Immagini della verità
Martino Feyles
Immagini della verità
Percorsi nella storia dell’estetica
© 2023 Mondadori Education S.p.A., Milano
Tutti i diritti riservati
ISBN 979-12-206-0125-2
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Progetto copertina Alfredo La Posta
Prima edizione Le Monnier Università, marzo 2023
www.mondadorieducation.it
Edizioni
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1
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Lineagrafica s.r.l. – Città di Castello (PG)
Stampato in Italia – Printed in Italy – marzo 2023
In copertina: Metatron’s Cube © Lostefx / Shutterstock.
Indice
Introduzione
Capitolo 1. Lo scudo d’oro e la cesta del letame: arte e tecnica
1. La competenza del tecnico e il magnetismo della poesia
2. L’origine mitica della tecnica e delle arti
3. L’arte è utile e l’utile è bello
4. L’arte prima dell’opera d’arte
5. In difesa delle arti meccaniche
6. La scissione tra arti utili e arti belle
7. La conformità a scopi oggettiva e la differenza tra bellezza e perfezione
8. Tecnica naturale e tecnica intenzionale
9. Giudizio teleologico e giudizio tecnico
10. La conformità a scopi soggettiva e il piacere estetico
11. La bellezza aderente e il giudizio di gusto applicato
12. La definizione specificamente estetica dell’arte
13. La tecnica come tratto antropologico fondamentale
14. L’equivoco dell’‘arte per l’arte’
15. La tecnica antica e quella moderna
16. Ritorno a Platone?
Note al capitolo primo
VII
1
1
5
9
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64
69
Capitolo 2. «Come un sogno di pietra»: metafisica della bellezza
1. L’argomento estetico
2. L’interpretazione metafisica della nozione di bellezza
3. Geometrie della bellezza
4. Dio, cioè la Bellezza
5. La bellezza terrena e la bellezza del corpo
6. La bellezza in relazione alla facoltà conoscitiva
7. La soggettivizzazione del bello
8. Un piacere, ma disinteressato
9. Un sentimento quasi universale
10. Una nuova interpretazione del legame tra estetica e teleologia
11. L’idolo e la moda
12. La bellezza dannata
Note al capitolo secondo
80
80
84
88
91
93
96
99
103
106
113
118
121
125
Capitolo 3. Miti, metafore e verità
1. L’enigmaticità della poesia
2. Un fabbricante di apparenze
3. Il filosofo che dipinge costituzioni
4. Mimesi icastica e mimesi dell’apparenza
5. Il filosofo poeta
6. I miti verosimili
7. Il valore conoscitivo dell’imitazione
8. Il possibile e il verosimile
9. La verità del poeta e la verità del pittore
10. Il valore conoscitivo del racconto
11. Saper vedere le analogie
137
138
141
146
150
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157
161
164
169
172
178
VI
Indice
12. La poesia come «infima doctrina» e il carattere figurale
del culto cristiano
13. Metafore umili e immagini non mimetiche
14. Metafore per dire Dio
15. L’analogia e il nome di Dio
16. Ad immagine di Dio
Note al capitolo terzo
182
186
189
194
197
204
Capitolo 4. Il valore epistemologico dell’esperienza estetica
e la scoperta dell’immaginazione
1. Il sentimento non ha valore conoscitivo
2. La distinzione tra l’esperienza estetica e la conoscenza teoretica
3. Il filo rosso che unisce i problemi eterogenei della terza Critica
4. Il giudizio e l’unità dei fenomeni
5. Trovare l’universale
6. Le leggi empiriche della scienza: alla scoperta dell’acqua ghiacciata
7. Riflettere, cioè classificare
8. Il valore epistemologico del piacere estetico
9. Immaginazione empirica e immaginazione trascendentale
10. L’immaginazione e gli schemi dei concetti puri
11. L’immaginazione e la costruzione dei concetti matematici
12. L’immaginazione e la costruzione dei concetti geometrici
13. L’immaginazione e gli schemi dei concetti empirici
14. L’immaginazione come facoltà della sintesi
15. L’immaginazione e la sintesi percettiva
16. L’accordo tra immaginazione e intelletto nella terza Critica
17. L’immaginazione nell’esperienza estetica
18. L’immaginazione e gli ideali della sensibilità
19. Immagini che danno da pensare
20. L’immaginazione simbolica
21. Schematismo simbolico e linguaggio metaforico
Note al capitolo quarto
213
213
217
220
226
