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Concilio di Gerusalemme

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Concilio di Gerusalemme
Concilio ecumenico delle Chiese cristiane
Data49 (?), descritto negli Atti degli Apostoli
Accettato datutti
Concilio precedentenessuno
Concilio successivoConcilio di Arles
Convocato daNon si conosce
Presieduto da{{{presieduto}}}
PartecipantiChiesa di Gerusalemme, Chiesa di Antiochia, ?
Argomentinorme da seguire con i convertiti dal paganesimo
Documenti e pronunciamentiAtti 15.1-33

Il Concilio di Gerusalemme o concilio apostolico fu, stando alla testimonianza degli Atti degli Apostoli, un'importante riunione delle cosiddette colonne della Chiesa del periodo apostolico ed ebbe luogo intorno al 49.

Tra la Chiesa di Gerusalemme e Paolo di Tarso si giunse all'accordo ufficiale sulla ripartizione delle missioni: i gerosolimitani (i seguaci di Giacomo il Giusto) e Pietro per i giudeo-cristiani circoncisi e Paolo per i cristiani provenienti dal paganesimo. Il concilio viene presieduto da Giacomo e da Pietro, quest'ultimo dopo un'accesa disputa tra le diverse fazioni, l'una che vorrebbe imporre la legge mosaica ai pagani convertiti e l'altra che considera questa un «giogo» iniquo e richiama tutto il collegio a rispettare la volontà di Dio, chiaramente manifestatasi in occasione della sua visita a Cornelio, dove lo Spirito Santo era disceso anche sui pagani non facendo «alcuna distinzione di persone».

Dopo Pietro intervengono Paolo e Barnaba, i più attivi evangelizzatori dei Gentili. Infine, prende la parola anche Giacomo, anziano della Chiesa di Gerusalemme (probabilmente, in un primo tempo, il leader di quanti volevano imporre la legge mosaica, come pare anche nella Lettera ai Galati di Paolo) che richiamandosi a Pietro aggiunse la proposta di una soluzione di compromesso che prevedeva la prescrizione ai pagani convertiti di pochi divieti tra cui l'astensione dal nutrirsi di cibi immondi.

L'elenco ufficiale dei concili ecumenici ebbe inizio col Concilio di Nicea I.

Contesto storico

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Atti 15[1] e Galati 2[2] affermano che il concilio fu convocato per dirimere la questione circa il fatto che i pagani convertiti al Cristianesimo dovessero essere circoncisi, secondo quanto previsto dalla legge mosaica. La circoncisione era considerata un atto riprovevole ed esecrabile durante il periodo dell'ellenizzazione del Mediterraneo orientale.[3][4][5][6] Nella civiltà classica, essa era particolarmente avversata dagli antichi Greci e dai Romani, che invece valutavano positivamente la presenza del prepuzio.[3][4][5][7]

In quel tempo, la maggior parte dei seguaci di Gesù erano Ebrei di nascita convertiti al Cristianesimo, che consideravano come facente parte del giudaismo. Secondo gli studiosi, essi accettavano tutti gli aspetti del Giudaismo del Secondo Tempio con l'aggiunta dell'articolo di fede secondo il quale Gesù era il Messia.[8] I maschi non potevano appartenere al popolo di Dio a meno di essere circoncisi. La questione sorse dal fatto che alcune persone andavano insegnando che "tu non puoi essere salvato, a meno di essere circonciso secondo l'uso di Mosè" (cfr. Atti 15:1-2[9]).

