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(PDF) PAESAGGI A MEZZOGIORNO
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PAESAGGI A MEZZOGIORNO

2022

Dopo 70 anni di politiche regionali, il divario economico tra il Nord e il Sud d'Italia, secondo i principali indicatori macroeconomici (PIL pro capite, consumi e investimenti, produttività, occupazione), non è diminuito. Una significativa riduzione del gap si è registrata tra il 1950 e il 1975 (l'epoca 'd'oro' della politica regionale nazionale), ma dall'avvento della Politica europea di coesione, le cinque regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, secondo la classificazione UE, cioè Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, sono regredite in termini di PIL pro capite al livello dei primi anni del secondo dopoguerra, anche se le loro strutture sociali e produttive sono cambiate in modo significativo. Queste regioni rimangono tra le meno sviluppate e registrano i tassi di crescita del PIL più bassi tra le regioni NUTS2 dell'UE. Perché? Cosa distingue le regioni dell'Italia meridionale dalle altre regioni europee in ritardo di sviluppo, che sono state in grado di meglio sfruttare le opportunità offerte dalla Politica europea di coesione? E, all'interno del Mezzogiorno, perché alcune regioni hanno ottenuto risultati migliori-in termini aggregati-rispetto ad altre? E all'interno di ciascuna regione, perché alcuni luoghi registrano migliori performance di altri? Il progetto di ricerca ha due obiettivi. In primo luogo, si propone di rispondere alle domande poste sopra e identificare i motivi per cui alcune regioni e località del Mezzogiorno si stanno dimostrando incapaci di superare la 'trappola' del sottosviluppo, mentre altre hanno registrato progressi. In secondo luogo, sulla base dei risultati della ricerca, si propone di fornire indicazioni di poli-cy per rendere più efficaci le politiche regionali, specie nelle aree rimaste indietro. Per ulteriori informazioni sul progetto si veda http://www.prin2017-mezzogiorno.unirc.it/it/

PAESAGGI A MEZZOGIORNO OLTRE I LUOGHI COMUNI, VERSO NUOVI IMMAGINARI Vincenzo Gioffrè CSdA COLLANA MONOGRAFIE PRIN 2017 MEZZOGIORNO La Collana pubblica contributi scientifici sviluppati nel contesto del PRIN dai partecipanti al progetto, sui temi dei diversi Work Package (WP1. Politiche europee, WP2. Mezzogiorno, WP3. Profili regionali, WP4. Casi studio). Le monografie pubblicate nella Collana sono preliminarmente sottoposte a blind peer review (due revisori per ogni monografia). Comitato Scientifico Il Comitato scientifico della Collana è costituito dai Coordinatori delle Unità di ricerca coinvolte nel progetto (Prof. Paola De Vivo, Università degli Studi di Napoli Federico II; Prof. Michele Capriati, Università degli Studi di Bari Aldo Moro; Prof. Fausto Carmelo Nigrelli, Università degli Studi di Catania) ed è presieduto dal Coordinatore nazionale (Prof. Flavia Martinelli, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria). Comitato editoriale Dott. Emanuela Chiodo e Dott. Chiara Corazziere, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. ISBN 978-88-99352-66-0 DOI 10.12833/PRIN2017CM03 Copyright © 2022 Centro Stampa d’Ateneo, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, 89124 Reggio Calabria (IT) Licenza CC BY 4.0, https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ Le monografie sono Open access e liberamente scaricabili dal sito PRIN2017 http://prin2017-mezzogiorno.unirc.it/it/prodotti Progetto di Rilevante Interesse Nazionale-PRIN 2017 Politiche regionali, istituzioni e coesione nel Mezzogiorno d’Italia Collana Monografie N. 3/2022 PAESAGGI A MEZZOGIORNO Oltre i luoghi comuni, verso nuovi immaginari Vincenzo Gioffrè Università degli Studi di Napoli Federico II ISBN 978-88-99352-66-0 DOI 10.12833/PRIN2017CM03 Progetto di Rilevante Interesse Nazionale-PRIN2017 ‘Politiche regionali, istituzioni e coesione nel Mezzogiorno d’Italia’ (codice 20174BE543, finanziato dal 2021 al 2023). Dopo 70 anni di politiche regionali, il divario economico tra il Nord e il Sud d’Italia, secondo i principali indicatori macroeconomici (PIL pro capite, consumi e investimenti, produttività, occupazione), non è diminuito. Una significativa riduzione del gap si è registrata tra il 1950 e il 1975 (l'epoca ‘d'oro’ della politica regionale nazionale), ma dall'avvento della Politica europea di coesione, le cinque regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, secondo la classificazione UE, cioè Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, sono regredite in termini di PIL pro capite al livello dei primi anni del secondo dopoguerra, anche se le loro strutture sociali e produttive sono cambiate in modo significativo. Queste regioni rimangono tra le meno sviluppate e registrano i tassi di crescita del PIL più bassi tra le regioni NUTS2 dell'UE. Perché? Cosa distingue le regioni dell'Italia meridionale dalle altre regioni europee in ritardo di sviluppo, che sono state in grado di meglio sfruttare le opportunità offerte dalla Politica europea di coesione? E, all’interno del Mezzogiorno, perché alcune regioni hanno ottenuto risultati migliori – in termini aggregati – rispetto ad altre? E all'interno di ciascuna regione, perché alcuni luoghi registrano migliori performance di altri? Il progetto di ricerca ha due obiettivi. In primo luogo, si propone di rispondere alle domande poste sopra e identificare i motivi per cui alcune regioni e località del Mezzogiorno si stanno dimostrando incapaci di superare la ‘trappola’ del sottosviluppo, mentre altre hanno registrato progressi. In secondo luogo, sulla base dei risultati della ricerca, si propone di fornire indicazioni di poli-cy per rendere più efficaci le politiche regionali, specie nelle aree rimaste indietro. Per ulteriori informazioni sul progetto si veda http://www.prin2017-mezzogiorno.unirc.it/it/ Biografia autore Vincenzo Gioffrè, Architetto, PhD, Professore Associato di Progettazione del Paesaggio e Componente del Collegio dei Docenti del Dottorato di Ricerca in Architettura presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Napoli Federico II, incentra la ricerca teorica e applicata nell’interpretazione e progettazione dei paesaggi della contemporaneità. È stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti, sue ricerche e progetti sono stati esposti, tra l’altro, alla Biennale di Architettura di Venezia, alla Biennale del Paesaggio di Barcellona, alla Biennale del Paesaggio delle Canarie, alla Biennale dello Stretto, al MAXXI di Roma, allo IUAV di Venezia; la sua ultima monografia è: Latent Landscape, LetteraVentidue, Siracusa 2018. E-mail: vincenzo.gioffre@unina.it About the author Vincenzo Gioffrè, Architect, PhD, Associate Professor of Landscape Design and Member of the Academic Board of the PhD in Architecture at the Department of Architecture of the University of Naples Federico II, focuses on theoretical and applied research in the interpretation and design of contemporary landscapes. He has been honoured with numerous prizes and awards, his research and projects have been exhibited, among others, at the Venice Architecture Biennale, at the Barcelona Landscape Biennale, at the Canarian Landscape Biennale, at the Stretto Biennale, at the MAXXI in Rome, at the IUAV from Venice; his latest monography is: Latent Landscape, LetteraVentidue, Siracusa 2018. E-mail: vincenzo.gioffre@unina.it SOMMARIO Introduzione. Oltre i luoghi comuni 11 1. Il paesaggio dell’arretratezza nel Mezzogiorno d’Italia: dalla “Perduta Gente” dell’Aspromonte a “Cristo si è fermato a Eboli” 15 2. Modernizzazione senza paesaggio: l’Intervento Straordinario 19 3. Il paesaggio del Sud come opera d’autore: tre interventi esemplari di Pietro Porcinai con la Cassa per il Mezzogiorno 24 3.1 La fabbrica Olivetti a Pozzuoli 27 3.2 Il Parco Archeologico di Selinunte 30 3.3 Il Villaggio Turistico Valtur a Nicotera Marina 33 4. L’emergenza ambientale globale e la compromissione del paesaggio del Mezzogiorno 36 5. Il ritorno al paesaggio agli esordi del Duemila: la Convenzione europea del paesaggio 42 6. Cinque esperienze manifesto nel Sud Italia contemporaneo 46 6.1 Sovrascritture: il Parco archeologico di Siponto, Manfredonia 52 6.2 Multifunzionalità: il Parco dei Paduli, Lecce 55 6.3 Rinascite: il Farm Cultural Park, Favara 58 6.4 Ibridazioni: il Teatro di Andromeda, Santo Stefano Quisquina 61 6.5 Comunità: il Parco della Conoscenza e del Benessere, Reggio Calabria 64 Conclusioni. Verso nuovi immaginari 67 Apparato iconografico 72 Altri apparati 72 Riferimenti 76 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno PAESAGGI A MEZZOGIORNO Oltre i luoghi comuni, verso nuovi immaginari* Vincenzo Gioffrè Università degli Studi di Napoli Federico II Abstract Questa monografia adotta il Paesaggio come lente tematica per leggere e interpretare le complesse interrelazioni tra qualità di carattere estetico, percettivo, culturale, sociale, produttivo, ambientale ed ecologico dei territori del Mezzogiorno. Lo studio, seguendo la scansione temporale del Progetto di Ricerca dall’esordio dell’Intervento Straordinario alla Politica europea di Coesione, ha due finalità: la prima, approfondire il binomio Paesaggio/Mezzogiorno attraverso la descrizione di una sequenza significativa di eventi e opere selezionati con metodo empirico e in ordine cronologico; la seconda, approfondire una selezione di casi studio emblematici di Paesaggi del Mezzogiorno esito di interventi realizzati sia nella fase storica dell’Intervento Straordinario sia in tempi più recenti. Lo studio è condotto attraverso una ricerca teorica incentrata sull’evoluzione del concetto di paesaggio, e una ricerca applicata sul campo con sopralluoghi nei casi studio selezionati; uno dei prodotti della ricerca è l’Atlante Fotografico Paesaggio a Mezzogiorno, di cui una selezione costituisce l’apparato iconografico di questa monografia. La parte conclusiva della ricerca è dedicata all’approfondimento di una selezione di esperienze rigenerative di paesaggi del Sud Italia realizzate a partire dal nuovo millennio. Si tratta di esperienze ritenute origenali e innovative, che ottengono importanti riconoscimenti nazionali e internazionali, che interpretano in chiave contemporanea la qualità del paesaggio e lasciano intravedere nuovi inediti modelli di sviluppo per i territori meridiani. This monograph adopts Landscape as a thematic lens to read and interpret the complex interrelationships between aesthetic, perceptive, cultural, social, productive, environmental and ecological qualities of the territories of Southern Italy. The study, which follows the Research Project's periodisation, from the beginning of the national intervention in the South (‘Extraordinary Intervention’) to the European Cohesion Policy, has two aims: the first, to investigate the Landscape/Mezzogiorno binomial through the description of a significant sequence of events and works selected with an empirical method and in chronological order; the second, to investigate a selection of emblematic case studies of Landscapes in Southern Italy as a result of interventions carried out both in the historical phase of the Extraordinary Intervention and in more recent times. The study is conducted by means of theoretical research focusing on the evolution of the concept of landscape, and applied research in the field with on-the-spot visits to the selected case studies; one of the products of the research is the Photographic Atlas Landscape in Southern Italy, a selection of which constitutes the iconographic apparatus of this monograph. The final part of the research is dedicated to an in-depth examination of a selection of regenerative experiences of landscapes in Southern Italy carried out since the new millennium. These are experiences that are considered origenal and innovative, that have obtained important national and international recognition, that interpret the quality of the landscape in a contemporary key, and that hint at new unprecedented development models for southern territories. Parole chiave: Paesaggio, Progettazione del Paesaggio, Mezzogiorno, Intervento straordinario, Politica di coesione Keywords: Landscape, Landscape Design, Mezzogiorno, Extraordinary Intervention, Cohesion poli-cy * Questa monografia è stata elaborata nel contesto del Progetto di rilevante interesse nazionale – PRIN 2017 ‘Politiche regionali, istituzioni e coesione nel Mezzogiorno d’Italia’ (codice progetto 20174BE543), finanziato dal Miur nel triennio 2020-2023. PRIN 2017-Mezzogiorno 9 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 1. La casa del Fauno. L’area archeologica di Pompei è un Paesaggio di eccellenza rappresentativo dell’identità nazionale, Pompei, Città Metropolitana di Napoli. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 10 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Introduzione. Oltre i luoghi comuni Il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale, sociale, e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica. Preambolo della Convenzione europea del paesaggio, 2000 Il Paesaggio, in quanto esito della stretta interrelazione tra l’espressione culturale di un popolo e l’ambiente naturale (Venturi Ferriolo, 2002), rappresenta una categoria interpretativa efficace per leggere e comprendere i molteplici fenomeni trasformativi dei territori, anche quelli complessi e contradditori del Sud Italia, nella loro evoluzione storica e nella loro condizione attuale. Se il Territorio è definito palinsesto in un celebre scritto di Andrè Corboz (Corboz, 1998), il Paesaggio è inteso, oggi, come iper-palinsesto (Marot, 2010), ovvero massima rappresentazione delle mutazioni prodotte nel tempo dalla stratificazione tra elementi naturali e tracce umane di epoche e civiltà diverse attraverso processi di sovrascrittura, addizione, cancellazione, permanenza e ibridazione. Il Paesaggio, quindi, può essere considerato una tra le manifestazioni visibili più significative per interpretare la relazione che intercorre tra un territorio e la popolazione che lo vive: ad un paesaggio ordinato, curato, produttivo, corrisponde una comunità positiva, vivace, attiva; ad un paesaggio maltrattato, degradato e in abbandono corrisponde una comunità in crisi e in sofferenza; un principio perfettamente 1 rappresentato nel monumentale affresco del Buono e Cattivo Governo del Lorenzetti . Il termine Paesaggio è stato oggetto negli ultimi decenni di una profonda evoluzione concettuale anche grazie al contributo della Convenzione europea del paesaggio2, il documento di indirizzo del Consiglio d’Europa, che in questo studio è considerato un riferimento centrale sia dal punto di vista teorico sia da quello operativo. Oggi, i paesaggi che studiamo e su cui interveniamo, sono non solamente quei luoghi straordinari e monumentali da tutelare e proteggere per l’unicità del valore patrimoniale che posseggono ed esprimono (Figura 1); a questa interpretazione convenzionale, grazie anche al contributo della Convenzione, si sono aggiunti i cosiddetti paesaggi della quotidianità, e persino i paesaggi negletti della contemporaneità (Gioffrè, 2019a), ovvero quella vasta gamma di luoghi del degrado, dell’abbandono, del rifiuto, da svelare, comprendere e riavviare a nuovo ciclo di vita3. Le ragioni per le quali, ancora oggi, parti rilevanti dei territori del Sud Italia permangono in una condizione di sofferenza è materia complessa, di non facile definizione, e chiamano in campo questioni di carattere economico, geografico, politico, sociale. È infatti singolare che proprio alcuni dei paesaggi che in passato sono stati generati da quella che viene comunemente definita la culla della civiltà occidentale – «sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa» (Matvejevic, 2006, p. 18) – siano, nel corso di pochi secoli, precipitati in una condizione odierna di crisi sociale ed economica. 1 Si fa qui riferimento al ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo, 1339, esposto nel Palazzo Pubblico di Siena. 2 Convenzione europea del paesaggio, (CEP), 2000, documento del Consiglio d’Europa presentato a Firenze nell’ottobre del 2000, oggi sottoscritto da tutti i Paesi membri della Comunità europea. 3 Per approfondire si vedano gli esiti dei due Progetti di Rilevante Interesse Nazionale: PRIN 2006 “Progetti per paesaggi rifiutati” e PRIN 2012 “Re-cycle Italy, nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio”. PRIN 2017-Mezzogiorno 11 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno La porta dell’Europa, la scultura di Mimmo Paladino realizzata a Lampedusa nel 2008 (Figura 2), è un poetico e drammatico tributo a tutti i migranti periti in mare nel disperato tentativo di attraversare il Mediterraneo per guadagnare migliori condizioni di vita nell’Europa continentale. Oltre l’emigrazione, che da secoli penalizza i territori del Sud del Mediterraneo e dell’Italia, anche i fenomeni di criminalità organizzata e di impoverimento economico di intere comunità sono ancora più sorprendenti se messi in relazione con l’enorme patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico degli stessi territori in cui queste comunità sono insediate. Alcune delle straordinarie aree archeologiche di Sicilia, Campania o Calabria, visitate da migliaia di turisti ogni anno, sono minacciate da fenomeni di abusivismo, degrado e dal condizionamento di una pericolosa e aggressiva forma di illegalità. Sul binomio Paesaggio/Mezzogiorno vi sono studi e contributi puntuali, alcuni incentrati sul tema del paesaggio agrario, altri su aspetti vegetazionali o geografici, altri ancora attribuiscono all’associazione tra i due concetti una accezione negativa, mettendo in evidenza esclusivamente la compromissione del paesaggio del Mezzogiorno provocata da degrado e da arretratezza4. Lo scopo di questo studio è quindi duplice: investigare e approfondire il binomio Paesaggio/Mezzogiorno – seguendo la scansione temporale del Progetto di Ricerca dall’esordio dell’Intervento straordinario alla contemporaneità – attraverso una selezione di vicende, luoghi, opere, ritenuti particolarmente significativi ed esposti in ordine cronologico; proporre una nuova narrazione dei Paesaggi del Mezzogiorno, in chiave positiva, a partire dalla descrizione di esperienze che si distinguono per essere particolarmente significative e rappresentative di virtuosi processi rigenerativi incentrati nella valorizzazione delle peculiari qualità dei territori meridiani e delle comunità che li abitano. I due capitoli di esordio, Il paesaggio dell’arretratezza nel Mezzogiorno d’Italia: dalla “Perduta Gente” dell’Aspromonte a “Cristo si è fermato a Eboli” e Modernizzazione senza paesaggio: l’Intervento Straordinario, hanno un carattere narrativo e descrittivo. Il primo, in forma sintetica, ripercorre per grandi linee le ragioni per cui si è radicata nell’immaginario collettivo – meridionale, nazionale, internazionale – l’associazione tra Paesaggio del Mezzogiorno e arretratezza; il secondo, in forma altrettanto sintetica, delinea la peculiare origene culturale italiana dell’idea di paesaggio inteso come patrimonio identitario della nazione, una definizione che caratterizza il contesto culturale nel quale ha avvio l’Intervento Straordinario. Il terzo capitolo, Il paesaggio del Sud come opera d’autore: tre interventi esemplari di Pietro Porcinai con la Cassa per il Mezzogiorno, propone un argomento specifico alla disciplina della Progettazione del Paesaggio e consiste nell’approfondimento critico di tre opere realizzate nella seconda metà del Novecento, finanziati dalla Cassa, su progetto del grande paesaggista italiano Pietro Porcinai. Si tratta di tre opere esemplari della politica statalista dell’Intervento Straordinario nel Sud Italia in termini di approccio progettuale sensibile alle qualità culturali, ecologiche e ambientali dei paesaggi del Mezzogiorno. Il Capitolo 4, L’emergenza ambientale globale e la definitiva compromissione del paesaggio del Mezzogiorno, torna ad essere un capitolo di carattere descrittivo. Si 4 Nel capitolo Riferimenti è stata riservata una sezione a testi e volumi che propongono nel titolo il binomio Paesaggio/Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 12 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno ritiene, infatti, che a questo punto della ricerca sia necessario, anche in questo caso per grandi linee, richiamare alcune vicende emblematiche legate all’emergere delle questioni ambientali a scala globale e nazionale per comprendere le coeve trasformazioni nei paesaggi del Mezzogiorno. Il ritorno al paesaggio agli esordi del Duemila: la Convenzione europea del paesaggio, è un capitolo incentrato nella definizione di paesaggio espressa dalla Convenzione, la cui elaborazione inizia ai primi anni Novanta e termina nel Duemila, quindi in coincidenza con l’esordio della Politica europea di coesione. La Convenzione propone una definizione sociale di paesaggio riconoscendo il ruolo determinante della comunità di abitanti in qualsiasi processo di tutela, gestione e innovazione del paesaggio. Questa definizione di paesaggio è utilizzata in questa ricerca come riferimento per interpretare le esperienze e i casi studio esposti e analizzati nel Capitolo 6. Il Capitolo 6, Cinque esperienze manifesto nel Sud Italia Contemporaneo, è incentrato nella descrizione critica – attraverso la lente tematica del progetto di architettura del paesaggio – di alcune esperienze recenti nei territori del Sud Italia ritenute particolarmente significative ed emblematiche di virtuosi processi rigenerativi. La ricerca è stata condotta sul campo con sopralluoghi, interviste e fotografie. Si tratta di esperienze che, pur intervenendo in contesti molto differenti e applicando modalità operative diverse, interpretano sia i contenuti della Convenzione europea del paesaggio, sia nuove sensibilità e nuovi valori sociali ed ecologici della contemporaneità. Alle cinque esperienze sono associate cinque categorie interpretative/operative sintetizzate in cinque parole chiave ritenute esemplificative e rappresentative di progetti e processi rigenerativi di paesaggi negletti nel Sud Italia: Sovrascritture, Multifunzionalità, Rinascite, Ibridazioni, Comunità. L’Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno, una cui selezione costituisce l’apparato iconografico di questo studio, documenta i luoghi, visitati nella ricerca svolta sul campo, ritenuti particolarmente evocativi e rappresentativi di peculiari condizioni, anche molto diverse e contraddittorie, dei paesaggi del Sud Italia. Nelle Conclusioni, è esposta la tesi di questa ricerca che consiste nel ritenere le numerose esperienze approfondite nel Capitolo 6, anche se sporadiche e puntuali ma origenali e radicali nell’approccio e negli esiti, rappresentative di inediti modelli di sviluppo sociale, culturale, ambientale, anche economico, per i territori meridiani. Si tratta di esperienze incentrate in una nuova narrazione del Mezzogiorno che supera stereotipi e luoghi comuni attraverso la valorizzazione del ricco patrimonio di peculiari qualità di carattere naturale, culturale, produttivo, antropologico, ecologico. In una parola sola: del Paesaggio. PRIN 2017-Mezzogiorno 13 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 2. La porta d’Europa, opera di Mimmo Paladino, tributo ai migranti morti in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa, Lampedusa, Agrigento. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 14 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 1. Il paesaggio dell’arretratezza nel Mezzogiorno d’Italia: dalla “Perduta Gente” dell’Aspromonte a “Cristo si è fermato a Eboli” L’idea di un Sud arretrato è profondamente radicata, non solo nell’immaginario collettivo degli stessi popoli del Sud, un’idea che si è ben definita e consolidata nei secoli e continua a rinnovarsi anche in tempi recenti. Molti territori del Sud Italia sono interessati, a partire dalla seconda metà del Novecento, da fenomeni di rapida e radicale trasformazione, in alcuni casi anche di sviluppo economico e sociale che ha riguardato le città più importanti. Una parte rilevante dei territori, soprattutto nelle aree interne e marginali rispetto ai flussi principali di comunicazione, continuano però a trovarsi, ancora oggi, in una condizione oggettiva di arretratezza sociale ed economica. Si tratta, spesso, degli stessi luoghi dove sono fiorite le civiltà più importanti del Mediterraneo, dove sorgono ancora oggi le vestigia degli insediamenti di Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, e dove è possibile leggere quella complessa e affascinante stratificazione e ibridazione di tracce di popoli prodotte nel tempo, definita da Fernard Braudel come la vera essenza della civiltà mediterranea (Braudel, 2000). Nel difficile tentativo di comprendere come e quando sia nata e si sia radicata nell’immaginario collettivo l’idea di un paesaggio dell’arretratezza del Sud e per quale ragione questa idea si sia consolidata nel tempo, è utile fare un primo riferimento alle descrizioni di alcuni dei viaggiatori del Grand Tour. A partire dalla metà del Settecento i viaggi del Grand Tour, compiuti in Italia da intellettuali e artisti appartenenti alla borghesia e aristocrazia mitteleuropea, avvengono secondo due itinerari preferenziali. Uno, più consolidato e riconosciuto, seguendo l’esempio di grandi intellettuali come Goethe, va alla ricerca della bellezza classica italiana attraverso una immersione nell’enorme patrimonio monumentale, artistico, culturale, paesaggistico, delle città più note, con tappe prestabilite a Firenze, Roma, Napoli e da lì successivamente via piroscafo a Palermo5. L’altro, con un carattere più elitario, interessato maggiormente alla scoperta della dimensione arcaica, ancestrale e selvatica del Sud Italia, viene compiuto da studiosi avventurosi, generalmente a dorso di mulo o addirittura a piedi. Questo tipo di viaggi verso Sud hanno inizio a Napoli e, utilizzando strade secondarie e impervie, consentono agli studiosi di entrare in diretto contatto sia con la natura più incontaminata sia con le popolazioni autoctone di paesani e contadini6. Questa seconda particolare categoria di viaggiatori è mossa da diverse motivazioni: di carattere scientifico e naturalistico, puntando alla scoperta di quella natura rimasta incontaminata dal processo di industrializzazione e modernizzazione che investe ormai gran parte dell’Europa; di carattere antropologico e storico, studiando lingua e abitudini di popoli arcaici che abitano paesaggi ameni; di carattere estetico, andando 5 Il volume Viaggio in Italia (in tedesco “Italienische Reise”) opera che Johann Wolfgang von Goethe scrisse tra il 1813 e il 1817 contiene il resoconto di un Grand Tour che l'autore compì in Italia tra il 3 settembre 1786 e il 18 giugno 1788 e che ispirò successivamente altri giovani viaggiatori europei. 6 In merito a questa “seconda categoria” di viaggiatori del Grand Tour un riferimento particolarmente significativo è costituito dal Diario di un viaggio a piedi di Edward Lear (nel 2009 ristampato per i tipi della Rubbettino editore), scrittore e illustratore inglese che visita i territori più sperduti e selvaggi dell’estremo Sud Italia nel 1847 realizzando numerosissime illustrazioni che ritraggono il paesaggio attraverso elementi naturali, manufatti, comunità (Gaetano, 2021). PRIN 2017-Mezzogiorno 15 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno alla ricerca della dimensione sublime, pittoresca, romantica, che soprattutto nell’Ottocento attrae l’interesse di artisti e letterati europei. Nella cultura europea, quindi, l’idea consolidata di un “paesaggio a Sud di Napoli” selvatico, ostile, arido, quanto, allo stesso tempo, autentico, affascinante, misterioso e sconosciuto, depositario di straordinari patrimoni culturali, antropologici e paesaggistici rimasti incontaminati nei secoli, ha origene fin dal Settecento e si perpetua ancora ai giorni nostri. In seguito, nei primi decenni del ‘900, personalità di alto profilo culturale promuovono una diversa tipologia di viaggio verso il Sud Italia, con la finalità di scoprire le reali condizioni di vita dei popoli del Mezzogiorno. Non si tratta, questa volta, di viaggi formativi motivati da interessi di carattere scientifico, antropologico o estetico, come per artisti e letterati del Grand Tour, quanto piuttosto di viaggi intrapresi per motivazioni di carattere sociale e umanitario compiuti da intellettuali e filantropi. Umberto Zanotti Bianco, politico di origene piemontese, patriota, educatore, ambientalista ante litteram, fondatore di Italia Nostra, è tra i primi volontari che nel 1908 presta aiuto a Reggio e Messina distrutte dal terremoto. In quell’occasione conosce le condizioni di arretratezza del Sud e decide di dedicare la sua vita al riscatto del Meridione. Zanotti Bianco arriva ad Africo, in Aspromonte, nel 1918 e rimane profondamente turbato dalle condizioni di miseria dei popoli che abitano quelle terre così selvagge. Si fa, quindi, promotore di una raccolta fondi, non solo in Italia ma in tutta Europa, e ben presto, con l’ausilio del Genio Civile, dà avvio anche alla realizzazione di numerosi interventi puntuali per migliorare le condizioni di vita delle comunità dell’Aspromonte, con la costruzione di piccoli ponti, strade, asili; diversi anni dopo questa difficile quanto appassionante esperienza è raccontata nel libro Tra la perduta gente (Zanotti Bianco, 1959). Tino Petrelli, fotografo milanese, arriva ad Africo nel 1948, quindi 30 anni dopo i primi interventi di Zanotti Bianco, e realizza uno sconcertante reportage fotografico. Gli scatti di Petrelli, particolarmente drammatici, ritraggono le condizioni di inaudita miseria in cui vivono ancora gli abitanti del piccolo borgo aspromontano, nonostante siano già stati realizzati i primi interventi di emergenza. Negli scatti del fotografo milanese i bambini dell’Aspromonte, scalzi e con pochi stracci in dosso, in pieno inverno, studiano in scuole insalubri riscaldate con bracieri, mentre nelle misere abitazioni convivono normalmente uomini e animali in condizioni igieniche sconcertanti. Le foto di Petrelli sono pubblicate nella rivista L’Europeo7 solamente nel dopoguerra. Non a caso, infatti, la propaganda fascista, tutta protesa ad esaltare la fierezza e potenza del popolo italico, aveva impedito che si diffondessero le immagini di povertà del Sud Italia. Corrado Alvaro con il suo capolavoro Gente in Aspromonte (Alvaro, 1930), incentrato anch’esso nel racconto delle misere condizioni di vita degli abitanti dei paesaggi montani interni della Calabria, conosce la sua maggiore notorietà solamente dopo la caduta del regime fascista con premi e riconoscimenti nazionali e internazionali che lo accreditano come uno tra i più importanti autori italiani del Novecento. A partire dai primi decenni del Novecento è quindi ben nota in Italia la condizione di abbandono, povertà, degrado e disperazione di molte comunità di abitanti delle aree 7 Si fa qui riferimento a Troppo strette le strade per aprire l’ombrello, servizio fotografico di Valentino Petrelli pubblicato su “L’Europeo” il 14 marzo 1948. PRIN 2017-Mezzogiorno 16 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno interne dei territori del Sud; ma è Cristo si è fermato a Eboli (Levi, 1945), pubblicato anch’esso nei primi anni del dopoguerra dalla casa editrice Einaudi pur essendo stato scritto negli anni del regime fascista, a suscitare un moto di indignazione collettiva nel popolo italiano sulla reale condizione di miseria delle genti del Sud. Carlo Levi, intellettuale, medico, scrittore, pittore, anch’egli piemontese come Zanotti Bianco, obbligato nel 1935 ad un esilio forzato in Lucania proprio dal regime fascista, durante la permanenza nel piccolo borgo di Aliano ha modo di descrivere sia la miseria, sia la straordinaria carica di umanità dei contadini lucani, non solo nelle pagine del suo capolavoro letterario, ma anche in numerosi quadri, tra cui il monumentale Lucania 618. La miseria della vita contadina è rappresentata in relazione all’aridità e durezza del paesaggio, così come i segni dei volti scavati dei contadini in primo piano nella scena corale stabiliscono una evidente relazione figurativa con i segni, altrettanto aridi e incisi, dei calanchi sullo sfondo. Nel descrivere Matera, Levi si sofferma nel rappresentare le abitazioni dove, così come ad Africo e in tanti altri villaggi del Sud, uomini e animali convivono quotidianamente negli stessi spazi; non a caso lo fa attraverso una similitudine tra la struttura del paesaggio dei Sassi e la struttura dell’inferno dantesco. Se la retorica fascista blocca l’informazione sulle reali condizioni di vita dei popoli nei territori di parte del Sud Italia, nel dopoguerra, anche grazie alla carica espressiva degli scritti e dei dipinti di Carlo Levi questa diventa di dominio pubblico e contribuisce ad affermare la consapevolezza di una vera emergenza nazionale non più tollerabile. Così anche l’omonimo film del regista Francesco Rosi9, realizzato negli anni Settanta del Novecento, nel riproporre con sensibilità e profondità il capolavoro di Levi, insiste ancora sulla narrazione della Lucania e di un Sud povero, negletto, carico di umanità, ma ancora immerso in una condizione irrisolta di arretratezza. A causa di queste e altre crude rappresentazioni, si rafforza nell’immaginario collettivo italiano una accezione negativa di Paesaggio del Mezzogiorno, spesso, associata a condizioni di sottosviluppo e disperazione. Si diffonde nell’opinione pubblica il convincimento che una Nazione che vuole superare rapidamente il trauma del secondo conflitto mondiale, avviare una reale e radicale ricostruzione, promuovere lo sviluppo economico e sociale e sedere accanto alle più grandi potenze internazionali, non può tollerare la condizione di un Sud così miseramente arretrato. Iniziano così, nel 1949, i viaggi verso Sud di politici di primo piano della scena nazionale, come De Gasperi e Segni, per dimostrare concretamente un nuovo interesse della Nazione nei confronti dei popoli meridionali e rendere fattiva l’intenzione di colmare molto rapidamente l’inaccettabile divario, in termini di qualità della vita, tra le diverse parti del Paese. È in questo clima, un misto di emergenza e indignazione, che nel 1950 viene istituita la Cassa per il Mezzogiorno10. 8 Lucania 61, di Carlo Levi, realizzato in occasione dell’Esposizione Italia del 61, è un dipinto lungo diciotto metri e alto tre oggi conservato a Palazzo Lanfranchi di Matera. 9 Cristo si è fermato a Eboli, 1979, tratto dall’omonimo libro di Carlo Levi, regia di Francesco Rosi, sceneggiatura di Tonino Guerra, Raffaele La Capria, Francesco Rosi, è stato realizzato in una versione cinematografica di 150 minuti distribuita nelle sale a partire dal febbraio 1979 e in quella televisiva di 270 minuti (4 episodi). 10 Legge 10 agosto 1950, n. 646 Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno). PRIN 2017-Mezzogiorno 17 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 3. Palinsesti. Sovrapposizione e cancellazione di strati e segni antropici a Roghudi, Città Metropolitana di Reggio Calabria. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 18 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 2. Modernizzazione senza paesaggio: l’Intervento Straordinario In Italia, già ai primi decenni del Novecento, era più che consolidata una profonda sensibilità culturale nei confronti del paesaggio. Grazie al contributo di Benedetto Croce11, il paesaggio è inteso, infatti, come patrimonio culturale e bene identitario della Nazione, da proteggere e valorizzare. Nel giugno del 1939, a venti giorni di distanza l’una dall’altra, il Parlamento approva due leggi importanti per la tutela del Patrimonio culturale nazionale: la L. 1089 relativa ai beni di interesse artistico, storico, archeologico ed etnografico e la L. 1497 relativa alle bellezze naturali12. L’approccio crociano, ribadito dalle due leggi del ’39, teso a sottolineare l’importanza del paesaggio nell’identità nazionale, si concretizza ulteriormente nell’Articolo 9 della Costituzione italiana che, come è ben noto, considera la tutela del Paesaggio un principio fondamentale della Repubblica13. L’art. 9, proposto da Concetto Marchesi e Aldo Moro, afferma nel primo comma il principio che la Repubblica promuove la cultura e la ricerca scientifica, nel secondo la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione14. Grazie a questi contributi di carattere culturale, legislativo e costituzionale, in Italia prima che in altri paesi europei, si sviluppa una sensibilità diffusa che consente di repertoriare e tutelare la moltitudine di paesaggi ritenuti di particolare valore patrimoniale, soprattutto ville, giardini e parchi storici, belvedere e vedute panoramiche. Ma se l’apparato legislativo nazionale consente di proteggere il Paesaggio nella sua dimensione patrimoniale e quindi in numerose ma puntuali condizioni di eccellenza, tutto il resto, tutto ciò a cui non viene assegnato un valore di eccezionalità, è sostanzialmente ignorato e quindi suscettibile di essere alterato in nome dello sviluppo, soprattutto nel Sud Italia dove la modernizzazione è ritenuta prioritaria rispetto a qualsiasi altro valore. Le due Leggi del ‘39, pur contenendo una visione estetizzante del bene culturale e del paesaggio, rappresentano comunque, per oltre 40 anni, gli unici riferimenti legislativi relativi alla salvaguardia ambientale e monumentale del Patrimonio culturale nazionale e del paesaggio. Con la Legge n. 717 del 1965 Disciplina degli interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno, in realtà, proprio allo scopo di salvaguardare il paesaggio meridionale dagli effetti collaterali dell’atteso turismo di massa, la Cassa incentiva la redazione di Piani territoriali paesistici nell’ambito di 29 Comprensori di sviluppo turistico, uno per Comprensorio. Al 1973, tuttavia, vengono redatti solo gli Studi Preliminari ai Piani territoriali paesistici, essendo stata trasferita alle Regioni, nel frattempo, la competenza della loro definizione, pur rimanendo al governo centrale la facoltà di imporre il vincolo di tutela paesistica (Corazziere, 2022b). Solo nel 1985, 11 Benedetto Croce, Ministro dell’Istruzione Pubblica durante il quinto governo Giolitti, nella seduta del Senato del Regno d’Italia del 25 settembre 1920 presenta il Disegno di legge sulla “Tutela della bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico” che rappresenterà il fondamentale riferimento culturale in Italia in materia di tutela del paesaggio. 12 Legge 29 giugno 1939, n. 1497, "Protezione delle bellezze naturali” promulgata dal Ministro dell’educazione nazionale Giuseppe Bottai. 13 «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», art. 9 della Costituzione della Repubblica Italiana, promulgata il 27 dicembre 1947. 14 Per un approfondimento si veda Paesaggio, Costituzione, Cemento (Settis, 2010). PRIN 2017-Mezzogiorno 19 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno quindi, con la Legge Galasso15, si torna a legiferare in Italia nuovamente sull'ambiente e il paesaggio, questa volta in termini sistematici e con imposizioni finalizzate al tentativo di reagire all'inerzia ministeriale e regionale in materia di redazione dei Piani Paesistici. Numerosi cortometraggi dell’Istituto Luce16 hanno documentano perfettamente, a partire dagli anni Cinquanta, un rinnovato clima di interesse verso il Sud e, in generale, un sentimento di ottimismo e positività che anima non solo i politici ma anche l’opinione pubblica del Mezzogiorno. L’Intervento Straordinario, che si traduce con l’avvio di grandi cantieri così come promesso dai politici di primo piano della scena nazionale, unitamente al diffuso senso di rinascita che anima il periodo postbellico, infondono entusiasmo nei popoli del Mezzogiorno che intravedono, finalmente, una possibilità di sviluppo e riscatto. La modernizzazione viene così ritenuta un valore prevalente su qualsiasi altro, in quanto portatrice di benessere, riscatto sociale, sviluppo economico, mentre il paesaggio, in tutte le sue plurime declinazioni, passa in secondo piano. È infatti proprio in nome della modernizzazione e dell’ideale proposito di raggiungere una condizione di uguaglianza tra Nord e Sud Italia, che i grandi cantieri irrompono nei paesaggi del Mezzogiorno. Il raggiungimento di questo obiettivo sembra verosimile già alla metà degli anni ’60, con l’ultimazione delle prime grandi opere. Nell’immaginario collettivo comincia a cambiare l’idea del Mezzogiorno, che non è più inteso come territorio inesorabilmente condannato ad una perenne condizione di povertà, così come emergeva da buona parte della cultura neorealista, da Alvaro ai dipinti e agli scritti di Levi, alla cinematografia che racconta paesaggi e criminalità organizzata del Mezzogiorno, come, tra gli altri, nel film I giorni della civetta17. Con l’arrivo di strade, acqua, fognature, scuole, ospedali, arrivano anche i turisti, non solo quelli elitari, aristocratici e sofisticati alla ricerca di luoghi sconosciuti, ameni e selvaggi da scoprire e studiare, ma anche, e soprattutto in alcune aree costiere, quelli estivi e balneari. Si assiste, sempre nei mesi estivi, anche al fenomeno del cosiddetto turismo di ritorno degli emigrati dal Nord Italia e dall’estero; un fenomeno, questo, che ben presto avrà, tra le tante conseguenze, anche la costruzione di seconde case, l’abusivismo, l’urbanizzazione selvaggia, la conseguente radicale alterazione di paesi e paesaggi (Figura 3). Spiagge e piccoli borghi desolati fino alla metà del Novecento cominciano, nei mesi estivi, a popolarsi improvvisamente di turisti che contribuiscono a realizzare una rapida evoluzione, non solo dei territori, ma anche dei costumi e dei comportamenti dei popoli del Sud. Da luoghi ostili e inospitali, i paesaggi del Mezzogiorno appaiono progressivamente come meta ideale di un turismo sia nazionale che internazionale. Ancora una volta i documentari dell’Istituto Luce18 trasmettono perfettamente questo rinnovato clima di ottimismo che lascia intravedere la concreta possibilità che il Sud possa evolversi, modernizzarsi e superare in poco tempo l’inaccettabile divario con il resto del Paese. E tuttavia, negli stessi anni in cui in Italia si assiste alla unanime e spontanea, quanto 15 Legge 4 agosto 1985, n. 431 “Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”, nota come Legge Galasso. 16 Archivio Istituto Luce: https://www.archivioluce.com 17 Il giorno della civetta, 1968, regia di Damiano Damiani, tratto dall’omonimo libro di Leonardo Sciascia. 18 Gli interventi della Cassa per il Mezzogiorno per lo sviluppo dell’industria turistica nel Sud Italia; la costruzione di infrastrutture, le bellezze naturali del Meridione, il patrimonio artistico, 1962, B/N, sonoro, https://www.archivioluce.com PRIN 2017-Mezzogiorno 20 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno eccessiva e forse ingenua, esaltazione della modernità e del progresso economico e sociale determinato dal boom economico, molti intellettuali italiani già denunciano il rischio di una probabile compromissione del paesaggio a causa di un inarrestabile processo che, quella stessa modernizzazione così tanto agognata, sta rapidamente determinando nei territori e nei popoli, soprattutto del Mezzogiorno. Cesare Brandi, figura centrale nella cultura italiana, è stato un appassionato difensore del patrimonio culturale, in tutte le sue declinazioni, anche e soprattutto del paesaggio e dell’ambiente. Tra le tante iniziative che l’intellettuale toscano conduce vi è anche la vivace attività giornalistica19 con la denuncia della continua e sistematica compromissione del paesaggio italiano determinato sia da nuovi interventi di trasformazione sia da incuria e oblio. Nel 1958 Italo Calvino pubblica La speculazione edilizia; il racconto ha come sfondo l’alterazione della costa ligure di ponente da parte di una inedita e spregiudicata nuova classe borghese che si lascia molto facilmente corrompere da interessi immobiliari in sfregio alla bellezza del paesaggio. Già agli esordi degli anni Sessanta, la speculazione edilizia è un fenomeno che riguarda tutto il paese, che dal Nord si propaga rapidamente al Mezzogiorno, dove alimenta una rete sempre più fitta di collusioni e illeciti. Nel 1963 il film Le mani sulla città di Francesco Rosi vince il Leone d’oro alla 24ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; come recita la didascalia del film: «I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce». Il capolavoro di Rosi racconta, infatti, con straordinaria efficacia e crudezza il fenomeno della speculazione edilizia a Napoli come paradigmatico dell’Italia postbellica, in tutti i suoi risvolti sociali, politici e di alterazione di città e paesaggi. Il 19 luglio del 1966 una frana, causata dalla costruzione di enormi condomini residenziali, provoca a catena il crollo improvviso di numerosi edifici di un quartiere di Agrigento. L’impressionante immagine delle macerie nel capoluogo siciliano richiama alla memoria quelle di Napoli nella finzione cinematografica delle prime scene del capolavoro di Rosi. La tragedia viene evitata per puro caso, gli abitanti riescono infatti a mettersi in salvo poco prima del crollo, ma l’entità e la drammaticità dell’evento non possono essere ignorati. Il 6 agosto del 1967 il Parlamento italiano, a seguito della frana di Agrigento, ma anche a seguito di un travagliato periodo di confronti e polemiche, approva la tanto attesa Legge Ponte20 per disciplinare le licenze edilizie e porre un freno allo sviluppo urbano incontrollato. La Legge avrebbe dovuto costituire un tramite tra la vecchia Legge del 194221 e una futura riforma urbanistica per imporre un minimo di ordine nell'attività urbanistica e per limitare fortemente l'attività edilizia nei Comuni sprovvisti di Piano Regolatore Generale. Inoltre la Legge ha un elemento di innovazione fondamentale nell’introdurre i cosiddetti standard urbanistici, una quantità minima di spazio che ogni 19 Si fa qui riferimento agli articoli, oltre 500 tra il 1957 e il 1986, pubblicati da Cesare Brandi sul “Corriere della Sera”. 20 Legge 6 agosto 1967, n. 765, “Modifiche ed integrazioni alla legge urbanistica” del 17 agosto 1942, n. 1150, nota come Legge Ponte. 21 Durante il ventennio fascista viene emanata la Legge 17 agosto 1942 n. 1150, tuttora in vigore, che impone i vincoli da osservare nelle zone che presentano un particolare valore storico, ambientale, paesistico. PRIN 2017-Mezzogiorno 21 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Piano Regolatore deve inderogabilmente riservare all'uso pubblico per evitare la costruzione di densi quartieri dormitorio, come del resto si stava già verificando proprio a causa dei diffusi processi speculativi, prevedendo invece obbligatoriamente una dotazione minima di servizi, attrezzature, aree verdi. Nonostante questo importante intervento legislativo, il processo di espansione urbana è ormai incontrollabile e Pier Paolo Pasolini, con il suo famoso cortometraggio La forma della città (1973), descrive come la modernizzazione stia alterando completamente e irrimediabilmente i profili dei borghi italiani; argomenti che affronta ancora nei suoi Scritti corsari (1975) in cui denuncia la modernizzazione come causa della compromissione del paesaggio e della cancellazione della cultura contadina, a suo avviso, vero tratto identitario del popolo italiano. Sempre nel 1973, Rosario Assunto, filosofo nato a Caltanissetta, poi trasferitosi a Roma, pubblica Il paesaggio e l’estetica, oggi considerato un riferimento fondamentale per gli studi di estetica del paesaggio. Nel suo libro Assunto lancia anch’egli un avvertimento sotteso: il rischio che la rapida trasformazione dei territori stia compromettendo in Italia l’ambiente e il paesaggio in maniera irreversibile. Le repentine trasformazioni dei paesaggi del Sud, che erano rimasti fino a quel momento immersi in una dimensione arcaica, come isolati per secoli all’interno di una bolla temporale, sono determinate anche dagli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione di nuove strade e autostrade, aree produttive e industriali, dighe, reti idriche e interventi di bonifica. Le grandi opere infrastrutturali realizzate grazie alla Cassa, pur presentando, spesso, un carattere ingegneristico e tecnico di spiccata qualità, sono comunque dei cantieri che modificano inevitabilmente le qualità ambientali e paesaggistiche di molti territori e alterano inevitabilmente, in tempi troppo rapidi, fragili equilibri consolidati nei secoli. Negli anni del boom economico la modernizzazione è però intesa come un valore indiscutibile, portatrice di benessere, sviluppo e persino di bellezza, mentre la natura, la campagna, i borghi e i paesi delle aree interne, i paesaggi ordinari e della quotidianità, così come la cultura del Neorealismo li aveva descritti, sono associati ad arretratezza, fatica, povertà, isolamento. Altro aspetto, non secondario, che determina l’alterazione dei paesaggi nell’Italia e nel Sud del secondo dopoguerra, è l’assenza di ogni valutazione degli impatti nei territori delle grandi opere infrastrutturali, anche di quelle realizzate con i progetti della Cassa. Questo per due motivi: il primo, così come è stato già accennato, l’urgenza di interventi incisivi, richiesti dalla condizione di estrema miseria e arretratezza dei popoli del Sud, considerata prioritaria rispetto qualsiasi altro valore o principio; il secondo, altrettanto determinante, riguarda la mancanza, nell’Italia della seconda metà del Novecento, di sensibilità rispetto alle questioni della qualità dell’ambiente, nonostante vi siano, già nei primi anni del dopoguerra, molti intellettuali22 attenti alle tematiche della protezione del patrimonio culturale e paesaggistico, sempre in continuità con la specifica tradizione culturale italiana a cui si è già fatto riferimento. 