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Quenya

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Quenya
Creato daJ. R. R. Tolkien dal 1912/1913 al 1973
ContestoMondo immaginario di Arda (popoli noldor, vanyar, valar e dunedain)
Altre informazioni
ScritturaTengwar, sarati, alfabeto latino
TipoSVO (ordine non obbligatorio), agglutinante, flessiva
Tassonomia
FilogenesiLingue artificiali
 Lingue artistiche
  Linguaggi di Arda
   Elfico primitivo
    Eldarin comune
     Quenya
Statuto ufficiale
Regolato danessuna regolazione ufficiale
Codici di classificazione
ISO 639-3qya (EN)
Linguist Listqya (EN)
Glottologquen1234 (EN)
Estratto in lingua
Il Padre nostro
Átaremma, Padre nostro in quenya e tengwar
Traslitterazione
Átaremma i ëa han ëa·
na aire Esselya
Aranielya na tuluva
na care Indómelya cemende tambe Erumande:
ámen anta síra ilaurëa massamma·
ar ámen apsene úcaremmar
sív' emme apsenet tien i úcarer emmen.
Álame tulya úsahtienna
mal áme etelehta ulcullo:
násie:

Il quenya (AFI: /ˈkwɛnja/;[1] in tengwar ) è una lingua artificiale di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien. Denominato qenya fino alla seconda metà degli anni quaranta,[2] venne sviluppato ininterrottamente a partire dal 1912 fino alla morte del suo creatore.

Parlato dalle razze elfiche dei noldor e dei vanyar, che raggiunsero Valinor e poi migrarono verso la Terra di Mezzo, il quenya è un idioma fittizio ma grammaticalmente e storicamente realistico. Originario di Aman, sarebbe poi stato sviluppato dagli eldar sulla base di una lingua precedente, denominata eldarin comune, mantenendo ancora tutte le caratteristiche principali del primo linguaggio elfico.[3]

Quest'idioma, come gli altri linguaggi ideati da Tolkien, è il risultato di processi linguistici "graduali" comuni a tutte le lingue elfiche, con le quali infatti condivide buona parte del lessico, della grammatica e della fonologia.[4] Fuori da Aman questa lingua, nonostante la sua "fama" di lingua letteraria,[5] venne presto soppiantata dal sindarin, rimanendo in uso solo presso i più colti o come lingua scritta.[6]

Essendo stata creata puramente per scopi artistici, questa lingua non ha tuttora regolazioni ufficiali, nonostante ci siano molte fonti e siti considerati autorevoli dagli esperti e dagli appassionati della lingua. Tuttavia buona parte del lavoro svolto da Tolkien è inedito.

Da un punto di vista grammaticale la lingua ha un complesso sistema flessivo, ispirato principalmente al finlandese,[7] e un gran numero di affissi e prefissi. Da un punto di vista fonetico, invece, la lingua è molto simile al latino e alle lingue romanze, in particolare lo spagnolo e l'italiano.[8]

Storia esterna

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Lo stesso argomento in dettaglio: Linguaggi della Terra di Mezzo e J. R. R. Tolkien.
(EN)

«[Quenya was] the language as he wanted it, the language of his heart»

(IT)

«[Il quenya era] il linguaggio che egli voleva, il linguaggio del suo cuore»

Il quenya deve la sua origine ad altri tre linguaggi: nel 1905, il giovane Tolkien (già impegnato nello studio del latino e dell'anglosassone) sentì due sue cugine (Mary e Marjorie Incledon) parlare in un linguaggio alquanto bizzarro, che usava solo nomi di animali e di numeri per formare parole di senso compiuto; intrigato e divertito da questa scoperta, iniziò a parlarlo anche lui.[9] Tempo dopo, gli stessi che avevano ideato il primo linguaggio, insieme ad alcuni amici e compagni di scuola del giovane Tolkien, ne crearono un altro, probabilmente spinti dall'idea di creare una lingua segreta, comprensibile solo per loro. Tale linguaggio, denominato nevbosh, era formato da vocaboli inglesi, latini o francesi storpiati o invertiti. Tuttavia, col passare del tempo l'inversione e la storpiatura non bastarono più ai creatori del nevbosh, che iniziarono a inventare nuovi termini (per esempio lint, ovvero "veloce", rintracciabile anche in lingue successive tra cui nel quenya linta). Questa nuova versione quasi interamente ideata da Tolkien prese il nome di naffarin,[10] e dai pochi testi rinvenuti pare assai più simile alle future lingue elfiche rispetto al nevbosh, molto più grezzo e informale.[11][12] Un primo embrione di quenya venne sviluppato dall'autore intorno al 1910-1911, ma il nome qenya (ancora scritto senza la u) apparve solo intorno al 1915. Tolkien a quei tempi studiava al liceo di Exeter, dove dimostrò un buon talento per le lingue e una spiccata capacità creativa. In poco tempo prese familiarità con diverse lingue antiche e moderne: il norreno, lo spagnolo, l'italiano, l'inglese antico, il gotico, il latino e il greco (sia antico sia moderno). Le lingue nordiche in particolare lo portarono in poco tempo a prendere spunto per il suo legendarium dalla mitologia nordica; è da sottolineare specialmente l'enorme importanza di opere come l'Edda in poesia o l'Edda in prosa di Snorri Sturluson o delle opere in lingua anglosassone che furono particolarmente d'ispirazione per Tolkien. Nel 1914 egli si trovò a studiare un frammento del poema Cristo di Cynewulf, scritto in anglosassone, che può essere considerato di enorme importanza per una buona parte del legendarium tolkieniano.[13]

(ANG)

«Éala éarendel engla beorhtast,
ofer middangeard monnum sended.»

(IT)

«Salve Earendel, il più brillante degli angeli,
inviato agli uomini sulla terra di mezzo»

Questa frase si ritrova con molte similitudini anche ne Le due torri, nel quale è fatta pronunciare a Frodo dentro la tana di Shelob:

(ART)

«Aiya Eärendil Elenion Ancalima!»

(IT)

«Salve Eärendil, più brillante delle stelle»

Le somiglianze semantiche dei due testi sono palesi, tuttavia è da sottolineare anche la somiglianza fonetica tra il termine quenya aiya ed il termine anglosassone éala (entrambi con il significato di "salve") e tra i nomi Eärendil ed Earendel.

In un periodo più tardo Tolkien conobbe anche il finlandese, una scoperta per lui molto importante. Infatti, anni dopo, scrisse proprio a questo proposito:

(EN)

«It was like discovering a complete wine-cellar filled with bottles of an amazing wine of a kind and flavour never tasted before. It quite intoxicated me.»

(IT)

«È stato come scoprire un'enorme enoteca riempita con bottiglie di un vino straordinario di tipo e sapore mai assaggiato prima. Ne fui decisamente preso.»

Tale lingua portò Tolkien ad entrare sempre più in contatto con testi nordici come il Kalevala, la cui influenza è riscontrabile per esempio nei racconti riguardanti Túrin Turambar o nel manoscritto incompiuto La storia di Kullervo.[14]
Anche l'italiano, sebbene in misura minore, ebbe un forte impatto sullo scrittore.[15]

Tolkien concepì il quenya ancora prima di creare Arda ed i suoi popoli, imitando i meccanismi delle lingue naturali. Fece seguire a tale lingua un proprio corso storico, diversificandosi in numerosi dialetti. L'autore ideò anche altre lingue (sebbene non altrettanto sviluppate) che erano imparentate con il quenya ma ben distinte da esso, per via della separazione delle diverse popolazioni elfiche durante le Ere di Arda.

(EN)

«I find the construction and the interrelation of the languages an aesthetic pleasure in itself, quite apart from The Lord of the Rings, of which it was/is in fact independent.»

(IT)

«Io trovo la creazione dei linguaggi e la relazione tra di essi un piacere estetico in sé, a prescindere dal Signore degli Anelli che era ed è tuttora una creazione indipendente da questi.»

Tolkien non smise mai, fino alla morte, di modificare e sviluppare il quenya (al contrario di quanto successe al sindarin, che, dopo alcune revisioni fondamentali, venne "abbandonato" quasi totalmente). Sia la grammatica sia il vocabolario furono sottoposti per decenni a continue modifiche, a volte radicali, che rendono molto diversi tra loro il quenya originario da quello maturo.[17] Anche il nome del linguaggio subì alcuni cambiamenti: al momento della sua creazione era chiamato qenya eldarissa o semplicemente qenya, nome che rimase fino agli anni venti, quando venne modificato in favore della forma più breve e sonora quenya.[8]

Le influenze delle altre lingue

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(EN)

«Actually it might be said [Quenya] to be composed on a Latin basis with two other (main) ingredients that happen to give me 'phonaesthetic' pleasure: Finnish and Greek.»

(IT)

«Effettivamente si potrebbe dire che [il quenya] è composto su una base latina con altri due ingredienti (principali) che mi donano piacere 'eufonico': il finlandese ed il greco.»

Il quenya è la lingua ideata da Tolkien più completa e ricca di vocaboli. L'autore si basò principalmente sulle seguenti lingue: il finlandese, il latino, il greco antico, l'italiano e lo spagnolo.

  • Finlandese: l'autore vi si ispirò per la forma sintattica e grammaticale, i pronomi enclitici, buona parte dei casi e parecchi vocaboli. Col passare del tempo le somiglianze con il finlandese tesero a sbiadire, senza tuttavia scomparire mai del tutto.[7]
  • Latino: vi è soprattutto una derivazione fonetica, per quanto riguarda sia i suoni, sia gli accenti.[8]
  • Greco moderno e greco antico: nonostante l'amore di Tolkien per questa lingua, soltanto anni dopo la sua morte ne sono state rilevate le somiglianze; molti suoni inesistenti in latino sono chiaramente ripresi dal greco. Inoltre, riguardo ai tempi verbali, il quenya e il greco hanno alcuni nessi riguardanti soprattutto il tempo perfetto (che ha un aumento simile a quello dell'imperfetto greco), alcune desinenze simili tra i tempi di presente e passato (aoristo greco) e il cosiddetto aoristo quenya. Tuttavia va sottolineato che l'aoristo quenya ha un utilizzo del tutto diverso da quello greco (vedi paragrafo: I verbi, l'aoristo). I pronomi enclitici sono quasi completamente adottati dal finlandese, tuttavia alcune desinenze hanno similitudini con la lingua greca (es: greco moderno μας (pr. mas) "nostro/a" e quenya -mma). I pronomi enfatici quenya come quelli greci iniziano per e- in greco/greco moderno ἐ-/ε- (pr. e-/e-). Una delle due particelle di negazione del greco οὐ/οὐκ (pr. u/uk) ha lo stesso valore fonetico del quenya u di uguale significato. La desinenza -n del dativo quenya si ritrova in casi isolati (pronomi ecc.) anche in greco con la stessa funzione. La pronuncia per quanto concerne i dittonghi generalmente richiama quella moderna nonostante la maggior parte delle parole vengano dal greco antico, tuttavia non mancano parole derivate che conservano la pronuncia antica.[18]
  • Spagnolo: soprattutto il suono delle vocali, foneticamente uguali nelle due lingue.[8]
  • Italiano e francese: anche qui le somiglianze sono soprattutto fonetiche. Tolkien amava l'italiano quasi quanto il finlandese[15] e lo preferiva nettamente al francese.[19]
(EN)

«The ingredients in quenya are various, but worked out into a self-consistent character not precisely like any language that I know. Finnish, which I came across when I had first begun to construct a 'mythology' was a dominant influence, but that has been much reduced [now in late quenya]. It survives in some features: such as the absence of any consonant combinations initially, the absence of the voiced stops b, d, g (except in mb, nd, ng, ld, rd, which are favoured) and the fondness for the ending -inen, -ainen, -oinen, also in some points of grammar, such as the inflexional endings -sse (rest at or in), -nna (movement to, towards), and -llo (movement from); the personal possessives are also expressed by suffixes; there is no gender.»

(IT)

«Gli ingredienti del quenya sono molti, ma elaborati in una lingua propria non precisamente uguale a nessun altro linguaggio che io conosca. Mi sono imbattuto nel finlandese quando avevo cominciato a costruire una "mitologia", era un'influenza pressante, ma che è stata ridotta di molto (ora nel tardo quenya). Sopravvive in alcune caratteristiche: come l'assenza di gruppi consonantici iniziali, l'assenza delle occlusive b, d, g (eccetto che in mb, nd, ng, ld, rd che formano gruppi propri) e la passione per il finale in -inen, -ainen, -oinen, ed anche in alcune caratteristiche grammaticali, come la flessione in -sse (restare fermi in), -nna (movimento a, verso), e -llo (movimento da), anche i pronomi personali possessivi sono espressi da suffissi; non ha genere.»