Gli eventi sono generalmente datati intorno al 50 d.C., circa dieci anni prima della morte di Giacomo il Giusto. La datazione più frequente è al 48 d.C., dai 10 ai 15 anni dopo la crocifissione di Gesù. Alcuni indizi letterari suggeriscono che il concilio si svolse in due parti: una intorno al 49-50, dominata da Pietro, che affrontò la questione della salvezza nella prospettiva di Gesù Cristo e dello Spirito Santo; una seconda parte, dominata da Giacomo, che ebbe luogo fra il 52 e il 58, e si occupò di questioni riguardanti la comunità in uno spirito di legalismo intelligente e pacifico[10], mentre Paolo era in Asia minore, Grecia e Macedonia, e ne apprese i risultati al suo ritorno nel 58.[11]

Le cause e le determinazioni

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«Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani. Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete quindi cosa buona a guardarvi da queste cose. State bene.»

Gli Atti degli Apostoli e la Lettera ai Galati presentano, da due punti di vista diversi, il primo problema dottrinale del cristianesimo nascente, che in sintesi può essere così espresso:

  1. Il cristianesimo è solo una filiazione, un ramo del giudaismo? Oppure è qualcosa di diverso, di discontinuo con la tradizione giudaica? (dunque qualcosa di nuovo)
  2. Di conseguenza, il cristianesimo è riservato a chi è divenuto un proselita del giudaismo? Oppure è possibile essere seguaci di Cristo senza osservare i rituali e le tradizioni della fede giudaica? Cioè per essere cristiani bisogna prima essere ebrei, oppure possono diventare cristiani anche i non ebrei?

È evidente che dalla risposta ai quesiti dipende l'universalità del messaggio di Cristo. E ancora: se un cristiano doveva essere circonciso, allora il sacrificio di Cristo perdeva di valore e la redenzione veniva drasticamente ridotta di significato e subordinata all'osservanza della Legge. Non si trattava più di Grazia ma del risultato delle opere legalistiche dell'uomo. Non si trattava del mettere in atto l'etica cristiana, ma del concetto che portava a ritenere opere meritorie quelle che attenevano ai rituali ed ai cerimoniali dell'ebraismo. Quando Pietro ritornò da Ioppe a Gerusalemme, venne contestato dai cristiani “circoncisi” (Atti 11:1-3) per il fatto di essere entrato in casa di pagani incirconcisi, e questo dimostra il persistere della diffidenza nei confronti degli esterni al mondo giudaico; pur tuttavia questi si rallegrarono quando egli spiegò loro che quelli avevano ricevuto la stessa Grazia e la stessa benedizione.

Paolo di Tarso riferisce (Lettera ai Galati, 2) di un episodio avvenuto ad Antiochia nel corso di una visita di Pietro che, mentre prima ha manifestato comunione con i credenti gentili, appena arrivano da Gerusalemme quelli provenienti da Giacomo si intimorisce e se ne sta in disparte provocando infine la dura reazione di Paolo. Nello stesso capitolo Paolo definisce Pietro apostolo dei circoncisi e sé stesso quello degli incirconcisi, intendendo con ciò una vocazione più etnica che religiosa. Questo scontro tra Pietro e Paolo manifesta una dialettica interna alla Chiesa nascente, che andava necessariamente chiarita.

Il concilio di Gerusalemme evidenzia chiaramente che tutta la problematica non nasceva da posizioni preconcette degli apostoli (che pur c'erano), ma era frutto del massiccio ingresso di farisei convertiti nella comunità di Gerusalemme (Atti 15:5); l'intransigenza tipica dei Farisei provocava e manteneva viva la diatriba. Proprio alcuni di essi erano andati ad Antiochia, ambiente sospetto perché ellenista, per fare opera di proselitismo tra i credenti perché si circoncidessero; erano stati ancora loro a far recedere Pietro dall'aver comunione con i credenti non circoncisi quando questi si recò in visita nella fiorente comunità; e fu sempre loro la richiesta di circoncidere tutti quelli che avevano accompagnato Paolo e Barnaba venuti da Antiochia a Gerusalemme proprio per discutere del serio problema.