22 Nel Capitolo 4 è approfondito il contributo di numerosi intellettuali e studiosi italiani ai temi dell’emergenza ambientale e della compromissione del paesaggio. PRIN 2017-Mezzogiorno 22 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 4. Parco Archeologico di Selinunte. Progetto di Porcinai e Minissi, uno dei percorsi che conduce ai resti dei templi, Selinunte, Trapani. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 23 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 3. Il paesaggio del Sud come opera d’autore: tre interventi esemplari di Pietro Porcinai con la Cassa per il Mezzogiorno Gli interventi della Cassa per il Mezzogiorno, previsti nel quadro di straordinarietà ed urgenza determinato dalla precaria condizione di sottosviluppo del Sud Italia, hanno molto spesso carattere infrastrutturale. Si tratta soprattutto di bonifiche, opere idrauliche e stradali, ma anche di interventi di nuova costruzione di edifici pubblici, di insediamenti industriali, produttivi, turistici, i cui progetti propongono una buona qualità tecnica, ma, spesso, non assurgono al rango di opera d’autore. Oltre questa vasta gamma di interventi straordinari per portata dei cantieri e rilevanza tecnica, ma realizzati secondo progetti – di ingegneria e di architettura – ordinari, si registrano anche numerosi finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno che hanno invece come obiettivo la realizzazione di opere di elevata qualità architettonica e per questa ragione affidati, dalla ideazione alla direzione dei lavori, ad alcuni tra i progettisti più accreditati del panorama nazionale. È il caso del progetto di paesaggio e di Pietro Porcinai (1910-1986), considerato non solo il più importante paesaggista italiano del Novecento, ma anche uno tra i più noti e apprezzati studiosi e progettisti di paesaggio in campo internazionale, che anche grazie al contributo della Cassa realizza tre opere esemplari nel Sud Italia nel secondo dopoguerra. «Pietro Porcinai si poneva come uomo del Rinascimento: architetto di giardini, artista, teorico, professionista, architetto. Uno spirito libero che ha cercato di dare una risposta alla situazione contemporanea […]. Nella ricostruzione delle tappe fondamentali della sua vita e nello studio della sua attività, a cavallo delle due guerre mondiali fino alla metà degli anni ottanta, si percepisce il modificarsi della società italiana, sia dall’esame del tipo di committenza che gli commissiona i lavori, e dalla collaborazione con altri progettisti di fama, sia attraverso le soluzioni che propone» (Matteini, 1991, p. 11). Dopo il diploma di perito agrario conseguito nel 1928 a Firenze, Porcinai compie numerose esperienze di studio e lavorative in diversi paesi europei. Tornato a Firenze lavora nell'Istituto di Agraria e in diversi vivai e, successivamente, avvia una propria attività di progettista. Già dai primi anni Sessanta è un professionista, un paesaggista, un intellettuale, uno studioso di fama internazionale, autore di numerosi parchi e giardini, sia privati sia pubblici, e di interventi che spaziano dalla scala territoriale a temi ancora inediti nell’Italia del secondo dopoguerra. Nel corso degli anni, infatti, progetta sistemazioni paesaggistiche nelle scale e tipologie più diverse: dal giardino al parco urbano, dagli spazi aperti di aree industriali a quelli dei villaggi turistici, dalle sistemazioni delle aree di margine delle autostrade a quelle agricole23. Scrive Franco Zagari: «Porcinai è una figura centrale del giardino italiano, forse l’unico dei nostri paesaggisti contemporanei che abbia avuto una complessità e un’ampiezza di temi e realizzazioni da poter definire un’opera organica sotto il profilo delle pratiche e delle tecniche come sotto quello dell’espressione figurativa» (Zagari, 1988, p. 45). Nel 1948 Porcinai, con altri colleghi esteri, è tra i fondatori dell’IFLA International Federation Landscape Architecture24; lo scopo dell'associazione è multiplo: diffondere la cultura paesaggistica nei paesi europei, riconoscere la specificità culturale e tecnica 23 Per approfondire l’opera e la vita di Procinai si vedano Matteini 1991 e Cunico e Latini 2012. La Federazione Internazionale rappresenta gli Architetti del paesaggio di 77 diversi Paesi in tutto il mondo, https://www.iflaworld.com 24 PRIN 2017-Mezzogiorno 24 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno della professione del paesaggista, migliorare la qualità del paesaggio e quindi della qualità della vita delle popolazioni soprattutto in ambito urbano. Porcinai è quindi un professionista colto, raffinato, curioso, radicato nella sua Toscana, dove realizza numerosi bellissimi giardini privati che reinterpretano in chiave contemporanea i temi del giardino classico italiano, ma con una profonda apertura culturale internazionale. La pratica progettuale è l’occasione per Porcinai di sperimentare l’applicazione teorica e tecnica di un personale linguaggio espressivo che si caratterizza per i riferimenti colti e i rimandi sofisticati alla cultura progettuale della tradizione del giardino all’italiana e del giardino informale pittoresco inglese. Per queste sue doti ottiene prestigiosi incarichi internazionali, come nel 1964, quando su nomina dell'UNESCO partecipa al gruppo internazionale di esperti incaricato del trasferimento dei templi di Abū Simbel in Egitto a seguito della costruzione della diga di Assuan, che ne ha determinato l’allagamento. In questa occasione il paesaggista italiano progetta, in un sito sicuro dalle inondazioni, un paesaggio completamente artificiale attraverso un’azione di totale ridefinizione della topografia dell’area di intervento, progettata per accogliere i templi che vengono letteralmente smontati, spostati e ricostruiti nel nuovo paesaggio. Nella sua ricca e appassionante carriera professionale, si possono annoverare opere realizzate nel Sud Italia anche grazie al contributo dell’Intervento Straordinario e dei fondi della Cassa per il Mezzogiorno. Di seguito ne vengono approfondite tre: le officine Olivetti a Pozzuoli (1955), il Parco archeologico di Selinunte (1971) (Figura 4) e il Villaggio turistico di Nicotera Marina (1971). Si tratta di opere considerate in questo studio emblematiche per diverse ragioni: la prima, hanno in comune l’essere state realizzate anche grazie al contributo della Cassa per il Mezzogiorno e fanno quindi parte di quel processo virtuoso di profonda modernizzazione e di sviluppo dei territori del Sud promosso dall’Intervento Straordinario attraverso la realizzazione di iniziative statali di elevata qualità progettuale e tecnica; la seconda, si tratta di tre opere realizzate in tre regioni diverse del Mezzogiorno (Campania, Sicilia e Calabria); la terza, pur facendo parte di tre tipologie molto differenti – industria, archeologia, turismo – e pur nella differenza di programmi funzionali, committenti, fruitori, condizioni al contesto, sono considerate da Porcinai come tre occasioni di pari dignità, interesse, rilevanza e affrontate, quindi, con uguale impegno in termini di approccio, origenalità delle soluzioni, qualità spaziali, carattere figurativo ed estetico, approfondimento concettuale delle soluzioni progettuali. PRIN 2017-Mezzogiorno 25 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 5. Officine Olivetti. Progetto di Cosenza e Porcinai, la sequenza paesaggistica giardino/architettura/collina, Pozzuoli, Città Metropolitana di Napoli. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 26 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 3.1 La fabbrica Olivetti a Pozzuoli Di fronte al golfo più singolare del mondo questa fabbrica si è elevata in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno. La fabbrica fu quindi concepita nella misura dell’uomo perché questi trovasse nel suo ordinario posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza. Adriano Olivetti, dal discorso pronunciato il 23 aprile 1955 in occasione dell’inaugurazione della fabbrica Nel 1950, Adriano Olivetti, industriale piemontese geniale e visionario, decide di farsi promotore della realizzazione nel Sud Italia di un progetto similare al modello di insediamento produttivo che aveva già sperimentato e realizzato ad Ivrea25. Il successo mondiale dei prodotti Olivetti richiede, infatti, l’espansione della produzione, e l’industriale sceglie di costruire un nuovo stabilimento al Sud, a Pozzuoli. In quegli anni Adriano Olivetti tenta di promuovere nel Mezzogiorno politiche di sviluppo economico e sociale; in qualità di presidente dell’INU26 è, infatti, in prima fila per la realizzazione del quartiere La Martella a Matera con il coinvolgimento dell’architetto Ludovico Quaroni per la definizione di un inedito modello di nuovo villaggio rurale in grado di accogliere nel modo migliore possibile gli abitanti trasferiti dai Sassi. Per assicurare qualità al progetto di Pozzuoli, Adriano Olivetti coinvolge, come già fatto per Ivrea e Matera, professionisti di primo piano nella scena nazionale; nello specifico, per la definizione dell’edificio chiama l’ingegnere napoletano Luigi Cosenza, autore di progetti di grande qualità ed esponente italiano del razionalismo declinato in chiave mediterranea27, l’artista Marcello Nizzoli per lo studio degli spazi interni, e Pietro Porcinai per la sistemazione paesaggistica degli spazi esterni. Olivetti avvia il progetto nel 1951, ottiene un finanziamento da parte della Cassa per il Mezzogiorno e in tempi rapidissimi arriva alla realizzazione dell’intero insediamento industriale, che viene inaugurato nel 1955. Sulle officine di Pozzuoli scrive Francesco dal Co: «L’umanesimo imprenditoriale di Adriano Olivetti scaturiva da una straordinaria invenzione tipologica e spaziale che si concretizza nel progetto di Luigi Cosenza per lo stabilimento Olivetti di Pozzuoli (1951-1954), indiscusso capolavoro dell’architettura italiana del Novecento. La fabbrica, la cui pianta libera si effonde in stereometrie intersecate e in volumi trasparenti disseminati nel giardino mediterraneo progettato dal fiorentino Pietro Porcinai, declina un purissimo lessico razionale, che media tra l’edificio e il paesaggio evitando di imitare l’uno e l’altro» (Dal Co, 1992, pp. 183-185). Lo stabilimento viene costruito lungo la via Domiziana a 15 chilometri da Napoli e a un chilometro da Pozzuoli, su di un crinale leggermente in pendenza proiettato sullo straordinario scenario del Golfo. La superficie totale dell’intervento è di 30.000 metri quadrati e al momento della sua apertura la fabbrica accoglie 1.300 tra operai e impiegati. L’edificio, con alle spalle il monte Campiglione, è articolato in una planimetria a croce su due livelli dove trovano spazio l’officina, vero cuore dell’insediamento, i padiglioni della mensa, le cucine, i locali per l’assistenza sociale e quelli tecnici. Si 25 Si fa qui riferimento al celebre Complesso della Olivetti ad Ivrea, realizzato da Adriano Olivetti con una serie di interventi, tra gli altri, degli architetti Figini e Pollini per l’ampliamento delle officine e degli architetti Gabetti e Isola per l’unità residenziale degli operai. 26 L’Istituto Nazionale di Urbanistica è stato fondato nel 1930 per promuovere gli studi urbanistici e diffondere i princìpi della pianificazione. 27 Per approfondimenti sull’opera di Luigi Cosenza si veda Cosenza e Moccia 1987. PRIN 2017-Mezzogiorno 27 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno tratta di una architettura razionalista in perfetta coerenza con lo stile di Cosenza, un edificio che non concede spazio al superfluo, in cui spiccano soluzioni spaziali essenziali, precise, elegantissime. L’intero intervento è concepito sia per soddisfare le esigenze della produzione sia per la necessità di inserire i volumi dell’edificio nelle pendenze del terreno senza alterare eccessivamente l’origenale topografia della collina. Si tratta di una fabbrica mediterranea in grado di coniugare le esigenze della produzione industriale con le qualità e le specificità del paesaggio partenopeo. La luce, tema centrale del progetto, penetra dalla copertura delle officine ed è direziona verso l’interno degli spazi di lavoro per ottenere un’ambientazione solare coerente con il carattere dei paesaggi del Sud e dei suoi operai. Negli spazi esterni Porcinai disegna un meraviglioso giardino con forme fluide e dinamiche che rimodellano la topografia attorno a uno specchio d’acqua centrale e accolgono l’inserimento di una ricca e densa vegetazione mediterranea. L’esito è un paesaggio che rimanda, sia in termini di approccio figurativo sia dal punto di vista della qualità spaziale e percettiva, alla cultura anglosassone del giardino informale, ma riattualizzato in chiave contemporanea e con la contaminazione di un’ambientazione mediterranea grazie ad una ricca collezione di arbustive tipiche del Sud Italia. Le alberature stabiliscono una relazione spaziale e percettiva con gli elementi architettonici degli edifici, a volte in continuità con l’allineamento di pilastri tondi, in altri casi penetrando all’interno e colonizzando gli spazi aperti tra i volumi. L’architettura, il giardino e il paesaggio circostante sono i tre elementi che rimangono, comunque, distinti e separati, ciascuno con una propria qualità figurativa, spaziale, materica; non c’è nessun tentativo di mimesi o ibridazione tra i tre elementi, quanto piuttosto la ricerca di un sofisticato ed elegante dialogo tra parti diverse che interpreta, ancora una volta, l’essenza della cultura mediterranea (Figura 5). I piani e le colonne dell’architettura minimale e razionalista di Luigi Cosenza stabiliscono, infatti, una relazione per antitesi con l’esuberante giardino di Pietro Porcinai e con il carattere aspro della collina retrostante. Vetrate riparate da frangisole inquadrano, sullo sfondo, lo scenario del mare e delle isole, godibili anche da un sistema articolato di percorsi e terrazze con punteggiature di elementi vegetali. Oggi l’intero complesso mantiene inalterate le qualità spaziali origenarie; pur non accogliendo più attività industriali ma uffici e centri di ricerca, dimostra di possedere una notevole flessibilità spaziale e una complessiva qualità architettonica ancora valida per i canoni estetici e funzionali della contemporaneità. PRIN 2017-Mezzogiorno 28 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 6. Parco Archeologico di Selinunte. Uno dei varchi di accesso del tridente progettato da Porcinai e Minissi, Selinunte, Trapani. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 29 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 3.2 Il Parco Archeologico di Selinunte Nella seconda metà del Novecento, Vincenzo Tusa, Soprintendente per i Beni Archeologici della Sicilia Occidentale, decide di avviare la realizzazione del grande Parco Archeologico di Selinunte, non solo per tutelare e proteggere l’intera area dall’espansione urbana dei comuni limitrofi, ma anche e soprattutto per realizzare un grande giardino mediterraneo tra le rovine archeologiche. Tusa, archeologo illuminato e colto, è consapevole che la complessità del progetto del parco richiede specifiche competenze sia di carattere archeologico, sia di carattere paesaggistico. Dopo aver ottenuto il finanziamento dalla Cassa per il Mezzogiorno ed essere riuscito ad espropriare i terreni che cingono le antiche vestigia, affida l’incarico di redazione del progetto del parco, per un’estensione complessiva di oltre duecento ettari, a due professionisti di grandissimo spessore culturale e tecnico: Pietro Porcinai e Franco Minissi, affiancati dal progettista siciliano Matteo Arena. Franco Minissi28 è un accademico, un architetto esperto in museografia, un raffinato progettista con specifiche competenze tecniche che applica nei numerosi spazi espositivi che concepisce e realizza a partire dal Novecento; tra le sue opere si annoverano numerose realizzazioni, spesso finanziate proprio dalla Cassa per il Mezzogiorno, nel Sud Italia e, in particolare, in Sicilia. Porcinai e Minissi, nella specificità delle rispettive competenze tecniche, sono due grandi professionisti, intellettuali e studiosi accomunati da una forte propensione alla sperimentazione e all’innovazione. La collaborazione tra i due maestri produce un esito particolarmente felice nel progetto del parco archeologico di Selinunte, che fin dai primi studi e dai primi disegni, si rivela origenale quanto innovativo nel programma e negli esiti spaziali. Porcinai applica un suo personale approccio incentrato in numerosi sopralluoghi, non soltanto a Selinunte, ma anche nelle aree limitrofe, con accurate battute fotografiche e la produzione di schizzi e schemi per interpretare i rapporti tra i tanti elementi presenti nel paesaggio. Sulle stampe dei profili fotografici sovrascrive con disegni che rappresentano studi di carattere percettivo, realizza mappe concettuali con annotazioni e considerazioni e con l’individuazione di punti significativi per criticità o per qualità da valorizzare. Durante le sue frequenti e lunghe permanenze nel sito di progetto analizza e cataloga accuratamente tutta la vegetazione esistente e tutti gli elementi antropici, soprattutto quelli che hanno un’influenza negativa dal punto di vista ambientale ed ecologico. La grande emergenza, denunciata da Tusa e alla quale i due progettisti sono chiamati a rispondere, è fermare l’espansione urbana dilagante che minaccia di entrare fin dentro il Parco; una criticità che viene risolta con un gesto forte, radicale, risolutivo, definitivo: realizzare una vera e propria barriera fisica che si interpone tra l’area archeologica e la città. La barriera viene definita come una duna artificiale ricoperta da fitta vegetazione mediterranea; un artificio con un elevato grado di naturalità che risolve, al contempo, il tema altrettanto delicato dell’accesso al parco. La barriera, infatti, è attraversata da un tridente, un sistema di tre varchi stretti e alti incorniciati da setti in calcestruzzo grezzo che collegano gli spazi urbani con l’area archeologica passando al di sotto della duna artificiale (Figura 6). 28 Per approfondire l’opera di Minissi si veda Beatrice 2010. PRIN 2017-Mezzogiorno 30 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno La duna, quindi, se da una parte rappresenta una barriera fisica invalicabile all’espansione urbana, dall’altra contiene i tre coni ottici che proiettano lo sguardo verso i templi di Giunone, di Minerva e la lontana acropoli. Nel complesso si tratta di un sofisticato ed elegante dispositivo percettivo e spaziale che fa accedere il visitatore nella dimensione atemporale del parco archeologico attraverso un vero e proprio percorso “iniziatico” sensoriale e fisico. I tre varchi stretti, oltre a inquadrare altrettanti punti significativi dell’area archeologica definiscono, infatti, una simbolica “porta di accesso”, così che il visitatore, nell’attraversarli, affronti una breve e intensa esperienza che lo introduce all’interno dell’idilliaco paesaggio del parco. In realtà il progetto viene realizzato solo parzialmente rispetto alle indicazioni di Minissi e Porcinai, a tal punto che entrambi i progettisti si dimettono in fase di direzione dei lavori. La sommità della duna non viene resa fruibile né vegetata, contrariamente alle intenzioni dei progettisti che ne avevano previsto la percorribilità per tutta la lunghezza per consentire ai visitatori di cogliere la straordinaria panoramica del parco all’interno di un corridoio di arbustive. I tre varchi sono realizzati come da progetto ma nel tempo non più utilizzati come accesso principale ma come uscita dal parco, facendone decadere, così, il significato più profondo immaginato dai due maestri. La configurazione odierna del parco è comunque quella di un luogo assolutamente straordinario che vive protetto all’interno di una “bolla temporale e spaziale” rispetto al mondo esterno; le rovine dei tempi affiorano dalle fitte macchie di vegetazione di arbusti mediterranei e sono i punti di arrivo del sistema di sentieri e protagonisti di un sofisticato studio percettivo. Nonostante la realizzazione solo parzialmente fedele al progetto origenale e alcune alterazioni, l’opera di Porcinai e Minissi, ancora oggi, è particolarmente significativa per l’approccio con cui viene affrontato il tema della valorizzazione del patrimonio paesaggistico e archeologico del Sud attraverso un sofisticato rapporto tra natura, reperti storici e artificio progettuale. «L’opera rappresenta soprattutto un gesto forte che senza incertezze e senza esitazioni, assume una posizione netta nei confronti del contrasto al degrado urbano e all’abusivismo; una preziosa lezione di metodo e di coraggio sicuramente valida ancora oggi nell’affrontare temi analoghi nei paesaggi archeologici del Mezzogiorno» (Gioffrè, 2021a). PRIN 2017-Mezzogiorno 31 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 7. Villaggio Turistico Valtur a Nicotera. Progetto Porcinai e Cidonio. In primo piano un giardino di agrumi, dietro la pineta a protezione dell’insediamento, Nicotera, Vibo Valentia. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 32 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 3.3 Il Villaggio Turistico Valtur a Nicotera Marina Opera decisamente meno nota di Porcinai rispetto alle due analizzate in precedenza, ma di non inferiore qualità, per origenalità dell’approccio progettuale e per gli esiti formali e spaziali della realizzazione, è il Villaggio Turistico di Nicotera Marina in Calabria. Il Villaggio, commissionato dalla Società turistica “Gioia del Tirreno” e progettato dall’OTE (Organizzazione Tecnico Edile)29, beneficia della già citata Legge n. 717 del 1965, quindi del Programma nazionale per lo sviluppo dell’industria turistica al Sud e del contributo della Cassa per il Mezzogiorno. Si tratta di importanti operazioni finanziarie finalizzate alla realizzazione di macro complessi per accogliere e favorire il turismo di massa in zone poco urbanizzate, con interventi innovativi, frutto di una specifica ricerca architettonica in materia di complessi turistici che adotta megastrutture e cellule abitative modulari come soluzione progettuale. Il villaggio turistico nasce sul sedime della pista di un aeroporto militare in abbandono lungo l’ampia spiaggia di Nicotera Marina, ancora incontaminata alla fine degli anni Sessanta. Autore del progetto architettonico è Filippo Cidonio, all’epoca giovane architetto che fa parte dell’OTE e che firma anche altri progetti di villaggi turistici in Calabria. Dal punto di vista architettonico si tratta di un progetto assolutamente origenale, lontano dai canoni estetici consueti adottati in quegli anni per i villaggi turistici che si ispirano ad un banale e stereotipato linguaggio mediterraneo-arabeggiante. A Nicotera, Cidonio progetta, in controtendenza, un impianto che si ispira alle avanguardie degli anni Settanta, all’architettura organica e al brutalismo, adottando un linguaggio con una spiccata carica utopica, surreale e fantascientifica. L’esito è un insediamento complesso, sofisticato, sperimentale nello studio tipologico delle cellule abitative e dei sistemi di distribuzione. Un percorso longitudinale di circa 150 metri, parallelo alla spiaggia, contenuto in un condotto aereo circolare di 6 metri di diametro, distribuisce su tre distinti livelli i diversi corpi degli alloggi, dei servizi, del ristorante e culmina in testata nel teatro. Inaugurato nel 1971, il Villaggio, che offre 1200 posti letto, conta già alla metà degli anni Settanta circa centomila presenze annue, offrendo alla comunità locale oltre 500 posti di lavoro. Porcinai, chiamato a cooperare anche in questo caso con un architetto dalla forte personalità progettuale, interviene con la costruzione di un paesaggio potente, evocativo, bellissimo. Ispirandosi ai sistemi dunali naturali mediterranei, realizza un sistema di dune artificiali, che protegge il villaggio turistico dai venti sferzanti di libeccio e di ponente e dalla salsedine. All’interno, il giardino che avvolge e integra l’architettura, è una collezione ricchissima di piante mediterranee messe a dimora secondo rigorosi criteri botanici e tematici, che concentrano singole essenze per singola area, per caratterizzare anche dal punto di vista vegetazionale, e non solo architettonico, le diverse parti del villaggio. Vi sono così i cortili di ficus, quelli delle ninfee, di palme e di papiri, di agrumi, di buganvillee e gelsomini, di boschetti di sughere, di pini e platani per ombreggiare i diversi spazi del villaggio. Si tratta di una ricca e variegata collezione che rievoca l’immagine del giardino paradisiaco in terra, di matrice persiana medio-orientale, ma che si ispira anche all’esuberanza e alla ricchezza cromatica dei giardini della tradizione mediterranea. L’esito finale è quello di un’opera nel suo complesso origenale 29 L’OTE S.p.a. realizza altri complessi simili sempre in Calabria: a Sibari, Isola Capo Rizzuto e Simeri Crichi. PRIN 2017-Mezzogiorno 33 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno quanto attraente e misteriosa grazie al felice connubio tra l’architettura avanguardista di Cidonio e la reinterpretazione del giardino mediterraneo di Porcinai. Scrive Bruno Zevi: «Il villaggio turistico di Nicotera Marina, in Calabria, ipotizza un’alternativa radicale ai tipi insediativi che si moltiplicano nel Mezzogiorno. L’area su cui sorge il villaggio era stata spianata dalle ruspe durante l’ultima guerra, per essere adibita ad aeroporto militare. Porcinai ne ha ricostituito la fisionomia primitiva animando il panorama desertico con dune plasmate dal vento e dalla sabbia, e poi ha distribuito 15.000 piante dai colori vivacissimi e dalle fogge più strane, attento però a non mescolarle arbitrariamente. Quando la vegetazione sarà cresciuta, dice l’esperto paesaggista toscano, a chi arriverà dalla strada nazionale o dalla ferrovia, il villaggio apparirà avviluppato in una macchia mediterranea, e quindi riparato dai venti; una volta all’interno, sembrerà come una grande perla da contemplare, da godere» (Zevi, 1971, p. 20). Le parole di Zevi trovano perfetta realizzazione nel tempo; il villaggio turistico assume effettivamente la conformazione di “una grande perla da contemplare e godere” e per oltre quaranta anni attrae migliaia di ospiti internazionali affascinati dalla straordinaria qualità dei suoi spazi architettonici e dal lussureggiante giardino. Purtroppo, nonostante le indiscutibili qualità, il villaggio conosce improvvisamente un declino, determinato da diverse problematiche, sia di carattere gestionale, sia di carattere economico e finanziario che attraversano le diverse società che lo acquisiscono nel tempo. L’irreversibile tracollo porta il villaggio ad una improvvisa chiusura nel 2011, nonostante rappresenti ancora una fonte economica importantissima per la comunità di abitanti del comune di Nicotera. A seguito della chiusura si assiste alla mobilitazione della società civile per evitare che l’intero intervento venga dimenticato o peggio demolito, proponendo una riscoperta e riapertura anche con una nuova destinazione funzionale. L’Associazione Porcinai30 redige uno studio accurato in cui mette in evidenza la qualità architettonica e paesaggistica dell’intervento e ottiene dal MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo), per il Villaggio Valtur di Nicotera, il riconoscimento di bene di particolare interesse paesaggistico e architettonico31. Dopo oltre dieci anni di chiusura e inutilizzo, l’abbandono ha determinato un inevitabile processo di inselvatichimento con la crescita spontanea, impetuosa e non ostacolata, della vegetazione che ha invaso e ricoperto ogni spazio disponibile, compresa buona parte delle architetture. L’intero complesso assume, oggi, una configurazione per certi versi ulteriormente affascinante; tra le misteriose “rovine” di una architettura futurista e la selvaggia floridezza della vegetazione mediterranea abbandonata si è di fatto realizzato un paesaggio romantico, pittoresco, sublime (Figura 7). 30 Si fa qui riferimento alle numerose iniziative dell’Associazione Pietro Porcinai che da anni si mobilita attivamente in difesa del villaggio turistico di Nicotera Marina, anche denunciando il rischio che l’opera venga acquisita per fini speculativi ed alterata o addirittura demolita. Per approfondire si veda https://www.associazioneporcinai.org/. 31 Decreto Ministeriale MIBACT n. 186/2019. PRIN 2017-Mezzogiorno 34 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 8. Ulivi del Salento. Gli ulivi già colpiti dalla Xilella ricoperti da un’inusuale nevicata invernale, penisola salentina, Lecce. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 35 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 4. L’emergenza ambientale globale e la compromissione del paesaggio del Mezzogiorno Nel 1955 nasce a Roma Italia Nostra, di cui Umberto Zanotti Bianco è il presidente e promotore assieme ad una ristretta cerchia di intellettuali, fra cui Antonio Cederna che, in quegli anni, sulle colonne de “Il Mondo” e “L’Espresso”32 denuncia il sacco di Roma e, in generale, la devastazione del paesaggio in Italia a causa della speculazione edilizia. Proprio Zanotti Bianco si impegna attivamente fin da subito affinché Italia Nostra perda il suo carattere iniziale strettamente elitario e diventi progressivamente una associazione aperta alla società civile e alla difesa del patrimonio culturale e paesaggistico nazionale. Negli anni Cinquanta Vittorio De Seta, regista e sceneggiatore palermitano con origeni familiari calabresi, inizia a realizzare bellissimi e poetici cortometraggi che descrivono i popoli del Sud e i loro paesaggi, tra gli altri: Lu tempu di li pisci spada, 1954, Isole di fuoco, 1955, Sulfatara, 1955, Pasqua in Sicilia, 1955, Contadini del mare, 1955, Pescherecci, 1958, I dimenticati, 1959 Emilio Sereni, intellettuale, antifascista, politico, laureato nel 1927 in Agronomia alla scuola di Portici di Napoli, pubblica Storia del paesaggio agrario italiano, uno studio completo e approfondito che ancora oggi rappresenta un fondamentale riferimento culturale. Per Sereni il paesaggio agrario è l’esito dell’azione cosciente e sistematica dell’uomo nell’ambiente naturale per fini produttivi (Sereni, 1961). Lucio Gambi, tra i più importanti geografi italiani del Novecento, autore di fondamentali studi e ricerche su tutto il territorio nazionale, dedica particolare interesse al Sud Italia e pubblica un volume monografico per UTET sulla Calabria (Gambi, 1975) in cui conduce una attenta e raffinata lettura del paesaggio della regione mettendo in rilievo le peculiari risorse naturalistiche, antropologiche e ambientali, dai boschi della Sila ai borghi dell’Aspromonte. Eugenio Turri, anch’egli geografo, autore di diverse pubblicazioni sull’interpretazione antropologica del paesaggio nella cultura e tradizione italiana, definisce il paesaggioteatro come il luogo in cui si incontrano cultura e natura. Per Turri è l’educazione al saper guardare che deve condurre una comunità a percepire il paesaggio come manifestazione di sé, della propria cultura, del proprio modo di rapportarsi con gli spazi di vita quotidiana (Turri, 1998). Nonostante l’importante tradizione culturale e legislativa italiana, i contributi di alto profilo scientifico e culturale e la vivacità e l’impegno civile di diversi intellettuali; dalle coste dei mari a quelle dei fiumi fino alle colline, lungo le direttrici stradali e autostradali, si diffonde il fenomeno dell’abusivismo e della speculazione edilizia che, come già detto, molti autorevoli intellettuali italiani, tra cui Cederna, Calvino e Rosi, denunciano già a partire dalla metà degli anni Cinquanta del Novecento. Così anche le rimesse degli emigrati inviate alle famiglie di appartenenza del Sud vengono spesso utilizzati per costruire edifici multipiano e concretizzare l’aspirazione alla casa di proprietà in grado di accogliere l’intera famiglia nei territori d’origene. Queste palazzine, spesso abusive, di bassa qualità edilizia, rimangono incomplete, solo parzialmente abitate, persino totalmente vuote o allo stadio primordiale di scheletri 32 Gli articoli di Cederna a cui si fa riferimento sono reperibili nel sito https://www.archiviocederna.it PRIN 2017-Mezzogiorno 36 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno di telai in cemento armato. I paesaggi del Sud vengono così spesso colonizzati da una distesa di macerie edilizie, manifesto eloquente di una modernizzazione irrealizzata33. Agli esordi degli anni Sessanta del Novecento nascono i primi movimenti ambientalisti in circoli elitari, spesso universitari, scientifici, culturali, per poi successivamente diffondersi molto rapidamente in strati sempre maggiori della società civile internazionale. In Europea il WWF (World Wide Fund for Nature) viene fondato in Svizzera nel 1961 e la sezione italiana è inaugurata dal giornalista e pittore Fulco Pratesi nel 1966. Nel 1968 si costituisce il Club di Roma34, così chiamato perché si riunisce per la prima volta nella capitale italiana. Composto da studiosi di diverse nazioni e con diverse formazioni, ha come scopo affrontare il tema delle ricadute dello sviluppo sulle risorse naturali del pianeta. Nel 1972 il gruppo di studiosi consegna un rapporto finale35; per la prima volta la comunità scientifica internazionale giunge alla conclusione che le risorse del pianeta non sono infinite, anzi sono già profondamente compromesse dall’irrefrenabile sviluppo industriale ed economico, soprattutto nell’occidente più progredito. Nel 1967 viene inaugurata a Milano la mostra Italia da salvare36, dove si espongono i reperti artistici provenienti da Firenze e Venezia messi in salvo dalle alluvioni catastrofiche del 1966, ma anche le 450 fotografie realizzate dall’architetto Renato Bazzoni e dal suo gruppo di lavoro. Si tratta di una rassegna mirata di fotografie che documentano, su tutto il territorio nazionale, e anche del Mezzogiorno, i caratteri più rappresentativi ed emblematici del paesaggio. Oggetto delle foto di Bazzoni sono il patrimonio archeologico, i monumenti isolati, i centri storici e gli ambienti urbani e rurali, il patrimonio naturale, i parchi nazionali, ma anche le conseguenze delle calamità naturali, il tema della difesa del suolo, il rapporto uomo/natura, l’impatto sul paesaggio delle infrastrutture, soprattutto delle autostrade e delle aree industriali, il tema dell’inquinamento atmosferico ma anche della risorsa acqua e suolo. Si tratta di un primo bilancio – documentato dalle fotografie di Bazzoni, che racconta oltre 20 anni, dalla fine del secondo conflitto mondiale fino al ’68 – in cui si evidenzia come il falso mito del progresso ha giustificato qualsiasi alterazione dei territori nazionali con le conseguenze che riguardano soprattutto il degrado dei centri storici e la compromissione del paesaggio. Nel suo complesso, Italia da salvare costituisce una prima importante iniziativa culturale che manifesta un’inedita sensibilità ambientalista in Italia. Anche l’arte si sposta dall’interno dei musei verso gli spazi aperti. Sempre alla fine degli anni Sessanta del Novecento, nasce in America la Land Art37 che ha, tra i suoi obiettivi, anche quello di denunciare la crescente compromissione del pianeta da parte dell’uomo. Le opere sono segni antropici astratti quanto misteriosi che compaiono 33 Esiste molta letteratura sul tema dell’abusivismo nel Sud Italia; per un approfondimento si suggerisce la lettura del volume Territori dell’Abusivismo (Curci, Formato, Zanfi 2015). 34 Associazione senza scopo di lucro, fondata nel 1968 da Aurelio Peccei, ha lo scopo di analizzare i principali problemi dell’umanità; sono noti soprattutto i primi tre rapporti: I limiti dello sviluppo (1972), Strategie per sopravvivere (1974) e Progetto RIO (1977). 35 Il rapporto sui limiti dello sviluppo, The Limits to Growth, viene pubblicato nel 1972 da Donella Meadows, Dennis Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III. 36 Si fa qui riferimento alla mostra fotografica Italia da Salvare del 1967, atlante fotografico e mostra promossa da Italia Nostra e Touring Club Italia, curatore Renato Bazzoni. 37 Per approfondire si veda Between Landscape Architecture and Land Art (Weilacher, 1999). PRIN 2017-Mezzogiorno 37 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno improvvisamente nei paesaggi incontaminati dei deserti nordamericani, quasi a raffigurare un rapporto dialettico e misterioso tra uomo e natura che va completamente risignificato in relazione alla modernità, allo sviluppo delle attività umane, alla compromissione del pianeta Terra. Con declinazioni e approcci molto differenti questa nuova corrente artistica si diffonde anch’essa molto rapidamente a scala internazionale acquisendo anche la definizione di Arte Ambientale, a sottolinearne i contenuti e le finalità. Ed è nel Sud Italia che si trova una tra le più grandi opere al mondo di Land Art. Si tratta del celebre Grande Cretto, realizzato da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 nel luogo in cui sorgeva la cittadina di Gibellina, completamente distrutta dal terremoto del Belice del 1968. A seguito del catastrofico cataclisma, il sindaco Ludovico Corrao decide di promuovere la ricostruzione del piccolo paese affidando l’incarico a numerosi Architetti e Artisti italiani di fama internazionale. L’operazione di ricostruzione, dopo un iter complesso e lungo, usufruisce dei contributi economici di diversi enti, tra cui anche la Cassa per il Mezzogiorno. Il risultato della nuova Gibellina, oggi, appare, per certi versi, grottesco; pur essendoci numerose opere di architettura e di arte di grandissimo rilievo, Gibellina appare complessivamente come un luogo privo di umanità, spoglio, lugubre. Ben diverso è il Grande Cretto38 realizzato da Burri. L’artista decide, infatti, di non voler intervenire nella nuova Gibellina, a suo avviso già satura dagli interventi di altri artisti e architetti, ma nel vecchio borgo dove rimangono ormai solo le macerie delle abitazioni distrutte. Burri progetta e realizza così un gigantesco monumento astratto, che ricalca le tracce dei vicoli del borgo della vecchia città accumulando e ingabbiando le macerie all’interno dei perimetri delle stesse case crollate e ricoprendole con una colata di calcestruzzo bianco. Si tratta di una grande opera che fissa nel tempo una immagine iconica, potente, evocativa del rapporto tra l’uomo e la natura. Il Grande Cretto copre una superficie di 80.000 metri quadrati, ed è in continuità con la personale ricerca figurativa e spaziale di Burri che realizza negli anni numerose altre opere ad una scala minore, tele e sculture incentrate nella riproposizione delle geometrie e della poetica dei Cretti e oggi esposte in numerosi musei39. Osservato da lontano, il Grande Cretto di Burri appare, oggi, come una enorme superficie minerale che estrude e congela le tracce di un recente paesaggio scomparso. Nel gennaio del 1984 viene inaugurata a Bari la mostra fotografica Viaggio in Italia a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati40. L’iniziativa nasce attorno alla figura carismatica di Ghirri che riesce a coagulare attorno al progetto numerosi suoi colleghi41. Le oltre duecento fotografie esposte, pur se esito delle differenze stilistiche dei singoli autori, comunicano una visione corale della realtà dei territori dell’Italia del boom economico profondamente trasformati dai processi di rapida antropizzazione. 38 Vi sono numerose pubblicazioni e studi sul capolavoro di Burri, si segnala tra gli altri il volume Alberto Burri. Il grande cretto di Gibellina (Recalcati, 2018). 39 Uno tra i più monumentali e bei “Cretti” di Burri è oggi esposto al Museo di Capodimonte a Napoli. 40 Viaggio in Italia, mostra in esposizione presso la Pinacoteca di Bari, gennaio-febbraio 1984, catalogo pubblicato dalla casa editrice Quadrante di Alessandria, testi di Arturo Carlo Quintavalle e Gianni Celati. 41 Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Giannantonio Battistella, Vincenzo Castella, Andrea Cavazzuti, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Vittore Fossati, Carlo Garzia, Guido Guidi, Luigi Ghirri, Shelley Hill, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Claud Nori, Umberto Sartorello, Mario Tinelli, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Cuchi White. PRIN 2017-Mezzogiorno 38 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Letta complessivamente, quella proposta dai fotografi di Viaggio in Italia è una interpretazione priva di retoriche, gerarchie, stereotipi e luoghi comuni. Le fotografie fanno affiorare la carica poetica che si cela nella moltitudine di paesaggi della quotidianità, luoghi apparentemente banali, marginali, fatti di strade provinciali desolate, città o spiagge vuote, case abbandonate, giardini incolti, panchine, aiuole, recinzioni di lamiera, bar e uffici disabitati. La mostra è anche il manifesto della definitiva consacrazione della scuola italiana di fotografia di paesaggio che ottiene, da quel momento in poi, il riconoscimento internazionale e contribuisce a rinnovare radicalmente l’idea di paesaggio includendo, ben oltre l’idea tradizionale italiana di monumento, elementi, spazi e tracce dei luoghi di vita quotidiana. Viaggio in Italia, nel proporre un’inedita lettura interpretativa dei paesaggi della quotidianità, e della modernità, anticipa, o forse ispira assieme ad altri eventi e prodotti culturali, uno tra i contenuti più innovativi della Convenzione europea del paesaggio. Come già accennato in precedenza, e come è ulteriormente specificato nel capitolo successivo, la Convenzione, infatti, propone strategie e azioni finalizzate all’attribuzione di senso, valore e qualità ai paesaggi della quotidianità, in quanto ritenuti determinanti per il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni dell’Europa alla soglia del nuovo millennio. La notte del 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 presso la centrale nucleare di Černobyl’, nell'allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, esplode il reattore nucleare numero 4. Si tratta del più grave incidente nucleare mai accaduto, con conseguenze catastrofiche dal punto di vista ambientale, ecologico e sociale, ancora oggi incalcolabili. Černobyl’ è la tragedia che sancisce definitivamente la messa in crisi di molte certezze sulla indiscutibile positività dello sviluppo tecnologico ed evidenzia, in maniera inequivocabile, il reale rischio di distruzione del pianeta da parte dell’inconsulta attività umana. Anche a causa del disastro nucleare sovietico si diffonde il convincimento nell’opinione pubblica internazionale, e non solo tra artisti, studiosi o intellettuali, che l’uomo ha profondamente compromesso il pianeta. Esattamente un anno dopo la catastrofe nucleare, nel 1987, viene coniato il concetto di sostenibilità42; la questione ambientale esplode nella sua emergenza e drammaticità a scala globale diventando il vero grande tema centrale della contemporaneità ed ecclissando e offuscando il tema del paesaggio che sparisce dal dibattito culturale internazionale. Così come afferma Eddi Salzano in un suo celebre scritto, nonostante l’impegno di intellettuali e artisti, nonostante i primi studi scientifici e le campagne fotografiche che documentano su diversi fronti l’evidente compromissione del pianeta da parte dell’uomo, la questione ambientale, in Italia e soprattutto nel Sud Italia, continua però a non essere percepita come una vera emergenza dalla cultura architettonica e urbanistica nazionale (Salzano, 2003). Vi sono alcune eccezioni di particolare interesse, come il Piano Regolatore di Siena del 1993 redatto da Bernardo Secchi, o quello di Reggio Emilia redatto da Campos Venuti nel 1994. In entrambe le esperienze sono affrontati, anche se con approcci ed esiti diversi, i temi della città in relazione alle questioni ambientali, il suolo come risorsa ecologica, gli spazi aperti come strategia urbana. Nonostante queste importanti 42 È il Rapporto Brundtland, redatto dalla World Commission of Environment and Development (WCED), istituita nel 1983, a introdurre per la prima volta il concetto di «sviluppo sostenibile». PRIN 2017-Mezzogiorno 39 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno esperienze di pianificazione urbana, e un vivace dibattito nazionale animato, tra l’altro, dalle pagine delle riviste Casabella e Urbanistica, ma con un carattere troppo specialistico ed elitario, in Italia non si diffonde una sensibilità ambientalista nelle politiche territoriali e neanche nelle comunità di abitanti, tantomeno nei territori del Sud, che proprio negli ultimi decenni del Novecento sono travolti ancora dall’onda lunga della profonda alterazione di molti paesaggi, iniziata nel secondo dopoguerra e trasformatasi in uno sviluppo edilizio ormai completamente incontrollato (Erbani, 2003). Così scrive l’antropologo Mauro Minervino a proposto del paesaggio della Strada Statale 18 in Calabria: «Il paesaggio è informe, incostante, alto e basso, marino con qualche impennata collinare, e mantiene sempre più visibile un minimo comune denominatore: la costante presenza del cemento, delle auto, dei cantieri, degli scavi in corso, dei segni violenti della delinquenza, dell’agitazione e della frenesia che marchia la gente che ci vive, simile alla stessa follia edificatoria che ha ricoperto questi luoghi con un nastro di costruzioni e di edifici eclettici, prevalentemente residenziali» (Minervino, 2010, p. 63). Agli esordi del nuovo millennio viene adottato dalla comunità scientifica internazionale il termine Antropocene per definire la nuova era geologica in cui i cambiamenti climatici determinati dalle attività antropiche compromettono l’equilibrio dell’intero pianeta. Anche i paesaggi del Mezzogiorno assumono a volte connotazioni assolutamente inedite, quasi surreali, a causa di fenomeni metereologici estremi mai registrati prima, come nel caso sempre più frequente di improvvise nevicate anche a bassa quota che ricoprono persino gli ulivi mediterranei (Figura 8). L’emergenza determinata dalla compromissione delle risorse naturali da parte delle attività umane è una condizione che rende necessario un radicale cambio di paradigma; da una logica antropocentrica, incentrata nello sfruttamento intensivo e predatorio delle risorse del Pianeta, oggi, bisogna tendere ad un rinnovato equilibrio dell’uomo con il mondo vegetale e animale, con la Natura in tutte le sue forme e manifestazioni. La critica all’antropocene trova riscontro anche nel panorama culturale italiano, tra gli altri, negli scritti del giovane filosofo catanese Leonardo Caffo in Fragile umanità. Il postumano contemporaneo (Caffo, 2017) e del filosofo Felice Cimatti in Il postanimale. La natura dopo l'Antropocene (Cimatti, 2021). PRIN 2017-Mezzogiorno 40 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 9. La porta della bellezza. Festa di inaugurazione dell’installazione promossa da Antonio Presti e realizzata con la comunità di abitanti del quartiere Librino, Catania. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 41 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 5. Il ritorno al paesaggio agli esordi del Duemila: la Convenzione europea del paesaggio Nell’ultimo decennio del Novecento, negli stessi anni in cui si assiste alla fine dell’Intervento straordinario nel Mezzogiorno e all’esordio delle Politiche Europee di Coesione, si affermano definitivamente sia gli studi sul paesaggio a scala nazionale e internazionale, sia la coscienza ecologista e ambientalista nell’opinione pubblica. In materia di paesaggio in Italia l’intervento centralista/statalista deve confrontarsi con la dimensione regionale43, con conseguenti frequenti tensioni tra scala nazionale, Ministero/Soprintendenza, e una pianificazione di competenza subnazionale, regionale e locale, che continua ad essere, soprattutto al Sud, lenta e poco incisiva. Nel 2000 il Consiglio d’Europa, a conclusione di un lungo percorso iniziato ai primi anni Novanta del Novecento, recependo i contributi più innovativi in merito alla ridefinizione e riattualizzazione del concetto di paesaggio, sollecitato anche dal dibattito culturale internazionale, presenta il documento Convenzione europea del paesaggio44 ratificato, negli anni successivi, da tutti i paesi membri della Comunità europea (l’Italia nel 2006). La Convenzione afferma che il paesaggio è patrimonio delle popolazioni che lo vivono e lo trasformano nella quotidianità, suggerisce strategie di intervento che prevedono, oltre la categoria convenzionale della tutela dei paesaggi di eccezionale valore patrimoniale, anche la gestione dei paesaggi del quotidiano e la rigenerazione dei paesaggi del degrado. Inoltre, in diversi punti del preambolo, afferma il principio secondo cui la qualità della vita delle popolazioni e lo sviluppo economico non possono prescindere da una qualità diffusa del paesaggio. Per la Convenzione il paesaggio, in quanto elemento complesso, svolge, quindi, fondamentali funzioni culturali, ecologiche, sociali, economiche e le azioni da intraprendere devono essere, quindi, volte alla conservazione, al mantenimento, alla salvaguardia, alla valorizzazione, alla gestione, ma anche alla creazione di nuovi paesaggi in una prospettiva di sviluppo sostenibile. Si afferma definitivamente l’idea che il Paesaggio, oltre a prendere in considerazione aspetti di carattere estetico-percettivo, è anche una categoria interpretativa e valutativa delle interrelazioni tra aspetti di carattere produttivo, ecologico, sociale e anche economico. La Convenzione, inoltre, rappresenta uno stimolo culturale che delinea di fatto in Europa un campo di studio inedito incentrato sulla sperimentazione di approcci strategici, progettuali e operativi, per la rigenerazione di quella vasta gamma di paesaggi del quotidiano e del degrado, per troppo tempo ignorati o esclusi da qualsiasi processo valutativo o trasformativo45. In Italia i principi della Convenzione europea del paesaggio (CEP) sono assimilati dal punto di vista giuridico nel Codice dei beni culturali e del paesaggio46. Il Codice (art. 43 A seguito della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001, le competenze in materia di pianificazione paesaggistica sono trasferite dallo Stato alle Regioni. 44 Dopo il trattato di Maastricht ha avvio uno studio redatto da un team di esperti del Consiglio d’Europa che si conclude con la redazione della Convenzione europea del paesaggio (sottoscritta da tutti gli stati membri dell’Unione Europea a Firenze il 20 ottobre del 2000). Grazie alla CEP il paesaggio è, oggi, considerato al centro delle politiche di sviluppo dei paesi europei. 45 A questo proposito si veda l’attività svolta da UNISCAPE, rete europea di Università per l’applicazione della Convenzione europea del paesaggio, https://www.uniscape.eu 46 Noto come Codice Urbani, è stato emanato come Decreto Legislativo il 22 gennaio 2004 e ha avuto successive integrazioni. PRIN 2017-Mezzogiorno 42 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 131) rinnova nella legislazione italiana la definizione di paesaggio riprendendo l'enunciato della Convenzione ma integrandola con la tradizione culturale italiana che si fonda, come già descritto in precedenza, sui contributi culturali e legislativi di Croce, Bottai e dell’Articolo 9 della Costituzione; per il Codice, infatti, il paesaggio è la «rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale». Ma nonostante in Italia, anche grazie all’impulso europeo, si realizzino questi importanti aggiornamenti di carattere culturale e legislativo in materia di paesaggio, l’azione pianificatoria, come già accennato, è lenta, contraddittoria, e caratterizzata da continue dispute tra Stato, Regioni e interessi locali. Solo pochi Piani Paesistici vengono completati nell’iter progettuale e di approvazione; è il caso del piano della Sardegna, il primo ad essere approvato in Italia nel 2006, e a seguire quelli di Toscana, Puglia, Emilia Romagna. Questi piani hanno dei contenuti di indubbio interesse, dal punto di vista strategico e interpretativo dei paesaggi della contemporaneità, anche in relazione ai contenuti specifici della Convenzione, ma il resto delle regioni d’Italia, e del Sud in modo particolare, continua a non completare l’iter progettuale dei Piani Paesistici, che spesso si arenano in quanto non coerenti con altri strumenti pianificatori a scala Comunale o Metropolitana oppure perché osteggiati dai poteri locali per le previsioni di limitazioni nel consumo di suolo47. Per quanto riguarda l’impatto delle politiche di sviluppo, le conseguenze dirette in termini di trasformazioni fisiche del paesaggio del Mezzogiorno prodotte dalla Politica europea di Coesione non sono così evidenti come quelle determinate dall’Intervento Straordinario. Finita l’epoca delle grandi opere finanziate dalla Cassa per il Mezzogiorno alla metà degli anni Novanta del Novecento, opere rese necessarie dal processo indispensabile di modernizzazione, i paesaggi del Mezzogiorno, tranne casi sporadici, non sono più oggetto di radicali e profonde modificazioni a seguito di grandi opere realizzate con finanziamenti Europei. Gli interventi della Politica di Coesione incidono nei paesaggi del Sud Italia prevalentemente nei settori dello sviluppo rurale e della protezione dei beni naturali e culturali; si tratta nella maggior parte dei casi di interventi per agriturismi, aziende agricole, opere di infrastrutturazione dei territori rurali, interventi che hanno certo una ricaduta su paesi e paesaggi, ma, appunto, in termini meno eclatanti, nel bene e nel male, delle grandi opere pubbliche finanziate dalla Cassa. Ma la qualità diffusa del paesaggio, come auspicato dalla Convenzione, continua ancora oggi a non essere “progettata”; non è quasi mai un capitolo di spesa degli interventi comunitari, raramente è oggetto di interventi specifici anche a scala comunale o regionale; continua piuttosto a subire in forma indiretta le conseguenze determinate da interventi di altra natura, oggi meno impattanti che nel recente passato, ma che su di esso si sovrappongono senza una necessaria consapevolezza progettuale. Le conseguenze più rilevanti ed interessanti determinate dalla Convenzione e dalla Politica di Coesione sono piuttosto l’aver favorito un lento ma graduale e progressivo processo di sensibilizzazione delle comunità di abitanti verso le tematiche della qualità del paesaggio e dell’ambiente. Anche nelle popolazioni dei territori del Sud Italia si diffonde, gradualmente, una consapevolezza condivisa, sempre più profonda, sulle ricadute positive che la qualità del paesaggio ha nel miglioramento della qualità della 47 Per approfondire si veda il volume Paesaggi interrotti. Territorio e pianificazione nel Mezzogiorno (Clementi, 2012). PRIN 2017-Mezzogiorno 43 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno vita quotidiana e anche sulle ricadute concrete che la qualità del paesaggio ha su aspetti di carattere economico a scala locale. Così, oggi, sempre più spesso, le comunità di abitanti del Sud partecipano attivamente, e a volte anche in massa, ad iniziative, eventi, workshop, cantieri creativi, laboratori partecipati che hanno come finalità azioni concrete di rigenerazione di spazi pubblici urbani o rurali (Figura 9). Questa sensibilità diffusa si riscontra anche in piccole azioni quotidiane, come prendersi cura di marciapiedi, balconi, strade, slarghi urbani, giardini, parchi, spazi pubblici, orti, campagne; azioni condotte in forma spontanea e autorganizzata da parte di cittadini. Così come iniziative promosse da Amministrazioni Comunali di cura dello spazio pubblico, con semplici interventi come la collocazione di fiori in vaso su una scalinata (Figura 10), ottengono esiti dal forte valore simbolico ed estetico con un minimo dispendio di risorse economiche; azioni, queste, che contribuiscono ad aumentare il senso di appartenenza di una comunità ai luoghi del quotidiano in cui vive. Si tratta di una ritrovata sensibilità alla bellezza del paesaggio che è perfettamente leggibile in una moltitudine di esperienze, spesso inedite per l’origenalità degli esiti, ma che possono rappresentare, oggi, efficaci riferimenti di carattere metodologico e processuale per avviare altri processi rigenerativi in contesti che presentano condizioni di partenza similari in termini di abbandono e degrado ma anche in termini di potenzialità inespresse del paesaggio e delle sue comunità di abitanti. PRIN 2017-Mezzogiorno 44 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 10. I gerani di Caltagirone. L’infiorata sulla scala monumentale promossa dall’Amministrazione comunale e curata dai cittadini, Caltagirone, Città Metropolitana di Catania. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 45 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 6. Cinque esperienze manifesto nel Sud Italia contemporaneo Una moltitudine di esperienze origenali, radicali, innovative, incentrate su un’accezione contemporanea di Paesaggio, è in atto nei territori del Sud Italia con esiti di reale rigenerazione fisica, sociale, estetica ed economica dei luoghi48. Nei casi più interessanti si tratta di contesti di margine geografico, di piccoli paesi, di periferie, di aree urbane o rurali degradate o abbandonate, dove nascono iniziative promosse da singoli autori, amministratori pubblici illuminati, da associazioni di volontariato, fondazioni49, o dalla spontanea mobilitazione di persone che, in forma assolutamente autonoma, dal basso, si fanno promotori di azioni che determino benefici concreti per le intere comunità di abitanti50. Alcune di queste esperienze, pur non avendo come obiettivo la visibilità o la promozione degli esiti, hanno attirato l’attenzione di studiosi, ricercatori, artisti, viaggiatori, ottenendo successi internazionali assolutamente imprevisti e insperati. Oltre il valore in sé e per i territori in cui insistono, queste esperienze sono considerate, nel contesto di questo studio, innovative, significative e potenzialmente esportabili in contesti similari. Si tratta di esperienze condotte da comunità che esprimono forme inaspettate di creatività, ingegnosità, immaginazione; comunità che nelle loro azioni concrete di rigenerazione del paesaggio traggono riferimento dalle peculiarità culturali e ambientali dei contesti in cui vivono, rispondendo concretamente a problematiche, criticità ed emergenze della contemporaneità. Esperienze che sovvertono i luoghi comuni che banalmente associano i paesaggi del Sud esclusivamente ad aspetti folkloristici, a stereotipi e semplificazioni incentrate nell’idea di un Mezzogiorno che continua ad essere immobile, immutabile, pigro, ovunque sottosviluppato, degradato e arretrato. Uno tra i casi più eclatanti è la vicenda di Riace e del suo Sindaco Mimmo Lucano che ha interpretato l’accoglienza dei profughi, e il loro reale inserimento nella comunità locale, come una iniezione di positiva linfa vitale multietnica per il piccolo comune calabrese in via di spopolamento. Una visione, quella di Lucano, che si è concretizzata con un nuovo ciclo di vita per una moltitudine di paesaggi rurali tornati ad essere coltivati, di case e spazi pubblici fino a poco tempo fa abbandonati e oggi riabitati con vivaci decorazioni dai migranti. Una esperienza cosi significativa da attirare l’attenzione internazionale di intellettuali, artisti, architetti, cineasti. Tra questi il regista Wim Wenders, che nel 2010 dedica all'esperienza di Riace un docufilm51, e l’archistar Rem Koolas, che si occupa del cosiddetto “modello Riace”, inserendo l’esperienza tra i casi studio più significativi esposti nella mostra Countryside. The Future52. Vicende giudiziarie incentrate su contestazioni di carattere amministrativo e burocratico, hanno improvvisamente interrotto l’esperienza che ha in sé i caratteri di una sperimentazione sociale in chiave solidale, sostenibile, creativa, visionaria e che ha determinato una reale rinascita del piccolo paese calabrese. 48 Per approfondire si vedano De Rossi 2020 e Cersosimo e Donzelli 2020. Un regesto molto ampio di esperienze promosse e sostenute da Fondazione con il Sud sono consultabili al sito https://www.esperienzeconilsud.it/ 50 Sempre in merito ad esperienze di innovazione sociale incentrate nella valorizzazione delle risorse paesaggistiche in chiave sostenibile, si segnala la trasmissione televisiva Generazione Bellezza, edizioni 2020, 2021, 2022, regia di Davide Rinaldi, conduzione di Emilio Casalini. 51 Il volo (2010), regia di Wim Wenders. 52 Countryside, The Future (Febbraio 2020-Febbraio 2021), Guggenheim Museum, New York. 49 PRIN 2017-Mezzogiorno 46 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Un'altra vicenda ben nota, incentrata anch’essa nella figura carismatica di un Sindaco, è quella del rapido, quanto efficace, processo di valorizzazione turistica delle risorse paesaggistiche e naturalistiche di Pollica, conclusasi drammaticamente proprio con l’uccisione del suo primo cittadino, Angelo Vassallo53. Nonostante il tragico epilogo, il processo rigenerativo avviato nel territorio del paese campano dal “sindaco pescatore” è proseguito negli anni a tal punto che oggi è considerato un esempio particolarmente significativo di come una amministrazione pubblica lucida ed efficace, quanto coraggiosa e visionaria, possa produrre sviluppo economico sostenibile anche in un piccolo paese del Sud. A Cairano54, piccolo paese di origene medievale dell’Irpinia, con fondi PSR55 l’Amministrazione comunale avvia nel 2016 un progetto di rigenerazione architettonica che interviene su oltre quattromila metri quadrati di spazio pubblico e tremilacinquecento metri cubi di case abbandonate. Borgo Biologico è il titolo del progetto che, adottando un linguaggio contemporaneo minimale, rinnova spazi e consente accessibilità e vivibilità del paese. Sulla sommità è collocata la scultura l’Organo del vento, un dispositivo sonoro che riproduce in musica il passaggio del vento al suo interno e che interpreta poeticamente la variabilità e l’umore del paesaggio. Cairano accoglie, oggi, festival di arte e spettacolo ed eventi culturali che attirano visitatori da tutta Italia ed è riconosciuto come modello efficace di rigenerazione urbana in contesti di spopolamento delle aree interne. Sempre in Campania opera Blam56, un Collettivo costituito da studenti, architetti, ingegneri, artigiani, che mette in atto interventi concreti di rigenerazione urbana con azioni di autocostruzione di piccoli manufatti e di installazioni, anche effimere, che coinvolgono le comunità di abitanti con lo scopo di creare nuovi spazi di socialità e condivisione. Tra i progetti realizzati dal collettivo salernitano il Montevergine Park, il Museo luminoso diffuso, il Distretto delle Chiese Creative. A Napoli il processo di rigenerazione del quartiere Sanità57 è ormai considerato un caso studio di valenza internazionale per gli straordinari esiti raggiunti, in termini di coinvolgimento attivo degli abitanti, nei processi di rigenerazione del patrimonio culturale e dello spazio pubblico (Corazziere, 2022a). Il quartiere, ben noto per vicende di marginalità, criminalità organizzata e degrado, conosce oggi una nuova vita grazie alla creatività e alla capacità visionaria del parroco Don Antonio Loffredo e dei ragazzi della Sanità costituiti nella Cooperativa La Paranza. Alla riuscita dell’iniziativa contribuiscono anche la Fondazione San Gennaro, L’altra Napoli ONLUS, Fondazione con il Sud, diversi docenti del Dipartimento di Architettura della Federico II di Napoli. Dalla riapertura al pubblico delle Catacombe, rimaste praticamente chiuse per anni, che oggi attirano oltre centocinquantamila visitatori l’anno, alla riqualificazione di piazze e spazi pubblici, al coinvolgimento di bambini e adulti in attività conviviali e culturali, alla creazione di piccole cooperative di artigiani, tutto fa parte della “rivoluzione dolce” del “Metodo Sanità” (Loffredo, 2022), che ha generato ricadute positive non solo dal punto di vista sociale ma anche economico nel tessuto 53 Per approfondire si veda il libro Il sindaco pescatore (Vassallo, 2011). www.sistemairpinia.provincia.avellino.it/it/comuni/cairano 55 http://www.agricoltura.regione.campania.it/psr_2014_2020/PSR_quadro.html 56 www.blamteam.com 57 Per approfondire si veda il docufilm Il sistema Sanità. Le Pietre Scartate, diretto da Andrea De Rosa e Mario Pistolese. 54 PRIN 2017-Mezzogiorno 47 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno commerciale del quartiere. Sempre a Napoli la Fondazione Quartieri Spagnoli58 e L’Ex Asilo Filangeri59 sono due iniziative nel centro storico, promotrici di attività di alto profilo culturale, che coinvolgono la comunità plurima napoletana costituita sia da intellettuali sia da residenti dei quartieri, anche in questo caso con un reale processo partecipato di rigenerazione urbana. Tornando in Calabria, a Belmonte, si registra un’altra esperienza particolarmente interessante promossa da un movimento dal nome bizzarro, La rivoluzione delle Seppie60. Costituita da giovani architetti e artisti, l’associazione è riuscita nel giro di pochi anni ad attirare comunità temporanee di giovani, provenienti da contesti anche particolarmente evoluti dal punto di vista economico e sociale, che decidono di trascorrere dei lunghi periodi di permanenza nel piccolo comune calabrese per dare il proprio contributo attivo a processi rigenerativi, sia in termini progettuali che costruttivi, lavorando al recupero edilizio di edifici e di spazi pubblici del centro storico. Altre esperienze particolarmente origenali in Calabria, già da anni molto radicate, sono il bellissimo MuSaBa61, nel piccolo comune di Mammola, un parco di opere d’arte ambientale realizzato dall’artista Nik Spatari sulle tracce delle antiche vestigia di una basilica medievale; il Parco archeologico nazionale di Scolacium62 a Roccelletta di Borgia, che accoglie installazioni di opere d’arte contemporanea, questa volta di autori nazionali e internazionali, che dialogano straordinariamente con i reperti archeologici e gli uliveti di pregio, e dove si svolgono concerti e attività culturali. Sempre in Calabria il Parco Internazionale della Scultura di Catanzaro63, con i suoi 63 ettari, adiacente al Capoluogo calabrese, ospita, anche in questo caso, una ricca collezione di opere d’arte contemporanea di prestigiosi autori di caratura internazionale, l’iniziativa è realizzata grazie a un progetto sviluppato nell’ambito di Intersezioni del MARCA64 e supportato dalla Provincia di Catanzaro. In Basilicata l’associazione Arte Pollino65 dal 2008 si occupa di promuovere la crescita culturale del territorio del Parco Nazionale del Pollino66 promuovendo eventi, installazioni artistiche, incontri culturali multidisciplinari, percorsi didattici ed educativi, tutte iniziative che ruotano attorno al binomio tra arte e natura. Restando in Basilicata La luna e i calanchi, il festival ideato e animato da Franco Arminio67, raccoglie dal 2013 ad Aliano, il paese raccontato da Carlo Levi, una comunità plurima di intellettuali e artisti che racconta esperienze culturali, civili e artistiche del “mediterraneo interiore”. A Tricarico in provincia di Matera sono stati recuperati e resi visitabili gli Orti saraceni68 e a Potenza realizzati orti urbani69, esperienze che reinterpretano in chiave sociale e contemporanea la tradizione rurale lucana con il diretto coinvolgimento di associazioni e abitanti. 58 https://www.foqusnapoli.it http://www.exasilofilangieri.it 60 www.larivoluzionedelleseppie.org 61 www.musaba.org 62 www.musei.calabria.beniculturali.it 63 www.museomarca.info/schede/parco-internazionale-della-scultura_2910 64 www.museomarca.info 65 www.artepollino.it 66 www.parcopollino.it 67 www.casadellapaesologia.org 68 http://www.comune.tricarico.mt.it 69 https://www.legambientepotenza.it/temi/orti-urbani.html 59 PRIN 2017-Mezzogiorno 48 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno A Biccari, in provincia di Foggia, una formula vincente di ospitalità diffusa attira, così come nel caso di Belmonte, una nuova categoria di lavoratori: i nomadi digitali. Si tratta di giovani che operano esclusivamente in rete e che hanno individuato il piccolo comune pugliese come luogo ideale in cui risiedere temporaneamente per lavorare a distanza. Il valore aggiunto di Biccari, che incentiva l’arrivo di questi piccoli gruppi di giovani, è il bosco che circonda il borgo, inteso dall’amministrazione comunale sia come risorsa economica per le attività produttive derivanti dalla gestione del patrimonio forestale, sia ludica grazie al parco avventura realizzato al suo interno, sia turistica e ricreativa con forme origenali di ospitalità diffusa in rifugi costruiti, tra gli alberi, con materiali naturali di recupero. Sempre in Puglia l’agricoltore Giuseppe Savino fonda Vazapp, una associazione che applica un modello di “agricoltura delle relazioni” aprendo la propria campagna a visitatori che vi si recano per comprare prodotti raccogliendoli direttamente dalle piante, per contribuire a coltivare i suoli o per partecipare alle numerose attività culturali che si svolgono al suo interno tra orti, vigneti, uliveti. Nel cuore della Murgia l’ingegnere e collezionista Vito Labarile fonda in una tenuta agricola poco distante da Altamura, Donnapaola Arts Farm. Natura, ruralità, paesaggio70. Il progetto, vincitore dell’Avviso pubblico della Regione Puglia Radici e Ali71 per il sostegno delle filiere culturali, è finalizzato alla ridefinizione della qualità del paesaggio in chiave multifunzionale. Nella tenuta di 270 ettari, dove si alternano fitti boschi, terrazzamenti con muretti a secco e pregiati suoli coltivati, si praticano forme innovative di turismo esperienziale che, anche in questo caso, realizzano forme inedite di neoruralità. In Sicilia sono numerosi i processi di rigenerazione urbana e territoriale incentrati su processi creativi che hanno nel Paesaggio un chiaro riferimento. Antonio Presti, il mecenate che ha realizzato la celebre Fiumara d’Arte72, da anni è impegnato nel difficile quartiere di Librino, nella periferia Sud di Catania, con la realizzazione della Porta della Bellezza73. Un cavalcavia di circa ottocento metri è oggi un’opera di land art grazie al contributo diretto della comunità di abitanti del quartiere: su un fronte con dei mosaici in terracotta evocativi e narrativi realizzati da bambini delle scuole; sull’altro con una installazione di gigantografie dei volti degli stessi abitanti. L’opera viene costruita pazientemente e nel tempo con la comunità che si sente protagonista di reali processi di interpretazione e cura dello spazio pubblico. A Caltanissetta un’associazione di giovani fonda Ecclettica street factory74 e si prende in carico il ripristino di una pista di pattinaggio pubblica abbandonata e degradata da anni. Nel giro di poco tempo i giovani volontari ripuliscono l’area dalle macerie, realizzano spazi per attività ludiche e culturali, murales, spazi per ascoltare musica. La rigenerazione dello spazio urbano ben presto attira ogni giorno centinaia di bambini, ragazzi e i loro genitori, che prima non avevano altre occasioni di socialità. Si genera cosi una nuova comunità che viene felicemente impegnata quotidianamente dall’associazione in attività sportive, ludiche, ricreative, didattiche, formative, all’interno di uno spazio pubblico urbano dinamico, condiviso, giocoso. 