Books by Massimiliano Coviello
Non è stato semplice competere con "Breaking Bad", uno dei capolavori della serialità contempo... more Non è stato semplice competere con "Breaking Bad", uno dei capolavori della serialità contemporanea. Eppure, dopo aver superato lo scetticismo iniziale, "Better Call Saul" è riuscita ad affermarsi nell’affollato panorama seriale, fino a diventare un cult. Con le sue sei stagioni, lo spin-off creato da Vince Gilligan e Peter Gould ha introdotto nuovi personaggi ed elementi stilistici, sperimentando soluzioni narrative capaci di dialogare con la serie madre e di espanderne le cornici spazio-temporali.
Ma chi è Saul? L’intraprendente, a tratti goffo, e bonario avvocato Jimmy McGill, oppure il difensore subdolo e senza scrupoli della criminalità, che ama indossare giacche e cravatte di un improbabile kitsch e si fa chiamare Saul Goodman? Circostanze drammatiche e incontri poco edificanti hanno permesso al secondo di prendere il sopravvento sul primo, ma questa trasformazione non è definitiva. Sfilare una maschera per indossarne un’altra permetterà a Saul di restare in equilibrio lungo il crinale che separa la colpa dalla morale. Per questo "Better Call Saul" non è solo l’ennesima epopea tragica costellata di antieroi, ma anche il racconto affascinante di un’umanità complessa.
Nei quindici anni compresi tra l’uscita di Lost e la fine di Games of Thrones, le serie televisiv... more Nei quindici anni compresi tra l’uscita di Lost e la fine di Games of Thrones, le serie televisive non ci hanno mai lasciati da soli. In questo lasso temporale il formato seriale è diventato un vasto serbatoio di racconti che ha alimentato il bisogno di comunità e ne ha ridefinito i significati. Grazie ai mondi costruiti dalle serie televisive, il concetto di comunità si è allargato, fino a includere le forme di rappresentazione della collettività e le sue derive, da un lato, e la costruzione dei processi di partecipazione e del senso di appartenenza, dall’altro. A loro volta, gli spettatori, immersi in una rete complessa di pratiche di visione, hanno agito e patito, condiviso e rielaborato creativamente gli immaginari necessari a generare i significati e i sentimenti dello stare insieme.
Ripercorrendo alcuni momenti salienti del nuovo millennio, dall’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alla pandemia di Covid-19, questo volume costruisce una mappatura delle modalità con cui le comunità si trovano rappresentate all’interno delle narrazioni seriali e interagiscono con esse.
Da "Fuga" (2006) a "Il club" (2015), da "Neruda" (2016) a "Jackie" (2016), passando per "Tony Man... more Da "Fuga" (2006) a "Il club" (2015), da "Neruda" (2016) a "Jackie" (2016), passando per "Tony Manero" (2008), "Post mortem" (2010) e "NO. I giorni dell’arcobaleno" (2012), il cinema di Pablo Larraín si sviluppa a partire dalle vicende storiche e politiche che hanno sconvolto il Cile nel corso del Novecento per spingersi altrove, fino al cuore degli Stati Uniti d’America. Che si racconti il golpe del 1973 o il Plebiscito del 1988, che si tratti di mettere in immagine la fuga di Pablo Neruda o le ore più drammatiche della vita di Jacqueline Kennedy, Larraín cerca prospettive inedite, punti di vista stranianti. È attratto dal potenziale trasfigurante della “fiction” piuttosto che dal “documentario”. È orientato al superamento di questa stessa opposizione verso una concezione ibrida e intermediale del racconto cinematografico.
Questo libro fa i conti con il carattere peculiare della filmografia di Larraín: non tanto un cinema storico quanto una riflessione teorica sul potere. Se solo in pochi lo esercitano, tutti si trovano presi nella sua trama.
Open access publication: http://edizionicafoscari.unive.it/col/exp/26/80/Innesti/5
This volume... more Open access publication: http://edizionicafoscari.unive.it/col/exp/26/80/Innesti/5
This volume examines the figures and the reports of the witness within contemporary cinema, with particular attention to the representation of the conflicts that took place between the end of the 20th century and the first decade of the new millennium. During this period, technological innovations have radically changed the military logistics, the fields and the ways of perceiving wars (from the Gulf War to those proclaimed against the terroristic threats which followed the Twin Towers’ attacks). Starting from the analysis of documentary – and
fiction films, Testimoni di guerra highlights the strategies that allow the audiovisual report to create a new representation of the traumatic events. Thus, the report, free from the indexical relation between the technical equipment and the scene depicted, emerges as a changeable and problematic effect in unstable balance between the inscription of subjectivity and the erasure of its traces. Its effectiveness and social grip depend on these superimpositions: the objective narration of historical events coexists with the subjective report of the witness revealing the partiality of the documentation. Their attempts to overcome each other produce instability to the benefit of the memory, a social and cultural skill that requires access to both narration and images in order to make progress.
Alcuni libri si prolungano, si allargano, sprofondano e stillano fuori dai margini, talvolta cont... more Alcuni libri si prolungano, si allargano, sprofondano e stillano fuori dai margini, talvolta continuano a scriversi anche senza il loro autore. Altri libri cercano di prendersene cura, sperimentando nuovi possibili innesti del pensiero e della teoria.
Sguardi incrociati è fin dal titolo un libro che parla di un altro libro, riprendendo le riflessioni che Marco Dinoi, docente di “Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico” e “Metodologia della critica cinematografica” presso l’Università di Siena, ha raccolto nelle pagine di Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema, pubblicato postumo nella primavera del 2008.
A partire dallo studio condotto da Dinoi su una delle sequenze televisive più traumatiche del nostro tempo, quella del crollo delle Twin Towers l’11 settembre 2001, i saggi che compongono questo volume trattano di teoria dell’immagine e di analisi del film senza smettere di confrontarsi con le domande dell’etica e della politica: «in che modo l’immagine offre e affida a chi la guarda il ruolo di testimone? A quali condizioni si dà come traccia, reperto, oggetto di archivio, funzione della memoria?».
