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Rifugiarsi: dieci punti entro lo spazio del vuoto

n V. Sonzogni (a cura di), Salvi!, Safarà, Pordenone 2016, ISBN 978-88-97561-34-7, pp. 260 - 289

Definizione ontologica di "rifugio" e sue conseguenze filosofiche e architettoniche,

118 119 Postfazione Rifugiarsi: dieci punti entro lo spazio del vuoto di Leonardo Caffo Il vero infinito non può essere carpito nell’esperienza Immanuel Kant, Critica della ragion pura 1. La vita è quella cosa che nessuno sceglie di avere: a un certo punto l’essere prende una forma, ben localizzata nel tempo e nello spazio, e le dà una possibilità. Un solo colpo, orientato al futuro. La forma di vita è una piega nell’essere, una piega barocca, un solco inaspettato. Apri gli occhi, li chiudi: nel mezzo, semplicemente, esisti. lacrime e sangue che è lo specismo, il rifugio: un terzo paesaggio che riempie un vuoto, sovverte l’economia, azzera la posizione umana. Dunque non siamo più noi che li vediamo lavorare per noi, ma noi lavoriamo per loro: tutto è ribaltato, tutto cambia. 5. Definiamo rifugio o santuario quel particolare tipo di spazio entro cui è possibile anticipare qui e ora il futuro possibile teorizzato dai filosofi dell’animalità. Uno spazio di relazioni orizzontali, non gerarchiche, in cui non a caso la creazione è inibita a tutti: la vita, diceva Lucrezio sulle spalle di Epicuro, non sempre va conservata. 2. La vita degli animali travolti dallo specismo è quella cosa che qualcuno ha scelto di dare: a un certo punto una specifica forma dell’essere, emersa 17500 anni fa dalle Grotte di Lascaux distanziandosi dagli animali rappresentati sui muri, dà una possibilità alla sua più potente qualità, la creazione. Un solo colpo, ripetuto da millenni, orientato al massacro. La forma di vita animale è una piaga rivolta all’interno, una piega violenta, un solco insopportabile. Aprono gli occhi, li chiudono: nel mezzo, semplicemente, soffrono. 6. Il lavoro svolto in questi anni, in questi ultimi anni, da parte di quegli umani che sono stati in grado di ricordarsi che sono fatti della stessa carne di cui sono fatti gli animali, è stato immenso: la Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia è la prova che non tutto è perduto. Centinaia di individui, salvati da una sorte terribile, resistono e mostrano le loro qualità: si distinguono dalla ripetizione senza identità che lo specismo gli aveva imposto. Questi animali sono in grado di tracciare, guardano e osservano, si riprendono un ordine prima del congedo: quest’ordine e l’inviolabilità del corpo. 3. Il libro che stringete tra le mani si situa nell’interstizio tra il primo e il secondo punto: un tentativo, quasi eroico, che Valentina Sonzogni compie per raccogliere, comprendere e raccontare cosa significa eliminare una piaga, sistemando la piega. Il mondo degli animali è uno stupro: massacrati, mangiati, ingoiati o derisi – eppure mai ignorati. Da quelle Grotte di Lascaux i tori impetuosi inaugurano la nostra cultura: siamo ossessionati dagli animali. Questa nostra ossessione è la loro dannazione, ma con questo libro, e attraverso di esso, anche la loro salvezza. 7. Valentina Sonzogni è uno strumento, come strumento è questo libro: lo cura qualcuno che vorrebbe che ognuno di voi potesse curare libri del genere, parla di animali che sono un modo per ricordare qualcuno che ancora non ce l’ha fatta. Se ognuno è forma dell’essere, ma l’essere ci trascende, allora è per il prima e il dopo che testimoniamo: il rifugio è un simbolo, la casa dell’esserci. Eppure Valentina Sonzogni, come gli animali non umani e umani le cui storie questo libro racconta, è una rarità: solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter bloccare l’antropocentrismo, lo bloccano davvero. 