5. Hegel_ la dialettica
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5. Hegel_ la dialettica
Hegel: la dialettica
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Benvenuto in una nuova puntata su Hegel. Se non hai visto le precedenti puntate, ti
invito a farlo, perché oggi tratteremo la dialettica hegeliana, che è fondamentale e è
necessario appunto che tu abbia ben consolidato i concetti visti precedentemente.
Abbiamo visto già l'idea di assoluto di Hegel, che è un'idea dinamica, in continuo
divenire, in continua trasformazione, e la legge che guida questo divenire è proprio la
dialettica.
E qui mi voglio fermare per riflettere su che cos'è la dialettica. La dialettica, secondo il
dizionario Treccani, significa l'arte del dialogare, del discutere, intesa come tecnica e
abilità di presentare gli argomenti adatti a dimostrare un assunto, a persuadere un
interlocutore a far trionfare il proprio punto di vista su quello dell'antagonista. Quindi la
dialettica di per sé implica un pensiero, perché parli nel momento in cui hai elaborato ciò
che stai per dire.
Altrimenti, diciamo che se non fosse così, avresti dei seri problemi mentali, su cui non mi
voglio soffermare in questa puntata. Quindi una persona sana di mente parla, dialoga,
avendo già pensato e ragionato su ciò che deve dire. Perché ti dico questo? Perché
abbiamo già visto che per Hegel realtà e ragione coincidono.
Adesso capirai perché ho fatto questa introduzione. Iniziamo a parlare della dialettica. La
dialettica per Hegel è costituita da due leggi sostanziali.
Il momento intellettuale, secondo il filosofo, è il momento più basso della ragione, perché
il pensiero si ferma in modo rigido a ciò che vede nella realtà. La rigidità di questo
pensiero è data dal fatto che ci si limita solo a vedere le uguaglianze e le differenze di
queste molteplicità, secondo i principi di identità e di non contraddizione. Poi passiamo al
secondo momento, quello dialettico o negativo-razionale.
Ma di questi opposti ne abbiamo parlato tantissimo, sin dai primi filosofi greci che
abbiamo visto si focalizzavano proprio sugli opposti. Ma veniamo al terzo momento, che
è il momento speculativo o positivo-razionale. Se nel momento precedente noi abbiamo
rilevato gli opposti, in questo momento li uniamo insieme, perché ci rendiamo conto che
la realtà è fatta da entrambi, quindi sia dal bene che dal male, sia dal caldo che dal
freddo, e che quindi un concetto non può esistere nella realtà se non perché esiste
anche il suo contrario.
Da questi tre momenti del pensiero si capisce che c'è per Hegel una forte differenza tra
intelletto e ragione. L'intelletto, per il filosofo, è il grado più basso della ragione, perché è
un pensiero statico e non dinamico, quindi non indivenire. È così e basta, non si muove.
E questo pensiero rigido e statico considera gli enti soltanto escludendoli tra loro, ed è il
caso del primo momento astratto intellettuale. La ragione, invece, implica un pensiero
dinamico, con continuo divenire, come avrebbe detto Eraclito con il suo Pantarei. Questo
pensiero non si ferma a valutare gli enti secondo una logica di esclusione, ma riesce a
definire gli opposti, ogni bene e male per intenderci, e a unirli insieme facendone una
sintesi.
Ecco che quindi, tornando ai nostri due concetti fondamentali di finito e infinito, ti ricordo
appunto che la prima tesi del sistema hegeliano è proprio che il finito si risolve
nell'infinito, arriviamo a capire questa cosa. Per Hegel, l'intelletto rappresenta il finito, il
limitato, il parziale, l'astratto, mentre la ragione rappresenta il cerchio più grande,
l'infinito, perché con la ragione puoi muoverti in modo illimitato, viaggiando con la mente
senza fermarti mai. Quindi, riprendiamo i nostri tre momenti.
Il primo momento è quello astratto intellettuale, il momento della tesi, in cui si afferma
un concetto utilizzando i principi di identità e di non contraddizione, quindi quello è bene
perché è bene. Il secondo momento è quello dialettico o negativo-razionale, che è il
momento invece dell'antitesi, che si contrappone alla tesi, perché si contrappone per
l'appunto crea un concetto opposto. Quindi esiste il bene perché c'è il male, e il bene e il
male sono tra loro contrapposti.
Se io nego due volte una cosa, l'affermo. Pensa per esempio a due cariche negative.
Meno per meno che cosa fa? Più.
E questa è la riaffermazione che Hegel chiama con il termine tedesco Aufhebung, che è
un sostantivo che significa abrogazione, eliminazione, abolizione. In sostanza con
l'Aufhebung Hegel conserva sia la tesi che l'antitesi, facendone quindi una sintesi, bene
e male insieme. Ci vediamo nella prossima puntata per parlare della critica che Hegel
mosse ad alcune filosofie precedenti.