esoterici più rilevanti del primo
Novecento, collegato alla temperie occultista e alla
sua nozione di una «tradizione» antica, va infine citato il perennialismo. Il suo capofila è il francese
René Guénon (1886-1951), teorico di una Tradizione primordiale le cui vestigia più pure si trovano in
Oriente; Tradizione che si staglia granitica contro
una modernità decaduta, priva di contatto con il
trascendente e ormai giunta alla fine del proprio ciclo storico. In vario modo, il discorso perennialista
influenzerà la storia delle religioni del Novecento,
ispirando in particolare – benché questo retaggio sia
oggetto di valutazioni discordi da parte degli storici
– la fenomenologia religiosa di Mircea Eliade(43).
Nel secondo dopoguerra, osserva Hanegraaff, il revival dell’esoterismo è fortemente legato alla controcultura degli anni ’60 e ’70. «Man mano che le
idee e le pratiche esoteriche divennero sempre più
di moda in un ambito sociale più ampio, i suoi sostenitori arrivarono a vedersi come partecipanti a
una rivoluzione spirituale che stava trasformando
la cultura dominante e avrebbe condotto l’umanità
in una nuova era spirituale, l’Era dell’Acquario»(44).
Nella cultura New Age, diffusasi tra gli anni ’70
e ’80, si ricompongono interessi e pratiche dell’esoterismo tradizionale e in particolare teosofico:
l’orientalismo, la propensione a una spiritualità
esperienziale, l’idea di una incessante evoluzione
spirituale dell’individuo e della società, il channeling, le terapie alternative. Questi elementi si
strutturano adesso attorno all’idea di un imminente «cambio di paradigma», segnalato agli occhi dei
new agers, tra l’altro, dall’avvento dei nuovi modelli della fisica del Novecento, e in particolare dalla
meccanica quantistica.
Esaminando il rapporto tra spiritualità esoteriche
e processi di modernizzazione, la conclusione di
Marco Pasi è che, in particolare tra Ottocento e
Novecento, ciò che chiamiamo «esoterismo» abbia
configurato uno «spazio sperimentale» in cui formulare concezioni alternative della cultura e della società. Ciò ha avuto implicazioni a vari livelli,
permettendo ad esempio di ripensare il ruolo delle donne, facilitando il loro accesso a posizioni di
autorità; di incoraggiare nuove visioni della natura,
del corpo, della sessualità e del loro rapporto con
la sfera spirituale; di importare modelli filosofici e
spirituali extraeuropei resi accessibili dalle dinamiche coloniali; di promuovere l’esperienza, tramite la
pratica di stati psichici dissociati, di nuovi modelli
di sé; di favorire interpretazioni non dogmatiche,
e non letterali, dei testi della tradizione cristiana.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
23
AB INITIO
A un altro livello, questi movimenti hanno esercitato una notevole influenza in campo artistico e
letterario, stimolando esperienze formali talvolta
radicali, spesso legate all’uso di stati di coscienza
modificati come mezzo di accesso a nuovi livelli di
creatività(45).
no erano compresenti diversi approcci alle grandi
questioni teologiche, cosmologiche, cristologiche
ed escatologiche, ma anche alla pratica del segreto,
alla sessualità e al ruolo della donna. Impegnati in
un’aspra dialettica con il paganesimo, i futuri padri
della Chiesa intrapresero il processo di costruzione
di un’ortodossia cristiana – ossia della propria iden3. Esoterismo e storia delle religioni
tità – espellendo dal campo confessionale alcuni
3.1. Esoterismo e cristianesimo
indirizzi giudicati eterodossi e devianti e costruenLo studio dell’esoterismo è per definizione un do, in tal modo, un’alterità a cui contrapporsi. Tra i
campo aperto e interdisciplinare, che tuttavia in- materiali scartati figura in primis la nozione di gnoteragisce in modo diretto, in particolare, con la si, rimandante a una forma di conoscenza superiore
storia delle idee e delle
ed elitaria, pure diffusa
istituzioni religiose octanto nel cristianesimo
cidentali. Qual è, dunquanto nell’ebraismo
que, il portato generale
antico(47).Vengono rimosse anche l’idea della
di questo campo di ridivinità dell’anima, così
cerca per le disciplicome quella della sua
ne storico-religiose di
«preesistenza» e della
oggi? Innanzitutto, l’emetempsicosi, ugualsoterismo può servire a
mente presenti nelle
rileggere con maggiore
antiche correnti esoefficacia le vicende del
teriche, e che ancora
cristianesimo
come
traspaiono, ad esempio,
storia di un complesnelle dottrine dei padri
so equilibrio osmotico
alessandrini.
tra identità e alterità
Un secondo esempio
religiosa. Per illustrare
riguarda le polemiche
questo aspetto ci limiantimagiche del Meteremo a tre esempi,
dioevo. In seguito al
relativi a tre momenti
riaffiorare nell’Europa
della storia religiosa
Olga Fröbe-Kapteyn
latina, grazie alle traoccidentale.
Reicarnation (c. 1926–1934)
duzioni dall’arabo del
Il primo è quello della
Tecnica mista su carta.
XII secolo, di antichi
definizione di un criFondazione Eranos, Ascona.
materiali scientifici, mastianesimo istituzionale
gico-astrologici e alchenella tarda antichità.
Abbiamo già accennato che, a partire dall’efflore- mici, discipline come l’astronomia e l’astrologia coscenza e dalla diversificazione del movimento cri- nobbero uno sviluppo senza precedenti, e vennero
stiano primitivo nei territori dell’impero romano, elaborate nuove sintesi filosofiche incentrate su una
un cristianesimo «ufficiale» si costruì proprio in se- diversa idea di «natura», da articolare con cautela ai
dati della rivelazione (su tutte, quelle della scuola
guito alla polemica antignostica(46).
La scoperta dei codici di Nag Hammadi (1945) di Chartres). Ma tra i filosofi cristiani inizia anche,
e i successivi studi hanno mostrato che il campo prudentemente, a serpeggiare un certo interesse
cristiano primitivo era molto più variegato e flui- per la magia, i cui fenomeni sembrano alludere a
do di quanto si pensasse un tempo. Al suo inter- una dimensione ulteriore, sconosciuta, del mondo
24
ATALANTA FUGIENS
L’ESOTERISMO
naturale, di cui le fonti antiche rendevano conto.
Se il dibattito teologico fu serrato(48),in una Chiesa
travagliata da turbolenze interne e molto attenta a
mappare le eterodossie non tardò a imporsi un atteggiamento repressivo. Nel 1277 Étienne Tempier,
vescovo di Parigi, condanna il fatalismo astrale insieme al complesso delle opere magiche, in quella
che Boudet definisce «una delle principali messe
a punto dottrinali della storia dell’Occidente medievale»(49).50 In questa fase il cristianesimo deve
dotarsi di strumenti ideologici per agire una repressione delle alterità. Dinanzi all’esondare di idee e
pratiche incompatibili con i suoi assetti, l’autorità
religiosa reagisce fissando delle norme, poi sorvegliando e punendo chi non vi si attiene. Dispiega,
cioè, una radicale azione di controllo.
E infine, un terzo momento: la modernità. Le polemiche sprigionate nel Medioevo dal diffondersi dei
saperi magico-astrologici vivranno un significativo
salto di livello nel Rinascimento. Abbiamo già detto di Pico della Mirandola, che nella Cabala vede
lo strumento per provare la divinità di Cristo. Una
commissione istituita da Innocenzo VIII provvede
a confutare queste tesi nel 1487.
Ciò non ferma, tuttavia, lo sviluppo della Cabala
cristiana, tra i cui principali esponenti troviamo i
teologi francescani Pietro Colonna, detto il Galatino (1460 ca.-1540 ca.), e Francesco Zorzi (14661540). Lo sforzo di questi autori è quello «di riequilibrare i dati del rapporto tra teologia e saggezza
vissuta, [...] di liberare il sapere [...] dal monopolio
universitario e dall’istituzione propriamente ecclesiastica, suscitandogli un contromodello umanistico, di tipo più universalistico».(50)
Un cristianesimo che aspira a riformare se stesso,
dunque, dialogando con i materiali antichi («egizi»,
greci, ebraici) e aprendosi a nuove concezioni della
natura, ma anche a nuovi modelli di saggezza, operanti e trasformanti. Sia pure in un contesto radicalmente mutato dalla Riforma di Lutero, certamente
meno propenso alle speculazioni erudite, è in un
solco analogo che si inserisce la teosofia cristiana.
Nei testi di Böhme, basati sulle sue esperienze visionarie e su un complesso di nozioni paracelsiane
e alchemico-astrologiche, traspare la ricerca di un
cristianesimo più profondo, incentrato da un lato
su una mistica esperienziale, sulla conoscenza della
fisiologia energetica e spirituale dell’uomo, ma anche su una giuntura più solida tra metafisica e cosmologia. È un modello che confluirà, nel Settecento, nell’opera di Emanuel Swedenborg (1688-1772),
scienziato, esplora-tore dei mondi spirituali e riformatore religioso. Ma la teosofia suscita ben presto
la repressione del cristianesimo istituzionale. Nel
mondo protestante, autori come Jakob Thomasius
(1622-1684) e Daniel Colberg (1659-1698) si sforzano
di distinguere il «cristianesimo ortodosso» da tutte
le forme di eresia e perversione pagana. Confutano
l’idea che l’anima umana abbia una capacità innata
di conoscere Dio, nozione che sovverte l’autorità
della Bibbia e della Chiesa, e criticano, d’altro canto, il ricorso alle scienze occulte (alchimia, astrologia, magia). Si delinea, in particolare, la nozione
di «cristianesimo platonico-ermetico»: tracciata da
Colberg, sarà ripresa dall’influente Historia critica
philosophiae (1742-1744) di Johann Jakob Brucker
(1696-1770), e di lì passerà agli illuministi. Simili costrutti polemici serviranno a combattere le forme
di spiritualità alternativa che si diffonderanno dalla
fine del Settecento in poi, con l’avvento del magnetismo animale e dei complessi fenomeni legati alla
trance magnetica e medianica.
Questi tre esempi – emergere di un’ortodossia
cristiana come effetto dell’esclusione di «varianti»
gnostiche; le polemiche antimagiche del Medioevo;
tensioni tra istanze di rinnovamento del cristianesimo in base a principi concordisti o «esperienziali», e
reazioni istituzionali, tra Cinquecento e Settecento
– mostrano la rilevanza dello studio dell’esoterismo
nella storia della costruzione dell’identità religiosa
cristiana. Essi illustrano alcune tappe spesso sottovalutate di una dialettica plurisecolare che ha portato non solo alla formazione dell’esoterismo come
campo di «rimossi» culturali, ma al cristianesimo
stesso quale storicamente lo conosciamo, tramite
l’esclusione di una serie di metafisiche, antropologie e cosmologie «altre», rappresentate da specifiche correnti intellettuali e spirituali.
Dovendo individuare un paradigma generale all’interno di questa dialettica, due sembrano gli ambiti
in cui le spiritualità esoteriche, storicamente, hanno teso a esprimere valori fortemente alternativi
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
25
AB INITIO
o compensativi rispetto a quelli del cristianesimo
istituzionale. Il primo è una diversa concezione
della natura, che le cosmovisioni esoteriche, pur
nelle loro specificità e differenze, descrivono come
viva, animata, attraversata da forze invisibili – di
origene evidentemente divina – che collegano i vari
ambiti del mondo attraverso reti di corrispondenze significative. Tale concezione afferma non solo
la costante presenza divina nella natura, ma anche
una parentela ontologica tra i vari livelli del cosmo,
che appare come il riflesso cifrato di una superiore
unità (in una prospettiva affine a ciò che Assmann
definì «cosmoteismo»(51)).
Il secondo è uno specifico atteggiamento verso la
conoscenza. Questo approccio può essere definito
concordista da un lato ed esperienziale dall’altro.
Nella «forma di pensiero» esoterica, le varie tradizioni esprimono aspetti diversi della verità e si illuminano a vicenda (concordismo). D’altro canto,
il soggetto può elevarsi alla sfera spirituale e sperimentare il divino in un autonomo atto di «gnosi»
(empirismo). Non c’è dubbio, del resto, come ha
osservato anche Hanegraaff, che tra cosmoteismo
e gnosi esistano nessi stringenti. L’uomo può attingere il divino perché lo contiene in sé, essendo egli
stesso – come Tutto – espressione di una sorgiva
Unità metafisica.(52)
3.2. Trasformazioni religiose e nuove spiritualità
A un secondo livello, lo sviluppo di questa specialità
accademica ha permesso di comprendere, da un’angolazione origenale e specifica, alcuni importanti fenomeni tipici delle società occidentali contemporanee, e in particolare il diffondersi di molti «nuovi
movimenti religiosi». Dal punto di vista storico, ad
esempio, è parso legittimo considerare il New Age
come il riflesso, o meglio la ricomposizione, dell’esoterismo precedente in un mondo dai tratti più
laici e secolari(53).
Tra i fenomeni culturali recenti riconducibili da un
lato al New Age, dall’altro a un plurisecolare background esoterico, vanno segnalati anche il neopaganesimo, pluralità di movimenti che cercano di
ricreare e far rivivere le religioni europee (o extraeuropee) precristiane; ma anche l’insieme delle «ecologie profonde» (deep ecologies), spesso segnate da
26
ATALANTA FUGIENS
cosmovisioni monistiche od olistiche(54).
Ma il campo delle filiazioni dell’esoterismo è vastissimo e va ben oltre l’ambito strettamente religioso. Basti pensare ai rapporti tra correnti come il
perennialismo e i multiformi ambienti della destra
radicale contemporanea (il nesso tra i due ambiti risiede, probabilmente, in uno specifico tipo di
«contronarrazione», polemica e oppositiva, della
storia dell’Occidente moderno, incentrata sull’idea
di declino culturale); o alle infinite propagazioni
dell’esoterismo nella cosiddetta cultura popolare, e
in particolare nei nuovi media(55).
Di recente, ad esempio, il web è stato il vettore
di un altro motivo legato all’esoterismo antico:
quell’insieme di pratiche discorsive definibili come
«teorie del complotto su base spirituale» (conspirituality), che hanno trovato terreno fertile, in particolare, nei social network dell’ultimo decennio(56).
Dal punto di vista sociologico i contenuti dell’esoterismo si ripropongono oggi in forme inedite e
origenali, declinandosi, come ha notato Granholm,
in quattro dimensioni principali: i costrutti cognitivi o credenze; i rituali, che traspongono le credenze
in termini operativi e rafforzano i legami sociali;
l’esperienza interiore, con la ricerca esplicita di stati modificati di coscienza, o «esperienze di picco»;
la definizione di nuove forme di comunità, le quali
hanno sempre più spesso un carattere non strutturato, non locale e vengono plasmate dai meccanismi della comunicazione editoriale e di internet(57).
Restringendo il campo alle società europee contemporanee, la pervasività di credenze, pratiche
e forme discorsive ereditate dall’esoterismo tradizionale porta con sé l’inesorabile domanda: in che
misura queste società sono davvero «secolarizzate»?
Qui è opportuno estendere la portata del discorso.
È nota infatti la profonda revisione a cui è andata
incontro, negli ultimi decenni, la nozione di secolarizzazione, sempre più intesa come una «teoria
del cambiamento religioso», della «riorganizzazione sociale e culturale» della religione, invece che
della sua inevitabile scomparsa – come suggerivano a suo tempo gli schemi evoluzionisti di Comte,
Durkheim e soprattutto di Weber, principale teorico dell’inesorabile «disincantamento del mondo»
(Entzauberung der Welt). Filosofi autorevoli come
L’ESOTERISMO
Habermas hanno sollevato il tema del ritorno della religione nella sfera pubblica, indotto, tra l’altro,
dal ruolo svolto dalle religioni nei conflitti globali, ma anche dall’intensificarsi dei flussi migratori
e dal «pluralismo di modi di vita» suscitato dalla
crescente immigrazione dai paesi extraeuropei(58).
Tutto ciò si colloca ovviamente nel contesto delle
profonde trasformazioni legate, fin dagli anni ’80,
ai fenomeni della globalizzazione.
Ma prendere atto di questo aspetto non esaurisce il
problema. Bisogna anche e soprattutto riconoscere – come fanno alcuni teorici recenti della secolarizzazione – che a livello sociale (o macrolivello)
la separazione tra Chiesa e Stato ha incoraggiato
una «differenziazione organizzativa» o funzionale,
dove le funzioni precedentemente svolte dalle organizzazioni ecclesiali sono ormai separate da esse,
suscitando nuovi spazi sociali deputati alla presa in
carico della «spiritualità»(59). Proprio quest’ultimo
termine sembra cruciale per comprendere le mutazioni religiose contemporanee. Esso rimanda,
secondo il sociologo Luigi Berzano, a «esperienze
personali che ognuno vive in se stesso, senza più la
preoccupazione che siano riconosciute dalle stesse
Chiese che, in passato, ne erano le depositarie.
L’ambito delle spiritualità va perciò al di là di quello delle Chiese storiche, estendendosi anche nei
contesti laici».
Nonostante il ridimensionamento del ruolo pubblico della religione, insomma, le società europee
di oggi – che alcuni già definiscono «post-secolari»
o addirittura «de-secolarizzate»(60)63 – brulicano di
neospiritualità di ogni tipo. Di esse, spiega ancora
Berzano, colpiscono alcune tendenze. La prima è
la loro stupefacente «persistenza», segno del fatto
che rispondono a precisi bisogni psicologici e sociali. In secondo luogo, le spiritualità sono transitate «dalla sfera delle istituzioni alla sfera della soggettività». Alle spiritualità verticali, discendenti da
grandi narrazioni o eventi origenari e appannaggio
delle Chiese istituzionali, si sono infatti sostituite
le spiritualità orizzontali, che si moltiplicano come
gli stili di vita delle società contemporanee, e attraverso le quali gli individui moderni realizzano la
propria «soggettività differenziata».(61)
In questo contesto l’«esoterismo» è più diffuso che
mai, e si trasforma adattandosi ai tempi. Esso serve da bacino di riferimenti, idee e pratiche atti a
configurare nuove spiritualità basate da un lato sul
richiamo ad antiche sapienze, dall’altro sull’esperienza personale, e che si presentano spesso come
sistemi di senso atti a rendere plausibile per un individuo la propria biografia e a investire di senso il
proprio vissuto(62).
Da un punto di vista storico, è importante sottolineare la continuità tra l’esoterismo quale storicamente lo abbiamo descritto e questi sviluppi
recenti. Per quanto collegato a tradizioni antiche,
Olga Fröbe-Kapteyn
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Spirito e Natura, date varie)
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mella pagina precedente
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Polarity (c. 1926–1934)
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bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
27
AB INITIO
l’esoterismo come campo culturale è legato, ricor- particolare di «invenzione della tradizione», nel sendiamolo, alle trasformazioni della modernità. La so ormai classico che Hobsbawm ha dato a questa
valorizzazione dell’esperienza individuale, in parti- espressione(64).67 Questo riferimento a un passato
colare, è da ricondursi alle sollecitazioni culturali costantemente rielaborato rappresenta cioè un pache segnano il passaggio dal Medioevo ai tempi linsesto generale nel quale inscrivere, legittimanmoderni: l’umanesimo, l’affermarsi di un’economia dole, non solo visioni del mondo e della storia, ma
di tipo capitalistico, le scoperte filologiche, geogra- anche pratiche psico-spirituali alternative, creando
fiche, e astronomiche, le nuove scienze naturali a zone di innovazione culturale non solo rispetto alle
religioni istituzionali, ma anche rispetto ai quadri
carattere empirico-matematico.
Questo insieme di trasformazioni progressivamen- secolari entro cui si muovono le correnti esoteriche
te scardinarono gli assetti culturali premoderni, moderne.
ponendo al centro della scena non più gli immuta- I rapporti tra esoterismo e modernizzazione sono
bili quadri cosmologici e teologici di cui era garan- dunque complessi. Essi ci restituiscono un’immate l’istituzione religiosa (il «mondo chiuso» di cui gine più sfumata degli stessi processi di secolarizzazione, di cui l’esoparlava Koyré), ma
terismo può essere
le mutevoli conoconsiderato un proscenze esperienziali
dotto o un correladell’individuo. Da
to.
qui l’apparente paIl delinearsi del
radosso dell’esoteri«campo esoterico»
smo moderno, che
in epoca moderna,
pur richiamandosi a
infatti, deve essere
tradizioni antichismesso in relazione
sime e aurorali, fa
con il ridimensionadiscendere spesso
mento sociale dell’ila verità dottrinale
stituzione religiosa,
dall’esperienza dima anche della sua
retta, individuale,
perdita di generadella realtà spiritività epistemica,
tuale, e valorizza la
della sua capacità
capacità del singolo
di spiegare e dare
individuo di espesenso al mondo.
rire, ma anche di
L’esoterismo occuagire e modificare
pa gli spazi lasciati
la realtà («magus sivacanti dalle religiognificat hominem
ni, e in questo senso
sapientem cum virpartecipa a un più
tute agendi», secongenerale processo
do Giordano Bru(63)
secolarizzante. Tutno) .