4. “Salvi” è una parola meravigliosa perché blocca la creazione. La liberazione animale non è l’apertura delle catene degli animali che muoiono a milioni ogni mese, ma la fine della loro produzione: meglio, per parafrasi seguendo il secondo punto, la cessazione della nostra creazione. Noi non siamo Dio. Mentre il mattatoio continua, tuttavia, un’azione si impone: salvare il salvabile. Ecco che nasce, in uno spazio vuoto lasciato abitabile dal bordello di 8. Questa postfazione è scritta con interruzioni, sembra criptica e silenziosa, perché dagli animali apprendiamo essenzialmente questo: senza parole, distesi nel prato, l’eternità gli appartiene. Senza scindersi dal mondo, in unico immenso meccanismo che è il mondo/ambiente, l’animale appare e scompare in silenzio. La vita oltre l’antropocentrismo, lungi dall’essere un potenziamento della nostra natura, è invece un’uscita di scena: animali tra gli altri 120 121 animali, rifugiati dalla nostra storia, in un santuario senza guerre e angoscia. Uscire dall’antropocentrismo è come uscire dall’atmosfera. Appendice Contributo su animali da reddito 9. «Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza». Walter Benjamin, Le affinità elettive (1924) a cura di Roberto Bennati, vicepresidente lav e Alessandro Fazzi, ufficio legale lav 1.Introduzione 10. I rifugi aspettano di essere visitati, «gli animali vengono verso di noi» in continuazione come raccontava Wittgenstein, e questo libro è un (non)manifesto: visitateli, correte, portate i bambini a guardare gli animali prima che sia troppo tardi. Andate a conoscere le loro storie, le storie di chi ce l’ha fatta, le prospettive affinché tutti riescano a nascere se, e solo se, possono vivere in libertà. Salvi! è la base di un lavoro che è appena cominciato e mai avremo vergogna, né mai ci stancheremo, di parlare di animali: per loro, attraverso di loro, soltanto per loro. I loro occhi sono i nostri, le nostre speranze le loro: solo per chi non ha più vita ci è data la vita. Ma non posso farci niente: mio malgrado, l’infinito mi tormenta. Alfred De Musset, La Confession d’un enfant du siècle Nel 2004, con l’introduzione della Legge 189, la tutela penale degli animali in Italia compie un significativo salto evolutivo che, a distanza di oltre 10 anni di applicazione, merita una riflessione e alcuni correttivi, volti a migliorarne l’applicazione e l’efficacia. Il significativo numero di animali sequestrati e la drammatica scarsità di centri per il loro recupero ha determinato gravi irregolarità applicative della norma, con le forze dell’ordine e la Magistratura impossibilitati a sottrarre gli animali ai propri maltrattatori come previsto dalla legislazione vigente. Per gli animali domestici questo fenomeno è stato compensato dalle associazioni e dalle loro strutture o da canili privati, ma per gli animali esotici e da reddito questo si è rivelato impossibile. Le cronache sono ricche di episodi di maltrattamento di animali da reddito e dell’impossibilità di sottrarli agli abusi tramite il sequestro. Vi è inoltre da considerare come il sistema zootecnico intensivo si basi su condizioni di allevamento gravemente privative delle condizioni etologiche degli animali, e i casi di maltrattamento sono frequenti e riferiti generalmente a un numero di animali molto elevato. L’accoglienza di animali come bovini, suini e ovicaprini richiede strutture, spazi e costi senza precedenti e assolutamente non alla portata di un’attività che non si basi sullo sfruttamento degli animali stessi. E così, se da un lato il sistema zootecnico percepisce decine di milioni di euro di contributi pubblici, dall’altro addebita anche i costi di gestione degli animali che hanno subito maltrattamento sulla Giustizia e sulle associazioni o sui privati che posseggono quella minima capacità di accoglienza. Pertanto, si ritiene che il superamento di questa carenza di centri sia possibile incorporando i costi di gestione degli animali sequestrati all’interno dell’economia di sfruttamento degli animali stessi, in quanto condizione di rischio di loro maltrattamento. Tale proposta, capace di riconoscere che nel sistema zootecnico intensivo vi sia una sistematica presenza di maltrattamento e abuso, deve essere considerata quale strumento capace di far fronte all’emergenza di sistemazione e accoglienza di migliaia di animali in condizioni di maltrattamento sotto le attuali leggi in vigore. Tale istituto nulla toglie all’ulteriore e più ampia esigenza di superamento dello sfruttamento degli animali tramite il cambiamento degli stili di vita, a partire da quelli alimentari, che costituisce
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