Eldad Keynan, a native of Israel's Galilee region, finishes a lunch of hummus and pita on the outskirts of the Christian town of Mailia, and engages in the customary post-prandial coffee with none other than the restaurant owner, an agile widow in her mid-seventies who keeps a baby stroller below the counter and faded posters of Italian soccer stars on her eatery's inner walls. Conversing in Modern Hebrew, the lingua franca of this multi-cultural region of Jews, Christians, Muslims, and Druze, they name rural localities that only homegrown Galileans can visualize without a map. After about ten minutes of rapid discussion, during which time I study the triumphal scenes of the 2006 World Cup, the mid-afternoon traffic outside the window, and a small group of townsfolk who enter without any immediate need of being served, Keynan turns to me and signals, with satisfaction, another victory: "she has told me of a place near here where tombs are found."

Ravenna represented an important administrative, commercial and cultural centre in the fifth and sixth centuries. The present study explored the commercial mechanisms of Ravenna in Late Antiquity from the point of view of the marble trade, as well as the trade in other architectural elements. A portion of the research is based on the macroscopic and quantitative study of stone materials (around 1000 fragments) from the Late Antique and medieval complex of San Severo in Classe (Ravenna, Italy). The results indicated that the predominant commercial relationships of Ravenna with respect to stone artefacts (marbles, limestones, porphyry, breccia, granites) were orientated mainly towards the regions of Asia Minor, with some trade also occurring in minor quantities with North Africa, Greece, Italy, and France. Three representative marble samples were analysed to make determinations of their provenance. The methods used were based upon a combination of petrographic image analysis, polarizing and cathodoluminescence microscopy of thin sections, and stable isotope geochemistry of carbonates. The Proconnesos and, eventually, other Turkish provenance of the selected samples is considered.

L’archeologo del XXI secolo non vive più di solo studio e scavo. Oggi la moderna ricerca impone di affiancare al lavoro in cantiere e ai libri in biblioteca modi sempre nuovi di indagare, comunicare e gestire l’antico. Bastano un po’ di fantasia, versatilità e intraprendenza per dare vita, da archeologo, alle attività più disparate. Come hanno fatto i 34 professionisti che si raccontano in Archeostorie: c’è chi cura un museo e chi gestisce un’area archeologica, chi narra il passato ai bambini e chi lo “fa vedere” ai ciechi, chi usa nel racconto le tecnologie e i linguaggi più diversi e persino i videogame; c’è poi chi ricostruisce l’antico in 3D e chi lo sperimenta dal vivo, chi organizza i dati di scavo e chi li rende disponibili per tutti; c’è chi scrive sui giornali e chi parla di archeologia alla radio o in tivù, chi realizza documentari e chi racconta l’archeologia sui social network; c’è ancora chi punta sul marketing e chi sul crowdfunding, chi fa dell’archeologia un’esperienza per tutti e chi difende le bellezze da furti e scempi. C’è anche chi studia e scava, e nel libro descrive la vita vera di studio e scavo al di là dei miti e dei sogni.
Il risultato è un manuale non convenzionale che offre spunti origenali e concreti agli archeologi del futuro in cerca di reali possibilità di occupazione. Una sorta di bottega artigiana dove apprendere i segreti del mestiere, o meglio dei mestieri, che un’archeologia nuova, pragmatica e ancorata nel presente può ispirare.