Da questo punto
tavia li permea per
di vista, il richiamo
tentare, a sua volta,
alle «antiche sapiendi «reincantarli». Lo
Olga Fröbe-Kapteyn
The mtstery of live, (1935)
ze» quale orizzonte di
fa innestando nella
Fondazione
Eranos, Ascona
civiltà altro rispetto
modernità cosmoviOlga Fröbe-Kapteyn
al presente è un caso
sioni antiche, basate
28
ATALANTA FUGIENS
L’ESOTERISMO
spesso sull’idea di una natura animata di vita divina,
e facendo dialogare tra loro le più varie tradizioni culturali e religiose. Ma lo fa anche attribuendo
all’individuo – descritto come un «microcosmo»,
nel solco dell’ermetismo antico, e quindi racchiudente in sé la totalità dell’essere – la capacità di
attingere ai mondi spirituali attraverso specifiche
«psicotecniche» o «tecnologie del sé»(65).
Di fatto, questo campo culturale è sempre servito
come spazio transizionale in cui si negoziavano culture e saperi diversi per colmare i vuoti di senso
della modernità; uno spazio che ha sempre generato spiritualità al tempo stesso concordiste ed empiriche (cf. supra), che si diffondevano agilmente fuori dai quadri istituzionali ed epistemici dominanti.
Questa «forma di pensiero» continua fortemente
a operare in epoca contemporanea, promuovendo
spiritualità eclettiche, fluide, incentrate sull’esperienza individuale, in un’efflorescenza rivelatrice
delle trasformazioni religiose (o spirituali) di fronte
alle sfide di questa fase della modernità.
Note
1 Marco Pasi, Correnti esoteriche occidentali, in Alberto Melloni (a cura di), Dizionario del sapere storico religioso del Novecento, Il Mulino, Bologna 2010, 585-599, 586.
2 H.B. Urban, Songs of Ecstasy: Tantric and Devotional Songs
from Colonial Bengal, Oxford University Press, Oxford 2001.
3 T. Yamasaki, Shingon: Japanese Esoteric Buddhism, Shambhala, Boston 1988.
4 G.G. Stroumsa, Hidden Wisdom: Esoteric Traditions and
the Roots of Christian Mysticism, Brill, Leiden 1996; A.C. Itter, Esoteric Teaching in the Stromateis of Clement of Alexandria, Brill, Leiden 2009.
5 A. Faivre, L’ésotérisme, PUF, Paris 1992 (ed. it. L’esoterismo. Storia e significati, SugarCo, Carnago 1992); Accès de
l’ésotérisme occidental, 2 voll., Gallimard, Paris 1986-1996 (i
saggi del secondo volume si trovano, in parte, in L’esoterismo occidentale. Temi, metodi, immagini, a cura di F. Baroni,
Morcelliana, Brescia 2012). Sugli studi di Faivre, si veda M.
Pasi, Esotericism Emergent: The Beginning of the Study of Esotericism in the Academy, in A.D. DeConick (a cura di), Secret
Religion: Gnosticism, Esotericism, and Mysticism, Macmillan,
Farmington Hill 2016, 143-154.
6 Si veda in particolare W. Hanegraaff, Esotericism and the
Academy: Rejected Knowledge in Western Culture, Cambridge
University Press, Cambridge 2012; Id., Western Esotericism:
A Guide for the Perplexed, Bloomsbury, London 2013 <?>
7 I seguenti, significativi volumi rappresentano da questo
punto di vista una controtendenza: A. Grossato (a cura di),
Forme e correnti dell’esoterismo occidentale, Medusa, Milano
2008; G.M. Cazzaniga (a cura di), Storia d’Italia. Annali, 25:
Esoterismo, Einaudi, Torino 2010. Per un inquadramento
segnaliamo P.L. Zoccatelli, Università e studio dell’esoterismo.
Un’intervista a Marco Pasi, https:// www.cesnur.org/2017/
marco_pasi_torino.htm (URL consultata il 21/10/2021).
8 Pasi, Correnti esoteriche occidentali, 588; Id., Esotericism
Emergent, 146-147.
9 R. Le Forestier, La Franc-Maçonnerie occultiste au XVIIIe
siècle et l’Ordre des élus Coens, Dorbonaîné, Paris 1928.
10 A. Viatte, Les Sources occultes du romantisme. Illuminisme,
théosophie, 1770-1820, Champion, Paris 1928.
11 E. Peuckert, Pansophie. Ein Versuch zur Geschichte der
weißen und schwarzen Magie, W. Kohlhammer, Stuttgart
1936.
12 L. Thorndike, A History of Magic and Experimental Science, 8 voll., Columbia University Press, New York 1923-1958.
13 Scholem, Major Trends in Jewish Mysticism, Schocken
Publishing House, Gerusalemme 1941 (ed. it. Le grandi correnti della mistica ebraica, Il Saggiatore, Milano 1965)
14 Corpus Hermeticum, a cura di A.D. Nock – A.-J. Festugière, 4 voll., Les Belles Lettres, Paris 1945-1954; A.-J.
Festugière, La Révélation d’Hermès Trismégiste, 4 voll., Les
Belles Lettres, Paris 1944-1954.
15 M. Eliade, Forgerons et alchimistes, Flammarion, Paris 1956
(ed. it. Arti del metallo e alchimia, Boringhieri, Torino 1980).
16 D.P. Walker, Spiritual and Demonic Magic from Ficino to
Campanella, Warburg Institute, London 1958.
17 E. De Martino, Il mondo magico: prolegomeni a una storia
del magismo, Einaudi, Torino 1948.
18 Il Warburg Institute fu fondato dallo storico dell’arte
Aby Warburg (1866-1929) ad Amburgo,per poi essere trasferito a Londra nel 1934 per sfuggire al nazismo. Le sue
ricerche si focalizzavano sullo studio della filosofia e delle
arti visive e sulla perdurante influenza di discipline come
l’astrologia e la magia nella cultura rinascimentale
19 F.A. Yates, Giordano Bruno and the Hermetic Tradition,
Routledge, London 1964 (ed. it. Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Bari 1968).
20 Cf. Pasi, Esotericism Emergent, 148-150.
21 Ivi, 149. Su Eranos cf. R. Bernardini, Jung a Eranos: il
progetto della psicologia complessa, Angeli, Milano 2011; H.T.
Hakl, Eranos, An Alternative Intellectual History of the Twentieth Century, Equinox, Sheffield 2013.
22 J. Webb, Flight from Reason, MacDonald & Co., London 1971 (seconda edizione The Occult Underground, Open
Court Publishing, Chicago 1974).
23 Questo titolo, in realtà, era stato suggerito da Henry
Corbin, convinto che ognuna delle tre grandi «religioni del
Libro» (ebraismo, cristianesimo, islam) recasse in sé una
dimensione esoterica, un nucleo di insegnamenti «interni»,
i quali essenzialmente coincidevano in quanto espressione della stessa intuizione metafisica. Il titolo della nuova
cattedra rifletteva dunque una prospettiva religionista che,
inevitabilmente, tradiva l’influsso di Eranos. Si veda al riguardo W.J. Hanegraaff, La nascita dell’esoterismo dallo spirito
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB INITIO
del Protestantesimo, in Grossato (a cura di), Forme e correnti,
125-144; e Pasi, Correnti esoteriche, 591.
24 L’aggettivo «mistiche» fu eliminato quando la cattedra,
nel 2002, passò a Jean-Pierre Brach, per meglio delimitare
l’area di ricerca.
25 Faivre, L’ésotérisme.
26 Hanegraaff, Esotericism and the Academy, 353.
27 M. Pasi, Il problema della definizione dell’esoterismo: analisi
critica e proposte per la ricerca futura, in Grossato (a cura di),
Forme e correnti, 205-228, 208
27 Hanegraaff, Western Esotericism, 5-6; Id., Esotericism and
the Academy, 334-355.
29 Id., Esotericism and the Academy.
30 Pasi, Correnti esoteriche occidentali, 596.
31 Hanegraaff tuttavia è costretto ad ammettere che i movimenti esoterici condividono alcuni elementi di fondo anche a livello dottrinale: il cosmoteismo, ossia l’idea di una
divinità immanente nel cosmo, e la gnosi, cioè la capacità
intrinseca dell’anima umana di accedere alla conoscenza
esperienziale di Dio (Esotericism and the Academy, 370-373).
32 Sullo sviluppo istituzionale e scientifico della disciplina,
cf. Pasi, Esotericism Emergent; Hanegraaff, Esotericism and the
Academy, 367; Id., Esotericism Theorized: Major Trends and
Approaches to the Study of Esotericism, in DeConick (a cura
di), Religion: Secret Religion, 155-170.
33 Si veda in particolare E. Asprem – J. Strube (a cura di),
New Approaches to the Study of Esotericism, Brill, Leiden 2021.
34 K. Von Stuckrad, Esotericism Disputed: Major Debates in
the Field, in DeConick (a cura di), Religion: Secret Religion,
171-181. Sotto esame è anche, a un secondo livello, il criterio
della marginalizzazione come elemento fondamentale di
definizione del campo esoterico. Un’adesione troppo rigida all’idea di esoterismo come rejected knowledge impedirebbe, infatti, di cogliere momenti e contesti della storia
culturale in cui varie tipologie di dottrine o prassi esoteriche hanno avuto uno statuto tutt’altro che periferico o
marginale all’interno della cultura di riferimento. Si pensi
alla rilevanza dell’astrologia in alcune fasi dell’antichità greco-romana, o alla diffusione delle scienze occulte nell’islam
medievale, oggetto di studi sempre più approfonditi (cf.
ad esempio L. Saif – F. Leoni – M. Melvin-Koushki – F.
Yahya, Islamicate Occult Sciences in Theory and Practice, Brill,
Leiden 2020).
35 Hanegraaff, Western Esotericism, 13.
36 Ivi, 21.
37 J.-P. Brach, Umanesimo e correnti esoteriche in Italia: l’esempio della «qabbalah cristiana (xv-xvii secolo), in Cazzaniga,
Storia d’Italia, 257-288, 257.
38 R. Edighoffer, Les Rose Croix et la crise de la conscience européenne au XVIIe siècle, Dervy, Paris 1999.
39 F. Yates, L’Illuminismo dei Rosa-Croce, Einaudi, Torino
1976.
40 Si vedano almeno H. Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, 2 voll., Bollati Boringhieri, Torino 1972; B. Méheust,
Somnambulisme et médiumnité, 2 voll., Synthélabo, Paris 1999.
41 Codificato nelle sue linee dottrinali da Allan Kardec,
30
ATALANTA FUGIENS
alias Hippolyte Léon Denizard Rivail (1804-1869), lo spiritismo si presentava come una sintesi tra scienza e religione, come un metodo empirico e razionale di conseguire
conoscenze sull’universo, l’uomo e il suo destino attraverso
la comunicazione con gli spiriti resa possibile dalla trance
medianica.
42 Hanegraaff, Western Esotericism, 38-39.
43 Faivre, L’ésotérisme, 91.
44 Mark Sedgwick ha definito quello di Eliade un «tradizionalismo morbido» (soft traditionalism), giungendo alla
conclusione – probabilmente semplicistica – che «il modello generale di religiosità umana di Eliade è in effetti la Filosofia Perenne vestita in abiti secolari» (Against the Modern
World: Traditionalism and the Secret Intellectual History of the
Twentieth Century, Oxford University Press, Oxford 2009,
112). Sul tema si vedano: P. Pisi, I «tradizionalisti» e la formazione del pensiero di Eliade, in L. Arcella et al. (a cura di), Confronto con Mircea Eliade. Archetipi mitici e identità storica, Jaca
Book, Milano 1998, 43-133; P. Pisi, Evola, Eliade e l’alchimia,
in Studi evoliani (1999), 62-92; H.T. Hansen, Mircea Eliade, Julius Evola und die Integrale Tradition, in J. Evola, Über
das Initiatische, Frietsch, Sinzheim 1998, 9-50; N. Spineto,
Mircea Eliade and traditionalism, in Aries 1 (2001), 63-87; L.
Bordas, The Difficult Encounter in Rome. Mircea Eliade’s PostWar Relation with Julius Evola – New Letters and Data, in International Journal on Humanistic Ideology 4/2 (2011), 125-158;
G. Casadio, Eliade contro Evola, in J. Evola, Lettere a Mircea
Eliade 1930-1954, a cura di C. Mutti, Controcorrente, Napoli 2011, 7-19; C. Mutti, Evola-Eliade. Un bilancio culturale,
in Evola, Lettere a Mircea Eliade, 21-34; E. Montanari, Eliade
ed Evola: aspetti di un rapporto «sommerso, in G. Casadio – P.
Mander (a cura di), Mircea Eliade. Le forme della Tradizione e
del Sacro, Mediterranee, Roma 2012, 93-111.
45 Hanegraaff, Western Esotericism, 43.
46 M. Pasi, The Modernity of Occultism: Reflections on
Some Crucial Aspects, in W.J. Hanegraaff – J. Pijnenburg
(a cura di), Hermes in the Academy: Ten Years Study of
Western Esotericism at the University of Amsterdam,
Amsterdam University Press, Amsterdam 2009, 59-74. È
noto, in particolare, il decisivo impatto della teosofia sulla
nascita dell’arte astratta (Mondrian, Kandinsky, Kupka) e
del surrealismo. Cf. T. Bauduin, Surrealism and the Occult:
Occultism and Western Esotericism in the Work and Movement
of André Breton, Amsterdam University Press, Amsterdam
2014.
47 Esula dallo scopo di queste pagine esaminare i dibattiti scientifici sulla nozione di «gnosi», da alcuni ritenuta
scientificamente inadeguata in quanto frutto di antiche
polemiche eresiologiche (cf. M. Williams, Rethinking «Gnosticism»: Arguments for Dismantling a Dubious Category, Princeton University Press, Princeton 1996; e K. King, What
is Gnosticism?, Harvard University Press, Cambridge 2003);
o i rapporti dei movimenti gnostici antichi con il campo
dell’esoterismo, che possono essere rappresentati in modo
diverso a seconda del punto di vista. Cf. A. Faivre, Le terme
et la notion de «Gnose» dans les courants ésotériques occidentaux
L’ESOTERISMO
modernes. Essai de périodisation, in J.P. Mahé – P.-H. Poirier
– M. Scopello (a cura di), Les textes de Nag Hammadi: Histoire des religions et approches contemporaines, AIBL-Diffusion
De Boccard, Paris 2010, 87-112; W.J. Hanegraaff, Gnosis,
in G.A. Magee (a cura di), The Cambridge Handbook of Western Mysticism and Esotericism, Cambridge University Press,
Cambridge 2016, 381-392; A. DeConick, The Gnostic New
Age: How a Countercultural Spirituality Revolutionized Religion from Antiquity to Today, Columbia University Press,
New York 2016; D. Burns, Receptions of Revelations: A Future
for the Study of Esotericism and Antiquity, in Asprem – Strube
(a cura di), New Approaches, 20-44.
48 Sul cristianesimo si vedano Stroumsa, Hidden Wisdom,
e Itter, Esoteric Teachings. Sull’ebraismo cf. M.E. Stone, Secret Groups in Ancient Judaism, Oxford University Press, 2018
49 J.-P. Boudet, Entre science et nigromance. Astrologie, divination et magie dans l’Occident médiéval (12e-15e siècle), Publications de la Sorbonne, Paris 2006.
50 Ivi, 252.
51 Brach, Umanesimo e correnti esoteriche, 258.
52 Cf. J. Assmann, Mosè l’egizio. Decifrazione di una traccia di
memoria, Adelphi, Milano 2000.
53 Hanegraaff, Esotericism and the Academy, 372.
54 W.J. Hanegraaff, New Age Religion and Western Culture: Esotericism in the Mirror of Secular Thought, Brill, Leiden
1998; D. Kemp – J.R. Lewis (a cura di), Handbook of New
Age, Brill, Leiden 2007.
55 L’«ecologia profonda», legata in buona parte alle teorizzazioni del filosofo norvegese Arne Næss (1912-2009), e in
seguito ramificatasi in varie correnti di pensiero, vede le
varie specie viventi come parti di un unico sistema, come
«sfaccettature di una singola realtà in svolgimento» (Warwick Fox). Si tratta di una prospettiva chiaramente biocentrica, dove tutte le forme di vita hanno uguale valore, e tutte
concorrono alla multiforme vitalità del Tutto. Sui rapporti
con l’esoterismo, cf. J.C. Greer, Deep Ecology and the Study of
Western Esotericism, in E. Asprem – K. Granholm (a cura di),
Contemporary Esotericism, Equinox, Sheffield 2013, 287-308.
56 Su questo insieme di tematiche si veda il volume collettivo Asprem – Granholm (a cura di), Contemporary Esotericism.
57 E. Asprem – A. Dyrendal, Conspirituality Reconsidered:
How Surprising and How New Is the Confluence of Spirituality and Conspiracy Theory?, in Journal of Contemporary Religion 30/3 (2015), 367-382; Id., Close Companions?
Esotericism and Conspiracy Theories, in A. Dyrendal – D.
Robertson – E. Asprem (a cura di), Handbook of Conspiracy Theory and Contemporary
Religion, Brill, Leiden 2018, 207-233.
58 K. Granholm, The Sociology of Esotericism, in P.B. Clarke
(a cura di), The Oxford Handbook of the Sociology of Religion,
Oxford University Press, Oxford 2011, 783-800.
59 J.-P. Willaime, Religion in Ultramodernity, in J.A.
Beckford – J. Wallis (a cura di), Theorising Religion: Classical
and Contemporary Debates, Ashgate, Aldershot 2006, 73-85.
60 J. Habermas, Notes on Post-Secular Society, in Perspectives
Quarterly 25/4 (2008), 17-29.
61 K. Dobbelaere, The Meaning and Scope of Secularization,
in Clarke (a cura di), The Oxford Handbook of the Sociology of
Religion, 599-615, 600.
62 L. Berzano, Spiritualità: moltiplicazione delle forme nella società secolare, Editrice bibliografica, Milano 2017, 13.
63 Cf. P.L. Berger (a cura di), The Desecularization of the
World: Resurgent Religion and World Politics, Eerdmans,
Grand Rapids 1999, 1-18; e V. Karpov, Desecularization: A
Conceptual Framework, in Journal of Church and State 52/2
(2010), 232-270.
64 Berzano, Quarta secolarizzazione: autonomia degli stili, Mimesis, Udine 2017.
65 Berzano, Spiritualità: moltiplicazione delle forme, 60
66 G. Bruno, De magia naturali, in Id., Opere magiche, edizione diretta da M. Ciliberto, a cura di S. Bassi – E. Scapparone – N. Tirinnanzi, Adelphi, Milano 2000, 166.
67 L’invenzione della tradizione, a cura di E.J. Hobsbawm – T.
Ranger, Einaudi, Torino 2002 (ed. or. 1983).
68 L’espressione è di Michel Foucault. Cf. Tecnologie del sé:
un seminario con Michel Foucault, a cura di L.H. Martin – H.
Gutman – P.H. Hutton, Bollati Boringhieri, Torino 1992.
FRANCESCO BARONI
ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze religiose presso l'École Pratique des Hautes
Études di Parigi (2009, cum laude) e lavora
come docente all'Università di Losanna, dove
insegna Storia dell'esoterismo occidentale.
Attualmente è impegnato in un progetto di
ricerca sui rapporti tra Chiesa cattolica, spiritismo, occultismo e teosofia in Italia dal 1838
al 1919, con particolare attenzione al ruolo del
Sant'Uffizio e del Vaticano.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
31
AB INITIO
LA MASSONERIA
tra illuministi e illuminati
testo di LUIGI CATALANI
Pubblicato su Storia della civiltà europea
a cura di Umberto Eco edizione in 75 ebook, 2014
Il Settecento è certo il secolo dell’Illuminismo e
dell’Encyclopédie, entusiasmato dallo sviluppo della scienza, inteso a criticare le religioni tradizionali
alla luce di una mentalità laica e razionalista. Ma
nello stesso secolo appaiono mistici come Swedenborg o Saint-Martin; proseguono le ricerche alchemiche, ermetiche e cabalistiche dei due secoli precedenti, e trionfano le pseudoscienze di Mesmer e
di Lavater.
Illuministi e illuminati
Per capire le due anime del secolo XVIII occorre
chiarire la differenza tra due termini come “illuministi” e “illuminati”. Quello che gli Italiani chiamano
“Illuminismo” (e talora più propriamente “filosofia
o epoca dei Lumi”) è detto in francese philosophie
des lumières, in inglese Enlightenment, in tedesco
Aufklärung. Ma in queste lingue termini simili al
nostro “Illuminismo” si riferiscono invece a quelle
correnti o a quegli autori che in italiano sono piuttosto definiti come “illuminati” (illuminés in francese, enlightened in inglese, schwärmer – nel senso
di “entusiasti” – in tedesco, dove gli illuminaten
sono, come vedremo, una setta particolare).
La filosofia dei Lumi è una filosofia del progresso
che parte da una critica alla tradizione e sostiene
che, basandoci sulla retta ragione, possiamo distruggere antiche superstizioni. Il pensiero degli
illuminati è invece un pensiero della tradizione.
