Bologna
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Citazioni su Bologna e sui bolognesi.
Citazioni
[modifica]- Andavo a Bologna sulla traccia di giornate stendhaliane e mi perdevo, col cuore stretto come una nocciola sensibile nel suo guscio, negli itinerari di Dino Campana. Se fossi stato un poeta invece di essere un borghese sulla via della delusione, sarebbe stato quello il momento di scrivere delle poesie. Partivo da Firenze circa mezzogiorno e un'ora dopo ero a Bologna. Giravo tutte le strade e quando non ne potevo più dalla stanchezza, andavo alla stazione e prendevo il primo treno per Firenze: ciò accadeva anche alle due, alle tre del mattino. La stranezza era questa: che stando a Firenze, ignorai Firenze e conobbi Bologna. (Antonio Delfini)
- Bella e dolce Bologna! Vi ho passato sette anni, forse i più belli... (Pier Paolo Pasolini)
- Bologna ama il Basket e vive di Basket. (Miloš Teodosić)
- Bologna è una città del basket. Certo i risultati scatenano l'entusiasmo dei tifosi e portano a grandi folle. Ma a Bologna, quando si accende la miccia, la città risponde. Non molte città possono vantare la propria passione e interesse per il basket. è allo stesso livello del calcio, anche quando la squadra di calcio è una consolidata squadra di prima divisione. Non è una situazione normale. (Sergio Scariolo)
- Bologna era bella, amabile, degna di essere goduta con l'anima e la carne. Dietro le luminose vetrine della libreria Zanichelli aleggiava ancora lo spirito eternamente corrucciato del Carducci. (Rino Alessi)
- Bologna la dotta per modo di dire e la grassa per modo di fare, è sempre stata la città più adatta per lo sviluppo de' miei istinti caricaturistici. Gli scherzi, le arguzie o anche le satire dei bolognesi hanno un sapore speciale, il sapore delle tagliatelle asciutte, dei tortellini e della mortadella; vale a dire sono i frutti di menti sane in corpi sani. Il fiele ed il veleno non entrano e non escono che raramente da bocche bolognesi; ma sol quel tanto di malizietta e di mordacità senza delle quali la satira non esisterebbe più. (Augusto Majani)
- Bologna mantiene dei misteri e che ha una sua atmosfera molto metafisica nonostante il suo essere una città terragna. Penso che sia una città che si presta molto al noir anche perché tutti i km di portici da un lato ti riparano dal sole e dalla pioggia però rischiano anche di toglierti il cielo, l'orizzonte, risultano soffocanti, claustrofobici protettivi. La Certosa, il cimitero, è il posto più aperto di Bologna, da lì vedi tutto, la pianura, la collina. Anche Lord Byron passando da Bologna disse che la Certosa era il posto più aperto di Bologna. (Grazia Verasani)
- Bologna non è conosciuta quanto essa merita: le sue bellezze severe, l'aspetto tetro delle vie e delle case, le fughe di portici interminati, i giochi di ombre e di luci delle sue vie tortuose e delle sue piazze luminose, gli atrii solenni e i fastosi scaloni, le minuzie decorative delle sue terrecotte, la pacatezza degli ornati seicenteschi non consentono al viaggiatore frettoloso immediati godimenti e non strappano gridi di ammirazione. La città, che ebbe prima fra tutte una civiltà antichissima, che tanta luce irradiò a mezzo dello Studio[1] alleato al fiorire del Comune altamente democratico e umanitario, che produsse pittori a sostenere con magnifico pennello l'arte barocca, va amata pazientemente, va scoperta tratto a tratto, angolo per angolo, atto per atto, intenzione per intenzione. (Guido Zucchini)
- Bolognesi sono quella bonarietà acuta e saggia di giudizi etici, quella equilibrata compiacenza delle gioie spirituali e materiali, quel predominio del buon senso su tutte le sorprese dell'entusiasmo, quell'arguzia pacifica e assai ottimista che commenta i peccati senza voler ammazzare i peccatori. Bolognese è quell'abbondanza di dottrina e di senno, la quale non vieta, al momento opportuno, d'apprezzare i meriti d'un ghiotto pranzo o di una donna seducente. (Luigi Federzoni)
