Coordinate: 40°48′N 14°33′E

Poggiomarino

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Poggiomarino
comune
Poggiomarino – Stemma
Poggiomarino – Bandiera
Poggiomarino – Veduta
Poggiomarino – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Campania
Città metropolitana Napoli
Amministrazione
SindacoMaurizio Falanga (centro-destra) dal 22-9-2020
Territorio
Coordinate40°48′N 14°33′E
Altitudine26 m s.l.m.
Superficie13,2 km²
Abitanti21 997[1] (31-8-2022)
Densità1 666,44 ab./km²
FrazioniFlocco, Fornillo
Comuni confinantiBoscoreale, Palma Campania, San Giuseppe Vesuviano, San Valentino Torio (SA), Scafati (SA), Striano, Terzigno
Altre informazioni
Cod. postale80040
Prefisso081
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT063055
Cod. catastaleG762
TargaNA
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona C, 1 166 GG[3]
Nome abitantipoggiomarinesi
Patronosant'Antonio di Padova
Giorno festivo13 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Poggiomarino
Poggiomarino
Poggiomarino – Mappa
Poggiomarino – Mappa
Posizione del comune di Poggiomarino nella città metropolitana di Napoli
Sito istituzionale

Poggiomarino è un comune italiano di 21 997 abitanti[1] della città metropolitana di Napoli in Campania.

Gli indigeni dell'attuale territorio di Poggiomarino furono i Sarrasti. I primi insediamenti risalgono alla media età del Bronzo (circa 1350 a.C.) fino agli inizi del VI secolo a.C., come testimoniato dai ritrovamenti straordinari venuti alla luce accidentalmente nel 2000, nell'attuale località di Longola, durante i lavori per la costruzione del depuratore del medio-Sarno. Il villaggio più antico risale al Bronzo medio avanzato ed era costruito su una rete di isolotti artificiali, delimitati da robusti tronchi di quercia piantati nel fondale acquitrinoso, in modo da consolidarli. Gli isolotti erano circondati da canali artificiali navigabili che avevano le sponde rafforzate da pali e tavole di legno di quercia. I Sarrasti si spostavano grazie all'utilizzo di imbarcazioni lunghe e strette: è stata individuata una darsena con almeno due piroghe ancora attraccate a pali.[4]

La storia moderna della città è legata in modo indissolubile a quella di Striano, suo antico capoluogo. L'origine dell'abitato si deve alla costruzione, verso la fine del XVI secolo, del "Canale Conte di Sarno", un'opera di ingegneria idraulica, voluta dal nobile Muzio Tuttavilla, all'epoca conte di Sarno. Nel 1553 il conte acquistò il feudo di Torre Annunziata e decise di portarvi le acque del fiume Sarno, per alimentare i mulini del luogo. I lavori iniziarono nel 1592[5] e gli operai impegnati nella costruzione crearono delle abitazioni, precarie dapprima, più stabili in seguito, intorno a una taverna, la "Taverna Penta", che diede il nome alla borgata. Durante l'eruzione del Vesuvio del 1631, le popolazioni vesuviane furono costrette a trasferirsi in un territorio più sicuro, contribuendo così alla crescita demografica del nuovo villaggio.[6] Nel 1726 l'osteria era circondata da poche case e una cappella dedicata a sant'Antonio di Padova, sotto la giurisdizione del parroco della chiesa matrice di San Giovanni Battista di Striano.[7]

Corso de Marinis - 1930. Sulla destra è visibile un angolo del Palazzo del Principe e relativa cappella (costruzioni ormai rimpiazzate)

Nel 1738 il borgo assunse il nome di Poggio Marino dal nuovo proprietario Giacomo de Marinis, un noto e potente mercante genovese che aveva acquistato il Principato di Striano e il Marchesato di Genzano.[8] Nello stesso periodo il Principe de Marinis fece costruire il suo omonimo palazzo, e iniziò a chiamare quante più persone possibili per la coltivazione delle sue vaste tenute nella vicina località di Longola, offrendo loro delle franchigie e delle case che fece costruire in loco. Fu così che nel giro di poco tempo la popolazione iniziò a crescere a dismisura[7] fino a raggiungere, nel 1804, circa 2 200 abitanti.[9] A quei tempi nel territorio vi erano coltivazioni di grano, lino, vite, gelsi e mele, inoltre tra Poggiomarino e Striano c'era un ponte di pietra sotto il quale scorreva il fiume Sarno, all'epoca chiamato Dragone, ricco di anguille e granchi.[10]