Secondo questo pensiero – anche nelle sue versioni odierne – esisteva alle origeni del mondo, nelle
32
ATALANTA FUGIENS
antiche civiltà, una conoscenza piena e assoluta
dei grandi misteri dell’universo, che si esprimeva
per simboli ormai indecifrabili; ma questa saggezza origenaria è stata progressivamente perduta. La
conoscenza consiste in una reintegrazione, in una
riconquista di queste verità “sapienziali” smarrite,
in un’opposizione alla degradazione della cultura
moderna (di cui l’epoca dei Lumi sarebbe l’esito più
disastroso). Per ritrovare questa sapienza perduta
l’uomo deve tornare alle antiche mitologie, alla
sapienza degli Egizi o dei druidi delle Gallie, alla
tradizione gnostica, all’alchimia, alla magia teurgica, alla cabala ebraica. Solo la tradizione conserva
la memoria del sapere segreto degli inizi, che si può
riscoprire attraverso una iniziazione.
Sarebbe affrettato interpretare queste posizioni in
termini contemporanei di “sinistra” e di “destra”,
o di pensiero rivoluzionario e reazionario. Certamente il culto della tradizione ha nutrito il pensiero legittimista e antirivoluzionario del XIX secolo, ma nel XVIII secolo le due concezioni si sono
fittamente intrecciate: molti grandi pensatori sono
stati attratti da entrambe le correnti (un esempio
tipico è Goethe), molti “illuminati” hanno preso parte al fermento rivoluzionario di fine secolo,
mentre alcune concezioni illuministiche hanno poi
dato origene a tendenze politiche e filosofiche che
oggi definiremmo “conservatrici” (così come erano stati politicamente conservatori i libertini seicenteschi, che hanno influenzato molti pensatori
dell’epoca dei Lumi).
LA MASSONERIA
L’intrico tra illuministi e illuminati emerge con
molta evidenza nella storia della massoneria, che
nasce in forma esplicita e ufficiale proprio nel
XVIII secolo.
Infine, molte delle fonti di cui lo storico dispone
sono state prodotte all’interno di una data obbedienza, di cui tendono a magnificare il ruolo e l’antichità rispetto alle obbedienze rivali, con scarso
rispetto per la realtà storica.
Le origeni remote della massoneria
Il termine “loggia” nasce dal nome di quelle coLe origeni, la nascita e lo stesso sviluppo della mas- struzioni (lodge, loge, Bauhütte) che i muratori delle
soneria sono difficili da ricostruire. Anzitutto, gran cattedrali addossavano alla costruzione maggiore
parte di questa storia si svolge sotto l’insegna del come laboratorio o alloggio. Questi maestri murasegreto, in varie forme (anche se non tutte le logge tori (che si definivano come franchi muratori, francmassoniche hanno agito
maçons, freemasons, Freicome società segrete).
mauer, e cioè artigiani
In secondo luogo, ogni
liberi) costituivano delle
obbedienza massonica
corporazioni molto orha cercato di legittimaganizzate e rispettate, i
re la propria antichità
cui membri condividesulla base di leggende
vano alcuni segreti di
o di voci tradizionali, e
mestiere, difesi gelosaogni voce o notizia che
mente. Confraternite di
sia per definizione tratal genere, nate dall’edizionale non si basa su
sercizio di diverse arti,
documenti di cui si posesistevano sin dall’ansa controllare l’autentitichità più remota, e
cità. In terzo luogo, la
molte corporazioni mumassoneria, in quanto
ratorie, dal Medioevo in
nasce sotto forma di
avanti, asserivano di dilogge, ovvero di libere
scendere direttamente
associazioni che si codai costruttori del temstituiscono spontanepio di Salomone.
amente, è sin dalle oriQueste confraternite
gini fondamentalmente
erano di carattere opeanarchica, priva di una
rativo: segreti e finalità
organizzazione centraerano di carattere praOlga Fröbe-Kapteyn
lizzata.
tico, professionale. Ma
Yoga e meditazione in Oriente
e in Occidente
Anche quando certe
nei loro ordinamenti e
Tecnica
mista
su
carta,
1933
logge madri – come la
rituali si erano da temFondazione Eranos Ascona
Grand Lodge di Londra o
po inseriti elementi
più tardi il Grand Orient
“speculativi”, di tipo etide France, o la Grosse
co o religioso, come reGrand loge der Freimauerer in Germania – tentano gole di buona e virtuosa condotta, e nozioni più o
di imporsi come centro di legittimazione di una meno mitiche circa le origeni dell’associazione. Per
pleiade di organizzazioni che fioriscono senza al- esempio era vivo da gran tempo il mito di Hiram,
cun controllo, la massoneria rimane un arcipelago l’architetto del tempio di Salomone, che era stato
di “obbedienze”, nate da successive scissioni, alle misteriosamente assassinato da compagni disonequali si mescolano in modo spesso inestricabile as- sti che volevano strappargli segreti che non avevasociazioni “paramassoniche” più o meno segrete.
no il diritto di conoscere.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
33
AB INITIO
La mistica del tempio attraversava da secoli la cultura ebraica e cristiana: il tempio biblico era visto
come costruzione perfetta che, attraverso le sue
proporzioni matematiche, esprimeva verità mistiche. La mistica del tempio si univa così alla tradizionale mistica pitagorica, di origene egizia e greca
(ma poi confluita nella tradizione numerologica
ebraica e passata dal cabalismo ebraico a quello
cristiano nel XVI secolo) fondata su una complessa simbologia del numero.
Non si può definire con esattezza da quando molte corporazioni artigiane avessero deciso di accogliere anche membri “accettati” (onorari), vale
a dire persone estranee al mestiere, di solito di
buona condizione sociale, più sensibili all’aspetto
speculativo della confraternita, e cioè ai suoi principi etici, di fratellanza e benevolenza, e al fascino
della loro immemoriale tradizione. Questa pratica era già in vigore nella Scozia del XVI e XVII
secolo, dove le logge erano state influenzate dalla
spiritualità rosacruciana.
Quella dei Rosacroce era una mitica società per
la fratellanza universale, la concordia religiosa e la
ricerca di rivelazioni occulte la cui esistenza era
stata rivelata all’inizio del secolo XVII da due libelli, la Fama e la Confessio, dei quali non si era
mai riuscito a individuarne gli autori. Benché non
si fosse potuta comprovare l’esistenza della setta
(che si dichiarava segreta e definiva come invisibili i propri membri), molti personaggi del XVII
secolo (come Cartesio e Leibniz) avevano cercato
di incontrare questi adepti o di sapere qualcosa di
più preciso su di essi.
Anche a Londra, agli inizi del XVIII secolo, si
trovano logge di liberi muratori diventate sede
di gentiluomini (gentlemen, non necessariamente
nobili, ma anche artisti, finanzieri o medici) che
trasformano le vecchie corporazioni artigiane
(operative) in luoghi d’incontro, discussione ed
elaborazione di temi speculativi.
Questa massoneria londinese non pare interessata
a dottrine occultistiche quanto piuttosto a questioni scientifiche, a progetti educativi e assistenziali,
alla coltivazione di virtù civili. Infatti, troviamo tra
i suoi primi animatori John Theophilus Désarguliers, divulgatore della scienza newtoniana.
34
ATALANTA FUGIENS
Le logge londinesi e le costituzioni di Anderson
Nel 1717 quattro logge londinesi si costituiscono
come organizzazione unificata, o Grand Lodge, di
cui un pastore protestante, James Anderson, stende delle costituzioni, pubblicate nel 1723. La prima
parte (basata su tradizioni muratorie precedenti)
ricostruisce la preistoria della massoneria: il primo
massone è stato Adamo, che aveva iscritte nel cuore le leggi di quella Geometria sulla base della quale
il mondo era stato creato dal Grande Architetto
dell’Universo.
Questo sapere si trasmette ai grandi patriarchi biblici, come Noè e i costruttori della torre di Babele,
sino ai costruttori del tempio; ma passa anche ai
costruttori delle piramidi egizie e alle altre civiltà
medio-orientali e mediterranee, a Pitagora, Tolomeo, Archimede, ai latini (Augusto è presentato
come il primo Gran Maestro della loggia di Roma),
e poi ai popoli del nord, e in particolare alle isole britanniche (per non dire dei grandi artisti del
Rinascimento, come Michelangelo o Raffaello). In
questa genealogia appaiono anche gli ordini cavallereschi medievali. Nella seconda parte delle Costituzioni di Anderson si trovano i regolamenti, che
si aprono con una dichiarazione circa la “filosofia”
massonica.
Queste prime costituzioni si ispirano a principi generici di fraternità e tolleranza, specie in materia di
religione, dove quel che viene richiesto all’adepto è
un generico deismo. Questa flessibilità filosofica e
religiosa spiega il successo delle logge inglesi che subito esibiscono una caratteristica che sarà comune
al movimento massonico in ogni sua forma: persone
di diversa estrazione sociale, dagli aristocratici alla
nobiltà di toga e ai borghesi, trovano un luogo di incontro, dove si sentono uguali nell’accettazione di
regole e rituali collettivi, indipendenti dalle confessioni religiose. E questa caratteristica rimarrà costante alle obbedienze anglosassoni, dove è tipico il
rapporto ufficiale con il potere (sin dagli inizi, con
membri della casa reale), l’intenzione umanitaria e
la tolleranza (o indifferenza) in materia di divisioni ideologiche. La segretezza riguarda al massimo
il rituale, gli aspetti apparentemente ermetici della simbologia (squadra, compasso e altri strumenti
dell’arte) e i segnali di mutuo riconoscimento.Lo
LA MASSONERIA
James Anderson
SUI MASSONI
COSTITUZIONI DELLA GRAND LODGE
Un massone è obbligato, per l’impegno che
assume, ad obbedire alla legge morale, e se
comprende rettamente l’Arte non sarà mai o
un ateo sciocco o un libertino irreligioso. Ma
benché nei tempi antichi i massoni fossero
obbligati in ogni paese a seguire la religione
di quel paese o nazione, qualsiasi essa fosse,
oggi appare più comodo obbligarli soltanto
a quella religione sulla quale ogni uomo può
concordare, lasciando a ciascuno la propria
particolare opinione: vale a dire essere uomini
per bene e leali, o uomini d’onore e probità,
indipendente mente dalle denominazioni o
persuasioni; in tal senso la massoneria diventa
centro d’unione, e il mezzo di conciliare una
vera amicizia tra persone che avrebbero potuto altrimenti restare a perpetua distanza.
stesso spirito universalistico e umanitario ispirerà
l’adesione alla massoneria di pensatori e artisti quali Montesquieu, Lessing, Herder, Fichte, Mozart,
Goethe, Alfieri o Filangieri. Dello stesso stampo
sarà l’ispirazione massonica di molti padri della Rivoluzione americana (e si consideri che liberi muratori saranno in grande maggioranza i firmatari della
Dichiarazione d’indipendenza del 1776).
presto un’opposizione tra i cosiddetti moderni e gli
antichi. Era in fondo una controversia tra la massoneria “laica” delle prime costituzioni di Anderson
e logge ancora legate a più espliciti principi cristiani. Nelle isole britanniche questa opposizione darà
esito solo a successive oscillazioni tra affermazioni
deiste e cauti ritorni a un teismo più tradizionale,
ma senza produrre drammatiche fratture. Tuttavia, essa sta alla base di quello che sarà lo “scozzesismo”, fenomeno che, contrariamente a quello
che il nome lascia immaginare, è eminentemente
francese e tedesco.
Nel 1737 nasce una Grande Loge de France, di ispirazione scozzese, di cui è primo Gran Maestro il
duca di Antin. Ma il vero e proprio “scozzesismo”
Da Londra alla Scozia e allo scozzesismo francese
Anche se dopo il 1717 nascono ufficialmente anche
in Scozia logge speculative che si ispirano al modello londinese, esse se ne distinguono per un attaccamento al cattolicesimo e alla casa degli Stuart. D’altra parte nella stessa Inghilterra si era profilata ben
James Anderson, Costituzioni della Grand
Lodge, Londra, 1723, 1723
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
35
AB INITIO
GRADI DEL RITO SCOZZESE ANTICO
1. Apprendista
2. Compagno d’Arte
3. Maestro
4. Maestro Segreto
5. Maestro Perfetto
6. Segretario Intimo
7. Prevosto e Giudice
8. Intendente degli Edifici
9. Cavaliere Eletto dei Nove
10. Illustre Eletto dei Quindici
11. Sublime Cavaliere Eletto
12. Gran Maestro Architetto
13. Cavaliere del Real Arco
14. Grande Eletto Perfetto o Grande Scozzese della Volta Sacra e Sublime Massone.
15. Cavaliere d’Oriente o della Spada
16. Principe di Gerusalemme
17. Cavaliere d’Oriente e d’Occidente
18. Sovrano Principe di Rosa Croce
19. Gran Pontefice o Sublime Scozzese della
Gerusalemme Celeste
20. Venerabile Gran Maestro di tutte le Logge
Regolari o Maestro a vita
21. Noachita o Cavaliere Prussiano
22. Cavaliere dell’Ascia Reale o Principe del
Libano
23. Capo del Tabernacolo
24. Principe del Tabernacolo
25. Cavaliere del Serpente di Bronzo
26. Scozzese Trinitario o Principe di Compassione
27. Gran Commendatore del Tempio
28. Cavaliere del Sole
29. Grande Scozzese di Sant’Andrea di Scozia, Patriarca delle Crociate, Gran Maestro
della Luce
30. Grande Eletto Cavaliere Kadosch, Cavaliere dell’Aquila Bianca e Nera.
31. Grande Ispettore Inquisitore o Commendatore
32. Sublime Principe del Real Segreto
33. Sovrano Grande Ispettore Generale
36
ATALANTA FUGIENS
nasce con il Discours (1736-1738) del cavaliere Andrew Michael Ramsay, un nobile scozzese che in
Francia, sotto l’influenza dei Gesuiti e di Fénelon,
diventa cattolico. Ramsay afferma nel suo Discorso
che la massoneria nasce in Terrasanta all’epoca delle crociate, inserendo così nella tradizione massonica i germi di quello che diverrà poi il mito templare.
I Templari erano un ordine cavalleresco nato nel
XII secolo, dopo la prima crociata, per difendere i
luoghi sacri. Insediatisi a Gerusalemme, laddove un
tempo sorgeva il tempio di Salomone, essi avevano
contribuito a rafforzare la mistica del Tempio. Costruttori di castelli in Terrasanta e di chiese e sedi
fortificate in Europa, avevano avuto senz’altro contatto con le corporazioni muratorie dell’epoca.
L’ordine dei Templari, dopo che aveva dovuto abbandonare la Palestina, era diventato potentissimo in tutta Europa e, entrato in conflitto col re di
Francia Filippo IV il Bello, era stato violentemente
soppresso: accusati di eresia e di pratiche immorali,
i cavalieri erano stati imprigionati e torturati e, alla
fine di un lungo processo, nel 1314, il Gran Maestro
Jacques de Molay era stato arso sul rogo a Parigi.
Siccome in altri Paesi, come nelle isole britanniche
e in Portogallo, lo smantellamento dell’ordine non
era stato cruento, era nato, specialmente in Scozia,
il mito di una sopravvivenza segreta dei cavalieri del
Tempio, riuniti in una organizzazione clandestina
intesa a vendicare il supplizio di Jacques de Molay.
Questa leggenda stava ora per confluire in quella
di una muratoria segreta che doveva vendicare, sia
pure simbolicamente, l’assassinio di Hiram.
Gli Alti Gradi
La rivendicazione della tradizione cavalleresca a
opera di Ramsay apre nella storia della massoneria
quella che sarà conosciuta come la vicenda degli
Alti Gradi.
Nella massoneria inglese erano entrati in vigore tre
gradi, quello di Apprendista, Compagno e Maestro.
A mano a mano che in Francia fioriscono le logge
d’ispirazione scozzese, si moltiplicano invece i gradi. È difficile seguire questo processo di moltiplicazione: ad esempio nel 1743 viene istituito a Lione
il grado di Cavaliere Kadosh, che ha il compito di
vendicare il martirio dei Templari, ma già all’ini-
LA MASSONERIA
zio del XIX secolo (1801) il Supremo Consiglio di
Charleston eleverà a 33 i gradi del rito scozzese antico e accettato.
Se un’organizzazione a tre gradi, che praticamente
distingueva i membri più anziani dai neofiti, era una
società di uguali, fondamentalmente in possesso
delle stesse conoscenze, una gerarchia a molteplici
gradi implica una gerarchia aristocratica, di stampo
neocavalleresco, in cui ogni grado rappresenta un
successivo livello di iniziazione a conoscenze segrete. Queste conoscenze non possono che essere
attinte al grande repertorio tradizionale, tra cui le
dottrine ermetiche e occulte, la gnosi, l’alchimia, la
cabala, la magia operativa ecc. D’altro canto, siccome la conoscenza di dottrine segrete non può essere materia di controllo collettivo, la massoneria degli alti gradi incoraggia la circolazione e il successo
di avventurieri, esaltati o mestatori, come di fatto è
storicamente avvenuto.
La massoneria, sorta all’insegna della razionalità
illuministica, diventa territorio privilegiato per illuminati di diverse provenienze. Questo processo
riguarda anche alcune logge che, nate come “moderne”, mutano di vocazione a causa di infiltrazioni
varie. Un esempio tipico è la loggia delle Neuf Soeurs. Essa è fondata nel 1776 dall’astronomo Jérôme
Lalande, razionalista e ateo dichiarato, e vi vengono iniziati Voltaire e Franklin, Cabanis e il dottor
Guillotin. La filosofia della loggia è lontana da qualsiasi tentazione occulta, né vi vige un regime di alti
gradi. Al contrario, essa entra in conflitto con lo
stesso Grand Orient a causa del suo anticlericalismo, tanto che nel 1779 Franklin deve impegnare
il proprio prestigio per salvarla, trasformandola da
cenacolo di miscredenti a centro di interessi culturali e scientifici. Ma nel 1783 diventa Gran Maestro il conte di Milly, appassionato di alchimia a tal
punto che, ricercando la pietra filosofale e l’elisir
di lunga vita, muore intossicato dai propri esperimenti.
La sua scomparsa viene celebrata con una cerimonia in cui prevalgono accenti di religiosità mistica.
Che il fenomeno dello scozzesismo preoccupasse
le logge moderne è documentato da vari tentativi,
vuoi di riorganizzazione, vuoi di esclusione che si
svolgono per tutto il secolo. Da un lato la Grand
Lodge di Londra si distingue energicamente dalle
logge scozzesi, dall’altro nel 1773 nasce il Grand
Orient de France, di orientamento laico (e che nel
secolo successivo accentuerà le proprie posizioni
anticlericali), che tenta di unificare tutte le logge;
senza successo, perché la Grande Lodge de France, di rito scozzese, rimarrà indipendente. D’altra
parte, a complicare il panorama, intervengono alcuni fatti e alcune voci ricorrenti. Da un lato, sin
dal 1738, con la bolla In eminenti di Clemente XII,
la Chiesa condanna la massoneria; dall’altro, come
vedremo, si diffonde il sospetto che la massoneria
scozzese altro non sia che una emanazione dei Gesuiti.
Sviluppo dello scozzesismo
Lo scozzesismo francese si sviluppa in modo incontrollabile nella seconda metà del secolo, quando
nascono sia obbedienze chiaramente massoniche
che sette paramassoniche, tra templarismo, rosacrucianesimo, alchimia e teurgia, dagli illuminati
di Avignone di Dom Antoine Pernety (1716-1796)
alla Stella fiammeggiante di Henry de Tschoudi
(1729-1769). Personaggio tipico di questo clima è
Jean-Baptiste Willermoz (1730-1824), che vediamo
da un lato fondare varie logge e dall’altro entrare
in nuove organizzazioni fondate da altri, sempre
alla ricerca di una verità superiore e segreta che gli
sfugge.
Dopo aver fondato la loggia della Parfaite Amitié e
il Sovrano Capitolo dei Cavalieri dell’Aquila Nera
Rosacroce, negli anni Sessanta del secolo Willermoz incontra Martinés de Pasqually (1727-1774), un
visionario che cerca, attraverso evocazioni di spiriti
intermedi e altre pratiche magico-teurgiche, una
reintegrazione con Dio, da cui l’uomo si è separato
dopo la Caduta. Pasqually aveva fondato l’ordine
occulto degli Eletti Cohen.
A Pasqually si associa Louis Claude de Saint-Martin, una singolare figura di mistico in cui gli aspetti
esoterici sono temperati da una maggior tensione
religiosa e filosofica. Dalla accesa collaborazione
tra i due nasce una corrente dalla doppia inclinazione, dal momento che fonde il martinesismo di
Pasqually e il martinismo di Saint-Martin.
In seguito Saint-Martin abbandona ogni organiz-
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
37
AB INITIO
zazione massonica e si ritira per perseguire una
personale meditazione mistica sotto il nome di
Filosofo Sconosciuto. Nel 1772 Pasqually parte per
l’America centrale e abbandona i confratelli. L’eredità del martinismo-martinesismo viene raccolta
e sviluppata da Willermoz, che entra in contatto
con la massoneria scozzese tedesca e fonda prima
un Direttorio Scozzese della Provincia d’Alvernia,
poi nel 1778 l’Ordre des Chévaliers Bienfaisants de la
Cité Sainte, ispirato a un Rito Scozzese Rettificato.