Similitudini e prestiti nei vocaboli quenya

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Il lessico del quenya proviene in buona parte dal finlandese[7] e dal greco.[21]

  • anta- "dare", finlandese: antaa "dare"
  • ora- "esortare", greco: ὥρα, -ας (pr. hṑra, -as) "(periodo di) tempo"
  • panya- "aggiustare, sistemare", finlandese: panna "mettere, sistemare"
  • papa- "tremare", greco: πάπ(π)ας, -ου/-ā (pr. pàp(p)as, -u/-ã) "papà, padre, prete" (ma anche "vecchio", "nonno")
  • tul- "venire", finlandese: tul-, tulla "venire"
La casa di Tolkien dal 1907 al 1930, dove l'autore scrisse i suoi primi testi in "quenya".
  • cala "luce", greco: καλός, -ή, -όν (pr. kalòs, -ḕ, -òn) "bello" e καλῶς (pr. kalṑs) "bene, d'accordo"
  • culda, cukina "rosso-oro, rosso acceso, rosso fiamma", finlandese: kulta "oro"
  • cúma "vuoto" (indicava il vuoto senza forma, immateriale, in inglese void)[7], finlandese: kuuma "caldo"
  • elen "stella", greco: ἑλένη, -ης (pr. helènē, -ēs) "torcia, fiaccola"
  • hala "piccolo pesce", finlandese: kala "pesce"
  • heri "dama", greco: χείρ, χειρός (pr. chèir, cheiròs) "mano"
  • Ilmarë "ancella di Varda", ilmen “regione delle stelle, cielo”, ilmarin "dimora nell'alto dei cieli, dimora di Manwë”, finlandese: ilma “aria” e ilmarinen (diminutivo di ilmari)[7]
  • Kalavent-/Kalavún- "nave di luce" (forma arcaica per indicare il sole)[7], finlandese: kalavene "barca da pesca" (cfr. hala "piccolo pesce" da kala "pesce", connesso quindi al significato in finlandese "barca da pesca", mantenendo comunque il significato di "nave di luce" in quenya.)[7]
  • lapse "bambino", finlandese: lapsi "bambino"
  • lindë[22] "canto, melodia", lingue germaniche linde "soffice, tenero" e lind "drago, serpente", italiano "linda"
  • metta "fine", greco: μετά (pr. metà) "dopo, in seguito, alla fine, tra, in mezzo a, per mezzo di, con"
  • nasta "punta di lancia, punta, triangolo", finlandese: nasta "puntina da disegno, spillo"
  • ner "uomo", greco: ἀνήρ, ἀνδρός (pr. anḕr, andròs) "uomo"[23]
  • oron "monte", greco/greco moderno: ὄρος, -εος/όρος, -ου (pr. hòros, -eos/òros, -u) "monte"
  • ráca "lupo", finlandese: raaka "grezzo, crudele, crudo"
  • rauta "metallo" in qenya "rame", finlandese: rauta "ferro"
  • síre "fiume, corso", greco moderno: σεiρά, -άς (pr. sīrà, -às) "serie"
  • tereva "sottile, acuto, pungente", finlandese: terävä "aguzzo, tagliente"
  • tië "sentiero, strada", finlandese: tie "sentiero"
  • Vala "potere, volontà", finlandese: vala "giuramento"
Sarehole Mill, parte dei luoghi che influenzarono il giovane Tolkien nella creazione di molte delle sue ambientazioni, prima fra tutte la Contea.[24][25]
  • arca "stretto", finlandese: arka "timido"
  • calima "brillante, luminoso", greco/greco moderno: κάλυμμα, -ατος (pr. kàlymma, -atos/kàlimma, -atos) "velo, coperta, rivestimento, tenda, rete (da pesca)" e spagnolo: calima, alter. da calina, "cielo coperto/oscurato (dalla sabbia), vento caldo, nebbia, foschia, Calima" (dal greco κάλυμμα, -ατος o dal latino caligo, caliginis "oscurità, caligine"); deriv. di cala "luce" più suffisso aggettivale -ima
  • linda (forma aggettivale da lindë) "melodioso, musicale, bello, armonioso", vedi lindë
  • poica "pulito" e poice "puro", finlandese: poika "ragazzo"
  • yerna "vecchio", greco moderno: γερνάω (pr. jernào) "io invecchio" e sostantivi derivati
Preposizioni, congiunzioni, desinenze e altro
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  • ai "se", greco: εἰ (pr. ei), ἐάν (pr. eàn) "se", greco moderno: αω (pr. ao), εάν (pr. eàn) "se"
  • an, na, ana, -(e)nna "verso", greco moderno: να (pr. na) "a (solo davanti a verbi all'infinito)"
  • ana "verso", greco moderno: ανά (pr. anà) "verso, per, a" ma greco: ἀνὰ (pr. anà), "verso l'alto, in alto, per, durante etc."
  • "forse", greco moderno: καί (pr. ) "e, anche, pure, sebbene"
  • emme "noi", greco/greco moderno: ἡμεῖς/ημείς (pr. hēmeìs/imis) "noi"
  • et, et- "fuori, da", finlandese: eteen "avanti, davanti"
  • -ion "figlio di (patronimico/matronimico)", greco moderno: υιός (pr. īòs) ma greco: υἱός (pr: uiòs), "figlio (usato spesso in espressioni formulari)"; es. di utilizzo: Ό Βελλεροφόντης (δέ) υἱός Γλαύκου "Bellerofonte, figlio di Glauco" talvolta υἱός viene sottinteso: Ό Βελλεροφόντης (δέ) ό Γλαύκου[26]
  • -llo "da", finlandese: -lla "da, verso, a"
  • -mma "nostro", greco moderno: μας (pr. mas) "nostro"
  • nai "fa che, possa (esprime desiderio)", greco: ναὶ (pr. nài) "certamente, sicuramente"
  • -on "di (genitivo)", greco/greco moderno: -ων~-ῶν/-ων~-ών (pr. -ōn~-ṑn/-on~-òn) "di (genitivo plurale)"
  • -sse "in, verso", finlandese: -ssa, -ssä "in" e greco moderno: σε (pr. se) "in, verso"
  • u "non", greco: οὐ/οὐκ (pr. u/uk) "non"

Gli utilizzi del quenya in altre opere

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(ART)

«Mára mesta an ni véla tye ento, ya rato nea»

(IT)

«Addio fino a quando non ti rivedrò, e spero che sia presto»

Tolkien utilizzò la sua lingua, ed in parte il suo legendarium, anche per altri scopi "fuori da Arda". Un chiaro esempio di questo fenomeno sono Le lettere di Babbo Natale, una serie di lettere che l'autore di anno in anno spediva ai figli fingendosi Babbo Natale e raccontando le sue avventure al Polo Nord insieme ai suoi aiutanti. In due casi (le lettere del 1929 e del 1937) Tolkien scrisse alcune frasi in una lingua che può essere facilmente ricondotta al qenya primordiale, definito "quenya artico/qenya" (arctic quenya/qenya). Tali frasi, raccontava Tolkien, erano usate dagli Elfi di Babbo Natale (Red Elven) e dall'Orso polare (Polar Bear), personaggi ricorrenti nelle lettere. Tolkien non intendeva pubblicare queste lettere né era intenzionato a farle pubblicare dalla sua famiglia.[27]

Inoltre in questi scritti si possono ritrovare abbastanza spesso scorci di scrittura elfica (tengwar) o dell'"alfabeto dei Goblin" (cirth), nonché il nome Ilbereth, probabile "progenitore" fiabesco di Elbereth, personaggio del Silmarillion.[28][29]

Storia interna

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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Arda.

La prima lingua che gli Elfi parlarono, subito dopo il loro risveglio sulle sponde del Lago Cuiviénen,[30] nel 1050 degli Anni degli Alberi fu l'elfico primitivo, che intorno al 1105 si evolse nell'eldarin comune (da cui poi nacquero anche il telerin parlato dai Teleri e il sindarin). Da questa lingua, praticamente immutato,[31] nacque il quenya, che col tempo si evolse in alcuni dialetti reciprocamente comprensibili: il noldorin quenya parlato dai Ñoldor (ossia Ngoldor, oppure Noldor secondo una forma tarda ma più usata) e il vanyarin quenya parlato dai Vanyar.[32]

Fëanor e Fingolfin. Fëanor è la versione sindarin del nome quenya Fëanáro, nome composto dagli elementi fëa, "spirito", e nár, "fiamma", e può essere tradotto come "Spirito di Fuoco". Il nome in quenya di Fingolfin era invece Nolofinwë, che significa "saggio Finwë".

Il quenya in breve tempo acquisì importanza, divenendo una delle lingue più importanti di Arda (soprattutto dal punto di vista letterario), nonché la prima ad essere messa per iscritto.[33] L'invenzione dei primi caratteri elfici è attribuita a Rúmil, inventore delle sarati, poi perfezionate da Fëanor con le tengwar.

I Noldor che si rifugiarono nella Terra di Mezzo, in seguito all'oscuramento di Valinor, parlavano quenya anche con gli altri elfi. Tuttavia, quando Elu Thingol del Doriath, re dei Sindar (Elfi della stirpe dei Teleri che rimasero nel Beleriand anziché raggiungere Valinor) venne a conoscenza del Fratricidio da loro commesso nei confronti dei Teleri nel 1495 degli Anni degli Alberi, proibì l'uso del quenya in tutto il suo regno:[34]

«Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso, sarà considerato fratricida e traditore impenitente.»

I Sindar, comunque, furono lenti ad apprendere la lingua dei Noldor, mentre questi ultimi in quello stesso periodo avevano già acquisito piena padronanza del sindarin (conosciuto anche come La favella del Beleriand).[35] A metà della Prima Era il quenya fu abbandonato anche nel Beleriand a favore del sindarin, anche dagli stessi Noldor, che cominciarono ad usarla solo come lingua sapienziale. Chiunque parlasse quenya al di fuori di un ambito nobile (ad esempio in casa di Turgon) o in ambito letterario (dove era preferita, come lingua scritta, al sindarin) non veniva visto di buon occhio dai Sindar di quelle regioni.[36][37] Nel periodo di massimo splendore di Númenor, il potere dei Dunedain (uomini abitanti di Númenor) crebbe e le loro conoscenze (in tutti i campi del sapere) si andarono ampliando grazie all'amicizia con gli Eldar. Dapprima l'adûnaico e il sindarin erano le uniche lingue parlate e conosciute, ma in seguito, con l'avvento dei primi commerci, colonizzazioni e scambi culturali, tra i grandi signori e tra i Re di Númenor si diffuse anche la favella degli Eldar, fortificando l'antica alleanza tra i due popoli.[38][39] Tuttavia, con l'avvento del ventesimo sovrano di Númenor Ar-Adûnakhôr nel 2899 della Seconda Era, ci fu la definitiva, o quasi, emancipazione di Númenor dagli elfi, tanto che il re proclamò il suo nome per la prima volta in adûnaico e non in quenya come era da tradizione.[40] Nel 3102 Ar-Gimilzôr, divenuto ventitreesimo re di Númenor, bandì il quenya dal suo regno, tuttavia poi suo figlio Ar-Inziladûn salito al trono nel 3177, preoccupato per i cattivi rapporti con gli Eldar rese nulla l'abolizione e prese, secondo l'antica usanza, nome in quenya Tar-Palantír. Tuttavia, alla sua morte nel 3255, Ar-Pharazôn, nipote del re, prese, senza diritto, il trono di Númenor, sposando Míriel, figlia di Tar-Palantír, contro il suo volere e, ingannato da Sauron che si era finto suo prigioniero, dichiarò guerra ai Valar, sancendo la definitiva caduta di Númenor, che venne abissata nel mare da Eru per l'oltraggio e, da lì in poi, chiamata Mar-nu-Falmar "l'isola sotto i flutti" e Atalantë "la caduta".[41]

Il quenya usato nella Terra di Mezzo, durante la Terza Era (il periodo corrispondente alle storie narrate ne Il Signore degli Anelli), era divenuto una lingua rituale e conosciuta soprattutto da studiosi e personalità importanti (qualcosa di analogo al latino nel Medioevo).[42] Veniva insomma usato come linguaggio formale e per la scrittura, ma il linguaggio colloquiale era il sindarin.[43] Tuttavia, i Ñoldor ricordavano ancora il quenya e lo consideravano la loro vera lingua madre, come testimoniato dalla reazione di compiacimento degli elfi quando Frodo li saluta con l'espressione Elen síla lúmenn'omentielvo ("Una stella brilla sull'ora del nostro incontro").[44]

I dialetti del quenya

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Dal quenya, come già accennato, si diramarono due dialetti: il[vanyarin quenya parlato dai Vanyar e il noldorin (o noldorin quenya, o “quenya esule”) parlato dai Noldor che lasciarono Aman in esilio durante la Prima Era diretti verso la Terra di Mezzo e il Beleriand. Tuttavia questi due dialetti avevano poche differenze nella grammatica e nella forma e solo alcune nella fonologia[6] tanto che Tolkien considerava i due dialetti ed il quenya lingue praticamente identiche.[45]

(ART)

«Ai! laurëai lantar lassí súrinen,
yéni únótimai ve rámar aldaron!»

(ART)

«Ai! laur lantar lassi súrinen,
yéni únótimë ve rámar aldaron!»

In corsivo ci sono le principali differenze.

Il vanyarin o quendya nacque dall'unione del quenya parlato in Aman e il valarin dei Valar e degli Ainur parlato anche fuori da . Il dialetto nato dalle due favelle aveva differenze prevalentemente fonetiche, infatti l'antico fonema þ si trasformò presto in s[47][48] e nacquero i suoni lb (non consentito in quenya) al posto di lv, ndy al posto di ny, hw al posto di f,[49][50] z al posto di r[51] e raramente w al posto di v.[52] Oltre poche altre "inflessioni dialettali" all'interno della declinazione di alcuni nomi[53] le uniche altre vere differenze erano nel vocabolario, in parte ereditato dal valarin e caratterizzato da alcune tendenze verso il sindarin.[54] Ad ogni modo, del valarin esistono ben poche informazioni ed è considerato un dialetto solamente in base ai pochi nomi prevalentemente propri presenti nel legendarium tolkieniano.