Alcuni libri si prolungano, si allargano, sprofondano e stillano fuori dai margini, talvolta cont... more Alcuni libri si prolungano, si allargano, sprofondano e stillano fuori dai margini, talvolta continuano a scriversi anche senza il loro autore. Altri libri cercano di prendersene cura, sperimentando nuovi possibili innesti del pensiero e della teoria."Sguardi incrociati" è fin dal titolo un libro che parla di un altro libro, riprendendo le riflessioni che Marco Dinoi, docente di “Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico” e “Metodologia della critica cinematografica” presso l’Università di Siena, ha raccolto nelle pagine di Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema, pubblicato postumo nella primavera del 2008.A partire dallo studio condotto da Dinoi su una delle sequenze televisive più traumatiche del nostro tempo, quella del crollo delle Twin Towers l’11 settembre 2001, i saggi che compongono questo volume trattano di teoria dell’immagine e di analisi del film senza smettere di confrontarsi con le domande dell’etica e della politica: «in che modo l’immagine offre e affida a chi la guarda il ruolo di testimone? A quali condizioni si dà come traccia, reperto, oggetto di archivio, funzione della memoria?»
Rivendico il diritto (se non addirittura il dovere) di continuare ad essere mondani, cioè vicini ... more Rivendico il diritto (se non addirittura il dovere) di continuare ad essere mondani, cioè vicini al mondo, vigili su quel che il mondo ci offre. Nonché il diritto (e di nuovo il dovere) di esemplificare i caratteri della disciplina nel modo più lieve, didascalico, ironico e autoironico che sia possibile. L'intellettuale che pensa solo e soltanto ai Grandi Valori secondo me non è un intellettuale: non essendo capace di pensare in termini disincantati, divertiti, banali; non essendo capace di trascorrere dall'astratto al quotidiano; non essendo capace di vivere la vita comune, allora costui non serve. I Grandi Valori non hanno senso, se non si vestono da tutti i giorni. Omar Calabrese Serio Ludere (Sette serissimi scherzi semiotici), Palermo, Flaccovio, 1993 2.4. Le vigne delle donne: Senza Trucco. Le donne del vino naturale di Giulia Graglia 2.5 Alla scoperta dei vitigni della Valtellina: Rupi del vino di Ermanno Olmi 7
Book Chapters by Massimiliano Coviello
Critica e crisi condividono etimo e storia: la critica nasce dall’esigenza di trovare modelli interpretativi a una situazione di crisi (de Man 1971; Giglioli 2009). Se non c’è critica senza crisi allora l’attuale panorama audiovisivo, caratterizzato dalla molteplicità degli oggetti e da un’iperst..., 2024
Critica e crisi condividono etimo e storia: la critica nasce dall’esigenza di trovare modelli int... more Critica e crisi condividono etimo e storia: la critica nasce dall’esigenza di trovare modelli interpretativi a una situazione di crisi (de Man 1971; Giglioli 2009). Se non c’è critica senza crisi allora l’attuale panorama audiovisivo, caratterizzato dalla molteplicità degli oggetti e da un’iperstimolazione dello sguardo, è un ambiente ottimale per saggiare le modalità con cui la prima si riconfigura per offrire chiavi di lettura della seconda.
Il presente saggio offre una mappatura delle forme assunte dalla critica cinematografica contemporanea. Attraverso la ricostruzione di alcuni dibattiti e analisi, il primo paragrafo colloca la riflessione critica e teorica sul cinema nel campo più ampio deglistudi sul visuale. Il secondo paragrafo prende in considerazione ilrapporto che, anche in epoca digitale, lega critica e cinefilia. Il terzo paragrafo è dedicato alle pratiche critiche sul Web. L’ultima parte del saggio si concentra sulle riviste online di critica in
Italia.
Il paesaggio degli autori. Cinema e immaginario meridiano, 2023
Contemporary European Crime Fiction , 2023
Babylon Berlin (2017–present), based on the novels by Volker Kutscher, was distributed by Sky and... more Babylon Berlin (2017–present), based on the novels by Volker Kutscher, was distributed by Sky and Netflix across Europe and globally. Set during the Weimar Republic (1918–1933), the German European TV series follows the life and investigations of Commissioner Gereon Rath, a man traumatized by his experience during World War I. This chapter addresses creative, production-related, stylistic, and narrative elements of Babylon Berlin. The series’ recreation of Weimar-era Berlin allows it to examine the lasting effects of the collective historical traumas experienced by Germany and Europe during the interwar period. More specifically, Babylon Berlin becomes a cultural and symbolic space that facilitates a reflection not only on the legacy of past traumas, but also on the connections between early twentieth-century Europe and the present.
Migrazioni, cittadinanze, inclusività Narrazioni dell’Italia plurale, tra immaginario e politiche per la diversità, 2022
La doppia assenza, rispetto alla società di origine e a quella di arrivo, che contraddistingue l... more La doppia assenza, rispetto alla società di origine e a quella di arrivo, che contraddistingue la vita del migrante e riduce quest’ultimo a una soggettività liminare, ai margini dell’esclusione e dell’inclusione, fuori luogo eppure costantemente presente, può essere colmata dall’utilizzo creativo e partecipativo dei media digitali. Per coloro che si apprestano a raggiungere i confini di quella che è stata definita la “Fortezza Europa”, spesso mettendo a rischio la propria vita nel tentativo di esercitare il diritto alla mobilità, produrre, custodire e diffondere immagini del proprio viaggio ha un valore memoriale, testimoniale e dunque politico. I media sono infatti dei potenti e versatili delegati della memoria e al contempo possono favorire processi di condivisione e rielaborazione dell’esperienza migratoria. In contrasto rispetto agli stereotipi sugli stranieri veicolati dai media mainstream, le forme di rimediazione e ricolazione dal basso dell’esperienza migratoria possono favorire i processi di creolizzazione, ossia delle forme di negoziazione e traduzione discorsiva continua delle identità culturali e delle narrazioni sociali.