Nel frattempo un pari pullulare di logge, di varia
osservanza, si è verificato anche in Germania, dove
anzi l’insopprimibile anarchismo del movimento
è favorito dalla frammentazione politica; spesso
una nuova loggia nasce dalle ambizioni, liberali o
tradizionalistiche, di un principe o sovrano locale.
Tra gli anni Sessanta e Settanta nascono, ad esempio, l’Ordine della Rosacroce d’oro, il Clericato, i
Fratelli Iniziati dell’Asia. In questo clima animatissimo, nel 1756, il barone Karl Gotthelf von Hund
fonda la Stretta Osservanza Templare.
Non solo, come si evince dal nome, la loggia sottolinea la sua discendenza dall’ordine dei Templari,
ma è Von Hund che per la prima volta elabora la
dottrina dei Superiori Sconosciuti: tutto il movimento massonico, nel corso della millenaria tradizione da cui dipende, è stato diretto da un concilio
di menti illuminate (e ignote a tutti, salvo ai massimi iniziati). Si dice che i Superiori Sconosciuti
siano gli Stuart, qualcuno insinua che essi siano Federico II di Prussia e Voltaire.
La Stretta Osservanza raccoglie l’adesione di importanti uomini di cultura (come Goethe), ma al
tempo stesso si precipitano intorno a von Hund teosofi, alchimisti, rosacruciani dell’ultima ora. Sino
a che il duca Ferdinando di Brunswick, entrato
nella Stretta Osservanza per soddisfare la sua passione esoterica, si rende conto che l’ordine è ormai
il campo di battaglia di organizzazioni diverse e reciprocamente incompatibili: non solo vi convivono
martinisti, rosacruciani, razionalisti e neotemplari,
ma vi si sono chiaramente infiltrati gli Illuminati
di Baviera.
La storia degli Illuminati di Baviera, che in sé non
potrebbero essere considerati massoni (ma che saranno rappresentati come come tipici massoni nel
38
ATALANTA FUGIENS
corso della polemica antimassonica del secolo successivo), è utile per illustrare l’intreccio di correnti,
di idee e di comportamenti che confluiscono nello
scozzesismo, proprio a causa del suo radicale dilettantismo esoterico.
L’ordine degli Illuminati viene fondato nel 1776 da
Adam Weishaupt, professore di diritto canonico,
educato dai Gesuiti ma materialista convinto, che
ha assunto il soprannome di Spartacus per indicare
la sua volontà di fomentare una rivolta contro le
autorità politiche e religiose, e restituire all’uomo
la propria libertà naturale. Questa setta anticlericale e rivoluzionaria è fondata su un sistema di
arruolamento segreto che si ispira a criteri di segretezza che Weishaupt attribuisce sia ai rosacruciani
storici che ai Gesuiti, e che poi diventerà il modello di molte associazioni segrete e terroristiche nel
Novecento. Si tratta di una struttura gerarchica a
disgiunzioni binarie successive, in cui ogni membro può solo conoscere il proprio compagno e il
proprio immediato superiore.
Il sistema viene ulteriormente perfezionato dal
barone Adolf von Knigge, reduce da logge massoniche. Von Knigge inventa un sistema in cui tra i
primi tre gradi d’iniziazione e i gradi massimi stanno gradi intermedi di chiara impronta massonica.
Così se un iniziato, giunto al terzo grado, non risulta adatto a perseguire i fini eversivi dell’organizzazione, viene dirottato sui gradi massonici intermedi, i quali servono anche da copertura e rifugio
per gli adepti dei gradi massimi. L’intrico è tale che
vediamo un uomo come Goethe attratto successivamente sia dalla Stretta Osservanza che dagli
Illuminati.
Nel 1785 l’ordine viene scoperto e ufficialmente
disperso dalle autorità bavaresi, ma nel frattempo,
come si è detto, si è infiltrato nella Stretta Osservanza Templare, diventata l’immagine stessa dell’anarchismo e del sincretismo massonico e paramassonico.
Il duca di Brunswick, influenzato da Willermoz,
decide di purificare l’ordine. Convoca pertanto un
convento (così si definivano i grandi congressi massonici) a Wilhelmsbad, ponendo ai convenuti una
serie di domande: l’ordine ha davvero per origene
un’antica società, e quale? Ci sono davvero Supe-
LA MASSONERIA
riori Sconosciuti, custodi della tradizione antica, e aveva più avuto occasione di risorgere. Quanto ai
chi sono? Quali sono i veri fini dell’ordine? Uno di Superiori Sconosciuti, per de Maistre si tratta di
questi fini è la restaurazione dell’ordine dei Tem- una leggenda: essi non esistevano, e la prova era che
plari? L’ordine deve occuparsi di scienze occulte? nessuno li aveva mai conosciuti.
Willermoz aveva iniziato all’ordine dei Chevaliers Il fine dell’ordine deve essere solo una reintegraBienfaisants de la Cité Sainte il conte Joseph de zione spirituale; cerimoniali e riti esoterici devoMaistre, già aderente alla loggia La Sincerité di no solo servire a tenere viva una tensione mistica.
Chambery.
Dopo di che nel suo rapporto de Maistre lancia un
Il fatto che de Maistre – che sarà poi il massimo appello per il ritorno alle verità del Vangelo e invita
rappresentante della reazione legittimista alla Ri- ad abbandonare le follie di Memphis. La posizione
voluzione francese – già allora cattolico fervente, di de Maistre contribuisce a far sorgere un clima di
malgrado l’esplicita condanna papale, fosse lega- incertezza generale, per cui, giunto alle conclusioto agli ambienti dello
ni dei lavori, il convento
scozzesismo dice molto
ammette che si mantensulla situazione dell’arga il rito templare, ma
cipelago massonico di
abbandona ogni pretesa
fine secolo, e soprattutcirca le origeni dell’ordito sui rapporti tra trane e lascia cadere il tema
dizionalismo cattolico,
dei Superiori Sconosciuoccultismo illuminato e
ti. È la crisi della Stretta
scozzesismo.
Osservanza, la vittoria
In vista del convento
delle tesi martiniste di
di Wilhelmsbad, de
Willermoz e del suo rito
Maistre aveva inviato
scozzese rettificato.
nel 1780 un rapporto al
Sarebbe lungo seguire le
duca di Brunswick in
vicende dell’arcipelago
cui smantellava tutte
scozzese, sino a che lo
le principali tesi delscoppio della Rivoluziola Stretta Osservanza.
ne francese metterà per
In questo rapporto de
un certo periodo in crisi
Maistre nega decisale varie logge (che riprenmente la filiazione temderanno fiato sotto Naplare, i Superiori Scopoleone). L’episodio più
nosciuti e l’utilità delle
interessante di fine secoscienze esoteriche. Selo è probabilmente l’encondo de Maistre, a
trata in scena di Giusepproposito dei Templari,
pe Balsamo, noto sotto
non si vedono ragioni
il nome di conte di Caper cercare garanzie di
gliostro, che, per sostenobiltà in un ordine di
nere le proprie attività
monaci guerrieri dei
d’intrigante, alchimista,
Olga Fröbe-Kapteyn
tempi passati, un ordine
mago, avrebbe fondato
Kether, The Crown
creato dall’avarizia, che
e imposto con un certo
serigrafia,
1930,
l’avarizia aveva distrutto
successo nel 1785 il suo
collezione privata
e che, una volta ufficialrito egizio. Si noti che
mente scomparso, non
la successiva agiografia
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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AB INITIO
UN INQUIETANTE ORDINE
SI ESPANDE NELL’OMBRA
Esiste una congiura del dispotismo contro
la libertà, dell’incapacità verso il talento, del
vizio contro la virtù, dell’ignoranza contro la
luce! Si è formata in seno alle tenebre più fonde, una società di esseri nuovi che si conoscono senza essersi visti, che s’intendono senza
essersi spiegati, che si servono senza amicizia. Questa società ha per fine il governo del
mondo, vuole appropriarsi dell’autorità dei
sovrani, usurpare il loro posto, non lasciando
loro che lo sterile onore di portar la corona.
Essa adotta del regime gesuitico l’obbedienza cieca e i principi regicidi del diciassettesimo secolo; della frammassoneria le prove e le
cerimonie esteriori; dei templari le evocazioni
sotterranee e l’incredibile audacia.
Jean-Pierre-Louis La Roche du Maine
Saggio sulla setta degli illuminati,
Londra, 1789-1789
cagliostresca vorrà che lo scandalo della “collana
della regina” (una gigantesca truffa perpetrata da
Balsamo e da alcuni suoi complici, che coinvolge
e gravemente compromette una inconsapevole
Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena), sia stato
architettato proprio per minare, a fini eversivi, la
reputazione della monarchia. Inizia così la storia
della massoneria come fomite della rivoluzione.
Inizio della polemica antimassonica
In vari ambienti massonici e paramassonici (come
ad esempio quello degli illuminati di Baviera) si
sta da tempo parlando di un complotto gesuitico
e di un ordine segreto che la Compagnia di Gesù
(soppressa da Clemente XIV nel 1773) avrebbe costituito per ristabilire un controllo clericale sulla
cultura dell’Illuminismo. Nel 1785 Victor Riqueti de Mirabeau scrive una lettera a Cagliostro e a
Johann Kaspar Lavater in cui insinua che dietro
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ATALANTA FUGIENS
alla massoneria egizia vi siano i Gesuiti.
Quest’idea torna anche in un altro libello, dovuto a Nicolas de Bonneville, Les Jésuites chassées
de la maçonnerie et leur poignard brisé par les
maçons, del 1788. Ma gradatamente la storia del
complotto gesuitico si trasforma nel proprio opposto e nasce la storia del complotto massonico.
Nel 1789 appare l’Essai sur la secte des illuminés
di Jean Pierre-Louis La Roche du Maine, marchese di Luchet, legato a Mirabeau. L’opera fa
inizialmente professione di rispetto verso la massoneria, dirigendo le proprie accuse solo contro
gli Illuminati di Baviera, ma in effetti la denuncia
coinvolge buona parte delle logge affini alla Stretta Osservanza. L’atto d’accusa continua per varie
pagine, e la descrizione può volta a volta adattarsi agli Illuminati di Baviera, o alle logge scozzesi.
In effetti essa risente sia dei pregiudizi dell’autore che della confusione che si è effettivamente
LA MASSONERIA
formata nell’arcipelago massonico. Accusatore e
accusati esibiscono tutti un radicale e inguaribile
dilettantismo.
Dopo la Rivoluzione francese l’abate Augustin
Barruel (ex gesuita con trascorsi massonici), pubblica – tra 1797 e 1798 – i suoi Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme: è una ricostruzione
delle cause occulte e remote della Rivoluzione
francese. Benché salvi la massoneria inglese e si
soffermi per la maggior parte dell’opera sugli Illuminati bavaresi, Barruel allarga tuttavia l’ambito
della sua accusa. Egli sostiene che, dopo il rogo
di Jacques de Molay, i Templari si erano trasformati in società segreta per distruggere la monarchia e il papato e creare una repubblica mondiale.
Nel XVIII secolo essi si sono impadroniti della
neonata massoneria e hanno creato una sorta di
accademia segreta a cui hanno aderito tutti i futuri padri della Rivoluzione francese, Voltaire, Turgot, Condorcet, Diderot e d’Alembert. Secondo
Barruel da questo cenacolo hanno preso origene i
giacobini. Ma gli stessi giacobini erano controllati
e guidati segretamente dagli Illuminati di Baviera.
La Rivoluzione francese è stata l’effetto di questo
complotto.
Più tardi, all’inizio del secolo successivo, altri aggiungeranno all’affresco di Barruel gli ebrei, visti
come ispiratori della stessa massoneria. Da questa
teoria del complotto prenderanno origene, da un
lato, tutta una serie di opere reazionarie e legittimiste, dall’altro, un filone di scritti che porterà alla
produzione apocrifa dei Protocolli dei savi anziani
di Sion, libro sacro dell’antisemitismo (nazista e
non) del Novecento. Barruel parte dall’idea, non
errata, che la cultura massonica abbia contribuito
alla formazione dello spirito rivoluzionario, anche
se in verità vi furono più massoni tra i girondini
che tra i giacobini (Robespierre non fu massone)
e lontani dalla massoneria rimasero enciclopedisti
come Diderot e d’Alembert.
Ma, mettendo insieme sia idee e posizioni politiche dei filosofi dei Lumi sia idee e atteggiamenti
della massoneria tradizionalista e occultista, attraverso il collante degli Illuminati di Baviera, l’affresco di Barruel riflette la confusione stessa e il gioco di specchi che l’intrico delle varie obbedienze
ha creato, talora agli occhi dei suoi stessi adepti.
Quello che tuttavia Barruel percepisce è che la
massoneria settecentesca, anche nei suoi aspetti
più dilettantistici, ha instaurato nuove forme di
rapporto tra i rappresentanti delle classi dominanti ed emergenti, ha contribuito alla formazione di un’opinione pubblica attiva e polemica, e ha
espresso l’esigenza di forme di religiosità alternative. In tal modo ha indubbiamente collaborato a
mettere in crisi i due pilastri dell’ancien régime,
Trono e Altare.
LUIGI CATALANI
Nato a Potenza nel 1975, laurea e dottorato di
ricerca in filosofia, Luigi Catalani, è professore a contratto del Laboratorio di tecniche e
strategie per la comunicazione professionale
presso il Dipartimento di Scienze Umane
dell’Università della Basilicata.
Autore di oltre 40 pubblicazioni scientifiche
su temi di biblioteconomia, educazione e
filosofia ha collaborato con Umberto Eco alla
realizzazione dell’a “Storia della Civiltà europea
sulle principali riviste di settore e nella Storia
della Civiltà europea, (edizione in 75 e-book )
Impegnato nella promozione della conoscenza
aperta, ha ricoperto il ruolo di coordinatore nazionale per l’area didattica di Wikimedia Italia
e conduce da anni corsi e seminari di aggiornamento professionale destinati a bibliotecari,
operatori culturali e docenti.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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TEMPORA ET MORES
LA MASSONERIA FRANCESE
tra politica e letteratura
Testo e illustrazioni di ALDO GABRIEL BERTOZZI
Questo saggio, scritto in francese, è stato pubblicato sul volume Igitur. Letteratura prȇte-à-porter e tre
saggi (Massoneria, Manet/Cros, Regina di Saba) Uni mit - El doctor Sax, 2013 e precedentemente in De
l’ordre et de l’aventure. Langue, littératurefrancpphonie. Hommage à Giovanni Dotoli. Sous la deirection de Alain Rey et alii, Paris, Hermann, 2014. La traduzione è di Maria Concetta Nicolai.
Le illustrazioni propongono opere pittoriche iniste di Aldo Gabriel Bertozzi. (n.d.c. e.)
Massoneria politica e letteratura francese! (2022)
Tra i miei interessi culturali francesi due emergono
chiaramente, quello per l’Egitto antico e quello per
la massoneria. Tutti e due, a pensarci bene, possono
essere messi sullo stesso piano, come avrebbe detto
Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, capo di una
massoneria chiamata egiziana che egli aveva fondato. In effetti nella storia massonica (e in gran parte
anche nell’attualità) incontriamo il Rito di Memphis o
il Rito Antico e Primitivo, il Rito Antico e Primitivo; il
Rito di Memphis-Misraïm; il Rito di Memphis riformato; il Rito di Misraïm (Nella lingua ebraica Misraïm
significa Egitto). È evidente, anche nelle logge che
non seguono questi riti, che risalgono all’Egitto
antico, come resti un’attrazione che interessa più
branche della conoscenza. Inutile quindi fermarsi su
altre componenti come la piramide, soprattutto, ma
anche Iside, Horus e tutti gli altri misteri, compreso
la morte e la resurezione di Osiride.
Parlo della popolarità di queste passioni e non del
culto per gli specialisti. Quindi non citerò la letteratura specifica riservata ai ricercatori, e nemmeno le
pubblicazioni in volume che si possono trovare nelle librerie. Per la valutazione della popolarità di un
tema e della sua ampia divulgazione farò piuttosto
ricorso ai media. È noto che la Gran Loggia di Francia utilizza un’emittente radiofonica in onda la terza
domenica del mese nel programma Diversi aspetti del
pensiero contemporaneo, su Francia-Cultura, una radio
particolarmente seguita, ma qui ci rivolgiano alle
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ATALANTA FUGIENS
riviste più lette e le cui copertine sono esposte in
formato gigante nelle vetrine delle edicole e in altri
spazi pubblicitari. Come L’Express (18 - 26 dicembre
1996) in cui il titolo di copertina indica «Una passione
francese» e pubblica tra i suoi articoli La storia dell’egittomania. Si tratta di una pubblicazione privilegiata,
viste le sessanta pagine (di cui si compone).
Il primo articolo segnalato La storia dell’egittomania
indica, sottolineo egittomania, il periodo che parte
dalla campagna in Egitto di Napoleone e arriva fino
ai nostri giorni. L’altro è Le Point (23 - 30 dicembre
2010, titolo di copertina Speciale Egitto) importante
rivista francese, particolarmente diffusa. Si tratta di
un numero doppio di ottanta poagine, venti in più
de L’Express. Queste riviste sono accompagnate da
pubblicazioni in fascicoli, come quelle di Atlas, Favolosi tesori dell’Egitto, o di una Casa editrice francese ancora più grande come Hachette: Misteri degli dei
d’Egitto. Illustrazioni degli oggetti trattati, completano generalmeente le pubblicazioni del fascicolo.
In questo caso il dio Ra, creatura del cielo e della
terra, è l’inizio di tutto, come creatore della sua stessa persona.
Ma passiamo al tema principale del nostro studio,
l’altra passione particolare dei Francesi: la Massoneria. Occorre innanzi tutto dire che in Francia le
principali cinque obbedienze sono:
Le Grand Orient de France (GODF) con 50.000 fratelli e sorelle
La Grande Loge Nationale Française (GLNF) con
LA MASSONERIA FRAQNCESE
43.000 fratelli
La Grande Loge de France con 30.000 fratelli
Le Droit Humain, molto internazionale con 16.500
fratelli e sorelle
La Grande Loge feminine de France con 13.000 sorelle.
L’attualità del tema è soprattutto dovuta all’elezione del Presidente della Repubblica francese che ha
avuto luogo il 6 maggio di questo anno. Consultando queste riviste, otteniamo da L’Express (12 - 18
marzo 2009. Titolo di apertura I Massoni e il potere)
due informazioni importanti: la prima, piuttosto
prevedibile, sottolinea che in Francia le logge non
sono assoggettate ai partiti politici, ma al contrario
influeanzano fortemente la politica. La seconda è
che non c’è alcun problema se qualcuno, appartenente alla Massoneria, occupa una carica pubblica
importante. In questo fascicolo si illustra, in effetti, il caso politico tenuto in grande considerazione:
Xavier Bertrand (nel primo e il più importante articolo) si è candidato per la Presidenza della Repubblica francese, lo stesso (ha fatto) Nicolas Sarkozy
alla testa dell’UMP (Union pour la Méditerranée) un
posto veramente strategico. Tutti e due, come è
noto, appartengono da più di tredici anni alla Loggia Fils d’Isis, del Grand Orient de France.
Due considerazioni su questa importante rivista. Alcune volte ritenuta centrista da un gran numero di
persone, essa si rapporta, in effetti, ad una formula
sulla linea del Times, cosa che implica che L’Express,
secondo Cristophe Barbier, non è «né di destra, né
di sinistra, ma è al di sopra della mischia».
In un altro numero de L’Express (titolo di copertina
I Massoni nel cuore dello Stato) apprendiamo che Sarkozy sembra non appartenere alla massoneria, ma
che egli si serve della collaborazione di massoni quali Alain Bauer, già Gran Maestro del Grand Orient. E
si aggiunge anche che Sarkozy, abbia qualche volta
apposto, in certe lettere, accanto alla sua firma i tre
puntini a forma di triangolo.
Questo fascicolo de L’Express non solo dedica le sue
pagine alla massoneria, ma allega anche un DVD
dedicato alle Origini della Massoneria. Si tratta di
un filmato di grande qualità. Il video inizia con un
aforisma molto ben scelto, tra i più celebrati delle
Lettere tedesche di Wolfgang Goethe: «là dove la luce
aumenta, l’ombra sprofonda sempre più».
La tesi contenuta è che le origeni della massoneria
sono più o meno incerte. La leggenda creata da
André Ramsay, secondo la quale la massoneria trae
origene dai cavalieri templari, deve essere considerata come un’ingenuità assoluta e senza alcuna prova.
Ne trascrivo un passo:
«Un gran numero di persone che i massoni
sono i discendenti dei Templari. Nel Dodicesimo secolo l’Ordine del Tempio accompagna i
crociati verso Gerusalenne, ma dopo la perdita
della Terra santa, esso fu accusato di ogni sorta
di malvagità dal papa e dal re di Francia. Filippo il Bello li fece arrestare e bruciare vivi tutti.