228
236
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255
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262
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271
273
276
279
283
286
Capitolo 5. Il potere dell’arte, l’etica delle immagini
1. L’argomento etico-politico contro le arti
2. L’argomento pedagogico-politico contro le arti
3. I miti buoni e i poeti utili
4. Il secondo concilio di Nicea e il problema politico delle immagini
5. Cenni sul contesto storico
6. Gli argomenti teologici contro le immagini
7. A Dio, attraverso le immagini
8. L’etica delle immagini dell’età cristiana
9. L’interesse nel disinteresse
10. L’autonomia dell’estetica e la sintonia con gli altri
11. Il valore etico-politico dell’esperienza estetica
12. La fine dell’estetica moderna e la perdita dell’aura
13. Le immagini e la massa
14. L’estetizzazione della politica e la politicizzazione dell’arte
Note al capitolo quinto
296
297
302
306
309
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336
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Profili biobibliografici
Riferimenti bibliografici
Indice dei nomi
355
365
371
Introduzione
Da molto tempo siamo abituati alle mode filosofiche. Il frenetico
mutare dei ‘trend’ di riferimento coinvolge anche il mondo accademico e
così i problemi filosofici che sono di moda oggi saranno immediatamente dimenticati domani. Questo libro è un tentativo un po’ fuori moda,
che nasce dalla convinzione che gli interrogativi più antichi non siano
quelli che sono stati già archiviati, ma quelli che rimangono sempre attuali. In effetti gli interrogativi che il libro pone sono i più classici, nella
storia dell’estetica: che rapporto c’è tra arte e tecnica? Che cos’è la bellezza e qual è il suo significato? Che rapporto c’è tra immagine e verità?
Che valore hanno dal punto di vista epistemologico l’esperienza estetica
e l’immaginazione? C’è o ci deve essere un legame necessario tra estetica, etica e politica?
Ho cercato di rileggere alcuni testi fondamentali della storia dell’estetica alla luce di questi interrogativi, ma questo libro non ha la pretesa di
essere la storia di una disciplina filosofica. I capitoli che seguono sono
organizzati secondo un criterio cronologico: si tratta di cinque diversi
percorsi tematici, che attraversano la storia dell’estetica, partendo
dall’antichità e arrivando fino all’età contemporanea. Ma si tratta di percorsi frammentari e la scansione cronologica in base alla quale sono organizzati presenta delle lacune temporali, a volte molto ampie. Queste
lacune e i conseguenti salti temporali sono molto evidenti: nessuno può
pensare che, dopo Kant, il problema che viene affrontato nel primo capitolo – che rapporto c’è tra arte e tecnica? – non venga più rielaborato
fino a Gropius. Allo stesso modo non si potrebbe costruire una storia
dell’idea della bellezza, minimamente esauriente, saltando direttamente
da Tommaso d’Aquino a Hume, come accade nel capitolo secondo. Il
medesimo discorso vale anche per tutti gli altri capitoli, dove il percorso
cronologico è sempre interrotto da lacune temporali notevoli.
Questa frammentarietà ha dei vantaggi. Non avendo la pretesa di restituire un’immagine completa della storia dell’estetica, o della storia di
alcune idee dell’estetica, ho potuto assumere un punto di vista più ravvicinato, mantenendomi il più possibile vicino ai testi. È chiaro che un loro commento analitico non sarebbe stato possibile, se avessi dovuto
menzionare tutti gli autori che hanno un rilievo nella storia dell’estetica,
condensandone il pensiero in poche battute riassuntive. D’altra parte ci
sono già diverse storie dell’estetica di rilievo, anche nel contesto italiano,
che sono un utile strumento teorico e che offrono una veduta panoramica, più distanziata e perciò anche più comprensiva, dello sviluppo storico di questa disciplina. In questo libro la prospettiva è più ravvicinata e
dunque inevitabilmente più frammentaria: direi che si tratta non tanto di
una storia completa, quanto piuttosto di una narrazione ad episodi, organizzata per momenti salienti.