Giacomo de Marinis morì senza lasciar eredi e nel 1753, tutti i suoi averi andarono a suo nipote Giovanni Andrea, feudatario sino al 1806, epoca in cui fu abolita la feudalità. Nel 1798, subito dopo la prima campagna d'Italia delle truppe francesi, il Regno di Napoli entrava nuovamente in guerra. Il re Ferdinando IV, persa la battaglia di Civita Castellana, si rifugiò a Palermo, lasciando il suo regno nell'anarchia più totale, che ben presto degenerò in guerra civile fra i lazzari (esponenti della classe popolare e fedeli al Re) e i giacobini (personalità filofrancesi di grande rilievo e cultura). In tale contesto, insorse il movimento rivoluzionario napoletano, appoggiato dai francesi, al quale aderì anche Filippetto de Marinis, figlio di Giovanni Andrea. Il giovane ragazzo, appena diciottenne, prese parte all'insurrezione, parteggiando per la famosa Compagnia della Morte, formata da 300 giovani patrioti. Il 23 gennaio 1799, con il consenso dei francesi, venne instaurata la nuova Repubblica Napoletana che ebbe vita breve a causa dell'inesperienza dei repubblicani e il mancato appoggio del popolo. Infatti dopo pochi mesi venne restaurato il potere borbonico e alla caduta della Repubblica Napoletana, Filippetto De Marinis, insieme agli altri repubblicani, fu arrestato e sottoposto a procedimento penale. Il 23 settembre 1799, la Suprema Giunta di Stato lo condannò alla pena capitale tramite decapitazione.[11][12][13] Il 1º ottobre 1799, in piazza Mercato a Napoli, Filippetto de Marinis, all'età di soli 21 anni, sali sul patibolo e dopo aver chiesto perdono a tutti, baciò il suo boia facendo ammutolire il popolo e morendo da vero eroe.[14][15]

Durante la grande eruzione del Vesuvio del 15 giugno 1794, a cui seguirono delle alluvioni, il territorio fu danneggiato gravemente. Dalle pendici del vulcano scesero due colate di fango, pressappoco alte 6 m e larghe 900 m, che spezzarono e sradicarono molti alberi. Dal versante del monte Somma franarono circa 7 tonnellate di rocce, una delle quali era approssimativamente alta 1,5 m e lunga 3 m, che devastarono vari km² di terra.[9][16]Le alluvioni probabilmente, furono il risultato di intense piogge causate dall'eruzione vulcanica esplosiva che produsse grandi quantitativi di vapore, creando così dei temporali di origine vulcanica, che si riversarono sulle pendici del Vesuvio creando così delle valanghe di fango che scesero a valle inondando e devastando la cittadina.[senza fonte]

Sotto il regno di Giuseppe Bonaparte, il 2 agosto 1806, venne abolità la feudalità e sul modello francese, il regno di Napoli fu suddiviso in province, distretti, circondari e comuni. Con la legge nº 272 dell'8 dicembre 1806,[17] Poggio Marino divenne comune del Circondario di Bosco Tre Case, sotto il Distretto di Castellammare.[18] Striano, da antico capoluogo, divenne per un brevissimo periodo borgo di Poggio Marino fino a quando nel 1809, con Real Decreto del 23 ottobre, fu reso autonomo come comune di Striano.[15]

Il 15 giugno 1851, il comune di Poggiomarino presentò una richiesta di risarcimento da parte del comune di Boscoreale per errori catastali rilevati dagli atti del 1821 ed anni successivi. Il comune rivendicò i territori appartenenti di diritto alla sua giurisdizione. La disputa si concluse dopo molti anni quando Il 6 settembre 1946 la frazione di Flocco, fino ad allora parte del comune di Boscoreale, venne aggregata a Poggiomarino.[19][20]

Il Brigante Antonio Cozzolino, detto Pilone

Con la nascita del Regno d'Italia nel 1861, sorsero delle insurrezioni popolari, a opera dei cosiddetti Briganti, contro il nuovo governo, che interessarono le ex province del Regno delle Due Sicilie. Le motivazioni furono: Il serio peggioramento delle condizioni economiche; l'incomprensione e indifferenza della nuova classe dirigente verso la popolazione da loro amministrata; l'aumento delle tasse e dei prezzi di beni di prima necessità; l'aggravarsi della questione demaniale, dovuta all'opportunismo dei ricchi proprietari terrieri.[21] Anche il popolo di Poggiomarino parteggiava per la restaurazione del potere borbonico, tant'è che nella speranza del ritorno del re, nella piazza venne affisso un manifesto per incitare il popolo:

«Viva il nostro re Francesco II ; questa è la volontà del popolo,

e se nò, sangue correrà a fiumi per la volontà del popolo,

e se no, sangue correrà a fiumi per la difesa del nostro re Francesco II.