Il dialetto noldorin aveva ancora meno differenze dell'altro, infatti oltre a rari allungamenti tonici,[55] caduta di vocali[56] o ancor più rari cambi consonantici,[57] non aveva altre differenze tanto da essere considerato da alcuni non tanto un vero e proprio dialetto quanto piuttosto una "parlata" con minime differenze soprattutto in campo fonetico. Secondo alcuni anche il telerin comune sarebbe da intendersi come un dialetto del Quenya, tuttavia la diffusione e la "nascita" di queste lingue sono quasi parallele e nonostante, soprattutto in seguito allo stabilimento in Aman da parte dei Teleri (1150 ca. P.E.), le due lingue diventarono mutuamente intelligibili, questo fu un fenomeno tardo che mutò entrambe le lingue favorendone la scomparsa a favore del sindarin, del nandorin e del doriathrin sviluppatisi partendo dalla stessa lingua dei Teleri.

Le parentele con le altre lingue di Arda e le tecniche di Tolkien

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Tolkien era un filologo che conosceva i meccanismi di funzionamento di numerose lingue antiche e moderne; non stupisce quindi che fosse in grado di idearne di nuove. Tuttavia egli (contrariamente a quanto si potrebbe comunemente pensare) non inventò le sue lingue per rendere più realistici i propri racconti, anzi il meccanismo era esattamente inverso: erano le sue creazioni linguistiche a dargli continuamente nuovi spunti per le sue storie. Creare lingue era quello che Tolkien considerava il suo "vizio segreto",[11] e per rendere il tutto maggiormente realistico, l'autore creò inizialmente delle "radici comuni" da cui fece poi derivare tutti i vari vocaboli di ogni lingua parlata in Arda.[4]

(EN)

«Nobody believes me when I say that my long book is an attempt to create a world in which a form of language agreeable to my personal aesthetic might seem real. But it is true.»

(IT)

«Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero.»

Tolkien, come dichiarato dal figlio Christopher Tolkien durante un'intervista, non inventò nuovi termini in maniera arbitrale ma li concepì partendo dalle radici, e con l'aggiunta di suffissi e prefissi e con varie mutazioni regolari minuziose anche per quanto riguarda possibili "interventi esterni" diedero vita quasi "naturalmente" ai vocaboli delle sue lingue. Seguendo questo principio è facile capire come le varie lingue (specie quelle elfiche come il quenya o il sindarin) siano necessariamente imparentate tra di loro. Per capire al meglio questo processo, ecco una serie di comparazioni in cinque (o sei) lingue elfiche (quenya, sindarin,[58] telerin,[59] doriathrin,[60] ilkorin[61] ed Elfico primitivo)[62][63] più altre sei lingue: l'ovestron (la lingua comune),[64] il khuzdul (la lingua segreta dei nani),[65] il linguaggio nero (la lingua di Mordor, ideata da Sauron),[66] il valarin (la lingua dei Valar),[67] il rohirric (la lingua di Rohan)[68] e l'adûnaico (la lingua di Númenor).[69] A differenza della maggior parte delle lingue elfiche, di queste ultime lingue, fatta eccezione per l'Adûnaico, si conoscono solo poche parole ritrovate nei vari manoscritti di Tolkien, quindi non si può sapere quanto Tolkien ne avesse ulteriormente ampliato la grammatica ed il lessico.[70]

Ecco l'Ave Maria in sindarin e in quenya, da notare le marcate somiglianze tra le due lingue.

(ART)

«Ai Meri, meleth-Phant,
Hîr ah-Le;
daethannen im bessath phain
a daethannen iaf e-Huvech - Iesus.
Aer Meri, Eru-Odhril,
hero ammen raegdain
sí a ned lú e-gurthem.
Tanc»

(ART)

«Aia María quanta Eruanno
i Héru as Elye·
aistana Elye imíca nísi:
ar aistana i Yáve Mónalyo Yésus:
Aire María Eruo Ontaril
á hyame rámen úcarindor
sí ar lúmesse ya firuvamme:
násie:»

Nella tabella qui sotto vengono presi ad esempio alcuni vocaboli con la loro provenienza e la loro forma nella maggior parte delle lingue create da Tolkien.

Italiano Quenya Sindarin Telerin Doriathrin e ilkorin Elfico primitivo Radice primitiva Adûnaic e lingue umaniche Khuzdul (e neo-khuzdul) Linguaggio nero (e neo-linguaggio nero) Valarin
albero[71] alda, ornë galadh, orn[72] galla orn,[73] gald ornê, galadâ ORN-, (O)RÔ(N)-, GAL(AD)- ? zurm ? ?
andare[74] lelya- (en)glenna-, bad-[75] delia- ? led-, del(e)- (E)LED-, DELE- ? ganag ukh- ?
anello[76] corma corf ? ? kormâ COR-MÂ ? ? nazg[77] (a)naškad[78]
cavallo[79] rocco roch rocca (o)roc roko/rokko/rokkô ROC- karab[80] kharub rûk[81] næchærra, nahar
dire[82] quet- ped- pet- *cwid-/pid- kwe(t)- KWE(T)-(→PET) bêth[83] aglâb[84] ghashn-, pukhl- ?
donna[85] nis, inya bess din -il,[86] ganu[87] ndis, dîs, nis N(D)IS-, 3AN- kali, anî zhin, zhinûn[88] sharlob[89], gru (nei dialetti del sud) ?
elfo[90] elda, quende edhel, eledh ello, pende eld kwende, eldâ (e der. elenâ, eledâ) ELD-/ELED-/ELEN- derivate da EL "stella", QWEN- nimir[91] khatuzh golug[92] ?
farfalla[93] vilvarin (agg. in vilwarind-), wilwarin (agg. in wilwarind-) gwilwileth vilverin gwilwering[94] *wilwarindê WIL- "volare" ? ? ? ?
fuoco[95] nàr, nàre naur nar nar[96] nár, (a)nar NAR- ? urs, urus ghâsh rušur, uruš
melodia, canto[97] lindë, linda lind lindai lind[98] lindâ[99] (G)LIN(D)-, (S)LIN(D)- ? kumath ? ?
nero[100] mor, morë myr mori ungor, dunn mor(i), dunnâ MOR-, DUN(N)- dulgî, dâur dush, narg/narag, aznân/azanân mor, bag, burz(um) ?
pugno[101] quár paur pár ? kwâra KWAR- ? mazr ? ?
re, signore, nobile[102] aran, arata, turcil aran, arphen aran, arpen, aráta, aráto tôr, tára, (t)aig târo, kalrô (T)ARA- (Nobile) ?[103] melhekh, bund,[104] uz, zabad/zubd, uzbad,[105] ran,[92] goth, durbag[106] ?
popolo, folla lië, sanga gwaith lie ? rimbê, stangâ LI(Ê)-, STAG- nos[107] ?[108] hai,[109] brun ?
uomo,[110] sposo[111] atan, ner, engwa,[112] firë,[113] hil, weo adan, fair,[114] benn, dîr ? *nir,[115] benn, ber dêr[116], wegô, khil[117], berô, besnô ATA-, (N)DER-, WEG- "valente, virile", BES- "sposo"[118] narû[119] 'akh/'akhûn, -ûn, shar(a)[120] ?

Designazioni del linguaggio

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La parola "quenya" scritta in tengwar. Il primo tengwa è un quessë, che va pronunciato [kw], il tehtar posto sopra di esso è un andaith e rappresenta la vocale [ɛ]; il secondo tengwa è invece un númen, che si pronuncia [n], il tehtar posto sotto di esso rappresenta il suono [j] mentre "i tre punti" posizionati sopra rappresentano la vocale [a].

La parola quenya (Inizialmente qenya) o altrimenti quendya (nel dialetto vanyarin) è un aggettivo formato dalla radice KWEN- da cui ad esempio anche Quendi ovvero "Elfi". Il significato è quindi affine: "elfico, quendico". Tuttavia lo stesso termine è anche associato alla radice KWET- "parlare". Infatti entrambe le radici provengono dalla radice KWE- da cui KWEN- e KWET erano derivate. Secondo Tolkien i più dotti tra gli Elfi ritenevano che Quendi significasse "coloro che parlano con voci" e secondo Pengolodh quenya significa propriamente "linguaggio, idioma". Comunque entrambe queste ipotesi "interne" al legendarium tolkieniano sono facilmente spiegabili col fatto che nessun'altra lingua elfica utilizzi l'aggettivo "quen(d)ya" per designare una qualunque "lingua elfica". Infatti almeno in teoria il nome completo della lingua sarebbe quen(d)ya lambë, ovvero "Lingua elfica". Tuttavia successivamente il vocabolo quenya venne usato esclusivamente come nome proprio e non più come l'aggettivo derivato da Quendi (elfi). Tuttavia i Noldor non scordarono mai l'etimologia della parola, continuando a vedere la favella elfica come la più nobile tra le lingue e l'unica recante nel suo stesso nome anche il nome della loro razza.

Nel corso della storia interna contenuta nel legendarium tolkieniano, la lingua ebbe molti altri nomi: parmalambë o parmaquesta ("lingua letteraria", intesa più che altro nella sua accezione scritta), tarquesta ("alto idioma", intesa invece come lingua parlata) o noldorin ("l'alta lingua dei Noldor") o ancora "alta lingua dell'Occidente", "alto elfico", "lingua dei Noldor" (Noldorin), "lingua di Valinor" o "valinoreano" ("il linguaggio degli Elfi di Valinor" essendo la lingua originaria di Valinor), "eressëano" o "avalloniano" (poiché molti tra i Noldor dimoravano a Tol Eressëa di Avallónë).[121] Per antonomasia la lingua era chiamata anche eldarin ("favella degli Eldar") o "alto eldarin".[30] Per i Teleri la lingua era goldórin o goldolambë, associando il termine con i Noldor (la traduzione letteraria dovrebbe essere "noldoico" e "noldo-lingua"). L'elfo Gildor si riferisce al quenya come "l'antica lingua".[44] La favella fu ancora denominata "alta lingua dell'Occidente" o "(alto) eldarin" o ancora "alto elfico antico". Dai Númenoreani venne chiamata nimriyê ("lingua nimriana", dal termine dúnedain nimîr con il quale venivano designati gli elfi).[122][123] Ne Il Signore degli Anelli Frodo gli si riferisce chiamandola "l'antica lingua degli Elfi al di là del Mare"[44] e "il linguaggio dei canti elfici".

Infine vi furono le designazioni esterne al corpus mitologico di Arda che Tolkien adoperò per riferirsi alla lingua: "alto elfico" e "latino elfico" (elven latin). La motivazione per questo secondo epiteto è che con il tempo l'utilizzo della favella elfica si faceva sempre più simile a quello del latino nell'Europa medievale, passando da lingua "franca" a lingua di culto e sapienza.[124]

Tutela e regolazione della lingua

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Lo stesso argomento in dettaglio: Elvish Linguistic Fellowship.

Come già detto, il quenya è attualmente privo di organismi ufficiali di tutela, studio e diffusione nonostante numerose fonti possano essere considerate più che autorevoli. Il problema principale nello studio della lingua è che della miriade di testi scritti da Tolkien soltanto una minima parte è stata pubblicata; questo ha portato ad un lavoro di ricostruzione, da parte degli studiosi, di grammatica e lessico che, nonostante ciò, rimangono tuttora incompleti pur essendo la lingua più che efficace e adatta alla comunicazione.[70] Molti, tra gli studiosi della lingua, hanno nel 1988 partecipato alla fondazione della cosiddetta E.L.F. (Elvish Linguistic Fellowship), un'organizzazione internazionale volta allo studio, alla tutela e alla diffusione dei linguaggi inventati da Tolkien.[125] Al suo fondatore Jorge Quiñónez si sono aggiunti successivamente anche Carl F. Hostetter, attuale direttore nonché autore dell'autorevole rivista Vinyar Tengwar,[126] Christopher Gilson autore della rivista Parma Eldalamberon[127] e Patrick H. Wynne autore insieme ad Hostetter di un giornale on-line conosciuto come Tengwestië.[128] Su internet il sito Ardalambion, edito da Helge Fauskanger, che è stato tradotto in numerose lingue tra cui anche l'italiano.[129]

Altri noti studiosi sono Edouard Kloczko autore di Lingue elfiche: Enciclopedia illustrata della Terra di Mezzo e di Lingue degli Hobbit, dei Nani e degli Orchi. Enciclopedia illustrata della Terra di Mezzo e Tom Shippey autore di La via per la terra di mezzo e J.R.R Tolkien autore del secolo.[130][131]

Lo stesso argomento in dettaglio: Fonologia della lingua quenya.

La fonologia del quenya, come già detto, è basata quasi totalmente su quella latina, italiana, spagnola e greca, nonché finlandese.

