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Persia

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Rovine di Persepoli

Citazioni su Persia.

Citazioni

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  • I Persiani devono essere stati un gran sollievo dopo gli Assiri e i Babilonesi. Erano dominatori civilizzati e tolleranti, che permettevano la fioritura di diverse religioni e culture. (Jawaharlal Nehru)
  • In quasi tutte le città ciascuno è lasciato libero di educare i propri figli come gli pare, di modo che, da adulti, essi vivono a loro piacimento; solo a educazione ormai avvenuta il pongono dinanzi ai divieti: non rubare, non saccheggiare, non entrare a forza in casa altrui, non battere chicchessia ingiustamente, non commettere adulterio, non disobbedire ai magistrati e così via. E prevedono pene per coloro che commettono una di queste trasgressioni. (Senofonte)
  • La musica persiana, come ogni altra tradizione orientale asiatica, è generalmente monofonica. Polifonia e armonia sono specifici della tradizione classica occidentale, anche se esistono alcune tradizioni musicali popolari occidentali che sono monofoniche. Quindi, questo carattere monofonico è un aspetto fondamentale di cui bisogna essere consapevoli, non solo in riferimento alla musica persiana, ma anche a quella indiana, araba, turca, cinese e giapponese. Un'altra peculiarità è che la musica persiana si basa su modi, o modalità; ve ne sono molti di più che nella tradizione occidentale. (Hormoz Farhat)
  • Per concludere, possiamo dire che la musica persiana non è scritta, ma orale, viene appresa da tradizioni orali; la sua caratteristica principale è il fatto di basarsi fondamentalmente sull'improvvisazione e su un'ampia varietà di modi. (Hormoz Farhat)
  • Persia era il nome che lo scià preferiva per il suo paese. Lo voleva storicamente collegato all'epoca preislamica. (Bernardo Valli)
  • Quale è quel greco che considera lecito di avere commercio con la sorella, con la figlia, con la madre? Ebbene, ciò è buono presso i Persiani. (Flavio Claudio Giuliano)
  • La civiltà persiana è tra le più antiche dell'universo. È la cultura della Persia che mi ha insegnato il dialogo, la conciliazione con il resto del mondo.
  • Nel momento in cui mettevi piede sul suolo persiano e rispettavi le sue leggi diventavi automaticamente cittadino persiano e rispettato con tutti i diritti in uso. La Persia ha insegnato per millenni l'amicizia, la pace, il dialogo ed era l'unico impero del passato a non credere negli dei, ma già, grazie a Zarathustra, nel principio del bene e del male.
  • Non c'erano schiavi, il Re aveva una funzione di lealtà, di giustizia, era garante dell'andamento armonico delle regole vigenti nella società e del fatto che non venissero attuate delle ingiustizie nell'Impero. Per questo l'Impero persiano è importante.
  • L'arte di guerreggiare consiste in Persia nel volteggiare intorno al nemico, nell'invadere inaspettatamente i suoi quartieri, nel rapirgli le sue provvisioni, nel privarlo d'acqua col rivolgere altrove il corso de'fiumi, o col turare i pozzi, e nel piombare sui suoi battaglioni quando egli è già tramortito per la fatica e pel bisogno. La cavalleria non sa operare con uniformità, e benché le sue mosse e le sue evoluzioni sieno rapidissime, e che ciascun soldato sia molto esperto nel montare e nel maneggiare un cavallo, pure sarebbe incapace di sbaragliare un corpo disciplinato all'Europea. Essa conosce soltanto due evoluzioni, l'una per l'attacco e l'altra per la fuga.
  • La poesia fu sempre tenuta in gran pregio dai Persi: fino dai primi secoli della loro monarchia essi ne facevano uso per conservare la memoria delle grandi azioni, e soleano recitare nelle pubbliche assemblee le canzoni ch'essi componevano sopra tali soggetti.
  • Quantunque i monarchi Persiani fossero oltremodo dati ai vizi, nondimeno troviamo ch'essi erano generalmente assai zelanti nell'amministrare la giustizia.
  • Una bella persiana deve avere mediocre statura, lunghi capelli e neri, occhi grandi, sopracciglia inarcate, lunghe palpebre, bella carnagione con un po' di colore, bocca e naso piccioli, mento stretto, denti bianchi, collo lungo, seno modestamente ricco, piedi e mani piccole, corporatura leggera e pelle assai delicata. Gli uomini sono generalmente robusti, ma la siccità di un'atmosfera ardente e piena di parti saline li rende particolarmente soggetti alle oftalmie. I Persiani hanno in grande venerazione la barba, e gelosamente la conservano.
  • I Persiani sono grandi amatori del ghiaccio. [...] I Persiani lo mangiano di tempo in tempo o lo succhiano come si farebbe di un pezzo di zuccaro candito, e quando pigliano un sorbetto o bevono semplicemente dell'acqua schietta; vi gettano un pezzo di ghiaccio per rinfrescarla.
  • I Turchi disprezzano gli altri popoli e rigettano con pertinacia tutto ciò che parte da chi non professa il culto di Maometto: i Persiani all'opposto li sanno valutare esattamente, e ricevono con piacere i lumi, qualunque ne sia l'origine.
  • Il Persiano in generale mangia poche carni e fra esse non fa uso che di castrato, agnello, galline: di rado fa uso di carne bovina, di cammello, di piccione, e mai di maiale, selvaggine e pesci. Preferisce cibarsi di riso, latticioi, erbe e frutta. È ghiotto di confetture e dolci d'ogni specie: prepara una infinità di sorbetti col sugo de'frutti che aromatizza col muschio, coll'ambra, coll'acqua di rosa, salice, coll'essenza di garofano, di cannella ec.
  • Il Turco vi assassinerebbe se parlaste davanti a lui con irriverenza di Maometto e delle sue leggi. Il Persiano vi guarda con compassione, fa dei voti al cielo perché la verità possa manifestarsi a voi nella sua piena luce; cessa di parlarvi di religione, ma non cessa di trattenervi con bontà ed amicizia.
  • In Europa avvi una distanza immensa fra gli abitanti delle grandi città e quelli della campagna, fra l'uomo ben educato e fra quello che non lo è. In Persia noi non abbiamo trovato sì sensibile questa distanza. La classe povera delle città differisce pochissimo per l'ingegno, le cognizioni ed i costumi dell'abitante di campagna, così nella città non esiste una notabile differenza tra i ricchi e gl'indigenti. In quasi tutti ho osservato il medesimo contegno, la medesima maniera d'esprimersi. Oserei quasi dire, che hanno le stesse idee, la stessa istruzione.
  • In Persia la medicina è più stimata di quello che lo sia in Turchia, e ciò nasce evidentemente dal maggior incivilimento e dalla maggior coltura dei Persiani. Però questa scienza non è insegnata nelle scuole pubbliche come in Europa. [...] La medicina de' Persiani non essendo oggi fondata né sulla notomia, né sulla fisica, si può considerare come scienza puramente conghietturale e di pratica, poco conducente a resultati certi.
  • In Persia non avvi nessun titolo più onorevole di quello di dotto: l'individuo che coltiva gli studi può aspirare a tutti gl'impieghi proficui.
  • Laddove i Turchi limitano l'istruzione a comentare l'alcorano, i Persiani insegnano la grammatica, la lingua turca ed araba, la retorica, la filosofia e la poesia.
  • Un viaggiatore, che dall'impero Ottomanno entri in Persia, tosto ai suoi primi passi sente la differenza somma che 'avvi fra i due popoli. In Turchia tutto porta i caratteri della crudeltà e della barbarie: in Persia tutto annunzia un popolo dolce ed incivilito. Orgogliosi sono i Turchi, sprezzanti ed inospitali: i Persiani sono urbani, cerimoniosi ed affettuosi. I primi, trasportandosi dalle sponde dell'Jasarte e dell'Osso nelle deliziose province dell'Asia minore, fissandosi nella colta Grecia, hanno conservato tutta la rozzezza d'un popolo pastore e guerriero: i secondi frammezzo agli Arabi, Uzbecchi, Turcomanni, Curdi, Afgani, che a vicenda li hanno soggiogati ed opressi, non hanno perduto il gusto delle arti, l'amor delle lettere, l'inclinazione al commercio.
  • Gli antichi iraniani fondarono la loro monarchia, che fu il primo esempio di governo ariano ed allo stesso tempo il primo impero nella storia del mondo, sulla base degli stessi principi di giustizia e di amore per l'umanità, di cui l'ormai noto editto di Ciro il Grande fu un'insigne incarnazione.
  • Ideammo noi il sistema delle satrapie, o governatori provinciali, senza di cui sarebbe stato impossibile amministrare l'impero. Precedemmo i romani nella creazione di una rete stradale di comunicazioni a vasto raggio e di un sistema postale degno di tal nome. I corrieri reali, percorrendo con cavalli sempre freschi le tappe, brevissime, tra una stazione di posta e l'altra, erano in grado di attraversare l'impero da un capo all'altro in quindici giorni. Comunicazioni ancor più rapide, per quei tempi, erano possibili con l'uso del telegrafo ottico, anch'esso inventato dai persiani, basato su un sistema di torri semaforiche situate a intervalli regolari su una superficie di centinaia di miglia.
  • Il persiano fu l'unico popolo che seppe sempre opporsi alla potenza di Roma, la quale, nonostante le sue più o meno continue campagne, non riuscì mai a conquistarci.
  • Noi siamo un Paese antichissimo: la storia della Persia si perde nella notte dei tempi.
  • Secoli prima che fosse scoperto il Nuovo Mondo, e quando ancora la maggior parte degli europei usava mangiare sulla nuda terra portandosi il cibo alla bocca con le mani, i persiani già conoscevano le posate e mangiavano in piatti di ceramica decorata. Fatta eccezione per la Cina, la nostra è la più antica civiltà "continua" del mondo, e non credo di esagerare affermando che sotto certi aspetti la nostra cultura è superiore a quella cinese.
  • [Sulla conquista della Persia di Alessandro Magno] Si trattò dell'imposizione di una cultura e di una civiltà progredite contro la cultura e la civiltà monarchica iraniana. Ma il paese non solo riconquistò in pieno la propria personalità ed identità nazionale, ma lo stesso Alessandro finì con l'identificarsi con l'Iran e si fece chiamare il successore dei re achemenidi.
  • Su qualsiasi mappamondo o carta geografica la Persia è sempre chiaramente segnata. Si tratta di un territorio più grande dell'Alaska, vasto due volte il Texas: la sua superficie supera quelle messe insieme di Francia, Svizzera, Italia, Spagna, Portogallo, Belgio, Lussemburgo e Olanda. La nostra posizione geografica è tale che per migliaia d'anni abbiamo funzionato da crocevia alle strade del mondo. Ciò avveniva al tempo delle grandi carovane e séguita ad avvenire oggi, nell'era dei reattori e dei missili teleguidati.
  • Venticinque secoli fa, la monarchia iraniana, facendo la sua comparsa sulla scena mondiale, inaugurò una nuova era nella storia dell'evoluzione della civiltà umana.
  • Gli Antichi [...] fecero quasi tutti lodi grandissime degl'Irani. Ne lodavano l'alta e bella persona e l'aspetto dignitoso e nobile. Erodoto parla di certo loro portamento decoroso e grande; Eschilo ne nota le belle e folte chiome; Diodoro si compiace del descrivere la virile bellezza d'alcuno di loro. Gli Arabi del Medio Evo solevano dire che chi desidera aver figli valenti e animosi, deve pigliarsi in moglie una donna di Persia. E, del resto, in tutta quella forte predilezione che gl'Irani, al dire degli scrittori greci e romani, hanno sempre avuto per tutto ciò che è cavalleresco, nobile, eletto, come sono nobili cavalli, nobili mute di cani, giuochi ed esercizi nella palestra e nella caccia, palazzi e giardini sontuosi, drappi, gemme, profumi, ornamenti sontuosissimi, null'altro si manifesta che un sentire alto ed elevato, quale di chi onestamente e nobilmente gode dei beni di quaggiù.
  • Noi, lungamente allevati nelle idee della cultura classica, perché sappiamo che i Greci sconfissero i Persiani a Maratona, alle Termopili, a Salamina, ci siamo anche avezzati a considerar questa gente come un branco di codardi menati al macello dall'ambizione di un tiranno, mentre è pur noto che essi, in quelle battaglie, combatterono da valorosi. Erodoto stesso ne fa, con le lodi, bella e aperta testimonianza, né, si badi anche a ciò, erano tutti persiani o irani i soldati che Dario e Serse menavano allora con sé; era, invece, uno stuolo infinito, male ordinato, di genti fra loro lontane e diversissime. Alessandro, è vero, tolse il regno a Dario Codomanno, ma e Dario e il popolo suo, pur cedendo, cedettero da valorosi; e gli Arabi che nel VII secolo dell'Era nostra invasero l'Iran e distrussero nel 650 l'antico impero, non entrarono certamente senza colpo ferire nel ricco e glorioso paese, anche se il regno era lacerato dalle discordie intestine e cadente omai per forze esauste e per decrepitezza.
  • Non vi ha forse in tutto il mondo paese più ricco della Persia in leggende eroiche.
  • Se fu detto giustamente che l'India al mondo ha dato i sacerdoti, e che la Grecia e Roma hanno dato l'uomo civile, non meno giustamente si può dire che la Persia ha dato invece il tipo dell'uomo che crede, che lavora, che combatte.
  • Se non pur gli Arabi, i Musulmani tutti, di qualunque nazione fossero, ebbero il vanto nel Medio Evo di finezza e di splendore nella vita, di abilità ricercata in tutto ciò che tocca il fasto e il lusso, dai palazzi fantasticamente lavorati alle essenze e ai profumi più delicati, di tutto cotesto essi vanno debitori ai Persiani dai quali lo tolsero e se l'appropriarono per mandarlo attorno per tutti i confini del vastissimo impero. Anche la scienza che ci venne d'Asia nel Medio Evo, in grandissima parte fu persiana; e persiani sono quasi tutti i filosofi, i medici, gli astronomi, i matematici, di cui leggiamo i nomi nelle pagine dei nostri dell'età di mezzo, quali Agazel e Alrasi, Albatenio, Avicenna, Alfarabi. Scrissero in lingua araba le loro opere, essendo questa la lingua dotta dell'impero musulmano; e noi perciò, con manifesto errore, li abbiam detti arabi e tali tuttavia li reputiamo.
  • Da quando la monarchia persiana ebbe inizio circa 2550 anni fa, l'Iran ha avuto più di trecentocinquanta re. Non meno della metà di essi furono o assassinati o uccisi in battaglia. Molti andarono in esilio per sfuggire alla morte. La lunga storia dell'Iran è piena di corone cadute e di sogni imperiali infranti.
  • La stragrande maggioranza dei persiani aveva completamente dimenticato i suoi trascorsi preislamici e possedeva pochissime, se non dire punte, nozioni cronologiche sulla sua storia precedente. Persepoli, le cui maestose rovine dominavano la piana di Morghab (vicino a Shiraz), per l'iraniano medio non era affatto identificabile come la gloriosa ex capitale dell'Impero Achemenide e veniva invece chiamata Takht-e-Jamshid (il trono di Jamshid), mentre tutti credevano che si trattasse soltanto della reliquia di un passato mitologico. Anche la tomba di Ciro il Grande, a Pasargade, era ritenuta il sepolcro della madre di re Salomone. Al di fuori dell'esigua comunità zoroastriana, tutti gli antichi nomi persiani erano stati rimpiazzati da termini arabo-islamici, e lo Shahnameh (il Libro dei re), l'epica nazionale persiana adottata in seguito come testo sacro del nazionalismo iraniano, veniva declamato in pubblico per onorare il primo imam Ali. Il famoso editto di Dario il Grande, scolpito su di una roccia dalle parti di Kermanshah, era stato scoperto e decifrato ben cinquant'anni prima dall'archeologo inglese Henry Rawlinson, e qualche tempo dopo ne era stata divulgata la traduzione sia inglese che persiana. Ciononostante, erano in molti ad ignorare l'esistenza e quindi ad ignorare del tutto le grandi imprese del re dei re. Per qualcosa come quattro sedi, i mullah erano riusciti a cancellare dalla memoria collettiva tutta quella parte che riguardava il passato preislamico, e la storia antica veniva generalmente considerata una favola piena d'ignoranza e di sacrilegio che era meglio condannare all'oblio.
  • Per più di 25 secoli la monarchia fornì l'elemento centrale dell'identità nazionale dell'Iran. Un monarca, Ciro il Grande, e i suoi successori achemenidi avevano creato la nazione iraniana come un miscuglio di numerosi gruppi tribali ed etnici che popolavano l'altopiano asiatico occidentale. Lo Shahansha (Re dei Re) governava la nazione grazie a Farah-e-Izadi (Grazia Divina) conferitagli da Ahura Mazdā (il Dio del Bene). Quando un re era fuorviato dal suo orgoglio o dalla sua crudeltà, la Grazia Divina gli veniva tolta. Poi sarebbe seguito un periodo di corruzione e di caos, di distruzione e di morte. Lo stesso destino tragico avrebbe colpito il paese se la nazione avesse tradito il suo re o sfidato la sua autorità con un atto di ribellione. Lo Shahanshah era il padre, maestro, giudice, generale ed architetto della nazione.

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