Fuori l'Italia, sangue, sangue sangue»

Nelle campagne di Poggiomarino, Flocco e Ottajano (oggi Ottaviano) si nascondevano due bande di Briganti: i Pilone[23] e Micciariello. Questi estorcevano denaro ai ricchi e ne donavano una parte ai bisognosi.[24] La risposta al brigantaggio da parte dei Savoia fu molto violenta e per certi versi crudele. Il nuovo regno, al fine di riordinare l'esercito, istituì 13 Legioni territoriali dei Carabinieri che tra l'altro ebbero il compito di combattere il brigantaggio locale.[25] Il vicebrigadiere Luigi Galimberti, della 7ª legione dei Carabinieri di Napoli, fu decorato con una medaglia d'argento, nel comune di Poggio Marino, perché attaccò quattro briganti e dopo aver lottato corpo a corpo con due di loro, riuscì a disarmarli e arrestarli.[26]

Fino al XIX secolo l'approvvigionamento dell'acqua avveniva tramite cisterne e pozzi artesiani. Quando venne realizzato il "Conte di Sarno", soprattutto in tempi di siccità per cui le cisterne erano secche, senza curarsi della potabilità dell'acqua, la si raccoglieva direttamente lungo le rive del canale. L'acqua veniva trasportata con botti sui carri o portata in testa con bigonce. Verso la fine del XIX secolo iniziarono i lavori per la costruzione dell'Acquedotto del Sarno che andò in funzione il 18 aprile 1892. Le condutture raggiunsero anche Poggiomarino e così furono installate le prime fontane pubbliche, alcune delle quali tuttora esistenti e funzionanti. Spesso, sempre quando le cisterne erano secche, per attingere un secchio d'acqua bisognava fare una fila di ore e l'mpazienza era tale che facilmente vi erano litigi e battibecchi fra le persone in fila.[27]

Costruita nel 1890, "Vesuvio" è stata la prima locomotiva della ferrovia Napoli-Ottajano.

Nel 1906 il paese fu raggiunto dalla Ferrovia Circumvesuviana, con i primi treni a vapore, sia con la linea Napoli-Ottaviano-Sarno sia con la linea Napoli-Pompei-Poggiomarino. In seguito, nel 1924, le due linee vennero interamente elettrificate.[28] La nuova via di comunicazione diede nuove orizzonti occupazionali agli abitanti i quali iniziarono a spostarsi agevolmente in molti paesi vesuviani. In quel periodo molti abitanti lavoravano come operai soprattutto a Portici, Resina (attuale Ercolano), Torre del Greco e Torre Annunziata.[29] La ferrovia, in un'epoca in cui vi erano pochi mezzi di comunicazione, si rivelò anche un elemento fondamentale per la crescita demografica del paese. Infatti mentre negli altri paesi vi furono forti riduzioni di popolazione dovute a vari motivi quali emigrazione verso gli Stati Uniti, mortalità per colera nel 1908, mortalità per influenza spagnola nel 1919, caduti in guerra nel 1915-1918, morti durante le eruzioni del Vesuvio del 1929-1930, nonostante ciò a Poggiomarino vi fu un considerevole aumento di popolazione: da 4663 residenti del 1901 si arrivò a 5815 residenti nel 1931.[30]

Sfilata a Roma del Fascio femminile di Poggiomarino

Dopo l'instaurazione del fascismo nel 1926, si tentò di mutare il modo d'essere e comportarsi degli Italiani sul modello sociale e etico dettato dall'ideologia del nuovo regime dittatoriale. La propaganda del nuovo regime imponeva ideali quali il nazionalismo, il patriottismo, il militarismo, l'atletismo, l'eroismo e l'autoritarismo. In quel contesto venne costruita la scuola elementare in via Roma intitolata al martire e patriota Filippetto De Marinis[31][32], mentre l'altra scuola in via Filippo Turati (attuale Plesso Tortorelle) venne intitolata a "Rachele Mussolini". Sulla facciata principale del Comune venne incisa la frase "DUX REX". Fu fondato anche il Fascio Femminile di Poggiomarino che il 1º gennaio del 1939, partecipò alla sfilata fascista lungo via San Gregorio a Roma.[33]

Foto di Rosa Velardo

La dittatura emanò le leggi fascistissime, con lo scopo di debellare tutti i partiti e le associazioni d'opposizione. A Poggiomarino, nel 1931, furono arrestate due ragazze, Annunziata Giulia e Bonagura Anna, che facevano parte della Gioventù femminile di Azione Cattolica. L'associazione fu fondata a Poggiomarino nel 1928, da un'insegnante, Rosa Velardo (Poggiomarino, 1912 – 1955) la quale per proteggere le Associazioni di Azione Cattolica minacciate dalla chiusura, le trasformò, con l'aiuto dei Frati minori, in Terz'ordine francescano, in modo che, essendo legati a un Ordine Religioso, la soppressione da parte del regime risultasse più difficile.[34]

Seconda guerra mondiale

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Durante la seconda guerra mondiale, dopo lo sbarco anglo-statunitense a Salerno, avvenuto il 9 settembre 1943, i tedeschi, nel tentativo di fermare l'avanzata alleata, furono costretti a risalire verso nord, per poi appostarsi sul monte Cassino che era l'unica via d'accesso. La guerra cominciò così a interessare la Campania suscitando paura e timori tra le popolazioni che non erano state ancora toccate, in modo diretto, dal conflitto.