Lo svolgimento del dibattito, pur nella sintetica relazione lucana, evidenzia tutto questo; dimostra inoltre come la comunità di Gerusalemme abbia una conduzione ancora collegiale, e come Pietro, pur sempre pronto a parlare per primo, non sia però colui che tira le somme o le conclusioni, cosa che invece fa Giacomo. La formula di concordia del concilio di Gerusalemme di Atti 15 dimostra, comunque, che il problema venne superato solo in parte, perché di fatto una divisione rimase e se ne trova traccia nella maggior parte delle lettere di Paolo, nelle quali risalta la sua continua lotta contro le problematiche create nelle Chiese dai cristiani giudaizzanti.[senza fonte]

Attendibilità storica

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Generalmente gli studiosi concordano sul fatto che Atti 15 e Galati 2 si riferiscano al medesimo evento storico.[12] Alcuni studiosi considerano le due versioni fra loro contraddittorie.[13] La storicità del resoconto di Luca è stata messa in discussione[14][15][16] e fu del tutto rigettata da alcuni studiosi nella seconda metà del XX secolo.[17] Purtuttavia, gli studiosi del XXI secolo sono inclini a trattare il concilio come un evento storico[18], sebbene talora questa opinione sia espressa con cautela.[19] Il volume di Bruce Metzger intitolato Textual Commentary on the Greek New Testament include un sintesi della ricerca sul tema aggiornata al 1994:

«Pertanto, in definitiva, appare che l'insoddisfacente soluzione dei complicati problemi testuali ed esegetici del Decreto Apostolico sia quella di considerare originale decreto strutturato in quattro parti[20] (cibo offerto agli idoli, carne soffocata, cibarsi di sangue, e l'assenza di castità, sia rituale che morale) e di spiegare le due forme del triplice decreto[20] in un modo concorde con queste descritte in precedenza.[21] Esiste una vasta bibliografia sulla critica testuale e sull'esegesi del Decreto Apostolico..."Secondo Jacques Dupont, gli studiosi odierni hanno un consenso praticamente unanime nel considerare la versione orientale del decreto apostolico come l'unico testo autentico (in quattro parti) e nell'interpretare le sue prescrizioni non in senso etico, bensì rituale [Les problèmes du Livre des Actes d'après les travaux récents (Louvain, 1950), p.70].[22]»

In merito al divieto di consumare sangue e animali soffocati, il Sinodo ecumenico di Firenze ribadì che le prescrizioni cerimoniali della Vecchia Alleanza erano abrogate dalla Nuova legge evangelica e che in generale era peccato continuare ad osservarli, sebbene la Chiesa di Cristo abbia il potere di ripristinare alcuni usi in determinate circostanze:

«Nel Concilio di Firenze, nel Decreto emesso per i Giacobiti, nella Collectio Labeana (tomo 13, p. 1209), si leggono le seguenti parole: “La Sacrosanta Romana Chiesa crede fermamente, professa e predica che ogni Creatura di Dio è buona e che non si deve rigettare niente di quello che si riceve a titolo di favore perché, secondo la parola del Signore, non è quello che entra per la bocca che contamina l'uomo. La Chiesa asserisce inoltre che quella discriminazione fra cibi mondi e immondi della Legge Mosaica appartiene a leggi cerimoniali che al sorger del Vangelo sono tramontate... Dichiara che non debba essere condannata e proibita nessuna qualità di cibi, che la Società umana ammette; non si deve fare alcuna differenza fra gli animali, siano essi di genere maschile o femminile, e in qualunque modo siano morti, quantunque per la salute del corpo, per esercizio di virtù, per disciplina regolare ed ecclesiastica, molti di questi sono scartati ma non proibiti, perché, secondo l'Apostolo “tutto è lecito ma non tutto è conveniente»

Interpretazione

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Il Decreto Apostolico può essere ritenuto uno dei maggiori atti di differenziazione del Cristianesimo dal Giudaismo. La Jewish Encyclopedia afferma:

«Per quanto il successo di Paolo e Barnaba fu grande nel mondo pagano, le autorità di Gerusalemme insistettero sull'obbligatorietà della circoncisione per essere ammessi nella comunità, finché, su iniziativa di Pietro, e di Giacomo, il capo della Chiesa di Gerusalemme, si concordò che l'accettazione delle leggi noachiche -quali quelle riguardanti l'evitamento dell'idolatria, della fornicazione o dell'ingestione di carne tagliata da un animale ancora vivo- era demandata al pagano intenzionato ad entrare nella Chiesa. [...] R. Emden in una notevole apologia della cristianità contenuta nel suo Seder 'Olam" (pp. 32b-34b, Amburgo, 1752), presenta la sua opinione che l'intenzione di Gesù, e specialmente di Paolo, era quella di convertire i Gentili alle sette leggi morali di Noè, e di lasciare che i Giudei seguissero la legge mosaica, che spiega le apparenti contraddizioni nel Nuovo Testamento fra la leggi di Mosè e lo Shabbat.»

La Catholic Encyclopedia alla voce "Judaizers" afferma[23]:

«Paolo, d'altro canto, non solo non obbiettò contro l'osservanza delle leggi mosaiche, nella misura in cui non voleva interferire con la libertà dei Gentili, ma si conformò alle sue prescrizioni quando il caso lo richiedeva (1 Corinzi 9:20[24]). Pertanto, poco dopo, egli circoncise Timoteo (Atti 16:1-3[25]) ed era veramente prossimo ad osservare il rituale mosaico quando fu arrestato a Gerusalemme (Atti 21:26[26] e SS.).»

Joseph Fitzmyer contesta la tesi secondo cui il Decreto Apostolico sarebbe basato sulle leggi noachiche di Genesi 9[27] e propone come fondamento Levitico 17-18[28].[29] Egli, inoltre, arguisce che la decisione fu un compromesso pratico teso a instaurare un accordo fra Gentili e Cristiani, e non come un'affermazione di carattere teologico che avrebbe dovuto vincolare i Cristiani di ogni tempo.

Secondo il vescovo cattolico Karl Josef von Hefele (vissuto nel XIX secolo), il Decreto Apostolico del Concilio Gerusalemme "rimase obsoleto per secoli in Occidente", sebbene sia ancora riconosciuto e osservato nella Chiesa Ortodossa di Oriente.[30] Alcuni dispensazionalisti in merito a Atti 28[31] come il vescovo anglicano Ethelbert William Bullinger (vissuto nel XIX secolo), sono un altro esempio di quanti credono che il Decreto Apostolico (e tutto ciò che precede Atti 28) non debba più essere applicato.