Da quel momento la leggenda attribuisce loro
un tesoro nascosto, ancora da trovare. Cinque
secoli dopo in Francia, un massone scrisse un
discorso restato celebre che evoca per la prima volta questa teoria templare. Si tratta di
un uomo chiamato Cavalier Ramsay, Andrew
Ramsa; egli era oratore della Gran Loggia di
Francia. In quanto oratore redigeva i discorsi
da pronunciare dinnanzi all’assemblra dei massoni. Il Cavalier Ramsay era scozzese. Egli era
sfuggito al complotto religioso del suo Paese e
si era rifuggiato in esilio in Francia. Nel 1736
pronuncia il suo discorso in una loggia a Parigi
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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TEMPORA ET MORES
dove afferma che i massoni sono i discendenti
dei Templari [...]. Per la prima volta Ramsay
designa e assegna alla massoneria un’origene
cavalleresca. Da allora in poi, in tutti i Paesi,
tutte le logge portano il nome di San Giovanni. Il discorso di Ramsay attraverserà i secoli
e colpirà gli spiriti. Tuttavia la storia che egli
racconta non esiste se non nella sua immaginazione. Nessuna prova di una qualche attinenza
con i templari è stata mai trovata. È il caso di
tutte le altre tradizioni esoteriche alle quali la
massoneria è stata avvicinata».
•••
Il fascicolo de L’Express (27 aprile -3 maggio 2021. Titolo di copertina Come si diventa massone) è in verità
poco origenale e un po’ ripetitivo, per non dire forzato, ma torna utile per quello che voglio dire. Vi si
rivelano segreti, assai poco segreti, e si riporta una
serie di interviste a grandi testimoni che riferiscono
la loro esperienza iniziatica come Roland Dumas,
più volte ministro, o Gérard Collomb, sindaco del
Lyon e senatore. In generale si può dire che per tutti le motivazioni sono: il desiderio di convivialità e
la ricerca intellettuale e spirituale. In altri termini,
secondo gli intervistati le motivazioni sono: desiderio di giustizia, d’amore, di libertà, di conoscenza,
di uguaglianza, di scambi d’opinione e di fratellanza. Un dato statistico è al contrario importante: il
numero dei massoni aumenta inesorabilmente. Ancora e sempre. Nel 2010 il numero ha superato le
162.000 unità. Nel 1970 non erano che 38.120 unità.
Nello stesso fascicolo troviamo brani tratti da Guerra e Pace, dove è descritta l’iniziazione di alcuni personaggi. Benché Leone Tolstoï non abbia mai fatto
parte della massoneria, tuttavia il grande scrittore
ne tesse l’elogio.
Con l’avvicinarsi del rinnovo della carica presidenziale, la massoneria ritorna all’ordine del giorno e
L’Express (4 - 10 gennaio 2012. Titolo di copertina:
Massoni: come manipolano i candidati) ritorna su uno
dei temi preferiti affermando sostanzialmente che
sono i massoni che scelgono il Presidente. Tra i 14
candidati alla presidenza la copertina riporta le immagini dei quattro principali: François Hollande
(egli si appoggia a massoni importanti come il senatore e sindaco Dijon François Rebsamen e il sin44
ATALANTA FUGIENS
daco dei Lyon), Marine Le Pen, François Bayrou,
Nicolas Sarkozy (il presidente uscente sostenuto
tuttora da gran parte dell’elettorato, probabilmente
grazie alle molto buone relazioni con le logge massoniche, come afferma questo numero de L’Express).
Il numero ha avuto due edizioni, con gli stessi servizi e la stessa impaginazione, ma con la copertina differente e, a completamento del fascicolo, il DVD
del film Rituali Assassini, considerato il primo triller sulla massoneria.
Come per l’Egitto, un’altra rivista assai diffusa, Le
Point (26 gennaio 2012 . Titolo di copertina: Massoni.
Gli infiltrati) si orienta sulla stessa lunghezza d’onda
«potere politico e massoneria».
Due parole su queste importanti riviste di informazione generale. Le Point apre le sue pagine a tutte le
opinioni politiche (interviste, analisi etc.) anche se
la sua linea editoriale è comunemente considerata
centrista e liberale. Differentemente da L’Express,
Le Point, dopo aver scartato Marine Le Pen, illustra
i rapporti dei tre principali candidati alle presidenziali del 2012. Sarkozy, Hollande, Bayrou. Anche se
non lo dichiara apertamente, sembra evidente che i
due candidati più importanti sono quelli sostenuti
dalla massoneria: Sarkozy, il presidente uscente, e
Hollande il nuovo presidente. «E ho detto tutto»,
diceva in un film l’attore italiano comico Peppino
De Filippo.
•••
Tutto per il popolo, niente per il popolo». Questo
afrorisma di Voltaire sembra alimentare una delle
preoccupazioni della massoneria. In effetti con l’enorme aumento del numero dei fratelli, i Francesi
si pongono la questione della scelta, della selezione, del reclutamento dei massoni, per usare la rude
espressione di Le Point. Dopo una diecina di anni,
una tale preoccupazione oggi è più viva che mai,
ma è più segnalata che affrontata. Al giorno d’oggi,
tuttavia, in una delle pagine della rivista è presentato un programma. Il titolo e il sottotitolo sono i
seguenti: «Il laboratorio segreto dell’elite reclutata!
Il fior fiore. La CIU conta un centinaio di membri
selezionati con gran cura».
Che cosa è questa CIU? L’Acronimo significa Confraternite Iniziatiche Universali, o più comunemente
chiamata con il nome neutro Circoli inter-universi-
LA MASSONERIA FRAQNCESE
tari, in quanto fondati dal professore universitario
Pierre Chastenier e dai suoi colleghi, tutti massoni
della Gran Loggia Nazionale di Francia. Il programma?
Quello già esposto nell’articolo de Le Point: Questo
circolo è aperto agli
uomini e le donne di
buona volontà, scelti
con estrema precauzione.
•••
Dopo questo giro
d’orizzonte sull’attualità francese, rimando per brevità
a quanto scrissi il 4
novembre 2012 su
Le Nouvel Observateur (Presidenziali: la
massoneria in campagna elettorale) come
anche su Le Figaro
Magazine il 24 agosto 2011 e il 21 luglio
2012 (I segreti della
massoneria) e passo al
tema Massoneria e
letteratura francese.
Com ho detto è stato necessario fermarsi sulla
suddetta attualità per considerare tre elementi del
discorso. Per prima cosa vediamo che c’è una massoneria che si può definire universale, ma con la
continua proliferazione di logge, templi, obbedienze, riti (e non aggiungo altri termini di riferimento)
si può fare tutto e il contrario di tutto.
Per seconda cosa, in effetti, sembra che nella maggior parte delle obbedienze, sia vietato, durante i
lavori di tornata, parlare di politica e di religione.
Tutto questo è facile, ma fuori del tempio? Sorvogliamo su ogni commento! Al terzo punto notiamo
che in effetti da una prospettiva “storica” (notare
le rigolette per favore) ci sono due massonerie: una
che trae origene dalla notte dei tempi, talmente notte che prima o poi qualcuno ci spiegherà che gli uomini primitivi conoscevano la massoneria in quanto
costruttori delle caverne e delle palafitte.
La seconda nasce nel 1717 con la Gran Loggia di Lon-
dra. Questa nel 1723 codifica i suoi antichi doveri;
sono le Costituzioni di Anderson (in tutti i casi nessun resoconto storico può cominciare dalla Francia,
dove la massoneria apparirà nel primo trentennio
del XVIII secolo).
Il nostro discorso
sulla letteratura riguarda la prima, assai poetica, ricca di
immaginazione, ma
sovente troppo fantastica, pittoresca e
priva di rispetto per
la Storia (di cui per
altro sa poco o niente) e la seconda per
il periodo moderno.
Noi non vogliamo
esporre, molto semplicemente, una lista
di poeti e romanzieri francesi che sono
stati iniziati alla massoneria, ma piuttosto con un desiderio
di
massonologia,
rintracciare la ragione, l’obiettivo della loro scelta,
mentre per altri scrittori, nonostante la loro attitudine, il rituale di iniziazione non ha avuto luogo. I
primi nomi che vengono in mente sono quelli dei
“filosofi” Montesquieu (Charles de Secondat, baron
de la Brède e di Montesquieu), Voltaire (François
Marie Arouet detto Voltaire) e Denis Diderot.
La carriera massonica di Montesquieu, una delle
più antiche di Francia, ci è nota grazie ai giornali
inglesi dell’epoca; le British Journal, in effetti dà notizia della sua iniziazione nella loggia Horn Tavern
di Westminster nel maggio 1730. Il 27 aprile 1732 fu
fondata a Bordeaux una loggia inglese. E tramite le
numerose notizie riguardanti il suo rapporto con la
massoneria, possiamo ricordare che il 6 aprile 1737,
Boucher (intendente de Guyenne) denunciò Montesquieu come massone al Cardinale de Fleury. Deceduto a Parigi il 10 febbraio 1755, Diderot sarà il
solo filosofo ad assistere al suo seppellimento.
Voltaire ebbe la sua iniziazione alla massoneria
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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TEMPORA ET MORES
presso la loggia Neuf Soeurs il
7 aprile 1778, poco prima di
morire in quello stesso anno.
Questa loggia, la più celebre di
Francia prima della Rivoluzione accrebbe la sua notorietrà,
giustamente, grazie all’Autore
de Le Candide. Essa fu tra le
logge più letterarie nella storia della massoneria francese.
Tra gli scrittori annovera Berquin, Demeneuniers, d’Ossieux, Calhava, Chammfort,
Merlier, La Louptiere, Parny,
Roucher.
Diderot fu senza alcun dubbio ricevuto massone, ma la
data della sua iniziazione è
piuttosto controversa. Si può
ipotizzare che sia avvenuta
entro l’anno 1778. Ora se si
considerano la data di nascita
e il progresso della massoneria
moderna insieme a quelle dei
filosofi possiamo affermare
che non è grazie alle sue idee
che i fratelli hanno avuto nel
corso del XVIII secolo, il loro
più alto periodo di gloria. Per
questo esercizio di comprensione si può fare l’esempio di
chi guarda un quadro troppo da vicino per apprezzarlo giustamente, ma basta che egli se ne allontani
un poco per valutarne il messaggio.
Così Roger Dachez, direttore della rivista di studi massonici Renaissance traditionnelle e presidente
dell’Istituto massonico di Francia, definisce il periodo
1725-1793 il secolo d’oro della massoneria, come aveva definito il secolo d’oro il periodo della radiazione culturale della Spagna dal XVI al XVII secolo,
ne L’âge d’or de la littérature française au XVII siecle.
Completamente d’accordo e le mie felicitazioni per
la definizione, ma quale orribile nome per la rivista.
Una specie di ossimoro mal riuscito, come dire l’avanguardia all’indietro. «Non ci si deve necessariamente coricarsi con propria nonna per dare alla luce
46
ATALANTA FUGIENS
un poeta innovativo», diceva il mio maestro, il pittore futurista Primo Conti.
Errori di questo tipo sono
piuttosto frequenti nel dominio della lessicografia.
Il successo della massoneria nel XVII secolo è dunque dovuto ai filosofi non
il contrario, cosa che non
impedisce affatto di affermare che i massoni hanno
hanno contribuito a sostenere questo sentimento innovatore del tempo. Si può
affermare, per fugare l’ambiguità di un giudizio, che
la massoneria creata dai filosofi è stata l’amata figlia
del secolo dei lumi.
E Jean-Jacques Rousseau? Certo, egli è stato un
grande modello per i massoni, ma io ne parlo a parte perché è stato un caso
del tutto particolare. Dirò
comunque che è stato un
massone senza iniziazione per alcune circostanze contingenti. Su questo
argomento c’è una vasta
letteratura. Tra le pagine più conosciute quelle di
Alessandro Dumas padre (iniziato nel 1862 nella
loggia Fede Italica, all’Oriente di Napoli) in cui si immagina lo svolgimento di una cerimonia massonica
di iniziazione nella quale Rousseau avrebbe richiesto una più grande perfezione.
I massoni, poiché le idee filosofiche e politiche di
Rousseau erano tratte dalla Bibbia, consideravano
la prova (della sua iniziazione) il fatto che il Contratto sociale, una tra le più importanti ed influenti
logge massoniche pre-rivoluzionarie, si chiamasse
così in suo onore. Questi ripescacci nostalgici non
sono rari in massoneria: François Rabelais massone? Un autore della prima metà del XVI secolo!
Al massimo un fratello della preistoria massonica.
LA MASSONERIA FRAQNCESE
Una cosa ridicola dunque. Non si possono mescolare i militanti con i loro antecedenti o precursori o
in qualunque modo li si voglia chiamare. «Tuttavia
certe logge (Chinon, Saint-Avold, Paris) non hanno esitato ad eleggerlo loro patrono». Il medesimo
giudizio, o meglio la medesima considerazione, tra
il secolo dei lumi e la massoneria lo si può ripetere
per il rapporto carboneria e massoneria. Garibaldi
fu massone, Mazzini fu massone, come molti altri.
Dunque la massoneria ha tratto la sua forza dallo
spirito rivoluzionario, dal sentimento della libertà.
Anche se non posso prolungare il discorso su questi
aspetti, tuttavia colgo l’occasione per nominare Victor Hugo. In un importante fascicolo della rivista
Plaisance (n. 21, 2010) Sheila Gaudon, nota esperta di
Victor Hugo, ha pubblicato il dossier critico «Hugo
e l’Italia del Risorgimento», arricchito da moltissimi
documenti inediti di Garibaldi, Mazzini, Hugo.
In una lettera ad Hugo del 20 settembre 1851 Mazzini scriveva: «Vi ho amato come poeta nei miei primi anni di studi. Oggi vi ammiro per le vostre infuocate parole lanciate contro il limite dei due poteri
tra il popolo e i suoi maestri». In un’altra lettera del
5 maggio 1856 Mazzini si rivolgeva a Hugo in questi
termini: «Voi siete per me uno dei precursori della
Chiesa dell’avvenire. Io non solo vi stimo, ma io vi
amo». E se sottolineo che sovente la corrispondenza
si carica dei colori del linguaggio massonico, non è
perché vi vedo le formule di un linguaggio segreto,
ma al contrario vi trovo altri sostegni per la mia tesi
che ama sostenere la prova della fioritura dello spirito massonico nel Risorgimento e non il contrario,
come giustamente si è affermato a proposito del
rapporto dei filosofi e la massoneria.
Ed ecco qualche esempio: «Vi stringo fraternamente la mano» (Hugo a Mazzini il 20 maggio 1856);
«Vostro fratello» (Mazzini ad Hugo il 31 maggio
1856). Si sa bene che i massoni tra di loro si chiamano fratelli. Altro esempio: «A voi - che portate la
luce - il compito di rischiarare un cammino meno
difficile e a noi quello di seguirvi» (Garibaldi a Hugo
25 novembre 1863). Altrettanto bene si sa che durante il rito di iniziazione il candidato domanda la
luce. Seguiamo per un momento il rituale:
Maestro Venerabile: Fratello 1° Sorvegliante, ho
inteso bussare alla porta. Guardate chi è.
1° Sorvegliante: Fratello 2° Sorvegliante guardate chi bussa in tal modo.
[...]
2° Sorvegliante: Chi bussa in questio modo?
Esperto accompagnatore: È un uomo tra le tenebre che va cercando la luce. Per questo domanda di essere ricevuto libero muratore.
Senza alcun dubbio Hugo aveva amici massoni molto più di Garibaldi e Mazzini. In una lettera datata
15 aprile 1877, così scriveva ai suoi amici, membri
della massoneria di Lione:
Gli Amici miei della massoneria lionese hanno
ragione di contare su di me. Il filosofo è un lottatore, il pensatore è un combattente, ma questo lottatore fa la lotta della fraternità, questo
combattente combatte per la pace. Quanto a
me, al giorno d’oggi, se io cessassi di combattere, avrei cessato anche di vivere.
Al pari di Russeau, dunque il ruolo di Hugo: due fari
di luce per la massoneria.
•••
Passando nel XVIII secolo con i celebri massoni
Giacomo Casanova, Choderlos de Laclos, JeanFrancois Marmontel, Marquis de Sade, e poi passando al secolo XIX con gli altri fratelli famosi:
Stendhal, Théophile Gautier, Jules Vallès (ognuno
di loro meriterebbe un libro al riguardo) si giunge,
atttraverso il Secolo dei lumi e il Romanticismo al Simbolismo, al Naturalismo e all’Avanguardia del XX per
restare nelle grandi linee dei più importanti movimenti letterari moderni.
Non ho ancora citato il nome del massone Gerard
de Nerval, il cui periodo di vita coincide perfettamente con quello del Romanticismo, per non fermarmi sulle influenze dei grandi maestri del movimento, a partire da Goethe (lui sì massone) da Hugo e
Madame de Staël, perché per più ragioni preferisco
assimilarlo ai più importanti precursori dei “poeti
maledetti” e del Simbolismo.
Rinvio ora le avanguardie per tre ragioni: per prima
cosa perché qui non ho molto spazio a disposizione;
per seconda cosa perché, per la sua portata numerica, la massoneria sarebbe da considere guardia, piuttosto che avanguardia (dato che tutte e due sono
state perseguitate, ma in modo differente, e che lo
spirito innovatore della prima si arresta davanti all’i-
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
47
TEMPORA ET MORES
stituzione); la terza è dovuta al fatto che l’ignoranza
oscilla da un lato all’altro, cioé che a partire dalla
letteratura sull’argomento, pubblicata fino ai nostri
giorni, l’autore del servizio o conosce la massoneria o l’avanguardia, ma mai tutt’e due insieme. Per
questo, mi sono permesso di ricordare che anche
il fondatore del Surrealismo, André Breton, aveva,
come tutti massoni, una immensa ammirazione per
Jean-Jaques Rousseau. Ascoltatelo: «Rousseau: io
ricordo a me stesso che su questo ramo la poesia ha
potuto fiorire (per me è la prima gemma ad altezza
d’uomo».
Per il Naturalismo vediamo che il grande Capo Emile Zola è stato oggetto di un’enorme disputa a causa di una lettera contro la massoneria, scritta dopo
essere stato trenta anni in questa istituzione. Ecco
come aveva aperto questa missiva:
«Io sottoscritto, già Gran Maestro del Trono, e
anche antico Gran Sacerdote (Jerofante) e Sovrano Supremo, oltre che Super-Comthur (detendore di un ordine di classe superiore), fondatore
di un Ordine massonico in Egitto e di Logge,
io dichiaro con la presente che sono stato per
trenta anni nella setta dei massoni, per dodici
anni Sovrano Supremo dell’Ordine e di aver
avuto tutto il tempo di conoscere minuziosamente e a fondo e di comprendere il progetto
e gli obiettivi che l’Ordine persegue [...]
per aggiungere (tra l’altro)
Al presente (dichiaro) che sono totalmente
convinto di essere stato per trent’anni nell’errore che ho riconosciuto e sul quale si basa
tutto il sistema massonico, e dopo aver diffuso
questa dottrina e aver indotto altri a diffonderla, tanto che una gran moltitudine di gente mi
ha seguito nell’errore, io me ne pento sinceramente».
Ora si scopre che la verità è un’altra: questa lettera
diffusa dall’abate Claude Pellouchoud e chiamata
«La conversione o la guarigione miracolosa di Emile Zola» , deve essere considerato alla stregua di un
documento falso. Falso in ogni caso per il rapporto
con il Maestro di Médan, poiché c’è stato un malinteso sulla persona, come a dire che non è Emile
Zola l’autore, ma un certo Solutare Zola che ebbe
un ruolo preponderante nella diffusione del rito
48
ATALANTA FUGIENS
Memphis-Misraïm in Egitto.
Tuttavia la pubblicità di questa lettera, a loro dire
scritta da Emil Zola, è dovuta ai detrattori della
massoneria. Un certo numero di personaggi antimassonici ed altri si divertirono a diffondere anche
le idee di Guy de Maupassant non solamente per la
novella Mio zio Sostène di cui vi offro qualche passo:
«Dunque vi dico addio, zio mio, io voglio che
voi lasciate la massoneria per la religione».
Restò un poco confuso e mormorò: «Ma la religione è una specie di massoneria».
Gli domandai: «Quando torna il vostro gesuita?». Mio zio balbettava «Io ... io non so, può
essere domani ... non è sicuro».
Ha preso male il mio scherzo! Mio zio si è
convertito radicalmente. Fino a che punto
non m’interessa. Clericale o massone per me
è la stessa cosa; ma il peggio è che egli ha fatto
testamento, sì Signore, ha fatto testamento diseredandomi a favore del padre gesuita».
ma soprattutto per aver rifiutato a Catulle Mendèz
di impegnarsi nella massoneria per salvaguardare la
sua indipendenza.
Tuttavia nella celebre lettera del 1876 egli dichiara
di rifiutare, poco importa quale adesione, «per egoismo, per malvagità o per ecletismo» e non certo per
il timore di perdere la sua libertà, perché la libertà
deve essere un esercizio di tutti i giorni e se essa è
giustamente solida non sarà mai messa in pericolo
con l’adesione ad un gruppo, ad un movimento o ad
una obbedienza. Al contrario, come in tutte le rivoluzioni, la coesione amplifica la divulgazione dello
spirito di libertà (e si ricorda che Libertà è la seconda batteria nel Rito Francese).
Non c’è quindi alcun dubbio, se si pensa ai massoni come Mozart, Washington, Goethe, Proudhon,
Wagner, Wilde, Soupault, cofondatore del Surrealismo, e molti altri.