La popolazione tirò un sospiro di sollievo quando, il 25 luglio di quell'anno, vi fu la caduta del regime fascista, iniziando così a sperare che in pochi giorni la guerra sarebbe finita. Quando poi in un pomeriggio dell'8 settembre, sempre del 1943, un comunicato radio riferì che il 3 settembre, a Cassibile, in provincia di Siracusa, era stato firmato l'armistizio, tutta la popolazione si riversò per le strade in preda all'euforia mentre le campane suonavano a festa. Purtroppo l'entusiasmo durò poco perché il giorno seguente la guerra arrivò nelle strade di Poggiomarino. Infatti a notte fonda del 9 settembre,[35].[36] una lunga colonna di carri armati tedeschi proveniente da Terzigno, percorrendo via Piano del Principe, si fermò a "Pizzo lampione" della località Flocco terrorizzando gli abitanti del luogo. La colonna avanzò poi nel pomeriggio del giorno dopo, attraversando Piazza de Marinis a Poggiomarino per poi proseguire verso San Marzano, per ostacolare l'avanzata anglo-americana.

L'artiglieria tedesca intanto aveva piazzato alcuni cannoni in località Fornillo e da lì, per alcuni giorni, di tanto in tanto venivano sparate delle granate verso la valle del Sarno. La gente terrorizzata dai colpi che facevano vibrare le case come in un terremoto si rifugiò nelle campagne circostanti. Nel cielo sereno di quell'estate ebbero luogo vari combattimenti aerei fra i velivoli statunitensi "a due code" e gli "Stuka" tedeschi.

Nel frattempo, per impedire l'avanzate delle truppe alleate, i nazisti fecero saltare il ponte sul fiume Sarno di San Marzano, stabilendosi a Poggiomarino. Il 25 settembre, tramite manifesti pubblici, a tutti i cittadini, compresi i carabinieri e vigili urbani, fu intimato di consegnare le armi. La maggioranza della popolazione rispettò gli ordini per paura di rappresaglia. Tutte le armi vennero ammucchiate in piazza De Marinis, dopodiché furono schiacciate con un carro armato.

Intanto con un altro manifesto venne ordinato, pena la fucilazione, a tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni di presentarsi in Piazza De Marinis. Ovviamente nessuno si presentò e tutti si occultarono nelle campagne. Allora i tedeschi nella notte fra il 25 e il 26 settembre rastrellarono le zone di Striano, della contrada Marra e di Poggiomarino, riacciuffando quasi tutti. Gli uomini furono incolonnati lungo la via Piano del Principe e condotti verso la stazione delle FF.SS. di Terzigno per essere deportati in Germania. Alcuni di loro riuscirono a scappare attraverso le siepi della strada, rifugiandosi nelle campagne circostanti.

Nell'edificio della scuola in contrada Tortorelle venne allestito un ospedale militare tedesco per i feriti del fronte di Scafati e San Marzano. Nel cortile adiacente alla scuola venivano seppelliti i morti che successivamente, dopo la guerra, vennero esumati e portati in patria.

La retroguardia tedesca intanto iniziò a devastare e incendiare molte case lungo il tragitto al fine di impedire il passaggio delle colonne corazzate alleate che stavano avanzando. Purtroppo gli alleati tardarono a risalire verso Poggiomarino e le devastazioni furono ingenti: la linea elettrica fu totalmente distrutta; la Circumvesuviana in completa rovina; le strade bloccate dalle macerie.

Nella notte del 27, si udirono molti spari di fucili, raffiche di mitraglie e rombi di cannoni dei pochi soldati nazisti che tentavano di coprire la ritirata del grosso delle truppe. Poi, il mattino seguente, finalmente arrivarono da Scafati le truppe inglesi del 1/7° Queen's Royal Regiment, protette dagli aerei che sorvolano la zona e accolte con esultanza dal popolo che vedeva in loro i liberatori. Gli inglesi entrarono abbastanza facilmente nel paese, ma a nord di esso dovettero affrontare una forte resistenza dei tedeschi.[36][37]