  1. ^ Atti 15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Galati 2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ a b Frederick M. Hodges, The Ideal Prepuce in Ancient Greece and Rome: Male Genital Aesthetics and Their Relation to Lipodermos, Circumcision, Foreskin Restoration, and the Kynodesme (PDF), in Bulletin of the History of Medicine, vol. 75, Inverno 2001, Johns Hopkins University Press, 2001, pp. 375–405, DOI:10.1353/bhm.2001.0119, PMID 11568485.
  4. ^ a b Jody P. Rubin, Celsus' Decircumcision Operation: Medical and Historical Implications, in Urology, vol. 16, n. 1, Elsevier, luglio 1980, pp. 121–124, DOI:10.1016/0090-4295(80)90354-4, PMID 6994325. URL consultato il 3 gennaio 2020.
  5. ^ a b Paula Fredriksen, When Christians Were Jews: The First Generation, Londra, Yale University Press, 2018, pp. 10–11, ISBN 978-0-300-19051-9.
  6. ^ Kaufmann Kohler, Emil G. Hirsch, Joseph Jacobs, Aaron Friedenwald e Isaac Broydé, Circumcision: In Apocryphal and Rabbinical Literature, su Jewish Encyclopedia, Kopelman Foundation.
  7. ^ Neusner, Jacob, Approaches to Ancient Judaism, New Series: Religious and Theological Studies, Scholars Press, 1993, p. 149.
  8. ^ McGrath, Alister E., Christianity: An Introduction. Blackwell Publishing (2006). ISBN 1-4051-0899-1. Pagina 174: "In effetti, essi [gli Ebrei cristiani] sembrano riguardare la Cristianità come l'affermazione di ogni aspetto del Giudaismo coevo, con l'aggiunta di una fede aggiuntiva, vale a dire che Cristo era il Messia".
  9. ^ Atti 15:1-2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  10. ^ P.M. du Buit, Le concile de Jérusalem, in Aux origines du christianisme, ed. Gallimard/Le Monde de la Bible, 2000, p. 287
  11. ^ Atti 21:25, su laparola.net., citato da P.M. du Buit, Le concile de Jérusalem, in Aux origines du christianisme, éd. Gallimard/Le Monde de la Bible, 2000, p. 283-288.
  12. ^ "A prescindere da alcune discordanze fra i due resoconti, la maggioranza degli studiosi concorda sul fatto che essi si riferiscano al medesimo evento", Paget, "Jewish Christianity", in Horbury, et al., "The Cambridge History of Judaism: The Early Roman Period", volume 3, p. 744 (2008). Cambridge University Press.
  13. ^ "Il resoconto paolino del Concilio di Gerusalemme in Galati 2 e quello degli Atti sono stati considerati in aperta contraddizione da alcuni studiosi", Paget, "Jewish Christianity", in Horbury, et al., "The Cambridge History of Judaism: The Early Roman Period", volume 3, p. 744 (2008). Cambridge University Press.
  14. ^ "È aperta una discussione molto accesa nei confronti del resoconto lucano del Concilio Apostolico", Esler, "Community and Gospel in Luke-Acts: The Social and Political Motivations of Lucan Theology", p. 97 (1989). Cambridge University Press.
  15. ^ "The historicity of Luke's account in Acts 15 has been questioned on a number of grounds.", Paget, "Jewish Christianity", in Horbury, et al., "The Cambridge History of Judaism: The Early Roman Period", volume 3, p. 744 (2008). Cambridge University Press.
  16. ^ Fotopolous, "Food Offered to Idols in Roman Corinth: a socio-rhetorical reconsideration", pp. 181–182 (2003). Mohr Siebeck.
  17. ^ "Sahlin rigetta completamente la storicità degli Atti (The Acts of the Apostles [Engtr 1971], p. 463). L'opinione di Haenchen è che il Concilio Apostolico sia "una costruzione immaginaria che non corrisponde a realtà storica". Il punto di vista di Dibelius (Studies in the Acts of the Apostles [Engtr 1956], pp. 93–101 è che la trattazione lucana segua un profilo letterario-teologico e sia storicamente inattendibile", Mounce, "Apostolic Council", in Bromiley (ed.) "The International Standard Bible Encyclopedia", volume 1, p. 200 (rev. ed. 2001). Wm. B. Eerdmans.
  18. ^ "esiste una crescente tendenza fra gli studiosi a considerare il Concilio di Gerusalemme come un evento storico. Una stragrande maggioranza identifica il riferimento al Concilio di Gerusalemme di Atti 15 con quello di Gal. 2.1-10 e questo accordo non è limitato alla sola storicità dell'incontro, bensì si estende anche all'autenticità degli argomenti derivanti dal concilio stesso.", Philip, "The Origins of Pauline Pneumatology: the Eschatological Bestowal of the Spirit", Wissenschaftliche Untersuchungen zum Neuen Testament 2, Reihe, p. 205 (2005). Mohr Siebeck.