- Com'è ricca Bologna! ho tuffato gli occhi di ingordo nella notte di questa città che mi seduce quanto Genova mi soggioga. Vetrine cangianti, donne che diventan irreali nella nebbia che sfuma ammorbidisce tutto. (Camillo Sbarbaro)
- È Bologna una delle principali città d'Italia e, come si suol dire, della prima bussola, piena di popolo, di arti e di ricchezze, e abbondante di tutte le cose appartenenti alla vita umana. Nella città sono le strade belle con palazzi superbissimi, dei quali si veggono alcune entrate convenienti più a castelli di Principi che a palazzi di gentiluomini privati. Sono di belle e grandi Chiese; la principale, ch'è sulla piazza, è dedicata a S. Petronio, padrone e protettore della città. È posta in piano sotto la costa di alcuni colli, sopra uno dei quali è con un ricco monastero, la Chiesa detta di s. Michele del bosco, onde si può vedere distintamente tutta la città, la quale è di forma quadrata, se bene non è quadra per l'appunto. (Andrea Minucci)
- Fu già capo Bologna delle 12 Città, che i Toscani possedevano di là dall'Appennino, i quali essendo stati scacciati da' Galli, et poscia i Galli da' Romani, fu fatta Colonia, havendovi condotti ad habitare tremila huomini. Dopo i Romani fu soggetta a' Greci, a' Longobardi, et all'Esarcato di Ravenna. Poscia si drizzò in libertà, sì come fecero l'altre città di Lombardia, nel qual tempo si levarono le maledette fattioni de i Lambertazzi, et de i Geremei, i quali al fine la condussero a gran miseria, e servitù. Onde per tanti travagli si raccomandarono al Pontefice Romano. Poscia a i Pepoli, Visconti, Bentivogli, et al fine si ridussero sotto l'ombra dell'istesso Papa, il quale hora la tiene con pace. (Franz Schott)
- Girando ancora un poco ho incontrato | uno che si era perduto, | gli ho detto che nel centro di Bologna | non si perde neanche un bambino, | mi guarda con la faccia un po' stravolta | e mi dice "sono di Berlino". (Lucio Dalla)
- I Bolognesi sono pieni di fuoco, di passione, di generosità, e talvolta d'imprudenza. (Stendhal)
- Il fatto è che Bologna vuol essere una città moderna: alle donne arriva a casa l'invito a farsi la mammografia gratis, prenotando sul sito; ma poi è una città del Novecento, e il sito mica funziona, e le signore che rispondono al centralino del servizio [...] sospirano come chi ha il figlio scemo: lo sanno, ma che ci possono fare. Non è necessariamente un male, essere una città del Novecento. Il sindaco fa la campagna elettorale parlando di cosa farà per la musica, come fosse la città di "Vota la voce" che era quando avevo otto anni. Glovo la mattina è desolatamente vuoto d'offerte: il bolognese non ordina uova a domicilio, vive in una provincia del Novecento, mica a Santa Monica (dov'è convinto di vivere il milanese, che ha avuto i cantautori sbagliati e ignora la grazia e il tedio a morte del vivere in provincia). [...] Al Lumière, il cineclub dove andavo a vedere Truffaut a sedici anni, stasera e domani fanno Effetto notte: tutto è rimasto immobile. Bologna è la risposta a Michele Apicella: non è sempre vero che le merendine di quand'eravamo bambini non torneranno più, a volte ci sono scorte di merendine infinite. Essere una città del Novecento va benissimo, anche se i bolognesi si fanno le mappe dei cassonetti ad apertura libera come i milanesi mappano i bar in cui puoi mettere in carica il cellulare. [...] Essere una città del Novecento non è grave. Lo diventa quando, se parli del delirio della spazzatura con qualcuno del settore, quello ti risponde giulivo: ma abbiamo la app Il Rifiutologo, puntesclamativo. Non avevo mai sentito niente di così milanese, così da epoca di Instagram, così romanamente cialtrone: la spazzatura non sanno raccoglierla, però hanno la app. Bologna, sai: la te del Novecento mi manca un casino. (Guia Soncini)
- Il suo Teatro Comunale è fra i migliori d'Italia per le stagioni liriche di altissimo livello e per aver creato attorno a sé il primo grande pubblico wagneriano della penisola. (Chino Alessi)
- In Bologna si facciano salsicciotti i migliori che mai si mangiassero; mangiansi crudi, mangiansi cotti, e a tutte l'ore ne aguzzano l'appetito. (Ortensio Lando)
