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“Il ‘chiosco’ del re Nectanebo I a File”

P. GALLO (ed.), Egittologia a Palazzo Nuovo. Studi e ricerche dell’Università di Torino, Edizioni Epoké, Novi Ligure 2013, p. 47-153.

The “rescue” of the Sanctuary of Isis on Philae Island and its reconstruction on Agilkia Island provided to Egyptologists the opportunity to study many new evidences of the earliest stages of the architectural and theological history of this site, that were removed, dismantled or reused by the Ptolemies with a constant succession of new fabrics. Among these structures and their epigraphic evidences, dating from Dynasty XXV to XXX, the so-called “kiosk” of Nectanebo I still remains unpublished. This small but very important monument – especially for its particular architectural features as well as textual and iconographic contents – has been preserved by the Ptolemies on the southwestern corner of the island, away from its original position that still remains uncertain. Presenting the results of a study carried out in situ during the years 2006-2007, this article finally gives a comprehensive study of this monument, with an “editio princeps” of its epigraphic and iconographic corpus. It also tries to give an interpretation of the original form, the function and the theological significance of this monument, that contributes to put in evidence the importance of Dynasty XXX and Nectanebo I in “making history” of Philae island and the region of the First Cataract.

Indice UNA SCUOLA DI EGITTOLOGIA ALL’UNIVERSITÀ DI TORINO Paolo Gallo ........................................................................................................................................ 7 L’ATTIVITÀ ARCHEOLOGICA DELL’ATENEO IN EGITTO: RICERCA E FORMAZIONE Paolo Gallo ........................................................................................................................................ 9 ISOLA DI NELSON VI. RAPPORTO DELLA CAMPAGNA DI SCAVO ARCHEOLOGICO 2011 Paolo Gallo ...................................................................................................................................... 23 IL PRINCIPE EUGENIO DI SAVOIA SULLA “COLONNA DI POMPEO”. LA SUA VISITA AD ALESSANDRIA D’EGITTO NEL 1832 Paolo Gallo ...................................................................................................................................... 39 IL “CHIOSCO” DEL RE NECTANEBO I A FILE Matteo Lombardi .............................................................................................................................. 47 L'INTRODUZIONE DELLA MONETA NELL'EGITTO DEGLI ULTIMI FARAONI Piero Masera .................................................................................................................................. 155 L’ “ARGENTO BUONO” DEL FARAONE Piero Masera .................................................................................................................................. 187 CERAMICHE D’IMPORTAZIONE GRECA A NELSON’S ISLAND (ALESSANDRIA D’EGITTO): NOTE PRELIMINARI Valeria Meirano ............................................................................................................................. 193 LE COLLEZIONI EGITTOLOGICHE DEI MUSEI DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Alessandra Menegazzi, Nicola Carrara, Susanna Moser .............................................................. 219 LA POLIORCETICA IN EGITTO DALL'ANTICO REGNO ALLA ↓↓V DINASTIA Alberto Maria Pollastrini............................................................................................................... 237 IL TEMPIO NELL’OASI DI EL BAHREIN: ANALISI ICONOGRAFICA ED ARCHITETTONICA Lorenzo Uggetti .............................................................................................................................. 259 ENGLISH ABSTRACT ........................................................................................................................ 289 Una scuola di egittologia all’Università di Torino Paolo Gallo I contributi raccolti in questo volume sono il segno tangibile dell’esistenza di un fermento di giovane ricerca egittologica che trova il suo punto di riferimento nell’Ateneo di Torino. Questo fatto, normale in qualunque altra città universitaria, nella Capitale piemontese costituisce una novità, perché qualunque iniziativa egittologica locale, qui è sempre passata per il Museo Egizio: in effetti, per quasi due secoli l’egittologia universitaria torinese ha avuto, nei confronti della prestigiosa istituzione di Via Accademia delle Scienze, un ruolo ancillare che ha finito per pagare molto caro, e dal quale ora si sta lentamente svincolando, anche grazie al rinnovamento che la trasformazione del Museo in Fondazione sta compiendo. Formare giovani egittologi ed introdurli alla ricerca scientifica richiede tempo. E più lungo è, fatalmente, quello che intercorre tra la prima semina e la prima raccolta, dato che la fatica più grossa è quella di dissodare. Dal 1999 in poi, di dissodare e seminare, di fare il meglio che si potesse per gli allievi del nostro Ateneo non abbiamo mai smesso, pur passando attraverso difficoltà economiche, problemi gestionali, interferenze accademiche. Oltre ad assicurare corsi regolari di lingua, storia ed archeologia egiziana, era anche necessario avviare un’attività di scavo archeologico che legasse la nostra scuola ad alcuni dei temi di punta della ricerca egittologica internazionale e servisse, al contempo, alla formazione degli studenti. E’ così che l’Ateneo torinese, che in precedenza non aveva mai avuto uno scavo in Egitto, detiene oggi tre concessioni: la prima riguarda l’Isola di Nelson, situata nella baia di Abuqir in territorio alessandrino; la seconda concerne l’oasi di El Bahrein, nel deserto occidentale. La terza, di recente apertura e diretta dalla collega Rosina Leone, investigherà una porzione della penisola di Abuqir. Molti giovani egittologi formatisi alla nostra scuola hanno già ottenuto il loro dottorato di ricerca, altri lo avranno a breve; cominciano a pubblicare i loro studi e a farsi conoscere anche all’Estero. Queste pagine sono consacrate quasi interamente alle loro ricerche, quelle che sono scaturite dai loro interessi e che loro hanno coltivato sotto la nostra guida. Giunte a sufficiente maturazione, è sembrato opportuno pubblicarne alcune, credendo che possano risultare utili per la comunità dei ricercatori. Ci auguriamo che questo sia il primo volume di una serie in cui poter divulgare, con più regolarità, i risultati delle ricerche egittologiche del Dipartimento. Un corposo contributo è quello di Matteo Lombardi, nel quale egli tenta finalmente di fare il punto sul significato funzionale, architettonico e religioso del famoso “chiosco di Nectanebo” a File, ovunque menzionato ma mai studiato per intero e nei suoi dettagli. Piero Masera presenta due articoli originali in cui si sintetizzano le modalità dell’introduzione della moneta come mezzo di scambio nell’Egitto delle ultime dinastie indigene, attraverso l’adozione progressiva dei primi conii persiani e greci. Susanna Moser propone, insieme ai suoi colleghi, una notizia interessante circa la formazione e il contenuto delle collezioni egittologiche di Padova, ancora poco conosciute nel loro insieme. Alberto Pollastrini considera le tecniche d’assedio utilizzate dai militari egiziani tra il Nuovo regno e la metà del I millennio a.C. Lorenzo Uggetti presenta invece una nota sulle divinità presenti nel tempio faraonico di El Bahrein, presso Siwa, che la Missione della nostra Università ha individuato e scavato nel 2003. Dei miei tre contributi, il primo presenta le attività archeologiche che la nostra Missione svolge in Egitto. Il secondo è una sintesi dei risultati della campagna di scavo del 2011 sull’Isola di Nelson: un resoconto che originariamente avrebbe dovuto trovare la sua collocazione in un volume del RISE, una serie a cura del Ministero degli Affari Esteri, attualmente sospesa. Ai risultati dello scavo archeologico sull’Isola di Nelson si lega anche lo studio della collega Valeria Meirano, che contiene una valutazione preliminare di parte della ceramica greca pretolemaica d’importazione ritrovata nel corso delle campagne degli anni 1998-2011. Il mio terzo contributo concerne infine 8 Egittologia a Palazzo Nuovo un documento d’archivio che descrive la visita ufficiale che un membro della Casa Savoia – il principe Eugenio – fece a Mohamed Ali nuovo sovrano d’Egitto, nella sua residenza di Alessandria nel 1832; niente di meglio per sottolineare il mal conosciuto, ma precoce rapporto che sempre legò le due case regnanti e le due Capitali: quelle stesse città nelle quali noi continuiamo ancora, due secoli dopo, a perseverare nel nostro lavoro di ricerca scientifica. Fra le attività egittologiche createsi spontaneamente in seno all’Ateneo fa piacere segnalare anche la nascita di un’Associazione di Studenti di Egittologia dell’Università di Torino (ASET). Essa testimonia non soltanto l’attaccamento alla scuola d’egittologia dell’Ateneo e l’interesse per la materia, ma anche la volontà di coltivarla scientificamente discostandosi, in questo, dall’egittomania che anima altre associazioni amatoriali cittadine. È alla solerzia e all’operosità dei membri più attivi dell’ASET che si deve la revisione degli articoli che formano questo volume, la loro correzione ed impaginazione. Torino, 3 settembre 2013 P. Gallo apologal@gmail.com È un dovere e insieme un piacere menzionare qui per ringraziamento tutti quegli enti e quelle persone che, con i loro finanziamenti e aiuti scientifici, hanno contribuito allo svolgimento delle campagne di scavo e di ricerca in Egitto: Ambasciata d’Italia al Cairo Amici della Missione Archeologica dell’Università di Torino ad Alessandria Roberta Bonalume Centre d’Etudes Alexandrines (CNRS) Compagnia di San Paolo EDISON Spa Massimo Foggini Fondazione CRT Fondazione Museo Antichità Egizie di Torino Gnosarch Foundation Istituto Italiano di Cultura de Il Cairo Les Amis de la Mission Archéologique d’Alexandrie Ministero degli Affari Esteri, DGSP VI Missioni archeologiche Ministry of Antiquities, Egypt Siwa Mineral →ater Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie Suez Cement (Italcementi) The Nelson Society Aurélie Van Eeckhoven Studi e ricerche dell’Università di Torino 47 Il “chiosco” del re Nectanebo I a File, Matteo Lombardi Il salvataggio di File, avvenuto tra il 1972 ed il 1980 sotto l’egida dell’UNESCO, ha permesso di mettere meglio in luce le fasi architettoniche più antiche del complesso architettonico che furono obliterate in epoca tolemaica al fine di realizzare un nuovo e più grande santuario 1. Tali testimonianze, la cui datazione spazia dalla ↓I↓ alla ↓↓↓ dinastia, sono altresì ricche di una documentazione epigrafica che permette di rintracciare le prime fasi dell’istituzione del culto di Isi a File2. Essa comprova l’esistenza di una tradizione che trasse le sue origini e la sua forza nel Delta, all’epoca delle ultime dinastie indigene, e che si diffuse poi rapidamente lungo la valle del Nilo fin oltre la prima cateratta, creando quei presupposti che fecero di File il riferimento culturale e religioso per una grande moltitudine di genti. Essa sarebbe così divenuta non solo il “confine del mondo” egizio ma anche un “mondo di confine” tra differenti tradizioni e culture. Nectanebo I (380-362 a.C.), l’energico fondatore della ↓↓↓ dinastia che moltiplicò durante il suo regno i restauri e le nuove fondazioni in tutti i santuari del paese, fu senza dubbio la “cerniera” tra queste due fasi della storia dell’isola. Durante il suo regno, infatti, File vide la sua prima organica espansione in senso monumentale3: Nectanebo ingrandì il tempio fondato durante la ↓↓VI dinastia, come attestano i blocchi reimpiegati nelle fondazioni del tempio tolemaico di Isi e nello riempimento del secondo pilone4; egli protesse l’area sacra con un recinto in mattoni crudi, al quale si accedeva per mezzo di un portale monumentale splendidamente decorato, che fu incorporato all’epoca di Tolomeo VI nel primo pilone5. Il sovrano completò infine la sua opera con la costruzione del piccolo “chiosco” attualmente situato presso l’angolo sud-occidentale del dromos-terrazza prospiciente il primo pilone. Questo edificio (Tav. I, figg. 1-2 e II, fig. 3) - di notevole interesse storico e teologico nonché problematico, soprattutto dal punto di vista architettonico - non è mai stato fino ad oggi l’oggetto , Si presentano qui, rivisti e ampliati, i risultati di uno studio effettuato negli anni 2006-2008 per la Tesi di Laurea Specialistica in Storia e Tutela del Patrimonio Archeologico e Storico-Artistico, discussa nel 2008 all’Università di Torino. Ringrazio Paolo Gallo che mi ha affidato questo lavoro e mi ha sostenuto nel portarlo a compimento, dedicando molte giornate a correzioni, consigli e suggerimenti. Un ringraziamento va anche ad Alessandro Roccati, Philippe Collombert e Youri Volokhine per gli importanti suggerimenti e agli amici Piero Masera e Alberto Pollastrini per la paziente rilettura del testo. Un ringraziamento doveroso alla Fondation pour des Bourses d’études italo-suisses e al suo Presidente, Av. Christian Bettex, il cui sostegno è stato fondamentale per terminare questo lavoro. Grazie infine a Eleonora, indimenticabile compagna di un lungo viaggio. 1 Trattandosi di un’operazione di salvataggio non fu possibile effettuare un’indagine archeologica approfondita, con conseguente mancanza di dati stratigrafici: cfr. A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, File, storia e vita di un santuario egizio, Novara 1980; A. ROCCATI, I templi di File, Roma 2005; M. PETERS-DESTÉRACT, Philae, le domain d‘Isis, Monaco 1997; E. VASSILIKA, Ptolemaic Philae, Leuven 1989, cap. II. 2 Cfr. S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, “Reused Blocks from a Temple of Amasis at Philae. A Preliminary Report (Notizie da File I)”, OA 16 (1977), 315-324; S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, “Inscribed Blocks of the Ramesside Period and of King Taharqa, found at Philae (Notizie da File, III)”, OA 18 (1979), 281-289; A. FARID, “Re-used Blocks from a Temple of Amasis at Philae. The Final Results”, MDAIK 36 (1980), 81-103; G. HAENY, “A short architectural history of Philae”, BIFAO 85 (1985), 197-233. 3 G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 204-sgg.; E. VASSILIKA, Op. cit., 22-27. 4 S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, “Reused blocks of Nectanebo I found at Philae Island (Notizie da File II)”, OA 17 (1978), 147-152. 5 Si veda H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, →ien 1958, 126-154 e Abb. 68-90. D. Arnold ha ipotizzato che Nectanebo I avesse fatto costruire anche la cosiddetta “Porta di Filadelfo” (la cui decorazione data a Tolomeo II) oltre che una terrazza cultuale, situata nel luogo successivmente occupato dal più tardo tempio di Arensnufi: cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 119. 48 Egittologia a Palazzo Nuovo di uno studio approfondito6. Questo contributo intende dunque presentarlo alla comunità scientifica con una prima edizione, tesa ad isolarne i principali contenuti testuali e decorativi, a cercare di chiarirne la forma e la funzione architettonica originarie, inquadrandone così l’importanza nella storia del sito7. 1. Caratteristiche, tipicità e anomalie della struttura architettonica Come tutti gli altri edifici di File, il chiosco di Nectanebo I ha subito, a partire dalla tarda antichità e soprattutto dall’epoca copta, vari danneggiamenti dovuti prima alle vicissitudini storiche del sito8 e poi alla sua sommersione in seguito alla costruzione delle due dighe di Assuan. Ciò nonostante, i restauri di Alexandre Barsanti nel primo ventennio del ‘9009 e le successive operazioni di ricostruzione e consolidamento effettuate dopo il trasferimento del complesso architettonico sull’isola di Agilkia, hanno permesso all’edificio di giungere ai giorni nostri in un discreto stato di conservazione. Costruito in arenaria locale, esso presenta nella sua attuale conformazione (Tav. II, fig. 4) una lunghezza massima di 11,50 m (lato occidentale) ed una larghezza di 7,60 m circa. La sua struttura evidenzia molti elementi tipici di edifici della medesima tipologia – chioschi-stazione, chioschi di accesso, ecc. – attestati nell’architettura egiziana a partire dal Medio Regno e diffusisi ampiamente dall’epoca delle ultime dinastie indigene10. Tale struttura è scandita su tre lati (nord, est e ovest) da un colonnato posto su un’assisa di blocchi appoggiati sul pavimento del dromos-terrazza del complesso architettonico. Le colonne sono connesse tra di loro da lastre monolitiche normalmente definite “intercolumnar slabs”, “screen walls” o “murets d’entrecolonnement”11 - e sono sormontate da un architrave che presenta sui lati interni alcuni alloggiamenti destinati, forse, ad accogliere una travatura lignea a sostegno di una copertura12 (cfr. Tav. ↓L, figg. 111-112). Cfr. PM VI, 206-207; LÄ III, 441-442; LÄ V, 690-693; H. BRUGSCH, Reiseberichte aus Aegypten, Leipzig 1855, 256-257; G. BÉNÉDITE, “Le pavillion de Nectanèbe II à Philae”, CRAIBL, sér. 4, t. 16 (1888 [1889]), 480-488; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, La chapelle d'Achôris à Karnak, II, Paris 1981, 102-103; P. SPENCER, The Egyptian Temple. A Lexicographical Study, London - Boston 1984, 155-161; L. V. ŽABKAR, Hymns to Isis in her Temple at Philae, Hanover – London 1988, passim e spec. 157-sgg.; E. VASSILIKA, Op. cit., 23-25; M. PETERS-DESTERACT, Op. cit., 54-55 e 83-84; D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119-122; D. INCONNU-BOCQUILLON, La Déesse Lointaine à Philae, Il Cairo 2001, spec. 268 e n. 296. 7 Non saranno qui trattate: le iscrizioni demotiche, per le quali cfr. F. LL. GRIFFITH, Catalogue of the Demotic Graffiti of the Dodecaschoenos, Oxford 1935-1937, I, 42-45 e II, Pl. ↓-↓I (n° 2-22); l’iscrizione lasciata da un viaggiatore del ↓I↓ secolo e datata all’anno 1879, per la quale cfr. qui soltanto Tav. ↓↓↓II, fig. 92. Per alcuni blocchi inediti facenti parte dell’architrave e altri elementi architettonici dell’edificio non più in situ o rinvenuti durante lo smontaggio del secondo pilone del tempio tolemaico si veda M. LOMBARDI, “Elementi architettonici inediti del chiosco di Nectanebo I a File: analisi preliminare”, in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, Roma 2012, 167-178. 8 Si tratta in particolare delle profonde incisioni delle superfici per il prelievo di polvere di pietra, all’epoca considerata pregna di poteri magico-taumaturgici, e della sistematica martellatura delle immagini delle divinità (spesso ad eccezione della dea Isi) al fine di cancellare ogni traccia delle antiche divinità pagane. 9 Cfr. G. MASPERO, “La protection de Philae pendant l’hiver de 1902 et l’été de 1903”, ASAE 4 (1904), 246-247; “Deuxième rapport sur la défense de Philae”, ASAE 5 (1905), 259; “Nouveau rapport sur la défense de Philae”, ASAE 9 (1909), 209; A. BARSANTI, “Rapport sur les travaux exécutés aux monuments de Philae”, ASAE 16 (1916), 141-143; G. MASPERO, Temples immergés de la Nubie – Rapports relatifs à la consolidation des Temples, Il Cairo 1911, 177-215 (“Rapport sur la protection de Philae”). 10 Cfr. D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, Cairo 2003, 130 (s.v. kiosk); ID., Temples of the last Pharaohs, Oxford 1999, 282-285; L. BORCHARDT, Ägyptische Tempel mit Umgang, Il Cairo 1938, 13-20; A. M. BADA→Y, “The Approach to the Egyptian Temple in the Late and Graeco-Roman Periods”, ZÄS 102 (1975), 79-90; →. HELCK, Kiosk, LÄ III, 441-442; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 100-104. 11 D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, cit., s.v. screen wall; ID., Temples of the last Pharaohs, cit., 302-303; D. →ILDUNG, Shranken, LÄ V, 690-693; CHR. UBERTINI, Architectural evolution of screen wall structures in the Egyptian architecture, Il Cairo 2001. 12 D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119; Per un esempio di una simile tipologia di copertura si veda il portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia di Medinet Habu (U. HÖLSCHER, The excavation of Medinet Habu II. 6 Studi e ricerche dell’Università di Torino 49 L’edificio possiede tre accessi: uno al centro della facciata, preceduto da una bassa scalinata di accesso (Tavv. ↓VII, figg. 39-40 e IV, fig. 8); uno sul lato orientale, in corrispondenza del quinto intercolumnio (Tavv. ↓↓, fig. 48 e ↓↓I, fig. 53); uno sul lato occidentale, in corrispondenza del secondo intercolumnio (Tavv. ↓↓II, fig. 56 e ↓↓V, fig. 68). Delle colonne rimane oggi la parte inferiore di quelle dei lati orientale e settentrionale (Tavv. I, fig. 1 e III, fig. 5), mentre quelle sul lato occidentale sono conservate in tutta la loro altezza (Tav. III, fig. 6). Ciascuna colonna ha una base circolare con spigolo superiore arrotondato che riprende un modulo tipico a partire dall’epoca tarda13. La parte inferiore del fusto, leggermente incurvata, è decorata con un motivo vegetale a foglia di papiro e si allarga leggermente al di sopra della base per poi tornare a rastremarsi gradualmente fino alla sommità, dov’è presente una decorazione a cinque corde sovrapposte. Al di sopra di quest’ultima, il fusto prende l’aspetto di un fascio di steli su cui si appoggia il capitello. Al di sotto della decorazione a cinque corde sovrapposte, ciascuna colonna presenta due coppie di falchi e avvoltoi a rilievo (geni protettori)14 che fiancheggiano altrettante iscrizioni geroglifiche verticali disposte sull’intera altezza del fusto (Tav. ↓↓I↓, figg. 80-81). Tutte le colonne terminavano originariamente con un capitello composito campaniforme, caratterizzato da complesse decorazioni floreali 15 (Tavv. ↓↓VII↓↓VIII, figg. 74-79), seguendo un modulo caratteristico dell’epoca delle ultime dinastie indigene. Ciascun capitello era a sua volta sormontato da un alto abaco, decorato alla maniera dei capitelli hathorici16 (Tavv. ↓↓VII-↓↓VIII, figg. 75, 77, 78-79) e tipico di strutture simili al nostro edificio, di quelle dedicate a divinità femminili e dei mammisi17. Venendo alle lastre di intercolumnio, quelle del lato ovest dell’edificio si presentano tutte in buono stato di conservazione; delle altre, solo alcune sono ben conservate, mentre della maggior parte non resta nel migliore di casi che la parte inferiore o laterale (Tav. III, figg. 5-6). Le lastre sono scolpite a rilievo con scene rituali e d’offerta corredate di iscrizioni geroglifiche; ciascuna scena, secondo un tipico schema decorativo, è delimitata dai due elementi naturali della terra e del cielo ( ), è incorniciata da un motivo a toro ed è sormontata da una decorazione a “gola egizia”. Tale impianto decorativo è completato da una serie di piccoli blocchi disposti al di sopra di ciascuna lastra e decorati con un fregio di uréi (Tav. III, fig. 6); solo alcuni di questi blocchi sono ancora in situ. Dell’architrave, che un tempo sovrastava tre dei quattro lati dell’edificio, non resta oggi che parte del lato occidentale (Tav. III, fig. 6)18. Esso insiste sugli abachi hathorici del colonnato e si compone di due assise di lunghi blocchi, congiunti originariamente tra loro da grappe a coda di The Temple of the Eighteenth Dynasty, Chicago 1939, 28). 13 Cfr. D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, cit., 55, s.v. “column” base e fig. D; G. JÉQUIER, Manuel d'archéologie égyptienne. Les éléments de l’architecture, Paris 1924, 173-174. 14 I falchi, disposti su un segno , hanno un disco solare sulla testa; gli avvoltoi presentano invece una coronaatef ; entrambi i volatili tengono tra le ali un ventaglio. Lo stile del rilievo ha caratteristiche differenti da quelle delle altre decorazioni dell’edificio e sembra afferibile all’epoca tolemaica: i volatili potrebbero dunque essere stati realizzati posteriormente all’epoca di Nectanebo I? 15 Si tratta di decorazioni a palmette, a doppia fila sovrapposta di palmette, a fiori di loto aperti, a fiori di papiro aperti e a fiori di ninfea cui è sovrapposta una seconda fila a fiori di loto aperti. Sui capitelli compositi cfr. M. ERROU↓-MORFIN, “Cypéracées, Nymphéacées, Phœnix supports vivants des temples”, in S. H. AUFRÈRE (ed.), Encyclopédie religiuse de l’Univers végétal, III, 135-153 (con blibliografia). 16 Il volto della dea Hathor, sormontato da un secondo elemento a forma di cappella, è scolpito su ciascuna delle quattro facce dell’abaco. 17 Cfr. D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, cit., 55-56, s.v. composite capital; ID., Temples of the last Pharaohs, cit., 298-301; E. BERNHAUER, Hathorsäulen und Hathorpfeiler, →iesbaden 2005. Per qualche parallelo di questa tipologia di abaco si vedano, ad esempio, il colonnato che circonda il mammisi tolemaico di File (H. JUNKER & E. →INTER, Das Geburtshaus des Tempels der Isis in Philae, →ien 1965) o le colonne del chiosco di accesso allo speos di El-Kab (PH. DERCHAIN, El-Kab, Bruxelles - Leuven 1971-1978, I, 44-46 e pl. 10 e 27). Sugli aspetti simbolici della quadruplice immagine di Hathor su questa tipologia di elementi architettonici cfr. anche PH. DERCHAIN, Hathor Quadrifrons. Recherches sur la syntaxe d’un mythe égyptien, Istanbul 1972; F. DAUMAS, Les mammisis des temples égyptiens, Paris 1958, 135-sgg. 18 Vedere infra, II.4. 