Mauro Rubini
I am an italian anthropologist. At this moment I am director of the Anthropological Service of S.A.B.A.P.-LAZ (Ministry of Culture). Furthermore I teach Archeoanthropology in Foggia University. My research fields are: population of the Mediterranean Basin (genetic, evolution and infectuous diseases), Paleopathology.
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Papers by Mauro Rubini
during the Roman period. These conditions were analysed under
anthropological aspect within a extraurban territory of Rome: the
Grottaferrata area. Ad Decimum was a rich center. In this site was
found an hypogeum with two sarcophagus one with a female skeleton
and the other with a mummy of a young male. The richness
of grave-goods shows a social condition very high and well-off.
Near this site, in Villa Eloisa locality, another cemetery was excavated.
In a tomb a lady with a rare and disfigurant genetic disease
was found. Though this poor condition of health the “lady” survive
for a long time probably with the help of the community.
Ricordo la prima volta che vidi un deserto (il Sahara), non provai sgomento o paura davanti a quella grande distesa apparentemente vuota, ma solo curiosità. La scimmia che era in me prese il sopravvento! Dietro quell'apparente immobilità monotona c'era un mondo vivo che sfuggiva alle sue/mie percezioni: questo la scimmia pensò con grande curiosità. In fondo queste percezioni erano quelle di una scimmia metropolitana. Una moltitudine di rettili, ragni, insetti, roditori, che di giorno erano invisibili alla luce del sole, di notte animavano freneticamente quel mare di sabbia ventoso quasi fosse il centro di una grande metropoli. Tutto ciò rivelava un equilibrio tra forme viventi e tra abitudini diurne e notturne; una "giusta proporzione" come quella degli ingredienti in una torta perfettamente riuscita. Non c'era traccia di imperfezioni, né di squilibri. La natura aveva collocato ogni cosa al posto giusto con i tempi giusti. Nessuno alterava questi equilibri in quanto non ne aveva la necessità e ancor più la capacità. Ecco, questo è proprio il punto fondamentale, in quei luoghi l’umanità ancora non era giunta. La considerazione più semplice ma anche più complessa è rappresentata dal fatto che l’uomo è l’unico animale in grado di modificare l’ambiente in cui vive. Anche alcune società di insetti come api, formiche, termiti ad esempio sono in grado di costruire strutture complesse ma non tali da alterare quel famoso equilibrio, né di modificare l’ambiente in cui vivono. L’uomo riesce a deviare corsi d’acqua, costruire tunnel attraverso montagne, deforestare insomma fa tutto ciò che non appartiene a quell’ambiente che la natura ha equilibratamente e pazientemente assemblato. Tuttavia sarebbe riduttivo e fuorviante parlare solo di questo e non considerare che la stragrande maggioranza di scimmie nude (come definì l’uomo il famoso etologo Desmond Morris) morirebbe di stenti, oramai derivanti dalla sua incapacità pressoché totale di integrarsi nell’ambiente in cui vive senza modificarlo. Ma perché l’uomo è giunto a modificare l’ambiente e attraverso quali meccanismi lo ha fatto? L’evoluzione umana è sicuramente una tematica complessa e allo stesso tempo affascinante della quale ancora non ne siamo che parziali conoscitori. I cambiamenti strutturali che l’uomo ha avuto nel suo cammino non rappresentano una linea retta ma piuttosto quella che sembra una linea “impazzita” che in alcuni punti troviamo interrotta e ancora non siamo in grado di riconnetterla. Ciò ha portato gli antropologi (detesto il termine paleoantropologi) a ipotizzare l'evoluzione umana come un albero con molti rami secchi. E' una giustificazione per l'incomprensione delle dinamiche evolutive dell'uomo? Proviamo a semplificarla. Ogni famiglia ha un albero genealogico più o meno articolato. ma se siamo curiosi fino in fondo, scopriamo che non è un albero è solo una retta. Perchè? Ma perchè sono tutti umani, magari diversi tra loro ma umani. Non ci troveremo scimmie. Ciò dovrebbe far riflettere come l'unico grande albero non è quello dell'evoluzione umana ma quello che comprende tutte le specie viventi, di cui l'uomo rappresenta solo un piccolo, giovane ramo. Le variazioni che l’uomo ha avuto per giungere a oggi non sono state solo anatomiche e/o organiche ma hanno riguardato anche un fenomeno ancora poco conosciuto scientificamente ossia l’encefalizzazione. L’attivazione crescente di aree cerebrali sempre più complesse ha permesso all’uomo, rispetto alle altre specie animali, di acquisire quello strumento che è stato ed è alla base della capacità di modificare l’ambiente e che potremo riassumere nella parola “intelletto”. Mentre tutte le specie animali attuano il principio dell’adattabilità attraverso l’interazione con l’ambiente fatta di profonda conoscenza del territorio e sfruttamento ottimale delle risorse che offre, l’uomo da relativamente poco tempo ha imparato ad adattare l’ambiente alle sue necessità come? Modificandolo. Oggi più o meno tutti nel mondo occidentale viviamo in comode case con riscaldamento, frigorifero, televisori e quant’altro ci necessita per sopravvivere e non solo. Non dormiamo più all’aperto, o in umidi ripari riscaldati, anche questi da relativamente poco tempo, da un fuoco da custodire gelosamente perché fondamentale per la sopravvi-venza. Non andiamo più a cacciare con lance con punte di pietra grandi animali o a raccogliere erbe commestibili, frutta e bacche; perché gli animali li alleviamo e i vegetali li coltiviamo. Tutto questo è stato frutto si di ancestrali esperienze ma soprattutto supportate dalla nostra sempre maggiore capacità di comprendere, progettare e inventare soluzioni sempre nuove per adattarci alla vita. Quando si parla in termini temporali di evoluzione l’uomo rappresenta un fanciullino nei confronti di molte altre specie che sono ancora presenti o che si sono estinte. L’uomo e i suoi antenati sono tali solo da pochi milioni di anni forse poco più di un paio. In confronto alle decine di milioni di anni di “anzianità” che hanno avuto i grandi rettili (i dinosauri) o che hanno alcuni rettili esistenti come ad esempio il coccodrillo (vero fossile vivente) o ancora alcuni pesci ossei, in fondo noi rappresentiamo veramente poco più che dei ragazzi. Questo in ordine temporale. Dal punto di vista evolutivo invece l’uomo si è caratterizzato per una velocità sorprendente di modificarsi, nella sua storia biologica questo è avvenuto anche solo in poche centinaia di migliaia di anni come nel caso dei neandertaliani e in altri casi forse anche meno. In questo libro si vuole porre attenzione all’evoluzione umana in un modo colloquiale, come in una chiacchierata tra amici. Ovvio che ci sarà inevitabilmente qualche parolina apparentemente complicata o troppo tecnica che magari ci scappa, ma per parlare della cono-scenza attuale in termini di evoluzione umana questo è un pegno che bisogna pagare.