- [...] in quella chiesa dedicata al protomartire, d'apparenza così modesta all'esterno (mezzo affondata nel terreno sembra spuntare come un fiore selvaggio), familiare e strana, intimamente ricca ma raccolta senza grandigia, tutti i germi degli sviluppi posteriori covano in tranquilla convivenza confidente nel futuro. È in essa già quella fusione degli elementi più disparati, per cui poi la città intera arriva ai nostri giorni assimilando perfettamente ogni influenza e dono dell'epoche nel suo volto originale di pietra. Ché Bologna è soprattutto pietra, architettura: evita persino la lusinga di un fiume per non deviare dalla sua astrale geometria in giochi di riflessi effimeri. E dall'Appennino (che ogni montagna è già un abbozzo architettonico) sembra solo accogliere l'invito a modellare l'informe, a trasportare le possibili figure dal sonno della materia immobile nella realtà umana di una nuova natura, definita, organizzata. (Leone Traverso)
- La "grassa" Bologna, come con vena sarcastica viene definita, è tale certamente per la ricchezza, per l'abbondanza, per lo spirito godereccio della sua gente. Ma è anche un centro di grande cultura, di eleganza, di bello stile di vita, di valore universitario mondiale. (Chino Alessi)
- La "grassa Bologna" era tutt'altro che quel dedalico mondo conventuale che Ugo Foscolo aveva visto forse in un momento di cattivo umore. (Rino Alessi)
- Le grandi date di Bologna erano le «prime» della stagione lirica al Teatro Comunale, in autunno (il pubblico bolognese si vantava, a giusta ragione, wagneriano dopo una famosa prima del Lohengrin diretto da Angelo Mariani) e a carnevale, il «veglione dei fiori». (Rino Alessi)
- Or chi pria leverà d'Italia il grido | spezzando il vario, infame, antico freno? | Di martiri e d'eroi famoso nido, | voi Modena e Bologna. Oh al dì sereno || di libertà cresciute, anime altere | tra i ceppi sanguinanti e gli egri esigli | e gli orrendi martòri in prigion nere, || voi ne' tedeschi e ne' papali artigli | chi più mai renderà, poi che un volere | raccoglie alfin de la gran madre i figli? (Giosuè Carducci)
- Per finir poi di parlarvi di Bologna, dirò che vi si viveva allora e vi si vive sempre allegramente, lautamente, con grandi agevolezze di buone amicizie, e di festive brigate. La città dà mano alla villa e la villa alla città: belle case, bei giardini, e grandi commodi senza le stirecchiature di quel lusso provinciale che dice: «rispettatemi perché costo troppo e devo durare assai!...» (Ippolito Nievo)
- Qual pare a riguardar la Garisenda | 'sotto 'l chinato, quando un nuvol vada | sovr'essa sí, che ella incontro penda | tal parve Anteo a me che stava a bada | di vederlo chinare. (Dante Alighieri, Divina Commedia)
- Qualche anno fa sono tornato a Bologna. L'avevo lasciata all'età di due anni ed era come se la vedessi per la prima volta. Avevo allora dodici anni, ma non seppi scoprire le bellezze decantate dai miei genitori. Un cielo grigio faceva da cappa quel giorno a Bologna. La gente invadeva portici e strade, rumorosa, eppur quieta, sicura. Avevo immaginato altrimenti. Una città di utopia, un paese spensierato e felice, dove corre a fiumi il denaro, si incontra ad ogni passo il teatro, da ogni caffè giunge musica da operetta. La gente, sempre un po' brilla danza sotto trionfi di mortadella. Pensai deluso: – Qui sono nato? In questo grigio palazzo? In queste umide strade che vidi con l'immaginazione innaffiare con il vino? (Michele Valori)
- Qualora le Città nobili usassero far doni ai poeti, che mai avrebbe potuto donare Bologna all'estremo Omeride se non la testa dell'Athena Lemnia? (Gabriele D'Annunzio)
- Quand'ero assessore a Bologna, nei primi anni Settanta, feci una battaglia per evitare che decine e decine di banche si piazzassero dove c'erano negozi e botteghe. Mi diedero del matto. Ora se ne sono andate anche le banche e sono arrivati supermercati e negozi d'abbigliamento. E soprattutto ristoranti. (Pier Luigi Cervellati)