50 Egittologia a Palazzo Nuovo rondine. L’assisa inferiore è decorata con un motivo a toro in corrispondenza dello spigolo superiore della faccia esterna e reca tre iscrizioni geroglifiche: una all’esterno, una all’interno e una terza inferiore, suddivisa tra gli intercolumni, tutte con andamento nord-sud (Tav. ↓↓↓I↓, figg. 110-111). L’assisa superiore ha la faccia esterna lavorata a plinto e decorata a gola egizia, mentre quella interna reca i già citati alloggiamenti per un’ipotetica copertura lignea19. Le porte presentano tutte una struttura definita “broken-lintel doorway” - che caratterizza questa tipologia di edifici ed è attestata fin dalla ↓VIII dinastia20 (Tav. ↓I↓, figg. 44-47) – la quale include gli alloggiamenti per delle ante lignee. Gli stipiti di ciascun accesso sono scolpiti con scene a rilievo e iscrizioni geroglifiche, sono incorniciati da un motivo a toro e presentano sulla loro sommità un plinto di coronamento con decorazione a “gola egizia”. La struttura di tali stipiti e quella delle colonne adiacenti sono stati realizzati contemporaneamente. Fanno eccezione quella della porta sul lato occidentale, che fu probabilmente realizzata posteriormente alle colonne adiacenti, benché non sia chiaro se essa sia il risultato di un restauro di una porta più antica, oppure di un’aggiunta ex-novo all’originaria conformazione dell’edificio21. Accanto alle tipicità architettoniche di cui si è parlato, l’edificio presenta alcune importanti anomalie rispetto ad altri monumenti di analoga tipologia. Esso è infatti caratterizzato da una marcata asimmetria e dall’incompletezza delle sue strutture: a) É collocato in posizione non ortogonale rispetto al lato meridionale del dromos-terrazza e al colonnato occidentale, più tardo, del quale costituisce un insolito elemento di chiusura (Tav. II, fig. 3). b) La sua pianta è irregolare, di forma “trapezoidale”; le colonne e le lastre di intercolumnio di ciascuno lato lungo appaiono leggermente sfalsate tra di loro rispetto all’asse est-ovest (Tav. II, fig. 4). c) L’assisa di blocchi sulla quale si erge il colonnato (Tavv. III, fig. 5 e IV, fig. 7) è probabilmente ciò che resta di un basamento oggi completamente scomparso, cui si accedeva tramite la bassa scalinata ancor oggi presente di fronte all’ingresso principale (Tav. IV, fig. 8). d) Il lato meridionale è aperto sul Nilo ed è separato da questo solamente dalla balaustra in pietra del dromos-terrazza (Tav. V, fig. 11). e) Le estremità meridionali dei lati orientale ed occidentale terminano con due massicce basi in pietra, incluse nella balaustra, dove erano anticamente alloggiati due piccoli obelischi, dei quali oggi sopravvive soltanto quello occidentale (Tav. IV, figg. 9 e 10). Tali elementi, non originari della struttura, sono un’aggiunta dell’epoca di Tolomeo ↓II, come sembrano confermare le iscrizioni demotiche e greche scolpite sull’obelisco superstite, tra le quali compare un proskynema dedicato a questo sovrano22. f) Il lato orientale ha una lastra di intercolumnio in più rispetto a quello occidentale, risultando quindi più lungo. g) La colonna all’estremità meridionale del lato occidentale reca le tracce della presenza di una lastra di intercolumnio oggi mancante (cfr. Tavv. II, fig. 4 e IV, fig. 9). Allo stesso modo, i testi del lato occidentale dell’architrave presentano un’interruzione in corrispondenza della sua estremità meridionale (Tavv. XXXIX, fig. 109 e XL, fig. 112). Tutto ciò sembra confermare che, in origine, il lato occidentale dell’edificio dovesse essere più lungo di come appare attualmente: esso dovette dunque essere accorciato in un’epoca successiva al regno di Nectanebo I. Gran parte di queste anomalie del monumento è stata già evidenziata dagli studiosi, dando luogo a svariate ipotesi e a differenti interpretazioni23. J. Fr. Champollion e K. R. Lepsius - tra i primi ad interessarsi al “chiosco” di Nectanebo I - ritenennero che esso fosse l’unica parte superstite di un Cfr. supra n. 12. Cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 303-304. 21 Per maggiori dettagli, vedere infra, IV. 22 Cfr. LD, Text, IV, 132; LD, Abth., VI, Bl. 61, n° 134-136 (iscr. demotiche) e Bl. 83, n° 183-184 (iscr. demotiche) e 202-203 (iscr. greche); A. BERNAND, Les inscriptions grecques de Philae. Tome I. Époque Ptolémaïque, Paris 1969, 316-318. 23 Cfr. G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 204-206. 19 20 Studi e ricerche dell’Università di Torino 51 più grande edificio, costruito su un prolungamento meridionale del dromos-terrazza, che sarebbe crollato a causa della progressiva azione erosiva delle acque del Nilo 24. L’aggiunta degli obelischi, risultato di un restauro di epoca tolemaica, avrebbe dunque costituito uno “stratagemma” atto a celare sapientemente la mutilazione della struttura del monumento in seguito a tale crollo. G. Bénédite25 continuò a sostenere che la posizione odierna del “chiosco” era quella originaria, interpretando tuttavia l’edificio come un “chiosco-stazione”, indipendente da altre strutture architettoniche e destinato ad accogliere la portantina della divinità durante le soste delle processioni dirette al Nilo. H. G. Lyons, effettuando una serie di sondaggi atti a conoscere la struttura delle sostruzioni sudoccidentali del dromos-terrazza (Tav. V, fig. 12), rese noto nel suo rapporto finale del 190826 che l’edificio non era dotato di proprie fondazioni, ma poggiava in realtà sulle sostruzioni del dromosterrazza. Le sue colonne non erano sostenute dai muri di tali sostruzioni, ma solamente dalle lastre in pietra della pavimentazione messe in opera sopra di esse. Egli concluse pertanto che l’edificio non poteva essere stato costruito prima del completamento del dromos-terrazza, datando però quest’ultimo ad un’epoca più antica dell’edificio medesimo. Dimostrando che le sostruzioni del dromos-terrazza costituivano anche il limite meridionale estremo dell’isola di File, egli confutò altresì definitivamente le ipotesi a suo tempo formulate da Champollion e Lepsius. I lavori di Lyons aprirono a nuove possibilità di interpretazione: L. Borchardt27 fu tra i primi a sostenere che in origine il monumento dovesse essere collocato altrove e che costituisse una struttura di accesso a un più grande edificio orientato nord-sud. A comprova di ciò, egli indicava – in un manoscritto rimasto inedito28 – la presenza di numeri demotici tracciati con inchiostro rosso su varie parti dell’edificio, i quali sarebbero stati utilizzati in epoca tolemaica come riferimento per lo smontaggio, il trasferimento e la ricostruzione del “chiosco” nella sua attuale posizione29. E. →inter, analizzando la decorazione della porta occidentale dell’edificio, notò come nelle raffigurazioni di Nectanebo I la disposizione delle corone bianca e rossa sugli stipiti fosse invertita rispetto all’orientamento geografico dell’intera struttura (Tavv. ↓↓II, fig. 56 e ↓↓III, figg. 57-58). Questo particolare lo convinse non solo che il monumento fosse stato anticamente smontato e trasferito ma che esso fosse stato anche ruotato di 180° rispetto al suo orientamento originario30. Lo smontaggio e il trasferimento del complesso di File tra il 1972 ed il 1980 permisero, infine, di stabilire con certezza che il terrazzamento su cui poggia il monumento appartiene all’epoca tolemaica (Tolomeo IV - Tolomeo ↓II)31. Le considerazioni e i dati fin qui presentati mettono dunque in evidenza che l’attuale conformazione del “chiosco” di Nectanebo I è il risultato di un complesso rimaneggiamento iniziato con i primi Tolomei e conclusosi durante il regno di Tolomeo ↓II, quando l’edificio venne finalmente collocato nella sua attuale posizione che lo renderebbe, secondo alcuni, “privo di significato, tolto il valore prettamente estetico di terrazza sul Nilo”32. Esso fu rimodellato per adattarsi a uno spazio dominato da una generale asimmetria – che coinvolge sia la pianta del dromos-terrazza, sia le strutture architettoniche che la circondano – per fungere da chioscoJ. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, I, 165-166 e LD, Text, IV, 130-131. Champollion interpretò l’edificio come il pronao di un tempio situato oltre i limiti dell’attuale dromos-terrazza. Esso doveva essere dedicato alla dea Hathor, sulla base di alcune osservazioni da lui fatte in merito agli abachi hathorici caratterizzanti le colonne. Lepsius pensò invece che fosse dedicato sia ad Hathor che ad Isi. Queste ipotesi, che traggono probabilmente origine da una prima interpretazione di Baedecker (Égypte, Manuel du voyageur, 1898, 343), furono riprese qualche decennio più tardi anche da P. Montet: “Nectanébo Ier avait construit un portique précédant le temple dédié à Isis, la dame de l’île, et à Hathor, mais les flots l’emportèrent et il fut reconstruit par Ptolémée Philadelphe” (Géographie de l'Égypte ancienne. Deuxième partie. To-chemâ. La Haute Égypte, Paris 1961, 21). 25 Art. cit., CRAIBL, sér. 4, t. 16 - 1888 (1889), 487. 26 H. G. LYONS, A report on the temples of Philae, Cairo 1908, 9-11 e tavv. V-VI. 27 “Bericht über den baulichen Zustand der Tempelbauten auf Philae”, SPAW (1896), 1211-sgg. 28 Cfr. G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 206. 29 Oggi questi numeri non sono più visibili a occhio nudo. 30 Cfr. LÄ, IV, 1022. Lo stesso fenomeno caratterizza anche la decorazione della porta orientale. 31 G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 218-sgg. e figg. 2-5. 32 A. ROCCATI, Op. cit., 42. 24 52 Egittologia a Palazzo Nuovo stazione o da tribuna di accoglienza33 per la portantina della statua divina, in stretta relazione assiale con il primo pilone del tempio tolemaico. 2. Decorazione e apparato testuale Nota introduttiva: Ciascuna delle scene e delle iscrizioni dell’edificio è stata contrassegnata con un numero identificativo. Tale numerazione riprende quella di PM VI, 205 (pianta) e 206-207 (numeri da 1 a 22), cui sono stati qui aggiunti nuovi numeri che identificano quegli elementi che non vi figurano. Essa è così strutturata: 1. Sigla CNF (= Chiosco di Nectanebo I a File). 2. Numero progressivo della scena o dell’iscrizione, nel seguente ordine: a. scene delle lastre d’intercolumnio (schema Tav. VI, fig. 13); b. porte di accesso (schema Tav. XVII, fig. 38); c. colonne (schema Tav. XXVII, fig. 73); d. achitrave (schema Tav. XXXVIII, fig. 106). 3. Una lettera finale indica la tipologia dell’elemento architettonico: L = lastra d’intercolumnio; P = porta; C = colonna; A = architrave. Oltre all’analisi autoptica condotta in situ, ci si è avvalsi delle microfiches di H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos der Preussischen Expedition 1908-1910 nach Nubien, →iesbaden 197534, le quali permettono di analizzare la consistenza e lo stato di conservazione del corpus epigrafico ed iconografico dell’edificio prima del suo trasferimento sull’isola di Agilkia. La descrizione dei particolari iconografici (abbigliamento, corone, scettri, bastoni ecc.) del sovrano e delle divinità riprende il lessico tecnico di CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, La chapelle d'Achôris à Karnak, cit., 73-76. Molte lacune o parti di testo oggi completamente perdute sono integrate grazie alle trascrizioni di J. Fr. Champollion e K. R. Lepsius, alle Zetteln del Wörterbuch der ägyptischen Sprache35, nonché ad alcuni disegni o incisioni, segnalati in bibliografia o in nota. Per ciascuna scena sono anche indicati alcuni esempi di paralleli iconografici della ↓↓V, ↓↓I↓, ↓↓↓ dinastia36 e della decorazione degli altri edifici di File, e i principali riferimenti bibliografici relativi alle tipologie d’offerta o agli elementi della decorazione. Nelle trascrizioni dei testi: = ;←= . Per la prima interpretazione cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119 e supra, n. 23. Per la seconda: A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, Op. cit., 61; A. ROCCATI, Op. cit., 42; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 102-103. 34 Si ringrazia il personale della Biblioteca del Museo delle Antichità Egizie di Torino che ne ha facilitato la consultazione. Le fotografie sono oramai disponibili anche a stampa in H. BEINLICH, Die Photos der Preußischen Expedition 1908-1910 nach Nubien, 1 (Photos 1-199), →ürzburg 2010. 35 Si è utilizzato il Digitalisierte Zetteln Archiv (DZA) del Thesaurus Linguae Aegyptiae (http://aaew.bbaw.de/tla/), cui si fa riferimento nelle citazioni per la numerazione delle Zetteln. 36 Si prendono qui in considerazione: a File, i blocchi di Nectanebo I rinvenuti nel secondo pilone del tempio tolemaico e il portale dello stesso re incluso nel primo pilone; i chioschi di accesso del tempio di Hibis a Kharga, del tempio della ↓VIII dinastia a Medinet Habu – la cui decorazione e struttura architettonica presentano peraltro numerosi similitudini con il nostro monumento – e la cappella di Hakoris a Karnak. Per gli episodi della visita regale sono anche segnalati i paralleli attestati nella decorazione dei colonnati di accesso orientale e settentrionale del tempio di Karnak, della ↓↓V dinastia. 33 Studi e ricerche dell’Università di Torino 53 II.1 – Lastre d’intercolumnio (schema Tav. VI, fig. 13) II.1.1 – Lato est, esterno CNF.1.L - OFFERTA DELL’UNSHEB A HATHOR A sinistra, Nectanebo I con corto gonnellino triangolare e corona-atef sul capo offre l’unsheb con il braccio sinistro mentre solleva il destro con il palmo della mano aperto in segno di adorazione. Davanti a lui si trova Hathor, assisa su un trono posto su alto podio. La dea indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, tiene il segno (?) nella mano sinistra, lo scettro nella destra e porta sulla testa una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato da una coppia di corna, due alte piume e disco solare. - Figure: Tav. VI, fig. 14; Tav. VII, figg. 15-17. - Bibliografia: PM VI, 206 (1) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 26/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0026). - Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Nekhbet (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 70) e a Mut (Ibid., Abb. 86, secondo registro dall’alto); Karnak, tempio di Opet, portale di Nectanebo, offerta ad una dea ignota (A. VARILLE, La grande porte du temple d’Apet à Karnak, ASAE 53 [1955], 98-99 e pl. X; C. DE WIT, Les inscriptions du temple d'Opet, à Karnak, Bruxelles 1959, III,2, OPET 7, primo pannello e pl. X). - Sulla tipologia d’offerta: LÄ VI, 1156; E. GRAEFE, “Das Ritualgerät Sbt/wnSb/wtT”, Studien Westendorf, 895-905; F. DAUMAS, “Les objets sacrés de la déesse Hathor à Dendara”, RdÉ 22 (1970), 63-78; T. HANDOUSSA, “A propos de l'offrande Sbt”, SAK 7 (1979), 65-sgg.; C. SAMBIN, L'offrande de la soit-disant "clepsydre", Le symbole Sbt / wnSb / wtt, Budapest 1988. Titolo della scena: (← ) 1. Il re: (← ) 1. 2. 3. a) 4. (dietro il re) --Hathor: ( ) 1. 5. (davanti alla dea) 2. 3. 6. (dietro la divinità) ? 4. --- --- Titolo della scena: 1 Offrire l’unsheb a sua madre Hathor, signora di Senemetb). Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il figlio di Ra, signore delle apparizionic) Nekhetnebef, 3 dotato di vita [---] 4 [Il re dell’Alto]d) e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, signore delle apparizioni [Nekhetnebef è colui che è] amato da Hathor, signora di Senemet. Hathor: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vittoria”; 2 Hathor, signora di Senemet, 3 signora del cielo, sovrana degli dei, 4 possa ella dare tutta la vita come Ra. 5 “Io ti do la durata di vita di Ra”. 6 Parole dette: “[---] tutta la gioia ed il valore [---]”. a) Cartiglio completamente in lacuna: si tratta evidentemente del nome di Nectanebo I, ma non è possibile restituirne la grafia. b) Sul toponimo: P. MONTET, Géographie de l'Égypte ancienne. Deuxième partie. To-chemâ. La Haute Égypte, Paris 1961, 19; J. LOCHER, Topographie und Geschichte der Region am ersten Nilkatarakt in grieschisch-römischer Zeit, Stuttgart – Leipzig 1999, 159-sgg.; G. ZAKI, Le Premier Nome de Haute Égypte du IIIe siècle av. J.C. au VIIe siècle apr. J. C. d’après les sources hiéroglyphiques des temples ptolémaïques et romains, Bruxelles 2009, 177-181. 54 Egittologia a Palazzo Nuovo c) Sul titolo nb xa.w, con i suoi molteplici valori, e sui titoli in nb del sovrano cfr. ad esempio CHR. DESROCHES-NOBLECOURT & CH. KUENZ, Le petit temple d’Abou Simbel, Il Cairo 1968, I, 196, n° 270; P. WILSON, A Ptolemaic Lexikon. A Lexicographical Study of the Texts in the Temple of Edfu, Leuven 1997, 709; Wb. III, 241-242. d) Davanti a sono ancora visibili tracce dei segni (nswt bity). Nella lacuna che precede è possibile restituire la forma verbale (wnn), sulla base dei paralleli delle altre scene del monumento e di testi paralleli. Per questa costruzione grammaticale e la sua traduzione: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 35. CNF.2.L – OFFERTA DI UNA LIBAGIONE E DELL’INCENSO (?) A DUE DIVINITÀ IGNOTE Della lastra d’intercolumnio sulla quale è scolpita la scena si conserva soltanto la metà inferiore (cfr. CNF.14.L). Il sovrano porta un corto gonnellino triangolare con decorazione a fascia verticale da cui si diparte una coppia di urei, un lungo pareo e la coda di toro. Egli tiene nella mano destra dal quale zampilla dell’acqua che scende su una tavola d’offerta a forma di fiore di un vaso loto, dove sono disposti due pani tondi. Il braccio sinistro, non più visibile, doveva essere proteso in direzione delle divinità nell’atto di offrire dell’incenso. Davanti al re, al centro della scena, è raffigurata una divinità maschile, assisa su un trono posto su alto podio e decorato nell’angolo interno destro con il simbolo del sema-tauy. Il dio porta un corto gonnellino e tiene nella mano sinistra lo scettro . Dietro di lui si trova una divinità femminile abbigliata con una lunga veste avvolgente, la quale tiene il segno nella mano destra e uno scettro (?) nella sinistra. - Figure: Tav. VIII, fig. 18. - Bibliografia: PM VI, 206 (2) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025). - Paralleli iconografici: cfr. infra scena CNF.22.L (con bibliografia). Il re: ( ) 1. (dietro il re) ? 2. (dietro la schiena del re) --La divinità femminile: (← ) 1. (davanti alla dea) 2. (dietro la dea) --- ? Il re: 1 Dio perfetto, signore delle Due Terre Kheperkara, figlio di Ra, signore delle apparizioni Nekhetnebef, tu ed il tuo monumento saretea) durevoli come il cielo sul trono di Horo (?)b). 2 [---] ogni [---] dietro di luic) come Ra. La divinità femminile: 1“Io ti do le Due Terre intere in pace”. 2 [--- la durata di] vita di Ra nel cielo, l’eternità come sovrano delle Due Terre, che tu [app]aiad) in qualità di re dell’Alto e Basso Egitto sul trono di Horo e sul [---] di Geb, come [Ra (?)]e)”. a) Per il valore di wnn in questo contesto cfr. ad esempio A. H. GARDINER, Egyptian Grammar, 3° ed., London 1957, § 118. Per un parallelo: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 46. b) Il segno è appena visibile in lacuna, ma la lettura sembra sicura. c) Oppure “attorno a lui”, come protezione magica: si veda in tal senso l’uso della preposizione HA in relazione a mura di cinta o a riti magici destinati alla difesa di uomini, divinità, edifici, ecc., che prevedono un circondamento (pXr) simbolico (cfr. H. DE MEULENAERE, “Un sens particulier Studi e ricerche dell’Università di Torino 55 des prépositions ‘m-rw.tj’ et ‘m-itr.tj’ ”, BIFAO 53 (1953), 91-102; R. K. RITNER, The Mechanics of Ancient Egyptian Magical Practice, Chicago 1993, 57-67. d) Il testo, pur molto lacunoso, è tuttavia parzialmente leggibile e ricostruibile in base alle tracce dei segni visibili. è antico perfettivo di xa (Wb. III, 241) con desinenza seconda persona singolare che ricorre frequentemente nei testi dell’edificio. e) Integrazione ipotetica ma plausibile. (tj/Tj) della CNF.3.L – OFFERTA DELLA COLLANA-USEKH A OSIRI E ISI A destra, il re indossa un corto gonnellino triangolare, un lungo pareo e porta sul capo, al di sopra della parrucca, una corona hemhem caratterizzata da una dettagliata decorazione. Il sovrano offre una collana-usekh composta semplicemente da otto sottili fili. Davanti a lui, al centro della scena, sta Osiri, assiso su un trono posto su alto podio. Il dio è raffigurato con la sua caratteristica iconografia: il corpo è mummiforme; le mani, portate al petto, tengono il flagello-nekhakha e lo scettro-heqa; il dio porta al collo una collana-usekh e sulla testa la corona-atef con corna ritorte di ariete. In corrispondenza della spalla sinistra e del ventre, compaiono due graffiti demotici. Dietro a Osiri si trova Isi, stante: la dea indossa una lunga veste avvolgente sorretta da bretelle e porta sulla testa il copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato dalle corna di vacca con disco solare e uréo, tiene il segno nella mano destra e porta il braccio sinistro con la mano aperta in direzione di Osiri in segno di protezione. - Figure: Tav. VIII, fig. 19. - Bibliografia: PM VI, 206 (3) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025). - Paralleli iconografici: File, primo pilone, interno della porta di accesso alla torre ovest, offerta a Isi, Hor-nefer ed Hathor (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 137 e phot. 256); tempio di Isi, naos, interno, tra le camere IV e IX, muro nord, offerta a Isi (G. BÉNÉDITE, Le Temple de Philae, Paris 1893, pl. VII, scena III) e muro ovest, offerta a OsiriKhentiamenti, Isi e Nefti (Ibid., pl. VIII, scena I); naos, interno, camera VII, stipite est della porta centrale, offerta di Tolomeo II a Isi (Ibid., pl. ↓VIII, scena F’.II’); naos, esterno, muro ovest, offerta a Nut (Ibid., pl. XXXII, scena X); mammisi, parete esterna ovest del naos, offerta di Tiberio a Isi (H. JUNKER & E. WINTER, Geburtshaus, cit., 361 e phot. 1000). - Sulla tipologia d’offerta: LÄ II, 933-935; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 260-261; T. HANDOUSSA, “Le collier ousekh”, SAK 9 (1981), 143-sgg.; J.-CL. GOYON, Confirmation du pouvoir royal au nouvel an. [Brooklyn Museum 47.218.50], Le Caire 1974, 93, n. 88; S. CAUVILLE, Essai sur la théologie du temple d’Horus à Edfou, Le Caire 1987, I, 3 e n. 3. SIC Titolo della scena: ( ) 1. (← ) 2. SIC Il re: ( ) 1. 2. a) 3. (dietro il re) Osiri: (← ) 1. 2. ( ? ) 3. SIC (← ) 4. 5. (←) 2. Isi: (← ) 1. 4. (dietro la dea) (← ) 3. (davanti alla dea) 56 Egittologia a Palazzo Nuovo Titolo della scena: 1 Dare la collana-usekh a suo padre Osirib), che risiede nell’Abatonc), 2 perché egli possa dare la vitad). Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due terre Kheperkara 2 il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef. 3 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra [Nekhetnebef], è colui che è dotato di tutta la vita, la salute e la gioia come Ra in eterno. Osiri: 1 Parole dette: “Io ti do le offerte e le sostanze”. 2 Osiri Onnofri, il dio grande che risiede nell’ 3 Abaton 4 possa egli dare la vita 5 come Rae). Isi: 1 Isi dispensatrice di vitaf), che risiede nell’Abaton 2 dotata di vita come Ra in eterno; 3 “Io ti do la durata di vita di Ra in cielo e la regalità di Atum sulla terra”. 