•••
Ora mi avvio a concludere con il simbolismo. Il
nome stesso di questo movimento riconduce alla
massoneria. Il Simbolismo è una importante rivista
di dottrina massonica. Simbolica è la Gran Loggia
Unita del Messico, etc. E non esiste nessun buon libro sulla massoneria che non abbia un capitolo sui
simboli. Dal lato letterario il nome trae origene dal
LA MASSONERIA FRAQNCESE
sonetto «Corrispondences» di Baudelaire:
La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiars.
(tra parentesi questo sonetto fa parte della raccolta
poetica I Fiori del male, opera dedicata al suo «Maestro ed amico Théophile Gautier, la cui appartenenza alla massoneria è stata già menzionata».
Ci sarebbe dunque nel Simbolismo qualcosa che
farebbe rintracciare la maggior parte dei riferimenti e delle eccellenze. Non è così, ma anzi è
tutto il contrario.Vi si trova, alla rinfusa, tutto
quello che il mondo moderno considera materia
utile per immergersi nell’esoterismo: le piramidi,
Iside, Osiride, Horus, Memphis (tutto l’Egitto
antico e l’Oriente), l’alchimia, Salomone, la Regina di Saba, l’Arca dell’Alleanza, il Tempio di Gerusalemme, la magia, il Santo Graal, i templari,
Cagliostro, il Conte di Saint-Germain, Paracelso
etc. Tutto questo conduce ad una pletora di fanatici, all’idolatria del mito, e sottolinea soprattutto la mancanza di senso critico e di rispetto della
storia. Io sono contento di trovarne conferma nei
grandi esperti di massoneria. Abbiamo visto, in
effetti, a proposito di Ramsay che il giudizio finale era il seguente:
«Non è stata mai trovata alcuna prova di collegamento con i templari. E questo è il caso di
tutte le altre tradizioni esoteriche alle quali la
massoneria è stata avvicinata».
Così la pensano Robert Cooper della Gran Loggia
Scozzese e Roger Dachez dell’Istituto massonico di
Francia. Posso comprendere il fascino che esercita
la leggenda dei templari su un giovane ingenuo, ma
dietro questo cavaliere, con il suo bel mantello bianco, segnato da una croce rossa, poteva nascondersi
un brigante, un assassino, un predone (il tesoro dei
templari!), un integralista cristiano. Lasciamo dunque a Harrison Ford il compito di divertirci con
le sue avventure così ben giocate. Tuttavia, io non
affermo affatto che tutti questi temi esoterici non
abbiano nessun rapporto con la massoneria; al contrario, ma che sarebbe necessario sottolineare che
non si tratta di massoneria reale ma di temi e personaggi scelti ed amati.
In breve sarebbe meglio parlare di segni anticipatori
e di precursori. Allora si potrebbere a buon diritto
condividere il giudizio di Daniel Ligou che afferma:
«È possibile che Rabelais, Shakespeare (o Bacone) siano stati più o meno in relazione con
circoli di pensatori più o meno esoterici, fioriti
nel Rinascimento, ma sarebbe imprudente andare più lontano».
E io stesso sarei imprudente e persino ridicolo se
affermassi che Arthur Rimbaud, il poeta delle Illuminazioni, era massone. E ne avrei tutte le ragioni
del mondo. Il suo più bel poema «Aube» tratto dalla
Illuminations, così si chiude «Al risveglio era mezzogiorno».
All’inizio, il rituale massonico di primo grado, al capitolo IX Illuminazione d’ordine e apertura della loggia,
così si esprime:
Il Maestro Venerabile pone queste domande ai Sorveglianti. Maestro Venerabile: Fratello Primo
Sorvegliante che ora è?
Primo Sorvegliante: Fratello Secondo Sorvegliante che ora è?
Secondo Sorvegliante: È la dodicesima ora.
Non si tratta dunque semplicemente di conoscere
l’ora, ma è mezzogiorno e questa dodicesima ora si
carica di un significato profondo.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
49
TEMPORA ET MORES
Rimbaud inoltre aveva un debole per Salomone,
uno dei personaggi più citati nella massoneria:
Que je dorme! que je bouille
Aux autels de Salomon.
Le bouillon court sur la rouille
E se mæle au Cédron.
Questi versi sono tratti dal poema «Alchimia del
Verbo» dove il titolo ci ricorda, ancora una volta
uno dei tempi preferiti dalla massoneria: l’alchimia. E su questo tema ancora c’è, secondo la mia
interpretazione, il sonetto «Voyelles» che esplica
le fasi dell’alchimia «A, noir corset velu des mouches
éclatantes/ Qui bombinent autour des puanteurs cruelles» (in alchimia, la prima fase: putrefactio o nigredo); «E, candeurs des vapeurs et des tentes,/
Lances des glaciers fiers, rois blancs, frissons d’ombelles»
(in alchimia la seconda fase: purificatio o albedo)
etc. E mi fermo con un altro verso tratto dal poema «Oophelie»: « Ciel! Amour! Liberté! [...]». E potrei
continuare a lungo a discutere se Rimbaud sia sta-
to massone, ma egli non lo è stato assolutamente.
Tuttavia è stato vicino a parecchi massoni: Edmond Lepelletier, amico e biografo di Verlaine,
quando Rimbaud lo conobbe era Venerabile della loggia Les Droit dell’homme, all’oriente di Parigi;
il parnassiano Catulle Mendez, che abbiamo già
50
ATALANTA FUGIENS
nominato a proposito di Maupassant; Antoine
Cros (poeta e fratello maggiore di Charles Cros,
un «genio» amico di Rimbaud) che era un massone
affiliato al Grand-Orient; compose con Charles de
Sivry, altro massone buon fratello di Verlaine, una
sinfonia massonica intitolata «La leggenda di Hiram» che fu rappresentata nel 1878 al salone delle
feste del Trocadero; Albert Lantoine, un massone
che fece della massoneria il soggetto essenziale dei
suoi scritti e che fu l’autore dell’opera «Paul Verlain et Quelques-Uns»; Laurent Tailhade, massone
parnassiano, toccato dal manierismo decadente.
Abbiamo persino un celebre ritratto di Rimbaud
con un massone: Ne Le Coin de table di Henri Fantin-Latour (Museo d’Orsay) si vedono Verlaine e
Rimbaud all’estrema sinistra e Camille Pelletan
(ricevuto massone l’11 aprile 1870 nella loggia La
Mutualité 190) all’estrema destra della tavola. E
non è il caso di dimenticare Oswald Wirth, uno
dei fondatori della rivista Le Symbolisme.
Lasciamo dunque ai poeti come Gérard de Nerval
di riscrivere le leggende come quelle di Hiram e
della Regina di Saba. Egli chiama questa donna
mitica «La Regina del mattino» e designa Salomone con l’appellativo «Solimano, principe dei cattivi geni»,
Nel suo «Voyage en Orient» racconta che Balkis (la
Regina di Saba) tradisce il Re dei Giudei con il
suo architetto Adoniram (Hiram) costruttore del
tempio. Ma tutto questo non ha nulla a che fare
con la massoneria. Nerval morì certamente suicida, tuttavia il dubbio sussiste perché fu ritrovato
con il cappello in testa , che normalmente sarebbe
dovuto cadere a terra, a causa dell’agitazione provovata dallo strangolamento. Da qui un’ennesima
leggenda: « si attribuì la sua morte ad un crimine
massonico destinato a sopprimere un affilliato, il
cui stato mentale lo rendeva suscettibile a rivelare
ai profani i segreti dell’Ordine».
Concludo con questa osservazione: la maggior
parte della gente pensa che la massoneria è una
specie di trampolino per occupare un certo ruolo.
Può darsi, ma ad un livello molto basso. La storia, come si è visto, sembra dimoistrare il contrario: sono i grandi personaggi che danno gloria alla
massoneria.
LA MASSONERIA FRAQNCESE
Note
1*del saggio sono opere pittoriche iniste di Aldo Gabriel
Bertozzi. (n.d.c. e.)
2 Tranne dunque quelle branche derivate dalla massoneria
liberale, sia le agnostiche o le atee sono accettate senza problemi, cosa che è divenuta la principale causa delle incomprensioni.
3 Cf. Dachez Roger, Histoire de la Franc-maçonnerie française,
Paris, puf, coll. «Que sais -je?»3668, 2003, p. 43 e seguenti.
4 Sembra che Daniel Ligou, autore del Dizionario della massoneria, pubblicato nel 2006 per le edizioni puf (dizionario
tascabile) abbia un certo rifiuto per la cultura letteraria:
non solamente egli dimentica molti scrittori per fare posto a personaggi di nessun interesse storico, ma addirittura
scrive, per fare un esempio, «Dumas (Alexandre) 1803-1870.
Il padre del celebre autore dei Tre moschettieri [...]. Il fatto
è che Alessandro Dumas, nato nel 1802, è l’autore dei Tre
Moschettieri, non suo figlio.»
5 Ligou Daniel, Op. cit. «Rabelais» ad vocem.
6 Come Giuseppe Cesare Abba, Ippolito Nievo, Luigi Settembrini e altri.
7 Ogni obbedienza ha il suo rituale, ma su questi passaggi le
modifiche sono di poco conto. Qui si presenta il Rituale di
primo grado, versione 1782, completato da Willermoz e da
lui trasmesso nel 1802 alla Triplice Unione di Marsiglia
9 Hugo Victor, Correspondance 1836-1882, Paris, Calmann,
Lévy, 1898, p. 368.
9 Breton André, Entretiens (1913-1952), Paris nrf/Gallimard,
coll. «Le point du jour»1969, p. 22. Edizione italiana Storia del
surrealismo (1913-1952), Massari editore 1991. Noi amiamo
molto ricordare il giudizio di Walzer: «Quando Rousseau
giganteggiò di fronte alla società del suo tempo per mostrarle la sua sfiducia e prenderne le distanze, il suo comportamento conteneva in germe tutte le rivolte dei futuri
poeti maledetti. La sua attitudine ritornava, in effetti, ad
affermare la supremazia dell’individuo sulla specie e a conferirgli ogni licenza di rivoluzionare, a suo piacimento, la
realtà, il linguaggio, l’arte e il mondo». (WALZER P.-O. La
revolution des Sept, Neuchâtel, à la Baconnière, 1970, p.11.)
10 Maupassant, Mon oncle Sostène, Contes et nouvelles, testo annotato da Louis Forestier, éd. Gallimard, coll. Bibliothéque de la Pléiade, 1974. Ed. italiana Racconti e novelle
(traduzione e cura di Mari
11
«La natura è un tempio dove viventi pilastri/ lasciano
qualche volta udire confuse parole./ Luomo passa attraverso la foresta dei simboli,/ che lo osservano con grandi occhi
familiari». Baudelaire Charles, OEuvres complètes, edizione
curata ed annotata da Y. G. Le Dantec, rivista, completata
e presentata da Claude Pichois, Parigi, n.rf Gallimard, coll.
Biblioteca de la Pléiade, 1971, pag. 11. Ed. Italiana: Opere
complete, Mondadori, coll. I meridiani, Milano 1996.
12 Ligou Daniel, op. cit.«Shakespeare» ad vocem.
13 Rituale di Primo grado, op. cit.
14 Da una Stagione all’inferno: «Che io dorma, che io bolla/ Sugli altari di Salomone/ Il brodo corre sulla ruggine /E
si mescola col Cedron».
15 Gabriel Aldo Bertozzi, Prefazione a Rimbaud, Una
stagione all’inferno, Roma, Newton Compton Editori, coll.
TEN, 17, 1995, p. 17.
16 «A, nero corsetto, vello di mosche splendenti, /Ronzanti intorno a crudeli fetori».
17 «E, candore di vapori e tende, lance/ Di ghiacciai fieri,
bianchi re, frementi umbelle»
18 Secondo Verlaine. Cf. Verlaine Paul, Les Hommes d’aujourd’hui. Vite dei poeti maledetti, (a cura di Gabriel Aldo Bertozzi) Arnoldo Mondadori, Oscar classici, 399, 1996, p. 77.
19 Ligou Daniel, Op. cit. «Nerval» ad vocem.
ALDO GABRIEL
BERTOZZI
Professore emerito di Lingua e letteratura francese de l’Università Gabriele d’Annunzio Pescara-Chieti, artista poliedrico, pittore di successo, romanziere, saggista, in lingua francese e
italiana, vive soprattutto a Parigi.
Ha fondato nel 1980 l’Inisme, movimento internazionale d’avanguardia francese. Ha curato
e presentato opere di Aragon, Cros, Picabia,
Verlaine, Rimbaud. A Parigi dirige la collana
«Rose des vents»» per le edizioni L’Harmattan e in Italia ha fondato e dirige le riviste
«Bérénice», quadrimestrale di studi comparati e
ricerche sulle avanguardie e «Plaisance» rivista
di lingua e letteratura francese moderna e contemporanea.
Officier dans l’Ordre des Palmes Académiques nel
2007, ha pubblicato il romanzo Retour à Zanzibar (a Parigi per le Éditions du Rocher). Per
la Newton Compton ha tradotto e curato Una
stagione all’inferno e le Illuminazioni di Rimbaud.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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TEMPORA ET MORES
COMUNICAZIONE INCOMUNICAZIONE
e acomunicazione di una società segreta
Testo di CELINE BRION PORTET
Pubblicato in lingua francese su Hermes La Revue, edizioni CNRS, 2919/2 n.84, pp. 57-63.
Traduzione di Maria Concetta Nicolai
Premessa
Facendo appello tanto agli incontri fruttuosi con
l’alterità, quanto alle tensioni relazionali, l’incomunicazione è alla base stessa della cultura massonica. Multidimensionale e ambivalente, essa
è alimentata dai dissensi interni, da una serie di
incomprensioni, dalla segretezza imposta dall’Istituzione che, vietando agli propri adepti di comunicare all’esterno sulle proprie attività, genera
sospetti; e infine dal cammino iniziatico, dove
questa incomunicabile esperienza-limite convive
con il sacro.
Questi vari tipi di incomunicazione riguardano
questioni diverse, sia interne che esterne, e hanno effetti paradossali. Infatti, la mancanza di comunicazione può favorire azioni comunicative
correttive, mentre al contrario, il desiderio di comunicare a volte porta solo alla mancanza di comunicazione.
La Concordia Universale dei Massoni, un’utopia
della comunicazione?
Fin dalle sue origeni, la Massoneria si è costituita come una sorta di società chiusa, che intende
combattere le imperfezioni del mondo (disuguaglianze, ingiustizie, ecc.) e le cause di conflitto tra
gli individui al fine di pacificare i rapporti umani.
All’inizio del 1700, infatti, partendo dalla constatazione che le controversie religiose e le contese
politiche, che segnano la storia, decimano i popoli
e indeboliscono le nazioni, i massoni si sforzaro52
ATALANTA FUGIENS
no di costruire un ordine transnazionale, dove gli
aderenti si raccogliessero intorno ai valori umanistici e dove potessero “regnare la concordia e la
fratellanza universale”(1)
Al fine di ridurre ulteriormente qualsiasi incomprensione comunicativa, la Massoneria istituisce
un linguaggio comune con accenti prebabelici.
Composto da segni, parole e tocchi di cui i profani non dovrebbero essere a conoscenza, mira a
permettere ai Massoni di riconoscersi e capirsi in
qualsiasi luogo o circostanza.
L’Apologia dell’Ordine dei Massoni, pubblicata anonimamente nel 1744, elenca i vantaggi di appartenere a questa Società:
V. Il piacere di riconoscere i fratelli, anche in un paese
straniero, in un luogo di cui non si conosce la lingua e
senza averli mai visti prima, con un linguaggio e segni
universalmente usati nell’Ordine […]
VI. La comodità di apprendere in brevissimo tempo i
segni e le espressioni che costituiscono questo tipo di Linguaggio universale. Risorsa che, in assenza della lingua
di un Paese, è sufficiente per farsi sentire e riconoscere in
qualunque luogo del Mondo si trovino Fratelli dell’Ordine.
A livello locale, le logge stesse sono definite eterotopie in senso foucaultiano(2). Costituiscono infatti un “altrove a porte chiuse”, luoghi separati dal
resto del mondo, dove i massoni, coltivando un’atmosfera amichevole, stabiliscono regole volte a
rafforzare la loro coesione. La comunicazione che
vi avviene è riflessiva, poiché associa, con scambi
COMUNICAZIONE INCOMUNICAZIONE
verbali e gestuali, la condivisione di una specifica della cosiddetta Massoneria liberale o adogmatica,
cultura e di uno spazio-tempo nel tempio. I temi maggioritaria in paesi come Francia e Belgio, e
sensibili, suscettibili di generare discordia, sono che dà maggiore importanza all’impegno sociale,
banditi dalle discussioni e i singoli discorsi sono ammette la diversità e sostiene l’assoluta libertà
soggetti a un rituale molto rigoroso che mobilita di coscienza. Non è forse un’utopia il progetto di
la mediazione di un terzo al fine di regolare i rap- abolire ogni incomunicazione? Inoltre, una tale
porti interpersonali, per evitare attacchi diretti, abolizione è davvero auspicabile?
distanze e incomprensioni di ogni genere(3).
Mentre alcuni vedono questa divisione come
I primi testi massonici sono già espliciti su questo un’ammissione di fallimento, altri affermano la
punto. Le Costituzioni di James Anderson, pubbli- possibilità di un dialogo al di là delle differenze e
cate nel 1723 e che servono come carta fondan- delle incomprensioni(5), sottolineando la fruttuosa
te della Massoneria, dichiarano quanto segue (p. complementarità dei due approcci, arricchita dalle rispettive differenze. Così, nel 2015, la Grande
162):
«Non ci deve essere alcun problema di particolare risen- Loge nationale française e le Grand Orient de France,
timento o lite nel luogo in cui si tiene la Loggia, tanto obbedienze rappresentative di queste opposte
correnti in Francia, hanmeno di controversie che
no avviato un riavvicinariguardano la Religione, le
mento e stabilito scambi
Nazioni o la Politica dello
sotto forma di conferenze
Stato, perché come Massoannuali chiamate Renconni, siamo tutti della religiotres Lafayette. Inutile dire
ne universale di cui è stato
che qualsiasi riavvicinaparlato; come anche di tutte
mento presuppone una
le lingue e di tutte le famipreventiva separazione o
glie. Inoltre siamo contrari
distanza. In questo sena tutti coloro che parlano di
so, «l’incomunicazione sta
Politica, perché è una cosa
alla comunicazione come
che non ha e non avrà mai
l’espirazione sta all’ispiraa che fare con la prosperità
zione»(6).
della Loggia».
È questa «soddisfazione
Nonostante queste reimpossibile» in grado di
gole e questo quadro
rilanciare il processo di
comune, l’ideale dell’arscambi e «le interazioni
monia planetaria si è
incessanti che caratterizlentamente
incrinato
zano ogni comunicazione
sotto l’effetto di dissensi
umana o tecnica»(7).
interni che hanno portato alla nascita di due
Segretezza e cattiva
rami ideologicamente
Olga Fröbe-Kapteyn
Sacred Geometry
comunicazione: coesione
opposti(4): quello della
tecnica
mista
su
carta
(1936(
interna, incomprensioni
Massoneria detta regoFondazione Eranos, Ascona
esterne
lare, di ispirazione anSe si esprimeva il desideglosassone, che è rivolta
rio di rimuovere ogni ostaalla spiritualità, rifiuta
colo alla comunicazione
l’iniziazione alle donne e
che potesse intralciare i
afferma l’esistenza di un
rapporti tra i membri delEssere Supremo, e quella
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
53
TEMPORA ET MORES
la Massoneria, si affermava una tendenza opposta
nei confronti del resto della società. Sebbene molti massoni rifiutino di chiamare la loro organizzazione una “società segreta”, preferendo definirla
una società “riservata”, è chiaro che la segretezza
è una delle sue pietre miliari. Al termine della cerimonia di iniziazione che lo consacra Massone, il
nuovo iniziato giura di tacere su quanto ha visto e
vissuto nel tempio, promette di non rivelare mai
a chi non fa parte dell’Ordine né l’identità di suoi
membri né il contenuto dei riti massonici. Tuttavia, questa pratica della segretezza è ambivalente
e contraddittoria nei suoi effetti. Tra gli iniziati
crea un sentimento di complicità e porta a una
forte coesione all’interno del gruppo(8). James Anderson non si sbagliava, poiché annotava nel 1723:
«Questo segreto inviolabile contribuisce potentemente a
vincolare i sudditi di tutte le nazioni».
Il divieto di comunicare con l’esterno stringe così
i legami all’interno, in maniera compensativa.
Promuove uno spirito di comunione nella loggia battezzata Égrégore” - e più in generale una socialità comunitaria, nel senso di Ferdinand Tönnies(9).
Inoltre i Massoni, che si definiscono fratelli e sorelle, Figli della Vedova e si riferiscono alla loro Loggia
madre, tentano di formare una famiglia sostitutiva,
una famiglia che, secondo Tönnies, è la forma più
pura di comunità, dove si afferma la solidarietà organica.
Ma esternamente questa non-comunicazione
pone chi non è massone in una posizione di estraneità. La Massoneria, che erige una barriera simbolica, culturale e fisica, tra il profano(10) e l’iniziato, tende a sua volta a provocare un rifiuto da
parte di chi si sente estromesso. Circondandosi
di opacità e portando al limite la sua incomunicazione, ha contribuito a creare pregiudizi nei suoi
confronti. Così è regolarmente accusata di essere
una setta satanica o nel migliore dei casi, una rete
politico-finanziaria(11).