Nel gennaio del 1944, nelle campagne fra la località di Fornillo (attualmente frazione di Poggiomarino) e Terzigno, gli statunitensi allestirono in brevissimo tempo un aeroporto militare, che per la sua vicinanza alla più conosciuta cittadina di Pompei, venne denominato Pompeii Airfield (Campo d'aviazione Pompei). Il campo ospitò gli aerei B-25 Mitchell del 340º stormo bombardieri. Fra le molteplici azioni aeree partite dal Pompeii Airfield, ricordiamo, la partecipazione al bombardamento dell'Abbazia di Montecassino del 15 febbraio 1944, al tempo occupata dai tedeschi che strategicamente la stavano utilizzando come fortezza.[38][39] Intorno all'aeroporto vi erano gli accampamenti delle varie squadriglie (quattro in totale). Gli accampamenti della 486ª e 488ª Squadriglia, come pure il Quartier Generale e l'area di atterraggio, si trovavano nella zona di Terzigno, mentre le campagne di Poggiomarino al confine, l'attuale frazione di Fornillo, ospitarono la 487ª e 489ª Squadriglia. Sul diario di guerra della 487ª il 5 gennaio c'è una simpatica descrizione della cittadina:

(EN)

«The 487th Squadron Area is in the little town of Poggio Marino. Inhabitants say the buildings bordering the road were dynamited by the Germans. Population is poor. There is a market place, laid out each morning with hand-made baskets, chairs, ladders, etcetera. Baskets of oranges and apples are displayed prettily with green leaves. The small shops are cluttered with cheap merchandise. The women seem to be hardworking and cheerful, but men, young and old, appear cynical and dismayed. The new-born babies look undernourished, but the other kids have plenty of vigor. The 487th area begins on the outskirts of town, with buildings that look as if they were molded in wet lava by a giant-child who tried but couldn't quite get his corners square and lines straight. Roofs are of different levels, sprouting odd little chimneys at frequent and odd intervals. A few are tiled, but most are just rounded off lava. All are old. [...]»

(IT)

«L'area della 487ª Squadriglia si trova nel piccolo comune di Poggio Marino. Gli abitanti raccontano che gli edifici che si affacciano sulla strada sono stati fatti saltare dai tedeschi. La popolazione è povera. Ogni mattina è previsto un mercato, con cesti fatti a mano, sedie, scale, eccetera. I cesti di arance e mele vengono esposti graziosamente con delle foglie verdi. I piccoli negozi sono pieni di merce a buon mercato. Le donne sembrano essere felici e lavoratrici, mentre gli uomini, giovani e vecchi, appaiono freddi e demoralizzati. I neonati hanno un aspetto denutrito, ma i ragazzi hanno molta forza. L'area della 487ª comincia dalla periferia della città, con edifici che sembrano come se fossero stati stampati nella lava fresca da un bambino gigante che ha provato senza riuscirci a ottenere angoli quadri e linee rette. I tetti sono di altezza diversa, da dove spuntano piccoli camini in modo casuale, frequente e imprevedibile. Alcuni sono rivestiti da tegole, ma la maggior parte sono solo di lava levigata. Ogni cosa è vecchia. [...]»

La 487ª e 489ª Squadriglia arrivarono a Poggiomarino il 4 gennaio, dove trovarono molti edifici vuoti perché precedentemente molte famiglie erano state sfrattate con la forza. Malgrado il dramma di quelle povere persone, gli statunitensi ebbero la fortuna di non dover erigere delle tende personali, vivendo così nelle case abbandonate.[41] Sul diario di guerra della 489ª il 5 gennaio si legge:

(EN)

«Well, the first day at our new location has passerd by. It is too early to make any remarks about the place, but here are a few facts . Naples is less than twenty-five miles away. Mt. Vesuvious with its smoke-bellowing top is within easy driving distance and the ruins of ancient Pompei adjoin this immediate area. The town we heve taken over was just recently inhabited by Italians who were forcibly evicted from their homes . All of them have not yet completely moved out. It is a pitiful sight to see these poor people struggle with their few belongings, headed for they don't know where. But, nevertheless, we are happy that we do not have to set up personal and operational tents. It will be a pleasure to live and work in buildings.»

(IT)

«Bene, il primo giorno nella nostra nuova sede è passato. È troppo presto per fare qualche commento sul posto, ma qui ci sono alcuni fatti. Napoli è a meno di venticinque miglia di distanza. Il M. Vesuvio con la sua sommità fumosa è facilmente raggiungibile in auto e le rovine dell'antica Pompei sono adiacenti alla zona circostante. La città che abbiamo preso era recentemente abitata da italiani che sono stati sfrattati con la forza dalle loro case. Non tutti si sono ancora completamente spostati. È uno spettacolo pietoso vedere queste povere persone lottare con i loro pochi averi, diretti senza sapere dove. Tuttavia, siamo contenti di non dover creare tende personali e operative. Sarà un piacere vivere e lavorare negli edifici.»