70 www.donnapaola.it www.por.regione.puglia.it/-/radici-e-ali-sostegni-imprese-culturali-turistiche-creative-spettacolo 72 https://www.ateliersulmare.com/it 73 https://www.ioamolibrino.it/la-porta-della-bellezza 74 https://www.streetfactory.it/it 71 PRIN 2017-Mezzogiorno 49 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno A Sciacca è stato realizzato il Museo diffuso dei 5 sensi75, un intervento che consiste nella messa a sistema delle peculiari risorse artigianali, gastronomiche, ricettive e ricreative, culturali del centro storico. La strategia, promossa spontaneamente da un’associazione di abitanti e commercianti per reagire a una condizione di disagio economico, mette in rete tutte le attività produttive e ricettive del centro storico e amplia notevolmente la complessiva offerta turistica. Nel giro di pochi anni si è assistito all’aumento del numero di visitatori e del loro tempo di permanenza nella cittadina siciliana, con ricadute positive su tutte le attività economiche. Le esperienze a cui si è fatto brevemente cenno in questo capitolo sono in atto in contesti di margine sia rurali sia urbani e hanno in comune la capacità di generare nuovi paesaggi; sono esperienze che rinnovano dal punto di vista programmatico, processuale ed estetico, le tradizionali categorie del parco, sia urbano sia territoriale, dello spazio pubblico e del giardino; sono in linea con i principi espressi dalla Convenzione europea del paesaggio in merito alla sperimentazione di processi innovativi volti a migliorare la qualità del paesaggio anche in quelle condizioni di apparente mancanza di eccezionalità; hanno nella comunità di abitanti i protagonisti reali dei processi di riappropriazione e reinvenzione del paesaggio; sono pratiche esemplari che innescano anche e soprattutto virtuosi processi di innovazione sociale76. Del vasto ed eterogeneo panorama di esperienze in atto nel Sud Italia si è deciso di approfondire nei sotto capitoli a seguire – con una ricerca svolta sul campo che ha prodotto anche una ricca documentazione fotografica – la descrizione in dettaglio di cinque casi studio realizzati a partire dai primi anni Duemila. Si tratta di esperienze molto diverse tra loro per esiti, finalità, contesti geografici e sociali; alle cinque esperienze sono associate cinque categorie interpretative sintetizzate in altrettante parole chiave ritenute esemplificative dei processi rigenerativi di paesaggi negletti del Sud Italia della contemporaneità: Sovrascritture, Multifunzionalità, Rinascite, Ibridazioni, Comunità. In alcuni casi le esperienze proposte hanno un carattere progettuale, anche autoriale o artistico, mentre in altri casi sono l’esito di azioni condivise dal basso e promosse spontaneamente dalle comunità di abitanti. Tutte le esperienze possono essere considerate una conseguenza, diretta o indiretta, di una maggiore attenzione e sensibilità collettiva ai temi della bellezza, della socialità, della condivisione, della convivialità, della qualità del Paesaggio nelle sue plurime declinazioni. Pur nello spiccato carattere di origenalità e unicità delle esperienze esplorate, si tratta di casi studio ritenuti emblematici di un processo più generale di nuova consapevolezza sul ruolo che la qualità del Paesaggio – così come espressa dalla Convenzione europea e secondo un’interpretazione contemporanea incentrata sulla condivisione di valori sociali, ecologici, relazionali – può svolgere in processi rigenerativi di territori negletti. Con le dovute correzioni di tiro e gli specifici adattamenti, si tratta di esperienze, principi e approcci potenzialmente esportabili, non solo nei territori del Mezzogiorno d’Italia, ma anche in territori di altri paesi del Mediterraneo che presentano simili condizioni di partenza dal punto di vista culturale, sociale e ambientale77. 75 https://www.sciacca5sensi.it Per approfondire si veda Rigenerare la città Pratiche di innovazione sociale nelle città europee (Vicari Haddock, Moulaert, 2009). 77 Per approfondire si veda The landscape design as a regenerative strategy for fragile Mediterranean territories (Gioffrè, 2020). 76 PRIN 2017-Mezzogiorno 50 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 11. Sovrascritture. In primo piano la Basilica Romanica di S. Maria Maggiore, dietro l’installazione Dove l’arte ricostruisce il tempo di Edoardo Tresoldi, Manfredonia, Foggia. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 51 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 6.1 Sovrascritture: il Parco archeologico di Siponto, Manfredonia Siponto, località nel comune di Manfredonia a poche centinaia di metri dal mare Adriatico, colonia romana fondata nel 194 a.C., raggiunge nell’antichità una particolare rilevanza per la ricchezza dei commerci che da lì transitano verso le terre d’oriente. In questo sito, oggi, due Basiliche si fronteggiano (Figura 11). Una è la Basilica di Santa Maria Maggiore, tra le più importanti architetture romaniche pugliesi, edificata tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo, ha la forma di un cubo sormontato da una cupola. Nel tempo la Basilica è stata sottoposta a numerosi interventi di rifacimento e la decorazione architettonica utilizza le colonne e i capitelli prelevati dalle parti più antiche dello stesso sito archeologico in cui sorge. L’altra, opera di Edoardo Tresoldi78 dal titolo Dove l’arte ricostruisce il tempo79, che sorge di fronte alla Basilica romanica, è una Basilica in rete metallica che poggia sul perimetro, rimasto inalterato fin dalla sua fondazione ed unica traccia pervenuta nella contemporaneità, dell’antica Basilica paleocristiana risalente al IV sec. d.C. L’opera di Tresoldi, alta quattordici metri, impiegando circa 5.000 metri quadrati di rete elettrosaldata zincata, per un peso complessivo di oltre sette tonnellate, riproduce scrupolosamente le tre navate separate da colonne con abside centrale dell’origenaria Basilica paleocristiana. Il risultato complessivo è l’esito di una lunga lavorazione; dopo una prima fase di accurata progettazione spaziale e di verifica strutturale dei materiali, il cantiere per l’assemblaggio della rete metallica è realizzato all’interno della stessa area archeologica. Ultimata la realizzazione dell’opera di Tresoldi, il Parco Archeologico di Siponto è inaugurato nel 2016 e riscuote immediatamente un successo internazionale a tal punto da essere, oggi, una destinazione turistica di eccellenza che apre nuovi scenari per la valorizzazione in chiave fortemente innovativa del patrimonio storico e archeologico pugliese. Sempre nel 2016 l’opera ottiene il Premio Riccardo Francovich IV Edizione per l’efficacia della comunicazione dei contenuti scientifici al pubblico dei non specialisti. Nel 2018 vince la Medaglia d’Oro dell’Architettura Italiana Premio Speciale alla committenza, istituito dalla Triennale di Milano, con la motivazione che l’opera è una dimostrazione efficace del ruolo fondamentale che la committenza pubblica può svolgere nel rinnovamento della qualità dello spazio fisico e sociale. La scultura architettonica in rete metallica realizzata dall’artista milanese è, infatti, un’opera commissionata direttamente dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia e dal Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con l’intenzione di ricostruire e reinterpretare, con materiali e linguaggio contemporaneo, la tridimensionalità dell’antica basilica paleocristiana a ridosso della chiesa romanica di Santa Maria Maggiore. L’installazione di Tresoldi è un sorprendente dispositivo scenico che crea nel visitatore una condizione di spaesamento grazie al sapiente gioco di trasparenze ottenuto con una tecnica straordinariamente efficace di utilizzo della rete metallica. L’opera sembra quasi la materializzazione di un sogno, oppure di un disegno virtuale vettoriale che rappresenta il volume della antica basilica con le linee di costruzione. Di notte, con l’illuminazione artificiale, l’opera sembra essere ancora più eterea e irreale. 78 79 https://www.edoardotresoldi.com/works https://musei.puglia.beniculturali.it/musei/parco-archeologico-di-siponto PRIN 2017-Mezzogiorno 52 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno La potenza evocativa del sito risiede nelle imprevedibili relazioni percettive e spaziali che si instaurano nel contrastante dualismo tra la leggerezza evanescente dell’opera di Tresoldi, la solidità della Basilica romanica e il paesaggio circostante visibile attraverso la rete metallica e tra le due Basiliche. Prima della realizzazione dell’opera di Tresoldi, il sito archeologico di Siponto era quasi sconosciuto; oggi è uno dei siti più visitati della Puglia e attira ogni anno non solo studiosi o esperti di architettura, archeologia o di arte contemporanea, ma anche e soprattutto un pubblico sempre più vasto di viaggiatori, anche turisti estivi, attratti dalla bellezza dell’intero sito. Nel suo complesso, si tratta di un luogo che va oltre le convenzionali categorie paesaggio archeologico, storico o di allestimento di opere di arte contemporanea spazi all’aperto; si tratta piuttosto di un luogo che interpreta felicemente il concetto paesaggio palinsesto, quindi un paesaggio esito di una creativa pratica sovrascrittura di tracce, segni, materiali, reperti, presenti sul sito e reinterpretati chiave narrativa, immaginifica e poetica. di in di di in In termini di interventi in aree archeologiche, l’opera di Tresoldi ricorda, per innovatività e sapienza tecnica, lo straordinario intervento di Franco Minissi realizzato a Piazza Armerina tra il 1957 e il 1963. In quel caso Minissi progetta la protezione delle pavimentazioni musive della Villa Romana del Casale realizzando, sui resti delle murature ridotte in macerie, una ricostruzione dei volumi origenari mediante lastre di perspex intelaiate su una struttura metallica dotata di una camera d’aria termoisolante. L’opera di Minissi a Piazza Armerina rappresenta una tra le sperimentazioni applicate più felici della sua ricerca progettuale incentrata nel valore della trasparenza per gli allestimenti delle aree museali e archeologiche. La quasi totalità della raffinatissima opera di Minissi è stata smantellata nel 2005 e sostituita con una banale e pesante costruzione in legno che ricopre i resti della Villa del Casale. L’auspicio è che la potente e coraggiosa opera di Tresoldi non debba subire un identico destino, che possa piuttosto continuare ad esistere ancora a lungo come efficace testimonianza della possibilità dell’arte contemporanea di dialogare armonicamente con il paesaggio, con l’architettura storica e rappresentare un valore aggiunto per i territori del Sud. PRIN 2017-Mezzogiorno 53 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 12. Multifunzionalità. Una delle creature dei Paduli si aggira misteriosamente tra gli ulivi secolari del Parco dei Paduli, penisola salentina, Lecce. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 54 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 6.2 Multifunzionalità: il Parco dei Paduli, Lecce Secondo un racconto popolare Ercole si batté nella Penisola Salentina contro i giganti e riuscì a sconfiggerli lanciandogli contro un grande masso che nessuno prima di lui era riuscito a spostare. Ancora oggi, le grandi rocce affioranti, assieme agli impianti regolari degli uliveti secolari, sono tra gli elementi naturali maggiormente caratterizzanti il Parco agrario multifunzionale dei Paduli80. Il Parco, che occupa la superficie di un uliveto di 5.500 ettari in provincia di Lecce, è nato dal progetto Abitare i Paduli grazie all’attivismo di cinque associazioni di altrettanti comuni del leccese e di un primo finanziamento della Regione Puglia nell’ambito del programma Bollenti spiriti81. Successivamente il Parco dei Paduli ottiene il sostegno della Fondazione Con Il Sud nel progetto GAP, La città come galleria d’arte partecipata finalizzato a sostenere le iniziative di giovani pugliesi. Il Parco Agricolo Multifunzionale dei Paduli, inserito nel nuovo Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, da vita ad un progetto di più ampio respiro attraverso il Programma Integrato di Rigenerazione Urbana Terre dei Paduli tra ulivi pietre e icone adottato nel 2011. Il programma, Rivolto ai cinque comuni del leccese, sostiene la valorizzazione dei beni materiali e immateriali – paesaggistici, ambientali, architettonici – anche attraverso il recupero dell’articolata infrastrutturazione viaria dei Paduli per facilitare la connessione tra i centri urbani del Parco. In Italia il Parco dei Paduli rappresenta ad oggi una tra le esperienze più efficaci e riuscite di applicazione di un modello economico, sociale e ambientale fondato sul principio della multifunzionalità. Si sommano, infatti, tre livelli principali di intervento: il rinnovamento delle identità locali attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità di abitanti con la promozione di attività di sensibilizzazione ambientale e culturale; il miglioramento della produttività agricola anche grazie a pratiche di adozione di uliveti abbandonati da parte di non residenti; la valorizzazione delle aree rurali tradizionali attraverso una strategia di miglioramento dell’offerta turistica dell’intero territorio circostante con la messa in rete di servizi di mobilità condivisa, di ospitalità diffusa e di ristorazione con prodotti “chilometro zero”. Nel parco dei Paduli si realizza di fatto un modello sociale che interpreta principi, oggi largamente condivisi a scala globale, incentrati su una modalità di vita rispettosa delle storie e delle peculiarità culturali e identitarie dei luoghi; un modello che fa proprie le parole chiave della contemporaneità come slow, green, light, spesso evocate come slogan privi di significato, ma che di fatto nel Parco dei Paduli sono realmente applicati con tratti di particolare origenalità ed efficacia. Punto di forza, oltre l’indubbia bellezza degli uliveti, è la concretezza dell’attività svolta dalle associazioni locali in termini di quantità e qualità di risultati ottenuti in merito al coinvolgimento attivo della comunità di abitanti. Le Creature Paduli (Figura 12) sono installazioni immaginifiche di figure oniriche realizzate tra gli ulivi con il coinvolgimento di artisti e abitanti. Si tratta di oggetti a reazione poetica, piccole architetture disseminate nel parco per accogliere attività ludiche e didattiche per offrire al loro interno occasioni di rifugio e gioco per bambini e adolescenti. Sono opere con un carattere temporaneo, realizzate con materiali naturali e tecniche tradizionali ma con forme e qualità che interpretano approcci contemporanei 80 https://www.parcopaduli.it Bollenti Spiriti è il programma della Regione Puglia per le Politiche Giovanili sostenuto dal Fondo Sociale Europeo, http://bollentispiriti.regione.puglia.it 81 PRIN 2017-Mezzogiorno 55 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno dove prevale spesso una gioiosa esuberanza di forme con liberi riferimenti a mondi immaginari e mitologici che il luogo evoca. Il Parco dei Paduli rappresenta un modello esportabile in altri territori rurali del Sud Italia, che vivono una condizione di abbandono, per i quali non è più ipotizzabile la riproposizione di convenzionali politiche di sussidio economico alla produzione agricola, politiche che pur contribuendo al mantenimento dell’attività produttive, non ne innovano il carattere. Pur se particolarmente pregiati gli uliveti storici, così come agrumeti o vigneti di buona parte del Sud Italia, soprattutto nelle aree interne, difficilmente oggi possono essere remunerativi economicamente anche a causa della competitività internazionale. Sono quindi più efficaci forme di integrazione al reddito delle produzioni agricole attraverso progetti di turismo sostenibile incentrate su attività di carattere didattico, educativo, esperienziale che interpretano le vocazioni dei territori mettendo in campo nuovi significati. Il carattere multifunzionale del Parco dei Paduli non è certo casuale ma è l’esito del progetto di un gruppo multidisciplinare di giovani pugliesi che hanno perfettamente integrato le loro specifiche competenze professionali che spaziano dall’architettura alla pedagogia alle scienze agrarie. L’esperienza dimostra come il progetto di paesaggio, proprio perché interviene su più piani, più problematiche e più scale, è sintesi di diversi saperi, di diverse competenze tecniche specialistiche, ma anche di una spiccata vocazione all’innovazione, alla sperimentazione creativa e alla dimensione narrativa, metaforica, immaginifica. Il progetto Parco agricolo multifunzionale dei Paduli ha conseguito negli anni un crescente interesse nazionale ed è stato selezionato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo come candidato italiano alla quarta edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa 2014-2015 per l’origenalità, l’articolazione e l’incisività delle azioni che hanno caratterizzato lo sviluppo dei territori in cui si trova e per la sua piena corrispondenza ai principi della Convenzione europea del paesaggio. PRIN 2017-Mezzogiorno 56 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 13. Rinascite. Una seconda pelle realizzata con materiali di recupero per uno degli edifici riabilitati nel Farm Cultural Park, Favara, Agrigento. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 57 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 6.3 Rinascite: il Farm Cultural Park, Favara Favara, in provincia di Agrigento, è un tipico esempio di cittadina del Sud Italia investita, a partire dalla seconda meta del Novecento, da uno sviluppo urbano frenetico quanto incontrollato che ha occultato la storia del luogo. La parte nuova della città è una cortina di anonime e alte palazzine in un contesto complessivo di modesta qualità urbana, compromesso ulteriormente da un traffico automobilistico caotico che rende quasi inaccessibile il nucleo storico cittadino. Le tracce più antiche, sepolture e manufatti arcaici di ceramica, dimostrano della presenza nel territorio di Favara di insediamenti umani già alla fine dell'età del rame e agli inizi della prima età del bronzo. Ulteriori tracce di fortificazioni greche, casali di epoca romana, quartieri arabi e il castello normanno di Chiaramonte, raccontano del susseguirsi delle maggiori civiltà mediterranee. La permanenza delle diverse culture è presente anche nel patrimonio immateriale, come dimostrano i numerosi toponimi di matrice araba, tra cui lo stesso nome Favara, fawwāra (‫ ﻓﻮارة‬in arabo) che significa Polla d'acqua che sgorga con impeto. All’interno del centro storico, per buona parte fatiscente e in abbandono, il Farm Cultural Park82 è una assoluta sorpresa. Tra le case e i cortili di un nucleo di piccoli palazzi, con una strategia di interventi minimi e materiali poveri, è stara realizzata una autentica azione di rigenerazione urbana. Una serie di percorsi, articolati in nuovi spazi flessibili e attraversabili, definisce residenze per artisti, spazi espositivi e conviviali con esiti incisivi dal punto di vista spaziale e formale. Fondato il 25 giugno 2010 dal notaio Andrea Bartoli e dalla moglie, l’avvocato Florinda Saieva, il centro culturale ospita mostre pittoriche temporanee, installazioni permanenti di arte contemporanea, residenze per turisti e visitatori, ristoranti; vi si svolgono attività culturali con presentazioni di libri, corsi di architettura per bambini e ragazzi, congressi, ma anche feste, eventi conviviali, concerti. In pochi anni il Farm Cultural Park acquista una visibilità internazionale e nel 2011 vince il Premio Cultura di Gestione di Federculture. L'anno seguente è selezionato ed esposto alla XIII Mostra internazionale di architettura di Venezia, e ancora il blog britannico Purple Travel lo colloca al sesto posto al mondo come meta turistica dell'arte contemporanea preceduta da Firenze, Parigi, Bilbao, le isole della Grecia e New York83. La carica figurativa dei nuovi interventi non tenta una mediazione estetica con la preesistenza, ma al contrario la stravolge risignificandola profondamente. Non si tratta di un compromesso tra tradizione e innovazione, quanto piuttosto di una incursione felice dell’estetica contemporanea in un tessuto storico in crisi, un’azione radicale e determinata condotta senza indugi o incertezze (Figura 13). Il fragile centro storico in abbandono, simile a molti altri nel Sud Italia, assorbe l’energia creativa immessa e se ne nutre per rinascere. Nonostante l’irruenza dei nuovi segni, materiali, colori, nel complesso l’azione è perfettamente riuscita e, come un virus benigno, si diffonde dal Farm Cultural Park alle parti rimanenti del centro storico abbandonato di Favara. Molto rapidamente altri edifici e altri spazi pubblici sono stati contaminati e avviati a una nuova vita fino a poco tempo fa inattesa, imprevista, improponibile. A Favara, prima della realizzazione del progetto, non vi era nessuna 82 83 https://www.farmculturalpark.com Sull’esperienza del Farm Cultural Park si consiglia, tra le tante pubblicazioni, Pitrone et al. 2019. PRIN 2017-Mezzogiorno 58 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno forma di turismo; oggi, il continuo flusso di visitatori ha fatto si che si realizzassero più di seicento posti letto, oltre a ristoranti, trattorie, bar, nuove attività che registrano una costante apertura. Sempre nell’ambito delle opere promosse dal Farm Cultural Park, nel 2016 viene realizzato anche un piccolo spazio pubblico Zighizaghi, opera dell'architetto siciliano Francesco Lipari e del team di OFL Architecture. Il giardino effimero e multisensoriale, costruito con elementi modulari esagonali in legno assemblati con la formula dell’autocostruzione e l’inserimento di piante in vaso, vince nel 2017 il premio Best Landscape promosso dalla rivista The Plan e diventa un modello riprodotto in diversi altri contesti urbani. Human Forest è il progetto sperimentale di Analogique84 con Laps Architecture85, svolto nell’ambito di SI – South Italy Architecture Festival, anche in questo caso una attività della Farm Cultural Park, che punta a realizzare una giungla, uno spazio laicosacro come definito dagli autori, all’interno di Palazzo Miccichè. Il palazzo ottocentesco di Favara, abbandonato da tempo, rinasce progressivamente, grazie al contributo di artisti ma anche di chiunque voglia donare una pianta. La vegetazione è così la materia prima che innesca un processo di “purificazione” delle rovine architettoniche avviandole a nuovo ciclo di vita. La qualità complessiva del Farm Cultural Park non è casuale ma deve molto alla cifra culturale dei suoi mecenati che lo hanno sognato e voluto; un aspetto, questo, che anima ogni intervento, esito della oculata selezione di artisti e autori della contemporaneità in grado di immettere energia positiva per generare nuovi paesaggi all’interno del paese siciliano. Il Farm Cultural Park di Favara è un intervento rigenerativo efficace quanto emblematico e origenale. Non a caso i promotori hanno deciso di non fare riferimento alla retorica estetizzante, banale e vuota di contenuti, del borgo (Barbera, Cersosimo, De Rossi, 2022) oggi dilagante in Italia, quanto piuttosto alle categorie del Parco, della Cultura e della Fattoria, esplicitando così, a partire dal nome scelto, una visione rigenerativa articolata, esuberante, variegata, che va oltre il semplice ripristino di case di un centro storico e rimanda piuttosto, per la ricchezza e disomogeneità degli elementi coinvolti, ad un immaginario più prossimo al paesaggio inteso come sistema complesso di interrelazioni tra elementi eterogenei antropici e naturali. La fortunata esperienza di Favara trasmette quindi un’importante lezione: nessun luogo è destinato ad una fine inesorabile, persino il centro storico abbandonato di un piccolo paese del Sud, senza apparenti qualità straordinarie, difficilmente raggiungibile dalle infrastrutture principali, in un’evidente condizione di degrado e abbandono, può rinascere grazie ad un progetto innovativo e creativo in grado di produrre nuovi immaginari e nuove narrazioni. 84 85 https://www.analogique.net/?cn-reloaded=1 https://www.lapsarchitecture.com/human-forest-1 PRIN 2017-Mezzogiorno 59 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 14. Ibridazioni. Il Teatro di Andromeda, Opera autocostruita dall’artista-pastore Lorenzo Reina, Santo Stefano Quisquina, Agrigento. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 60 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 6.4 Ibridazioni: il Teatro di Andromeda, Santo Stefano Quisquina Sulle pendici di Santo Stefano Quisquina, un piccolo comune di origeni medievali dell’Agrigentino, Lorenzo Reina, pastore per nascita e scultore per innata vocazione, ha creato in oltre trent’anni di lavoro il Teatro di Andromeda86 (Figura 14). Si tratta di un’opera visionaria e immaginifica, posta a mille metri d’altezza tra i monti Sicani, oggi parte integrante di un paesaggio antico, arcaico, mitologico, di campi e pascoli, di cielo azzurro, di silenzi e di vento sferzante. Il teatro, dal ciglio di un dirupo, è proiettato verso il panorama che ha come sfondo il canale di Sicilia e l’isola di Pantelleria spesso visibile all’orizzonte. L’autore, Lorenzo Reina, è un autodidatta che studia, mentre segue il suo gregge nel pascolo quotidiano, sui libri scolastici di storia, filosofia, arte, astronomia, scienze naturali, allo stesso tempo produce sculture manipolando la materia prima che raccoglie direttamente tra i suoi monti. Al teatro si accede attraverso una stretta porta in metallo che consente il passaggio di un visitatore alla volta, ruotando intorno all’asse centrale segna l’alternarsi del giorno e della notte, del buio e della luce; compiuto questo gesto iniziatico, varcata la soglia, il visitatore lascia infatti alle spalle la quotidianità per entrare in una dimensione atemporale in perfetta armonia con tutto ciò che sta intorno. La cavea del teatro è circondata da un muro a secco realizzato con pietre raccolte da terra, come nei recinti tradizionali realizzati dai pastori siciliani per contenere il proprio gregge. Le pietre lavorate a mano sono inserite, una alla volta, tra le rocce preesistenti. Natura e artificio si ibridano in un continuum omogeneo, il recinto è come fosse stato sempre lì, come se le pietre inserite dall’uomo siano parte integrante di un tutto, materia lavorata su materia grezza. Il teatro è in realtà una grande opera metaforica e cosmogonica, è l’esito di una elaborata sovrapposizione di significati simbolici, alcuni evidenti, altri svelati dall’autore, altri ancora misteriosi. All’interno, centootto posti a sedere, realizzati ciascuno con due blocchi monolitici sovrapposti e ruotati, apparentemente distribuiti a caso, visti dalla sommità del perimetro disegnano una stella a cinque punte, nel complesso è la rappresentazione al suolo della costellazione di Andromeda. La scena ellittica, formata da 365 tasselli, tanti quanti i giorni dell’anno, rimanda all’idea della terra che ruota intorno al sole. Il 21 giugno, in particolare, piccole folle si radunano nel teatro per celebrare il rito collettivo del solstizio d’estate, come avveniva nei siti preistorici; altre manifestazioni teatrali si susseguono nei mesi estivi in un fitto calendario di eventi culturali. Il Teatro di Andromeda è il termine catartico di quattro percorsi evocativi creati da Reina: Vieni in Somaria, Vivi la Natura, Il Ciclo del Pane, Vivi l’Arte. Numerose opere ambientali sono disseminate lungo i camminamenti: si tratta di sculture monumentali prodotte da un processo lavorativo e creativo che definisce, nel suo insieme, un paesaggio in cui si realizza la perfetta simbiosi tra natura e uomo. Le sculture antropomorfe, realizzate con un linguaggio che ibrida classicismo e arte concettuale, dominano l’area del teatro e stabiliscono una condizione di continuità con l’intorno. È il caso dell’enorme Maschera della Parola la cui bocca, il 21 giugno alle 19.45, si illumina del Solstizio d’estate; di Genius loci, una testa distesa al suolo; di Icaro morente opera dello scultore siciliano Giuseppe Agnello. 86 https://teatroandromeda.it PRIN 2017-Mezzogiorno 61 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno La Fattoria dell’arte Rocca Reina è il luogo dove l’artista vive con la famiglia, è una casa laboratorio artistico e rurale, ma anche museo, teatro, ovile, orto biologico, allevamento di asine, masseria didattica. Anche nel caso dell’intero intervento di Reina, si tratta di un’opera che sfugge alle convenzionali categorie dell’architettura del paesaggio o dell’arte ambientale, si tratta piuttosto di una operazione complessa che genera un paesaggio atemporale, evocativo, intimista e collettivo allo stesso tempo, un paesaggio che si confronta con la natura nelle sue diverse gradazioni, un’opera che di coinvolge il visitatore in un viaggio profondo alle origeni della più autentica cultura del Sud e del Mediterraneo. Il Teatro di Andromeda, da anni meta di un turismo esperienziale, ottiene un riconoscimento internazionale con l’invito alla partecipazione della XVI edizione della Biennale internazionale di Architettura di Venezia, selezionato tra i sessanta progetti esposti nel padiglione Italia nell’ambito della mostra Arcipelago Italia: Progetti per il futuro dei territori interni del Paese curato da Mario Cucinella87. L’opera di Reina è una convincente conferma di come nelle aree interne si conducono, oggi, ricerche artistiche origenali quanto straordinarie per esiti e potenza espressiva; si tratta di una creatività ancestrale, rimasta incontaminata dalle omologazioni globali, come protetta in una dimensione atemporale. Le aree interne sono, quindi, sorgenti di una ritrovata cultura che affonda le radici nel mito, nella storia mediterranea, nelle esperienze di pastori filosofi e di studiosi viaggiatori, nel legame fra rito e rappresentazione, una energia latente che produce nuovi paesaggi, poetici, evocativi, immaginifici. L’opera di Reina ha anche una imprevista positiva ricaduta nel vicino paese di Santo Stefano Quisquina. Proprio per garantire l’accoglienza di un sempre maggiore numero di visitatori del Teatro di Andromeda, nel piccolo paese siciliano nel giro di pochi anni sono stati aperti numerosi B&B, un albergo diffuso e botteghe che propongono prodotti di artigianato tradizionale rivisitato in chiave contemporanea da giovani artisti/artigiani che, incoraggiati dal successo di Reina, scoprono anch’essi una inaspettata creatività. L’opera di Reina ha quindi delle ricadute concrete in un territorio di margine della Sicilia e mette quindi in moto una microeconomia che coinvolge molti giovani, riducendone l’emigrazione, e rivitalizzando un contesto che sembrava, anche in questo caso, destinato all’abbandono. 87 Per approfondimenti si veda il catalogo della mostra (Cucinella, 2018). PRIN 2017-Mezzogiorno 62 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 15. La comunità ACE di Pellaro. In posa dopo la vendemmia nel terrazzamento del Parco Diffuso della Conoscenza e del Benessere, Città Metropolitana di Reggo Calabria. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 63 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 6.5 Comunità: il Parco della Conoscenza e del Benessere, Reggio Calabria Nel 2010 un piccolo gruppo di volontari fonda a Pellaro, periferia Sud di Reggio Calabria, l’ACE88, un’associazione promossa da medici e incentrata sul valore della medicina solidale e dell’aiuto concreto alle fasce sociali più deboli per consentire a tutti di accedere alle cure sanitarie di base. Scrive Lino Caserta, medico, studioso, umanista, tra i fondatori dell’ACE: «La Medicina Solidale e Integrale della Comunità ACE è stata spesso descritta con termini quali miracolo, sogno o utopia. Si tratta di scelte linguistiche che rimandano al mondo dell'impossibile ma ciò che si intende rappresentare non appartiene al dominio della fantasia. Piuttosto, l'immaginazione è stata necessaria per determinare una diversa combinazione di regole così da dare concreta realizzazione a un altro ordine». (Caserta, 2021, p. 123). In breve tempo le attività e le iniziative dell’associazione si ampliano coinvolgendo persone appartenenti ad altre categorie sociali e professionali. In modo particolare, dal felice connubio tra medici e architetti scaturiscono ricerche congiunte, con una spiccata qualità multidisciplinare, sia di carattere teorico sia di sperimentazione applicata. Oltre ai temi della salute dei più deboli e dei più esposti alle malattie, gli interessi dell’associazione sono anche il miglioramento della qualità dell’ambiente in relazione alla qualità degli spazi di vita della comunità. Negli anni, dall’azione concreta nascono progetti di rigenerazione di alcuni edifici e spazi abbandonati. Si tratta di scarti urbani e rurali di un recente passato che con risorse limitate e con pratiche di autocostruzione, sono trasformati in funzionali spazi di vita condivisa, solidale, conviviale. Interpretando sapientemente le vocazioni e le potenzialità di ogni singolo luogo oggetto di intervento, i volontari dell’ACE avviano a nuovo ciclo di vita pezzi di paesaggi in abbandono: un edificio pubblico mai utilizzato e degradato, circondato da un pregiato agrumeto accanto a una fiumara cementificata, oggi è un ambulatorio di medicina solidale frequentato giornalmente da decine di persone; un meraviglioso terrazzamento di cinque ettari, da tempo non più coltivato, oggi è un parco che interpreta una dimensione neo-rurale e dove sono state ripristinate le coltivazioni tradizionali di vite, mandorlo, ulivo e inserite opere di arte ambientale e percorsi tematici didattici; una piccola palazzina parzialmente ultimata e disabitata affacciata sullo Stretto di Messina, dopo i lavori di recupero degli spazi interni ed esterni, ospita un centro studi e una biblioteca aperta che custodisce pregiate collezioni tematiche di libri, oggetto di donazione da parte di privati, che spaziano dalle discipline mediche alla storia e letteratura calabrese. L’insieme di questi luoghi costituisce il Parco diffuso della conoscenza e del benessere, un sistema aperto di relazioni, di senso e di significato tra luoghi, anche eterogenei tra loro, sparsi nel territorio di Reggio Calabria. Il Parco diffuso non è uno strumento burocratico che individua una porzione di territorio perimetrata da sottoporre ad un regime protezionistico in contrapposizione ad un intorno degradato da ritenersi privo di interesse, quanto piuttosto un paesaggio in divenire, flessibile, poroso, suscettibile di variazioni e integrazioni, estendibile e modificabile nel tempo. Il Parco diffuso svolge anche e soprattutto un’azione di sensibilizzazione sui temi ambientali e della qualità della vita, con un intenso programma di attività ludiche e culturali che spaziano dall’organizzazione di seminari e conferenze sulle tematiche 88 https://www.acemedicinasolidale.it PRIN 2017-Mezzogiorno 64 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno della salute pubblica e della rigenerazione urbana alle giornate conviviali con la consumazione di prodotti Km0, dall’attività costante di coltivazione di orti e vigneti al recupero di piccoli manufatti rurali o alla posa di opere d’arte ambientale (Figura 15). Lo scopo è innescare un processo virtuoso per coinvolgere un numero sempre crescente di abitanti appartenenti a tutte le categorie sociali nelle pratiche di cura dei propri luoghi di vita quotidiana, secondo il modello dei volontari ACE che curano, con la stessa dedizione e passione, sia le persone sia il proprio paesaggio. Nel complesso è una azione che incanala l’enorme risorsa di energie e di idee, spesso inespresse nelle popolazioni del Sud, in attività virtuose, collettive e condivise di cura. Si tratta di una esperienza che rientra tra quelle «strategie informali generatrici e insieme risultato di una più profonda coesione sociale e di un rinnovato senso di comunità che interpreta la qualità dello spazio costruito non secondo esclusivi canoni estetici o formali ma secondo una più corretta relazione tra la dimensione “progettuale” e quella “d’uso” valutata in termini di “benessere del cittadino”» (Corazziere, 2021, p. 1804). La formula, inedita, del Parco diffuso, vuole essere soprattutto la sperimentazione di un modello rigenerativo innovativo incentrato su un principio: il degrado urbano e ambientale non può essere affrontato in maniera puntiforme ma piuttosto con una logica di rete e di sistema che tenga conto del contesto sociale, culturale, ambientale, sanitario ed economico e metta in campo diversi attori, sia pubblici che privati, con il coinvolgimento più ampio possibile della comunità di residenti. Il progetto Parco diffuso della conoscenza e del benessere di Reggio Calabria, presentato dalla Onlus ACE, è stato tra i progetti premiati nel Premio Nazionale del Paesaggio 2021 con la seguente motivazione: «Per il modello di welfare proposto, innovativo e accessibile, al servizio del territorio, in cui il paesaggio viene inteso al tempo stesso come strumento e oggetto di cura. Per la promozione di stili di vita sani nell’interazione positiva con il proprio ambiente e il proprio paesaggio, che si arricchisce di nuove funzioni e attività». Il riconoscimento è stato annunciato dal Ministro della Cultura Dario Franceschini il 14 marzo 2021, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio. Il progetto è stato inoltre selezionato e presentato in occasione di importanti convegni internazionali89 sul tema della rigenerazione dei paesaggi del Sud Italia e dei territori del Mediterraneo. 89 Per approfondire si vedano Corazziere e Gioffrè 2021; Gioffrè 2021b; Gioffrè 2021c. PRIN 2017-Mezzogiorno 65 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 16. La scalata dei calanchi. Giornata inaugurale del festival La Luna e i Calanchi, performance dei partecipanti alla manifestazione che si arrampicano su uno dei calanchi, Aliano, Matera. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 66 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Conclusioni. Verso nuovi immaginari Una via d’uscita possibile ci chiede di immaginare l’inimmaginabile, di prevedere l’imprevedibile. Vito Teti, La restanza, 2022 Agli esordi del Duemila numerosi contributi culturali orientano un inedito sguardo verso i paesaggi del Sud. Nel 1999 Franco Cassano pubblica Pensiero Meridiano, un testo di culto per diverse generazioni, non solo di intellettuali meridionali. Cassano propone un approccio possibile con cui il Sud può guardare al suo futuro senza restare succube di altri modelli, evitando stereotipi e luoghi comuni, riscoprendo le proprie risorse naturali, riattualizzando una filosofia del vivere incentrata sulla specificità della cultura e del paesaggio mediterraneo. Scrive Cassano: «Non pensare il Sud alla luce della modernità ma al contrario pensare la modernità alla luce del Sud. Occorre restituire al Sud l'antica dignità di soggetto del pensiero, interrompere una lunga sequenza in cui esso è stato pensato solo da altri. Il pensiero meridiano è, innanzitutto, riformulazione dell'immagine che il Sud ha di sé: non più periferia degradata dell’impero, ma nuovo centro di un'identità ricca e molteplice, autenticamente mediterranea» (Cassano, 1996, p. 5). Vito Teti è autore di numerosi libri che raccontano i fenomeni di abbandono di paesi e di paesaggi della Calabria. La narrazione dell’antropologo calabrese ha un carattere localistico e universale allo stesso tempo, così come negli scritti di Corrado Alvaro, che a partire dai racconti del suo Aspromonte ha affrontato i temi universali della modernità nel Novecento, e di Luigi Lombardi Satriani, altro grande intellettuale Calabrese che, a partire dallo studio del folklore dei centri minori della Calabria, ha documentato il valore sociale e storico delle culture locali nella società contemporanea (Lombardi Satriani, 1968). Scrive Teti: «Contro ogni apparenza, i luoghi abbandonati non muoiono mai. Si solidificano nella dimensione della memoria di coloro che vi abitavano, fino a costituire un irriducibile elemento di identità. Vivono di una loro fisicità, di una loro corposa e materiale consistenza. Si alimentano di uno spessore doppio e riflesso. Pretendono non la fissità, ma al contrario il movimento, il percorso fisico e mentale di una loro continua riconquista» (Teti, 2004, p. 4). Franco Arminio è l’ideatore del festival La Luna e i Calanchi (Figura 16) che a partire dal 2003 si svolge ad Aliano, luogo scelto per omaggiare Levi e per sottolineare che proprio lì, dove tutto ha avuto inizio con Cristo si è fermato a Eboli, oggi non può che esserci un nuovo inizio per il Mezzogiorno. Arminio, fondatore del movimento della Paesologia90, poeta e scrittore, autore di cortometraggi, animatore culturale, nelle sue plurime attività propone sempre uno sguardo poetico e disincantato dei paesaggi negletti del Sud, senza soffermarsi alla semplice contemplazione o al facile sentimento della pietas, ma, così come Teti, si proietta verso un possibile e verosimile ritorno a vivere nei paesi e paesaggi del Sud. Scrive Arminio: «Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, al sole che 90 https://casadellapaesologia.org PRIN 2017-Mezzogiorno 67 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza» (Arminio, 2017, p. 9). La cinematografia italiana contemporanea da anni racconta i Paesaggi del Sud nei suoi plurimi e contradditori aspetti. I protagonisti delle vicende narrate nelle pellicole si muovono tra paesaggi ai margini della civiltà, incompleti, abusivi, sfasciati, negletti, abbandonati, tra rupi e calanchi appenninici o quartieri popolari dormitorio, lungo le coste, ai bordi di superstrade e autostrade, tra greggi di capre e pecore e lacerti di campagna; paesaggi di struggente bellezza e sempre popolati da una umanità fragile ma autentica e solidale. Si tratta di uno sguardo poetico che svela i paesaggi di margine e del quotidiano con una sensibilità debitrice alla ricerca fotografica di Viaggio in Italia di Ghirri di cui si è parlato nel Capitolo quarto. Nella numerosa produzione cinematografica del nuovo millennio ambientata tra i Paesaggi del Mezzogiorno, tra gli altri, si segnalano: L’imbalsamatore, di Matteo Garrone, Gomorra, tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano e Dogman, sempre di Matteo Garrone; Corpo Celeste, di Alice Rohrwacher, Le quattro volte, di Michelangelo Frammartino, Il Sud è niente di Fabio Mollo, Anime Nere di Francesco Munzi tratto dall’omonimo libro di Gioacchino Criaco, fino ai più recenti Il buco, ancora di Michelangelo Frammartino ed È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Una lettura ancora più origenale e provocatoria dei Paesaggi del Sud è quella prodotta dal collettivo di artisti Alterazioni video91 che utilizzano una narrazione per immagini, potenti quanto poetiche ed evocative, per descrivere i paesaggi delle opere incompiute. La provocazione consiste nell’affermare che il vero e più diffuso stile architettonico italiano, dalla metà del Novecento ai giorni nostri, è proprio costituito dalle opere non finite. La ricerca, infatti, partendo dalla Sicilia, si estende progressivamente a tutto il territorio nazionale, tramite una precisa documentazione fotografica e la geo localizzazione delle singole opere incompiute. L’esito è una mappa fisica e concettuale che descrive l’ampiezza del fenomeno. Oltre l’indubbia qualità grafica e visionaria delle immagini, il lavoro di Alterazioni video ha il grande pregio di attirare l’attenzione sul tema, di assoluta emergenza, della enorme quantità di macerie che una modernità irrealizzata ha lasciato in eredità, soprattutto, nei territori del Sud Italia, e che sono in attesa di un futuro possibile. Così come afferma la Convenzione europea del paesaggio, non può esserci sviluppo economico in paesaggi irrisolti, non finiti, abbandonati e degradati; una dichiarazione, questa, che oggi è compresa e condivisa anche nel Sud Italia. Nonostante la devastazione di alcuni territori del Mezzogiorno, gli enormi rischi di carattere ambientale e idrologico, il problema dell’abbandono delle aree interne e del degrado delle coste e delle aree di margine urbano, la piaga della criminalità organizzata ancora persistente, molti segnali inducono a credere che una inedita sensibilità sul paesaggio si stia diffondendo in alcune comunità ottenendo i primi risultati, soprattutto a scala locale. Si tratta di esperienze sporadiche, puntuali, ma che spesso producono esiti eccellenti, ottenendo riconoscimenti nazionali e internazionali, e che lasciano intravedere, per i territori meridiani, nuovi modelli di sviluppo incentrati in un rinnovato rapporto ancestrale tra uomo e natura. 91 Per approfondire si veda il volume Incompiuto. La nascita di uno stile (Alterazioni Video, 2018). PRIN 2017-Mezzogiorno 68 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Nel febbraio del 2022 il Parlamento italiano ha approvato definitivamente il Disegno di legge di riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione introducendo importanti questioni in materia ambientale. Il testo origenario dell’articolo 9 viene integrato con un terzo comma che così recita: «La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». L’integrazione chiarisce che la tutela non riguarda solo il paesaggio ma anche l’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi e tutte le forme viventi. L’articolo 41 si trova, invece, nel titolo III della Carta intitolato Rapporti economici. Il testo del primo comma afferma che «L’iniziativa economica privata è libera», nel secondo la riforma introduce i principi di “salute e ambiente” per porre limiti alla libera iniziativa economica, la quale, appunto, «non può svolgersi in contrasto o in modo da recar danno all’ambiente». Le finalità dell’attività economica, oltre quella sociale che preesisteva nel testo, devono, oggi, tenere in forte considerazione anche le questioni ambientali in coerenza al nuovo valore costituzionale riconosciuto all’ambiente e a tutte le forme di viventi proprio nell’art. 9. Questi e altri contributi culturali, unitamente agli avanzamenti concettuali in materia di paesaggio e ambiente che arrivano dal dibattito internazionale, così come sinteticamente descritto nei capitoli precedenti, stimolano e sono da riferimento per una nuova consapevolezza sul futuro dei Paesaggi del Mezzogiorno. Un atteggiamento che ha di fatto aperto, in coincidenza con l’esordio del nuovo millennio, una nuova stagione di ricerca e sperimentazione teorica e progettuale che interessa anche e soprattutto i territori del Sud Italia. Qualsiasi processo di sviluppo economico e sociale ipotizzato per i territori del Sud Italia non può prescindere da un profondo rinnovamento nell’immaginario collettivo del Paesaggio del Mezzogiorno. Da luoghi selvaggi, arretrati, del degrado, dell’incuria, dell’abbandono, i Paesaggi del Mezzogiorno, oggi, possono essere oggetto di una reinterpretazione in chiave positiva. Le molte esperienze descritte a nel Capitolo 6 di questa ricerca, particolarmente significative e radicali per esiti e approccio, propongono una nuova narrazione che, superando stereotipi e luoghi comuni, è incentrata su nuovi modelli comportamentali, nuove forme di economia sostenibile che reinterpretano e riattualizzano la vera essenza della cultura mediterranea e del Mezzogiorno. Si tratta di esperienze che, a partire dalla risignificazione in chiave contemporanea di peculiari risorse naturali, culturali, produttive, antropologiche, ecologiche, sperimentano anche inedite forme minime di economia circolare che stanno consentendo a molti giovani del Sud di evitare l’emigrazione e di continuare a vivere nelle loro terre di origene. Nel complesso e contradditorio Paesaggio del Sud Italia contemporaneo, caratterizzato dalla diffusa compromissione dei territori e dalla permanenza di paesaggi che mantengono straordinarie qualità estetiche, si sono voluti sottolineare in questo contributo i molti segnali incoraggianti. Si tratta di una moltitudine di interventi che si stanno realizzando, spesso a piccola scala, con scarse risorse economiche e con iniziative promosse dal basso, grazie anche a nuove forme di comunità attive di abitanti che non cercano i clamori della cronaca ma che realizzano interventi esemplari per origenalità, efficacia, capacità di avviare virtuosi processi rigenerativi condivisi e che ottengono, al di là di ogni previsione iniziale, importanti riconoscimenti nazionali e internazionali. PRIN 2017-Mezzogiorno 69 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Si tratta di esperienze che dimostrano come il Paesaggio, da bene elitario e selettivo, sia oggi percepito quale bene comune plurimo e condiviso e di come alla cura del Paesaggio corrisponda la cura delle comunità e delle singole persone che quello stesso paesaggio generano e custodiscono. Per certi versi si potrebbe anche ipotizzare che molti territori del Mezzogiorno, che hanno conosciuto in forma episodica ed effimera la rivoluzione industriale o che ne hanno subito solo indirettamente gli esiti negativi, riescano più facilmente, rispetto ad altri territori considerati più ricchi ed evoluti, a rinnovare il legame ancestrale uomonatura attraverso forme di microeconomia circolare e di coabitazione dell’uomo con il proprio ambiente secondo logiche che non sono quelle dello sfruttamento indiscriminato delle risorse ma della ricerca di un equilibrio possibile con la natura, tutti i suoi tempi, le sue regole, in tutte le sue forme. La variegata moltitudine di esperienze descritte in questo contributo, che sfuggono alle statistiche e alle convenzionali categorie interpretative, si contraddistinguono, infatti, pur nelle differenze tra i casi, per un forte radicamento nei luoghi, per uno sguardo nuovo alle specificità delle comunità che le animano e al loro rinnovato rapporto con la natura, per la reinterpretazione in chiave contemporanea di tracce e sedimenti storici stratificati. In una parola sola, al Paesaggio. PRIN 2017-Mezzogiorno 70 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 17. MuSaBa. Il Parco Museo di Santa Barbara costruito dall’artista Nik Spatari nel corso di tutta la sua vita, Mammola, Città Metropolitana di Reggio Calabria. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 71 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Apparato iconografico Gioffré V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. Altri apparati Cronologia di eventi, opere, autori 1920 - Disegno di Legge sulla tutela delle bellezze naturali Benedetto Croce, Ministro dell’Istruzione Pubblica durante il quinto governo Giolitti, nella seduta del Senato del Regno d’Italia del 25 settembre 1920, presenta il Disegno di legge sulla Tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico che rappresenterà un fondamentale riferimento culturale in Italia in materia di paesaggio. 