Le vocali e i dittonghi

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Il quenya possiede cinque vocali: a, e, i, o e u. Queste possono essere sia brevi (nella loro forma base) sia lunghe. Nella forma allungata prendono l'accento (á, é, í, ó, ú), tuttavia sono considerate lunghe anche se in forma breve ma seguite da un gruppo consonantico. Tolkien ha basato la loro pronuncia interamente su quella spagnola.[132] Per chiarire la pronuncia, altrimenti difficile a locutori inglesi, Tolkien spesso aggiunge una dieresi su alcune vocali (ë ed ä) a fine parola o all'interno di dittonghi. Il quenya possiede vari dittonghi: ai, au, oi, ui, eu, ei ed iu.[133]

Le consonanti e i gruppi consonantici

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Il quenya possiede 13 o 14 consonanti più la b e la d ritrovabili solo in correlazione rispettivamente con m ed l e con n, r ed l. Le consonanti si avvicinano più delle vocali ad una pronuncia anglicizzante. A differenza della fonologia italiana, la c e la g in quenya sono esclusivamente dure.[133]

  Labiale Dentale Alveolare Palatale Velare Labio-velare Glottidale
Occlusiva p, b t, d ty, dy c, k, g q, qu, gw  
Nasale m n ny ñ nw  
Fricativa o Sibilante f, v th, þ s, z hy, h, y h hw, w h
Laterale     hl, l ly      
Vibrante     hr, r        

Vi sono vari gruppi consonantici "prediletti" (nd, rd, ld, mb, ng, qu, x, ht, hw, hl, hr, hy, ry, ny, ly e ty), mentre altri sono possibili (hty, lc, lm, lp, lqu, lt, lv, lw, mn, mp, my, nc, ngw, nqu, nt, nty, nw, ps, pt, rc, rm, rn, rqu, rt, rty, rs, rw, sc, squ, st, sty, sw, ts, tw) ma, a differenza dei primi, si separano nella divisione in sillabe.[133] Altri gruppi che occasionalmente si formano nella flessione nominale o verbale mutano regolarmente.

Sono possibili solo alcune consonanti doppie: cc, ll, m, nn, pp, rr, ss, tt. A fine parola invece si possono trovare solo le consonanti t, r, l, n ed s.[133]

L'accento può essere acuto o grave. Il primo, chiamato accento maggiore, si ha nei monosillabi, nei bisillabi (sulla prima sillaba) e nei trisillabi (sulla penultima se lunga, sulla terzultima se la penultima è breve, altrimenti sempre sulla terzultima lunga). Il secondo, chiamato accento minore, si ritrova spesso sulla sillaba precedente l'accento maggiore, altrimenti cade solo sulle parole con più di due sillabe, aventi le ultime due sillabe brevi (in questo caso l'accento cadrà sull'ultima).[134][135]

Lo stesso argomento in dettaglio: Morfologia della lingua quenya.

Tolkien basa la morfologia del quenya su quella finnica, traendo spunto soprattutto dalla sua struttura agglutinante.

In quenya l'articolo determinativo è rappresentato dalla particella i, ed è indeclinabile. Se l'articolo precede un nome iniziante per i viene aggiunta una n all'articolo per questioni di eufonia. Se l'articolo precede un nome al duale assume il significato di "entrambi". Un nome non accompagnato dall'articolo può assumere valore indeterminato.[136]

Esempi: i taurer "le foreste"; in indis "la moglie"; i ciryat "entrambe le navi"; parma "un libro".

Può anche assumere valore relativo (vedi paragrafo: La proposizione relativa)

In quenya i sostantivi si declinano in dieci casi e in quattro numeri.[137]

I casi sono:

  • Il nominativo: è usato per esprimere il soggetto e il predicativo del soggetto. Regge anche alcune preposizioni e nel tardo quenya della Terza Era funge anche da complemento oggetto. Il plurale si forma regolarmente aggiungendo -r se il nome termina per vocale, -i se termina per consonante (esempio: I lassi nar laicë "Le foglie sono verdi").[138]
  • Il genitivo: esprime principalmente il complemento di specificazione. Regge anche alcune preposizioni. Le desinenze sono -o per il singolare, -ron per il plurale dei sostantivi terminanti per vocale e -ion per il plurale dei sostantivi terminanti per consonante (esempio: Quenta Silmarillion "Il Racconto dei/a proposito dei Silmarilli").[139]
  • L'accusativo: è usato per esprimere il complemento oggetto e il predicativo dell'oggetto, si forma allungando la vocale finale del sostantivo, per formare il plurale aggiunge sempre -i.[138]
  • Il possessivo: corrisponde principalmente al complemento di specificazione ed esprime soprattutto il possesso attuale, potrebbe essere paragonato al genitivo sassone inglese. Al singolare si forma aggiungendo -va, se il nome termina per vocale, e -wa, se termina per consonante. Al plurale la terminazione è -iva (esempio: coa i nerwa "la casa dell'uomo").[140]
  • Il dativo: è usato per esprimere il complemento di termine e di vantaggio e svantaggio. Al singolare si forma aggiungendo -n davanti alle vocali e -en davanti alle consonanti, al plurale la desinenza è -in.[141]
  • Il locativo: corrisponde al complemento di stato in luogo. Al singolare si forma aggiungendo -ssë (-essë se il nome termina per consonante), al plurale la desinenza è -ssen.[142]
  • L'ablativo: si usa per esprimere il complemento di moto da luogo, si forma aggiungendo -llo al singolare (-ello se il nome termina per consonante) e -llon o -llor al plurale.[143]
  • L'allativo: esprime il complemento di moto a luogo. Al singolare si forma aggiungendo -nna, al plurale si aggiunge -nnar.[144]
  • Lo strumentale: è usato per esprimere il complemento di modo, il complemento di mezzo, il complemento di strumento, il complemento di agente e il complemento di causa efficiente. Al singolare si forma aggiungendo -nen, al plurale -inen.[145]
  • Il dedativo, caso inventato da Tolkien, si forma aggiungendo -s al singolare e -is al plurale, si pensa che venisse utilizzato dall'autore come una sorta di locativo.[146]

Mentre i numeri:[147]

  • Il plurale si forma generalmente in due modi: nei nomi terminanti in vocale aggiungendo una r (es. alda "albero" → aldar "alberi"), nei nomi terminanti in consonante una i (es. elen "stella" → eleni "stelle").
  • Il duale si forma generalmente aggiungendo -u nei sostantivi terminanti in dentale, indicanti parti del corpo o in -i o -e (-ë) (es. sarat "segno" → saratu "due segni") altrimenti aggiungendo -t/-et.
  • Il partitivo si forma generalmente aggiungendo -li (es. lassë "foglia" → lasseli "delle foglie, alcune foglie, un po' di foglie").

Gli aggettivi

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Gli aggettivi in quenya terminano per la maggior parte in -a o in . Si concordano con il sostantivo a cui si riferiscono. Al plurale gli aggettivi terminanti in -a terminano in e gli aggettivi terminanti in terminano in -i.[148]

  • 1 - Minë
  • 2 - Atta
  • 3 - Neldë
  • 4 - Canta
  • 5 - Lempë
  • 6 - Enquë
  • 7 - Otso
  • 8 - Tolto
  • 9 - Nertë
  • 10 - Cainen
  • 11 - Minquë
  • 12 - Rasta
  • 35 - Neldë-lempë
  • 94 - Nertë-canta
  • 100 - Tuxa
  • 106 - Minëcainenenquë
  • 1.000 - Húmë
  • 1.000.000 - Mindóra

Per i multipli di dieci fino a novanta si aggiunge il suffisso -cainen. Per i multipli di cento da 200 a 900 si aggiunge il suffisso -tuxa.

I numeri ordinali si formano generalmente aggiungendo -ëa, tuttavia i primi tre e il decimo sono irregolari:

  • primo - Minya
  • secondo - Tatya
  • terzo - Nelya
  • decimo - Quainëa

Gli avverbi si formano generalmente aggiungendo -vë all'aggettivo corrispondente, gli aggettivi terminanti in elidono quest'ultima e aggiungono -ivë, quelli terminanti in -n, cambiano la -n in m e aggiungono -bë.[149]

I pronomi vennero rivisti spesso da Tolkien che li rese per questo involontariamente un problema per gli studi successivi. Tuttavia è ben chiaro che si ritrovino molto più spesso come enclitici che come particelle isolate.

I pronomi personali sono stati ritrovati sia in forma enclitica sia no, tuttavia come già sottolineato la forma enclitica era la forma che Tolkien più prediligeva nonostante esistesse solamente per il soggetto e l'oggetto che Tolkien "attaccava" al verbo. Tolkien distingue una forma breve, una forma media e una forma estesa.[150][151]

Persona Forma breve Forma media Forma estesa
1° sing. -n -në -nyë
2° sing. -t / -ccë
2° sing. (form.) -l -lë -lyë
3° sing -s -ro (masch. ),-rë (femm. ) -ryë
1° duale / / -mmë
1° plur. incl. / / -lvë
1° plur. escl. / / -lmë
2° plur. -l -lë -lyë
3° plur. -t / -ntë
La casa di Tolkien dal 1930 al 1949, in questo periodo il quenya aveva quasi raggiunto la forma attuale.

Anche i pronomi possessivi sono espressi in forma enclitica:[152][153]

Possessivo Traduzione
-nya mio
-cca tuo
-lya tuo (form.)
-rya suo/sua
-mma di noi due
-lva nostro (incl.)
-lma nostro (escl.)
-lya vostro
-nta loro

Tolkien creò per la sua lingua varie altre classi pronominali, tuttavia meno attestate e frequenti.[133][154][155][156][157]

I verbi in quenya si distinguono in due classi: i verbi radicali, terminanti in consonante, e i verbi derivati, terminanti in -a o -u. Il quenya distingueva vari tempi (presente, aoristo, passato, perfetto e futuro) e vari modi (indicativo, infinito, participio, imperativo e gerundio).[158]

  • Il presente indica un'azione continuativa e si forma generalmente con -a/-ar (pl. ), allungando la vocale centrale della radice. Questo tempo verbale indica un'azione durativa.[159]
  • L'aoristo indica un'azione abituale nel presente (a differenza del suo corrispettivo greco) e si forma con -ë/ir (pl. ).[160]
  • Il passato indica un'azione svolta nel passato e può essere tradotto con il passato remoto, il passato prossimo o l'imperfetto. Si forma aggiungendo -në/-ner (pl. ) alla radice verbale.[161]
  • Il perfetto indica un'azione svolta nel passato e può essere tradotto con il passato prossimo, con il trapassato prossimo o con il trapassato remoto. Si forma con -ië/-ier (pl. ) più l'aumento davanti alla parola (la vocale dell'aumento è uguale alla vocale centrale della parola) e l'allungamento della vocale centrale.[162]
  • Il futuro indica un'azione futura. Si forma elidendo la vocale finale della radice e aggiungendo il suffisso -uva/-uvar (pl. ).[160]
Verbi radicali Verbi derivati
Radice hir- mat- cava- hauta- móta- palu- allu-
Significato trovare mangiare scavare fermare lavorare diffondersi lavare
Presente híra máta cávëa hautëa mótëa pálua allua
Aoristo hirë matë cava hauta móta palo allo
Passato hirnë mantë cavanë/

cávë

hautanë mótane palunë/

pallë

allunë
Perfetto ihirië amátië acávië ahautië omótië apálië allië
Futuro hiruva matuva cavuva hautuva mótuva- palúva allúva

Il quenya ha vari verbi irregolari e impersonali.[161][162][163]

L'infinito in quenya si forma aggiungendo -a alla radice verbale, i verbi terminanti in -u elidono quest'ultima e aggiungono -o, i verbi radicali aggiungono invece una . L'infinito serve a specificare o a completare il significato del verbo reggente.[164]

Esistono altre due forme particolari di infinito: l'infinito esteso (introdotto da un pronome personale enclitico oggetto) e l'infinito passivo, utilizzato per esprimere l'infinito in frasi passive, quest'ultimo si formava aggiungendo a- al verbo.[164]

Il participio presente si forma aggiungendo -ala o -la (ai verbi derivati) e allungando la vocale "centrale" della parola. Da al verbo valore di sostantivo o di aggettivo o può essere utilizzato come verbo di una subordinata.[165]

Il participio passato ha valore di aggettivo, dando ai verbi transitivi valore di participio passivo. Si forma aggiungendo -ina, -na (nei verbi radicali in r, m ed n) e -da nei verbi radicali in -l. Insieme al verbo essere crea la forma passiva.[166]

Il gerundio in quenya ha il valore che in italiano ha l'infinito sostantivato. Si forma aggiungendo al verbo -ië. Il gerundio può declinarsi in genitivo, dativo e strumentale.[167]

L'imperativo si formava anticamente aggiungendo la desinenza -a, tuttavia in seguito si affermò la forma introdotta dalla particella á. L'imperativo negativo si forma con áva.[168]

La forma negativa di un verbo si forma in vari modi: con il verbo um- "non essere" (che è anche la negazione del verbo essere) quando la frase non contiene il complemento oggetto. Altrimenti si utilizza la particella .[169] Il verbo essere si esprime in due modi: con (per connettere due nomi o per formare il predicato nominale)[170] o con ëa (esistere, trovarsi, stare, sentirsi). Entrambi i verbi sono irregolari.[171]

Coniugazione di :

  • Presente/aoristo: (singolare), plurale nar. La vocale si abbrevia nelle forme con pronomi enclitici, oltre che nel plurale.
  • Passato: (singolare), plurale ner. La vocale si abbrevia nelle forme con pronomi enclitici, oltre che al plurale.[172]
  • Futuro: nauva (singolare), plurale nauvar.
  • L'imperativo è ána.