4 Parole dette: “Io ti do tutte le offerte e tutte le sostanze [---] forza [---], e tu sarai sul trono di Horo come Ra in eterno”. a) Il cartiglio è completamente in lacuna; si tratta evidentemente del nome di Nectanebo I. b) La grafia del nome di Osiri compare nelle iscrizioni del chiosco soltanto in questa scena. Il segno è da considerarsi evidentemente una variante grafica del più abituale . c) Sul toponimo cfr. P. MONTET, Géographie II, cit., 19; J. YOYOTTE, “Études géographiques I. La «Cité des acacias» (Kafr Ammar)”, RdÉ 13 (1961), spec. 101-104; J. LOCHER, Op. cit., 166sgg.; H. KOCKELMANN, “L’Abaton, tombe et lieu de culte d’Osiris sur la première Cataracte”, Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 31-44; G. ZAKI, Op. cit., 227-229. d) Parte di testo inversa rispetto alla direzione generale dell’iscrizione. Il fenomeno si ripete alla colonna 3 del testo relativo al dio Osiri, dove interessa il toponimo Iw-wab, e nelle scene CNF.5.L e CNF.20.L, con i nomi di alcune divinità. Su questo fenomeno cfr. H. J. FISHER, The Orientation of Hieroglyphs. Part I. Reversals, New York 1977, 97-106. Sulla formula ir.f di anx cfr. E. TEETER, The Presentation of Maat: Ritual and Legitimacy in Ancient Egypt, Chicago 1997, 5569, spec. 60 e 67. e) Il disco solare è appena visibile in lacuna, ma la lettura sembra sicura. f) Per la traduzione dell’epiteto isiaco di anx con “dispensatrice di vita” cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 17, doc. 3 e n. 2. CNF.4.L - CORSA RITUALE E OFFERTA DEI VASI DA LIBAGIONE A KHNUM E SATET A destra, il sovrano con gonnellino-shendyt e corona doppia sul capo è raffigurato nell’atto di compiere la corsa rituale, propria delle celebrazioni della festa-sed, e tiene nelle mani una coppia di vasi . A sinistra del volto del sovrano compaiono tre graffiti imitanti i geroglifici , e , aggiunti in epoca moderna. Il centro della scena è occupato dal dio Khnum raffigurato con la sua caratteristica iconografia: corpo umano e testa di ariete, oggi quasi completamente cancellata. Il dio, assiso su un trono posto su alto podio, porta un corto gonnelino e la corona-atef munita di corna ritorte di ariete sul capo e tiene lo scettro nella mano sinistra e il segno nella destra, oggi quasi completamente cancellato. Dietro di lui si trova la dea Satet, stante, la cui figura si presenta fortemente danneggiata, specialmente il volto, completamente perduto. La dea indossa una lunga veste avvolgente sorretta da bretelle e porta sul capo il suo caratteristico copricapo con alte corna, di cui è attualmente leggibile solo la parte superiore. Come la dea Isi nella scena CNF.3.L, Satet tiene il segno nella mano destra e porta il braccio sinistro con la mano aperta in direzione di Osiri in segno di protezione. - Figure: Tav. IX, fig. 20. - Bibliografia: PM VI, 206 (4) e 205[A] (pianta); D. VALBELLE, Satis et Anoukis, Mainz 1981, 62, n° 409/B; Wb. Zetteln n° 250 (= DZA n° 29.838.370); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 24/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0024). Studi e ricerche dell’Università di Torino 57 - Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Khnum e Hathor37 (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 69/sinistra); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Osiri, Arendotef e Isi (N. DE GARIS DAVIES, The Temple of Hibis in el Khargeh Oasis, III, New York 1953, pl. 61, in alto, architrave, a sinistra); Dendera, tempio di Isi, offerta a Hathor (S. CAUVILLE & A. LECLER, Dendara. Le temple d’Isis, Le Caire 2007, II, pl. 10, in basso). - Sulla tipologia d’offerta: Wb. III, 327 e V, 28; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 1053-1054; A. MORET, Le rituel du culte divin journalier en Égypte d'après les papyrus de Berlin et les textes du temple de Séti Ier, à Abydos, Paris 1902, passim. Titolo della scena: ( Il re: ) 1. --- ( ) 1. ( ) 4. (dietro il re) ) ? a ( 2. ) 3. ? 5. (dietro la schiena del re) Khnum: (← ) 1. SIC 2. 3. 4. 5. (davanti al dio) Satet: (← ) 1. 2. (← ) 4. (davanti alla dea) (←) 3. 5. (dietro la dea) Titolo della scena: 1 Presentare [i vasi da libagionea) a --- Kh]numb). Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef 3 amato (da Ra) e dotato di vita come Ra. 4 Dio perfetto, signore delle Due Terre Kheperkara, il tuo monumento sarà perfetto [come]c) il cielo, la tua durata di vita sara come (quella di) Atum che è in essod) eternamente”. 5 Tutta la protezione e la vita sono dietro di lui come Ra. Khnum: 1 Parole dette: “Io ti dono tutte le gioie”. 2 Khnum, Signore della Caterattae), il dio grande che risiede 3 a Elefantinaf), dotato di ogni vita 4 come Ra. 5 “Io ti do il valore”. Satet: 1 Parole dette: “Io ti do ogni potenza”. 2 Satet la grande, signora di Elefantina, 3 amata e dotata di vita come Ra. 4 “Io ti do (le terre) del sud e del nord, dell’ovest e dell’est in prosternazione”. 5 Parole dette: “Io faccio in modo che tutte le terre e tutti i paesi stranieri vengano a te in prosternazione, (davanti) alla tua potenza, uniti [tutti quanti]g) sotto i tuoi sandali in eterno, due volte”. a) Il verbo xrp doveva introdurre un termine quale qbH.(w) (“libagione, vaso da libagione”) secondo uno schema normalmente attestato per questa tipologia d’offerta: cfr. ad esempio H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 127,15 e Abb. 69, a sinistra. È evidente l’allitterazione tra il nome dell’offerta e l’epiteto nb QbHw attribuito a Khnum nel testo a lui dedicato. 37 In questa scena compaiono anche, dietro la schiena del re, le tre mete della corsa rituale. 58 Egittologia a Palazzo Nuovo b) La parte centrale della colonna di testo è perduta così come quasi tutto il nome di Khnum, di cui resta ben leggibile solo il determinativo e la parte inferiore di un segno ; la presenza di in lacuna è probabile ma non completamente sicura. c) I segni sono a malapena leggibili. d) im.f richiama il precedente p.t in riferimento al posto occupato dal sole nel cielo: cfr. ad esempio CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 46-47 e nota alla traduzione c. e) Sul toponimo cfr. P. MONTET, Géographie II, cit., 18-19; J. LOCHER, Op. cit., 98-sgg. al posto di f) La grafia più comune del toponimo Abw prevede l’uso del determinativo (cfr. Wb. I, 7; P. MONTET, Géographie II, cit., 15; J. LOCHER, Op. cit., 159). Lo scambio tra questi due segni è tuttavia frequente, come attestano le varianti delle grafie di Abido, di Abusir el-Melek (“Abido del Nord”) o del termine Dw, “male” (cfr. O. PERDU, “Socle d'une statue de Neshor à al posto di Abydos”, RdÉ 43 [1992], 154, n. h). Nel nostro caso, è possibile che l’uso di sia da intendersi come una “contaminazione” della grafia di Elefantina con quella di Abido, attestata nelle iscrizioni della scena CNF.15.L? g) Per cfr. Wb. IV, 446; la seguente lacuna di circa 1 quadrato è integrabile, prendendo ad esempio i testi della scena CNF.8.L, con per l’espressione smA dmD = dmD smA (Wb. IV, 446,17-20 e V, 461,9). Questa, che indica la “totalità degli elementi”, rafforza nel contesto l’idea del dominio totale del sovrano sui nemici dell’Egitto. CNF.23.L – OFFERTA A DUE DIVINITÀ IGNOTE Della lastra d’intercolumnio e della scena ivi scolpita (cfr. anche CNF.17.L) restano attualmente solo l’estremità inferiore. Pertanto, è possibile individuare esclusivamente il faraone a destra, una divinità femminile a sinistra e la parte inferiore di un alto podio al centro, sul quale doveva presumibilmente trovare posto la divinità principale, assisa in trono, e sulla quale compare un graffito demotico. I pochi elementi iconografici e testuali non consentono tuttavia di riconoscere né la tipologia d’offerta, né l’identità delle due divinità, benché sia probabile che una delle due, quella femminile stante sulla sinistra, fosse Isi, stando almeno al contenuto dei lacerti di testo ancora conservati dietro il sovrano. - Figure: Tav. XVI, figg. 35-37. - Bibliografia: H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 24/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0024). Dietro il re: ( ? ) 1. Dietro la divinità femminile stante: (← ) 1. --- --- Dietro il re: 1 [Il dio per]fetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef a), [am]ato da [I]si [dispensatrice] di vita che [risi]ede nell’Abaton. Dietro la divinità femminile stante: 1 [Parole] dette (?) [---] la forza, tutta la salute, tutta la gioia, tutte le Due Terre (?) [---]”. a) Il segno si trova quasi completamente in lacuna, ma la sua lettura sembra sicura. , appena visibile, costituisce l’inizio della colonna di testo e dell’espressione Ddb) Il segno md.w, oggi perduta. Studi e ricerche dell’Università di Torino 59 CNF.5.L – OFFERTA DEI VASI D’UNGUENTO-MEDJ A HATHOR E A UN’ALTRA DIVINITÀ IGNOTA La lastra d’intercolumnio sulla quale sono scolpite le scene (cfr. anche CNF.18.L) manca della metà superiore, lasciando mutili i testi e le figure. A destra si trova il sovrano, che porta un corto gonnellino triangolare con decorazione a fascia verticale da cui si diparte una coppia di urei, un lungo pareo e la coda di toro. Le sue braccia sono protese in avanti per presentare un’offerta, che è oggi perduta ma che il titolo della scena rivela trattarsi dell’unguento-medj. Di fronte al faraone si trovano due divinità femminili, abbigliate con lunghe vesti avvolgenti sorrette da bretelle. Le dee tengono uno scettro nella mano sinistra ( ?) e il segno nella destra. Le poche parti di testo conservatesi impediscono di stabilire con certezza la loro identità: il titolo della scena suggerisce di identificare la prima dea con Hathor; resta invece ignota l’identità della seconda, nonostante gli epiteti riportati dal testo dietro il sovrano facciano pensare che possa verosimilmente trattarsi di Isi. É tuttavia opportuno segnalare un blocco – individuato vicino al fiume nei pressi dell’edificio e descritto da J. G. →ilkinson in due dei suoi manoscritti38 – sul quale era rappresentata la metà superiore di una scena analoga a quella qui descritta, nella quale Nectanebo I presentava i medesimi vasi di unguento a Hathor e Tefnut. È possibile che si trattasse proprio della parte superiore di questa lastra d’intercolumnio e che dunque la seconda divinità sia da identificarsi piuttosto con Tefnut? - Figure: Tav. IX, fig. 21. - Bibliografia: PM VI, 206 (5) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 23/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0023). - Sulla tipologia d’offerta: cfr. ad esempio P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 484-485; P. GRANDET, Op. cit., II, n. 713; G. CHARPENTIER, Recueil de matériaux épigraphiques relatifs à la botanique de l'Égypte antique, Paris 1981, 368-369, n° 584; J.-CL. GOYON, Rituels funéraires de l'ancienne Egypte, Paris 1972, Index, 346; É. CHASSINAT, Le mystère d'Osiris au mois de Khoiak, Le Caire 1966, II, 591-592; S. CAUVILLE, La théologie d'Osiris à Edfou, Le Caire 1983, 174 e n. 4. Titolo della scena: ( ) 1. SIC Dietro il re: ( ) 1. --- Davanti a Hathor: (← ) 1. Davanti alla divinità ignota: (← ) 1. Dietro la divinità ignota: (← ) 1. --- --- Titolo della scena: 1 Fare l’offerta dell’unguento a sua madre Hathor, perché possa [---]. Dietro il re: 1 [---] amato da [---], dispensatrice di [vita (?)]a), che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di Fileb). Davanti a Hathor: 1“Io ti do tutta la gioia presso di [me (?)]c)”. Davanti alla divinità ignota: 1“Io ti do una moltitudine di anni”. Dietro la divinità ignota: 1“[---] ogni [---] e tutti i paesi stranieri e tu sarai sul [trono di Horo ---]d)”. a) Verosimilmente da restituirsi in lacuna il segno 38 . Cfr. PM VI, 207: manoscritti della British Library di Londra MSS I.102 [16] e ↓IV.6° [4], non vidi. 60 Egittologia a Palazzo Nuovo b) Sul toponimo cfr. P. MONTET, Géographie II, cit., 21; J. LOCHER, Op. cit., 121-sgg.; J. L. FISSOLO, “Isis de Philae”, Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 3-4. c) Restituzione sulla base dei paralleli in CNF.16.L. Per la costruzione della preposizione xr + pronome suffisso cfr. Wb. III, 315,10. d) I segni e si trovano quasi completamente in lacuna, ma sono ancora leggibili. II.1.2 – Lato ovest, esterno CNF.24.L – SCENA PERDUTA La lastra d’intercolumnio corrispondente è completamente mancante. CNF.6.L - OFFERTA DELLE PRIMIZIE A ISI E A ARPOCRATE A sinistra si trova il sovrano; egli indossa un gonnellino avvolgente con decorazione a fascia verticale, un lungo pareo, un corpetto con bretelle e porta la corona rossa sul capo; il braccio sinistro è disteso, con la mano che stringe un lungo bastone; il braccio destro è invece proteso, la mano stringe il bastone . Di fronte al faraone è disposta una grande quantità di offerte: un mazzo e un vaso contenenti offerte, un cesto ricolmo di porzioni di di fiori di loto, due vasi 39 carne, il cuore e i polmoni di un animale , un volatile decapitato, un orice e un toro con le zampe legate. Al centro della scena, la dea Isi è seduta su un trono posto su alto podio e decorato con il motivo del sema-tauy; la dea indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, una collana-usekh e porta sulla testa, sopra la parrucca tripartita, il copricapo a forma di spoglia di avvoltoio sormontato dalla coppia di corna con disco solare al centro; ella porta nella mano destra lo scettro e stringe nella sinistra il segno . Dietro a Isi si trova Arpocrate, stante, raffigurato con la sua classica iconografia: il corpo nudo di fanciullo, il caratteristico ricciolo della gioventù che scende lungo il profilo dell’orecchio sinistro, il braccio destro sollevato col dito indice portato alla bocca. Il giovane dio indossa una collana-usekh e porta la corona doppia con uréo sul capo; il braccio sinistro è disteso lungo il fianco con la mano che stringe il segno . Si tratta – come già segnalato in S. SANDRI, Har-pa-chered (Harpokrates). Die Genese eines ägyptischen Götterkindes, Leuven 2006, 54-55 e n. 315 – della più antica attestazione iconografica di Arpocrate in un tempio egizio. - Figure: Tav. ↓, fig. 22. - Bibliografia: PM VI, 206 (6) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 131,1; S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit., OA 17 (1978), pl. VIII; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit. n° 29 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0029); J. P. CORTEGGIANI, L’Égypte ancienne et ses dieux. Dictionnaire illustré, Paris 2007, 174 (particolare della scena). - Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. IV, figg. 7 e 8 [il sovrano impugna qui la mazza ]); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM, II, 464, n° 27,1); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 65/sinistra e 66/destra, sugli stipiti esterni della porta meridionale). - Sulla tipologia d’offerta: cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 125-130; PH. DERCHAIN, Le sacrifice de l'oryx, Bruxelles 1962, 26 e n. 2; H. JUNKER, “Die Schlacht und Brandopfer und ihre Symbolik im Tempelkult der Spätzeit”, ZÄS 48 (1911), 69-77; S. IKRAM, Choice Cuts: Meat Production in Ancient Egypt, Leuven 1995, passim. 39 Cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 54-55. Studi e ricerche dell’Università di Torino 61 Titolo della scena: (←) 1. Il re: (← ) 1. (←) 3. 2. ? (← ) 4. (dietro la schiena del re) Iscrizione di Tolomeo II dietro Nectanebo I: (← ) 1. Isi: ( ( ) 1. 2. 3. SIC 4. ) 5. Arpocrate: ( ( ) 1. ( ) 2. ) 3. (dietro il dio) --- Titolo della scena: 1 Stendere il braccio sulle primiziea). Nectanebo I: 1 Ella (Isi) dà tutta la vita 2 al re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 3 amato e dotato di vita come Ra. 4 [Protezione e vita (?)]b) sono dietro di lui come Ra. Iscrizione di Tolomeo II dietro la figura di Nectanebo Ic): 1 Il rest[auro] di questod) monumento lo ha fatto il re dell’Alto e Basso Egitto Userkara-Meriamon, il figlio di Ra Tolomeo per sua madre I[si ---] di Fi[le]. Isi: 1 Parole dette: “Io ti do la durata di vita di Ra nel cielo, 2 la regalità di Atume) sulla terra”. 3 Isi, dispensatrice di vita, signora della vita, la dea 4 che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di File, 5 possa ella dare la vita come Ra. Arpocrate: 1 Arpocrate che risiede a File 2 possa egli dare la vita come Ra. 3 “[---] la regal[ità] di Ra sulla terra e che tu appaia in qualità di re dell’Alto e Basso Egitto sul trono di Horo”. a) @wi stp.wt è un’abbreviazione della formula Hw-a-r stp.wt (“stendere il braccio sulle primizie”), spesso seguita anche dall’indicazione “quattro volte”: cfr. Wb. III, 47,II; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 962-963; N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 65/sinistra; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. IV, fig. 7 e 8. L’azione di stendere lo scettroxrp sulle primizie ha un forte valore apotropaico e richiama la purificazione delle carni animali, costituendo allo stesso tempo la rappresentazione simbolica di quella macellazione di animali che si svolgeva al di fuori del tempio per la preparazione dei pasti rituali destinati alle divinità. b) I due segni sono appena visibili e pertanto la loro lettura non è del tutto sicura. c) Per la titolatura di Tolomeo II cfr. ad esempio J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen Königsnamen, Mainz 1999, 234-235. d) è una grafia arcaizzante del pronome dimostrativo pn; si noti che essa compare anche nei testi della scena CNF.19.L, sulla faccia interna della medesima lastra d’intercolumnio. e) Anche il nome del dio Atum è scritto con una grafia arcaizzante (Itmw &m: cfr. ad esempio Wb. I, 144 e CHR. LEITZ, LGG, VII, 411), attestata soprattutto nei testi dell’Antico Regno. 62 Egittologia a Palazzo Nuovo CNF.7.L – OFFERTA DEL VINO A KHNUM E SATET A sinistra, Nectanebo I con le braccia protese offre una coppia di vasi . Il re indossa un corto gonnellino triangolare caratterizzato da una decorazione a fascia verticale terminante con frange e stretto i vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una parrucca con uréo sormontata dalla corona doppia. Appena al di sotto del braccio sinistro del sovrano, a sinistra del titolo della scena, è visibile un graffito imitante il segno geroglifico , mentre una lettera W è graffita sul vaso tenuto nella mano destra del re: si tratta evidentemente di graffiture moderne. Davanti al sovrano, al centro della scena, il dio Khnum è assiso su un trono disposto su alto podio. Egli è raffigurato con la sua classica iconografia, corpo umano e testa di ariete; porta un corto gonnellino avvolgente con coda di toro che fuoriesce tra le gambe, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e tiene lo scettro nella mano destra e il segno nella sinistra. Il dio porta sul capo una corona-atef riccamente decorata con disco solare, uréi e corna ritorte. Dietro di lui si trova Satet, stante. La dea indossa una lunga veste avvolgente sorretta da bretelle, porta sulla testa il suo caratteristico copricapo con uréo e nella sinistra. coppia di alte corna e stringe lo scettro nella mano destra e il segno - Figure: Tav. ↓, fig. 23. - Bibliografia: PM VI, 206 (7) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 131,3; M.-CHOU POO, Wine and Wine Offering in the Religion of Ancient Egypt, London - New York 1995, 62 e n. 224; D. VALBELLE, Op. cit., 62, n° 409 (D); Wb. Zetteln n° 274 (= DZA n° 29.838.350) e 275 (= DZA n° 29.838.360); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 28/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0028). - Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. H, fig. 3 [solo la parte inferiore della scena è conservata]); H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 77/destra, dove il sovrano presenta l’offerta alle medesime divinità; chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Amon-Ra di Hibis (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 63/in alto a destra) e a Horo e Uaget (Ibid., pl. 61, secondo registro dall’alto). - Sulla tipologia d‘offerta: LÄ, VI, 1186-1190; M.-CHOU POO, Op. cit., cap. I; P. DILS, “→ine for Pouring and Purification in Ancient Egypt”, Ritual and Sacrifice in the Ancient Near East, 107123. Sul vino come offerta specifica di Osiri cfr. anche P. KOEMOTH, Osiris et les arbres. Contribution à l’étude des arbres sacrés de l’Égypte ancienne, Liège 1994, 240-244. Titolo della scena: (← ) 1. Il re: (← ) 1. 2. 3. (dietro la schiena del re) a) 4. (dietro il re) ? Khnum: ( ) 1. 2. 3. 4. 5. (davanti al dio) Satet: ( ) 1. 4. (dietro la dea) 2. ? b) 3. (davanti alla dea) Studi e ricerche dell’Università di Torino 63 Titolo della scena: 1 Offrire il [vi]noc) a suo padre Khnum, signore di Senemet. Il re: 1 Il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il signore delle apparizioni Nekhetnebef. 3 Protezione e vita sono dietro di lui come Ra. 4 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio [di Ra], il signore delle apparizioni [Nekhetnebef], [amato]d) da Kh[num] e Sa[tet], signori di Sene[met], che risiedono nell’Abatone). Khnum: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vita e la forza”. 2 Khnum-Ra, signore di Senemet 3 che risiede nell’Abaton 4 dotato di vita 5 “Io ti do tutto il valore”. Satet: 1 Satet, signora di Senemet, 2 possa ella dare tutta la vita come Ra. 3 “Io metto tutti i paesi stranieri sotto i tuoi sandali”. 4 Parole dette: “Io ti do il trono di Ra e la funzione (?) di Atum e faccio in modo che che tu [app]aia come sovr[ano] sulla terra sul trono di Horo e che tu rimanga vivente in eterno”. a) Il nome di Nectanebo I è completamente in lacuna. b) Sulla pietra è chiaramente leggibile il segno (iAw.t) – che sembra essere disposto sopra una sottile linea orizzontale – mentre nella metà destra del quadrato si conservano soltanto alcuni tratti di un segno praticamente illeggibile: si potrebbe restituire ad sensum il segno come genitivo indiretto di Tm (per un parallelo grafico e testuale cfr. ad esempio N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 63, in basso al centro, testo al di sopra del dio Osiri, prima colonna), oppure, come già , logogramma di sHn(w), segnalato in Wb. Zetteln n° 275 (= DZA n° 29.838.360) il segno termine che identifica la cappella sacra del dio Min a Coptos (cfr. Wb. IV, p. 218, n° 12-13 ; F. DAUMAS, Valeurs phonétiques, cit., III, p. 516, n° 316,14-15 ; D. MEEKS, Ann. Lex., III, p. 264 [s.v. ¤¡NW]). Tale restituzione risulta tuttavia poco plausibile in relazione al dio Atum, essendo sHn(w) normalmente attestato in relazione a Min (o Isi) di Coptos (cfr. M. GABOLDE, “Le temple de Min et d’Isis”, Coptos. L’Égypte antique aux portes du désert, Lyon 2000, 80; M. DORESSE, “Le dieu voilé dans sa châsse et la fête du début de la décade”, RdÉ 31 (1979), 126 et n. 8. c) Il segno all’inizio del titolo della scena crea una relazione testo-immagine con l’azione compiuta dal sovrano (si veda W. K. SIMPSON, “Egyptian sculpture and two-dimensional representation as propaganda”, JEA 68, 271 e n. 37). , benché appena visibile sulla pietra, sembra di sicura lettura ed è disposto d) Il segno orizzontalmente nel testo. e) Gli epiteti nb %nm.t e Hry-ib Iw-wab possono essere riferiti ad entrambe le divinità, nonostante nb e Hry-ib siano resi al singolare. CNF.8.L – OFFERTA DEL LATTE A ISI E ANUQET A sinistra, Nectanebo I porta in avanti le braccia e offre una copia di vasi per il latte. Il sovrano indossa un corto gonnellino triangolare, caratterizzato da una decorazione a fascia verticale e stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo la corona blu (khepresh) con uréo, cui è appeso in corrispondenza della nuca un nastro che discende sulle sue spalle. Tra le gambe del re, al di sopra del piede destro, sussistono le tracce di un’iscrizione demotica. Al centro della scena, la dea Isi siede su un trono posto su alto podio e decorato con un segno , forse parte di un motivo sematauy incompiuto (?). La divinità indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, una collanausekh e porta sul capo una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato da una coppia di corna con uréo e disco solare al centro. Su quest’ultimo sono state graffite in epoca moderna le lettere EM. Essa tiene lo scettro il segno nella mano destra e, probabilmente, nella sinistra, oggi non più visibile a causa di una lacuna. Dietro a Isi si trova la dea 64 Egittologia a Palazzo Nuovo Anuqet, stante. Anch’essa tiene lo scettro nella mano destra e il segno nella sinistra e indossa la medesima veste e la collana-usekh; porta sul capo il caratteristico copricapo composto da un fascio di alte piume tenute insieme e fissate ad un modio per mezzo di una spessa fascia i cui lembi ricadono dietro le sue spalle. - Figure: Tav. ↓I, fig. 24. - Bibliografia: PM VI, 206 (8) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 131,4; D. Valbelle, Op. cit., 62, n° 409 (C); Wb. Zetteln n° 271 (= DZA n° 30.856.690) e 272 (= DZA n° 30.856.700); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 28/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0028). - Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Horo di Buhen (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 87, terzo registro dall’alto); parte di scena ricomposta da due blocchi rinvenuti nello riempimento del secondo pilone, Nectanebo I offre a una divinità ignota (probabilmente Isi: S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit, OA 17 [1978], Tav. I↓ [didascalia errata]). - Sulla tipologia d’offerta: cfr. ad esempio P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 100-101; LÄ IV, 127-128; D. VALBELLE, Op. cit., p. 139; H. KOCKELMANN, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 35 e n. 36-38. Titolo della scena: (← ) 1. Il re: (← ) 1. 2. 3. (dietro la schiena del re) 4. (dietro il re) a) Isi: ( SIC ) 1. Anuqet: ( 2. ) 1. 3. 4. b) 2. 3. (davanti alla dea) 4. (dietro la dea) Titolo della scena: 1 Dare il latte a sua madre Isi dispensatrice di vita. Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 Il figlio di Ra, signore delle apparizioni Nekhetnebef, 3 dotato di tutta la forza, la protezione e la vita dietro di lui come Ra. 4 Il dio [perfetto], il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, [---] del (?) dio, [Anu]qet, signora di Ta-setic), dotata (o dotato?)d) di [vita (?)] come Ra in eterno. Isi: 1 Parole dette: “Io ti do tutte le Due Terre e tutti i paesi stranieri”. 2 Isi la grande, madre del dio, signora del cielo, 3 dispensatrice di vita che risiede nell’Abaton, 4 signora di File. Anuqet: 1 Anuqet, signora di Ta-seti, che presiede 2 Senemet, possa ella dare tutta la vita. 4 “Io ti do l’eternità in qualità di sovrano delle Due Terre”. 