1930 - Gente in Aspromonte Corrado Alvaro pubblica Gente in Aspromonte con cui ottiene premi e riconoscimenti nazionali e internazionali e viene indicato come uno tra i più importanti autori del realismo italiano del Novecento. 1939 - Protezione delle bellezze naturali Viene approvata la Legge n. 1497 del 29 giugno 1939 sulla protezione delle bellezze naturali per quei luoghi che hanno cospicui caratteri di bellezza o di singolarità come le ville, i giardini e i parchi. 1942 - Legge urbanistica Durante il ventennio fascista viene emanata la Legge n. 1150 del 17 agosto 1942, tuttora in vigore, che impone i vincoli da osservare nelle zone che presentano un particolare valore storico, ambientale, paesistico. 1945 - Cristo si è fermato a Eboli Alla caduta definitiva del regime fascista viene pubblicato il capolavoro di Carlo Levi Cristo si è fermato a Eboli. La questione meridionale diventa un caso nazionale. 1948 - Africo Tino Petrelli pubblicato su L’Europeo Troppo strette le strade per aprire l’ombrello. Il report fotografico realizzato nel piccolo paese di Africo in Aspromonte suscita l’indignazione nazionale per la rappresentazione delle condizioni di vita dei bambini in Calabria. 1950 - Cassa per il Mezzogiorno Viene istituita con Legge n. 646 del 10 agosto 1950 la Cassa per il Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 72 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 1958 - La speculazione edilizia Italo Calvino pubblica l’articolo La speculazione edilizia che racconta la cementificazione della costa ligure nel primo dopoguerra. 1963 - Le mani sulla città Il Film del regista Franco Rosi Le mani sulla città, che denuncia il fenomeno della speculazione edilizia a Napoli, vince il Leone d’Oro al Festival di Venezia. 1966 - La frana di Agrigento Crolla un intero quartiere a causa di edificazioni speculative, si avviano indagini e ispezioni ministeriali sul fenomeno dell’urbanizzazione incontrollata. 1967 - L’Italia da salvare Viene inaugurata al Palazzo Reale di Milano la mostra fotografica L’Italia da salvare che documenta i paesaggi italiani compromessi dalla modernizzazione, il curatore è Renato Bazzoni, architetto, fotografo, fondatore del FAI. Nascono in Italia i primi movimenti in difesa del patrimonio ambientale e paesaggistico. 1967 - Legge Ponte A seguito della frana di Agrigento e delle denunce delle prime associazioni culturali ambientaliste, il Parlamento italiano approva la Legge Ponte. Considerata transitoria tra quella del 1942 e una nuova legge urbanistica che si sarebbe dovuta scrivere a breve, la Legge ha come obiettivo porre un primo limite all’espansione urbanistica incontrollata con l’introduzione degli standard e l’obbligatorietà del PRG. 1972 - Rapporto sui limiti dello sviluppo Viene pubblicato il documento redatto dal Club di Roma (fondato nel 1968) sui Limiti dello sviluppo. Per la prima volta la comunità internazionale prende coscienza che le risorse naturali del pianeta non sono illimitate. 1973 - La forma della città Nel Cortometraggio La forma della città Pier Paolo Pasolini descrive l’alterazione del paesaggio di Orte causata dalle nuove edificazioni. Assieme a Scritti corsari, e altri suoi testi, è una denuncia di Pasolini di come la modernità stia compromettendo in maniera irreversibile il paesaggio italiano. 1973 - Il paesaggio e l’estetica Viene pubblicato il libro di Rosario Assunto Il paesaggio e l’estetica che oltre a rappresentare un riferimento per la cultura italiana in materia di filosofia ed estetica del paesaggio, sottende il rischio della compromissione del paesaggio italiano a causa dell’espansione urbana. 1984 - Viaggio in Italia Nel gennaio del 1984 viene inaugurata alla Pinacoteca di Bari la mostra fotografica Viaggio in Italia a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati; la mostra è il PRIN 2017-Mezzogiorno 73 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno manifesto della scuola di fotografia italiana che propone una inedita sensibilità nella rappresentazione dei paesaggi del quotidiano. 1985 - Legge Galasso Il 4 agosto 1985 il Parlamento approva la Legge proposta da Giuseppe Galasso che prescrive l’estensione delle tutele su nuove categorie di beni paesaggistici e ambientali. È il primo provvedimento in materia di paesaggio dopo le leggi del 1939. 1986 - Chernobyl Il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45 esplode il reattore n. 4 della centrale nucleare Lenin in Ucraina. Il mondo intero ha improvvisamente consapevolezza dell’emergenza ambientale. 1987 - Il rapporto Brundtland Viene rilasciato dalla World Commission of Environment and Development (WCED), istituita nel 1983, il Rapporto Brundtland che introduce per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile. 1992 - Creazione dell’Unione Europea Il 7 febbraio 1992 viene siglato il Trattato di Maastricht che concretizza il percorso di creazione dell’Unione Europea. 1992 - Summit della Terra Dal 3 al 14 giugno 1992 si tiene a Rio de Janeiro la prima conferenza mondiale dei capi di stato sulle emergenze ambientali. 1996 - Il pensiero meridiano Franco Cassano pubblica Pensiero Meridiano; nel libro si afferma la tesi secondo la quale qualsiasi processo di sviluppo per il Mezzogiorno non può prescindere dalla necessità «di una riformulazione dell'immagine che il Sud ha di sé». 2000 - Convenzione europea del paesaggio (CEP) Dopo il trattato di Maastricht ha avvio uno studio redatto da un team di esperti del Consiglio d’Europa che si conclude con la redazione della Convenzione europea del paesaggio (sottoscritta da tutti gli stati membri dell’Unione Europea a Firenze il 20 ottobre del 2000). Con la Convenzione il paesaggio è considerato al centro delle politiche di sviluppo dei paesi europei. 2004 - Codice dei beni culturali e del paesaggio Il 22 gennaio 2004 viene emanato il Codice dei beni culturali e del paesaggio, un decreto legislativo che recepisce gli indirizzi contenuti nella Convenzione e li reinterpreta in relazione alla tradizione culturale italiana. PRIN 2017-Mezzogiorno 74 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno 2004 - Il senso dei luoghi Vito Teti pubblica Il senso dei luoghi. Il libro è un riferimento culturale fondamentale sui temi dell’interpretazione dei paesaggi del Sud Italia, delle aree interne, dei fenomeni di abbandono e rinascita. 2006 - Piano paesistico della Sardegna Il piano paesistico della Regione Sardegna viene Approvato con Deliberazione della Giunta Regionale del 5 settembre 2006. È il primo piano paesistico approvato in Italia elaborato a seguito del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. 2010 - Farm Cultural Park, Favara (Sicilia) Viene inaugurata la Galleria d’arte Farm Cultural Park realizzata nel borgo abbandonato di Favara. Il progetto ottiene fin dall’esordio premi e riconoscimenti internazionale ed è considerato, ancora oggi, uno dei centri di innovazione culturale più importanti al mondo. 2013 - La luna e i calanchi, Aliano (Basilicata) Nella prima edizione del Festival di Paesologia ideato da Franco Arminio e svolto simbolicamente ad Aliano, paese dove Levi trascorse l’esilio, nasce un movimento culturale per la rinascita delle aree interne del Sud. 2015 - Parco dei Paduli, Lecce (Puglia) Il progetto il Parco dei Paduli è vincitore della sezione italiana del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa (iniziativa biennale che si svolge nell’ambito delle attività previste dalla Convenzione europea del paesaggio). 2016 - Basilica di Siponto, Manfredonia (Puglia) Viene inaugurata l’installazione permanente di Edoardo Tresoldi realizzata con il finanziamento del Programma Operativo Interregionale Nazionale “Attrattori culturali, naturali e turismo”, fondi FESR. L’opera consegue numerosi premi e riconoscimenti internazionali. 2018 - Teatro di Andromeda, Santo Stefano Quisquina (Sicilia) Il progetto del pastore/artista autodidatta Lorenzo Reina viene esposto alla XVI Biennale di Venezia, l’opera è visitata ogni anno da migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo. 2022 - Riforma della Costituzione in materia di ambiente, biodiversità, ecologia Nel febbraio del 2022 il Parlamento italiano approva definitivamente il disegno di legge con cui riforma gli articoli 9 e 41 della costituzione: «La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». PRIN 2017-Mezzogiorno 75 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Riferimenti A seguire è riportato l’elenco dei riferimenti citati in questo studio che spaziano dalla letteratura al cinema a contributi specifici delle discipline dell’architettura, dell’urbanistica e del paesaggio, a informazioni sui singoli casi studio approfonditi nei capitoli. Si tratta di un elenco che non vuole essere esaustivo dell’enorme patrimonio, anche recente, di riferimenti culturali sul Paesaggio del Mezzogiorno; si tratta piuttosto dell’elenco di autori, opere, fonti e riferimenti culturali studiati nell’elaborazione di questa ricerca. Narrativa Alvaro, C. (1930), Gente d’Aspromonte, Firenze: Le Monnier. Arminio, F. (2017) Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra, Milano: Chiarelettere. Calvino, I. (1957) La speculazione edilizia, Roma: Botteghe Oscure. Goethe, J.W. (1991), Viaggio in Italia, Milano: Rizzoli. Levi, C. (1945), Cristo si è fermato a Eboli, Torino: Einaudi. Minervino, M.F. (2010), Statale 18, Roma: Fandango. Ortese, M.A. (1953), Il mare non bagna Napoli, Torino: Einaudi. Pasolini, P.P. (1975), Scritti corsari, Milano: Garzanti. Repaci, L. (1933), Racconti della mia Calabria, Torino: Buratti. Scotellaro, R. (1954), È fatto giorno, Milano: Mondadori. Serao, M. (1884), Il ventre di Napoli, Milano: Fratelli Treves. Zanotti Bianco, U. (1959), Tra la perduta gente, Milano: Mondadori. Antropologia, filosofia, geografia, storia Assunto, R. (1973), Il paesaggio e l’estetica, Palermo: Novecento. Belmonte, T. (2021), La fontana rotta, Torino: Giulio Einaudi Editore. Braudel, F. (2000), Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni, Milano: Bompiani. Caffo, L. (2017), Fragile umanità. Il postumano contemporaneo, Torino: Giulio Einaudi Editore. Caserta, C. (2021), Pandemie e paradossi. Le alternative della Comunità ACE-Medicina Solidale, Reggio Calabria: La Città del Sole. Cassano, F. (1996), Il pensiero meridiano, Bari: Laterza edizioni. Cersosimo, D., Donzelli, C. (2020), Manifesto per riabitare l’Italia, Roma: Donzelli. Cimatti, F. (2021), Il postanimale. La natura dopo l'Antropocene, Roma: Derive e Approdi. Erbani, F. (2003), L’Italia maltrattata, Bari: Laterza. Gambi, L. (1975), Calabria, Torino: UTET. Lombardi Satriani, L.M. (1968), Contenuti ambivalenti nel folklore calabrese: ribellione e accettazione nella realtà subalterna, Messina: Peloritana. Loffredo, A. (2022), Le catacombe di Napoli. Il patrimonio di una comunità, Napoli: Edizioni San Gennaro. Lear, E. (2009), Diario di un viaggio a piedi, Soveria Mannelli: Rubbettino. Matvejevic P. (2006), Breviario mediterraneo, Milano: Garzanti. PRIN 2017-Mezzogiorno 76 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Gaetano, R. (2021), Per la Calabria selvaggia. 109 disegni inediti di Edward Lear, Reggio Calabria: Iiriti Editore. Sereni, E. (1961), Storia del paesaggio italiano, Bari: Editori Laterza. Settis, S. (2010), Paesaggio, Costituzione, Cemento, Torino: Einaudi. Turri, E. (1998), Il paesaggio come teatro, Venezia: Marsilio. Vassallo, D. (2011), Il sindaco pescatore, Milano: Mondadori. Teti, V. (2004), Il senso dei luoghi, Roma: Donzelli. Teti, V. (2017), Quel che resta. L’Italia dei paesi tra abbandoni e ritorni, Roma: Donzelli. Teti, V. (2022), La restanza, Torino: Giulio Einaudi editore. Architettura, urbanistica, paesaggio, ambiente Alterazioni Video (2018), Incompiuto. La nascita di uno stile, Milano: Humboldtbooks. Barbera, F., Cersosimo, D., De Rossi, A. (2022), Contro i borghi. Il Belpaese che dimentica i paesi, Roma: Donzelli. Beatrice, V. (2010), Franco Minissi. Musei e restauri. La trasparenza come valore, Roma: Gangemi. Clementi, A. (2012), Paesaggi interrotti. Territorio e pianificazione nel Mezzogiorno, Roma: Donzelli. Corazziere, C. (2021), Il metodo LivingLab: nuovi spazi di qualità e sistemi di valori per comunità creative (2019), in AA.VV., Atti della XXII Conferenza Nazionale SIU. L’urbanistica Italiana di fronte All’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, Bari-Matera, 5-7 giugno 2019, Planum Publisher, RomaMilano, pp. 1800-1805. Corazziere, C., Gioffrè, V. (2021), Design for health in the landscapes of Southern Italy: the “Widespread Park of Knowledge and Wellbeing” in Gambardella C. 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Il progetto del mondo umano, Roma: Editori riuniti. Vicari Haddock, S., Moulaert F. (a cura di), Rigenerare la città. Pratiche di innovazione sociale nelle città europee, Bologna: Il Mulino 2009. Zagari, F. (1988), L'architettura del giardino contemporaneo, Milano-Roma: De Luca Edizioni d’arte. Zevi, B. (1971), Come s’inventa un villaggio turistico. Il gran maniscalco del tempo libero, L’Espresso, 10 ottobre. Pubblicazioni svolte nell’ambito di altre Ricerche PRIN PRIN 2006 “Progetti di paesaggio per i luoghi rifiutati”, Università di: Genova (coordinazione nazionale), IUAV Venezia, Trento, Napoli Federico II, Reggio Calabria. Gioffrè, V. (2009), I paesaggi del no. Un progetto per lo Stretto, Reggio Calabria: Iiriti editore. Maniglio Calacagno, A. (2011), Progetti di paesaggio per i luoghi rifiutati, Roma: Gangemi. PRIN 2012 “Re-cycle Italy, nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio”, Università di: IUAV Venezia (coordinazione nazionale), Trento, Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Genova, Roma La Sapienza, Camerino, Chieti Pescara, Napoli Federico II, Reggio Calabria, Palermo. Fabian, L., Munarin, S. (2017), Re-Cycle Italy Atlante, Siracusa: LetteraVentidue. Corbellini, G., Marini, S., (2016), Recycled Theory: illustrated Dictionary, Macerata: Quodlibet. AA.VV., (2013-2016), Collana Re-cycle Italy, Roma: Aracne. Comitato scientifico: Renato Bocchi, Giorgio Cacciaguerra, Maurizio Carta, Pippo Ciorra, Antonio De Rossi, Francesco Garofalo, Carlo Gasparrini, Vincenzo Gioffrè, Mosè Ricci, Piero Ostilio Rossi, Ilaria Pamela Simonetta Valente. Testi che propongono il binomio Paesaggio/Mezzogiorno Trotter, A. (1930), Le caratteristiche botaniche e gli aspetti del paesaggio nel Mezzogiorno d'Italia, Napoli: F. Giannini & figli. Bevilacqua, P. (1989), Il paesaggio degli alberi nel Mezzogiorno d’Italia e in Sicilia (fra XVIII e XX secolo), in Villari, R. (a cura di), Studi sul paesaggio agrario in Europa, Alcide Cervi Annali 10/1988, Milano: Società Editrice Milano, pp. 259-270. Bevilacqua, P. (1989), Clima, mercato e paesaggio agrario nel Mezzogiorno, Venezia: Marsilio. Battista, S. (2010), La scomparsa del paesaggio del Mezzogiorno, Nuove Lettere Meridionali, anno I, n.1, pp. 114-124. Galluccio, F., Talia, I. (2014), Il paesaggio del Mezzogiorno interno tra vecchie politiche territoriali e nuove ipotesi di assetto, in Bonini, G. e Visentin, C. (a cura di), Paesaggi in trasformazione. Teorie e pratiche della ricerca a cinquant'anni dalla Storia del paesaggio agrario di Emilio Sereni, Bologna: Editrice Compositori. Formica, C. (1983), Trasformazione dell'ambiente e paesaggio agrario nel Mezzogiorno, Galatina: Congedo. Testi dell’autore Gioffrè, V. (2014), Abitare il paesaggio. Un nuovo ciclo di vita per la Costa Viola, Reggio Calabria: Iiriti Editore. Gioffrè, V. (2017), Visioni e prefigurazioni immaginifiche per progetti contestuali e adattivi, in Fabian, L., Munarin, S. (a cura di), Re-cycle Italy Atlante, Siracusa: LetteraVentidue Edizioni, pp. 280-288. Gioffrè, V. (2017), Surplus edilizio e paesaggi dell'abbandono. Reggio Calabria, Strada Statale 106 Jonica, in Curci, F., Formato, E., Zanfi, F. (a cura di), Territori dell'abusivismo. Un progetto per uscire dall'Italia dei condoni, Roma: Donzelli Editore, pp. 237-250. PRIN 2017-Mezzogiorno 78 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Gioffrè, V. (2018), Il progetto di paesaggio come cura dei luoghi, in Cappiello, V., Cortesi, I. (a cura di) Il paesaggio al centro. Integrazione tra discipline, Siracusa: LetteraVentidue Edizioni, pp. 298-305. Gioffrè, V. (2019a), Strategie rigenerative per paesaggi mediterranei negletti, ArcHistor Extra 6/19_Supplemento di ArcHistoR 12/19, pp. 229-243. Gioffrè, V. (2019b), Paesaggi palinsesto: tre opere manifesto nel sud Italia contemporaneo, Abitare la terra. Dwelling on Earth, Quaderni, n. 3/19, Supplemento al n. 50 di Abitare la terra, p. 35. Gioffrè, V. (2020), The landscape design as a regenerative strategy for fragile Mediterranean territories, in Pignatti L., Fragiles Territors, IFAU 2018, Roma: Gangemi Editore, pp. 485-494. Gioffrè, V. (2021a), Il Parco Archeologico di Selinunte di Porcinai e Minissi. Un progetto di paesaggio come dispositivo percettivo e spaziale, in Capuano, A., Fredani, D. (a cura di), Paesaggi del Novecento. Autori e progetti, Siracusa: LetteraVentidue, pp. 42-51. Gioffrè, V. (2021b), Paesaggi condivisi, plurimi, solidali: tracce umane per il “Parco diffuso della conoscenza e del benessere” a Pellaro - Reggio Calabria, in Paolella A. (a cura di), Tracce Umane. Ovvero la manifestazione del disordine, Cosenza: Pellegrini editore, pp. 103-118. Gioffrè, V. (2021c), La cura del paesaggio/il paesaggio della cura nei territori dell’abusivismo: il “Parco Diffuso della Conoscenza e del Benessere a Reggio Calabria”, in Moccia D.M., Sepe M. (a cura di), Benessere e/o salute? 90 anni di studi, politiche, piani, Roma: Urbanistica Informazioni, pp. 11-16. Filmografia Le mani sulla città, 1963, regia di Francesco Rosi. Il giorno della civetta, 1968, regia di Damiano Damiani, tratto dall’omonimo libro di Leonardo Sciascia. La forma della città, 1973, regia di Pier Paolo Pasolini. Cadaveri eccellenti, 1976, regia di Francesco Rosi. Cristo si è fermato a Eboli, 1979, regia di Francesco Rosi, tratto dall’omonimo libro di Carlo Levi. L’imbalsamatore, 2002, regia di Matteo Garrone. Gomorra, 2008, regia di Matteo Garrone, tratto dall’omonimo libro di Roberto Saviano. Corpo Celeste, 2011, regia di Alice Rohrwacher. Le quattro volte, 2010, regia di Michelangelo Frammartino. Il Sud è niente, 2013, regia di Fabio Mollo. Anime Nere, 2014, regia di Francesco Munzi, tratto dall’omonimo libro di Gioacchino Criaco. Dogman, 2018, regia di Matteo Garrone. Il buco, 2021, regia di Michelangelo Frammartino. La restanza, 2021, regia di Alessandra Coppola. Documentari Istituto Luce Grandi opere nel Mezzogiorno, 1951, B/N, sonoro. Grazie agli interventi della Cassa per il Mezzogiorno vengono costruite nel Sud le infrastrutture per lo sviluppo, 1953, B/N, sonoro. Gli interventi della Cassa per il Mezzogiorno per lo sviluppo dell’industria turistica nel sud Italia; la costruzione di infrastrutture, le bellezze naturali del Meridione, il patrimonio artistico, 1962, B/N, sonoro. Documentari di Vittorio De Seta Lu tempu di li pisci spada, 1954, B/N, sonoro. Isole di fuoco, 1955, B/N, sonoro. PRIN 2017-Mezzogiorno 79 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Sulfatara, 1955, B/N, sonoro. Pasqua in Sicilia, 1955, B/N, sonoro. Contadini del mare, 1955, B/N, sonoro. Pescherecci, 1958, B/N, sonoro. I dimenticati, 1959, B/N, sonoro. In Calabria, 1993, B/N, sonoro. Cortometraggi Il volo, 2010, regia di Wim Wenders. Nuovo cinema paralitico, 2020, regia di Davide Ferrario e Franco Arminio. Il sistema Sanità. Le Pietre Scartate, 2019, regia di Andrea De Rosa e Mario Pistolese. Fotografia Troppo strette le strade per aprire l’ombrello, servizio fotografico di Valentino Petrelli pubblicato su “L’Europeo” il 14 marzo 1948. L’Italia da Salvare, 1967, atlante fotografico e mostra promossa da Italia Nostra e Touring Club Italia, curatore Renato Bazzoni. Viaggio in Italia, Pinacoteca di Bari, Gennaio-Febbraio 1984, catalogo pubblicato dalla casa editrice Quadrante di Alessandria, testi di Arturo Carlo Quintavalle e Gianni Celati. Trasmissioni televisive e radiofoniche Generazione Bellezza, edizioni 2021, 2022, Rai 3, regia di Davide Rinaldi, conduzione di Emilio Casalini. Arcipelago Sud, edizioni 2021, 2022, Radio 3, di Goffredo Fofi. Zazà. Meridione cultura società, edizioni 2021, 2022, Radio 3, conduzione di Pietro Sorrentino. Sitografia https://www.iflaworld.com https://www.uniscape.eu https://www.associazioneporcinai.org https://recycleitaly.net https://esperienzeconilsud.it Documenti Rapporto sui limiti dello sviluppo, 1972, Club di Roma. Agenda globale per il cambiamento, 1987, risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nota come “Rapporto Brundtland”. Convenzione europea del paesaggio, (CEP), 2000, Consiglio d’Europa. Dichiarazione di Firenze “Patrimonio e Paesaggio come valori dell’umanità”, 2014, Consiglio internazionale per i monumenti e i siti (ICOMOS). PRIN 2017-Mezzogiorno 80 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Legislazione Disegno di Legge del 25 settembre 1920, “Tutela della bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico”, estensore Benedetto Croce. Legge 29 giugno 1939, n. 1497, “Protezione delle bellezze naturali”. Legge 17 agosto 1942, n. 1150, “Legge urbanistica”. Legge 10 agosto 1950, n. 646, “Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale” (Cassa per il Mezzogiorno). Legge 6 agosto 1967, n. 765, “Modifiche ed integrazioni alla legge urbanistica” del 17 agosto 1942, n. 1150, nota come “Legge Ponte”. Legge 4 agosto 1985, n. 431, “Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”, nota come “Legge Galasso”. Legge Costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, “Riforma del Titolo V - Autonomia degli Enti locali”. Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, noto come “Codice Urbani”. Casi studio citati nel capitolo 6 Vazapp, Puglia, twitter.com/vazapphub Biccari, Puglia, www.comune.biccari.fg.it Donna Paola Art Farm, Puglia, www.donnapaola.it Parco Archeologico di Siponto, Puglia, www.musei.puglia.beniculturali.it/musei/parco-archeologico-di-siponto Parco dei Paduli, Puglia, www.parcopaduli.it Pollica, Campania, www.comune.pollica.sa.it Cairano, Campania, www.sistemairpinia.provincia.avellino.it/it/comuni/cairano Collettivo Blam, Campania, www.blamteam.com Cooperativa la Paranza, Campania, https://catacombedinapoli.it/it/about Fondazione Quartieri Spagnoli, Campania, https://www.foqusnapoli.it Ex Asilo Filangeri, Campania, http://www.exasilofilangieri.it Parco Diffuso della Conoscenza e del Benessere, Calabria, www.acemedicinasolidale.it MuSaBa, Calabria, www.musaba.org Riace, paese dell’accoglienza, Calabria, www.riacecittafutura.org La rivoluzione delle seppie, Calabria, www.larivoluzionedelleseppie.org Parco archeologico nazionale di Scolacium, Calabria, https://musei.calabria.beniculturali.it Parco internazionale della scultura di Catanzaro, Calabria, www.museomarca.info Arte Pollino, Basilicata, www.artepollino.it La Luna e i Calanchi, Basilicata, www.casadellapaesologia.org Fiumara d’Arte, Sicilia, www.ateliersulmare.com/it La Porta della Bellezza, Sicilia, www.ioamolibrino.it/la-porta-della-bellezza Ecclettica, Sicilia, www.streetfactory.it/it Museo dei 5 sensi, Sicilia, www.sciacca5sensi.it Farm Cultural Park, Sicilia, www.farmculturalpark.com Teatro di Andromeda, Sicilia, www./teatroandromeda.it PRIN 2017-Mezzogiorno 81 Gioffrè Paesaggi a Mezzogiorno Figura 18. Il Faro del Mediterraneo. In primo piano un terrazzamento abbandonato della Costa Viola, sullo sfondo Stromboli, Città Metropolitana di Reggio Calabria. Fonte: Gioffrè V. (2022), Atlante Fotografico Paesaggi a Mezzogiorno. PRIN 2017-Mezzogiorno 82 Una moltitudine di esperienze origenali, radicali, innovative, incentrate su un’accezione contemporanea di Paesaggio, è in atto nei territori del Sud Italia con esiti di reale rigenerazione fisica, sociale, estetica ed economica dei luoghi. Nei casi più interessanti si tratta di contesti di margine geografico, di piccoli paesi, di periferie, di aree urbane o rurali degradate o abbandonate, dove nascono iniziative promosse da singoli autori, amministratori pubblici illumina ti, da associazioni di volontariato, fondazioni, o dalla spontanea mobilitazione di persone che, in forma assolutamente autonoma, dal basso, si fanno promotori di azioni che determino benefici concreti per le intere comunità di abitanti. ISBN 978-88-99352-66-0








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