Attraverso un dialogo tra teoria dei media e antropologia, l’intervento analizzerà la mostra Le valigie digitali, realizzata dall’associazione culturale VersoLab, esposta a Siena nel 2018 (Festival Siena Città Aperta), a Rovereto nel 2018 (Festival Osvaldo) e a Grosseto presso l’ISGREC nel 2019, si interrogherà sull’efficacia delle pratiche artistiche nella produzione e circolazione dei racconti sulle migrazioni. La mostra è il risultato di un percorso che ha coinvolto richiedenti asilo e rifugiati provenienti dal Pakistan, dalla Nigeria e dal Ghana in un laboratorio partecipativo con artisti, antropologi e operatori sociali. Le valigie digitali espone le foto, i selfie, i video e le registrazioni audio custoditi nella memoria degli smartphone e delle schede sim dei migranti. L’assemblaggio e il montaggio di questi brandelli di ricordi fa emergere il carattere collaborativo e processuale che dà forma alle identità e ai modi dello stare assieme.
Pandemie mediali, 2020
Nel tentativo di contribuire alle riflessioni sull’ecologia dei media e della mediazione, il sagg... more Nel tentativo di contribuire alle riflessioni sull’ecologia dei media e della mediazione, il saggio è dedicato all’analisi di alcuni ambienti mediali durante la pandemia, e delle pratiche e strategie che si sono sviluppate al loro interno in risposta al virus. Nello specifico, saranno analizzate alcune conseguenze del lockdown sul sistema audiovisivo italiano, si cercherà di comprendere le forme di mediazione e resistenza che quest’ultimo, in dialogo con i pubblici, ha attivato e infine si prenderan- no in considerazione i film e le serie tv che raccontano, in forma finzionale o documentaria, il trauma del virus e i suoi effetti sociali e culturali.
Per una cultura della sicurezza condivisa, 2020
Il cinema del nuovo millennio. Geografie, forme, autori, 2020
Realizzazione editoriale: Fregi e Majuscole, Torino Finito di stampare nell aprile da Grafiche VD... more Realizzazione editoriale: Fregi e Majuscole, Torino Finito di stampare nell aprile da Grafiche VD, Città di Castello (PG) ----Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. della legge aprile , n. )
Atti critici in luoghi pubblici, 2019
Nel corso del Novecento, prima ancora che i discorsi sul cinema di diffondessero sul web e le avv... more Nel corso del Novecento, prima ancora che i discorsi sul cinema di diffondessero sul web e le avvisaglie di una morte del medium si manifestassero con insistenza crescente, gli studiosi più attenti avevano individuato nel film, nella singola opera, uno spazio di elaborazione critica del pensiero capace di dispiegarsi attraverso l’analisi delle immagini in movimento. Filosofi come Gilles Deleuze, critici del cinema come André Bazin e Serge Daney, hanno perlustrato le capacità critiche e riflessive immanenti all’opera filmica. Attraverso saggi e analisi, questi studiosi hanno costruito costellazioni e genealogie in grado di esplorare la portata teorica ed epistemologica della settima arte. Quest’ultima, proprio in virtù della sua essenza impura e della sua capacità di generare oggetti ibridi (dal filmico al seriale), può riconfigurare l’esperienza sensibile e nutrire gli immaginari.
Se il cinema è in grado di creare concetti e i film sono capaci di pensare e dare da pensare, allora bisogna considerare la critica cinematografica come uno spazio che integra ed espande tali potenzialità perché si confronta con le immagini che affollano il presente, selezionandole e proponendo dei criteri interpretativi.
È a partire da una prospettiva fondata sul dialogo tra teoria e critica, sulla centralità del testo audiovisivo e dei discorsi da esso suscitati, che l’intervento traccerà un profilo e un bilancio della critica cinematografica italiana all’interno di uno dei contesti in cui essa si manifesta con maggiore vivacità, quello del Web. Saranno presi in considerazione i blog di critica, i portali, riviste di cinema e i progetti formativi.
Alla molteplicità dei contesti editoriali all’interno dei quali si inseriscono i discorsi sui film corrisponde la varietà dei formati e degli stili di scrittura. Infine, l’intervento analizzerà le modalità con cui la scrittura critica e gli spazi editoriali interagiscono nell’ecosistema digitale, richiamando i paratesti legati ai film, rapportandosi ai lettori, alimentando processi di intermedialità e rimediazione, generando oggetti teorici.
Fata Morgana Web 2017. Un anno di visioni
Stampato in Italia nel mese di novembre 2017 per conto di Pellegrini Editore Via Camposano, 41 (e... more Stampato in Italia nel mese di novembre 2017 per conto di Pellegrini Editore Via Camposano, 41 (ex Via De Rada) -87100 Cosenza Tel. (0984) 795065 -Fax (0984) 792672
Lessico del Cinema italiano. Forme di rappresentazione e forme di vita. Volume I, 2014
Harun Farocki. Pensare con gli occhi
NUOVO CINEMA TEDESCO (JUNGER/NEUER DEUTSCHER FILM) 17 studi, 2014
a cura di FRAMES con il sostegno di Questo volume raccoglie ed integra gli atti del Convegno Inte... more a cura di FRAMES con il sostegno di Questo volume raccoglie ed integra gli atti del Convegno Internazionale Nuovo Cinema Tedesco. Storia, figure, eredità svoltosi a Roma, all'Istituto Italiano di Studi Germanici, il 6 e 7 ottobre 2011. Con quelle giornate, costituisce l'ultimo tassello di un pluriennale progetto che in un ciclo di incontri internazionali si proponeva di ripensare alcune delle più significative e più note stagioni del cinema europeo cosiddetto della modernità: il neorealismo italiano, la Nouvelle Vague francese e appunto quel fenomeno articolato e complesso della storia del cinema del secondo Novecento che è stato il Nuovo Cinema Tedesco (Junger/Neuer Deutscher Film), la cui ampia parabola si compone, come noto, in un arco di tempo che dagli anni Sessanta -dall'ormai quasi leggendario proto-avvio di Oberhausen, nel 1962 -giunge fino alle primissime stagioni degli anni Ottanta del secolo scorso, nutrita da una eccezionale ricchezza di talenti, e di forme, di stilemi, di sguardi. Come già nelle altre stazioni di questa ideale trilogia, le giornate romane sul Nuovo Cinema Tedesco e questo libro che ne è derivato si sono dunque incaricati di rileggere in profondità quell'esperienza, di reinterrogare quel cinema per il tramite di angolazioni e prospettive differenti, di riaccostare i pensieri, le configurazioni, le posture -estetiche, culturali, politiche -che lo hanno abitato e descritto.