Coniugazione di ëa:

  • Presente/Aoristo: ëa (singolare), plurale ëar.
  • Passato: engë (singolare), plurale enger.
  • Futuro: ëuva (singolare), plurale ëuvar.
  • L'imperativo è ëa.
Lo stesso argomento in dettaglio: Sintassi della lingua quenya.

La forma passiva

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La forma passiva in quenya è espressa dal verbo "essere" più il participio passato del verbo principale. Il complemento d'agente o causa efficiente è invece espresso dallo strumentale.

L'ottativo si utilizza per esprimere un desiderio realizzabile, una speranza o un augurio. Si forma con la particella nai e il verbo al futuro.[173]

Il condizionale

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Il condizionale in quenya può essere espresso da varie particelle: írë "quando" quando l'evento è sicuro, mai o ai quando è possibile ma non certo e nai o per esprimere dubbio o probabilità.[173]

La proposizione temporale

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Si distingue in anteriore, posteriore e contemporanea:

  • quando è anteriore si ricorre al perfetto preceduto da "dopo" e il verbo della principale al presente o al passato. Può anche essere espressa dal participio passato;
  • quando è posteriore si esprime con epë "prima" ed il verbo nello stesso tempo del verbo principale;
  • quando è contemporanea si ricorre al participio presente o al verbo preceduto da írë "quando".

La proposizione dichiarativa

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Si esprime in quenya con sa "che" utilizzabile anche nel discorso indiretto.[174]

La proposizione relativa

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La proposizione relativa può essere espressa o con la particella ya "che, quale ecc." o con l'articolo semplice (es. I Eru i "il Signore Che").[175]

Sistema di scrittura

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Lo stesso argomento in dettaglio: Sistemi di scrittura del Quenya.

Il quenya è scritto dagli Elfi principalmente con le tengwar di Fëanor e in epoca anteriore con le sarati di Rúmil, mentre nel corpus degli scritti di Tolkien è per lo più usato l'alfabeto latino riadattato al sistema fonologico delle lingue elfiche.

Consonanti e vocali tengwar con le quali il quenya è comunemente scritto

Classificazione

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«Gli ingredienti del quenya sono molti, ma elaborati in una lingua propria non precisamente uguale a nessun altro linguaggio che io conosca.»

Il quenya, essendo una lingua artificiale, non dovrebbe far parte di nessun gruppo linguistico, tuttavia i metodi con i quali Tolkien creò volutamente le sue lingue sembrano aver creato un grande insieme di lingue tra di loro effettivamente imparentate sia per quanto concerne la "storia interna" sia per quella "esterna". Quindi i linguaggi di Arda e più precisamente le lingue elfiche sono generalmente considerate parte di un "piccolo" gruppo linguistico a sua volta compreso nel gruppo delle lingue artistiche e delle lingue artificiali. Inoltre, nonostante Tolkien abbia preso "spunto" da molte altre lingue per creare la fonologia, il lessico ed in parte la grammatica delle sue lingue, il quenya non sembra avere affinità tali da essere inclusa in alcun altro gruppo linguistico realmente esistente.[7] Generalmente il quenya viene classificato come una lingua flessiva e agglutinante (caratteristiche prese principalmente dal finlandese) con un ordine tipologico relativamente libero ma preferibilmente SVO (caratteristica che condivide con le lingue neo-latine).

Sopra due tavole che espongono i valori fonetici delle lettere fëanoriane, valori usati in Quenya. Infatti le altre lingue elfiche differiscono, oltre che per la grammatica (che tuttavia contiene poche differenze tra una lingua e l'altra), anche per i suoni associati ad alcune lettere. Inoltre, come si può osservare, le tavole contengono anche qualche nota sulla scrittura e su alcuni valori.

Corpus dei testi quenya scritti da Tolkien

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Tolkien, nel corso della sua vita scrisse decine di opere nelle sue lingue, a volte addirittura adoperando le tengwar, tuttavia di queste opere solo poche sono tuttora pubblicate mentre le altre sono tuttora inesaminate o archiviate in attesa della pubblicazione.[4]

Namárië, il lamento di Galadriel

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Lo stesso argomento in dettaglio: Namárië.

Namárië (in quenya "Addio"), comunemente noto come Lamento di Galadriel.[176][177]

Namárië in lettere tengwar
(ART)

«Ai! laurië lantar lassi súrinen,
yéni únótimë ve rámar aldaron!
Yéni ve lintë yuldar avánier
mi oromardi lissë-miruvóreva
Andúnë pella, Vardo tellumar
nu luini yassen tintilar i eleni
ómaryo airetári-lírinen.
Sí man i yulma nin enquantuva?
An sí Tintallë Varda Oiolossëo
ve fanyar máryat Elentári ortanë
ar ilyë tier undulávë lumbulë
ar sindanóriello caita mornië
i falmalinnar imbë met,
ar hísië untúpa Calaciryo míri oialë.
Sí vanwa ná, Rómello vanwa, Valimar!
Namárië! Nai hiruvalyë Valimar!
Nai elyë hiruva! Namárië!»

(IT)

«Ah! come oro cadono le foglie al vento,
lunghi anni innumerevoli come le ali degli alberi!
I lunghi anni sono passati come rapidi sorsi
del dolce idromele in alti saloni
oltre l'Occidente, sotto le azzurre volte di Varda
ove le stelle tremolano
alla voce del suo canto, voce sacra di regina.
Chi riempirà ora per me la coppa?
Per ora la Vampa, Varda, la Regina delle stelle
dal Monte Semprebianco levò le mani come nuvole
ed ogni sentiero è immerso nella profonda oscurità;
e fuori dalla grigia campagna l'ombra si distende
sulle onde spumeggianti poste fra di noi,
e la bruma ricopre i gioielli di Calacirya per sempre.
Ed ora perso, perso per chi è in Oriente è Valimar!
Addio! Forse un giorno troverai Valimar!
Pure tu forse un giorno lo troverai! Addio!»

Il poema Markirya

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Lo stesso argomento in dettaglio: Markirya.
Il poema Markirya in lettere tengwar

Il poema Markirya, noto così dal titolo della sua versione iniziale (in qenya Oilima Markirya ovvero "L'ultima arca"),[178] è in assoluto il testo più lungo in lingua quenya da Tolkien.[179]

(ART)

«Man cenuva fána[180] cirya
métima hrestallo círa,
i fairi nécë
ringa súmaryassë
ve maiwi yaimië?
Man tiruva fána cirya,
wilwarin wilwa,
ëar-celumessen
rámainen elvië
ëar falastala,
winga hlápula
rámar sisílala,
cálë fifírula?
Man hlaruva rávëa súrë
ve tauri lillassië,
ninqui carcar yarra
isilmë ilcalassë,
isilmë pícalassë,
isilmë lantalassë
ve loicolícuma;
raumo nurrua,
undumë rúma?
Man cenuva lumbor ahosta
Menel acúna
ruxal'ambonnar,
ëar amortala,
undumë hácala,
enwina lúmë
elenillor pella
talta-taltala
atalantië mindonnar?
Man tiruva rácina cirya
ondolissë mornë
nu fanyarë rúcina,
anar púrëa tihta
axor ilcalannar
métim' auressë?
Man cenuva métim' andúnë?»

(IT)

«Chi vedrà una nave bianca
lasciare l'ultima sponda,
i pallidi fantasmi
nel suo freddo petto
simili al lamento dei gabbiani?
Chi si accorgerà di una nave bianca,
vaga come una farfalla,
fra le correnti marine
su ali come di stelle,
quando il mare si gonfia,
la spuma irrompe,
le ali scintillano,
la luce scema?
Chi udirà il fragore del vento
come il fogliame nei boschi;
le bianche rocce rimbombare
al bagliore della luna,
al calar della luna,
al cader della luna
la candela di un morto;
il romorìo della tempesta,
l'abisso che si muove?
Chi vedrà le nuvole radunarsi,
i cieli incurvarsi
sopra colli che si sgretolano,
il mare sollevarsi,
gli abissi spalancarsi,
l'antica oscurità
oltre le stelle
cadere
sopra torri crollate?
Chi si accorgerà di una nave spezzata
sulle scure rocce
sotto cieli squarciati,
un sole offuscato che luccica
su ossa scintillanti
nell'ultima mattina?
Chi vedrà l'ultima sera?»

Il canto di Fíriel

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Scritto nel 1940 in un quenya non ancora maturo, ancora chiamato qenya. Questo testo (cantato da Fíriel, figlia del Re di Gondor Ondoher) è uno dei rari esempi di scritti nel cosiddetto Tardo qenya o quenya quasi maturo.

(ART)

«Ilu Ilúvatar en káre eldain a fírimoin
ar antaróta mannar Valion: númessier.
Toi aina, mána, meldielto - enga morion:
talantie. Melko Mardello lende: márie.
En kárielto eldain Isil, hildin Úr-anar.
Toi írimar. Ilyain antalto annar lestanen
Ilúvatáren. Ilu vanya, fanya, eari,
i-mar, ar ilqa ímen. Írima ye Númenor.
Nan úye sére indo-ninya símen, ullume;
ten sí ye tyelma, yéva tyel ar i narqelion,
íre ilqa yéva nótina, hostainiéva, yallume:
ananta úva táre fárea, ufárea!
Man táre antáva nin Ilúvatar, Ilúvatar,
enyáre tar i tyel, íre Anarinya qeluva?»

(IT)

«Il Padre creò il Mondo per Elfi e Mortali
e lo diede nelle mani dei Signori. Essi stanno all'Occidente.
Essi sono santi, benedetti, e amati: salvo quello oscuro.
Egli è caduto. Melkor se ne è andato dalla Terra: ciò è bene.
Per gli Elfi essi crearono la Luna, ma per gli Uomini il Sole rosso;
che sono belli. A tutti essi diedero in giusta misura i doni
di Ilúvatar. Il Mondo è leggiadro, il cielo, i mari,
la terra, e tutto ciò che è in essi. Incantevole è Númenor.
Ma il mio cuore non riposerà qui per sempre,
perché qui è l'epilogo, e vi sarà una fine e l'Estinzione,
quando tutto è valutato, e tutto infine enumerato,
ma ancora non sarà sufficiente, non sufficiente.
Che mi darà il Padre, O Padre,
in quel giorno oltre la fine quando il mio Sole cadrà?»

Versione del testo in quenya maturo

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L'interno del pub Eagle and Child, sede degli Inklings, gruppo di discussione letteraria fondato fra gli altri da Tolkien, Lewis, Hugo Dyson e Charles Williams. In questo luogo Tolkien discuteva delle sue opere con gli altri docenti dell'Università di Oxford.

Questa invece è la versione in quenya "maturo" tradotta da Helge Fauskanger.[181]

«Ilu Ilúvatar carnë Eldain ar Fírimain
ar antanéros mannar Valaron: ëantë Númessë.
Nantë ainë, mánë ar meldë - hequa morion:
alantiéro. Melkor Mardello lendë: nás mára.
Carnentë Eldain Isil, Hildoin Úr-anar,
i nar írimë. Ilyain antanentë lestanen i annar
Ilúvataro. Ilu ná vanya, fanya, ëari,
i cemen, ar ilya i ëa tessen. Írima ná Númenor.
Nan lá ëa sére indonyan sinomë tennoio,
an sinomë ëa tyelma, ar euva metta ar i narquelië,
írë ilya nauva nótina, ar ilya hostaina, i mettassë:
ananta úva tárë fárëa, úfárëa!
Mana tárë antuva nin Ilúvatar, Ilúvatar
enyárë i metta pella, írë Anarinya queluva?»

Altri testi redatti da Tolkien

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Tolkien tradusse anche alcune preghiere cattoliche, tra le quali l'Ave Maria, il Padre Nostro, il Sub tuum praesidium e l'apertura del Gloria in excelsis Deo, per la maggior parte scritte negli anni cinquanta.[182][183] Inoltre sono molti i frammenti in "qenya" e in "quenya" ritrovati tra i vari manoscritti di Tolkien che mostrano facilmente le grandi differenze tra i vari "stadi" evolutivi del quenya.[184]

Aia Maria e Átaremma

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La parola "Arda" scritta in lettere tengwar. Il primo tengwa è un portatore breve sormontato dal tehtar rappresentante la [a], il secondo invece è un Arda rappresentante il suono [rd] seguito di nuovo dal tehtar precedente.

Tolkien scrisse questi due pezzi nei primi anni cinquanta, usando una calligrafia che rimandava a quella anglo-sassone.[185]

(ART)

«Aia María quanta Eruanno
i Héru as Elye·
Aistana Elye imíca nísi:
ar Aistana i Yáve Mónalyo Yésus:
Aire María Eruo Ontaril
á hyame rámen úcarindor
sí ar lúmesse ya firuvamme:
násie:»

(IT)

«Ave Maria piena di grazia,
il Signore è con Te.
Tu sei Benedetta fra le donne
e Benedetto è il frutto del Tuo Seno Gesù.
Santa Maria Madre di Dio,
prega per noi peccatori
adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.»

