Via delle Pinzochere
Via delle Pinzochere | |
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Veduta da via del Fico | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Città | Firenze |
Quartiere | Quartiere 1 |
Codice postale | 50122 |
Informazioni generali | |
Tipo | strada carrabile |
Intitolazione | pinzochere (terziare laiche francescane) |
Collegamenti | |
Inizio | largo Piero Bargellini |
Fine | via Ghibellina |
Intersezioni | via del Fico |
Luoghi d'interesse | |
Mappa | |
Via delle Pinzochere si trova a Firenze, da largo Piero Bargellini a via Ghibellina.
Storia
Pinzocheri e pinzochere erano laici appartenenti al terzo ordine francescano che indossavano un abito di tessuto grezzo non tinto, dal colore terra detto bigio o "bizzo", ottenuto tessendo due diverse coloriture della lana, bianco naturale e nero. Da tale nome derivò "pinzo" e quindi "pinzocchera" o "bizzocchera", il nome popolare con cui erano noti a Firenze. Le pinzochere in particolare erano delle laiche che, un po' come le beghine del Nord-Europa, conducevano una virtù monastica pur senza aver mai preso i voti. Potevano essere ospitate presso le famiglie, oppure nei monasteri soprattutto in questa zona, e si occupavano della cura della basilica di Santa Croce. Fino al Cinquecento ebbero un loro proprio monastero (dedicato a Sant'Elisabetta del Capitolo) in via San Giuseppe (oggi largo Bargellini), dirimpetto a una porta laterale della basilica, detta appunto porta delle Pinzochere. Fu soppresso da Cosimo I per le dicerie di immoralità: siccome le donne entravano presto in basilica per fare le pulizie, si avviò a dire che esse vi si recassero anche di notte per compiacere coi frati, e che fra i due conventi esistesse addirittura un fantomatico passaggio sotterraneo.
Le pinzochere potevano essere delle ex-donne di malaffare, che decidevano di cambiare vita dedicandosi alla religione, delle vedove, delle "malmaritate" (sposate a uomini che non potevano mantenerle, come i carcerati), oppure delle zitelle. Non potevano comunque avere marito, per cui col nome "bizza" si indicavano spesso le zitelle, e dal loro carattere spesso bisbetico, facile a dare in incandescenza, venne il modo di dire di "fare le bizze", cioè fare come le zitelle.
Nella strada si trova un piccolo tabernacolo con un delicato bassorilievo in pietra della Madonna col Bambino, realizzato dallo scultore Averardo Tosetti nel 1960 ispirandosi a composizioni quattrocentesche. Un altro tabernacolo, in legno, si trova davanti a via del Fico.
Edifici
Il palazzo più importante della strada è il palazzo Da Verrazzano, della famiglia del navigatore, già a Piero Bargellini. Gli edifici con voce propria hanno le note bibliografiche nella voce specifica.
Immagine | N° | Nome | Descrizione |
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2 | Palazzina | Si tratta di un edificio d'impianto cinquecentesco, periodo del quale conserva ancora il portone, rimaneggiato radicalmente nel Settecento. Sul fronte, prossimo all'angolo con largo Bargellini, è il piccolo tabernacolo di Averardo Tosetti, realizzato nel 1960, ispirandosi a una Madonna di Antonio Rossellino all'Ermitage.[1][2] Della stessa Madonna esiste una variante del XVII secolo nel chiasso degli Armati e copie in stucco dipintoi, riferibili alla fine degli Quattrocento, sono nel Museo del Bargello e della galleria dello Spedale degli Innocenti. | |