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Books by Massimiliano Coviello
Ma chi è Saul? L’intraprendente, a tratti goffo, e bonario avvocato Jimmy McGill, oppure il difensore subdolo e senza scrupoli della criminalità, che ama indossare giacche e cravatte di un improbabile kitsch e si fa chiamare Saul Goodman? Circostanze drammatiche e incontri poco edificanti hanno permesso al secondo di prendere il sopravvento sul primo, ma questa trasformazione non è definitiva. Sfilare una maschera per indossarne un’altra permetterà a Saul di restare in equilibrio lungo il crinale che separa la colpa dalla morale. Per questo "Better Call Saul" non è solo l’ennesima epopea tragica costellata di antieroi, ma anche il racconto affascinante di un’umanità complessa.
Ripercorrendo alcuni momenti salienti del nuovo millennio, dall’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alla pandemia di Covid-19, questo volume costruisce una mappatura delle modalità con cui le comunità si trovano rappresentate all’interno delle narrazioni seriali e interagiscono con esse.
Questo libro fa i conti con il carattere peculiare della filmografia di Larraín: non tanto un cinema storico quanto una riflessione teorica sul potere. Se solo in pochi lo esercitano, tutti si trovano presi nella sua trama.
This volume examines the figures and the reports of the witness within contemporary cinema, with particular attention to the representation of the conflicts that took place between the end of the 20th century and the first decade of the new millennium. During this period, technological innovations have radically changed the military logistics, the fields and the ways of perceiving wars (from the Gulf War to those proclaimed against the terroristic threats which followed the Twin Towers’ attacks). Starting from the analysis of documentary – and
fiction films, Testimoni di guerra highlights the strategies that allow the audiovisual report to create a new representation of the traumatic events. Thus, the report, free from the indexical relation between the technical equipment and the scene depicted, emerges as a changeable and problematic effect in unstable balance between the inscription of subjectivity and the erasure of its traces. Its effectiveness and social grip depend on these superimpositions: the objective narration of historical events coexists with the subjective report of the witness revealing the partiality of the documentation. Their attempts to overcome each other produce instability to the benefit of the memory, a social and cultural skill that requires access to both narration and images in order to make progress.
Sguardi incrociati è fin dal titolo un libro che parla di un altro libro, riprendendo le riflessioni che Marco Dinoi, docente di “Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico” e “Metodologia della critica cinematografica” presso l’Università di Siena, ha raccolto nelle pagine di Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema, pubblicato postumo nella primavera del 2008.
A partire dallo studio condotto da Dinoi su una delle sequenze televisive più traumatiche del nostro tempo, quella del crollo delle Twin Towers l’11 settembre 2001, i saggi che compongono questo volume trattano di teoria dell’immagine e di analisi del film senza smettere di confrontarsi con le domande dell’etica e della politica: «in che modo l’immagine offre e affida a chi la guarda il ruolo di testimone? A quali condizioni si dà come traccia, reperto, oggetto di archivio, funzione della memoria?».
Book Chapters by Massimiliano Coviello
Il presente saggio offre una mappatura delle forme assunte dalla critica cinematografica contemporanea. Attraverso la ricostruzione di alcuni dibattiti e analisi, il primo paragrafo colloca la riflessione critica e teorica sul cinema nel campo più ampio deglistudi sul visuale. Il secondo paragrafo prende in considerazione ilrapporto che, anche in epoca digitale, lega critica e cinefilia. Il terzo paragrafo è dedicato alle pratiche critiche sul Web. L’ultima parte del saggio si concentra sulle riviste online di critica in
Italia.
Attraverso un dialogo tra teoria dei media e antropologia, l’intervento analizzerà la mostra Le valigie digitali, realizzata dall’associazione culturale VersoLab, esposta a Siena nel 2018 (Festival Siena Città Aperta), a Rovereto nel 2018 (Festival Osvaldo) e a Grosseto presso l’ISGREC nel 2019, si interrogherà sull’efficacia delle pratiche artistiche nella produzione e circolazione dei racconti sulle migrazioni. La mostra è il risultato di un percorso che ha coinvolto richiedenti asilo e rifugiati provenienti dal Pakistan, dalla Nigeria e dal Ghana in un laboratorio partecipativo con artisti, antropologi e operatori sociali. Le valigie digitali espone le foto, i selfie, i video e le registrazioni audio custoditi nella memoria degli smartphone e delle schede sim dei migranti. L’assemblaggio e il montaggio di questi brandelli di ricordi fa emergere il carattere collaborativo e processuale che dà forma alle identità e ai modi dello stare assieme.
Se il cinema è in grado di creare concetti e i film sono capaci di pensare e dare da pensare, allora bisogna considerare la critica cinematografica come uno spazio che integra ed espande tali potenzialità perché si confronta con le immagini che affollano il presente, selezionandole e proponendo dei criteri interpretativi.
È a partire da una prospettiva fondata sul dialogo tra teoria e critica, sulla centralità del testo audiovisivo e dei discorsi da esso suscitati, che l’intervento traccerà un profilo e un bilancio della critica cinematografica italiana all’interno di uno dei contesti in cui essa si manifesta con maggiore vivacità, quello del Web. Saranno presi in considerazione i blog di critica, i portali, riviste di cinema e i progetti formativi.
