Evitata la retrocessione in Prima Divisione regionale, che sarebbe stato il gradino più basso nella storia dei Lilla, perlomeno fino ad allora, grazie ad un ripescaggio dovuto all'aumento del numero delle squadre che avrebbero preso parte alla Serie C, il Legnano, nel luglio 1936[1], cambia la denominazione sociale passando dall'albionico "Football Club" all'italico "Associazione Calcio". L'italianizzazione del nome della società è imposta dal regime fascista.
Per non rischiare nuovamente di retrocedere, il presidente Giulio Riva cerca di rinforzare la rosa con l'acquisto di giovani talenti della zona, a fronte però della cessione dei giocatori più forti ed esperti per dare ossigeno alle casse della società. In particolare, vengono venduti il portiere Nino Almasio e il difensore Battista Padovan. La rosa disponibile per la stagione 1936-1937 è costituita per metà da calciatori nati a Legnano, da quattro a Busto Arsizio e da tre nati a Rho. L'atleta proveniente da più lontano è Antonio Baratelli, che è originario di Solbiate Arno, piccolo centro abitato situato tra Varese e Gallarate.
A causa dell'età media molto bassa della rosa, che non aiuta in fatto di esperienza, il campo conferma il verdetto della precedente stagione, con il Legnano quartultimo con il Crema a 26 punti nel girone B, a 16 lunghezze dal Vigevano capolista ed a 12 punti dalla Gallaratese fanalino di coda. Sarebbe stato ancora retrocesso, ma grazie ad un nuovo allargamento dei quadri della Serie C, per la seconda volta in due anni, la squadra viene ripescata in Serie C. L'unico risultato degno di nota è la vittoria casalinga con la Pro Patria. In Coppa Italia viene eliminato al primo turno dal Vigevano.