4 Parole dette: “Io ti do tutta la vita e la forza, tutta la salute, tutta la gioia, e faccio in modo che tutte le terre e tutti i paesi stranieri siano uniti insiemee) sotto i tuoi sandali, sul [---] di Horo co[me] Ra, in eterno”. a) Restituzione plausibile del nome di Anuqet sulla base del parallelo nel testo seguente, dedicato a questa divinità, col. 1. Studi e ricerche dell’Università di Torino 65 b) Variante grafica del toponimo Iw-rq per la quale si veda infra, III.1. c) Sul toponimo e sull’area geografica da esso compresa cfr. G. ZAKI, Op. cit., 309-sgg. d) L’espressione di.w [anx ?] può riferirisi sia alla dea Anuqet che al sovrano. e) smA m dmD è un’altra variante di smA dmD: cfr. CNF.4.L, nota g, e Wb. V, 460,6. CNF.9.L – OFFERTA DI MAAT AD AMON-RA E MUT A sinistra, Nectanebo I offre il simbolo di Maat con la mano sinistra e solleva il braccio destro con la mano aperta in segno di adorazione. Il sovrano indossa un corto gonnellino triangolare, caratterizzato da una decorazione a fascia verticale e stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo il nemes sormontato da una corona-Tni ( , per la quale cfr. più di recente CHR. FAVARD-MEEKS, « Les couronnes d’Andjéty et le temple de Behbeit el-Hagara », in I. REGEN & FR. SERVAJEAN [ed.], Verba manent. Recueil d’études dédiées à Dimitri Meeks par ses collègues et amis, Montpellier 2009, 139-140 e n. 18). Al centro della scena Amon-Ra tebano siede su un trono posto su alto podio. Il dio è raffigurato con la sua classica iconografia: indossa un corto gonnellino stretto in vita da una cintura cui è appesa una coda di toro che fuoriesce tra le sue gambe, un corpetto con bretelle, la collana-usekh e il caratteristico pettorale a forma di piccolo naos40; porta la barba posticcia e il caratteristico copricapo composto da un modio sormontato da due alte piume, cui è appeso un nastro i cui lembi scendono dietro la nuca e le spalle; tiene nella mano destra lo scettro ed il segno nella sinistra. Dietro di lui si trova Mut, stante. La dea indossa una lunga veste avvolgente sostenuta da bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato da una corona doppia; tiene lo scettro nella mano destra e il segno nella destra. - Figure: Tav. ↓I, fig. 25. - Bibliografia: PM VI, 206 (9) e 205[A] (pianta); É. PRISSE D’AVENNES, Atlas of Egyptian Art, Cairo 1997, pl. 47; J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, I, 167; LD, Text, IV, 132,5; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 27 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0027). - Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Shu (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 77/sinistra); parte di scena ricomposta da due blocchi afferenti a un’unica lastra, Nectanebo I offre a Ptah e Sekhmet (S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit, OA 17 [1978], Tav. I↓); Karnak, primo pilone, offerta a Amon e Mut (J. FR. CHAMPOLLION, Monuments de l’Égypte et de la Nubie, Genève 1970, IV, pl. CCCI↓,2; LD III, 284/k); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Thot e Seshat (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 62, secondo registro dall’alto), a Harakhty e Tefnut (Ibid., pl. 63/in alto, al centro) e a Amon-Ra di Hibis, Mut e Khonsu (Ibid., pl. 66, al centro; il sovrano è qui raffigurato in ginocchio). - Sulla tipologia d’offerta: LÄ 1110-1119; P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 397-398; A. MORET, Rituel journalier, cit., 138-sgg.; PH. DERCHAIN, Le papyrus Salt 825 (B.M. 10051), Bruxelles 1965, 13-14; S. CAUVILLE, Essai, cit., 6 e n. 1, con bibliografia; J. P. CORTEGGIANI, L’Égypte ancienne et ses dieux. Dictionnaire illustré, cit., 303-sgg. (s.v. MAÂT, con particolare della nostra scena); E. TEETER, The Presentation of Maat: Ritual and Legitimacy in Ancient Egypt, Chicago 1997. 40 Cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 76 e n. 79-86. 66 Egittologia a Palazzo Nuovo Titolo della scena: (← ) 1. a) Il re: (← ) 1. 2. 3. 4. (dietro la schiena del re) --b) 5. (dietro il re) Amon-Ra: ( Mut: ( ) 1. 2. 4. 5. (davanti al dio) ) 1. 2. 3. 3. (dietro la dea) Titolo della scena: 1 Offrire [Maat] al signore di Maatc), a suo padre Amon-Ra, signore dei troni delle Due Terre. Il re: 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef 3 amato 4 e dotato di tutta la vita, di tutta la protezione, di [---] come Ra. 5 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni [Nekhetnebef], amato da Amon-Ra, signore dei troni delle due terre, che presiede Ipet-sut, signore del cielo, re degli dei. Amon-Ra: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vita, la stabilità e la forza al mio cospetto”. 2 AmonRa, signore dei troni delle due terre, che presiede Ipet-sut 3 signore del cielo, re degli dei, che è a capo del grande Collegio divino (= Enneade), 4 dotato di vita. 5 “Io ti do tutta la gioia”. Mut: 1 Mut, occhio di Ra, signora del cielo, sovrana degli dei. 2 “Io ti do la vittoria completa sul Sud”. 3 Parole dette: “Io ti [do] tutta la vita e la forza, tutta la salute, tutta la gioia, tutte le terre e tutti i paesi stranieri e tu sarai sul trono di Horo [---] seggio di Geb, [co]me [Ra] in eterno”. a) Segni quasi completamente in lacuna ma leggibili. b) Il nome di Nectanebo I è completamente in lacuna. c) Il dio Amon-Ra è qui insignito dell’epiteto di “signore di Maat”, proprio del dio Ptah, che indica chiaramente che il dio che riceve l’offerta possiede tutte le qualità della dea Maat. Nel testo si ha dunque un doppio dativo: n nb-mAat, seguito da n it.f. Su questa costruzione grammaticale del titolo dell’offerta cfr. E. TEETER, Op. cit., 49-sgg. II.1.3 – Lato est, interno CNF.13.L – USCITA DAL PALAZZO (PRIMO EPISODIO DELLA VISITA REGALE) La scena è parzialmente danneggiata da numerose martellature che interessano particolarmente la figura del sovrano. A sinistra si trova una raffigurazione del palazzo-ahet caratterizzato dalla consueta decorazione a fregio kheker. Al centro della scena, Nectanebo I appare in maestà fuori dall’ahet. Il sovrano indossa un corto gonnellino avvolgente stretto in vita da una cintura, un corpetto con bretelle e una collana-usekh; porta sul capo la corona bianca con uréo, a malapena visibile, e tiene il bastone-maks nella mano sinistra e la mazza nella destra. Di fronte a lui compaiono due stendardi sui quali sono disposti, da destra verso sinistra, un’immagine del dio Upuaut in forma di sciacallo e il “feticcio”-xns (o “placenta”). Tra i due stendardi, in basso, è Studi e ricerche dell’Università di Torino 67 raffigurato un sacerdote-sem in dimensioni molto minori rispetto al faraone. Il sacerdote indossa un corto gonnellino avvolgente, porta al collo una collana-usekh e una corta parrucca sul capo. Il suo braccio sinistro è disteso lungo il fianco mentre il destro è proteso verso il sovrano con la mano che regge un vasetto contenente incenso. Si tratta del primo episodio della visita regale, in cui il sovrano, assimilato al sole del mattino, apparendo in maestà, riceve l’incensazione dell’uréo – simbolo solare e della regalità faraonica – al fine di recarsi in processione alla volta del tempio per compiervi i riti. - Figure: Tav. ↓II, fig. 26. - Bibliografia: PM VI, 206 (13) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 33/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0033). - Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 72, solo titolo della scena e raffigurazione del sovrano); tempio di Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia (J. LECLANT, “La colonnade éthiopienne à l'est de la grande enceinte d'Amon à Karnak”, BIFAO 53 [1953], 144, fig. 13, 147, figg. 15-16); tempio di Karnak, colonnato di accesso settentrionale della ↓↓V dinastia (CL. ROBICHON, P. BARGUET, J. LECLANT, Karnak-Nord IV [1949-1951], Le Caire 1954, pl. L↓I, L↓VI, L↓VIII, L↓↓I, L↓↓V, L↓↓VII); cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. VI, fig. 11); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM, II, 463, n° 19,1); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 70, al centro). - Sugli elementi iconografici della scena: cfr. P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 877; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121 e n. 141-145; P. BARGUET, “Note sur la sortie du roi hors du palais”, Hommages à François Daumas, I, 51-54. J.-CL. GOYON, Confirmation, cit., spec. 14, § IV, 33, § VI e n. 3, 35, Tabl. III; H. BONNET, Reallexikon der Ägyptischen Religionsgeschichte, Berlin 1952, 141; A. H. BLACKMAN, “The pharaoh's placenta and the moon-god Khons”, JEA 3 (1916), 235-249. G. VAN DER LEEU→, “The moon-god Khons and the king's placenta”, JEA 5 (1918), 64-sgg.; A. MORET, Rituel journalier, cit., 55,11 (IV,6). Titolo della scena: (← ) 1. Il re: (← ) 1. Sopra il sacerdote sem: ( 2. ) 1. Davanti allo stendardo di Upuaut: (← ) 1. Titolo della scena: 1 Apparire fuori dal palazzoa). Il re: 1 Il signore delle Due Terre Nekhetnebef, 2 dotato di ogni vita. Sopra il sacerdote-sem: 1 Il sacerdote-sem, che fa le fumigazioni d’incenso all’uréob). Davanti allo stendardo di Upuaut: 1 Upuaut [del sud, il potente delle due ter]re, Upuaut del nord, il potente del [cielo]c). a) L’uso del verbo xa evidenzia l’assimilazione dell’apparizione in maestà del faraone al sorgere mattutino del sole (cfr. P. BARGUET, Art. cit., Hommages à François Daumas, I, 52), come sembrano confermare le espressioni xa m aH.t (azione del sovrano) e xa m Ax.t (azione del sole), ). La forma femminile aH.t è attestata caratterizzate dall’assonanza tra i termini aH.t ( ) e Ax.t ( nella documentazione a partire dalla ↓VIII dinastia ed ampiamente diffusa nell’epoca tarda (Wb. I, 214). b) La presenza del sacerdote-sem è inusuale in questa tipologia di scena, dove l’incensazione dell’uréo è abitualmente compiuta da un sacerdote-iunmutef (cfr. P. BARGUET, Art. cit., Hommages 68 Egittologia a Palazzo Nuovo à François Daumas, I, 53, n. 4). L’incensazione dell’uréo, che equivale all’incensazione della regalità faraonica, ha origini antiche nella religione egizia e nel Nuovo Regno costituisce una delle parti del rituale divino giornaliero (rA n snTr n arat: cfr. ad esempio A. MARIETTE, Abydos: description des fouilles exécutées sur l'emplacement de cette ville, 1869-1880, I, 36). L’assimilazione dell’uréo (principio femminile della potenza creatrice e distruttrice del sole) ad alcune divinità bellicose che partecipano alla difesa di Ra – e dunque della regalità stessa e della sua trasmissione – per mezzo del fuoco distruttore è ampiamente documentata dai testi religiosi egizi, soprattutto a partire dall’epoca tarda: si vedano il “rituale per pacificare Sekhmet” (J.-CL. GOYON, Le rituel du sHtp %xmt au changement de cycle annuel, Le Caire 2006, passim) o i testi del naos di El-Arisc (G. GOYON, Les travaux de Chou et les tribulations de Geb d’après le naos 2248 d’Ismailia, Kêmi VI [1936], 1-42). A File l’uréo si trova in associazione a Sekhmet, Upeset, Hathor, Tefnut e Isi quando esse, come “occhio di Ra”, sono poste a difesa del dio sole, di Osiri o di Horo a seconda delle esigenze della teologia locale (D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 347, index des thèmes mythiques). La necessità di contenere la potenza distruttrice dell’uréo e delle divinità a esso correlate si manifesta attraverso la creazione di appositi rituali: l’offerta dell’incenso rappresentata nella nostra scena possiede la duplice funzione di placarlo e proteggerlo dai nemici (cfr. Edfu I, 33,12 e 47,9; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 877). c) La colonna di testo, benchè lacunosa, presenta le due forme (settentrionale e meridionale) di Upuaut spesso attestate in scene analoghe, nel Libro dei Morti e nella documentazione abidena: Wp-wAwt-[¥maw-sxm-tA].wy e di Wp-wAwt-MHw-sxm-n.t-[p.t] (cfr. P. GRANDET, Le Papyrus Harris I (BM 9999), Le Caire 1994, II, n. 794; CHR. LEITZ, LGG, II, 345-346). Il segno potrebbe anche essere letto abA (“guida”) oltre che sxm? Cfr. a tal proposito alcuni passaggi dei Testi dei Sarcofagi: CT V, 99a e 99/119. CNF.14.L - INCORONAZIONE DEL SOVRANO (TERZO EPISODIO DELLA VISITA REGALE) Della lastra d’intercolumnio sulla quale è scolpita la scena si conserva soltanto la metà inferiore (cfr. CNF.2.L). Sulla parte superstite, anch’essa danneggiata da massicce martellature, è possibile riconoscere soltanto la presenza di cinque personaggi le cui didascalie sono completamente perdute. Al centro si trova Nectanebo I, che indossa un corto gonnellino avvolgente e la coda di toro; il sovrano è affiancato da due divinità maschili – probabilmente Horo e Thot, abbigliati alla stessa maniera del re – che dovevano essere raffigurate nell’atto di porre una corona sulla sua testa. Dietro ciascun dio si trova una divinità femminile. Le dee indossano una lunga veste avvolgente e tengono nelle mani uno scettro e il segno . Di quella all’estrema sinistra è ancora visibile parte della testa, che porta una parrucca tripartita sormontata dal copricapo a forma di spoglia di avvoltoio. Pur in mancanza di testi che ne confermino l’identità, si dovrebbe verosimilmente trattare di Nekhbet e Uaget, stando almeno agli altri paralleli noti di questa scena. - Figure: Tav. ↓II, fig. 27. - Bibliografia: PM VI, 206 (14) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,1; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 32/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0032). - Paralleli iconografici: tempio di Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia (J. LECLANT, Art. cit., BIFAO 53 [1953], 125, fig. 3, 144, fig. 14; ID., Recherches sur les monuments thébains de la XXVe dynastie dite Éthiopienne, Le Caire 1965, 214, n° A.6); tempio di Karnak, colonnato di accesso settentrionale della ↓↓V dinastia (CL. ROBICHON, P. BARGUET, J. LECLANT, Op. cit., pl. L↓III, L↓V, L↓↓II, L↓↓VI, L↓↓VIII); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM II, 463, n° 19,2; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120, in basso, 1.a.3 e n. 140). - Sulla tipologia della scena: cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121 e n. 141-145; A. MORET, Rituel journalier, cit., 23. Sopra la divinità femminile a sinistra: (← ) 1. 1 Possa ella dare ogni vita come Ra. Studi e ricerche dell’Università di Torino 69 CNF.15.L – OFFERTA DI MAAT A ISI DI ABIDO, ISI DI COPTOS E HORSIESI La scena reca pesanti martellature e scalfitture che hanno danneggiato il volto e buona parte del corpo del sovrano e delle divinità. A sinistra, Nectanebo I offre Maat ( ) con la mano sinistra e solleva il braccio destro con la mano aperta in segno di adorazione. Il sovrano indossa un corto gonnellino triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale dalla cui estremità si diparte una coppia di uréi e stretto in vita da una cintura dalla quale scende una coda di toro – un lungo pareo e un corpetto con bretelle; porta una collana-usekh e la corona-atef sul capo. Davanti al re si trovano tre divinità stanti: in prima posizione Isi di Abido, dietro di lei Isi di Coptos, seguita a sua volta da Horsiesi. Tali forme locali di Isi non sono altrove attestate nella documentazione di File o del vicino tempio dell’Abaton. Le due dee indossano una lunga veste avvolgente con bretelle, una collana-usekh e tengono lo scettro nella mano destra e il segno nella sinistra; portano sul capo una parruca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato rispettivamente dalla coppia di corna con disco solare (Isi abidena) e dal segno (Isi coptita). Horsiesi, raffigurato con corpo umano e testa di falco, indossa un corto gonnellino avvolgente stretto da cintura, un corpetto con bretelle e porta sul capo, al di sopra di una parrucca tripartita, la corona doppia; tiene lo scettro nella mano destra e il segno nella sinistra. - Figure: Tav. ↓III, fig. 28. - Bibliografia: PM VI, 207 (15) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,2; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 32/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0032). - Paralleli iconografici: cfr. CNF.9.L. - Sulla tipologia d’offerta: cfr. CNF.9.L. Titolo della scena: (← ) 1. (←) 2. Il re: (← ) 1. Isi di Abido: ( ) 1. Isi di Coptos: ( Horsiesi: ( ) 1. 2. ) 1. a) Titolo della scena: 1 Offrire Maat a sua madre Isi, perché ella possa dare la vita come Ra. Il re: 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 amato e dotato di vita. Isi di Abido: 1 Parole dette: “Io ti do tutto il valore”. 2 Isi, madre del dio, signora di Abidob). Isi di Coptos: 1 Isi, madre del dio, che risiede a Coptosc). Horsiesi: 1 Horsiesi, signore dell’Abaton. a) Il toponimo manca qui dei consueti determinativi. b) Nb.t AbDw identifica Isi come divinità principale di Abido, accanto al più frequente Hry.t-ib che la associa a Osiri nella documentazione locale. Tale epiteto compare in un numero esiguo di documenti tra i quali la stele British Museum EA 349, risalente al Nuovo Regno (M. L. BIERBRIER, Hieroglyphic texts from Egyptian Stelae, ecc, in the British Museum, XII, London 1993, tavv. 6061), e della stele Cairo TR 28/10/24/5, datata alla XXVI dinastia (P. MUNRO, Die spätägyptischen Totenstelen in Agyptologische Forschungen, Glückstadt 1973, Abb. 153). È nota almeno dal Nuovo Regno l’esistenza di un culto specifico di Isi ad Abido nella sua forma di Ast-n-pr-ms (Isi del mammisi), come attesterebbe la documentazione raccolta da H. De Meulenaere, legato probabilmente ad un edificio specifico (mammisi?) scoperto da Petrie all’interno del recinto di 70 Egittologia a Palazzo Nuovo Khentyimentyu ed attualmente scavato dall’Università di Yale: M. MÜNSTER, Untersuchungen zur Göttin Isis vom Alten Reich bis zum Ende des Neuen Reiches, Berlin 1968, 160 e 165-169; H. DE MEULENAERE, “Meskhénet à Abydos”, Religion und Philosophie. Festgabe für Philippe Derchain, 243-251; ID., “Isis et Mout du mammisi”, Studia Paulo Naster Oblata II. Orientalia Antiqua, Leuven 1982, 25-29; M. MARLAR, “Excavations of the Temple of Osiris at Abydos reported on behalf of the University of Pennsylvania Museum – Yale University – Institute of Fine Arts, New York University Expedition to Abydos”, Proceedings of the Ninth International Congress of Egyptologists – Grenoble 6-12 September 2004, II, 1251-1259. c) Nella teologia coptita la dea Isi è attestata sia in qualità di Hry.t-ib, come nella presente iscrizione, che come divinità principale (nb.t) del sito, il cui culto era associato a quello di Min nel tempio doppio situato nell’area settentrionale del temenos (tempio nord): M. MÜNSTER, Op. cit., 129-134, 167, 171-173; CL. TRAUNECKER, Coptos. Hommes et dieux sur le parvis de Geb, Leuven 1999, § 284-331; M. GABOLDE, Art. cit., Coptos. L’Égypte antique aux portes du désert, Lyon 2000, 80 e 83-84; M. DORESSE, Art. cit., RdÉ 23 (1971), 113-136 / RdÉ 25 (1973), 92-135 / RdÉ 31 (1979), 36-65. CNF.16.L – OFFERTA DELLE BENDE A ISI, NEFTI E HATHOR Pesanti martellature e scalfitture della superficie lapidea hanno danneggiato buona parte del volto e del corpo dei personaggi. Sono altresì presenti tre perforazioni della parte superiore della lastra d’intercolumnio, disposte a intervalli quasi regolari tra la testa di Nectanebo I e quella di Isi. A sinistra, il sovrano tende le braccia verso le divinità e offre due bende. Nectanebo indossa un corto gonnellino triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale dalla cui estremità si diparte una coppia di uréi e stretto in vita da una cintura cui è appesa una coda di toro –, un corpetto con bretelle e porta una collana-usekh e la corona doppia sul capo. Davanti a lui si trovano Isi, Nefti e Hathor, stanti. Tutte e tre indossano una lunga veste avvolgente con bretelle e una collana-usekh, tengono lo scettro nella mano destra e il segno nella sinistra e portano sul capo una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio. Quest’ultimo è sormontato rispettivamente da una coppia di corna e il disco solare (Isi), dal segno (Nefti) e da una coppia di corna, due alte piume e il disco solare (Hathor). - Figure: Tav. ↓III, fig. 29. - Bibliografia: PM VI, 207 (16) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,3; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit. n° 31/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0031). - Paralleli iconografici: chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Osiri e Isi (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., Tav. 70, al centro). - Sulla tipologia d’offerta: Wb. II, 87-88; P. GRANDET, Op. cit., II, n. 713; P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 435-436; →. BARTA, Die altägyptische Opferliste von der Frühzeit bis zur griechischrömischen Epoche, Berlin 1963, passim; A. MORET, Rituel journalier, cit., 178-190; S. CAUVILLE, La théologie d'Osiris à Edfou, cit., 174-175 (come offerta specifica di Osiri). Titolo della scena: (← ) 1. Il re: (← ) 1. Isi: ( ) 1. (←) 2. 2. ( ) 3. SIC ( ) 4. (davanti alla dea) Nefti: ( Hathor: ( ) 1. ) 1. 2. (davanti alla dea) 2. (davanti alla dea) Studi e ricerche dell’Università di Torino 71 Titolo della scena: 1 [Offrire/dare]a) le bendeb) a sua madre Isi. Il re: 1 Il signore delle Due Terre Kheperkara 2 amato e dotato di vita come Ra in eterno. Isi: 1 [Parole] dette: [“Io ti do] tutta la vita, la stabilità e la forza”. 2 Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’ 3 Abaton. 4 “Io ti do tutta la vita e la forza presso di me”. Nefti: 1 Nefti, eccellenzac) degli dei. 2 “Io ti do tutta la salute presso di me”. Hathor: 1 Hathor, signora di Senemetd), sovrana delle Due Terre. 2 “Io ti do tutta la gioia [presso di me]e)”. a) Il verbo che introduce la formula d’offerta è in lacuna: è tuttavia possibile restituire rdi o Hnq per i quali cfr. ad esempio i paralleli in P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 435-436. b) È possibile che la grafia , con segno , indicasse delle bende colorate, ma il testo non fornisce in tal senso alcuna altra informazione: cfr. P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 435-436; A. MORET, Rituel journalier, cit., 178-190. c) L’epiteto mnxt di Nefti ne mette in evidenza la qualità nello svolgere le proprie funzioni divine ma costituisce altresì un’allusione alle bende presentate dal sovrano nella scena: si richiama così il suo ruolo nell’imbalsamazione di Osiri, ricoperto nel mito insieme a Isi (cfr. Wb. II, 87,4; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 434-435). d) Per il determinativo al posto di cfr. supra CNF.4.L, nota f. Qui, l’uso del determinativo potrebbe anche essere stato dettato da necessità grafiche e/o di spazio. e) Restituzione in base ai paralleli dei testi afferenti a Isi e Nefti. CNF.17.L – OFFERTA DI MAAT A AMON-RA, MUT E KHONSU Della lastra d’intercolumnio e della scena ivi scolpita (cfr. anche CNF.23.L) restano attualmente solo l’estremità inferiore e pochissime tracce del rilievo alla base. Essa è tuttavia ricostruibile grazie a una breve descrizione di K. R. Lepsius, benché quest’ultima non fornisca alcuna informazione precisa sull’iconografia dei personaggi. La trascrizione dei testi, evidentemente parziale, segue quella pubblicata da Lepsius. - Bibliografia: PM VI, 207 (17) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,4; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 31/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0031). - Sulla tipologia d’offerta: cfr. CNF.9.L. Amon-Ra: ( Mut: ( Khonsu: ( ) 1. ) 1. ) 1. Amon-Ra: 1 Amon-Ra. Mut: 1 Mut, occhio di Ra. Khonsu: 1 Khonsu a Tebe, Nefer-hotep a Ipet-sut. CNF.18.L – OFFERTA A DUE DIVINITÀ IGNOTE La lastra d’intercolumnio sulla quale sono scolpite le scene (cfr. anche CNF.5.L) manca della metà superiore, lasciando mutili i testi e le figure. A sinistra, il sovrano indossa un corto gonnellino triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale e stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro – ed un lungo pareo. Di fronte al faraone si trova una tavola , sormontato da un fiore di loto. Tra la d’offerta lotiforme, sulla quale è appoggiato un vaso tavola d’offerta e il gonnellino del faraone sono state graffite in epoca moderna due lettere, g e N. Al centro della scena compare una divinità maschile stante che indossa un corto gonnellino 72 Egittologia a Palazzo Nuovo avvolgente, stretto in vita da una cintura cui è appesa una coda di toro e tiene uno scettro (probabilmente ) nella mano destra e il segno nella sinistra. Il dio è seguito da una divinità femminile, anch’essa stante. La dea indossa una lunga veste avvolgente e tiene nella mano sinistra il segno ; il braccio destro doveva essere probabilmente sollevato in direzione del dio, ma non è più visibile. - Figure: Tav. ↓IV, fig. 30. - Bibliografia: PM VI, 207 (18) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,6; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 30/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0030). Davanti alla divinità femminile: (← ) 1. 