3 | Palazzo Da Verrazzano | Gli antichi catasti indicano in questo luogo, ai primi del Quattrocento, due case (di cui una di proprietà di Poggio Bracciolini), acquistate alla metà del secolo da un certo Giovanni del Zaccheria e passate nel 1505 a Gherardo di Michele da Cepperello. Ai membri di questa famiglia spetta l'erezione del palazzo agli inizi del Cinquecento, a determinare le eleganti forme attuali, per le quali sono stati fatti i nomi di Baccio d'Agnolo e, facendo soprattutto riferimento al disegno del cortile, delle scale e alla loggia interna, di Giuliano da Sangallo. La proprietà passò nel 1578 agli Alamanneschi e nel 1650 ai Dell'Antella, per essere poi acquistata nel 1662 da Isabella Gerini, moglie del senatore Andrea da Verrazzano (della casata resa illustre dal famoso navigatore Giovanni). Estintasi la famiglia nel 1819, è stata dei Casamorata (e qui ha vissuto il compositore Luigi Ferdinando Casamorata) e quindi dei Parenti, degli Antinori, dei Fedeli e dei Bargellini (dal 1946), diventando casa di Piero Bargellini, che vi ha abitato negli anni che lo hanno visto sindaco della città colpita dall'alluvione. | |
4 | Palazzina | Come la casa al 2, si tratta di un edificio d'impianto cinquecentesco con il fronte ridisegnato in linee neoclassiche. Qui, secondo quanto segnalato dallo stradario di Bargellini e Guarnieri, visse il traduttore in lingua spagnola Gilberto Beccari.[1][3] | |
5 | Casa | La casa si distingue per uno stemma francescano in facciata: era probabilmente di proprietà dei frati di Santa Croce. | |
7 | Casa | La casa, attualmente priva di elementi architettonici di rilievo, è segnalata nello stradario di Bargellini e Guarnieri per essere stata abitazione di Bono Giamboni, notaio e scrittore vissuto nella seconda metà del Duecento.[1][4] | |
14 | Casa | La casa, non dissimile da quelle contigue, rimanda all'edilizia popolare antica e si distingue per uno stemma in facciata piuttosto consunto, in cui si riconosce a malapena la troncatura in scaglione. | |
16 | Casa | La casa che fronteggia via del Fico è abbellita da un grande portale carrozzabile, riferibile all'edificio affacciato anche su via San Cristoforo, e da un tabernacolo dotato di una tettoia metallica che un tempo proteggeva una lampada di cui esiste ancora l'aggancio. Nell'edicola si trova un rilievo della Madonna col Bambino tra ex-voto, che testimoniano una fervida devozione popolare, sebbene l'immagine attuale deve essere stata ricollocata dopo il 1987, quando il repertorio di Guarnieri censisce l'edicola come vuota. La mensoletta lignea ancora esistente poteva reggere un tempo lumini e fiori, depositi con speciali aste. | |
s.n. | Palazzo Guicciardini Corsi Salviati | L'ultimo lato della strada è dominato dal fianco della palazzo che ha la facciata su via Ghibellina. | |
22 | Casa del boia | Sul lato opposto, l'edificio a quattro piani posto alla sbocco di via Michelangelo Buonarroti, è noto tradizionalmente come la "casa del boia", per essere stata a lungo abitazione dell'esecutore ufficiale delle condanne capitali in città. Su via delle Pinzochere la casa presentava un orto e la stalla per il cavallo che era mantenuto a spese della Signoria. Una pietra lavorata supportava fino all'alluvione un ferro a forma di "U" a cui si potevano attaccare le briglie dell'animale. |
Note
- ^ a b c Bargellini-Guarnieri 1977-1978, vol. III, p. 125.
- ^ Cesati 2005, vol. II, p. 485; Paolini 2008, p. 171, n. 261; Paolini 2009, p. 244, n. 346. Cfr. Bibliografia dettagliata, su Repertorio delle Architetture Civili di Firenze.
- ^ Paolini 2008, pp. 171–172, n. 262; Paolini 2009, p. 244, n. 347.
- ^ Paolini 2008, p. 173, n. 264; Paolini 2009, p. 245, n. 349.
Bibliografia
- Piero Bargellini e Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978.
- Ennio Guarnieri, Le immagini di devozione nelle strade di Firenze, in Le strade di Firenze. I tabernacoli e le nuove strade, Firenze, Bonechi, 1987.
- Francesco Cesati, La grande guida delle strade di Firenze, Roma, Newton Compton Editori, 2003.
- Claudio Paolini, Case e palazzi nel quartiere di Santa Croce a Firenze, Firenze, Paideia, 2008.
- Claudio Paolini, Architetture fiorentine. Case e palazzi nel quartiere di Santa Croce, Firenze, Paideia, 2009.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Claudio Paolini, schede nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL).