Settimio Severo
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Lucio Settimio Severo Augusto (146 – 211), imperatore romano.
Citazioni
[modifica]- [Rivolto ai congiurati, pentiti, che intendevano deporlo] Finalmente comprendete che non sono i piedi che comandano, ma è la testa.[1]
- Tandem sentitis caput imperare, non pedes.[2]
- [Ultime parole ai figli] Procurate di accordarvi tra di voi; arricchite i soldati, gli altri tutti sprezzate.[3]
- Sono stato ogni cosa, ma a nulla mi è servito.[1]
- Omnia fui et nihil expedit.[2]
Citazioni su Settimio Severo
[modifica]- È errato che Settimio abbia stabilito un dispotismo militare di tipo orientale. La sua monarchia militare non era orientale: nella sua vera essenza era romana. Settimio militarizzò completamente il principato augusteo, il cui capo era ora anzitutto imperator, generalissimo dell'esercito romano; ma l'imperatore continuò ad essere il magistrato supremo dell'impero romano, e l'esercito continuò ad esser composto di cittadini romani. (Michail Ivanovič Rostovcev)
- Il denaro non fu mai presso Severo il mezzo per ottenere gli onori. Governava con fermezza la sua famiglia, e non lasciò mai che i suoi liberti s'ingerissero ne' pubblici affari. Era assiduo, giusto, e intelligente nel render giustizia, essendo abbastanza istruito nelle lettere, nella filosofia, e nella giurisprudenza. Dava agli avvocati tutto il tempo necessario per esporre le loro ragioni, e i senatori che giudicavano insieme con lui, avevano piena libertà di dare il voto dietro la coscienza, e i lumi loro. (Jean-Baptiste-Louis Crevier)
- Il governo di Settimio Severo, della sua moglie orientale, e dei suoi figli semi-orientali, ha grande importanza nella storia dell'impero romano. Intorno al carattere e al significato storico di esso si giudica in due diverse maniere: mentre infatti alcuni studiosi tra i più eminenti ritengono che Settimio Severo sia stato il primo ad allontanarsi dalle tradizioni e dalla politica degli Antonini e ad iniziare l'imbarbarimento completo dell'impero romano, altri pensano ch'egli sia stato «un governante patriottico e di larga mente, desideroso di estendere anche alle province di frontiera la cultura e i beni materiali posseduti dall'Italia e dalle antiche province». Sembra che vi sia qualche cosa di vero in entrambe le opinioni. (Michail Ivanovič Rostovcev)
- In Severo fu tanta virtù, che, mantenendosi soldati amici, ancora che populi fussino da lui gravati, possé sempre regnare felicemente; perché quelle sua virtù lo facevano nel conspetto de’ soldati e de’ populi sí mirabile, che questi rimanevano quodammodo attoniti e stupidi, e quelli altri reverenti e satisfatti. (Niccolò Machiavelli)
- I contemporanei di Severo alla tranquillità ed alla gloria del suo Regno perdonarono le crudeltà, che lo condussero al trono. Ma i posteri, che provarono gli effetti funesti delle massime, e dell'esempio di lui, giustamente lo considerano come il principale autore della decadenza dell'Impero romano.
- Il vecchio Imperatore avea spesso criticata la malaccorta indulgenza di Marco Aurelio, che con un solo atto di giustizia avrebbe salvati i Romani dalla tirannide dell'indegno suo figlio. Posto nelle circostanze medesime, provò quanto facilmente l'affetto di padre addolcisca il rigore di giudice. Egli deliberava, minacciava, ma non sapeva punire; e questo suo ultimo e solo esempio di clemenza fu di più danno all'Impero, che non la lunga serie delle sue crudeltà.
- Le vie che menano alla grandezza, quantunque ripide e perigliose, possono però tener desto un animo attivo, mediante la coscienza e l'esercizio delle proprie sue forze; ma il possesso di un trono non può mai soddisfar pienamente una mente ambiziosa. Provò Severo, e riconobbe questa trista verità.
- Severo, come la maggior parte dogli Affricani, era appassionato per li vani studj della magia e della divinazione, profondamente versato nell'interpretazione dei sogni e degli augurj, e dottissimo nella strologia giudiciaria, scienza che quasi in ogni secolo, fuori che nel nostro, si è sostenuta in dominio sopra lo spirito umano.
Note
[modifica]- ↑ a b Citato in Elio Sparziano, Vita di Settimio Severo, XVII, in Scrittori della storia augusta, a cura di Leopoldo Agnes, UTET, Torino, 1960, p. 184.
- ↑ a b Aeli Spartiani Severus, in Scriptores Historiae Augustae, edidit E. Hohl, addenda et corrigenda adiecerunt Ch. Samberger et W. Seyfarth, 2 voll., Leipzig, 1971.
- ↑ Cassio Dione, Storia romana, LXXVI, 15.
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