VIII
Immagini della verità
Nell’articolare questa narrazione, ho cercato sempre di evidenziare la
distanza storica tra i punti di vista dei diversi autori che ho analizzato,
mettendo le loro idee in relazione con il contesto più ampio della cultura
del loro tempo. I testi che ho scelto sono particolarmente significativi a
questo riguardo, perché esemplificano in modo molto chiaro la distanza
che separa le quattro grandi epoche in cui viene comunemente articolata
la storia del pensiero: l’antichità, il medioevo, l’età moderna, l’età contemporanea1 . Così, mettendo a confronto la concezione della bellezza di
Platone, Agostino e Kant (come avviene nel capitolo secondo) è possibile intravedere sullo sfondo il diverso orizzonte storico e culturale che distingue l’età antica, da quella medioevale e poi dall’età moderna. Oppure, rileggendo di seguito la Repubblica, gli atti del secondo concilio di
Nicea e la terza Critica – come accade nel capitolo quinto – emerge in
modo molto evidente la differenza tra il mondo antico e medioevale da
una parte e la cultura moderna dall’altra, quando si tratta di comprendere il significato etico-politico dell’esperienza estetica e dell’arte.
Ma anche qui è necessario precisare che l’ambizione del libro non è la
completezza. Ovviamente Platone e Aristotele non sono tutta l’antichità;
Agostino e Tommaso non sono tutto il Medioevo. Ancora meno si può
pensare che Kant, Hume e Batteux siano gli unici protagonisti dell’estetica moderna o che Gropius, Baudelaire e Benjamin siano i soli autori di
rilievo nell’estetica contemporanea. Scegliere alcuni autori, invece di altri, significa certamente limitare la propria prospettiva. Ma questa scelta
può non essere del tutto arbitraria. Saper costruire una storia non significa voler raccontare tutto – come insegnava già Aristotele –, ma saper scegliere ciò che è più significativo. In questo senso i testi che sono analizzati in questo libro non dicono tutto – certamente –, ma sono senza dubbio
testi esemplari: testi, cioè, che esibiscono in modo paradigmatico i modelli teorici che hanno caratterizzato una cultura; oppure testi che segnano una rottura epocale, rimarcando il passaggio da un’età all’altra.
Rimane inteso, con ciò, che questa narrazione frammentaria, articolata per momenti esemplari, è solo una delle tante possibili trame che si
potrebbero tessere all’interno del vasto campo della storia delle idee estetiche. Non esiste la storia della filosofia 2 : il passato della nostra cultura è
un labirinto intricato, che bisogna cercare di percorrere senza smarrirsi,
sapendo che le strade che conducono al presente sono sempre molteplici3 .
Introduzione
■ Note all’introduzione
1
Come sempre accade in tutti i libri che nascono da un approccio storico, la periodizzazione non è affatto ovvia e implica già una serie di scelte ermeneutiche. In questo
libro la periodizzazione che adotto è quella proposta, tra gli altri, da Tatarkiewicz, il
quale, distingue quattro grandi epoche storiche – Antichità, Medioevo, Età Moderna,
Età Contemporanea – e situa il passaggio dall’Antichità al Medioevo «tra Plotino e Agostino», il passaggio dal Medioevo alla Modernità «tra Dante e Petrarca», il passaggio
tra Modernità e Contemporaneità (che io chiamo talvolta ‘postmodernità’) «tra il XIX
e il XX secolo». W. Tatarkiewicz, Storia di sei idee, trad. it. di O. Burba e K. Jaworska,
Aesthetica Edizioni, Palermo, 2002, p. 31
2
Di conseguenza, come nota opportunamente Griffero, «non esiste una storia
dell’estetica» (T. Griffero, Storia dell’estetica moderna, Edizioni Nuova Cultura, Roma,
2008, p. 7).
3
Vorrei ringraziare Paolo Pecere che mi ha aiutato a trovare la giusta collocazione
editoriale per questo volume, e Pietro Montani, con il quale ho avuto modo discutere le
tesi più importanti del libro.
IX