1 “Io ti do la durata di vita degli anni di Atum sulla terra”. II.1.4 – Lato ovest, interno CNF.25.L – SCENA PERDUTA La lastra d’intercolumnio corrispondente è completamente mancante. È possibile che si trattasse di un’altra uscita dal palazzo identica a CNF.13.L? CNF.19.L – PURIFICAZIONE DEL SOVRANO (SECONDO EPISODIO DELLA VISITA REGALE) La scena presenta numerose martellature e scalfitture della superficie lapidea che hanno parzialmente danneggiato le figure e le iscrizioni. Al centro della scena Nectanebo I è purificato ritualmente per mezzo dell’acqua lustrale; il sovrano indossa un corto gonnellino avvolgente – stretto in vita da una cintura dalla quale scende una coda di toro – un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una “calotta” con uréo alla quale è appeso, in corrispondenza della nuca, un nastro che scende sulla schiena. Ai lati del re si trovano Horo, a sinistra, e Thot, a destra. Le due divinità, raffigurate con corpo umano e testa animale, sono abbigliate alla stessa maniera del sovrano e portano sul capo una parrucca tripartita. Esse protendono il braccio sinistro verso il e che faraone, tenendo in mano un vaso inclinato dal quale esce una serie alternata di segni discende fino ai piedi del re; il loro braccio destro è invece sollevato, con la mano aperta in segno di protezione. - Figure: Tav. ↓IV, fig. 31. - Bibliografia: PM VI, 207 (19) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,5; Wb. Zetteln n° 300 (= DZA n° 30.856.720); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 36 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0036). - Paralleli iconografici: tempio di Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia (J. LECLANT, Art. cit., BIFAO 53 [1953], 144, fig. 13); tempio di Karnak, colonnato di accesso settentrionale della ↓↓V dinastia (CL. ROBICHON, P. BARGUET, J. LECLANT, Op. cit., pl. L↓I, L↓VI, L↓VIII, L↓↓I, L↓↓V, L↓↓VII); cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. VI, fig. 11); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM, II, 463, n° 21,1). - Sulla tipologia della scena: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121 e n. 141-145; A. H. GARDINER, “The Baptism of Pharaoh”, JEA 36 (1950), 3-12; A. B. LLOYD, Gods, priests and men; studies in the religion of Pharaonic Egypt by Aylward M. Blackman, London – New York 1998, 3-21 e spec. 8-10; A. MORET, Rituel journalier, cit., 21-30. Sulla tipologia di “calotta” indossata dal sovrano cfr. J. YOYOTTE, “Un nouveau souvenir de Sheshanq I et un muret héliopolitain de plus”, RdÉ 54 (2003), 223. Studi e ricerche dell’Università di Torino Il re: ( ) 1. Horo: (← ) 1. 4. (dietro il dio) 73 ? 2. 3. --- 5. (davanti al dio) Thot: ( ) 1. 4. (dietro il dio) 2. 3. --- ? 5. (davanti al dio) Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore [delle Due Terre] Nekhetnebef, tu sei vivente come Ra. Horo: 1 Il Behedetidea), dio grande, signore del cielo, 2 dalle piume variopinte, signore di Mesen, che presiede 3 Ta-setib), possa egli dare ogni vita. 4 Il Behe[detide ---] Nekhetnebef, con quest’acqua di vita e forza in eterno. 5 “La tua purificazione è la miac) purificazione e viceversad)”. Thot: 1 Il signore di Ermo[poli], il signore delle parole divine 2 che presiede Heserete), 3 possa egli dare ogni vita come Ra. 4 Il signore di Ermo[poli ---], il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara, per mezzo di [questa]f) acqua di vita e forza in eternog). 5 “La tua purificazione è la mia purificazione e viceversa”. a) Per l’epiteto cfr. A. H. GARDINER, “Horus the Behdetide”, JEA 30 (1944), 23-60; CHR. LEITZ, LGG, II, 814-816. b) Quest’epiteto è tipico delle forme nubiane di Horo, come quella legata a Buhen che compare nel monumento nella scena CNF.20.L. c) , come nel testo speculare riferito a Thot, è variante del pronome suffisso di 1° persona singolare. d) Per come determinativi di Ts-pXr, “viceversa”, cfr. i testi di CNF.10.P. Tale espressione è ricorrente nelle formule magiche o rituali (Wb. V, 404 e Wb. Belegt. V, 60) ed è caratteristica di questa tipologia di scena (cfr. i paralleli iconografici indicati supra in bibliografia e A. H. GARDINER, Art. cit., JEA 36 [1950], 12). e) Sul toponimo, che identifica secondo alcuni il temenos del santuario di Thot, secondo altri la necropoli di Ermopoli Magna: P. GRANDET, Op. cit., II, n. 784; P. MONTET, Géographie II, cit., 150; H. GAUTHIER, Dictionnaire des noms géographiques contenus dans les textes hiéroglyphiques, Le Caire 1925-1931, III, 42-43; G. ROEDER, “Zwei hieroglyphische Inschriften aus Hermopolis [Ober-Ägypten]”, ASAE 52 (1954), spec. 68, 113, linee di testo E16 e M31; G. LEFEBVRE, Le tombeau de Petosiris, Le Caire 1923-1924, 82, 87, 92, 102, 126 e 128. f) Restituzione probabile: cfr. il testo dietro il dio Horo, col. 4. g) Per qualche parallelo completo della formula di lustrazione cfr.ad esempio A. B. LLOYD, Op. cit., 9 e n. 75-76. CNF.20.L – SALITA DEL RE AL TEMPIO (QUARTO EPISODIO DELLA VISITA REGALE) La scena presenta cospicue martellature, scalfitture e lacune della superficie lapidea. Al centro della scena, Nectanebo I, preceduto da Khnum-Ra che lo tiene per mano e seguito da Horo di Buhen, accede al santuario per vedere la dea Isi. Tra la testa del sovrano e quella di Horo è ancora 74 Egittologia a Palazzo Nuovo visibile parte di un’iscrizione demotica, al di sotto della quale compare un graffito imitante il segno . Il sovrano indossa un corto gonnellino avvolgente – stretto in vita da una cintura cui è appesa una coda di toro –, un pareo, un corpetto con bretelle e una collana-usekh, appena disinguibile; porta sul capo il nemes con uréo sormontato da una corona-Tni. Il dio Khnum – la cui testa, molto probabilmente di ariete, non è più visibile – indossa anch’egli un corto gonnellino avvolgente con coda di toro, un corpetto con bretelle e porta sulla testa una corona-atef, riccamente decorata, della quale resta visibile solo la parte superiore; sulla base dei paralleli iconografici di scene simili il volto del dio doveva essere rivolto in direzione del faraone. Il dio tiene per mano il re con la sinistra e tende il braccio destro – oggi in lacuna – verso la sua bocca, offrendogli con la mano – questa ancora visibile – il segno . Dietro il faraone, Horo di Buhen con corpo umano e testa di falco, indossa gli stessi abiti di Khnum, la coda di toro, una collana-usekh e porta sul capo, sopra la parruca tripartita, la corona doppia. Il dio tiene per mano il sovrano con la destra e stringe il segno nella mano sinistra. A sinistra di questi personaggi si trova Isi, stante. La dea indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una lunga parrucca avvolgente con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio sormontato da coppia di corna e disco solare; tiene lo scettro nella mano sinistra e il segno nella destra. - Figure: Tav. ↓V, fig. 32. - Bibliografia: PM VI, 207 (20) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,3; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 35/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0035). - Paralleli iconografici: tempio di Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia (J. LECLANT, Art. cit., BIFAO 53 [1953], 129, fig. 5, 140, fig. 12); tempio di Karnak, colonnato di accesso settentrionale della ↓↓V dinastia (CL. ROBICHON, P. BARGUET, J. LECLANT, Op. cit., pl. L↓IV, L↓VII, L↓↓, L↓↓I↓); cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. VI, fig. 12); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scena inedita: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120, 1.a.4). - Sulla tipologia della scena: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121 e n. 141-145; A. MORET, Rituel journalier, cit., 23; GARDINER A. H., Art. cit., in JEA 36 (1950), 3-12. Titolo della scena: ( ) 1. SIC Il re: ( ) 1. Khnum-Ra: ( ) 1. Horo di Buhen: ( Isi: (← ) 1. 2. ) 1. 2. ? (←) 3. 2. Titolo della scena: 1 “Quanto a te, vie[ni] dispensatrice di vita!”. a) dunque al tempio, e vedib) tua madre Isi, Il re: Il dio perfetto, signore delle Due Terre, Nekhetnebef. Khnum-Ra: 1 Khnum-Ra, signore di Senemet, 2 il dio grande, signore del cielo. Horus di Buhen: 1 Horo di Buhen, il dio grande 2 che presiede Ta-[seti]c). Isi: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vita e la forza”. 2 Isi, dispensatrice di vita, signora e sovrana di Senemet, 3 amata e dotata di vita come Ra. a) Sulla base dello spazio a disposizione e delle parti di segni visibili si restituisce l’imperativo mi (Wb. II, 35) seguito nel testo dalla particella enclitica (j)r (cfr. ad esempio CT, I, 240b, B12C e Studi e ricerche dell’Università di Torino 75 II, 134h, G2T). Per l’uso in ambito rituale dell’espressione mi (j)r.k cfr. ad esempio A. MORET, Rituel journalier, cit., VIII,7, IX,1/3, XXIX,8 e Pl. 1. b) “Vedere la divinità”, azione introdotta nel titolo della scena dal consueto verbo mAA, costituisce il momento culminante e più significativo del percorso che il sovrano si accinge a compiere entrando nel santuario di Isi: sull’importanza della vista nell’esperienza del divino per la civiltà egizia si veda D. VAN DER PLAS, “«Voir» dieu. Quelques observations au sujet de la fonction des sens dans le culte et la dévotion de l’Égypte ancienne”, BSFE 115 (1989), 4-35. c) Benché quasi completamente in lacuna, le tracce di segni visibili permettono di restituire l’epiteto xnty &A-sti che completa la titolatura di questa forma locale di Horo, una delle quattro attestate nella regione nubiana, cui Isi era intimamente legata nella regione specialmente in epoca ramesside: cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, “Thot de Pnoubs (la ville) ou Thot du Nébès (l’arbre)”, RdÉ 39 (1988), n. 3; G. ROEDER, Der Tempel von Dakke, Le Caire 1913-1930, 241, § 535 e Bl. 9; P. MONTET, Géographie II, cit., 23; CHR. DESROCHES-NOBLECOURT & CH. KUENZ, Op. cit., I, 195, n° 268 e 196, n° 273. CNF.21.L – OFFERTA DELLE DUE CORONE A NEKHBET E UAGET La scena presenta cospicue martellature e scalfitture della superficie lapidea che hanno quasi completamente cancellato le figure e buona parte delle iscrizioni. A destra, Nectanebo I presenta la corona bianca ( ), nella mano destra, e la corona rossa ( ), nella sinistra, ciascuna posta sopra un canestro. Il sovrano indossa un corto gonnellino triangolare con decorazione a fascia verticale alla cui estremità si diparte una coppia di uréi, un corpetto con bretelle, una collanausekh, bracciali ai polsi e porta sul capo la corona doppia. Davanti al re si trovano Nekhbet e Uaget, entrambe stanti. Le due divinità indossano una lunga veste avvolgente con bretelle, una nella destra. Sulla testa, collana-usekh e tengono lo scettro nella mano sinistra e il segno Nekhbet porta una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio sormontato da corona-atef, Uaget porta una parrucca tripartita con uréo sulla fronte, sormontata dalla corona rossa. - Figure: Tav. ↓V, fig. 33. - Bibliografia: PM VI, 207 (21) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,2; E. →INTER, Untersuchungen zu den ägyptischen Tempelreliefs der Griechisch-Römischen Zeit, →ien 1968, 67; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 34/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0034). - Paralleli iconografici: File, primo pilone, torre est, lato sud, offerta di Tolomeo ↓III ad Horsiesi (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 11 e phot. 183); tempio di Isi, naos, esterno, muro est, offerta ad Horo-nedjotef e Isi (G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit., I, pl. ↓↓I↓, scena VIII); mammisi, parete nord della camera II, parte ovest, offerta di Tolomeo VIII a Nekhbet (H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 93, n° 11 e phot. 924) e parete esterna ovest del naos, offerta di Tiberio a Arpocrate ed Isi (Ibid., 325 e phot. 992). - Sulla tipologia d’offerta: LÄ III, 811-816; P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 453, 709 e 1010-1011; A. MORET, Rituel journalier, cit., 146 e n. 2. Titolo della scena: ( Il re: ( ( ) 1. ) 1. a) b) 2. ( ) 3. ) 4. (dietro il sovrano) Nekhbet: (← )1. Uaget: (← ) 1. 2. 2. (dietro la dea) 3. 4. 76 Egittologia a Palazzo Nuovo Titolo della scena: 1 La corona bianca e la corona rossa sono stabilite sulla tua testac). Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto [Kheper]ka[ra], 2 il figlio di Ra [Nekhetnebef], 3 dotato di vita come Ra in eterno. 4 [Dio] perfetto, signore delle Due Terre Kheperkara, fi[glio di] Ra, signore delle [appar]izioni [Nekhetneb]ef, vivente in eterno, la corona bianca e la corona rossad) appaiono sulla [tua] testa in pace. Nekhbet: 1 Parole dette: “Io ti do la durata di vita di Ra”. 2 Nekhbet, la bianca di Nekhen, signora del cielo, sovrana delle Due Terre, 3 possa ella dare ogni vita 4 come Ra. Uaget: 1 Uaget di Buto, signora del cielo. 2 Parole dette: “Io faccio in modo che la corona bianca e la corona rossa appaiano sulla tua testa, e tu sarai stabilito in qualità di signore delle Due Terre sul tuo trono come H[or]o, in eterno”. . a) per b) Il nome del re è completamente in lacuna. c) Il titolo dell’offerta si presenta come un discorso diretto delle divinità al sovrano, come indicano l’antico perfettivo mn.T(j) ed il seguente tp.k, entrambi riferiti a Nectanebo I. d) per IV, 476). (cfr. P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 453 e 1010-1011; Wb. II, 125 e CNF.22.L - OFFERTA DELL’INCENSO E DI UNA LIBAGIONE A OSIRI, ISI E HORSIESI A destra, Nectanebo I indossa un corto gonnellino avvolgente con decorazione a fascia verticale – stretto in vita da una cintura dalla quale doveva forse pendere una coda di toro, oggi non più visibile – un lungo pareo, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo la coronaatef. Il braccio sinistro è sollevato in direzione delle divinità e porta nella mano un incensiere ; il braccio destro è disteso verso il basso e stringe nella mano un vaso dal quale zampilla dell’acqua che scende in direzione di una tavola d’offerta circolare su alto sostegno, sulla quale sono disposti quattro pani tondi. Davanti a quest’ultima si trova una seconda tavola d’offerta lotiforme, più alta, sulla quale è disposto un vaso , sormontato da un fiore di loto. Davanti al sovrano e alle tavole d’offerta compaiono Osiri, Isi e Horsiesi-nedjotef, tutti stanti. Osiri appare con la sua classica iconografia: mummiforme e con le braccia ripiegate sul petto, porta una collana-usekh, la barba posticcia e la corona-atef sul capo; tiene lo scettro nella mano sinistra e il nella destra. Isi indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, una collana-usekh e flagello porta sulla testa una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato da coppia di corna e disco solare con uréo; tiene il segno nella mano destra. Il braccio sinistro è sollevato in direzione di Osiri con la mano aperta in segno di protezione. Horsiesi-nedjotef indossa un corto gonnellino avvolgente stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una parrucca tripartita sormontata dalla corona doppia. Il dio tiene lo scettro nella mano sinistra e il segno nella destra. In alto, a sinistra del vaso di incenso tenuto dal re, in basso, dietro le gambe di Osiri, e sulla . veste e dietro le gambe di Isi si segnala la presenza di quattro graffiti imitanti il segno - Figure: Tav. ↓VI, fig. 34. - Bibliografia: PM VI, 207 (22) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,1; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 271 e n. 470; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 34/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0034). - Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Isi e Osiri (H. JUNKER, Der grosse Studi e ricerche dell’Università di Torino 77 Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 88) e a Horsiesi (Ibid., Abb. 85, terzo registro dall’alto); cappella di Hakoris a Karnak, offerta alla barca sacra di Amon (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. ↓, fig. 18 e ↓I, fig. 19; il re tiene qui un incensiere ); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Amon-Ra-Harakhty (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 64, in alto a sinistra) e a Isi e Osiri (Ibid., pl. 62, primo registro dall’alto). - Sulla tipologia d’offerta: cfr. CNF.4.L; P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 876-878; in relazione ai riti delle decadi cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 130-sgg. e n. 217-218. Titolo della scena: ( Il re: ( ) 1. ) 1. 2. Osiri: (← ) 1. Isi: (← ) 1. 2. a) 3. (←) 2. Horsiesi: (← ) 1. 3. (←) 4. (← ) 3. (davanti alla dea) (←) 2. Titolo della scena: 1 Fare l’incensazione e la purificazione di suo padre. Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Nekhetnebef 2 dotato di vita come Ra 3 in eterno. Osiri: 1 Parole dette: “Io ti do le feste pari alle mieb)”. 2 Osiri-Onnofri, il dio grande 3 che risiede nell’Abaton, 4 dotato di vita come Ra. Isi: 1 Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, 2 am[ata] e dotata di vita. 3 Isi, la protettricec) di suo fratello Osiri Onnofri. Horsiesi: 1 Horsiesi, nedj 2 otef d). a) Si noti che il toponimo è qui privo di determinativi. (con corona rossa) per il pronome b) Letteramente “come me”. Si noti l’uso del segno suffisso. c) L’epiteto xwt sn.s Wsir – iconograficamente esplicitato nella scena dal gesto di protezione di Isi – richiama una delle principali funzioni della sua forma filense: cfr. CHR. LEITZ, LGG, V, 672sgg. e infra III.1. Per un parallelo grafico stringente cfr. H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 85, secondo registro dall’alto. d) Su Horsiesi cfr. in generale A. FORGEAU, @r-sA-Ast. La jeunesse d’un dieu, Le Caire 2010. Si preferisce qui non tradurre l’epiteto nD-Hr-it.f (nedjotef) di Horsiesi, che presenta ancor oggi più di una possibilità d’interpretazione: accanto all’ormai desueto “protettore/vendicatore di suo padre” (cfr. H. BONNET, Reallexikon, cit., 269 [Harendotes]; J. P. CORTEGGIANI, L’Égypte ancienne et ses dieux. Dictionnaire illustré, cit., 167-168) si vedano infatti le proposte di D. Meeks, “colui che si prende cura/che mostra pietà di suo padre” (LÄ II, 966 e J. P. CORTEGGIANI, loc. cit.), e quella più recente di Ph. Derchain, “colui al quale suo padre chiede di render conto” (PH. DERCHAIN & M. TH. DERCHAIN-URTEL, “Harendotes [Celui a qui son père demande des comptes]”, GM 233 [2012], 5-8). 78 Egittologia a Palazzo Nuovo II.2 – Porte di accesso (schema Tav. ↓VII, fig. 38) CNF.10.P – INGRESSO PRINCIPALE, LATO NORD DELL’EDIFICIO La decorazione dei lati interni degli stipiti presenta alcune lacune, quella dei lati esterni è completamente perduta. - Figure: Tavv. ↓VII-↓I↓, figg. 39-47. - Bibliografia: PM VI, 206 (10) e 205 [A] (pianta); Wb. Zetteln n° 289 (= DZA 30.856.710); H. JUNKER, “Der Bericht Strabos über den heiligen Falken von Philae im Lichte der ägyptischen Quellen”, WZKM 26 (1912), pl. III; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 26 e 33 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0026 e B0033). - Paralleli iconografici: chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 65, a destra, e 66, a sinistra). Sulla decorazione dei lati a e b cfr. supra CNF.19.L. a – STIPITE OVEST, INTERNO (Tav. ↓VII, fig. 40 e ↓VIII, fig. 41) Della decorazione si conserva solo il registro inferiore, dove Thot fa una lustrazione in direzione dell’ingresso. Il dio indossa un corto gonnellino avvolgente stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle e porta sul capo una parrucca tripartita, di cui solo la parte inferiore è visibile. La testa e le braccia del dio sono sollevate e dovevano sorreggere verosimilmente un vaso da libagione. In alto: (←) 1. --- Davanti a Thot: (← ) 1. In alto: 1 [Amato da (?)] Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Aba[ton (?) ---]a). Davanti a Thot: 1 “La tua purificazione è la mia (purificazione) e viceversab), quattro volte. a) Il toponimo è parzialmente in lacuna. La restituzione Iw-[wab] è verosimile, grazie all’analoga iscrizione sul lato b della porta e tenendo in considerazione che Isi è normalmente detta “signora” (nb.t) di File, mentre è “ospite” (Hry.t-ib) dell’Abaton. , che precedono il gruppo , come determinativi di Ts-pXr; b) Si interpretano qui i segni una lettura sp-sn sp-4 (“due volte per quattro volte”?), non darebbe infatti senso: si vedano a tal proposito i testi del lato b della porta e la scena CNF.19.L, nota d, dove essi sembrano avere la stessa funzione grafica. b – STIPITE EST, INTERNO (Tav. ↓VIII, figg. 42-43) Della decorazione, danneggiata da martellature e scalfitture della superficie lapidea, si conserva oggi solo il registro inferiore e la sommità di quello superiore. Quest’ultimo è incorniciato dal segno geroglifico della volta celeste ( ), attraversato al centro da una corona doppia; a destra di questa, si trovano i resti di un motivo decorativo raffigurante un disco solare con ali spiegate ( ). In basso, il dio Horo, abbigliato come Thot nella scena del lato a, fa una lustrazione in direzione del passaggio. Le braccia della divinità sono sollevate e tengono un vaso per libagione, inclinato verso l’ingresso. Sopra la testa del dio sono ancora visibili le tracce di un’iscrizione demotica. In alto: ( ) 1. Sopra a Horo: ( Davanti a Horo: ( SIC ) 1. --- 2. --- ) 1. a) 3. --- 4. --- Studi e ricerche dell’Università di Torino 79 In alto: 1 Amato da Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton. Sopra a Horo: 1 [---] il dio grande, signore del cielo, 2 [---] all’orizzonte 3 [---] Ta-seti 4 [---] come Ra in eterno. Davanti a Horo: 1 La tua purificazione è [la mia] (purificazione) e viceversa, quattro volte. a) Restituzione probabile sulla base del confronto con il testo del lato a e quelli di CNF.19.L. c – STIPITE OVEST, NEL PASSAGGIO (Tav. ↓I↓, fig. 44 e 46) La decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano solo i primi due dal . basso, ciascuno caratterizzato da una sequenza di In alto: ( ? ) 1. 1 Il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, [amato da (?)] Isi, dispensatrice di vita. d - STIPITE EST, NEL PASSAGGIO (Tav. ↓I↓, fig. 45 e 47) Come per il lato c la decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano i primi tre dal basso, ciascuno caratterizzato da una sequenza di . ? In alto: (← ) 1. 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, [amato da (?)] Hathor, signora di Senemet, signora del cielo. CNF.11.P – INGRESSO SUL LATO EST DELL’EDIFICIO, QUINTO INTERCOLUMNIO DA NORD La porta manca della parte superiore degli stipiti e dell’intero architrave. - Figure: Tavv. ↓↓-↓↓II, figg. 48-55. - Bibliografia: PM VI, 206 (11) e 205 [A] (pianta); H. JUNKER, Art. cit., WZKM 26 (1912), Tav. III; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 23/destra e 30/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0023 e B0030). - Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. I, figg. 1-2); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scene inedite: cfr. PM, II, 464, n° 24-25); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 69, al centro). Sulle scene dei lati a e b cfr. anche CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 23-25. a – STIPITE SUD, ESTERNO (Tav. ↓↓, fig. 49) La decorazione manca della parte mediana, mentre le rimanenti sono danneggiate da martellature e scalfitture della superficie lapidea. Il campo è interamente occupato dal sovrano, rivolto verso il passaggio; egli indossa un corto gonnellino triangolare con coda di toro, porta sul capo la corona rossa, di cui si scorge solo l’estremità superiore, e stringe nella mano destra il bastone-maks. In alto, al di sopra del consueto protocollo regale, sussistono la parte inferiore di un’ala e delle zampe di un rapace, raffigurato nell’atto di planare sopra il re ad ali spiegate (cfr. supra paralleli e CNF.12.P, lato a); il volatile tiene nelle zampe il segno Protocollo regale: (← ) 1. 2. 3. 4. . 80 Egittologia a Palazzo Nuovo 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 Il figlio di Ra, [il signore delle apparizioni Nekhetnebef] 3 amato e dotato di ogni la vita, salute 4 e gioia come Ra in eterno. b – STIPITE NORD, ESTERNO (Tav. ↓↓, fig. 50) La decorazione manca della parte mediana, mentre le rimanenti sono danneggiate da martellature e scalfitture della superficie lapidea. La scena e il protocollo regale sono simmetrici e complementari a quelli del lato a; il sovrano indossa qui la corona bianca. Protocollo regale: ( ) 1. 2. 3. 4. 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 Il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef 3 amato e dotato di ogni vita, salute 4 e gioia come Ra in eternoa). a) La grafia contratta di Dt è dovuta alla mancanza di spazio, parzialmente occupato dalla sommità della corona bianca del sovrano. c – STIPITE SUD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. ↓↓I, fig. 51) La decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano solo i primi tre dal basso, ciascuno caratterizzato da un motivo . Iscrizione verticale lungo lo stipite: ( ) 1. --- ? SIC a) 1 [---] (e) ogni cosa buona e pura [---] per sua madre Hathor, signora di Senemet, per far sì che ella doni la vita. a) In questa lacuna di circa un quadrato sono ancora leggibili un segno parte di altri due (?) segni che non è stato possibile riconoscere. , in basso a destra e d – STIPITE NORD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. XXI, fig. 52) Come per il lato c, la decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano solo i primi tre dal basso, ciascuno caratterizzato da un motivo Iscrizione verticale lungo lo stipite: (← ) 1. --- . a) 1 [---] purificare le offerte divine per sua madre Isi dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, ciò è fatto per colei che dispensa la vita (= Isi)b). a) Determinativo di un termine in lacuna? b) Per la formula ir n.s di anx cfr. E. TEETER, Op. cit., spec. 66. Per un parallelo coevo cfr. ad esempio D. KLOTZ, “A Naos of Nectanebo I from the →hite Monastery Church (Sohag)”, GM 229 (2011), 40. e – STIPITE SUD, INTERNO (Tav. XXII, fig. 55) L’iscrizione, quasi completamente perduta, è incorniciata da un motivo ad “astragali”. Iscrizione verticale lungo lo stipite: ( ) 1. a) --- b) Studi e ricerche dell’Università di Torino 81 1 [L’Horo “Forte] di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le D[ue Terre” ---] amato da [---]. a) Restituzione possibile: cfr. i paralleli della titolatura di Nectanebo I nei testi delle colonne e di CNF.12.P. b) il segno a fine colonna è oggi quasi completamente cancellato ma è tuttavia ben leggibile in H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 30. f – STIPITE NORD, INTERNO (Tav. XXII, fig. 54) L’iscrizione, come quella del lato e, è incorniciata da un motivo ad “astragali”. Iscrizione verticale lungo lo stipite: a) (← ) 1. b) 1 [L’Horo “Forte di braccio”], le Due Signore “Colui che perfeziona le Due Terre”, l’Horo d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara, amato da Isi, dispensatrice di vita. a) Restituzione possibile: cfr. i paralleli della titolatura di Nectanebo I nei testi delle colonne e di CNF.12.P. b) Si noti qui il determinativo del nome di Isi, segno , che raffigura una divinità che porta sul capo il del suo nome. CNF.12.P – INGRESSO SUL LATO OVEST DELL’EDIFICIO, SECONDO INTERCOLUMNIO DA NORD La porta, specialmente lo stipite sud, manca di alcuni elementi architettonici di coronamento e di parte della decorazione. - Figure: Tavv. ↓↓II-↓↓VI, figg. 56-72. - Bibliografia: PM VI, 206 (12) e 205 [A] (pianta); J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, I, 167 (in basso); LD, Text, IV, 131,2; H. JUNKER, Art. cit., WZKM 26 (1912), Tav. III; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 29/destra, 35/destra e 36/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0029, B0035 e B0036). - Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. I, figg. 1 e 2); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scene inedite: cfr. PM, II, 464, n° 24-25); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 69, al centro). Sulle scene dei lati a e b e sul tema della litania d’offerta cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 23-25 e 125-sgg. a – STIPITE NORD, ESTERNO (Tav. XXIII, figg. 57 e 59) Il campo è interamente occupato dal sovrano, rivolto verso il passaggio; egli indossa un corto gonnellino triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale con coppia di uréi e stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro –, un corpetto con bretelle e una collana-usekh; porta sul capo la corona bianca con uréo e con un lungo nastro frangiato che dalla nuca scende dietro le spalle. Il sovrano tiene il bastone-maks nella mano sinistra e stende il braccio destro con la mano aperta verso l’ingresso, nel gesto di introduzione. In alto, sopra il consueto protocollo regale compare un rapace ad ali spiegate che plana sopra il re. Il volatile tiene tra le zampe il segno . A destra del protocollo regale è raffigurata una divinità tutelare in forma di del Basso Egitto. Sopra il rapace, la scena è serpente (Uaget?), posta sopra il simbolo inquadrata dal segno della volta celeste. Al di sopra di quest’ultimo si trova un ulteriore registro decorativo nel quale campeggia un disco solare alato con uréi. 82 Egittologia a Palazzo Nuovo a) Sopra il disco solare alato: 1. Protocollo regale: (← ) 1. 2. Davanti al re: (←) 1. Dietro il re: (← ) 1. 3. 4. 5. 2. ? Sopra il disco solare alato: 1 Il Behedetide, dio grande, signore del cielo, possa egli donare la vita. Protocollo regale: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara 2 il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, 3 amato e dotato di vita 4 come Ra per l’eternità 5 sempiterna. Davanti al re: 1 Fare la litania d’offertab) di ogni cosa buona, 2 che è pura due volte. Dietro il re: 1 Protezione e vita sono dietro [di lui (?)]c), come Ra. a) Uso aplografico di : cfr. l’iscrizione sul lato b. b) Wdn introduce la formula della litania d’offerta. Questo verbo è spesso sostituito da perifrasi quali ir wdn (Wb. I, 392) o sqr (wdn.t) (Wb. IV, 307.8). Essa compare abitualmente in analoghe scene sugli stipiti di porte riservate all’accesso delle offerte (cfr. supra i paralleli in bibliografia) e rientra nel rituale di macellazione e presentazione delle primizie alle divinità. Quest’ultimo è composto dai seguenti episodi: 1. abbattimento dell’animale (verbi smA/Sad); 2. consacrazione dei pezzi di carne scelta (formula Hwi a-r stp.wt); 3. offerta delle carni (più rara, formula rdi wab stpwt); 4. olocausto (formule wAH ax, rdi stp.wt Hr wr.t e Ts x.t Hr xA.wt); 5. accoglienza ed introduzione delle offerte (cfr. H. JUNKER, art. cit., ZÄS 48 [1911], 69-77; J. LECLANT, Recherches, cit., 75, pl. 40 e 81; N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 65-66). Una relazione tra la litania d’offerta e la presentazione delle primizie è riscontrabile anche qui, come comprova la presenza a sinistra di questa porta della scena CNF.6.L raffigurante l’episodio “Hwi a-r stp.wt”: cfr. infra III.2. c) Restituzione probabile ma non del tutto sicura. b – STIPITE SUD, ESTERNO (Tav. XXIII, figg. 58 e 60) La decorazione, che manca della parte relativa al protocollo regale, si presenta simmetrica e complementare a quella del lato a; il sovrano indossa qui la corona rossa. Del rapace al di sopra del protocollo regale si conserva solo la parte superiore, mentre del disco solare alato del registro superiore manca buona parte dell’ala sinistra e della relativa iscrizione geroglifica. a) Sopra il disco solare alato: 1. Davanti al re: ( ) 1. Dietro il re: ( ) 1. a) ? 2. ( ) 3. SIC a) Sopra il disco solare alato: 1 Il Behedetide, dio grande, signore del cielo, [possa] egli [donare la vita]. Davanti al re: 1 [Fare l’offerta litanica] di ogni [cosa] buona 2 che è pura. 3 Tutto ciò che entra e che esceb) dal tempio di Isi, dispensatrice di vita, sia puro due voltec). Dietro il re: 1 Protezione e vita sono [dietro di lui (?)], come Ra. Studi e ricerche dell’Università di Torino 83 a) Restituzioni possibili sulla base dei paralleli del lato a. b) Il doppio determinativo suggerisce di comprendere questa forma participiale come un’abbreviazione della formula aq(.w)-pr(.w), ossia “ciò che entra e che esce” (cfr. Wb. I, 232,1-5). Essa, che sembra qui sostituire il più abituale aq(.w) (cfr. paralleli in bibliografia), fa supporre che la porta potesse essere usata ritualmente nelle due direzioni. I participi possono riferirsi sia alle offerte, sia alle persone che accedono all’edificio: Cl. Traunecker traduce l’espressione aq(.w) nb con “tutto ciò che penetra”, con riferimento alla formula della litania d’offerta che precede anche qui il testo (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 24); E. Bresciani traduce invece “chiunque entri”, intendendo in tal caso i sacerdoti addetti al culto che erano tenuti a purificarsi prima di accedere agli edifici sacri per celebrare i riti (E. BRESCIANI & S. PERNIGOTTI, Assuan, il tempio tolemaico di Isi. I blocchi decorati e iscritti, Pisa 1978, 76-77). In relazione alla funzione rituale che la porta sembra ricoprire si è qui preferito seguire la traduzione di Traunecker. In ogni caso, il testo indica chiaramente che ciò che passava attraverso questa porta era destinato al santuario/tempio di Isi (r Hw.t-nTr Ast). c) può essere considerato un aggettivo con pronome di richiamo .f sottinteso, un imperativo di wab senza pronome dipendente e con valore riflessivo (come proposto in traduzione, “si purifichi” o “sia puro”: cfr. Wb. I, 281; E. BRESCIANI & S. PERNIGOTTI, loc. cit.), oppure una grafia contratta di iw wab con ellissi di iw (cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, loc. cit.). L’espressione sp-sn può essere intesa come un’indicazione rituale (“ripetere due volte”) o come un modo per esprimere il superlativo di wab (“puro due volte”, cioè “purissimo”). c – SULL’AGGETTO DELLO STIPITE NORD, ESTERNO (Tav. XXV, fig. 66) (← ) 1. a) 1 L’Horo“Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le due terre”, l’Horo d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Nekhetnebef, amato da Isi, dispensatrice di vita, signora di File. , con in luogo del più consueto , è ad oggi attestato nel nome di Horo di a) Nectanebo I soltanto nelle iscrizioni del “chiosco”: qui (iscrizioni c e d), nei testi della colonna CNF.38.C e nel testo esterno dell’architrave, CNF.40.A (cfr. H. GAUTHIER, Livre des rois d’Égypte, Le Caire 1916, IV, 183-sgg. e J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen Königsnamen, cit., 226-227). Si ricorda tuttavia che la metatesi T/d/t nella grafia del termine compare già a partire dal Nuovo regno ed è normale nella documentazione demotica coeva; essa diventa poi comune nei testi tolemaici e nelle titolature degli imperatori Augusto, Tiberio e Nerone con le varianti TmA/dmA/tmA (cfr. Wb. V, 367; CHR. LEITZ, LGG, VII, 462-465 ; J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen Königsnamen, cit., Mainz 1999, 249, 253 e 255). è attestata anche nel coevo tempio nell’oasi di El-Bahrein, parzialmente Una variante decorato a suo nome, ma nella titolatura del re libico Unamon (cfr. P. GALLO, “Ounamon, roi de l’oasis libyenne d’El-Bahreïn”, BSFE 166 [2006], figg. 5 e 12-14; cfr. anche, nel presente volume, il contributo di L. Uggetti, Tavv. II, fig. 4 e X, fig. 23); la medesima grafia si riscontra anche nella titolatura di questo sovrano, contemporaneo di Nectanebo I, nei rilievi del tempio di Umm ‘Ebeyda a Siwa (P. GALLO, Art. cit., BSFE 166 [2006], 28, figg. 15-16). d - SULL’AGGETTO DELLO STIPITE SUD, ESTERNO (Tav. XXV, figg. 65 e 67) ( ) 1. --- 84 Egittologia a Palazzo Nuovo 1 L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che per[feziona le due terre”, l’Horo d’oro “Colui che fa ciò che] gli dei [am]ano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Nekhetnebef, amato da Isi, [dispensatrice] di vita, [---]a). a) Sulla pietra sono visibili solo pochi tratti di segni geroglifici non restituibili con certezza. e – STIPITE NORD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. XXIV, figg. 61 e 63) La decorazione si compone di una serie di tre registri, ciascuno caratterizzato da una coppia di motivi . In alto, a destra del cartiglio con il prenome di Nectanebo I, è visibile parte di una decorazione raffigurante una divinità tutelare in forma di avvoltoio posta sopra un segno . In alto: ( ) 1. --- (←) 3. 2. --- Iscrizione verticale lungo lo stipite: ( ) 1. In alto: 1 [---] Kheperkara. 2 [---] del cielo, sovrana delle due terre. 3 Amato da Hathor, signora di Senemeta), e dotato di vita come Ra. Iscrizione verticale lungo lo stipite: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, signore delle apparizioni Nekhetnebef, amato da Isi, dispensatrice di vita, signora di Senemet, signora e sovrana di File. a) Per l’uso del determinativo al posto di cfr. supra CNF.4.L, nota f. f – STIPITE SUD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. XXIV, figg. 62 e 64) La decorazione, come quella del lato e, si compone di una serie di tre registri, ciascuno caratterizzato da una coppia di motivi In alto: ( ) 1. . --- Iscrizione verticale lungo lo stipite: (← ) 1. --In alto: 1 Amato da Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, e dotato [di vita ---]. Iscrizione verticale lungo lo stipite: 1 [---] il signore delle apparizioni Nekhetnebef, amato da Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di File. g – STIPITE NORD, INTERNO (Tav. XXVI, figg. 71 e 72) In alto, il sovrano in forma di sfinge con nemes, uréo e barba posticcia, allunga le zampe anteriori in direzione dell’entrata presentando un incensiere. Tale motivo decorativo è caratteristico porte e accessi sulle quali svolge una funzione apotropaica e “rituale”, purificando simbolicamente tutto ciò che vi passa attraverso (cfr. ad esempio C. DE →IT, Le rôle et le sens du lion dans l’Égypte ancienne, Leiden 1951, 71-82 e spec. 73-74). Esso è tipico anche delle scene d’offerta della mirra dove costituisce l’oggetto presentato dal sovrano (cfr. a titolo di esempio H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 54 e 112; H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 53 e Phot. 954, 299 e Phot. 981, 395 e Phot. 1014; G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit., I, pl. ↓VIII, scena III’.e, pl. ↓↓↓III, registro superiore, scena VII; Ibid., II, pl. L↓, fig. 1, scena II). Come per la porta CNF.11.P l’iscrizione lungo lo stipite è incorniciata da un motivo ad “astragali”. Studi e ricerche dell’Università di Torino 85 Iscrizione verticale lungo lo stipite: ( ) 1. a) 1 L’Horo [“Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona] le due terre”, l’Horo d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, amato da Isi la grande, madre del dio. a) Restituzione probabile in base alle iscrizioni dei lati c (cfr. anche n. a) e d. h - STIPITE SUD, INTERNO (Tav. XXVI, figg. 69 e 70) La decorazione è identica a quella del lato g e ad essa speculare. L’iscrizione lungo lo stipite è incorniciata da un motivo ad “astragali”. Iscrizione verticale lungo lo stipite: (← ) 1. --1 [--- l’Horo] d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, amato da Isi, dispensatrice di vita, signora di File. II.3 – Colonne (schema Tav. ↓↓VII, fig. 73) II.3.1 – Lato est CNF.26.C Della colonna, anepigrafe, si conserva solo la parte inferiore del fusto, incluso nella struttura dello stipite est della porta CNF.10.P (cfr. Tav. ↓VII, figg. 39-40). CNF.27.C Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle lastre d’intercolumnio. - Figure: Tav. ↓↓I↓, figg. 82-83. - Bibliografia: H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25 e 26 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025 e B0026). Iscrizione esterna/nord: (← ) 1. --1 [---] Kheperkara, il figlio di Ra Nekhetnebef, amato da Hathor, signora di Senemet. Iscrizione esterna/ est: ( ) 1. --- a) ? 1 [--- il fig]lio [di Ra], il signore delle apparizioni Nekhetnebef, amato da Amon-Ra che risiede nell’Abatonb). , sembra a) Il segno iw che compare normalmente nelle iscrizioni dell’edificio con la grafia presentarsi qui piuttosto nella variante (cfr. anche CNF.3.L, testo di Osiri, col. 3); una variante sembra invece attestata nell’iscr. interna di CNF.29.C (infra). b) Questo è l’unico testo del monumento che presenta il dio Amon-Ra nella sua forma locale, ospite dell’Abaton (Hry-ib Iw-wab). CNF.28.C Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle vicine lastre d’intercolumnio. - Figure: Tav. ↓↓↓, figg. 84-85. - Bibliografia: LD, Text IV, 135,2 (in alto a destra, iscr. esterna) e 134, 2 (iscr. interna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25 e 32 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025 e B0032). 86 Egittologia a Palazzo Nuovo Iscrizione esterna: a ( ) 1. ) 1 [Il re dell’Alto e Ba]sso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il fi[glio] di Ra, [signore delle apparizioni] Nekhetnebef, vivente in eterno, amato da [Hathor] signora di Senemet, sovrana del cielo, signora delle Due Terre e dotato di ogni vita come Ra in eterno. Iscrizione interna: b) (← ) 1. 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef vivente in eterno, amato (da sua madre Hathor … ), egli ha fatto un monumento per sua madre Hathor, signora di [Sene]met, sovrana del cielo. a) Restituzione da LD, Text IV, 135,2. b) Idem, 134,2. CNF.29.C Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle vicine lastre d’intercolumnio. - Figure: Tav. ↓↓↓, figg. 86-87. - Bibliografia: LD, Text IV,135,3 (in alto a destra, iscr. esterna) e 134,3 (iscr. interna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25 e 31-32 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025, B0031 e B0032). Iscrizione esterna: ( ) 1. --- SIC 1 [---] vivente in eterno, amato da Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di Senemet, signora dei paesi stranieri meridionalia), e dotato di vita come Ra. Iscrizione interna: (← ) 1. --- b) ? 1 [---] una [hayt] per sua madre Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora di File, amato (da sua madre Isi …). a) L’epiteto mette in evidenza una delle funzioni della locale forma di Isi, volta al controllo dei territori a sud di File, più anticamente ricoperta dalle divinità ancestrali della prima cateratta, Satet e Anuqet; nei testi più tardi, questa funzione di Isi la associa alla dea lontana, in qualità di “protettrice della Nubia”: “Viva l’Horo femmina, sovrana possente, reggente dell’Egitto, la grande fiamma uscita da Ra, Upeset, dopo aver protetto la Nubia, il suo cuore viene verso le rive di Horo (= l’Egitto), essa si stabilisce sull’alta collina di Senemet dopo che la sua maestà si è allontanata dal furore, essa fa di File la sua sede nel suo nome di Hathor, la regina dell’Alto e Basso Egitto, Iside venerabile, madre del dio!” (cfr. H. JUNKER, Die Onurislegende, Wien 1917, 111 = D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., doc. 26). b) Restituzione da LD, Text IV, 134,3; per altre varianti grafiche nelle iscrizioni dell’edificio cfr. infra CNF.34.C, iscr. esterna; CNF.37.C, iscr. interna; CNF.40.A, iscr. esterna e inferiore. Su hAyt cfr. P. SPENCER, Op. cit., 155-sgg., J. YOYOTTE, “Un porche doré: la porte du IVe pylône au grand temple de Karnak”, CdÉ XXVIII n° 55 (1953), 35-37 e qui, infra IV. CNF.30.C Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza inferiore a quella delle vicine lastre d’intercolumnio. Ai lati dell’iscrizione geroglifica interna si conservano tracce di due iscrizioni demotiche. - Figure: Tav. ↓↓↓I, figg. 88-89. Studi e ricerche dell’Università di Torino 87 - Bibliografia: LD, Text IV, 135,4 (in alto a destra, iscr. esterna) e 134,4 (iscr. interna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 24 e 31 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0024 e B0031); Wb. Zetteln n° 245 (= DZA n° 29.838.370), iscr. esterna; D. VALBELLE, Op. cit., 62, n° 409.A (iscrizione esterna). Iscrizione esterna: ( a) ) 1. --- 1 [--- Nekhetnebef vivente in eterno, Khnum-Ra, signore di Qebehu], Satet la grande, signora di Elefantina, possa dare essa ogni vita e salute e tutta la gioia come Ra in eterno. Iscrizione interna: (← ) 1. --- a) a) ? 1 [--- Nekhetnebef, egli ha fatto un monumento per] sua [madre] Hathor, signora di Senemet; egli ha in[grandito] la sua dimora con un’opera eterna [---?]. a) Restituzioni da LD, Text IV, 134,4 e 135,4. CNF.31.C Della colonna, parzialmente inclusa nella struttura dello stipite nord della porta CNF.11.P, si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle vicine lastre d’intercolumnio. - Figure: Tav. ↓↓↓I, figg. 90-91. - Bibliografia: H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 23-24 e 30-31 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0023, B0024, B0030 e B0031); Wb. Zetteln n° 245 (= DZA n° 29.838.370), iscr. esterna. Iscrizione esterna: ( ) 1. --- 1 [--- egli ha abbe]llitoa) il suo (di una divinità femminile ignota) monumento con lavori eterni e perfetti di eternità. Iscrizione interna: (← ) 1. --1 [---] amato da [---] il dio grande, dotato di tutta la vita, tutta la salute e tutta la gioia come Ra in eterno. a) Restituzione probabile; sul causativo smnx come “abbellire” cfr. Wb. IV, 137,9-10 e P. SPENCER, Op. cit., 18. CNF.32.C Della colonna, parzialmente inclusa nella struttura dello stipite sud della porta CNF.11.P, sussistono oggi solo i primi rocchi alla base; nessuna iscrizione è conservata (cfr. Tavv. ↓↓, fig.48 e ↓↓I, fig. 53). II.3.2 – Lato ovest CNF.33.C La colonna si conserva per quasi tutta la sua altezza, compresa buona parte del capitello e dell’abaco hathorico. All’interno, sulla metà inferiore del fusto sono presenti almeno tre iscrizioni demotiche. All’esterno, in basso, a sinistra dell’iscrizione geroglifica, si trova un’iscrizione di un viaggiatore datata all’anno 1879. - Figure: Tav. ↓↓↓II, figg. 92-93. - Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 1° colonna (iscr. esterna); LD, Text IV, 133,6 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (1° colonna da destra, iscr. esterna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 27 e 34 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0027 e B0034). 88 Egittologia a Palazzo Nuovo Iscrizione esterna: (← ) 1. 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef vivente in eterno è colui che ha fattoa) un monumento per sua madre Isi dispensatrice di vita, che ha ingrandito la sua dimora con opere perfette di eternità sempiterna. Iscrizione interna: ( b) ) 1. ? 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef [amato da (?)] Osiri-On[nofri, il dio grande che risiede ---] e dotato di vita come Ra per l’eternità sempiterna. a) Ir è da intendersi qui come un participio (ir.w), così come il successivo saA (= saA.w). b) Restituzione da LD, Text IV, 133,6. CNF.34.C La colonna si conserva in tutta la sua altezza, con buona parte del capitello e dell’abaco hathorico. - Figure: Tav. XXXIII, figg. 94-95. - Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 2° colonna (iscr. esterna); LD, Text IV, 133,5 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (2° colonna da destra, iscr. esterna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 27 e 34 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0027 e B0034). Iscrizione esterna: (← ) 1. a) a) ? b) 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore [delle Due Terre Kheper]ka[ra], il figlio di Ra, il signore delle apparizioni [Nekhet]nebef vivente in eterno, egli ha fatto una hayt per sua madre Hathor signora di Senemet: essa è più bella di ciò che c’era [sulla terra (?)] dal principio, possa ella dare ogni vita. Iscrizione interna: ( ) 1. c) c) --- 1 Il dio perfetto, il signore [delle Due Terre Kheperkara], il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef; egli ha fatto [un Per-ur] per sua madre [---]. a) Restituzione da LD, Abth., III, Bl. 285,a. b) Restituzione probabile: cfr. ad esempio analoghe espressioni quale n wn mitt.f (Hr) tp-tA (“non c’è il suo pari sulla terra”). c) Restituzione sulla base di LD, Text IV, 133,5; si noti la particolarità grafica del determinativo: . Sul Pr-wr, controparte del Pr-nw/Pr-nsr, cfr. in generale LÄ IV, 934-935 e P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 352-353. CNF.35.C La colonna si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e buona parte dell’abaco hathorico. Durante la ricostruzione dell’edificio, dopo il trasferimento del complesso di File su Agilkia, i due rocchi sommitali del fusto di questa colonna sono stati ricollocati erroneamente, ruotati di 180° rispetto agli altri rocchi, con conseguente rimescolamento delle iscrizioni geroglifiche che vengono qui ricollocate nella loro corretta posizione e sequenza, sulla scorta delle trascrizioni di Lepsius e delle fotografie della missione di Berlino. Studi e ricerche dell’Università di Torino 89 - Figure: Tav. ↓↓↓IV, figg. 96-97. - Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 3° colonna (iscr. esterna); LD, Text IV, 133,4 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (3° colonna da destra, iscr. esterna); Wb. Zetteln n° 292 (= DZA n° 29.838.390); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, n° 28 e 34-35 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0028, B0034 e B0035); H. BRUGSCH, Reiseberichte, cit., 256. Iscrizione esterna: (← ) 1. 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, vivente in eterno, egli ha fatto il suo monumento per sua madre Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora di File, per far sì che essa dia la vita. Iscrizione interna: ( ) 1. 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, egli ha fatto un monumento per sua madre Isi che risiede a Senemet e per Satet la grande, signora di Elefantina, possano esse dargli ogni vita e forza e tutta la gioia come Ra, eternamente. CNF.36.C La colonna, il cui fusto è parzialmente incluso nella struttura dello stipite sud della porta CNF.12.P, si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e l’abaco hathorico. A sinistra dell’iscrizione geroglifica interna, in basso, compare un graffito raffigurante un personaggio maschile incedente, il braccio destro disteso lungo il corpo. A destra dell’iscrizione geroglifica esterna, in basso, compare invece un’iscrizione demotica. - Figure: Tav. ↓↓↓V, figg. 98-99. - Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 4° colonna (iscr. esterna); LD, Text IV, 133,3 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (4° colonna da destra, isc. esterna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 28 e 35 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0028 e B0035). Iscrizione esterna: a) (← ) 1. 1 “Re dell’Alto e Basso Egitto, signore delle Due Terre Kheperkara, [figlio di Ra], signore delle apparizioni Nekhetnebef, come è bellob) questo monumento che hai fatto per noi! Noi siamo soddisfatti di essoc) e ti doniamod) tutta la gioia come Ra, eternamente”. Iscrizione interna: ( e) ) 1. f) 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheper[ka]ra, [il figlio] di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, è colui che ha fattog) cose utili per sua madre che crea la sua perfezione, colui che ha ingrandito la sua dimora ed ha completato il suo monumento con un opera eterna. a) Restituzione da LD, Abth., III, Bl. 285,a. b) = (nfr.wy): Wb. II, 256; cfr. ad esempio Edfu I, 12, 10 (naos di Nectanebo II). 90 Egittologia a Palazzo Nuovo è sDm.n.f del verbo Htp; il secondo segno c) è un’abbreviazione grafica del pronome suffisso (cfr. di seguito ir.n.k n.n). Il verbo è costruito con la preposizione Hr con valore causale (Wb. III, 188 e A. H. GARDINER, Egyptian Grammar, § 165,7) seguito dal pronome che richiama il precedente mnw pn. suffisso d) = . e) Cfr. LD, Text IV, 133,3. Axt è tradotto da Bénédite come il nome di un edificio fatto costruire da Nectanebo I (Art. cit., CRAIBL, sér. 4, tomo 16 - 1888 [1889], 485). Tuttavia, la grafia del termine ed il suo determinativo suggeriscono di tradurlo piuttosto come un aggettivo sostantivato retto da ir, con il significato di “fare cose buone/utili” (cfr. Wb. I, 15). , che assolve la funzione di pronome suffisso retto da pr e di fonogramma f) Aplografia di nel causativo smnx. g) Forma participiale del verbo iri (ir.w), come la successiva forma saA (= saA.w). CNF.37.C La colonna, il cui fusto è parzialmente incluso nella struttura dello stipite nord della porta CNF.12.P, si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e l’abaco hathorico. - Figure: Tav. ↓↓↓VI, figg. 100-101. - Bibliografia: LD, Text IV, 133,2 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (5° colonna da destra, iscr. esterna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 29 e 36 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0029 e B0036). Iscrizione esterna: (← ) 1. 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, vivente in eterno, egli ha elevato un tempio per gli dei e per la signora (?)a) di Senemet ed essi gli danno tutte le terre in pace, eternamente. Iscrizione interna: ( ) 1. 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, amato da (Isi, dispensatrice di vita …) e dotato di vita, egli ha fatto una hayt ex-novo per sua madre Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton. a) è qui da intendersi probabilmente come un femminile riferito alla dea Isi. CNF.38.C La colonna si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e l’abaco hathorico. - Figure: Tavv. ↓↓↓VII-↓↓↓VIII, figg. 102-105. - Bibliografia: LD, Abth., III, Bl. 285,a (1° colonna da sinistra, iscr. esterna-ovest); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 26, 29 e 36 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0026, B0029 e B0036). Iscrizione esterna, nord: ( ) 1. a) ? a) 1 L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le Due Terre”, l’Horo d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara, [il figlio di Ra Nekhetnebef amato] da I[si], dispensatrice [di vita], che risiede nell’Aba[ton]. Studi e ricerche dell’Università di Torino 91 Iscrizione esterna, ovest: (← ) 1. SIC 1 L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le Due Terre”, l’Horo d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara, il figlio di Ra Nekhetnebef, amato da Isi la grande, la madre del dio, signora del cielo, sovrana delle Due Terre. Iscrizione interna: (← ) 1. 1 Tolomeo-vivente-in-eterno-amato-da-Isib). a) Restituzioni probabili sulla base delle poche tracce di segni visibili e degli spazi delle lacune. b) Si tratta di Tolomeo IV: cfr. J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen Königsnamen, cit., 236-237; H. GAUTHIER, Livre des rois, cit., IV, 283 e n. 1. CNF.39.C Della colonna, anepigrafe, si conserva solo la parte inferiore del fusto, inclusa nella struttura dello stipite ovest della porta CNF.10.P (cfr. Tav. ↓VII, figg. 39-40). II.4 – Architrave (schema Tav. ↓↓↓VIII, fig. 106) CNF.40.A – ARCHITRAVE, LATO OVEST Di questo lato dell’architrave, l’unico ancora parzialmente in situ, sussistono le sezioni del secondo, terzo e quinto intercolumnio. Il blocco del primo intercolumnio si trova invece al Museo di Berlino, dove è stato registrato col n° 1509: cfr. Ausführ. Verzeichnis (1899), 246. Quello del quarto intercolumnio, invece, che era ancora visibile all’epoca di Champollion e di Lepsius che ne copiarono le iscrizioni, andò probabilmente perduto durante il trasferimento del complesso di File e fu sostituito da un’integrazione anepigrafe in cemento (si ringrazia A. Roccati per la comunicazione). È opportuno ricordare che i testi esterno e interno di questo lato dell’architrave sembrano ben integrarsi con quelli di tre blocchi inediti che ne costituivano evidentemente il lato nord, esaminati e pubblicati dallo scrivente in M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, spec. 174-176. a - ISCRIZIONE ESTERNA - Figure: Tav. ↓↓↓I↓, figg. 107-109. - Bibliografia: É. PRISSE D’AVENNES, Op. cit., pl. I.47; J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166; LD, Abth., III, Bl. 285,a; H. BRUGSCH, Reiseberichte, cit., 257; P. SPENCER, Op. cit., 159-160. ( ) 1. a) a) a) --1 [L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfezionab) le Due Terre”, l’Horo d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”c), il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre] Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizionid) Nekhetnebef, egli ha fatto un monumento [per] sua madre Isi dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di File, [signora dei paesi stranieri meridionali, costruendo per lei una hayt ex-novo in arenar]iae), contornata da colonnef) iscritte in tutta la loro altezzag) e scolpite con [---]. a) Restituzioni da J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166 e LD, Abth., III, Bl. 285,a. 92 Egittologia a Palazzo Nuovo b) Lepsius trascrive ; Champollion : da Lepsius; Champollion: c) . . ; il passaggio manca invece nella trascrizione di d) Lepsius trascrive Champollion. e) Su Inr HD nfr n rwDt cfr. S. AUFRERE, L’univers minéral dans la pensée égyptienne, Le Caire 1991, II, 700. f) è un plurale dissimilato di wxA.w: Wb. I, 352 (s.v. wx/wxA); P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, 254; P. SPENCER, Op. cit., 243-247; J. YOYOTTE, Art. cit., CdÉ XXVIII n° 55 (1953), 37, n. 2; M. ERROUX-MORFIN, Art. cit., in S. H. AUFRÈRE (ed.), Encyclopédie religiuse de l’Univers végétal, III, 135-153. È interessante notare che i capitelli raffigurati per ciascuno dei quattro segni geroglifici riproducono le tipologie di quelli delle colonne dell’edificio. è retto dal participio sS riferito alle colonne dell’edificio, come il successivo xt; esso g) è da interpretarsi probabilmente come un’aberrazione o variante grafica inusuale di wsj, frequentemente attestato nei testi matematici col valore di “spiraglio, spaccatura, finestra” ma anche di “altezza” (spec. di piramide: cfr. Wb. I, 359,1-2; A. H. GARDINER, AEO, II, 213, n° 443; ID., HPBM, I, 71, n. 3); si è scelto qui il valore di “altezza”, seguendo H. Brugsch (Reiseberichte, cit., 257), in riferimento alle iscrizioni geroglifiche che occupano tutta l’altezza del fusto delle colonne. Si noti il chiasmo tra le espressioni sS m wsy nb e xt m [---]. b - ISCRIZIONE SULLA FACCIA INFERIORE DELL’ARCHITRAVE, NEGLI SPAZI D’INTERCOLUMNIO - Figure: Tav. XLI, figg. 113-115. - Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166; LD, Abth., III, Bl. 285,c. ( ) 1. --- a) SIC a) 4. 2. 3. 5. 1 [--- Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizionib) Nekhetnebef], 2 egli ha fatto un monumento per [sua madre] Isi [dispensatrice di vita], 3 costruendo per lei una hayt ex-novo in 4 [arenariac), contornata da colonned)] 5 campite di coloree) e iscritte in tutta la loro altezzaf). a) Restituzioni da J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166; LD, Abth., III, Bl. 285,c. b) : Lepsius; Champollion trascrive c) Lepsius: ; Champollion: . . d) Al posto del plurale dissimilato usato nell’iscrizione esterna si ha qui tale grafia dipenda dal minor spazio a disposizione. ; è possibile che e) (Drw.w/Drwy: Wb. V, 601): le colonne dell’edificio e la loro decorazione dovevano essere originariamente dipinte, ma il testo non fornisce alcun altro dettaglio in proposito né la struttura conserva oggi alcuna traccia di colore. che compare nell’iscrizione esterna: cfr. supra f) Wsj manca qui del determinativo CNF.40.A, a, n. g. Studi e ricerche dell’Università di Torino 93 c - ISCRIZIONE INTERNA - Figure: Tav. ↓L, figg. 110-112. - Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 168; LD, Abth., III, Bl. 285,b; LD, Text IV, 132; CHR. LEITZ, LGG, VI, s.v. smnt-iAwt; J. VERCOUTTER, “Les Haou-Nebout (II)”, BIFAO 48 (1947), 186, n° ↓CV; J. LECLANT, “Isis au pays de Koush”, Ann. EPHE Ve s. 90 (19811982), 53 (traduzione parziale);L. V. ŽABKAR, Op. cit., 157 e n. 225; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., n. 296; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 23-25 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0023, B0024 e B0025). a) (←) 1. --- a) a) a) --- a) 1 [--- Nekhetnebef vivente in eterno. È il sovrano nell’atto di rivolgere un innob) a sua madrec) Isi, dispensa]trice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di Fi[le]d): “Salute a te, Isi, la dea madre del dio, colei che crea la sua perfezionee), Uaget, grande di magia, signora delle apparizioni dal naos [segretof), colei il cui posto è sacro nella barca dei milioni (o dell’eternità)g), signora del Per-ur e del Per-neser, che sta sulla testa di Ra (= uréo)h), occhio di Ra], l’unica, Rayt, colei che stabilisce la [funzione di principe delle due rive] degli Hau-nebui), colei che fa sorgere Ra [quando vede la sua perfezione (?)l) ---]”. a) Restituzioni da J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 168 e LD, Abth., III, Bl. 285,b; LD, Text IV, 132. Per un’ipotesi di integrazione dell’inizio del testo si veda M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, 174. b) Infinito del verbo dwA con desinenza in .t, costruito con wnn + soggetto + Hr (pseudo-verbale con valore futuro/prospettivo). Sul valore del verbo dwA in analoghi contesti cfr. ad esempio A. BARUCQ, L'expression de la louange divine et de la prière dans la Bible et en Égypte, Le Caire 1962, 31-32. c) Champollion: . Lepsius trascrive soltanto . d) Restituzione del toponimo sulla base di Champollion. Lepsius trascrive . e) Per la traduzione cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit, n. 296 e L. V. ŽABKAR, Op. cit., 157 (le traduzioni di Žabkar presentano talvolta qualche punto debole, come già segnalato da J.-Cl. Goyon per quelle relative agli inni tolemaici: cfr. CdÉ 68 [1993], 87-93). Si ipotizza qui un’ellissi della desinenza .t della forma participiale qmA (= qmA.t), peraltro frequente nei testi del monumento. Così interpretato, il testo sembrerebbe dunque presentare un’azione riflessiva: la dea Isi “crea da sé stessa la propria perfezione”. ; Champollion: . D. Inconnu-Bocquillon traduce l’epiteto come f) Lepsius: “maîtresse du diadème dans le naos” (Op. cit., n. 296), mentre L. Žabkar dà “Lady of Diadems (or: glorious in appearance) in the misterious shrine” (Op. cit., 157). Si preferisce qui tradurre nb(.t)-xa.w come “signora della apparizioni”, in riferimento al successivo kAr StA, termine che indica sia il naos destinato a conservare la statua di culto, sia, più in generale, il sancta sanctorum: cfr. Wb. V, 107; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 1082-1083; P. SPENCER, Op. cit., 125-130 e n. 298-299; Edfu I, 10; L. A. CHRISTOPHE, “Le vocabulaire d’architecture monumentale d’après le papyrus Harris I”, Mélanges Maspero I/4, 25 ; cfr. anche la traduzione in J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 53. L’epiteto di Isi sembra dunque alludere alla sua apparizione 94 Egittologia a Palazzo Nuovo al sovrano (o del sacerdote che ne fa le veci) in occasione dei riti giornalieri o sulla portantina utilizzata durante i navigia Isidis. La preposizione m può in tal caso anche essere interpretata come di moto da luogo (cfr. supra il titolo di CNF.13.L). g) Si segue qui la traduzione di Žabkar: “sublime in (lit.: of) (her) seat in the barque of millions” (Op. cit., 157; cfr. anche J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 [1981-1982], 53). La traduzione di Inconnu-Bocquillon, “vénérée dans la barque d’éternité” (Op. cit., n. 296), pare non tener conto di st (sede). h) Žabkar traduce “Mistress of the Per-wer shrine, Neseret-serpent on the head of Horus-Re” (apparentemente sulla scorta di Champollion), mettendo nsr in relazione a Hry.t-tp. Si preferisce seguire la trascrizione di Lepsius, ripresa anche da Inconnu-Boquillon (Op. cit., n. 296). L’epiteto sottolinea la relazione di Isi alcuni elementi della teologia solare e la sua natura di divinità universale. i) Si restituisce , ancora parzialmente visibile sulla pietra e confermato dalla trascrizione di Lepsius; Champollion dà invece . Su idb.wy (“le due rive”) cfr. Wb. I, 153 e D. MEEKS, Ann. Lex., III, 39. Su questo epiteto di Isi cfr. infra III.4. l) La fine del testo è perduta a causa dell’interruzione dell’architrave, ma è possibile almeno proporre la restituzione sxa.t Ra mA.w nfr.w.s, frequentemente attestata (cfr. ad esempio Wb. II, 8 e C. DE WIT, Les inscriptions du temple d'Opet, cit., I, 125 e III, 66 [OPET 125]). Tale espressione – che sottende ancora il tema della vista della divinità come principale forma di esperienza del divino (cfr. supra CNF.20.L, n. b) – allude ancora al carattere solare di Isi, forse in relazione al sorgere mattutino di Ra sulla barca del sole? A tal proposito in testi locali più tardi si legge che la dea è “colei che si leva ogni giorno con suo padre Ra”, colei che sta “sulla prua della barca di Ra dalla quale respinge Apopi” (cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 40, doc. 48 e n. 7). III – Alcune osservazioni sull’apparato iconografico, decorativo e testuale III.1 – Elementi di teologia locale e “grammatica del tempio” Benché assai stringato rispetto a quello degli edifici di epoca tolemaica, il corpus epigrafico del chiosco di Nectanebo I, indissolubilmente legato alla sua decorazione, sembra ben evidenziare i principi fondamentali della teologia locale – incentrata sui concetti sottesi alle espressioni “Isi di destra” e “Isi di sinistra” coniate da A. Gutbub41 (Tabella 1) – nonché alcune regole della cosiddetta “grammatica del tempio”42. Trovandoci a File, non stupisce che la divinità principale sia Isi. La “signora della vita” (CNF.6.L)43 si presenta anche qui destinata a “proiettare nel rituale la sua doppia immagine mitologica, fondamento della sua duplice finalità teologica”44. Come “colei che risiede A. GUTBUB, “Remarques sur quelques règles observées dans l'architecture, la décoration et les inscriptions des temples de Basse Epoque”, in FR. GEUS & FL. THILL (ed.), Mélanges offerts à Jean Vercoutter, Paris 1985, 123-136. 42 Cfr. in particolare PH. DERCHAIN, Le sacrifice de l'oryx, cit., passim; ID., “Réflexions sur la décoration des pylônes”, BSFE 46 (1966), 17-24; ID., “Un manuel de géographie liturgique à Edfou”, CdÉ ↓↓↓VII, n° 73 (1962), 31-65. Più recentemente E. VASSILIKA, Op. cit., passim; FR. LABRIQUE, Stylistique et théologie à Edfou. Le rituel de l’offrande de la campagne: étude de la composition, Leuven 1992, passim; A. EGBERTS, In Quest of Meaning. A study of the Ancient Egyptien Rites of Consecrating the meret-Chests and Driving the Calves, Leiden 1995, spec. 389-418; CHR. LEITZ, Die Aussenwand des Sanktuars in Dendara. Untersuchungen zur Dekorationssystematik, München 2001. 43 L’epiteto è largamente attestato in relazione a varie divinità tra le quali Uaget, Bastet, Mut, Neith, Nekhbet, Hathor, Heqet, Selqet e Sekhmet e sembra aver a che fare con la maternità divina e il potere di dare la vita (cfr. CHR. LEITZ, LGG, I, 28-29 e IV, 73). Relativamente a Isi esso trova un parallelo nella forma “Isi in qualità di signora della vita” (Ast-m-nb.t-anx ), attestata nel pronao del tempio di Dendera (cfr. J. Dümichen in ZÄS 3 [1865], 8). 44 D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 268; la bibliografia sul tema è sterminata, ma si vedano in particolare L. V. ŽABKAR, Op. cit., passim; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 268-sgg.; G. ZAKI, Op. cit., 189-206; J. L. FISSOLO, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 6-10; H. KOCKELMANN, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 31-44. 41 Studi e ricerche dell’Università di Torino 95 nell’Abaton”45 e “signora di / che risiede a Senemet”46 Isi è la sposa e la sorella di Osiri Wnnnfr47, “il dio grande”48, “colui che risiede nell’Abaton”49: è il contesto dell’isola di Bigga, che almeno dal Medio Regno è identificata come uno dei luoghi che celano una delle tombe del dio50. Qui Isi veglia sul corpo di Osiri, proteggendolo con Nefti da tutti i nemici; quest’ultima compare con Isi nella scena CNF.16.L, dove l’offerta delle bende sembra evocare simbolicamente l’imbalsamazione attraverso la quale il dio fu riportato alla vita. Isi propizia la resurrezione di Osiri, permettendogli ogni anno di ridare vita a tutto l’Egitto attraverso la piena del Nilo: prodotta dagli umori del suo corpo, questa sgorga infatti dalle caverne51 dell’alta montagna di Senemet52, dove Osiri ha le medesime prerogative di Khnum53. A tal fine, Isi si reca ogni dieci giorni sull’isola di Bigga per fare le libagioni previste dai riti delle decadi 54. Questa prima forma della dea, Isi di destra, implica le funzioni di “dispensatrice di vita”55 e di “protettrice di suo fratello Osiri”56, iconograficamente resa dal gesto di protezione nelle scene CNF.3.L e CNF.22.L. TABELLA 1 Schematizzazione degli aspetti di Isi di destra e Isi di sinistra secondo A. Gutbub. NORD PARETI OCCIDENTALI DEGLI EDIFICI PARETI ORIENTALI DEGLI EDIFICI ISI DI DESTRA ISI DI SINISTRA EPITETI: Ast di anx Hry.t-ib Iw-wab EPITETI: Ast wr.t mwt nTr nb.t Iw-rk OVEST GEOGRAFICO - NORD TEOLOGICO (BASSO EGITTO) EST GEOGRAFICO - SUD TEOLOGICO (ALTO EGITTO) ABATON FILE SUD Scene CNF.3/5/6/8/16/22/23.L; porte CNF.10.P (lati a, b e c), CNF.11.P (lato d), CNF.12.P (lato f); colonne CNF.29.C (iscr. esterna e interna), CNF.35.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. interna); architrave (CNF.40.A, a e c). 46 Scena CNF.20.L; porta CNF.12.P (lato e); colonne CNF.29.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. esterna); come Hry.t-ib %nmt la dea compare solo in CNF.35.C (iscr. interna), insieme a Satet “signora di Elefantina”. 47 Scene CNF.3/22.L; colonna CNF.33.C. 48 Idem. 49 Idem. 50 Cfr. ad esempio D. VALBELLE, Op. cit., § 18 e 41. La tradizione la individua come il luogo che custodisce le gambe del dio, annoverate tra le reliquie recuperate da Isi: H. JUNKER, Das Götterdekret über das Abaton, →ien 1913, 79. 51 Le qrty della documentazione. 52 +w kA m %nmt, della quale un’efficace raffigurazione allegorica si trova a File, sulla porta di Adriano: P. MONTET, Géographie II, cit., 20 e fig. 1; H. JUNKER, Das Götterdekret über das Abaton, cit., 58 e fig. 20. Sulle qrty cfr. G. ZAKI, Op. cit., 224-227. 53 Si veda a tal proposito G. ZAKI, Op. cit., 224-229. 54 Cfr. il primo ed il secondo decreto dell’Abaton, rispettivamente col. 51 e col. 10 (H. JUNKER, Das Götterdekret über das Abaton, cit., 24 e 28) e un testo del primo pilone del tempio tolemaico (H. JUNKER Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 278,3-4). Sui riti delle decadi cfr. ad esempio CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 130-sgg. e n. 217-218. 55 Questo è l’epiteto attribuitole più di frequente: scene CNF.3/5/6/8/16/22/23.L; porte CNF.10.P (lati a-c), CNF.11.P (lati d e f), CNF.12.P (lati b-f e h); colonne CNF.29.C (iscr. esterna e interna), CNF.33.C (iscr. esterna), CNF.35.C (iscr. esterna), CNF.37C (iscr. interna), CNF.38.C (iscr. esterna-nord); architrave (CNF.40.A, a-c). 56 L’epiteto è attestato qui una sola volta, in CNF.22.L. Esso è però assai frequente nei testi più tardi, fino a diventare quasi un “sinonimo” della dea: si vedano ad esempio xw.s sn.s Hry.t-ib Iw-rk (portale di Nectanebo I, primo pilone: H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 68), xw saH.f m Iw-wab (PM VI, 233,270271) e xw kA.f hrw dmD / xw ha.w m Iw-wab / xw.s sn.s m %nmt / +w-qA (D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 272, n. 472-474); ¢wt (per eccellenza: H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 238; G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit., 62, Tabl. II; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 269, n. 461). 45 96 Egittologia a Palazzo Nuovo Come “signora e sovrana di File”57 Isi è invece la madre di Horo, al quale dispensa vita e protezione. Il toponimo preponderante è in questo caso Iw-rq, che compare per la prima volta sotto la ↓↓↓ dinastia e che è attestato qui già con alcune varianti grafiche, consuete poi dall’epoca tolemaica58. Questa seconda e complementare forma della dea, Isi di sinistra, si completa con gli epiteti “grande” e “madre del dio”59. A lei è associato Horo nelle forme di Arpocrate,“colui che risiede a File”60 e di Horsiesi61 “signore dell’Abaton”62 e “nedjotef” (nD-Hr-it.f)63, epiteti con i quali il giovane dio partecipa al fianco di Isi-#wt alla protezione del cadavere di Osiri nell’Abaton, ma soprattutto costituisce l’icona del giovane re destinato a ricevere la responsabilità della regalità di cui sarà chiamato a render conto al padre64. A queste due forme di Isi se ne può aggiungere una terza, intimamente legata al ciclo solare e attiva nella protezione di Ra, che nella nostra documentazione sembra trasparire sia nell’iconografia della dea – caratterizzata prevalentemente da un copricapo “hathorico”, con disco solare ed uréo – sia da alcuni epiteti che compaiono nell’iscrizione c dell’architrave65. Attraverso un’abile politica propagandistica, proprio durante la ↓↓↓ dinastia il clero di File sembra aver elevato Isi, principio vitale e protettore degli dèi e dell’intero universo, a principale divinità locale: così ella diverrà Maat universale66, “colei che dà la regalità”67 per eccellenza e che dà al sovrano forza e legittimità per difendere l’Egitto da tutte le forze oscure, estendendo per la prima volta il proprio potere a sud dell’Egitto come “signora dei paesi stranieri meridionali”68, prerogativa già propria di Satet e Anuqet69. Oltre alle forme locali di Isi, nella scena CNF.15.L compaiono anche le Isi di Abido e di Coptos, entrambe caratterizzate dall’epiteto “madre del dio”. I testi che accompagnano le due divinità sono brevi e non forniscono molti dettagli, ma è lecito pensare che la loro presenza nella decorazione dell’edificio – e unica a nostra conoscenza in tutta File – sia motivata da aspetti teologici che accomunano in parte queste tre località, tali da generare una sorta di “gemellaggio” tra i loro santuari70; significativa in tal senso è anche la presenza di Horsiesi con l’epiteto “signore dell’Abaton”. Questa scena richiama peraltro l’interesse dei sovrani della ↓↓↓ dinastia per i siti di Scene CNF.5/6/8.L; porta CNF.12.P (lati c, e-f, h); colonne CNF.29.C (iscr. interna), CNF.35.C (iscr. esterna e interna); architrave (CNF.40.A, a e c). 57 58 Si tratta di (CNF.8.L); (CNF.5.L e CNF.6.L [due volte]; CNF.12.P, lati c, e, f, h; CNF.35.C, iscr. esterna); (CNF.29.C, iscr. interna); e (iscrizioni a e c dell’architrave): cfr. J. LOCHER, Op. cit., 122. Anche una variante (restituzione ipotetica) sembra essere attestata nell’epiteto “signora di File” di Isi in una scena d’offerta di Nectanebo I ricostruita da due blocchi provenienti dal secondo pilone: cfr. S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit., OA 17 (1978), tav. ↓. 59 Scena CNF.8.L; porta CNF.12.P (lato g); colonna CNF.38.C (iscr. esterna-ovest); architrave (CNF.40.A, c). 60 Scena CNF.6.L: su Arpocrate si rimanda in generale a S. SANDRI, Har-pa-chered, cit. e J. P. CORTEGGIANI, L’Égypte ancienne et ses dieux. Dictionnaire illustré, cit., 173-175. 61 Scene CNF.15/22.L. 62 Scena CNF.15.L. 63 Scena CNF.22.L. 64 Cfr. scena CNF.22.L, n. d. 65 Cfr. infra III.4. 66 G. ZAKI, Op. cit., 198. 67 Rdj.t nswjt, epiteto proprio di Isi già nel Nuovo Regno: cfr. M. MÜNSTER, Op. cit., 142-143. 68 Nb.t xas.wt rsy.wt: colonna CNF.29.C (iscr. esterna); architrave (CNF.40.A, a). L’epiteto compare frequentemente nei testi di File, dell’Abaton e di numerosi altri templi nubiani: cfr. ad esempio G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit., I, 99-100 e pl. ↓↓↓I; pl. ↓↓IV, scena V; A. M. BLACKMAN, The temple of Bîgeh, Le Caire 1915, 19 e Pl. ↓VII; G. ROEDER, Tempel von Dakke, cit., 349 e Taf. 138). Sulla relazione tra Isi, la ↓↓↓ dinastia e i Paesi stranieri meridionali cfr. J. LECLANT, “Isis au pays de Koush”, Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), passim e spec. 42-43 e 49; D. INCONNU-BOCQUILLON, Art. cit., RdÉ 39 (1988), n. 3. 