  19. ^ "La'utore presente accetta la sua storicità di fondo, ad esempio che a Gerusalemme si svolse un evento concernente la materia dell'ingresso dei Gentili all'interno della comunità cristiana, ma è prudente nel spingersi oltre questa affermazione. Per una robusta difesa della sua storicità, si veda Bauckham, "James", e la rilevante letteratura ivi citata", Paget, "Jewish Christianity", in Horbury, et al., "The Cambridge History of Judaism: The Early Roman Period", volume 3, p. 744 (2008). Cambridge University Press.
  20. ^ a b Per un chiarimento circa il "quadruplice decreto" o il "triplice decreto", si veda International Standard Bible Encyclopedia: A-D, 1995, a cura di Geoffrey W. Bromiley ("Apostolic Council"), pagina 202.
  21. ^ Bruce M. Metzger, A Textual Commentary on the Greek New Testament, 2a ed.ne, (NY: Deutsche Bibelgesellschaft, 1994), 382.
  22. ^ Metzger, Textual Commentary, 383n9.
  23. ^ Judaizers, su newadvent.org.
  24. ^ 1 Corinzi 9:20, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  25. ^ Atti 16:1-3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  26. ^ Atti 21:26, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  27. ^ Genesi 9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  28. ^ Levitico 17-18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  29. ^ Joseph A. Fitzmyer, The Acts of the Apostles: A New Translation with Introduction and Commentary, The Anchor Yale Bible Commentaries, vol. 31, New Haven, Connecticut, Yale University Press, 1998, p. Capitolo V, ISBN 9780300139822.
  30. ^ Karl Josef von Hefele's commento al canone II di Gangra note: "Noi constatiamo altresì che, al tempo del Sinodo di Gangra, la regola del Sinodo Apostolico riguardante il sangue e i cibi soffocati era ancora in vigore. Fra i Greci, invece, continua ad essere sempre in vigore, come mostrano le loro Eucologie. Anche Balsamone, il ben noto commentatore dei canoni del Medioevo, nel suo commento al 63° canone degli apostoli, redarguisce espressamente i Latini poiché avevano smesso di osservare quest'ordine. Ciò che la Chiesa latina pensava di questa materia intorno all'anno 400, è stato tramandato da Agostino d'Ippona nel suo Contra Faustum, dove afferma che gli Apostoli avevano dato questo comandamento per unire i pagani e i giudei nell'unica Arca di Noè; e che, una volta che le barriere fra Giudei e convertiti erano state abbattute, questa disposizione inerente al sangue e ai cibi derivanti da soffocamento aveva perso il suo significato, ed era osservata solamente da alcuni. Tuttavia, ancora alla fine dell'VIII secolo, papa Gregorio III (731) proibì l'ingestione del sangue e dei cibi derivanti da soffocamento, paventando una pena di 40 giorni. Nessuno avrà la pretesa che le decisioni disciplinari di qualsiasi concilio, sebbene esso sia uno degli indiscussi concili ecumenici, possa essere di forza maggiore e maggiormente invariante del decreto di quel primo concilio, condotto dai Santi Apostoli a Gerusalemme, né pretenderà che il fatto che in Occidente sia rimasto obsoleto per secoli possa dimostrare che perfino i canoni ecumenici possono essere di un'utilità solamente temporanea e possano essere abrogati dal fatto di cadere in disuso, al pari di altre leggi".
  31. ^ Atti 28, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  • (EN) "St. Peter, Prince of the Apostles", Catholic Encyclopedia
  • G. Luzzi, Fatti degli apostoli. (1889), Valle Pelice, Claudiana reprint 1988 ISBN 88-7016-074-2
  • C.R. Erdman, The Acts, An Exposition, Philadelphia, Westminster Press, 1919
  • R Diprose, Il libro degli Atti, Roma, IBE, 1982
  • Alan Cole, The Epistle of Paul to the Galathians, London, Tyndale Press, 1965
  • R.V.G. Tasker, The Second Epistle of Paul to the Corinthians, Leicester, InterVarsity Press, 1958

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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