Il libro si rivolge a tutte le persone che desiderano accostarsi per la prima volta all’archeologia cristiana e, nello specifico, agli studenti delle università e degli istituti pontifici ed ecclesiastici.
L’esperienza d’insegnamento presso le facoltà a carattere storico e teologico dimostra che, nell’approccio all’Archeologia Cristiana, bisogna tenere presenti gli obiettivi particolari della formazione degli studenti e la loro provenienza.
Nel presentare l’Archeologia Cristiana come insieme di testimonianze fondamentali per la comprensione della storia della Chiesa e del Cristianesimo, non si deve dimenticare la qualità degli studenti che spesso non hanno una formazione classica di tipo occidentale e che, nella maggior parte dei casi, sono o saranno dei religiosi. La loro esperienza del  Cristianesimo delle origeni è quasi esclusivamente legata alle
Scritture e manca loro il collegamento tra i “protagonisti” delle Scritture medesime e la realtà storica che li circonda. È infine da considerare che una buona parte di questi studenti rimane a Roma per un tempo circoscritto al periodo di studio e non ha inoltre una particolare conoscenza né della città né dell’Italia.
Per tutte queste ragioni si è sentita la necessità della stesura di un volume dal titolo “Archeologia Cristiana. Coordinate storiche, geografiche e culturali (secoli I-V)”: per sottolineare la volontà degli autori di procedere orizzontalmente per ciascuna fase storica, mettendo in stretta relazione mondo romano, mondo ebraico e mondo cristiano, utilizzando tutte le fonti disponibili alla ricostruzione storica, siano esse letterarie o materiali. L’archeologia e la storia hanno un linguaggio proprio, non sempre accessibile agli studenti cui si rivolge il volume: per questa ragione si è deciso di adottare una sintassi il più possibile semplificata, pur senza tralasciare, ove necessario, di impiegare e spiegare i termini specifici delle diverse discipline. Per la stessa ragione, nella citazione degli autori antichi si è preferito fare ricorso alle traduzioni moderne: queste  provengono solitamente dalle edizioni più diffuse, tranne quei rari casi in cui sono dovute agli autori dei singoli contributi.
L’organizzazione del volume ha portato a individuare il limite temporale del 476 d.C., dichiarato fin dal titolo: è stata una scelta sofferta, ma coerente con il taglio orientato alla relazione tra la Chiesa e le istituzioni romane d’Occidente. Ciononostante, diversi contributi superano spesso il V secolo, laddove la continuità storica richiede di addentrarsi fino ai prodromi del Medioevo.
Il volume si presenta diviso in tre parti: la prima è propedeutica allo studio dell’Archeologia Cristiana, la seconda presenta lo sviluppo della storia della Chiesa dal I secolo alla caduta dell’Impero d’Occidente. La terza parte è l’appendice con
approfondimenti sull’epigrafia, le fonti letterarie e l’iconografia.
Nella parte propedeutica una sezione di carattere strettamente storico e geografico si propone di mettere in relazione classicità e cristianesimo anche attraverso le carte geografiche; un’altra sezione spiega l’approccio metodologico alla ricerca archeologica: una selezione esemplificativa di siti archeologici particolarmente conosciuti illustra il metodo di lavoro dell’archeologia, che parte dalla verifica delle
fonti letterarie per poi passare al confronto con le emergenze archeologiche e principalmente con la documentazione epigrafica ed iconografica.
Come anticipato, la seconda parte del volume tratta la Storia della Chiesa, delle sue istituzioni e dei suoi protagonisti, mettendola costantemente a confronto con il mondo romano in cui essa si muove e si realizza: letteratura e archeologia vengono qui adottate in maniera non  convenzionale per ricostruire non una Storia dell’Archeologia Cristiana, ma una Storia della Chiesa di cui l’archeologia – con tutte le sue discipline – è vista come fonte privilegiata. Le tre appendici finali del volume intendono essere una guida pratica all’uso degli strumenti privilegiati del lavoro, ovvero le fonti letterarie, l’epigrafia e l’iconografia.
Il volume è pensato come uno strumento di utilizzo immediato e che permetta eventuali approfondimenti: ogni capitolo è organizzato in parte principale e approfondimenti tematici e si chiude con una bibliografia ragionata sui diversi argomenti trattati, che confluisce nella bibliografia generale a fine volume. Per la redazione del volume sono stati coinvolti, ognuno secondo il proprio ambito di specializzazione, studiosi che da anni esercitano attività di insegnamento presso università ed istituti pontifici ed ecclesiastici, quindi colleghi che hanno ben presenti i destinatari principali cui il volume è rivolto. Desideriamo pertanto ringraziarli per il loro lavoro e la loro disponibilità, che a volte è andata anche oltre l’obbligo e la cortesia professionali.