Alla molteplicità dei contesti editoriali all’interno dei quali si inseriscono i discorsi sui film corrisponde la varietà dei formati e degli stili di scrittura. Infine, l’intervento analizzerà le modalità con cui la scrittura critica e gli spazi editoriali interagiscono nell’ecosistema digitale, richiamando i paratesti legati ai film, rapportandosi ai lettori, alimentando processi di intermedialità e rimediazione, generando oggetti teorici.
Ma chi è Saul? L’intraprendente, a tratti goffo, e bonario avvocato Jimmy McGill, oppure il difensore subdolo e senza scrupoli della criminalità, che ama indossare giacche e cravatte di un improbabile kitsch e si fa chiamare Saul Goodman? Circostanze drammatiche e incontri poco edificanti hanno permesso al secondo di prendere il sopravvento sul primo, ma questa trasformazione non è definitiva. Sfilare una maschera per indossarne un’altra permetterà a Saul di restare in equilibrio lungo il crinale che separa la colpa dalla morale. Per questo "Better Call Saul" non è solo l’ennesima epopea tragica costellata di antieroi, ma anche il racconto affascinante di un’umanità complessa.
Ripercorrendo alcuni momenti salienti del nuovo millennio, dall’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alla pandemia di Covid-19, questo volume costruisce una mappatura delle modalità con cui le comunità si trovano rappresentate all’interno delle narrazioni seriali e interagiscono con esse.
Questo libro fa i conti con il carattere peculiare della filmografia di Larraín: non tanto un cinema storico quanto una riflessione teorica sul potere. Se solo in pochi lo esercitano, tutti si trovano presi nella sua trama.
This volume examines the figures and the reports of the witness within contemporary cinema, with particular attention to the representation of the conflicts that took place between the end of the 20th century and the first decade of the new millennium. During this period, technological innovations have radically changed the military logistics, the fields and the ways of perceiving wars (from the Gulf War to those proclaimed against the terroristic threats which followed the Twin Towers’ attacks). Starting from the analysis of documentary – and
fiction films, Testimoni di guerra highlights the strategies that allow the audiovisual report to create a new representation of the traumatic events. Thus, the report, free from the indexical relation between the technical equipment and the scene depicted, emerges as a changeable and problematic effect in unstable balance between the inscription of subjectivity and the erasure of its traces. Its effectiveness and social grip depend on these superimpositions: the objective narration of historical events coexists with the subjective report of the witness revealing the partiality of the documentation. Their attempts to overcome each other produce instability to the benefit of the memory, a social and cultural skill that requires access to both narration and images in order to make progress.
Sguardi incrociati è fin dal titolo un libro che parla di un altro libro, riprendendo le riflessioni che Marco Dinoi, docente di “Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico” e “Metodologia della critica cinematografica” presso l’Università di Siena, ha raccolto nelle pagine di Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema, pubblicato postumo nella primavera del 2008.
A partire dallo studio condotto da Dinoi su una delle sequenze televisive più traumatiche del nostro tempo, quella del crollo delle Twin Towers l’11 settembre 2001, i saggi che compongono questo volume trattano di teoria dell’immagine e di analisi del film senza smettere di confrontarsi con le domande dell’etica e della politica: «in che modo l’immagine offre e affida a chi la guarda il ruolo di testimone? A quali condizioni si dà come traccia, reperto, oggetto di archivio, funzione della memoria?».
Il presente saggio offre una mappatura delle forme assunte dalla critica cinematografica contemporanea. Attraverso la ricostruzione di alcuni dibattiti e analisi, il primo paragrafo colloca la riflessione critica e teorica sul cinema nel campo più ampio deglistudi sul visuale. Il secondo paragrafo prende in considerazione ilrapporto che, anche in epoca digitale, lega critica e cinefilia. Il terzo paragrafo è dedicato alle pratiche critiche sul Web. L’ultima parte del saggio si concentra sulle riviste online di critica in
Italia.
Attraverso un dialogo tra teoria dei media e antropologia, l’intervento analizzerà la mostra Le valigie digitali, realizzata dall’associazione culturale VersoLab, esposta a Siena nel 2018 (Festival Siena Città Aperta), a Rovereto nel 2018 (Festival Osvaldo) e a Grosseto presso l’ISGREC nel 2019, si interrogherà sull’efficacia delle pratiche artistiche nella produzione e circolazione dei racconti sulle migrazioni. La mostra è il risultato di un percorso che ha coinvolto richiedenti asilo e rifugiati provenienti dal Pakistan, dalla Nigeria e dal Ghana in un laboratorio partecipativo con artisti, antropologi e operatori sociali. Le valigie digitali espone le foto, i selfie, i video e le registrazioni audio custoditi nella memoria degli smartphone e delle schede sim dei migranti. L’assemblaggio e il montaggio di questi brandelli di ricordi fa emergere il carattere collaborativo e processuale che dà forma alle identità e ai modi dello stare assieme.
Se il cinema è in grado di creare concetti e i film sono capaci di pensare e dare da pensare, allora bisogna considerare la critica cinematografica come uno spazio che integra ed espande tali potenzialità perché si confronta con le immagini che affollano il presente, selezionandole e proponendo dei criteri interpretativi.
È a partire da una prospettiva fondata sul dialogo tra teoria e critica, sulla centralità del testo audiovisivo e dei discorsi da esso suscitati, che l’intervento traccerà un profilo e un bilancio della critica cinematografica italiana all’interno di uno dei contesti in cui essa si manifesta con maggiore vivacità, quello del Web. Saranno presi in considerazione i blog di critica, i portali, riviste di cinema e i progetti formativi.