(ART)

«Átaremma i ëa han ëa·
na aire Esselya
Aranielya na tuluva
na care Indómelya cemende tambe Erumande:
ámen anta síra ilaurëa massamma·
ar ámen apsene úcaremmar
sív' emme apsenet tien i úcarer emmen.
Álame tulya úsahtienna
mal áme etelehta ulcullo:
násie:»

(IT)

«Padre nostro, Che sei nei cieli,
sia santificato il Tuo Nome,
venga il Tuo Regno,
sia fatta la Tua Volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen»

Frammenti di altri testi

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Tolkien tradusse altre preghiere nei primi anni cinquanta. Furono in seguito ritrovate in forma di manoscritti e pubblicate tra il 2002 e il 2003 sulla rivista Vinyar Tengwar n. 43-44[186][187] frammenti del Sub tuum praesidium e del Gloria in excelsis Deo.

(ART)

«Ortírielyanna rucimme, Aina Eruontari.
Alalye nattira arcandemmar sangiessemman,
ono alye eterúna me illume ilya raxellor, alcarin Vénde ar manaquenta.»

(IT)

«Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.»

(ART)

«Alcar mi tarmenel na Erun ar mi cemen Raine i hinin.
Alcar i Ataren ar i Yondon ar i Airefean.»

(IT)

«Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace al Suo popolo sulla terra.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.»

Neo-quenya e utilizzi della lingua

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Con la morte di Tolkien i testi scritti dall'autore passarono in mano al figlio Christopher, che ebbe il compito di riordinarli al fine di una loro futura pubblicazione. Tuttavia, anche grazie alla trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson, molti linguisti (per il film, videogiochi o altro) si sono cimentati nell'impresa di ampliare le lingue rimaste incomplete, per agevolarne un eventuale utilizzo futuro.[188] Il risultato di questo lavoro è spesso definito "neo-quenya". Tuttavia va rilevato che una parte degli scritti di Tolkien è tuttora da esaminare, sicché a tutt'oggi vengono regolarmente pubblicate nuove informazioni sulle lingue e sul legendarium tolkieniano.[70]

Frasi in quenya presenti nei film

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Nella trilogia di Peter Jackson i dialoghi in "elfico" sono per lo più in sindarin ma non mancano alcune (sebbene poche) frasi in quenya.

La prima frase in quenya dei film è il saluto di Elrond poco prima della partenza della Compagnia dell'Anello:[189]

(ART)

«Nai tiruvantel ar varyuvantel i Valar
tielyanna nu vilya»

(IT)

«Possano i Valar assistervi e proteggervi
sulla vostra via sotto il cielo.»

In secondo luogo c'è l'incantesimo pronunciato da Saruman per ostacolare la compagnia dell'anello sul passo di Caradhras:

(ART)

«Cuiva nwalca carnirassë!
Nai yarvaxëa rasselya taltuva ñotto-carinnar!»

(IT)

«Svegliati, crudele cornorosso!
Possa il tuo corno tinto di sangue cadere sulle teste nemiche!»

La terza frase è detta da Gandalf davanti alle porte di Moria. Lo stregone dopo aver tentato di aprire il cancello con un incantesimo in sindarin prova nuovamente con il quenya, ottenendo lo stesso risultato. È molto interessante notare la somiglianza tra le frasi, nelle due lingue, che sebbene abbiano un significato leggermente diverso sono comunque molto utili per constatare la somiglianza anche tra il neo-quenya ed il neo-sindarin.

(ART)

«Ando Eldarinwa a lasta quettanya, Fenda Casarinwa!»

(IT)

«Cancello degli Elfi ascolta la mia parola, Soglia dei Nani!»

(ART)

«Annon Edhellen edro hi ammen. Fennas Nogothrim lasto beth lammen.»

(IT)

«Cancello degli Elfi apriti ora per me. Porta dei Nani ascolta la parola della mia lingua.»

L'ultima "parola" in quenya è pronunciata da Galadriel ad Aragorn alla partenza da Lothlórien, tra le varie parole in Sindarin si sente anche il famoso saluto Námarië! "Addio!".

Nel prologo del primo film appare anche l'incisione sulla lama di Narsil in tengwar:

(ART)

«Narsil essenya, macil meletya, telchar carnéron navrotessë»

(IT)

«Narsil è il mio nome, spada potente, Telchar mi fece a Nogrod»

Invece per il terzo film fu fatta anche l'incisione per Andúril, ovvero la spada forgiata dai frammenti di Narsil per Aragorn. Per coerenza con gli scritti di Tolkien, l'iscrizione questa volta è in cirth:

(ART)

«Nányë Andúril i né Narsil i macil Elendilo.
Lercuvanten i móli Mordórëo. Isil»

(IT)

«Sono Anduril che era Narsil, la spada di Elendil.
Lasciate che gli schiavi di Mordor fuggano da me. Luna»

Molti sono invece i testi quenya scritti per accompagnare le musiche de Il Signore degli Anelli (trilogia), poi però utilizzati solo in maniera frammentaria da Howard Shore.

(ART)

«I alda helda, i ehtele lína.
Manna lelyalye Voromírë?
Cánalya hlarula la hirimmel.
Fuinë lanta Pelendoro nandesse
Sí massë i Anar?»

(IT)

«L'albero è spoglio, anche la fontana.
Dove vai, tu, Boromir?
Noi sentiamo la tua chiamata ma non riusciamo a trovarti.
L'oscurità è scesa sopra la valla del Pelennor
Dov'è ora il sole?»

(ART)

«A Olórin i yáresse
Mentaner i Númeherui tírien i Rómenóri
Maiaron i Oiosaila
Manan elye etevanne nórie i melanelye?»

(IT)

«O, Olórin che nel tempo passato
I signori d'occidente ti han inviato a proteggere le terre d'oriente
Dei Maiar il più saggio
Perché ti allontani da un paese che hai amato?»

(ART)

«Cenin i Herumor
Sámarya hanyenye
Oio mahta-mahtala cenien sanwenya
Ananta...
Pahta i ando!
Ela i cále!
Nenya sina corma úhátima
I haryanye»

(IT)

«Io avverto l'oscuro signore
Comprendo la sua mente
Sempre brancolo per vedere i miei pensieri
ma ancora...
la porta è chiusa!
Ecco la luce!
Nenya è questo anello, infrangibile
che io possiedo.»

Nel film Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato di quenya c'è solo la preghiera di Radagast il bruno (personaggio nel libro, da cui è tratta la pellicola, solo nominato) nell'atto di liberare il riccio Sebastian dalla maledizione della Nera Ombra diffusasi poco prima nel Bosco Atro.

(ART)

«Cementari celvameldë
Sí a hlarë ómaquettar
Lerya laman naiquentallo
Na coilerya envinyanta»

(IT)

«Cementari amica degli esseri viventi
Ora ascolta le parole della (mia) voce
Libera la creatura dalla maledizione
Sia la sua vita rinnovata»

Ne Lo Hobbit - La desolazione di Smaug il materiale linguistico in sindarin supera di molto quello in quenya. In particolare solo l'incantesimo pronunciato da Gandalf a Dol Guldur nell'atto di rivelare le forze maligne lì annidate è in questa lingua.

(ART)

«Cé ná ulco sís nurtaina...
I ettuluvas caninyë!
Cánin i sá tanuvaxe!»

(IT)

«Nessun male può celarsi qui...
Io gli comando di venire fuori!
Io gli ordino di mostrarsi!»

Scritti di altri autori in neo-quenya

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Tra gli autori che, dopo la morte di Tolkien, si sono cimentati nell'impresa di ampliare il quenya o di utilizzarlo per scrivere nuovi testi, vanno ricordati David Salo, Carl F. Hostetter, Vicente Valasco, Ales Bican e Helge Fauskanger.[191] Qui, tra le molte composizioni e traduzioni composte dalla morte di Tolkien ai nostri giorni, se ne trovano alcune che fungano da esempio di come la lingua sia sopravvissuta al suo autore, mutando ma rimanendo sempre fedele a sé stessa.

(ART)

«Et marinyallo mallenna
vantan hríveressë helka,
nu fanyarë fuinehiswa,
lumboinen Naira nurtaina.»

(IT)

«Dalla mia dimora alla strada
cammino in un freddo giorno d'inverno,
sotto ombrosi cieli grigi,
il sole celato dalle nuvole.»

In questo testo lo scrittore ha deciso di mutare la grafia più comune del quenya, cambiando le c in k, nonostante Tolkien stesso avesse fatto la scelta opposta. La forma marinyallo, "alti saloni, dimora", non è da considerarsi sicura: essendo un vocabolo ricostruito, potrebbe anche essere mardinyallo o oromardi. Infine nurtaina è il participio passato del verbo nurta- "celare" (cfr. nurtalë, "occultamento").[192]

Altri esempi di opere tradotte in neo-quenya sono: il primo e il secondo capitolo della Genesi, l'Apocalisse, i primi cinque capitoli del Vangelo secondo Matteo, l'intero Valaquenta e altri testi tolkieniani e non, alcuni anche traslitterati in tengwar.[193][194]

(ART)

«Neldë Cormar Eldaron Aranen nu i vilya,
Otso Heruin Naucoron ondeva mardentassen,
Nertë Firimë Nérin yar i Nuron martyar,
Minë i Morë Herun morna halmaryassë
Mornórëo Nóressë yassë i Fuini caitar.
Minë Corma turië të ilyë, Minë Corma hirië të,
Minë Corma hostië të ilyë ar mordossë nutië të.
Mornórëo Nóressë yassë i Fuini caitar.»

(IT)

«Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.»

(ART)

«I yessessë Eru ontanë Menel ar Cemen.
Cemen né cumna ar lusta, ar ëanë mornië or i undumë,
nan Eruo Súlë willë or i neni.
Ar equë Eru: "Eä cálë!" Ar ëanë cálë.
Eru cennë i cálë né mára, ar Eru ciltanë i cálë i morniello.
Ar Eru estanë i cálë Aurë, ar i mornië estanéro Lómë.
Ar ëanë sinyë, ar ëanë arin, i minya aurë.»

(IT)

«In principio Dio creò i Cieli e la Terra
La Terra era vuota e deserta, e vi era la tenebra sopra l'abisso,
ma lo Spirito di Dio si librava sulle acque.
E Dio disse, "Sia la luce!" E la luce fu.
Dio vide che la luce era buona, e separò la luce dalle tenebre.
E Dio chiamò la luce Giorno, e la tenebra Notte.
E fu sera e fu mattina, primo giorno.»