Foto di un B-25 danneggiato dalla cenere e i lapilli del Vesuvio

I militari avevano a disposizione grandi quantitativi di cibo e materiale di ogni genere e ciò favorì lo sviluppo di traffici fra i soldati e la popolazione locale, che in quel periodo di carestia era sempre alla ricerca di cibo e generi di prima necessità. Il 15 marzo del 1944 vi fu un'eruzione del Vesuvio che con polveri e lapilli danneggiò tutti gli aerei del campo costringendo gli statunitensi a rimorchiarli e abbandonare precipitosamente il campo trasferendosi, il 23 marzo, al Paestum Airfield. Finita l'eruzione la gente del luogo saccheggiò quello che gli statunitensi avevano lasciato, mentre i proprietari dei terreni si affrettarono a riappropriarsi delle loro terre.[43]

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 2 marzo 1960.[44]

«Troncato, alla fascia d'argento sulla troncatura: il primo d'azzurro, al monte di verde al naturale; il secondo di verde, alla spiga di grano, fruttata e fogliata d'oro, posta in sbarra. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di giallo.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Chiesa di Sant'Antonio da Padova

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Il miracolo di Sant'Antonio di Padova

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Il Miracolo di Sant'Antonio di Pietro Di Palma. Documentario sul miracolo di Sant'Antonio a Poggiomarino

Dal lontano 1800, gli abitanti di Poggiomarino venerano con somma devozione sant'Antonio di Padova. Si narra che durante l'eruzione del Vesuvio del 1906, sant'Antonio protesse Poggiomarino, fermando la lava che avanzava distruttrice proveniente dal Vesuvio, dopo aver colpito gravemente Boscoreale, Boscotrecase, Torre Annunziata, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano ed Ottaviano. Fu tale il miracolo della protezione del Santo — davanti agli occhi di tutti — che si fece una petizione plebiscitaria a Roma, al Papa, per ottenere sant'Antonio come protettore di Poggiomarino. Con decreto della Sacra Congregazione dei Riti, in data 21 agosto 1906, papa Pio X dichiarò sant'Antonio di Padova, patrono di Poggiomarino[45]

Chiesa SS. Rosario

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Foto d'epoca della chiesa del SS. Rosario di Flocco

La chiesa, risalente alla metà del '700, si trova in piazza SS. Rosario, in località Flocco. Dispone di una sola navata ma è circondata da altre strutture adiacenti quali il campanile, l'ufficio del parroco, la cappella della Riconciliazione, la sacrestia e la cappella dell'Addolorata. Al piano superiore si trova la canonica.

A suo interno l'altare è in stile barocco e accoglie nell'abside la statua seicentesca fatta in legno della Madonna del SS. Rosario. Ai due lati dell'altare prendono posto le statue del Cristo e di Sant'Antonio di Padova. Il soffitto è decorato con dipinti su tela, del pittore Angelo Mozzillo, allievo di Giuseppe Bonito.

Miracolo della Vergine del Flocco

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Nel marzo 1875, nella chiesa del SS. Rosario di Flocco, all'epoca appartenente al comune di Boscoreale, l'antica statua lignea della Vergine del Rosario sudò abbondantemente soprattutto nel volto. Il prodigio si manifestò sotto forma di scuotimento della statua, di effusione di sudore e di lacrime, anche nel 1876 e nel 1877.[46] Nessun fedele riusciva ad asciugare il volto della Vergine, chiunque ci provava con un panno, quest'ultimo restava asciutto, senza impregnarsi. Il prezioso liquido poteva essere raccolto solo da Brigadella Giuliani, una contadinella di 14 anni, molto devota del Rosario. In riferimento a questi prodigi Bartolomeo Longo, più volte testimone, scrisse:

«Onde fu appunto nel novembre di quello stesso anno 1875, che alcuni terziari domenicani, inanimati fortemente da questi segni miracolosi della Vergine del Rosario di Flocco, ad iniziativa del Vescovo di Nola diedero origine a quel novello tempio parrocchiale, che a gloria della loro miracolosa Regina intitolarono al Rosario.»

Si racconta che Bartolo Longo, osservato il fenomeno, pensò di fondare a Flocco il santuario da lui progettato, ma a causa dell'intemperanza della famiglia Orsini, abbandonò l'idea e così l'8 maggio 1876, pose a valle di Pompei la prima pietra del Santuario.[47][48]

Architetture civili

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Palazzo Carotenuto

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Il Palazzo Carotenuto è della fine dell'800 e fu costruito da Don Ettore d'Alessio, amministratore dei Principi de Marinis. Si tratta di una solida costruzione su tre piani. La facciata esterna è divisa, in due parti simmetriche, da un portone attraverso cui si accede alle scale interne e al cortile retrostante che guarda il grande giardino.[49]

Palazzo Cangianiello

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non esiste

Palazzo Nunziata

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Fu realizzato verso la fine del 700 assieme a una cappella, in stile neoclassico, per volere di Francesco dell'Annunziata. Si racconta che il terremoto del 1830, oltre a causare ingenti danni al paese, mandò in frantumi tutte le cristallerie e le porcellane facenti parte dell'arredo del palazzo. Dopo un periodo di abbandono, Giacinto Nunziata ebbe l'idea di prendere tutti i cocci delle ceramiche e cristallerie varie per decorare gli stucchi del palazzo e della cappella, in modo tanto originale che da allora la residenza fu ribattezzata "Palazzo di Cristallo", nome che ha conservato nel tempo fino a oggi. L'edificio è stato la sede della prima scuola media "E. De Filippo" fino a gennaio 2019.[50]