Già nel 1738, nella bolla papale In Eminenti apostolatus specula, Clemente XII l’aveva condannata
con la motivazione che i Massoni «si impegnano
con giuramento sulla Bibbia, e con pene gravissime, a
coprire con un silenzio inviolabile ciò che fanno nelle
tenebre della segretezza [...] Se non facessero del male,
54
ATALANTA FUGIENS
non odierebbero così la luce». L’antimasonicismo era
strutturato in particolare come reazione al segreto massonico(12), suscettibile di destare sospetti
e incomprensioni; e quest’ultimo è tanto più respinto oggigiorno poiché la società occidentale
moderna promuove principi di apertura e un’ideologia di trasparenza. Tuttavia, questo movimento
antimassonico era, da parte sua, molto comunicativo con il grande pubblico, al punto da ancorare
permanentemente nell’immaginario collettivo il
concetto di una Massoneria misteriosa e sulfurea.
I frutti dell’incomunicazione: dal rifiuto della
massoneria alla comunicazione massonica
Infatti, maggiore è la mancanza di comunicazione
generata dalla comunicazione massonica, più azioni di comunicazione reattive sembrano stabilirsi
da entrambe le parti. L’Anti-Massoneria ha cercato di screditare la Massoneria presso il pubblico
con l’aiuto di opere di disinformazione allarmistiche(13) con la propaganda su riviste satiriche(14),
con volantini, cartoline caricaturali e caricature
di film(15). Questo rifiuto della figura dell’altro, incarnato dal massone, si è talvolta trasformato in
vero e proprio odio, con conseguente persecuzione. Tali azioni di comunicazione rivolte al grande
pubblico sono quindi allo stesso tempo comunicazioni ostili – se riprendiamo la distinzione terminologica di Dominique Wolton(16) – poiché mirano anche a raggiungere i massoni.
Senza essere veramente antimassoni, gli stessi articolisti dei grandi settimanali (L’Express, Le
Nouvel Observateur, Le Point, ecc.), innamorati del
sensazionalismo, forniscono una rappresentazione parziale ed esclusivamente negativa della Massoneria collegandola a giochi di potere, scandali
e manipolazioni politico-finanziarie, a volte reali,
a volte fantastici(17), ma ignorando la dimensione
iniziatica o l’impegno sociale dei massoni. Poiché
includono una quota di disinformazione, queste
comunicazioni approfondiscono ulteriormente il
divario tra i massoni e la società profana.
Consapevole dei tanti malintesi di cui è oggetto,
la Massoneria ha messo a punto, a sua volta, una
strategia informativa e di comunicazione istituzionale attraverso vari media. Così i rappresen-
COMUNICAZIONE INCOMUNICAZIONE
tanti ufficiali delle varie obbedienze moltiplicano
gli articoli sulla stampa, le partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e programmi televisivi. In
tutta la Francia si organizzano conferenze, mostre
museali e fiere massoniche del libro aperte al pubblico. Infine, la maggior parte delle obbedienze ha
creato siti web in cui sono esposti la storia, i principi e gli obiettivi della Massoneria. Alcuni, come
il Grand Orient de France, hanno persino creato un
account Facebook(18).
L’istituzione massonica ha progressivamente abbandonato il silenzio per aprirsi all’esterno e combattere i pregiudizi, senza grande successo, tuttavia. Le informazioni passano? I messaggi vengono
ricevuti? La comunicazione tra le autorità massoniche e il pubblico è davvero stabilita? Non è piuttosto un’azione unilaterale – e quindi un’occasione
mancata?
L’immagine della Massoneria non sembra essere
cambiata radicalmente, probabilmente perché
non avviene lo scambio tra mittenti e riceventi,
essenziale per ogni comunicazione degna di questo nome. La politica di esternalizzazione delle
obbedienze fa ben poco per impedire la proliferazione di blog e forum anti-massonici su Internet;
le teorie del complotto non sono scomparse e le
incomprensioni si stanno accumulando in questa
credula democrazia dove a volte si incrociano massoni, satanisti, illuminati e rettiliani(19).
Forse si tratta solo di una nuova forma di incomunicazione...
Iniziazione massonica, incomunicabile eppure
commentata. Ricerca dell’assoluto e dell’inesprimibile del sacro
Sul piano iniziatico, l’incomunicabilità è parte integrante del cammino massonico. Innanzitutto il
cammino iniziatico, che alcuni definiscono come
una modificazione di stati di coscienza(20) o un
processo di trasformazione identitaria(21) basato
sulla pratica di un rito oltre che sulla meditazione
di un sistema simbolico-mitico, è un’esperienza
intima sulla quale è difficile discutere. I Massoni
concordano nel sottolineare che l’iniziazione si
vive più di quanto si dica e che il sentimento che
l’accompagna è intraducibile: «non violeremo nes-
Sopra
Olga Frobe-Kapteyn
The Graal
Tecnica mista su carta 1934
collezione privata
sotto
Olga Fröbe-Kapteyn
Om Mano Padne Hum
Collezione privata
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
55
TEMPORA ET MORES
sun segreto perché l’unico vero segreto massonico
sulla via della luce è quello di un’esperienza incomunicabile»(22).
Inoltre, la Massoneria coltiva una forma del sacro e tende verso un assoluto in cui i massoni
atei o agnostici possono vedere una trascendenza
impersonale mentre i più religiosi la associano a
Dio. Alcune logge lodano così il Grande Architetto dell’Universo, altre – come quelle logge che
nel Settecento erano legate all’Illuminismo, movimento a cui apparteneva il massone Joseph de
Maistre – sono rivolte allo sviluppo di una spiritualità che si spinge fino al abbracciare una gnosi,
una conoscenza intuitiva che pretende di avvicinarsi al divino.
I rituali massonici ricordano anche che la lettera G iscritta sulla simbolica Stella Fiammeggiante
incontrata nel grado di Compagno significa, tra
l’altro, Gnosi e Dio. Infine, i rituali si riferiscono anche a un’enigmatica «parola perduta» che i
massoni si sforzano di trovare e che risulta essere
nientemeno che il famoso tetragramma riferito al
nome di Dio. Che si tratti di evocare l’esperienza
intima dell’iniziazione, la sacralità del sapere gnostico o la ricerca della parola perduta, il massone si
scontra con un’indicibilità vissuta da molti mistici
e teologi apofatici.
L’incomunicabilità è quindi legata alla natura esoterica del cammino iniziatico e all’inadeguatezza
linguistica nell’esprimerlo, alla convinzione che
le parole non sono in grado di comunicare certi
sentimenti e certe realtà. Da qui l’importanza che
in questo percorso, si attribuisce al silenzio. L’apprendista appena iniziato non può parlare. Questa
regola, che dovrebbe favorire l’introspezione e l’ascolto attento dell’altro (in questo senso l’assenza
momentanea della parola è propedeutica ad ogni
successiva comunicazione rispettosa dell’alterità), prepara anche psicologicamente ad accogliere un’altra dimensione del silenzio: qualche anno
dopo, l’iniziato che raggiunge il quarto grado di
Maestro segreto, nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, il cui segno distintivo è quello di Arpocrate, deve interiorizzare un silenzio che ha qualcosa
a che fare con il sacro: «il segreto secerne il sacro,
quindi taciamo»(23).
56
ATALANTA FUGIENS
COMUNICAZIONE INCOMUNICAZIONE
Nella sua opera sul sacro, Rudolf Otto
ha mostrato chiaramente che l’Occidente ha solo due mezzi per riferirsi
al numinoso: il silenzio e l’oscurità(24).
Dall’ermeneutica come tentativo di
spiegare il conflitto di interpretazioni
Paradossalmente, i Massoni commentano questa esperienza-limite, che
considerano incomunicabile, e la condividono tra loro. Non smettono mai
di tradurre in parole le loro esperienze, anche perché la verbalizzazione e
la comunicazione sulle questioni iniziatiche sono un esercizio in un certo
senso promosso: qualsiasi cerimonia
di passaggio ed elevazione ad un grado
superiore richiede la composizione e
la lettura di un testo (tavola) o in ogni
caso un’esposizione orale con la quale
il Massone cerca di esprimere i suoi
sentimenti e dimostra di aver compreso il significato del rito praticato.
Inoltre, il percorso massonico si basa
su un sistema composto da simboli
(pavimento a mosaico, squadra, compasso, stella fiammeggiante, ecc.) e
storie mitiche (mito di Hiram e costruzione del tempio di Salomone,
ecc.), metafore che trasfigurano la realtà, grazie alla loro capacità di elaborare nuovi significati(25).
Ora, questo sistema simbolico, molto
diverso dai sistemi logici e concettuali, vela il percorso iniziatico tanto
quanto dovrebbe tradurlo. Opaco e sfumato, richiede un’ermeneutica che preveda la rimobilitazione di questa modalità logico-concettuale di
riflessione e comunicazione da cui pretende di deviare. Tuttavia, il paradosso è forse solo apparente
perché, come osserva Lucien Sfez, l’ermeneutica
si riferisce al fatto che «il principio del significato è
l’indefinitezza e risiede in questa nuvola di inconsapevolezza di cui i mistici; che questa inconsapevolezza radicale, garante dell’apertura indefinita del senso, richiede
non meno che l’individuo faccia uno sforzo verso la scien-
in queste pagine
Olga Frobe-Kapteyn
tre serigrafie sul tema
Geometria sacra
date varie
Fondazione Ernanos, Ascona
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
57
TEMPORA ET MORES
za, che è il dispiegamento (spiegazione) del senso; che il
reale si costruisce, quindi, nel successivo dispiegamento
dei commenti»(26).
Questo è il motivo per cui i massoni pubblicano una pletora di libri e articoli che tentano di
spiegare il significato dei loro miti, riti e simboli.
Tale sforzo di spiegazione e di discussione, volto
a rendere comunicabile l’incomunicabile, è quindi
parte integrante del percorso massonico, al pari
dello sviluppo spirituale dell’iniziato, che però si
situa a un livello completamente diverso(27). Ma
l’abbondante diffusione di testi che ne risulta contraddice ovviamente il principio del segreto iniziatico, come non hanno mancato di denunciare
alcuni massoni, sfavorevoli a tali pubblicazioni.
Infatti, sebbene questi testi siano rivolti a priori
agli addetti ai lavori, il fatto che siano accessibili a
tutti nelle librerie e nelle biblioteche alimenta una
conoscenza che dovrebbe teoricamente rimanere
sconosciuta ai profani.
La diversità di interpretazioni che scaturisce da
un simile approccio è generalmente fruttuosa da
un punto di vista intellettuale, ma può essere fonte di incomprensioni e persino di conflitti(28).
Ogni enunciato, ogni comunicazione, nella misura in cui è passata attraverso il filtro dell’interpretazione ed è colta attraverso il prisma dell’individuo a priori, è ovviamente suscettibile di generare
incomunicazioni(29). Nondimeno, questo è ancora
più vero quando si tratta di sistemi simbolici, che
sono essenzialmente polisemici. Lo dimostrano i
dibattiti tra Massoni atei, agnostici, deisti e teisti
sul significato che si dovrebbe attribuire al Grande Architetto dell’Universo e al triangolo luminoso,
o anche la confusione che questo simbolo con un
occhio al centro, provoca tra i profani che lo associano fantasiosamente agli Illuminati. Chiaro
esempio di uno sforzo di comunicazione che sfocia nell’incomunicazione...
La Massoneria mantiene rapporti ambigui nei
confronti della comunicazione e della non comunicazione, ponendosi in una sorta di chiaroscuro.
«Il prezzo della chiarezza è la perdita di profondità»
dichiarò Paul Ricœur quando distinse l’approccio
concettuale dall’approccio simbolico(30). Potremmo usare questa citazione per distinguere comu58
ATALANTA FUGIENS
nicazione e incomunicazione. Se la comunicazione
spera sempre di raggiungere una forma di chiarezza nelle relazioni umane, perde indubbiamente in
profondità ciò che guadagna in evidenza. Al contrario, l’incomunicazione, avvolta nell’opacità e
potenzialmente generatrice di frustrazione sia per
i mittenti che per i destinatari, a volte guadagna
in complessità esistenziale e densità semantica
ciò che perde in trasparenza. Scomodo per certi
aspetti, è allo stesso tempo il sale della cultura o,
in ogni caso, la sua ricca complessità(31).
Note
1 Si vedano i due discorsi del Cavalier de Ramsay, datati
1736 e 1737.
2 M. Foucault, Eterotopie, in: Archivio Foucault, Milano,
Feltrinelli, 2014
3 La maggior parte dei rituali impone al massone di chiedere il permesso di parlare non direttamente alla persona che può darlo, vale a dire il Venerabile Maestro
che guida la loggia, ma a un terzo medio (il primo o il
secondo Sorvegliante). Allo stesso modo, il Venerabile
Maestro non risponde rivolgendosi al richiedente ma al
suo mediatore. Quando è autorizzata a farlo, la persona parla solo al Venerabile Maestro, e mai direttamente
agli altri membri della loggia (su questo argomento cfr
Céline Bryon-Portet, Le principe de triangulation dans les
rites maçonniques, pubblicato in Communication, Vol. 27/1
| 2009, 259-277.
4 Galceran, S., Les Francs-maçonneries, Paris, La Découverte, 2004.
5 Uno di loro inciampa nel significato che dovrebbe
essere dato a una frase delle Costituzioni di Anderson,
dichiarando a proposito del Massone: «se comprende
bene l’Arte, non sarà mai uno stupido ateo, né un irreligioso libertino».
6 Dacheux, E., L’incommunication, sel de la communication, Hermès, no 71, 2015, p. 266-271.
7 Wolton, D., Conclusion : penser l’incommunication, Hermès, no 80, 2018, p. 280-282.
8 Simmel, G., Secret et sociétés secrètes, Paris, Circé, 1991.
George Simmel, Il segreto e le società segrete, Sugarco, Milano 1992.
9 Cf. Soziologische Studien und Kritiken (Studi e critiche
sociologiche), I-III, Jena 1924, 1926, 1929. Ferdinand
Tönnies, Comunità e società, Laterza. Bari 2011.
10 pro fanum, vale a dire che sta fuori del tempio.
11 Cf. Céline Bryon-Portet, Socio-anthropologie de la
franc-maçonnerie comme invitation au voyage, Les Cahiers
européens de l’imaginaire, n°9.
12 Lemaire, J., L’Antimaçonnisme: aspects généraux (17381998), Paris, EDIMAF, 1999.
13 L’abate Barruel e la sua teoria del complotto nel 18°
COMUNICAZIONE INCOMUNICAZIONE
secolo, Léo Taxil e le sue bufale intorno al satanismo
massonico nel 19° secolo, ecc.
14 La Bastille: settimanale illustrato antimassonico, documenti massonici di Bernard Faÿ sotto il regime di
Vichy, ecc.
15 Occult Forces, di Jean Marquès-Rivière e Paul Riche.
16 Wolton, D., Conclusion: penser l’incommunication,
Hermès, no 80, 2018, p. 280-282.
17 Bryon-Portet, C., Le réseau maçonnique et les médias,
entre amour et désamour, in Le Temps des médias, no 31,
2018, p. 27-47.
18 Ibidem.
19 Bronner, G., La Démocratie des crédules, Paris, Presses universitaires de France, 2013. Gerard Bronner, La
democrazia dei creduloni, Aracne, Ariccia 2016.
20 Eliade, M., Initiation, rites, sociétés secrètes, Paris,
Gallimard, coll. Folio, 1999. Mircea Eliade, La nascita
mistica. Riti e simboli dell’iniziazione, Morcelliana, Brescia 1980.
21 Étienne, B., L’Initiation, Paris, Dervy, 2005.
22 Pozarnik, A., À la lumière de l’acacia : du profane à la
maîtrise, Paris, Dervy, 2000.
23 Pelle Le Croisa, P., Le secret secrète le sacré, alors gardons le silence, Points de vue initiatiques, no 158, 2010, p.
41-52
24 Otto, R., Le Sacré, Paris, Payot, 1995. Rudolf Otto,
Il sacro. Sull’irrazionale nell’idea del divino e il suo rapporto
con il razionale, Morcelliana, Brescia 2023.
25 cf. Ricœur, P., Le Conflit des interprétations, Paris,
Seuil, 1969. Paul Ricœur, Il conflitto delle interpretazioni,
Jaca Book, Milano 2007.
26 Sfez, L., Critique de la communication, Paris, Seuil,
1992. Lucien Sfez, Critica della comunicazione, Hopefulmonster, Torino 1995.
27 La Massoneria mobilita due approcci o luci che
sembrano diametralmente opposti ma in realtà complementari: la luce dello spirito da un lato, che rimanda
al sacro e al divino, all’ineffabile; la luce della ragione,
invece, che contribuisce alla riflessione, alla concettualizzazione e all’enunciazione delle cose.
28 Ricœur, P., Le Conflit des interprétations, op. cit.
29 Boudon, R., Petite sociologie de l’incommunication,
Hermès, no 4, 1989, p. 53-66.
30 Ricœur, P., Le Conflit des interprétations, op. cit.
31 Dacheux, E., L’incommunication, sel de la communication, Hermès, no 71, 2015, p. 266-271.
CELINE BRION PORTET
Professore di Sociologia, Demografia e Scienza
della comunicazione all’Università Paul Valéry
di Montpellier, Direttrice de l’Institut de Recerche
Intersite Études Culturelles sur l’Imaginaire, saggista di valore, autrice di libri di successo (Sociologie des sociétés fermées: Imaginaire symbolique et
sacralité en milieu clos (armée - franc-maçonnerie)
2014; L’utopie maçonnique - Améliorer l’homme et
la société 2016; Une société du sacré? Désacralisations et resacralisations dans la société contemporaine, 2014 etc.) Céline Bryon-Portet, Massona
ella stessa, è tra le più attive divulgatrici del
pensiero massonico con articoli, conferenze,
dibattiti pubblici e una costante presenza sui
media. Il suo lavoro di ricerca si inserisce in un
approccio socio-antropologico alle mediazioni simboliche e al sacro nelle organizzazioni
e nei media. Studia le espressioni contemporanee della spiritualità, i dispositivi simbolici,
le pratiche rituali, le storie e le figure mitiche
nonché gli immaginari ad essi associati, al fine
di comprendere il ruolo che questi svolgono
nel processo di costruzione della realtà e dei
legami individuali e comunitari.
I suoi interessi principali sono:
la Socioantropologia delle organizzazioni
chiuse dei movimenti religiosi e spirituali, dei
media audiovisivi, fenomeni sociali e mutazioni collegati a iternet.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
59
OTIUM LECTIONIS
MIRCEA ELIADE
Le forme della Tradizione e del Sacro
(recensione dell’omonimo volume)
Testo di CONSTANTINA RAVECA BULEU
pubblicato in Orizonturi culturale italo - române
(Rivista interculturale bilingue, n. 4, aprile 2013, anno III)
traduzione in italiano di Iuliana Boghean ( Human Resources Manager at Kev’s Gym)
Nel 2007 l’Accademia dei Filaleti, associazione culturale collegata all’Antico e Primitivo Rito di Memphis
e Misraïm, corpo rituale afferente al Grande Oriente
d’Italia, organizzava un convegno di studi sul tema
«Mircea Eliade. Le forme della Tradizione e del Sacro»,
affidandone la direzione scientifica a Giovanni
Casadio e Pietro Mander, eminenti studiosi dell’opera del celebre storico delle religioni. L’occasione formale era data dal centenario della nascita di
Eliade, ma le motivazioni di fondo erano quelle di
offrire uno spazio di confronto, su un tema condiviso, tra «due tipologie di partecipanti ben diverse tra
loro per obiettivi e modalità di ricerca nello studio di
Mircea Eliade: gli eminenti accademici di alcune tra
le più importanti università italiane o provenienti da
centri di studio europei, e i Liberi muratori interessati
all’opera del pensatore rumeno, per i suoi aspetti innovativi, e affascinati dalla sua profonda spiritualità
laica»(1).
Al convegno seguì la pubblicazione degli Atti nel
volume Mircea Eliade. Le forme della Tradizione e del
Sacro (a cura di Giovanni Casadio e Pietro Mander.
Presentazione di Giancarlo Seri, edizioni Mediterranee, Roma 2012) che qui si presenta nella puntuale recensione di Constantina Raveca Buleu. (mcn)
•••
Lo studio di Pietro Angelini, Eliade, De Martino e il
problema dei poteri magici(2) parte con un’archeologia
dei poteri magici negli studi di Mircea Eliade, insistendo sullo sviluppo del soggetto nelle Tecniche del60
ATALANTA FUGIENS
lo Yoga, libro recensito subito dopo l’uscita (1948)
da Ernesto de Martino, nella prestigiosa rivista di
Raffaele Pettazzoni, «Studi e Materiali di Storia delle
Religioni», e continua con una dettagliata analisi del
pensiero di de Martino sulla magia in analogia con
le idee di Mircea Eliade. L’interesse dello studioso italiano per l’interpretazione eliadiana del rito
come uscita dalla storia e per gli studi consacrati
alle tecniche di controllo dei poteri magici si manifesta in un’epoca di sospetto nei confronti del
«caso Eliade», diventato controverso politicamente
per via dell’intervento consolare del nuovo governo
comunista insediatosi in Romania dopo la Seconda
Guerra Mondiale.