  1. ^ Parma Eldalamberon n. 19, p. 74 dedicato alla fonologia del quenya: Il suono quenya corrisponde al suono di new in inglese moderno". In quenya la sillaba "ny" è una combinazione di consonanti, p. 81.
  2. ^ Parma Eldalamberon n. 14, p. 136, 2003.
  3. ^ Helge Fauskanger, Elfico primordiale - dove tutto ebbe inizio - quenya primordiale, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 30 aprile 2012.
  4. ^ a b c Helge Fauskanger e Gianluca Comastri, Il vizio non troppo segreto di Tolkien - Le tecniche di Tolkien, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 1º maggio 2012.
  5. ^ Uno degli altri nomi per designare la lingua era parmaquesta o parmalambë ovvero "lingua letteraria" (da parma "libro" e questa o lambë "lingua, idioma") ( Helge Fauskanger, quenya - Designazioni del Linguaggio, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 10 gennaio 2012.) e Tolkien si riferì più volte al quenya come "latino elfico" (La realtà in trasparenza, p. 176)
  6. ^ a b Helge Fauskanger, Quenya - l'Antica Lingua - Storia interna, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 4 febbraio 2012.
  7. ^ a b c d e f g h Harri Perälä e Gianluca Comastri, Gli Alti Elfi sono Ugro-Finnici?, su eldalie.com. URL consultato il 17 febbraio 2012.
  8. ^ a b c d Helge Fauskanger, quenya - L'Antica Lingua - Storia esterna, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 22 febbraio 2012.
  9. ^ Molti anni dopo, in "Un vizio segreto", Tolkien definì tale linguaggio "crudo all'estremo". Helge Fauskanger, Animalico "Crudo all'estremo", su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 10 novembre 2011.
  10. ^ Helge Fauskanger, Naffarin - almeno sappiamo che "vrú" significa "sempre", su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 24 luglio 2013.
  11. ^ a b Il Medioevo e il fantasticoUn vizio segreto.
  12. ^ Helge Fauskanger, [http:/ardalambion.immaginario.net/ardalambion/nevbosh.htm Nevbosh - nuovo nonsense]. URL consultato il 7 febbraio 2012.
  13. ^ È spiegato molto bene nella lettera n. 297 intitolata "Bozze per una lettera a Mr. Rang", in cui Tolkien spiega che durante l'adolescenza cercò di far combaciare il personaggio mitologico di Earendel con quello elfico di Eärendil apparso come personaggio chiave in La caduta di Gondolin, spiegando anche come il suo nome derivi da una radice ayar "(grande) mare" e (n)dil- "amare", quindi "che ama il mare".
  14. ^ «L’inizio del legendarium di cui la Trilogia è la conclusione, è stato nel tentativo di rielaborare alcuni testi del Kalevala, in particolare il racconto di Kullervo lo sventurato, in forma personalizzata» (rielaborazione di Tolkien delle storie riguardanti l'eroe Kullervo, La realtà in trasparenza, lettera 163).
  15. ^ a b «Sono innamorato dell’italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo» (La realtà in trasparenza, lettera 223).
  16. ^ Parma Eldalamberon n. 17, p. 61.
  17. ^ La forma più primordiale di quenya è descritta su Parma Eldalamberon n. 12: "qenyaqetsa: La fonologia del qenya ed il lessico creati da J.R.R. Tolkien"
  18. ^ Andreas Andreou, quenya - L'influenza della lingua greca
  19. ^ Il francese, nonostante sia da sempre considerata una lingua dal bel suono, non fu mai presa in considerazione da Tolkien, cui non dava le stesse emozioni del finlandese, del greco o dell'italiano. For instance I dislike French, and prefer Spanish to Italian – but the relation of these facts to my taste in languages (which is obviously a large ingredient in The Lord of the Rings) would take a long time to unravel, and leave you liking (or disliking) the names and bits of language in my books, just as before. (Lettera 213 a Deborah Webster, 25/10/1958)
  20. ^ a b Lettera pubblicata in Parma Eldalamberon 17, p. 135.
  21. ^ Andreas Andreou, Quenya. L'influenza della lingua greca.
  22. ^ la radice LIN(D)- è presente in tutte le lingue elfiche: sindarin lind, telerin lindai, ilkorin e doriathrin lind e elfico primitivo lindâ ( Helge Fauskanger, Elfico Primordiale - dove tutto ebbe inizio - DERIVAZIONI IN ELFICO PRIMORDIALE, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 14 marzo 2012.)
  23. ^ Il quenya ner è da considerarsi una forma speciale dalla radice NDER- molto simile al tema indiretto di ἀνήρ ovvero "ἀνδρ-" (da un antico ἀν(έ)ρ- con caduta di ε ed aggiunta di δ epentetico). Le somiglianze aumenterebbero qualora si scegliesse di considerare una seconda radice NERE- rafforzata in NDERE- meno attestata della prima (The Lost Road, pp. 354, 376 per la prima radice; The War of the Jewels, p. 393 per la seconda
  24. ^ Paul Edwards, In the Valley of the Hobbits
  25. ^ La realtà in trasparenza.
  26. ^ da Pseudo-Apollodoro, Biblioteca I, 30
  27. ^ Helge Fauskanger e Gianluca Comastri, Il Corpus quenya - I: Campioni di "qenya" - La frase "Artica", su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 10 febbraio 2012.
  28. ^ J.R.R. Tolkien, Lettere di Babbo Natale, Natale 1929 e 1937, a cura di Baillie Tolkien; frasi in Arctic qenya
  29. ^ Vinyar Tengwar, n° 41, p. 16, a cura di Carl. F. Hostetter, luglio 2000
  30. ^ a b Il SilmarillionValaquenta, p. 45.
  31. ^ Infatti Tolkien nel Silmarillion preferisce designare il quenya come "Eldarin" o "Alto Eldarin", Il SilmarillionIndice dei nomi, p. 417 e Il Silmarillion, pp. 45, 311-312, 333
  32. ^ Il Silmarillion, pp. 413-414.
  33. ^ Il Signore degli Anelli, app. E, pp. 139-140 "Le lettere Fëanoriane".
  34. ^ Il SilmarillionQuenta Silmarillion, pp. 158-159.
  35. ^ Il SilmarillionQuenta Silmarillion, p. 140.
  36. ^ Il SilmarillionQuenta Silmarillion, pp. 159, 162.
  37. ^ Racconti incompiuti, p. 83.
  38. ^ Il SilmarillionAkallabêth, pp. 211-212.
  39. ^ Racconti incompiuti, pp. 297, 299, 303-306.
  40. ^ Il SilmarillionAkallabêth, p. 218.
  41. ^ Il SilmarillionAkallabêth.
  42. ^ In effetti, lo stesso Tolkien si riferì più volte al quenya come "latino elfico". (La realtà in trasparenza, p. 176)
  43. ^ Gli Elfi grigi e gli Esuli della terra di mezzo avevano adottato il sindarin come linguaggio colloquiale e il quenya come linguaggio letterario e dotto, Il Signore degli Anelli, app. F, 1346 "A proposito degli elfi"
  44. ^ a b c Il Signore degli AnelliLa Compagnia dell'Anello, Libro I, Capitolo III, p. 119.
  45. ^ Parma Eldalamberon n. 19: fonologia quenya , pp. 88 e 128, 2010
  46. ^ What is Vanyarin quenya like? - Case inflection, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
  47. ^ Fëanor considerò il cambiamento da þ in hw un insulto alla madre di nome Þerindë. (The Peoples of Middle-earth, Shibboleth di Fëanor)
  48. ^ What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - -þ- and -s-, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
  49. ^ Fëanor ancora adirato per l'insulto alla madre scherzò dicendo che sarebbero finiti per pronunciare il suo nome Hwëanáro invece di Fëanor. (Vinyar Tengwar 41)
  50. ^ What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
  51. ^ Azé al posto di árë ( What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - -z- and -r-, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).)
  52. ^ Wanwa divenne vanwa ( What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - -v- and -w-, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).)
  53. ^ What is Vanyarin quenya like? - Differences between Ñoldorin and Vanyarin - Case inflection, su phy.duke.edu. URL consultato il 24 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2013).
  54. ^ "Orco" invece di "urco" con l'influenza del sindarin orch (Parma Eldalamberon n. 19: fonologia quenya , pp. 88 e 128, 2010)
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  70. ^ a b c Helge Fauskanger, Quanti linguaggi ideò J. R. R. Tolkien?, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 19 novembre 2011.
  71. ^ La prima da una radice originaria GAL- “crescere” (con uso intr.) poi passata a GAL(AD)- “albero (dal grosso tronco, sp. Faggio)”, il telerin galla viene da un originale quenya galda a sua volta da un primevo galadâ da cui anche il sindarin galadh ed il doriathrin gald (Racconti incompiuti, p. 266; Sauron Defeated, p. 302; La realtà in trasparenza, lettera 347 "A Richard Jeffery", nelle note), la seconda da una radice originaria OR-/RO- “andare alto, salire” (cfr. quenya ortani “che spicca verso l'alto, alzato”) poi passata ad ORN- “albero (dal tronco fino, sp. Betulla)”, cfr. quenya ornë, sindarin orn e doriathrin orn, tutti da un primevo ornê (Racconti incompiuti, p. 266; La realtà in trasparenza, lettera 347 "A Richard Jeffery", nelle note)
  72. ^ In sindarin orn è utilizzato quasi esclusivamente in composti (The Lost Road, p. 379)
  73. ^ In doriathrin la radice assume un significato atipico, conservando sia quello originale di "alto albero" sia assimilando quella tipica della radice contrapposta GAL(AD)- "faggio", soppiantandone così le differenze (The Lost Road, p. 379)
  74. ^ Per "andare" si contano molte radici, di cui solo poche sopravvissute nei linguaggi attestati, la radice MEN- "andare" (cfr. meinâ "desideroso di andare"; Racconti incompiuti, indice dei nomi, p. 586 dove si legge Men-i-Naugrim "via dei nani", "passo dei nani" dalla stessa radice) e la radice (E)LED- (da cui il Sindarin (en)glenna- attraverso en-led-na con l'aggiunta di una -g- epentetica) collegata alla più frequente radice DELE- "andare", da cui proviene il quenya lelya- attraverso il più antico del-ja- (delya-) ritrovabile inalterato nel telerin delia- (The War of the Jewels, p. 360)
  75. ^ Voce, in questo senso, propria del sindarin, da una radice BAT- "pestare" da cui il primevo batâ/bata "pista battuta", in questo senso a quindi il significato di "camminare, andare per un sentiero" poi generalizzatosi in sindarin dove si ritrova anche in altri verbi quali govad "incontrare", da go-bad e trevad "attraversare", da tre-bad (The Lost Road, p. 351)
  76. ^ Da una radice KOR- "rotondo" con l'aggiunta di un suffisso -MÂ che denota "utensili", quindi il primevo kormâ "oggetto rotondo" poi "anello" (Ricostruita da Helge Fauskanger, Helge Fauskanger, Elfico Primordiale - dove tutto ebbe inizio - DERIVAZIONI IN ELFICO PRIMORDIALE, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 14 marzo 2012.)
  77. ^ Nazgûl (in quenya Úlairi) da nazg "anello" e gûl "spettro, spirito" (connesso al quenya úl "spettro, fantasma"), Il Signore degli Anelli, Appendice F, p. 1351
  78. ^ Isolato da mâchananaškad, "Anella del Fato"; cfr. linguaggio nero: nazg (The War of the Jewels, p. 401)
  79. ^ Da una radice ROK- per la quale Tolkien fece varie ipotesi in seguito tutte rigettate. Da questa radice il quenya rocco (telerin rocca), il sindarin roch, l'ilkorin (o)roc tutte da un primevo roko molto spesso rafforzato in rokko/rokkô(La realtà in trasparenza, lettera 144 "A Naomi Mitchison" e lettera 211 "A Rhona Beare")
  80. ^ In Rohirric però loho/lô, anche in Lohtûr (reso ne Il Signore degli Anelli con l'anglo-sassone Éothéod "popolo dei cavalli"), in Lôgrad (ne Il Signore degli Anelli reso con Éo-marc "la Marca dei cavalli") e in Rochann (ne Il Signore degli Anelli semplificato in "Rohan"). Legata indiscutibilmente all'elfico rokkô tramite il sindarin roch (The Peoples of Middle-Hearth, p. 53, La realtà in trasparenza, lettera 144 "A Naomi Mitchison")
  81. ^ Dall'elfico ROK-
  82. ^ Da una primeva radice KWE- (su cui Tolkien specula in The War of the Jewels, p. 392) si è poi evoluta la radice KWET- (cfr. il primevo kwetta "parola") da cui il quenya kwet- (in Telerin pet-) e il Sindarin ped- (tutti da un primevo kwe(t)-; The Lost Road, p. 366). Il Doriathrin conserva una forma cwindor "narratore" (cfr. il primevo kwentrô da un antico kwet-ro, dove il suffisso -ro ha valore di agentivo) altrimenti scritto pindor (The War of the Jewels, p. 375, 407 nota 5) da cui si può ricavare cwid-/pid- (The Lost Road, p. 366)
  83. ^ Cfr. ovestron bat- da cui batta "parlatore" (The Peoples of Middle-earth, p. 52); cfr. il sindarin ped, telerin pet, da una radice BITH- derivata dalla radice Elfica KWET- attraverso PET- (Sauron Defeated, pp. 416-427)
  84. ^ Lett.: favella, linguaggio, radice GL a indicare "linguaggio, parola" (The War of the Jewels, p. 395)
  85. ^ Da una radice NIS-/NDIS- (forse da una precedente radice NÎ-/INI-, cfr. quenya inya) "donna" corrispettivo femminile di NER-/NÊR-/NDER- (The Lost Road, p. 375). Un'altra radice è BES- "giovane donna" (cfr. BER- "uomo valente, giovane") da cui il sindarin bess- (anche se in elfico primitivo si ritrova una forma dess "giovane donna" ed una forma dî(s) "sposa", forse sul modello di DÊR- "uomo", da questa voce deriva il telerin din),
  86. ^ Prefisso ritrovabile in Turingwethil (Da una radice THUR- da cui turin o thurina variante dell'Ilkorin thúren o thûrinâ* circondato, protetto, segreto" e WATH- "ombra" più il suffisso femminile -il) "donna d'ombra segreta" (The Lost Road, pp. 393, 397)