Portone di Boccapianola

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Nella periferia sud-ovest di Poggiomarino, in via Passanti Flocco, proprio all'ingresso della cittadina, è possibile ammirare il "Portone di Boccapianola" che conduce alla "Masseria Croce." Sebbene oggi faccia parte del comune di Boscoreale, per motivi storici e per la sua posizione all'ingresso della città, il portone viene attribuito a Poggiomarino. La masseria nel 1700 apparteneva alla nobile famiglia dei Boccapianola che vi fecero costruire l'omonimo portale d'ingresso. Nell'800 la proprietà passò al barone del Flocco, don Nicola Croce, che vi fece costruire una villa divenuta poi sede di una scuola di agraria, tra il 1893 e i primi anni del 900. Nel 2018 è stata scelta come location per le riprese di varie scene della quarta stagione della serie televisiva Gomorra[51]

Aree archeologiche

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Lo stesso argomento in dettaglio: Longola di Poggiomarino.
Capanna del Parco Archeo-Fluviale di Longola. Sul suolo sono evidenziate le strutture di altre due capanne protostoriche.

Nel novembre del 2000, in una discarica fra Sarno e San Valentino Torio furono individuati cumuli di terreno di scarto ricchi di resti ceramici, faunistici e lignei, di epoca protostorica e di conseguenza fu avvisata la Soprintendenza Archeologica di Pompei (oggi Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei) che subito avviò un'indagine. Claude Albore Livadie, direttore di Ricerca presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica (CNRS), indagò sulla provenienza del terreno portato come rifiuto scoprendo che proveniva dalla vicina località Longola di Poggiomarino, dove si stava scavando una vasca per la costruzione di un depuratore del fiume Sarno. I lavori furono immediatamente sospesi dalla Soprintendenza e fra febbraio e gennaio del 2001 fu istituito un team di archeologi sotto la direzione della stessa Claude Albore Livadie per effettuare il primo saggio di scavo.[52]

Lo scavo mise alla luce alcune capanne di un villaggio protostorico, costruito su degli isolotti artificiali affiancati da canali navigabili in un'area paludosa. L'ambiente anaerobico ha permesso agli archeologi di ritrovare l'intera struttura degli isolotti e alcune piroghe in legno in un ottimo stato di conservazione. I reperti, di straordinaria importanza, come la serie di abitati sovrapposti, sono databili dal Tardo Bronzo (2000–1750 a.C.) fino agli inizi del VI secolo a.C. e attribuiti al popolo dei Sarrasti. L'insediamento, avrebbe avuto probabilmente la funzione di porto fluviale sulle rive del fiume Sarno.

Nel 2018 è stato creato, al fine di preservare il sito, il parco archeo-fluviale di Longola che ospita la ricostruzione di alcune capanne del villaggio fluviale e un'area per il birdwatching.

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[53]

Etnie e minoranze straniere

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A partire dagli inizi del 1990 Poggiomarino ha aumentato di molto la sua popolazione in quanto nel suo territorio si sono stabiliti numerosissimi immigrati provenienti prevalentemente dal Maghreb e dalla Cina. Essi ammontano a circa 2 000 unità (contando quelli che hanno dichiarato la residenza) e tuttora (inizi del 2011) continuano gli arrivi. Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 1 248 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

La maggioranza della popolazione è di religione cristiana, appartenente principalmente alla Chiesa cattolica. Il territorio del comune è spartito tra due diocesi ed è suddiviso in due parrocchie.

L'altra confessione cristiana presente è quella evangelica con una comunità[54]:

  • Chiesa evangelica pentecostale ADI.
  • I.T.G.C.L.S. Statale in via Turati che comprende

Polo liceale: liceo scientifico, scienze applicate, linguistico (francese inglese e cinese mandarino) classico e indirizzo sperimentale matematico. Polo tecnologico.

Infrastrutture e trasporti

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Il paese è servito dalle stazioni di Poggiomarino e di Flocco, entrambe sulla linea Napoli-Ottaviano-Sarno, mentre la prima è anche capolinea della linea Napoli-Pompei-Poggiomarino, della rete Circumvesuviana. Inoltre, il paese è interessato dalla strada statale 268 del Vesuvio.