- Quella che lei chiama Bologna, è un cosa grande, che va da Parma fino a Cattolica [...] dove davvero la gente vive a Modena, lavora a Bologna e la sera va a ballare a Rimini [...] è una strana metropoli [...] che s'allarga a macchia d'olio tra il mare e gli Appennini. (Carlo Lucarelli)
- Ripenso a Bologna, ai tre giorni passati, mi sembrano un'oasi di sole e di vita superiore più intensa che mi lascerà traccia per tutta la vita. E poi Bologna mi piace, coi suoi portici, i suoi bei palazzi rosso-scuri, le sue belle piazze vaste, il suo San Petronio imponente, il suo movimento vivace ma non affarista, movimento di gente allegra che si affolla dappertutto per vedere e farsi vedere, per godere la vita. – Mi piace la cordialità larga e sincera del popolo, mi piacciono i luoghi pubblici brulicanti, pieni di luce e di calore, e mi piacciono infine e più di tutto mi piacciono le sue donne opulente, raggianti di vita, che sorridono al sorriso, che pare si diano tutte nello sguardo... (Carlo Michelstaedter)
- Sazia e disperata. (Giacomo Biffi)
- Se Padova è la città dei portici e delle arcate allora non saprei come definire Bologna: Solo che qui ogni arcata è alta quanto da noi una casa di due piani, al centro un portale conduce a un atrio cinto di colonne, nel quale potrebbe starci una rispettabile stazione, e l'atrio con un altro portale si apre sul cortile. È un'assoluta follia di colonne e di archi; tutti i casamenti sono propriamente palazzi con colonnati; tutte le strade, quasi tutta la città, sono di soli palazzi, e dove sono i quartieri più poveri si trovano sempre e solo arcate sulla strada e sul cortile, logge, portici, tutto in un pesante stile rinascimentale. È una città sfarzosa e un po' fredda; la sua gloria non è nell'arte, bensì nella scienza e nel denaro. (Karel Čapek)
- Si usava dire la "grassa Bologna" volendo alludere più che al peso degli abitanti, alla loro carnalità, al loro amore per la buona tavola e alle sane conseguenze fisiologiche di questo amore. (Rino Alessi)
- Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna, | e il colle di sopra bianco di neve ride. (Giosuè Carducci)
- Vigna, nel mio cortil nereggia un fico | l'albero sarto del gran padre Adamo: | io pranzo all'ombra de' suoi rami e dico: | – vecchia Bologna, t'amo! (Olindo Guerrini)
- Verso sera finalmente mi sottrassi a questa vecchia, rispettabile e dotta città, alle sue folle di gente che, protette dal sole e dal maltempo grazie ai portici fiancheggianti quasi tutte le vie, possono andar su e giù, attardarsi a curiosare, far compere e badare agli affari. (Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia)
- Bologna è una donna emiliana di zigomo forte, | Bologna capace d'amore, capace di morte, | che sa quel che conta e che vale, che sa dov'è il sugo del sale, | che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita...
- Bologna è una ricca signora che fu contadina: | benessere, ville, gioielli... e salami in vetrina, | che sa che l'odor di miseria da mandare giù è cosa seria | e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso, perché sa la paura.
- Bologna è una strana signora, volgare matrona, | Bologna bambina per bene, Bologna "busona", | Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto | rimorso per quel che m'hai dato che è quasi ricordo, in odor di passato....
- Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli, | col seno sul piano padano ed il culo sui colli, | Bologna arrogante e papale, Bologna la rossa e fetale, | Bologna la grassa e l'umana già un poco Romagna e in odor di Toscana...
- Bologna per me provinciale Parigi minore.
Note
[modifica]- ↑ Lo Studium, nato intorno al 1088, nucleo iniziale dell'Università di Bologna.
Voci correlate
[modifica]- Basilica di San Petronio
- Basilica di Santo Stefano
- Guida per camminare all'ombra
- Palazzo del Podestà
- Palazzo Bentivoglio
- Piazza Cavour
- Proverbi bolognesi
- Strage di Bologna
- Torri di Bologna
- Voci e gridi di venditori bolognesi
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