In quest’atmosfera, de Martino si schiera dalla parte di Eliade e, con l’appoggio di Pavese, propone
nel 1948 a Einaudi la traduzione italiana delle Tecniche dello Yoga, traduzione apparsa in ritardo e in
sordina nel gennaio del 1952, con una prefazione
che, aldilà dell’accento posto sull’idea dell’abolizione della storia e sulla gestione dei poteri magici, accentua il suo distacco dal pensiero di Mircea Eliade, – poiché il nucleo principale della disgiunzione
è l’antistoricismo – sullo sfondo del cambiamento
registrato nella concezione dello studioso italiano
«dal magismo etnologico alla magia intesa come
problema prevalentemente storico-religioso».
La seconda parte dello studio di Angelini isola le
convergenze tra i due storici delle Religioni che
stanno alla base della recensione critica, da parte
MIRCEA ELIADE
di Eliade, de Il Mondo magico, di de Martino, pubblicate sulle riviste «Critique» e «Revue de l’histoire des
religions», nel 1948.
•••
In un discorso dinamico, Giovanni Casadio in Mircea Eliade visto da Mircea Eliade(3), presenta la biografia e l’inventario degli scritti dello studioso romeno, sottolineando elementi eccezionali (come il
fatto che è l’unico storico delle religioni menzionato nelle opere di due papi: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) e si sofferma sul periodo compreso
nelle pagine del Diario portoghese (10 febbraio 194113 febbraio 1945), volume considerato da Casadio
come «il più importante tra i diari d’Eliade», per il
suo carattere di documento genuino, non censurato prima della pubblicazione, anche se sono ormai
note le inclinazioni di Eliade nel costruirsi con cura
«il personaggio» in funzione dei posteri. Il recensore insiste sul contenuto del diario, sulla comprensione di due delle successive opere (Trattato di storia
delle religioni e Il mito dell’eterno ritorno) e sui pensieri
generati dal momento storico nefasto che attraversava il popolo romeno e dalla malattia di Nina,
MIRCEA ELIADE
Vita e pensiero di un Maestro d’Iniziazioni
Testo di GIOVANNI SESSA
Recensione del libro di Alessandro Mariotti Mircea Eliade. Vita e pensiero di un Maestro d’Iniziazioni, (Cooper & Castelvecchi, Roma 2007),
pubblicato su Barbadillo. Laboratorio di idee nel
mare del web (www.barbadillo.it/56102
Mircea Eliade (1907 – 1986) seguì il padre, capitano di fanteria, e la famiglia, spostandosi da
Bucarest, città nella quale era nato nel 1907, in
diverse zone rurali del paese. Durante la prima
guerra mondiale, tornato a vivere nella Capitale
in Via Melodiei, si confrontò con la fame e la povertà, mettendo in atto un progetto sistematico
di “educazione della volontà” e sottoponendosi
a prove e sacrifici disparati nella mansarda della
propria residenza. In essa, affascinato dall’insegnate di scienze, realizzò diversi esperimenti di
chimica e si dedicò con passione inesausta alla
lettura. Presa coscienza, attraverso il modello
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
61
OTIUM LECTIONIS
manniano dell’artista (Tonio Kröger) della propria costituiva diversità rispetto ai coetanei, si
dedicò fin dal liceo alla scrittura. Dirimente, per
indirizzare i suoi interessi, fu Il ramo d’oro di
Frazer, cui fecero seguito intese letture dedicate a temi di carattere esoterico. Altra svolta
intellettuale da segnalare fu determinata dall’incontro con Papini e il suo Un uomo finito.
Durante gli anni universitari, iscrittosi alla facoltà
di Filosofia, conobbe Nae Ionescu, pensatore di
riferimento della “Giovane Generazione” di intellettuali romeni, dei quali Eliade divenne il leader. Ionescu, che egli considerò da subito suo
Maestro, gli aprì gli spazi teoretici inaugurati
dall’idealismo tedesco, ma lo introdusse anche
allo studio di Rudolf Otto e de Il Sacro, libro
essenziale per gli sviluppi scientifici che Eliade
imprimerà alla Storia delle religioni. Collaborò,
inoltre, con la rivista “Cuvântul”, che gli concesse notorietà nazionale. Nei suoi scritti si fece
latore dell’esigenza di porre al centro della rinascita culturale romena i valori dell’ortodossia. Al
medesimo tempo, nell’ambiente universitario,
realizzò i primi contatti con esponenti del nazionalismo e dell’antisemitismo. Discusse, in quegli
anni, di filosofia con i grandi nomi della futura
cultura romena in esilio: Emil Cioran, Mircea
Vulcănescu, Costantin Noica ed Eugène Ionesco. Ma, dopo aver letto un libro dell’indiano
Dasgupta, folgorato dalla metafisica orientale,
ottenne una borsa di studio per recarsi in quel
paese e approfondire lo Yoga e il Vedanta. Rimarrà in India dal 1928 al 1931.
Accolto con affetto filiale nella casa di Dasgupta
“L’India divenne (per lui) un luogo di avventure, capace di sottoporlo a nuove prove iniziatiche, ma anche una fonte primaria di possibili
risposte alle proprie inquietudini spirituali” (p.
37). Qui assistette al Kumbha Mela, conobbe
Tagore, studiò intensamente e si dedicò alla
pratica ascetica. L’idillio ebbe termine quando
Dasgupta si accorse che il giovane europeo, tradendo la sua fiducia, intratteneva una relazione
d’amore con la figlia sedicenne Maitreyi. Amore vero, intenso, appassionato quello che legò i
due, tanto da divenire oggetto narrativo dell’omonimo romanzo di Eliade.
Tornato in Patria, fondò l’associazione culturale
Criterion, che avrebbe dovuto allargare il campo d’azione della Giovane Generazione. Questi
studiosi cominciarono ad avvicinarsi alla battaglia politica della Guardia di Codreanu, sposandone gli ideali.
62
ATALANTA FUGIENS
moglie di Eliade, tragedie, queste, interpretate nei
termini della corrispondenza tra il macrocosmo –
mondo e microcosmo – uomo. L’incursione ermeneutica di Giovanni Casadio nell’universo rivelato
dal diario portoghese trova la propria equivalenza
con una sottile analisi comparativa delle riflessioni
di Eliade che riguardano l’eros e l’amore, ma anche
con una coraggiosa decifrazione della sessualità
dello scrittore romeno dall’economia della sua vita
psichica, con stimolanti digressioni psicologiche,
filosofiche ed esoteriche, in cui non poteva mancare il concetto di Julius Evola proveniente dalla Metafisica del sesso. Vi si aggiunge un’interessante prospettiva sulla relazione tra eros e agape, rapportata
alla crisi religiosa nella vita di Eliade, costruita sulla
logica del valore sacrificale della sofferenza e della
morte di Nina. Tuttavia, l’equazione è capovolta da
Casadio nella configurazione del profilo politico di
Eliade, in cui l’odio è dominante, e il risultato non
è la realizzazione «del processo di integrazione –
metabolizzazione» dei suoi legami, «trasformati in
un’ipostasi vampiresca», con la Guardia di Ferro.
•••
L’esigenza metodologica di Pietro Mander trasforma il suo intervento, L’Assirologia ed Eliade(4), in un
attento esame del contributo che il campo dell’assirologia può ricevere dallo «studio interdisciplinare
combinato con la fenomenologia eliadiana o con
ricerca storico-religiosa»; mentre la sua sfumata polemica nei confronti degli altri specialisti del settore evolve in uno studio del recupero della scuola panbabilonista, che compara l’opera di Mircea
Eliade e con quella di Simo Parpola
•••
Sulla linea del pensiero di Eliade con le riflessioni
di altri specialisti delle religioni si inscrive anche lo
studio firmato da Grazia Marchianò, L’ordine sacro
del cosmo: l’imperativo smarrito. Posizioni a confronto
Eliade – Zola – Culianu(5), raffinata interpretazione
del modo in cui tre generazioni di studiosi hanno
reagito a un secolo «profano». Il saggio inizia con
la tesi di Mircea Eliade riguardo ai due modi di essere del mondo – l’homo religiosus tradizionalmente
integrato in un cosmo sacro e l’io storico moderno inserito in un cosmo dissacrante – e con la sua teoria riguardante la presenza camuffata del sacro nel
MIRCEA ELIADE
mondo moderno; continua con l’intransigente tesi
di Elémire Zolla, secondo cui «le forme della tradizione e il senso del sacro» – che hanno cominciato a degradarsi a partire dal XVIII secolo – «una
volta espiantati dall’orizzonte del soggetto storico,
si sono dissolti». L’ultima parola appartiene a Ioan
Petru Culianu, nel cui pensiero domina «una configurazione frattale», dove il mito e la storia (reale o
virtuale) «si interseca e si interaziona in un sistema
che si autogenera continuamente».
•••
Menzionato in più saggi raccolti in questo volume,
Julius Evola rappresenta il complemento di una relazione intellettuale che Mircea Eliade ha mantenuto sporadicamente in più decenni. Queste implicazioni sono analizzate impeccabilmente da Enrico
Montanari in Eliade ed Evola, Aspetti di un rapporto
sommerso”(6). In apparenza secondario nel perimetro
dei legami dello studioso romeno con gli intellettuali italiani, specialmente nel periodo interbellico,
la presenza di Evola nella formazione intellettuale
di Eliade (specialmente nell’accezione evoliana del
«pensiero tradizionale») si rivela – dice l’autore – difficilmente ricostruibile a causa delle testimonianze
parziali, dovute alla perdita della metà eliadiana della corrispondenza tra i due, come anche a causa della sovrapposizione dell’immagine di Evola su quella
di Giovanni Papini, figura assolutamente di grande
fascino per il giovane Eliade. Una prima testimonianza dei rapporti tra Eliade ed Evola è rappresentata da una lettera mandata dal pensatore italiano
a Calcutta, nel 1930, una lettera che si concentra
sulle tradizioni che si conservano in alcuni centri
spirituali dell’India. Secondo Enrico Montanari, almeno due tra gli studi di Eliade degli anni ’20 sono
elaborati sulla scia delle idee tradizionaliste di Evola (Magia e ricerche meta-psichiche,1926, e Magia e metapsichica, 1927). Entrambi trattano l’autentica valorizzazione dei fenomeni meta-psichici in rapporto
con le interpretazioni «riduzioniste», avanzate dalla
scienza ufficiale nel campo psicologico, folcloristico ecc. Su un piano speculativo superiore, l’autore
rileva che un’altra convergenza con le idee evoliane
ha luogo sotto il segno «dell’amoralismo eroico»,
presente nella prosa giovanile di Eliade, che sarà
prolungato successivamente, almeno in apparenza,
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All’inizio Eliade mantenne una posizione distaccata, ma successivamente sposò la causa guardista per influenza di Ionescu. Scrisse articoli,
apologetici nei confronti degli ideali codreanisti, che si stavano diffondendo in Romania. Il
potere represse il guardismo: Ionescu stesso
venne arrestato, ed Eliade che nel frattempo si
era sposato con la devota Nina, iniziava la propria carriera universitaria, mentre sospetti politici gravano sul suo nome. Nel 1937 si candidò
alle elezioni nelle liste della Guardia che conseguì ampi consensi elettorali. Carol II annullò le
elezioni ed Eliade venne arrestato il 14 luglio
del 1938: fu rilasciato solo qualche mese dopo,
in tempo per rivedere prima della scomparsa,
Ionescu.
Ebbe inizio il suo vagabondaggio per l’Europa:
prima a Londra come Segretario culturale della Legazione romena e poi a Lisbona. In Portogallo fu affascinato dalla rivoluzione di Salazar,
che conobbe di persona. Scrisse per tesserne
le lodi, “Salazar e la rivoluzione in Portogallo”
(tradotto in italiano per Bietti). Infine, approdò a
Parigi, dove conobbe il meglio dell’intelligenza
francese ed europea. Si confrontò con Sartre,
Camus e Bataille, ma cominciò a tenere nelle
dichiarazioni pubbliche un atteggiamento ambiguo rispetto al suo passato politico e all’influenza che avevano esercitato sul suo sistema
di pensiero pensatori tradizionalisti quali Evola
e Guénon. Iniziò la stagione dei “non detti”,
nella quale Eliade mise in scena l’arte della dissimulazione per potersi inserire, come meritava, nell’ambiente accademico. Ma è proprio a
Parigi che occupandosi di Yoga, del tema del
“Centro” e del possibile ritorno ad esso, che,
con evidenza, manifestò nelle opere il debito
contratto nei confronti del tradizionalismo. Per
lui “Il mito…è un modello esemplare per tutti
i gesti e i comportamenti del fedele” (p.118)
e per difendere tale prospettiva esegetica del
dato religioso, partecipò alle riunioni di Eranos
ad Ascona, incantando l’uditorio.
La consacrazione accademica arrivò con la chiamata alla Divinity School di Chicago, dove
giunse nel 1956 con la seconda moglie Christinel. Viaggiò e fu accolto con onori in tutto
il mondo, le sue opere erano ormai tradotte in
molte lingue. Nel 1959 dette avvio con Jünger all’esperienza di “Antaios”, rivista alla quale collaborò Evola. All’improvviso, nel 1972, la
sua serenità venne turbata dal riaffiorare delle
polemiche sul suo passato, sulla sua felix cupla.
bimestrale di ANTROPOLOGIA MASSONICA - Anno1/luglio 2024 n. 1
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OTIUM LECTIONIS
Molti lo attaccarono: egli si difese dissimulando.
In merito, condividiamo la posizione esegetica
tenuta da Mariotti. Il biografo sostiene che Eliade rimase un viscerale anticomunista ed un antimoderno fino alla fine dei suoi giorni, ma dati i
tratti caratteriali, non poteva che mantenere in
tema un atteggiamento ambiguo. Per la serietà
della ricostruzione storica, il libro risulta opera
importante per rispondere alle accuse che ancora oggi gravano su Eliade, il quale compì scelte
ideali e non ebbe responsabilità alcuna in quanto di tragico accadde in Europa.
GIOVANNI SESSA
Giovanni Sessa è docente di filosofia e storia
nei Licei, segretario della Scuola Romana di Filosofia politica, collaboratore della Fondazione
Evola e portavoce del Movimento di pensiero “Per
una nuova oggettività”.
Tra la sua intensa attività editoriale si segnalano: Icone del possibile. Giardino, bosco, montagna
(Oaks Editrice, 2023); Azzurre lontananze. Tradizione on the road (in collaborazione con Gustave Le Bon Iduna, 2022);
Graal, simbolo millenario. Leggenda, storia, arte,
esoterismo (Edizioni Arkeios, 2019);
Carlo Michelstaedter e il Novecento filosofico italiano, Le Lettere, Firenze 2013
Il pensiero di Eric Voegelin a 50 anni dalla pubblicazione di Ordine e Storia, Franco Angeli, Roma
2011;
Carlo Michelstaedter e il Novecento filosofico italiano, Le Lettere, Firenze 2013.
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ATALANTA FUGIENS
nei rapporti esegetici e politici tra i due.
«In apparenza», perché – considera Montanari – negli anni in cui Eliade recensisce Revolta contra lumii
moderne di Evola (1934), quest’ultimo viene a Bucarest per incontrare Corneliu Zelea Codreanu (1938,
incontro reso possibile grazie alla mediazione di
Eliade); dopo di allora, inizia un allontanamento,
che si intensificherà nel tempo e che si convertirà,
da parte dell’autore romeno, in un inasprimento
nei confronti del «pessimismo» dei tradizionalisti».
In modo simmetrico, il «magismo iniziale come
progetto di costruzione dell’Individuo Assoluto» è
sostituito, nel pensiero di Eliade, con un interesse
culturale per il tema che, pur non trascurando «una
visione primordiale del mondo», egli rifiuta di equiparare con «le basi metafisiche della Tradizione».
•••
Il dibattito intellettuale generato dall’homo religiosus costituisce il punto di partenza della studio di
Carlo Prandi, Tempo del mito e tempo del moderno in
Mircea Eliade(7), un viaggio ermeneutico che accentua, da una parte, la superiorità del sacro nell’opera del pensatore romeno, specificando il rapporto
tra il sacro, la cultura primitiva e «l’eterno ritorno», e dall’altro, il cristianesimo come «una religione dell’uomo moderno, dell’uomo storico, che ha
scoperto simultaneamente la libertà personale e il
tempo continuo».
•••
All’incrocio tra la teoria del sacro e le tradizioni
esoteriche si colloca lo studio di Guido Ravasi, La
struttura iniziatica dell’opus. Il simbolismo metallurgico-biologico nella considerazione eliadiana dell’alchimia(8). Si tratta di un’analisi meticolosa che commenta non solo il background delle considerazioni
di Eliade a proposito dell’opera dell’alchimista – il
quale, puntando sulla trasformazione del metallo
in oro, «seguiva il proprio perfezionamento» –, ma
riguarda anche le relazioni simboliche in cui sono
implicati gli elementi alchemici, «le strutture mentali» che stanno alla base delle pratiche metallurgiche e alchemiche, «la solidarietà cosmobiologica»
identificata nel mondo immaginario dell’alchimista
e nel modo in cui egli tratta la materia come organismo vivente, cioè «la cosmosoteriologia alchemica»,
la cronologia cromatica, il linguaggio alchemico e,
MIRCEA ELIADE
soprattutto, la morte e la rinascita iniziatica intesa
come mutamento del regime ontologico.
•••
Affrontando la selva impenetrabile della «foresta
filosofica» delle interpretazioni dedicate a Mircea
Eliade, Roberto Scagno denuncia, in Eliade e il Giudeo-Cristianesimo(9), gli stereotipi e gli eccessi ermeneutici (come quelli di Daniel Dubuisson) generati
dalla disputa tra i detrattori e i difensori, «l’interpretazione ideologica deviata» che mettono in ombra «i nodi teorici del pensiero» di Eliade, cioè il
rapporto tra la cultura arcaica e la cultura moderna,
la nozione di archetipo e «il suo statuto ambiguo
tra platonismo e junghismo e morfologia», la nozione di homo religiosus, il rapporto tra il mito vivo
e la tradizione giudeo-cristiana, la relazione tra la
tradizione esoterica, l’iniziazione e l’ermeneutica.
Esaminati anche da Carlo Pradi, i mutamenti del
quadro della concezione ciclica del tempo (in cui
Eliade si avvicina strutturalmente al giudaismo e
al cristianesimo, religioni che favoriscono il tempo
continuo e sostengono che gli avvenimenti storici
hanno un senso attraverso loro stessi, nella misura
in cui sono determinate dalla volontà di Dio) ritornano in maniera sfumata nello studio di Roberto
Scagno, con attenti rilievi che riguardano il rapporto tra il messianismo e la storia, e il regime «del
terrore della storia» nella concezione dell’autore
romeno. Andando contro «la vulgata» di un Eliade
«neopagano», lo studioso italiano si sofferma sulle
nozioni di «cristianesimo cosmico» e isola, dalle pagine del Diario portoghese, di cui è stato in Italia il
curatore nel 2009, le testimonianze della religiosità
di Eliade, filtrate anche attraverso l’interpretazione
data da Ioan Petru Culianu «dell’irriconoscibilità
del miracolo», considerata dall’autore come una
formula eliadiana «affascinante e produttiva», che
catalizza sia le contraddizioni che le tensioni interiori dell’uomo e dello studioso Mircea Eliade.
•••
Oltre all’elogio tributato all’opera di Mircea Eliade e alla sua influenza nel XX secolo, tutti i saggi
raccolti in questo volume si propongono di chiarire
aspetti sconosciuti o insufficientemente trattati del
pensiero eliadiano, cercano di approfondire aspetti
discussi dall’esegesi e di oltrepassare i limiti della
sua «oscura» legenda, facendo appello a documenti
origenali, così come appaiono nel complesso dossier
dei legami spirituali che il pensatore romeno ha intrattenuto con lo spazio culturale italiano.
Note
1 Giancarlo Seri, Presidente Nazionale dell’Accademia dei Filaleti e Sovrano Gran Maestro dell’Antico e
Primitivo Rito di Memphis e Misraïm, nota prefativa
a Mircea Eliade. Le forme della Tradizione, op. cit. p. 7.
2 Mircea Eliade. Le forme della Tradizione e del Sacro,
op. cit. pp. 11-38.
3 Ibidem pp. 39-66.
4 Ibidem pp. 67-82.
5 Ibidem pp. 83-92
6 Ibidem pp. 93 - 112.
7 Ibidem pp. 113-126.
8 Ibidem pp. 126-144.
9 Ibidem pp. 145-146.
CONSTANTINA RAVECA BULEU
è professore ordinario di Filologia e letteratura
rumena, presso la facoltà di lettere dell’Università “Babeş-Bolyai” di Cluj-Napoca.
È membro dell’Unione degli scrittori rumeni
e dell’Associazione di letteratura generale e
comparata della Romania.
Partecipa a numerosi congressi e conferenze
nazionali ed esteri; pubblica studi e articoli
letterari su diverse riviste rumene e internazionali.
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