Alla molteplicità dei contesti editoriali all’interno dei quali si inseriscono i discorsi sui film corrisponde la varietà dei formati e degli stili di scrittura. Infine, l’intervento analizzerà le modalità con cui la scrittura critica e gli spazi editoriali interagiscono nell’ecosistema digitale, richiamando i paratesti legati ai film, rapportandosi ai lettori, alimentando processi di intermedialità e rimediazione, generando oggetti teorici.
point of Michael Gott’s book "Screen Borders. From Calais to cinéma-monde" (Bayart 2009). The question has no single answer, but depends on the mobility and background of the traveller.
Within this framework, this ar5cle shows the results of a research involving a panel of sixty Italian Ne4lix users, which combines the tools of social research together with the ethnosemiotic methodology, in order to investigate how Netflix users perceive the recommendation system and how this system is related to the viewers’ tastes and freedom of choice.
In this article, we introduce and discuss the notion of peripheral locations as a key means to understanding production strategies, location marketing and screen tourism in contemporary Italian television. Having defined this notion and stressed its relevance to the new production
policies of the Italian public broadcasting service, RAI, we focus on the TV series La porta rossa (The Red Door) as an exemplary case study. Co-produced by Rai Fiction and Vela Film (then Garbo Produzioni from the second season), the show is internationally distributed by Studio Canal, the distribution division of Canal+ (Vivendi Group). The story is set in the city of Trieste, close to the border between Italy and Slovenia, and it intertwines crime and fantasy. The production history of the show demonstrates the complex role played by peripheral locations in the writing process and in the fictional world. VR walking tours organized by Esterno/ Giorno underline how peripheral locations can help to create innovative and engaging formsof screen tourism.
First, the article shows how the home page can be broken down into variable and invariable components and how these components are hierarchized, in order to understand what kind of virtual environment the user experiences and how Netflix is able to boost, foresee and forestall the users’ actions.
Second, the article focuses on the rhetorical strategies which allow Netflix to build its brand identity and shape the relationship with its subscribers. In this respect, the categories organizing and presenting
content on the home page play a key role. Rather than simply being a taxonomic tool, Netflix categories create engagement, construct Netflix as a reliable subject, and definitely puts “trust” at the basis of the relationship between the brand and its users. We argue that the use of specific enunciative strategies has a fundamental role in presenting Netflix as a trustworthy brand, thus maximizing the effectiveness of recommendation systems and producing in the viewers the illusion of choice.
towards death". Starting from this structural matrix, the essay will analyze the figure of the cyborg in the TV show Westworld (2016-) as a translation of Collodi's character. The analysis will focus on the becoming of the character and particularly on the transformative possibilities of inorganic matter into a subject capable
of experiencing the world and organizing their own memories.
phenomena – both outwards to the Americas and inwards from North Africa –and highlight wo opposing outcomes: on the one hand, the strategies of homologating otherness, posed alternately as a threat to social stability or within a condition of suffering; on the other hand,
the formative processes that help to re-establish the migrant’s positive condition as the bearerof elements of creolisation, the promoter of discursive negotiation and translation of identities.
Since 1892, Ellis Island has been an mandatory crossing point for more than twelve million migrants who tried to reach the United States between the late Nineteenth century and the first half of the Twentieth century. During the great waves of migration to North America, the island was a compulsory passage area, a spatial and biopolitical border in which there was a system of rules and tests that migrants had to overcome in order to be considered eligible to become American citizens. Over the years, the migratory imaginary of Ellis Island has stimulated the interest of photographers, writers and filmmakers. In 2014, JR created "The Ghost of Ellis island", an intermedial project. Working on archive images, and in particular on the photographs taken by Lewis Wickes Hine between 1903 and 1905, the French artist manipulated, transformed and affixed some details of these images within the abandoned spaces of Ellis Island. At the same time JR directed a short film, written by Eric Roth and starring Robert de Niro, and made a book in collaboration with the cartoonist Art Spiegelman. The images of immigrants have been dissected, fragmented and still re-framed through an incessant work of remediation that involved also the space. The faces and bodies, reproduced in varying sizes, stick to the surfaces and show their phantasma- gorical nature, becoming silent and, at the same time, disturbing presences. At the intersection of historical testimony and aesthetic reactivation, "The Ghost of Ellis" Island becomes an opportunity to reflect on the memory of images and on media transmigration strategies.
Keywords: intermediality, feelings of displacement, overseas emigration, Italian visual culture, imageries of migrations.
Abstract:
Between the 18th and the 19th centuries, as photography was establishing itself as a technical reproduction device available to an ever-growing audience and cinema was taking its first steps, the great transoceanic migration pushed out of the country’s borders millions of people and deeply marked the imaginary of an era. Nourished firstly by literature and popular music and then by the other means of mass communication, this imaginary has built, about a liminal and on the move way of life, a gradation of feelings related to movement and defined by the guilt for abandoning family ties and the fear of an almost unknown elsewhere.
This essay will reconstruct the stages of intermedia dialogue between cinema and photography during the large overseas emigration by which the images, concretions of the relationship between life and forms of representation, have “migrated” from one medium to another, adapting to different formats and different discursive systems, and have conveyed to spectators present and past the experience of the migratory phenomena that the country underwent.
Terrorist and migrant are probably the major phobias of contemporary Western societies, the two figures that embody the fears of the present time the most. Media are crowded by tragedies associating with the landings of migrants and videos documenting attacks, beheadings and destructions of artistic heritage. What are the criteria of visibility of these images? Which iconographic and imaginary domains do they recall? What are the effects and passions produced on the public?
Migratory waves and terrorist attacks have been interpreted by media through distinct rhetoric, and yet enclosed in neighboring discursive fields, whose “boundaries” are marked by the different passional gradations (from fear to terror) that these would produce in public opinion. Starting from an audiovisual corpus consisting of the representations broadcasted by Italian media in the period coinciding with the attacks occurred in November 2015 in Paris, the paper will evaluate the theoretical and heuristic effectiveness of two specific ways of creating fear involving migrants and terrorists, that we propose to define respectively “low” and “high” intensity.
The rhetoric of invasion and preventive security is based on the gradual threat of a looming terror. This passional gradualness is also supported by implicit references to an epidemiological imaginary that originates from Hollywood cinema and is rooted around two “conceptual characters” – the zombie and the clone – and two genres – horror and science fiction. Forms of representation and passional variations will therefore be the focus around which the essay will articulate a reflection – related to a specific but nevertheless generalizable corpus – on the images of migrants and terrorists, two “extreme” forms of life that continually challenge our relationship with the Otherness.
Per il pubblico dei fan gli interrogativi suscitati dalla conclusione di BCS riguardano la coerenza del progetto e i suoi errori, le valutazioni sull’evoluzione dei personaggi, il rinvenimento dei rimandi a Breaking Bad (BB, 2008-2013), le speculazioni sui progetti futuri e le ulteriori espansioni dell’universo narrativo. Per chi si occupa di cinema, televisione e soprattutto di serialità la fine di BCS è l’occasione per continuare a riflettere sulle caratteristiche e sull’impatto culturale di un formato che, in un periodo compreso tra gli scampoli del secolo scorso e gli anni dieci del nuovo millennio, è stato e, seppur in misura minore, continua a essere attraversato da molteplici trasformazioni a livello produttivo, distributivo e creativo.
autore dell’introduzione.
La commedia è un potente strumento per esasperare e deformare molti dei temi e dei correlati passionali legati all’emigrazione. Bloccato nei cliché, all’emigrante non resta che un destino parodico. L’orizzonte commedico non garantisce alcuna negoziazione ma solo il modellamento o lo scontro grottesco con un mondo ostile. Chiusura nel sé, incapacità di comunicare con l’altro o, al contrario, conformazione, assuefazione: le forme della commedia scandagliano i tratti patologici della nostalgia attraverso maschere consonanti o dissonanti rispetto a modelli sociali già infermi.
Per raccontare le forme dell’integrazione sociale ci serviremo di alcuni attori, maschere della commedia italiana: Alberto Sordi, Nino Manfredi, Carlo Verdone e Massimo Troisi.
This paper focuses on the miniseries La storia (2024), produced by Rai Fiction and Picomedia in conjunction with the 40th anniversary of the famous and controversial novel History: A Novel by Elsa Morante. This historical drama, set in Rome between the World War II and the post-war period, had already been adapted by Rai in 1986, with the three-part television film directed by Luigi Comencini and starring Claudia Cardinale. The new adaptation is directed by Francesca Archibugi, with Jasmine Trinca in the role of Ida Ramundo: an elementary school teacher, widow, and mother of two children who tries to conceal her Jewish roots out of fear of deportation.
Regarding the themes explored, the subjectivities portrayed, and its relationship with previous media adaptations, La Storia is a useful case study that enables an understanding of the changes that have taken place in the storytelling of the last century’s traumas, as well as an investigation of the evolution of minorities representation forms adopted by Italian public service broadcaster.
La Summer School "Border Crossings. Nuove traiettorie della cultura audiovisiva europea: produzione, distribuzione, estetica", ideata all'interno del progetto Ciak-EU!, si svolgerà presso l'Università degli Studi "Link Campus University" (Roma), dal 18 al 21 giugno 2024 ed è rivolta a studentesse e studenti universitari, giovani laureandi/e, dottorandi/e e a chiunque sia interessato ad avvicinarsi alla pratica e alla teoria degli audiovisivi, allo studio delle immagini e dei media, con particolare attenzione agli aspetti produttivi, distributivi ed estetici del cinema europeo contemporaneo.
All’interno dell’universo transmediale creatosi a partire da "Breaking Bad" (2008-2013), "Better Call Saul" (2015-2022) è uno spin-off che segue il principio delle variazioni trasformative in modo creativo, al punto da possedere una duplice identità, derivata e al contempo originale. I due ideatori, Gilligan e Gould, sono riusciti a liquidare diffidenze e pregiudizi verso una serie tv creata a partire da un capolavoro della serialità complessa. La chiave del successo di "Better Call Saul" è stata la
ripresa e la variazione degli elementi che hanno caratterizzato "Breaking Bad", come lo spessore psicologico attribuito alla figura dell’antieroe, la combinazione di ritmi narrativi in cui la tensione e l’azione concitata si convertono nella stasi e nella rarefazione dei dialoghi o viceversa, infine il
confronto con le forme e i generi cinematografici. Il dialogo tra le due serie tv sollecita la curiosità degli spettatori nei confronti delle evoluzioni della trama e delle sequenze ripetute attraverso prospettive inedite, e inoltre attiva una visione attenta ai meccanismi di funzionamento del racconto.
In "Better Call Saul" la temporalità è continuamente tematizzata e messa in gioco. Ciò accade in primo luogo perché la serie tv sul subdolo avvocato di "Albuquerque" è sia un prequel sia un sequel di "Breaking Bad", pertanto rivelatrice del passato di Jimmy McGill e del futuro di Saul Goodman, in
seguito della disfatta di Walter White. Il formato dello spin-off viene quindi adoperato per insinuarsi, approfondire e dilatare l’arco cronologico del mondo narrativo nel suo insieme. In secondo luogo, si assiste a una manipolazione delle strutture temporali adoperate per raccontare la
storia all’interno di "Better Call Saul". Il tempo è trattato alla stregua di un meccanismo che si ripiega e riavvolge su se stesso, attivando nuovamente il sostrato di riferimenti e connessioni alla serie madre, e soprattutto reiterando vicende e dettagli della serie derivata.
L’intervento si concentrerà sulla costruzione dei flussi temporali in "Better Call Saul". In particolare, saranno analizzati i titoli di testa e i teaser, le linee narrative e le maschere indossate dal protagonista nel corso del racconto della sua esistenza. L’obiettivo è di ricostruire alcune delle strategie riflessive che contribuiscono al fascino e alla complessità delle forme seriali derivate.
L’intervento intende esplorare la filmografia di Herzog alla stregua di un territorio audiovisivo sterminato, non solo per la mole di film girati ma soprattutto per la capacità del regista tedesco di affiancare riproduzione e riflessione, registrazione del mondo, dei suoi angoli più reconditi, e rigenerazione del visibile resa possibile grazie alle potenzialità del cinema.
Più nello specifico e a partire dalle riflessioni di Deleuze, la produzione herzoghiana compresa tra gli anni novanta e il nuovo millennio sarà ripercorsa lungo due direttrici. La prima riguarda il continuo esercizio di mobilitazione dello sguardo che il regista impone a se stesso e al contempo rivolge allo spettatore. Il "Diamante bianco", "Grizzly man" e "Cave Of Forgotten Dreams", sono esempi di un addestramento costante e caparbio, che ambisce alla formazione di una visione etica e alla costruzione di un’operatività critica e consapevole sulle immagini. La seconda direttrice rilegge il trattamento di ambienti e paesaggi compiuto da Herzog a partire da una prospettiva ecocritica. Pellicole come "Apocalisse nel deserto", "L’ignoto spazio profondo" e "The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft" sono squarci visionari sulla possibilità di alterare creativamente i rapporti tra le forze che attraversano il mondo naturale e la sensibilità dell’azione umana.
Il convegno fa parte delle attività promosse dal progetto europeo “Ciak-EU!, EU-rope through films: History, identity, and policies” (Progetto Erasmus + Jean Monnet CHAIR)
Incontro con i docenti dell’Università La Sapienza di Roma Damiano Garofalo e Massimiliano Coviello. Presentazione del libro Comunità Seriali di M. Coviello
La quinta edizione della Summer School “La critica cinematografica” è promossa da Regione Puglia, Fondazione Apulia Film Commission, Comune di Otranto, in collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, ed è organizzata dall’associazione culturale Fata Morgana.
La Summer School “La critica cinematografica”, ideata, curata e condotta dalla rivista “Fata Morgana Web”, si svolgerà a Otranto (LE), dal 24 al 27 luglio 2023 ed è rivolta a studenti, giovani laureati, dottorandi e a chiunque sia interessato ad avvicinarsi al mondo e alla pratica della critica cinematografica, allo studio delle immagini, dei media e della scrittura digitale.
La Summer School quest’anno sarà parte integrante della prima edizione del “Festival della Critica. Il cinema, le immagini, le arti”, realizzato dall’associazione culturale Fata Morgana nell’ambito dell’’avviso “Apulia Cinefestival Network 2023-2025”.
Negli ultimi dieci anni le serie tv hanno acquistato sempre più spazio all'interno della nostra quotidianità. Hanno cambiato le nostre abitudini di spettatori e hanno imposto un nuovo modello di produzione e fruizione, quello della tv complessa. Come si scrivono le storie per una narrativa lunga? Come possono diventare seriali? E in che modo il modello della tv complessa influenza le forme tradizionali di scrittura? Massimiliano Coviello e Angela Maiello de Il Lavoro culturale ne discutono con Roberto Costantini, Giancarlo De Cataldo e, in collegamento skype, Jason Mittell (Complex TV).
Festivaletteratura saluta il prepotente ritorno sulla scena delle riviste letterarie e culturali con pensieri in comune, una serie di appuntamenti affidati ai collettivi redazionali di cinque nuove testate cartacee o web. Cinque differenti approcci per condividere riflessioni e racconti sulla contemporaneità con gli ospiti e il pubblico del Festival.
Dopo i Saluti e l’apertura dei lavori del Direttore del DSSBC, Enrico Zanini, interverranno Stella Dagna (Università di Torino), Luca Venzi (Università di Siena), Fabio Alcantara (Università della Calabria), Francesco Zucconi (Università IUAV di Venezia), Massimiliano Coviello (Link Campus University di Roma).
Il Seminario è valido anche per i dottorandi del Dottorato di ricerca in Storia delle arti e dello Spettacolo delle Università di Firenze, Pisa e Siena.
confronto
Chair: Federica D’Urso, Sapienza Università di Roma
Partecipano:
Massimiliano Coviello (LINK Campus University),
Marco Cucco (Università di Bologna),
Damiano Garofalo (Sapienza Università di Roma),
Elena Gipponi (Università IULM Milano),
Mariachiara Grizzaffi (Università IULM Milano),
Andrea Minuz (Sapienza Università di Roma),
Anna Sfardini (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
INTRODUCE:
Filippo Maria GIORDANO (Università degli Studi LINK)
MODERA:
Massimiliano COVIELLO (Università degli Studi LINK)
INTERVENGONO:
Agnese BERTOLOTTI (Università degli Studi della Tuscia)
Giorgio GRIMALDI (Università degli Studi LINK)
Federica D’URSO (Sapienza Università di Roma)
Arianna VERGARI (Università degli Studi LINK)
Giacomo TAGLIANI (Università di Palermo)
L’incontro sarà l’occasione per discutere sui processi di costruzione delle comunità attraverso la serialità contemporanea. In particolare, si affronterà la produzione crime europea che, negli ultimi anni, ha assunto un ruolo centrale nei processi di costruzione di comunità, memorie nazionali e transnazionali. L’importanza del crime è legata alla sua popolarità e longevità, alla sua capacità di adeguarsi a specifici contesti geografici e di renderli appetibili per un pubblico internazionale. Infine il crime può essere pensato
come un habitat narrativo per la costruzione di comunità fondate su un immaginario
comune, sugli incontri culturali e sulla costruzione di memorie condivise, anche a
partire dai traumi che hanno attraversato l’Europa nel Novecento.
L’incontro rientra nell’ambito delle attività didattiche della Cattedra Jean Monnet
“CIAK-EU! - EU-rope through films: History, Identity, and Policies” (https://research.unilink.it/ciak-eu/#descrizione)
L'incontro è promosso nel quadro delle attività dell'insegnamento di Forme della narrazione seriale dei media - corso di laurea magistrale in Scienze dello spettacolo e produzione multimediale.