  87. ^ Da una radice 3AN- "femmina" da cui poi un presunto aggettivo *3anwâ (di cui -wâ è una desinenza aggettivale) poi divenuto *ganw e quindi ganu. L'affinità col quenya hanu col significato opposto è dovuta alla condivisione della stessa radice 3AN- a cui poi però il quenya ha aggiunto la desinenza maschile -û generando quindi *3anû che in Doriathrin sarebbe diventato probabilmente *gan (The Lost Road, p. 360)
  88. ^ Da zhin propriamente "femmina" ed ûn "uomo" quindi "uomo-femmina"
  89. ^ Da shar(a) "uomo" e il suffisso femminile -lob
  90. ^ Dalle radici ELD-/ELED- ed ELEN- "elfo" derivate da ÊL-/ELEN- "stella" quindi con il significato di "venuti dalle stelle"; quinda dal primevo eldâ (e der. elenâ, eledâ) il quenya elda, il sindarin eledh/edhel, il telerin ello (da eldo), il doriathrin eld; cfr. anche ELED- "popolo delle stelle" ed eledandore "terra degli elfi" (The War of the Jewels, p. 360; La realtà in trasparenza, lettera 281); il primevo kwende, da cui il quenya quende (cfr. quen(d)ya "lett. "favella", cfr. quene "persona", quendo "narratore", quenta "storia", quetta "parola", quet- "dire"; in telerin si trova la forma dialettale pende), deriva dalla radice KWE- poi ampliata in KWEN- (cfr. KWET-) con il significato di "parola, parlare, dire", che sta quindi a significare fin dalla primeva forma kwende "coloro che parlano con voci" e quindi per antonomasia "gli elfi" (Il Silmarillion, Indice dei nomi, p. 417; The War of the Jewels, p. 360, 392 per la radice KWE-)
  91. ^ Letteralmente "il bellissimo" soprattutto al pl. Nimîr "i bellissimi" con cui usavano designare gli elfi (Racconti incompiuti, p. 436; The War of the Jewels, p. 386)
  92. ^ a b estratto da golugranu "ai re degli elfi"
  93. ^ Il vocabolo *wilwarindê deriva dalla radice WIL- "volare" attraverso il primevo wilwâ(r) (in quenya wilwa/vilva, in telerin vilve) "aria (sottostante le nuvole)" più la desinenza femminile -indê, quindi il significato potrebbe essere all'incirca "che vola sotto le nuvole", il sindarin attraverso gwilw (pl. di gwelw "aria sottostante le nuvole") e la desinenza -eth semanticamente corrispondente al quenya -in(d)
  94. ^ da gwilwerind- (cfr. gwelo "aria sottostante le nuvole") per assimilazione gwilgwering
  95. ^ Da una radice NAR- "fuoco", da cui anche il nome Anar "sole" (sindarin anor). Da questa il quenya nár(e) (in telerin si conserva la forma breve nar) ed il sindarin naur (nor nei composti), Il Silmarillion, Indice dei nomi, p. 437
  96. ^ Ilkorin, estratto da narwâ "rosso fiammante" (The Lost Road, p. 374)
  97. ^ Qui le informazioni sono contraddittorie, Tolkien in The War of the Jewels, p. 382 dà una radice GLIN-LIN- con valore onomatopeico di "voci armoniose", menzionando anche una forma rinforzata (G)LIND-, tuttavia in The Lost Road, p. 369 dà una radice semplice LIND- senza menzionare né una possibile caduta della gutturale iniziale né in rinforzamento da una radice LIN talora scritta LIN²-, l'ultimo riferimento si ha in The Lost Road, p. 386 dove dà una radice "imprevista" SLIN-, comunque sia dal primevo lindâ "dal dolce suono" derivano tutte le altre forme elfiche senza alcuna eccezione.
  98. ^ Estratto da Lindon o Lhinnon "Terra musicale" ove lind ha valore di "armonioso" (The Lost Road, p. 369)
  99. ^ Lett. "dolcisonante" (The Lost Road, p. 386)
  100. ^ Da una radice MOR- "nero, buio, oscuro" da cui il primevo mori "nero" (agg. mornâ "oscuro) (The War of the Jewels, p. 362; La realtà in trasparenza, lettera 297)
  101. ^ Da una radice KWAR- da cui il primevo kwâra"pugno" corrispondente (secondo la fonotassi) in tutte le lingue elfiche riportate (The Peoples of Middle-earth, p. 318)
  102. ^ Da una radice (T)ARA- "nobile" (anticamente TÂ-/TA3-; connessa ad ATAR- "padre") e TUR- "potente" da cui il primevo (t)ara/târa e tôr poi passato in quenya con aran/arata (in telerin si ritrova anche la forma aráta/o), in sindarin con aran e in ilkorin con tôr/târa. Spesso questa radice viene affiancata alla radice PEN- "persona" così da formare i composti sindarin arphen e telerin arpen. Particolari sono le forme ilkorin (t)aig e quenya turcil (The Peoples of Middle-Hearth, p. 363)
  103. ^ In Rohirric si trova tûrac, correlata alla radice Elfica TUR- indicante "potenza" o "dominio" (The Lost Road, p. 395)
  104. ^ Lett. "capo, testa, cima" (The Treason of Isengard, p. 174)
  105. ^ Lett. uzbad sarebbe il superlativo di zabad e avrebbe quindi valore di "signore maggiore, primo signore, re maggiore" (ing. greater lord). Il testo in rune sulla tomba di Balin a Moria recita: Balin Fundinul UzbadKhazadDûmu "Balin, Figlio di Fundin Signore di Moria"Il Signore degli AnelliLa Compagnia dell'Anello, Libro II, capitolo IV, p. 399
  106. ^ Estratto da kuzddurbagu "ai signori dei nani" e da burzdurbagu "al signore oscuro". Da durb- "domare", estratto da durbatulûk "per domarli tutti", Il Signore degli AnelliLa Compagnia dell'Anello, Libro II, "Il consiglio di Erlond" pp. 321-322
  107. ^ Cfr.: sindarin nos e quenya nossë "famiglia, parentela" (The Peoples of Middle-earth, p. 320)
  108. ^ In ovestron si ritrova lâi; ffr. quenya "lië" e telerin "lie" (Sauron Defeated, p. 435), probabilmente da lai in un dialetto Avarin (The War of the Jewels, p. 410)
  109. ^ Probabilmente da lai con liquida aspirata.
  110. ^ Da varie radici: NER-/NDER- o DER/NDER- entrambe per "uomo" che generano in elfico primitivo nere, nêr, ndêro, ndere, dêr rimasti nel quenya ner, nel sindarin dîr e nel doriathrin *nir (The Lost Road, p. 375; The War of the Jewels, p. 393). Un'altra radice è WEG "valente" che genera il primevo wegô ritrovabile nel quenya weo. La radice però più frequente è ATA "uomo" che dà il primevo ata da cui il quenya atan, sindarin adan (The War of the Jewels, p. 416)
  111. ^ La radice per "sposo, marito" è solitamente BES- affine a BER- "valente, virile" (spesso confusa in sindarin con DER-) che dà il primevo bernô/besnô (lett. "colui che sposa") da cui il quenya verno "marito", il sindarin benn "marito, sposo" e l'ilkorin benn "marito" e ber "uomo valente" (The Lost Road, p. 352)
  112. ^ Da Engwar, lett. "malaticcio, in punto di morte" (traduce l'inglese The Sickly), nome spregiativo dato dagli elfi agli uomini, Il Silmarillion, pp. 128, 299; Indice dei nomi, p. 393
  113. ^ Con i derivati fírima, fírya dalla radice FÎR-'ha il significato letterale di "mortale", Il Silmarillion, p. 128; Indice dei nomi, p. 396
  114. ^ Dalla stessa radice FÎR- del quenya firë (e der. fírima, fírya) "mortale"
  115. ^ isolato da dagnir "uccisore" da una radice NDAK- "uccidere" e (N)DER- "uomo"; da NDER- poi si passa a NIR- con la caduta della -d- epentetica (The Lost Road, p. 375)
  116. ^ con i der. ndêro, ndere, nere, nêr da una radice (N)DER- "uomo" (The War of the Jewels, p. 393)
  117. ^ Isolato da târa-khil "alto-uomo, numenorano", da una radice TÂWAR-/TUR- "alto" e KHIL(I)- "seguire", nel senso di "che vennere subito dopo", essendo gli uomini i secondi figli di Ilúvatar (The War of the Jewels, p. 387)
  118. ^ Elf. primordiale bestâ "matrimonio", bessê "moglie, sposa", besnô (o bernô/berô) "marito, sposo", besû "marito e moglie, coppia sposata" (The Lost Road, p. 352)
  119. ^ Dalla radice elfica NERE- (Sauron Defeated, p. 393), secondo altre etimologie la forma originale è (N)DER- (che però così com'è non spiega questa forma) da cui la forma quenya NÊR- (The Lost Road, pp. 354, 375-376)
  120. ^ sharkû "uomo anziano", da shar(a) "uomo" e "vecchio" Il Signore degli Anelli, Appendice F, p. 1351
  121. ^ Il SilmarillionIndice dei nomi, p. 417.
  122. ^ nimîr significa in senso letterale "i bellissimi". (The War of the Jewels, p. 486; Sauron Defeated, p. 436)
  123. ^ Helge Fauskanger, Adûnaico - il vernacolo di Númenor - VOCABOLARIO ADÛNAICO, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 24 novembre 2012.
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  132. ^ Il Signore degli Anelli, appendice E, pp. 1330-1331.
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  135. ^ Il Signore degli Anelli, appendice E, pp. 1331-1332.
  136. ^ Corso quenya, Lezione 2 "Gli articoli".
  137. ^ Corso quenya, Lezione 2 "Sostantivi".
  138. ^ a b Corso quenya, Lezione 5 "Soggetto/oggetto".
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  158. ^ Corso quenya, Lezione 5 "Il verbo".
  159. ^ Corso quenya, Lezione 5 "Il verbo: tempo presente".
  160. ^ a b Corso quenya, Lezione 7 "Futuro e aoristo".
  161. ^ a b Corso quenya, Lezione 6 "Tempo passato".
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  163. ^ Corso quenya, Lezione 10 "Il passato dei verbi intransitivi in -ya".
  164. ^ a b Corso quenya, Lezione 9 "L'infinito".
  165. ^ Corso quenya, Lezione 9 "Participi attivi".
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  168. ^ Corso quenya, Lezione 16 "L'imperativo".
  169. ^ Corso quenya, Lezione 9 "Il verbo negativo".
  170. ^ Corso quenya, Lezione 4 "La copula".
  171. ^ Corso quenya, Lezione 20 "L'oscuro verbo essere".
  172. ^ La forma passata del verbo essere non è attestata del tutto in quenya ma secondo Nancy Martsch è abbastanza frequente trovarla tradotta con la relativa forma, comunque questa forma fino ad ulteriori chiarimenti rimane abbastanza insicura, Corso quenya, Lezione 20 "L'oscuro verbo essere", Helge Fauskanger
  173. ^ a b Corso quenya, Lezione 16 "La formula nai".
  174. ^ Corso quenya, Lezione 20 " Sa che introduce proposizioni nominali".
  175. ^ Corso quenya, Lezione 15 "Proposizioni relative".
  176. ^ Ne Il Signore degli Anelli si ritrova anche la forma scorretta "Namarië" in Il Signore degli AnelliLa Compagnia dell'Anello, Libro II, Capitolo VI, p. 437
  177. ^ Helge Fauskanger e Gianluca Comastri, Namárië, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 17 febbraio 2012.
  178. ^ invero la parola in quenya maturo per "ultimo" è métima o tutt'al più tyelima, mentre Markirya (preferibilmente con la grafia Marcirya) è un termine del tutto valido da cirya "barca" e mar o már "casa, casata" quindi "nave-casa" ovvero "arca" (Il Medioevo e il fantastico, pp. 213-214, Luni editrice, 2000)
  179. ^ Helge Fauskanger e Gianluca Comastri, Il poema Markirya, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 17 febbraio 2012.
  180. ^ Ne Il medioevo e il fantastico man e fána sono scritti rispettivamente men e fánë tuttavia come sottolinea Kloczko, p. 155 sono chiaramente errori di stampa
  181. ^ Helge Fauskanger e Gianluca Comastri, Canto di Fíriel - Ammodernamento del Canto, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato l'11 febbraio 2012.
  182. ^ Vinyar Tengwar 43, gennaio 2002, Ave Maria, Padre Nostro e Sub tum praesidium
  183. ^ Vinyar Tengwar 44, Gennaio 2002, Gloria in excelsis Deo
  184. ^ Helge Fauskanger e Gianluca Comastri, Il Corpus quenya, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 9 febbraio 2012.
  185. ^ In Vinyar Tengwar 32, Carl F. Hostetter e Patrick Wynne, presentando le versioni dell'Ave Maria e del Padre Nostro in quenya, sostennero che essendo il Padre Nostro stato per lungo tempo alla base della comparazione linguistica era abbastanza difficile che Tolkien utilizzasse la sua versione elfica all'interno preghiere (nonostante l'amore che aveva per il quenya). Più probabilmente il Glossopoeta volle con queste traduzioni testare la validità del quenya, anche se secondo i più non si rese mai conto completamente delle vere potenzialità raggiunte dalla sua creazione e che quindi, con altrettanta probabilità, scrisse i due testi solo per divertimento. Un punto a favore di questa opinione è il fatto che Tolkien non ha mai pubblicato le due traduzioni (come del resto larga parte del leggendarium, il più delle volte custodito quasi come un "tesoro privato" non destinato alla pubblicazione)
  186. ^ Vinyar Tengwar 43, 2002
  187. ^ Vinyar Tengwar 44, 2003
  188. ^ (EN) Fellowship of the Word-smiths, su elvish.org. URL consultato il 18 novembre 2011.
  189. ^ Questo pezzo è stato tagliato nel film ma è presente nel Calendario del "Signore degli Anelli", 2002
  190. ^ Tolkien scrisse anche che la spada portava incise delle rune senza tuttavia mai rivelarle, Il Signore degli AnelliLa Compagnia dell'Anello, Libro II, Capitolo III, p. 349. La frase, scritta in lettere tengwar è dunque un'invenzione degli autori del film
  191. ^ Tutti i testi redatti in neo-quenya sono su (EN) Other Compositions, su elvish.org. URL consultato il 18 novembre 2011.
  192. ^ Helge Fauskanger e Vicente Valasco, Hríveressë, su ardalambion.immaginario.net, elvish.org. URL consultato il 19 novembre 2011.
  193. ^ Gwaith-i-Phethdain, su elvish.org. URL consultato il 4 febbraio 2012.
  194. ^ Helge Fauskanger e Gianluca Comastri, I Yessessë Il Primo Capitolo del Genesi in quenya, su ardalambion.immaginario.net. URL consultato il 6 febbraio 2012.

Scritti di Tolkien

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Scritti di altri autori

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