Amministrazione

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Mandato dal Mandato fino al Primo cittadino Partito Carica Note
1946 1949 Boccia Antonio Sindaco
1949 1952 Francesco Amaniera Sindaco
1952 1956 Francesco Liguori Sindaco
1956 1958 Antonio Giugliano Sindaco
1958 1960 Marciello Ricciardi - Comm. prefettizio
1960 1962 Francesco Liguori Sindaco
1962 1963 Raffaele Abate - Comm. prefettizio
1963 1967 Francesco Liguori Sindaco
1967 1968 Francesco Liguori Sindaco
20 gennaio 1968 10 novembre 1972 Francesco Liguori Sindaco
29 gennaio 1973 9 gennaio 1976 Salvatore Boccia Montefusco Sindaco
9 gennaio 1975 14 agosto 1976 Luigi Caporaso - Comm. prefettizio
14 agosto 1976 6 novembre 1982 Francesco Liguori Sindaco
6 novembre 1982 10 settembre 1984 Giuseppe Annunziata Sindaco
10 settembre 1984 25 luglio 1985 D'Avino Francesco Sindaco
25 luglio 1985 7 agosto 1990 Mario Sangiovanni Sindaco
7 agosto 1990 25 maggio 1991 Salvatore Lettieri Sindaco
25 maggio 1991 12 giugno 1991 Calogero Cortimiglia - Comm. prefettizio
12 giugno 1991 1 ottobre 1991 Salvatore Lettieri Sindaco
1 ottobre 1991 5 dicembre 1993 Mario Savoia - Antonio Commuso - Vincenzo De Vivo - Comm. prefettizio
5 dicembre 1993 20 ottobre 1995 Roberto Aprea Sindaco
20 ottobre 1995 23 giugno 1996 Rosanna Sergio - Comm. prefettizio
23 giugno 1996 9 febbraio 1999 Mario Sangiovanni Forza Italia Sindaco
9 febbraio 1999 1999/2000 Fiona Fasano - Comm. prefettizio
1999/2000 2000/2001 Gabriella D'Orso - Comm. prefettizio
2000/2001 28 maggio 2001 Maurizio Mazzei - Comm. prefettizio
28 maggio 2001 10 settembre 2002 Giuseppe Zamboli Forza Italia Sindaco
10 settembre 2002 28 maggio 2003 Elisabetta Lignola - Comm. prefettizio
28 maggio 2003 29 novembre 2006 Roberto Raffaele Giugliano Democratici di Sinistra Sindaco
30 novembre 2006 12 giugno 2007 Gioacchino Ferrer - Comm. prefettizio
13 giugno 2007 24 dicembre 2010 Vincenzo Vastola Alleanza Nazionale Sindaco
24 dicembre 2010 29 giugno 2011 Giuseppe Canale - Comm. prefettizio
30 giugno 2011 23 giugno 2016 Pantaleone "Leo" Annunziata Partito Democratico Sindaco
23 giugno 2016 22 febbraio 2020 Pantaleone "Leo" Annunziata Partito Democratico Sindaco
23 febbraio 2020 21 settembre 2020 Carolina Iovino - Comm. prefettizio
22 settembre 2020 in carica Maurizio Falanga Centro-destra Sindaco

A Poggiomarino sono presenti attualmente due squadre di calcio: la A.S.D. Athletic Poggiomarino, che milita nel campionato di Prima Categoria Campania nel girone E, giocando gli incontri casalinghi nello stadio comunale "Europa" di Poggiomarino[55]; e la A.S.D. Real Poggiomarino, che milita nel campionato di Eccellenza Campania girone A[56]. Dalla stagione 2018/2019 disputa le partite casalinghe nella vicina Sant'Antonio Abate.

In passato operava l'Isef Poggiomarino, la cui squadra femminile si laureò campione d'italia nella stagione 2009/2010[57].

Dalla stagione 2017/18 è presente il Real Poggiomarino C5, che milita attualmente nel campionato di Serie D.

A.S.D. Volley Poggiomarino, Azzurra Volley P.S.V. e La Fenice Club ASD[58].

È attiva la società Sport Events ASD.

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  4. ^ C. Cicirelli e C. Albore Livadie, Stato delle ricerche a Longola di Poggiomarino: quadro insediamentale e problematiche, in Pietro Giovanni Guzzo e Maria Paola Guidobaldi (a cura di), Nuove ricerche archeologiche nella area vesuviana (scavi 2003-2006), L'Erma di Bretsschneider, 2008, pp. 473-487.
  5. ^ Manifatture in Campania: dalla produzione artigiana alla grande industria, Guida Editori, 1983, p. 154.
  6. ^ Poggiomarino (Taverna Penta fino al 1738; Podio Marino), su dct.unipa.it, Università degli studi di Palermo.
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  9. ^ a b Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, 1804, p. 219.
  10. ^ Giuseppe M. Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli, 1823, p. 71.
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  56. ^ Scheda squadra Real Poggiomarino - Tuttocampo.it, su tuttocampo.it. URL consultato il 30 maggio 2018.
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  58. ^ FIPAV - CP Napoli | Elenco società, su FIPAV - CP Napoli. URL consultato il 30 maggio 2018.

Voci correlate

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