69 Cfr. G. ZAKI, Op. cit., 195-198 e supra i testi della scena CNF.4.L. 70 Cfr. supra CNF.15.L, n. b e c; si veda in particolare il ruolo di Isi in relazione a Osiri e Horo, ai riti delle decadi, ai temi della rinascita della vita, del ciclo della natura e della trasmissione della regalità. Studi e ricerche dell’Università di Torino 97 Abido e Coptos – specialmente in relazione a Isi, divinità dinastica – la cui importanza religiosa li spinse a prendersi cura delle aree sacre mediante la costruzione o l’ingrandimento di edifici e recinti71. Horo “Behedetide, dio grande, signore del cielo, dalle piume variopinte, signore di Mesen” compare in CNF.10.P (lato b) e in CNF.19.L, insieme a Thot di Ermopoli, “signore delle parole divine”, colui “che presiede Heseret”: le due divinità, che partecipano alla purificazione rituale del sovrano, compaiono qui nella loro forma sovrannazionale. Tuttavia, in CNF.19.L Horo è detto anche “colui che presiede Ta-seti” (xnty &A-sti), forse in relazione al locale Horo di Buhen (@r n Bhn) che compare infatti col medesimo epiteto nella scena CNF.20.L. La natura guerriera di questa forma di Horo, legato nella scena anche alla Isi filense72, garantisce al sovrano la protezione dai nemici e il potere di annientarli, come sembra indicare un altro epiteto a lui attribuito in una scena del portale di Nectanebo I (primo pilone del tempio di Isi): “Horo di Buhen, il dio grande che massacra i nemici [---] per suo padre (?)”73. Altri testi di File mostrano peraltro che la Isi locale e Horo di Buhen condividono una relazione con l’Abaton e portano entrambi l’epiteto “signore/a dei paesi stranieri meridionali”74, che ne sancisce la sovranità sui territori della bassa Nubia. Parallelamente a Isi, un’altra divinità occupa un posto preminente nella documentazione ed è Hathor,“signora di Senemet”. Essa compare in tre scene che sembrano richiamare il contesto teologico dell’Abaton75 ed è associata a Isi nei testi delle porte, dove le due divinità, simbolicamente affrontate sugli stipiti, sembrano essere elevate a pari dignità e importanza 76. Hathor compare frequentemente anche nei testi delle colonne77, dove le vengono addirittura dedicate alcune delle opere del sovrano, compreso il “chiosco”. È dunque evidente l’esistenza di uno stretto rapporto tra Isi e Hathor che aveva spinto Lepsius ad affermare che il “chiosco” di Nectanebo fosse dedicato a entrambe le divinità78. Vari studi, tra i quali quello di Žabkar79, hanno chiarito che prima della ↓↓↓ dinastia era Hathor la divinità principale di File, fatto che sembra Ad Abido, i sovrani della ↓↓↓ dinastia sembrano aver costruito o ingrandito il già citato mammisi, dedicato appunto a una forma locale di Isi e, forse, alle quattro Meskhenet, per il quale cfr. supra CNF.15.L, n. b. Su altre attività edilizie ad Abido durante la ↓↓↓ dinastia si veda D. KLOTZ, “Two Studies on the Late Period Temples at Abydos”, BIFAO 110 (2010), spec. 136-sgg. e ID., “A Naos of Nectanebo I from the →hite Monastery Church (Sohag)”, GM 229 (2011), 37-52 (con bibliografia). Sulle quattro Meskhenet e sul concetto di meskhenet in generale, lo scrivente sta preparando una Tesi di Dottorato dal titolo “Le concept de Meskhénet dans l’univers religieux de l’Égypte ancienne : naissance, destin, divinité, temple”, sotto la direzione del Prof. Ph. Collombert (Università di Ginevra) e del Prof. P. Gallo (Università di Torino). A Coptos, Nectanebo I restaurò e ingrandì il tempio settentrionale di Isi e Min e realizzò un grande muro di cinta attorno all’area sacra: cfr. S. C. HERBERT & A. M. BERLIN, “Coptos: Architecture and Assemblages in the sacred Temenos from Nectanebo to Justinian”, Autour de Coptos. Actes du colloque organisé au Musée des Beaux-Arts de Lyon [17-18 mars 2000], passim e spec. 77; ID., Excavation at Coptos (Qift) in Upper Egypt, 1987-1992, JRA Suppl. 53, passim e spec. 41; M. LOMBARDI, “Une stèle d’enceinte du sanctuaire de Coptos au nom de Nectanebo I redécouverte au Musée du Caire”, BSEG 29 (2011-2012), in stampa. Nectanebo II inaugurò invece il tempio meridionale del NTrj-Sma: cfr. CL. TRAUNECKER, Coptos. Hommes et dieux sur le parvis de Geb, cit., § 252. 72 Cfr. supra CNF.20.L, n. c. Si noti anche che dal Nuovo Regno è attestato a Buhen il culto di una forma locale di Isi (Isi-Selqet), detta “Isi la grande, madre del dio, signora delle terre meridionali” (Ast wr.t mw.t-nTr Hnw.t tA.w Sma.w) e connessa alla forma locale di Horo: cfr. M. MÜNSTER, Op. cit., 176-177. 73 ¡r n Bhn(t) nTr aA smA sbi.w [---] Hr it.f : H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 149,8 e Abb. 87. 74 Cfr. supra n. 68. Per Horo cfr. ad esempio H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 63,1 e 15 e Abb. 32: “Horo di Buhen, il dio grande a Senemet” (¡r Bhn.(t) nTr aA m ¤nmt) e “Horo di Buhen, signore dei paesi stranieri meridionali” (@r Bhn(t) nb xAs.wt rsy.wt). 75 CNF.1.L, da sola, offerta specifica dell’unsheb; CNF.5.L, con Isi (o Tefnut?); CNF.16.L, con Isi e Nefti. 76 Rispettivamente come “signora di Senemet” (Hathor) e come “colei che risiede nell’Abaton” (Isi): CNF.10.P, lato c (ovest), Isi, lato d (est), Hathor; CNF.11.P, lato c (sud) Hathor, lato d (nord), Isi; CNF.12.P, lato e (nord), Hathor, lato f (sud), Isi. 77 CNF.27.C, iscr. esterna-nord; CNF.28.C, iscr. esterna e interna; CNF.30.C, iscr. interna; CNF.34.C, iscr. esterna. 78 Cfr. supra n. 24. 79 L. V. ŽABKAR, Op. cit., 82 e 130; PH. DERCHAIN, Hathor Quadrifrons, cit., 10, 22-sgg. e 36-sgg; S. ALLAM, Beiträge zum Hathorkult, München 1963, 116-sgg.; É. Drioton, in Bibl. Or., 15 (1958), 187-190. 71 98 Egittologia a Palazzo Nuovo essere stato ulteriormente confermato dalle iscrizioni su alcuni blocchi decorati a nome del faraone Amasi, ritrovati nel riempimento del secondo pilone80. Fu dunque durante il regno di Nectanebo I che Isi iniziò a soppiantare gradualmente Hathor, acquisendone le prerogative e diventando la nuova signora di File? Sono da ricercare qui quei prodromi della forma sincretistica Isi-Hathor, che sarà tipica dell’epoca tolemaica e romana81? Alla famiglia osiriaca è affiancata la triade di Elefantina, che condivide con la prima simili funzioni divine, in relazione alla teologia locale82. Benché dopo l’avvento della ↓↓↓ dinastia Khnum, Satet, Anuqet e il loro clero vengano lentamente relegate a un ruolo subalterno83, esse mantengono ancora nella nostra documentazione una posizione importante. È infatti Khnum-Ra “signore di Senemet” – ipostasi di Osiri del quale acquisisce alcune caratteristiche iconografiche, quale la corona-atef – che nella scena CNF.20.L introduce Nectanebo I al cospetto di Isi. Allo stesso modo egli compare nella scena CNF.7.L con gli epiteti “signore di Senemet” e “colui che risiede nell’Abaton”. La dea Satet – ipostasi di Isi e caratterizzata iconograficamente dall’analogo gesto di protezione – è qui detta “signora di Senemet”. Nella scena CNF.4.L, invece, Khnum è “signore della Cateratta, il dio grande che risiede a Elefantina”, accanto a Satet, “signora di Elefantina”: si tratta in questo caso delle forme ancestrali delle due divinità che compaiono ancora, con i medesimi epiteti, nel testo della colonna CNF.30.C (iscr. esterna). Satet è ancora citata nel testo della colonna CNF.35.C (iscr. interna) dove il sovrano le dedica con Isi “che risiede a Senemet” un monumento. Anuqet compare soltanto nella scena CNF.8.L con gli epiteti “signora di Ta-seti”84 e “colei che presiede Senemet”: signora delle terre a nord e a sud di File, essa è la protettrice dei confini egiziani e concede al sovrano la vittoria su tutti i nemici e “tutte le terre e tutti i paesi stranieri uniti insieme sotto i tuoi sandali”85. Nell’Abaton essa protegge con Satet la tomba di Osiri86. Le dee partecipano infatti ai suoi funerali come ipostasi di Isi e Nefti mentre, in relazione a Isi-madre, sono preposte alla nascita e alla protezione del piccolo Horo87. Amon-Ra e Mut, le grandi divinità sovrannazionali di Tebe, compaiono nella scena CNF.9.L: Amon-Ra è “signore dei troni delle due terre, che presiede Ipet-sut, signore del cielo, re degli dei, che è a capo del grande Collegio divino (= Enneade)”; Mut è “occhio di Ra, signora del cielo, sovrana degli dei”. Quale il loro rapporto con gli dei locali? Il rapporto Isi-Mut e Isi-Amon è ben attestato, specialmente a Tebe88, dove Isi è la madre di Amon, come indicano diversi testi del Nuovo Regno; gli epiteti di Mut che compaiono nella scena ne segnalano la natura materna, universale e solare, assimilandola in tal senso a Isi. Amon-Ra e Mut “occhio di Ra” compaiono ancora nella scena CNF.17.L, nota purtroppo solo da una descrizione di Lepsius, nella quale figura anche il dio “Khonsu a Tebe, Nefer-hotep a Ipet-sut”. La triade tebana, qui al completo, è forse assimilabile a quella osiriaca; Khonsu riveste qui il ruolo di Horo come ipostasi del giovane re, alludendo ancora una volta al tema del conferimento dell’autorità regale? Una forma locale di Amon compare invece nel testo esterno (est) di CNF.27.C, come “colui che risiede nell’Abaton” e quindi connesso al contesto dell’isola di Bigga. Nella documentazione filense della XXX dinastia questa forma del dio compare solo altre due volte: in una scena sul Cfr. A. FARID, Art. cit., MDAIK 36 (1980), 81-103 e le argomentazioni di L. V. ŽABKAR, Op. cit., 175, n. 37. Cfr. ad esempio L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn I e supra il testo presentato in CNF.29.C, n. a. 82 Cfr. tra gli altri G. ZAKI, Op. cit., 207-224 e D. VALBELLE, Op. cit., passim. 83 Sulla “querelle” tra la triade di Elefantina e quella di File cfr. G. ZAKI, “Isis HAt pA mSa. Un instrument de propagande de Syène contre Philae au bénéfice d’Éléphantine”, Hommages à J. Cl. Goyon, Le Caire 2008, 417-431, spec. 423-426. 84 Cfr. D. VALBELLE, Op. cit., § 52. 85 Scena CNF.8.L. 86 D. VALBELLE, Op. cit., 141 e n. 1099-1100. 87 Nel mammisi di File, ad esempio, Anuqet “protegge suo figlio Horo” (xw sA.s @r) ed è detta “la venerabile e potente, colei che presiede il mammisi” (Sps.t wsr.t xnt.yt Hw.t-wtt: H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 62 e 196); Satet assume le qualità di “signora della meskhenet (= mammisi)” (nb.t msxn.t) e di “colei che presiede in mammisi” (xnty.t s.t msxn.t: IBID., 82 e 196; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit, 287 e n. 538). 88 Cfr. M. MÜNSTER, Op. cit., 134-137 e 146. 80 81 Studi e ricerche dell’Università di Torino 99 portale del primo pilone tolemaico, dove egli è ancora“colui che risiede nell’Abaton”89, e in una scena d’offerta di incenso, ricomposta da due blocchi provenienti dal riempimento del secondo pilone, dove è detto “signore di Senemet”90. Il culto di Ammone a File sembra essersi affermato già durante la XXV dinastia91 – della quale fu senza dubbio il dio dinastico – come indicherebbero le iscrizioni su alcuni blocchi ed un altare facenti parte di una cappella del faraone nubiano Taharqo, scoperti durante lo smontaggio del complesso di File: fu dunque durante la XXX dinastia che questo dio diventò una divinità locale a tutti gli effetti? Tenuto conto degli aspetti e delle funzioni delle divinità che si è tentato fin qui di delineare e venendo alla “grammatica del tempio”, la disposizione e il contenuto delle scene sulle lastre d’intercolumnio permettono di rintracciare alcune chiavi di lettura – sebbene parziali – del programma decorativo, anche alla luce di alcune considerazioni di D. Inconnu-Bocquillon e E. Vassilika92. Partendo dalle scene esterne (Tabella 2, pagina seguente), per il lato orientale si osserva che: - la sequenza delle offerte (da nord a sud) unsheb – libagione e incenso – collana-usekh – vasi da libagione – [ignota] – unguento-medj sembra essere incentrata sulla purificazione rituale (centrale nella teologia locale) e su Osiri/Khnum e Isi dell’Abaton. Hathor di Senemet, ipostasi di Isi dell’Abaton, è la divinità che compare maggiormente nei testi delle colonne disposte su questo lato93. - La scena CNF.4.L, dove il re compie la corsa rituale della festa-sed, riprende il tema della riconferma del potere regale. - L’offerta dell’unsheb a Hathor94 nella scena CNF.1.L e la possibile presenza della dea nella scena CNF.5.L potrebbe forse costituire un’allusione al mito della Dea Lontana con la sua pacificazione e purificazione nel santuario di Bigga: questa resta in ogni caso un ipotesi, non esistendo in proposito alcun conforto testuale. - Per ciò che concerne i toponimi, compaiono qui soprattutto l’isola di Bigga (Senemet o Abaton), Elefantina e la prima cateratta (area geografica a nord di File) 95. Questi toponimi rappresentano il nord religioso e l’ovest geografico, che cominciano da Bigga (santuario di Osiri). Il lato orientale dell’edificio sembra quindi rappresentare Isi di destra. H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 86, primo registro dall’alto. S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit., OA 17 (1978), tav. VII. 91 Quest’ipotesi si deve a Žabkar (Op. cit., I e 161, n. 4), mentre G. Haeny ha dubitato della sua validità (Art. cit., BIFAO 85 [1985], 201-sgg.). 92 Cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 268; E. VASSILIKA, Op. cit., 25. 93 Cfr. infra n. 110. 94 L’unsheb costituisce una delle offerte specifiche di Hathor e come tale compare anche nel “mito dell’occhio del sole” (cfr. H. JUNKER, Der Auszug der Hathor-Tefénet aus Nubien, Berlin 1911, 5). Esso è simbolo della Dea Lontana e di Hathor come “occhio di Horo” o “occhio del sole”, ed è in grado di pacificarne l’aspetto furioso (cfr. ad esempio D, II, 22 [1-2]). Nella scena CNF.1.L Hathor è detta “signora di Senemet”, forma che Inconnu-Boquillon ha mostrato essere una manifestazione della Dea Lontana, accanto a quella materna che la assimila a Isi “signora di File”, “colei che sta nel PA-a-n-aS” (tempio di Hathor a File) e “signora del mammisi” (D. INCONNU-BOQUILLON, Op. cit., 312-313 e 316-319). Hathor partecipa alla difesa di Osiri nell’Abaton (Ibid., 317 e doc. 115, 152, 161) come paredra di Isi di destra, e come “madre del dio” protegge Horo nel PA-a-n-aS (Ibid., doc. 29) contribuendo alla sua intronizzazione (Ibid., doc. 79). L’epiteto “signora di Senemet” la identifica inoltre come divinità universale e solare: essa protegge Ra in qualità di “occhio del sole” e come Isi è detta per questo “Rayt” (Ibid., doc. 96) oltre che “reggente delle Due Terre” (Ibid., doc. 37) e “grande e possente nelle due terre” (Ibid., doc. 21). 95 File compare una volta sola: CNF.5.L. 89 90 100 Egittologia a Palazzo Nuovo TABELLA 2 RIPARTIZIONE DELLE SCENE ESTERNE CON I PRINCIPALI ELEMENTI COMPOSITIVI. CNF.5.L - OFFERTA: UNGUENTO-MEDJ - DIVINITÀ: HATHOR E ALTRA LASTRA D’INTERCOLUMNIO MANCANTE NELL’ATTUALE CONFORMAZIONE DELL’EDIFICIO DIVINITÀ FEMMINILE IGNOTA (ISI O TEFNUT?) - TOPONIMI: ABATON E FILE - CORONA DEL SOVRANO: NON VISIBILE CNF.9.L - OFFERTA: MAAT - DIVINITÀ AMON-RA E MUT - TOPONIMO: KARNAK. CNF.11.P PORTA LATERALE EST - CORONA DEL SOVRANO: CNF.8.L CNF.23.L - OFFERTA: LATTE - DIVINITÀ: ISI E ANUQET - TOPONIMI: SENEMET, ABATON, FILE E TA-SETI - OFFERTA: IGNOTA - DIVINITÀ: ISI (?) - TOPONIMI: ABATON - CORONA DEL SOVRANO: NON VISIBILE - CORONA DEL SOVRANO: N CNF.4.L - OFFERTA: VASI DA LIBAGIONE CNF.7.L - OFFERTA: VINO - DIVINITÀ: KHNUM-RA E SATET - TOPONIMI: SENEMET E ABATON E CORSA RITUALE - DIVINITÀ: KHNUM E SATET - TOPONIMI: ELEFANTINA E KEBEHU - CORONA DEL SOVRANO: - CORONA DEL SOVRANO: CNF.3.L - OFFERTA: COLLANA-USEKH - DIVINITÀ: OSIRI E ISI - TOPONIMI: ABATON CNF.12.P PORTA LATERALE OVEST - CORONA DEL SOVRANO: CNF.2.L CNF.6.L - OFFERTA: LIBAGIONE - OFFERTA: PRIMIZIE - DIVINITÀ: ISI E ARPOCRATE - TOPONIMI: ABATON E FILE E INCENSO - DIVINITÀ: IGNOTE - TOPONIMI: IGNOTI - CORONA DEL SOVRANO: - CORONA DEL SOVRANO: NON VISIBILE CNF.1.L - OFFERTA: UNSHEB - DIVINITÀ: HATHOR - TOPONIMI: SENEMET. - CORONA D. SOVR.: CNF.10.P PORTA PRINC. CNF.24.L SCENA PERDUTA ??? Per quanto riguarda il lato occidentale: - la sequenza delle offerte (da nord a sud) [ignota] – primizie – vino – latte – Maat rimanda ai temi della rigenerazione (spec. vino e latte)96 e, parallelamente, alla trasmissione del potere regale (presentazione di Maat), oltre che riproporre quello che Osing ha ipotizzato essere un protocollo decorativo ricorrente in alcuni templi già dall’epoca ramesside e attestato fino a tutta l’epoca tolemaica97. Cfr. H. KOCKELMANN, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 35 e n. 36-38. J. OSING, Der Tempel Sethos' I in Gurna. Die Reliefs und Inschriften, Kairo 1977, I, 65-68. L’argomentazione di Osing è stata in seguito ripresa e rivista da E. TEETER, Op. cit., 46. 96 97 Studi e ricerche dell’Università di Torino 101 - Sembra prevalere l’aspetto materno di Isi (con Arpocrate nella scena CNF.6.L), cui sono associate le altre divinità femminili che dispensano al faraone il potere su tutto l’Egitto e la supremazia sui paesi nubiani. - Accanto a Senemet e all’Abaton, File costituisce il principale toponimo. Compaiono anche Tebe e Ta-seti, che identifica qui i territori nubiani a sud di File. Questi toponimi rappresentano dunque il sud religioso e l’est geografico, che cominciano con File (santuario di Isi). Il lato occidentale dell’edificio sembra quindi rappresentare Isi di sinistra. Alcune ulteriori osservazioni: - CNF.4.L e CNF.7.L, situate in posizione opposta e complementare sui lati esterni orientale e occidentale dell’edificio presentano due forme locali di Khnum e Satet: quella di Elefantina (CNF.4.L) e quella di Bigga (CNF.7.L). - Lo stesso fenomeno si riscontra per CNF.2.L / CNF.6.L e CNF.23.L / CNF.8.L la cui disposizione sembra contrapporre le due forme locali di Isi: sposa e protettrice di Osiri a est, madre di Horo a ovest. Il pessimo stato di conservazione delle scene sul lato orientale obbliga tuttavia a presentare questa ipotesi con estrema cautela. - A seconda delle scene e del loro contesto, il sovrano porta una corona che allude ora a un determinato contesto rituale inerente la teologia locale (specialmente le corone hemhem, atef e Tni), ora alla sua qualità di monarca universale, vittorioso su tutti i nemici (corona rossa, corona bianca, corona doppia, kheperesh): ciò si riscontra ugualmente nelle scene interne. Venendo a queste ultime (Tabella 3, pagina seguente), la loro disposizione suggerisce di leggerle a “zig-zag”, passando da un lato all’altro dell’edificio. Questa regola si applica in particolar modo alle scene della metà settentrionale, dove sono raffigurati i principali episodi della “visita regale”98. Entrando, a sinistra dell’ingresso principale (CNF.10.P) il re esce dal palazzo (CNF.13.L), è purificato da Horo e Thot (CNF.19.L, sul lato opposto), viene incoronato come sovrano di tutto l’Egitto (CNF.14.L, di fronte alla precedente) e può quindi accedere al tempio dove gli dei locali (Khnum-Ra di Senemet e Horo di Buhen) lo introducono al cospetto di Isi (CNF.20.L, sul lato opposto, dopo la porta CNF.12.P). Questa sequenza di episodi è attestata fin dalla ↓VIII dinastia99 e diventa poi una caratteristica comune nella decorazione templare fino in epoca romana, con le varianti dipendenti dalle caratteristiche di ciascuna teologia locale. Essa riproduce simbolicamente la visita del faraone ai santuari del paese, al fine di constatare lo stato dei templi (o del culto), presentare offerte alle divinità locali e ricevere da esse (e quindi dal loro clero) una nuova legittimazione del proprio potere. In casi particolari, tale evento costituiva anche l’occasione per re-istituire il culto e le provvigioni al tempio, donare agli dei terreni e proprietà 100 e ordinare restauri o ampliamenti degli edifici esistenti, nonché nuove costruzioni: del re Nectanebo I ci è giunta a tal proposito una serie di importanti testimonianze epigrafiche, quali le stele gemelle da Naucratis e Eracleion101 e la grande stele da Ermopoli102. Cfr. A. M. BADA→Y, Art. cit., ZÄS 102 (1975), 83-85; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 3034, 120-121 e n. 141 con ulteriori riferimenti bibliografici. Altre importanti osservazioni si trovano in FR. LABRIQUE, Le rituel de l’offrande de la campagne, cit., passim. 99 Cfr. ad esempio P. BARGUET, Le temple d’Amon-Rê à Karnak, Essai d’exégèse, Le Caire 1962 (Ried. 2008), 312 e n. 5; M. GITTON, S. NEGRONI, J. YOYOTTE, “La Chapelle Rouge: quelques instruments de travail”, Kêmi 19 (1969), 303, 305, 309-310 e 318. 100 Sul tema cfr. soprattutto D. MEEKS, “Les donations aux temples dans l’Égypte du Ier millénaire av. J.C.”, in E. LIPINSKI (ed.), State and temple economy in the ancient Near East, Leiden 1979, II, 605-687 e Id., Le grand texte des donations au temple d’Edfou, Le Caire 1972. 101 Stele Cairo JE 34002 e stele Alexandria SCA 277: J. YOYOTTE, in Egypt sunken Treasures, catalogo della mostra, Berlin 2006, 316-321; ID., “Le second affichage du décret de l’an 2 de Nekhetnebef et la découverte de Thônis-Hérakleion”, Égypte, Afrique & Orient 24 (2001), 24-34. 102 Stele Cairo JE 72130: G. ROEDER, “Zwei hieroglyphische Inschriften aus Hermopolis (Ober-Ägypten)”, ASAE 52 (1954), 315-442. 98 102 Egittologia a Palazzo Nuovo TABELLA 3 RIPARTIZIONE DELLE SCENE INTERNE CON I PRINCIPALI ELEMENTI COMPOSITIVI. CNF.18.L - OFFERTA: IGNOTA - DIVINITÀ: UNA DIVINITÀ LASTRA D’INTERCOLUMNIO MANCANTE NELL’ATTUALE CONFORMAZIONE DELL’EDIFICIO N MASCHILE ED UNA FEMMINILE, IGNOTE - TOPONIMI: IGNOTI - CORONA DEL SOVRANO: NON VISIBILE CNF.22.L - OFFERTA: LIBAGIONE E INCENSO - DIVINITÀ: OSIRI, ISI E HORSIESI - TOPONIMI: ABATON CNF.11.P PORTA LATERALE EST - CORONA DEL SOVRANO: CNF.21.L CNF.17.L - OFFERTA: MAAT - DIVINITÀ: AMON-RA, MUT E KHONSU - TOPONIMI: UASET/TEBE - CORONA DEL SOVRANO: NON - OFFERTA: CORONA BIANCA E NOTA - CORONA DEL SOVRANO: CORONA ROSSA - DIVINITÀ: NEKHBET E UAGET - TOPONIMI: NEKHEN E BUTO CNF.20.L CNF.16.L SALITA DEL RE AL TEMPIO (IV EP. DELLA VISITA REGALE) - DIVINITÀ: ISI, KHNUM-RA E HORO - TOPONIMI: SENEMET, BUHEN E TA-SETI - OFFERTA: BENDE - DIVINITÀ: ISI, NEFTI E HATHOR -TOPONIMI: ABATON E SENEMET - CORONA DEL SOVRANO: - CORONA DEL SOVRANO: CNF.15.L - OFFERTA: MAAT - DIVINITÀ: ISI DI ABIDO, ISI DI COPTOS E HORSIESI. - TOPONIMI: ABIDO, COPTOS, ABATON CNF.12.P PORTA LATERALE OVEST - CORONA D. SOVRANO: CNF.14.L INCORONAZIONE DEL RE (III EP. DELLA VISITA REGALE) - DIVINITÀ: (PROB.) THOT, HORO, NEKHBET E UAGET? - TOPONIMI: NON NOTI - CORONA DEL SOVRANO: NON Sequenza degli episodi della visita regale CNF.19.L PURIFICAZIONE DEL RE (II EP. DELLA VISITA REGALE) - DIVINITÀ: HORO E THOT - TOPONIMI: MESEN, TA-SETI, ERMOPOLI MAGNA, HESERET - CORONA D. SOVRANO: VISIBILE CNF.13.L USC. DAL PALAZZO (I EPIS. VISITA REG.) - ALTRI PERS.: Sacerdote-sem - CORONA D. SOVR.: CNF.10.P PORTA PRINC. CNF.25.L SCENA PERDUTA Uscita dal palazzo? Studi e ricerche dell’Università di Torino 103 È interessante notare che, dopo la scena della salita del re al tempio (CNF.20.L), la sequenza del lato occidentale presenta l’offerta delle due corone a Nekhbet e Uaget: ci si chiede se anche questa scena possa essere inclusa nella serie della visita regale, come un episodio conclusivo del rituale volto a riaffermare la sovranità del faraone su tutto l’Egitto. A questo punto si torna al lato orientale dell’edificio (da CNF.15.L), dove compare una nuova serie di scene d’offerta (Maat – bende – [Maat] – [ignota]), cui si contrappone sul lato occidentale, di fronte alla porta CNF.11.P, la scena CNF.22.L, con libagione e offerta dell’incenso alla triade di File. Le tipologie d’offerta e le divinità raffigurate sembrano evocare ancora il contesto teologico e rituale locale (presenza di Osiri, offerta delle bende, della libagione e dell’incenso) e il tema della riconferma del potere regale (presenza di Horsiesi/Khonsu, offerta di Maat). Se dunque in linea di principio l’impianto decorativo pare seguire lo schema di Gutbub, bisogna tuttavia segnalare alcune importanti “anomalie”: - Rispetto a tutti gli altri edifici di File – incluso il portale di Nectanebo, nel primo pilone – almeno per ciò che riguarda le scene esterne delle lastre di intercolumnio si nota che Isi di destra si colloca sul lato orientale, Isi di sinistra su quello occidentale (Tab. 4, pag. seguente). - Come già segnalato da Winter103, sugli stipiti meridionali delle porte laterali CNF.11/12.P Nectanebo I compare con la corona rossa, su quelli settentrionali con la corona bianca. Questi elementi avvalorano l’ipotesi che, rispetto al suo orientamento originario, l’edificio sia stato ruotato di 180°. Tenendo presenti questi elementi, è altresì necessario sottolineare che: - Non esiste una suddivisione netta e costante tra Isi di sinistra e Isi di destra, poiché le due forme della divinità compaiono insieme su entrambi i lati dell’edificio oppure invertite rispetto ai punti cardinali. - File, l’Abaton e Senemet compaiono, in relazione a Isi, sia a est che a ovest. - Posto che il lato orientale del monumento rappresenti il nord geografico (Basso Egitto), si segnala che nella scena CNF.13.L (uscita dal palazzo) Nectanebo I porta la corona bianca quando ci si sarebbe ragionevolmente aspettati la presenza della corona rossa, come avviene di norma nella decorazione degli altri edifici di File, primo fra tutti il tempio tolemaico di Isi104. TABELLA 4 SCHEMA DI A. GUTBUB ADATTATO ALLE SCENE ESTERNE DEL “CHIOSCO” DI NECTANEBO I. NORD SCENE ESTERNE DEL LATO OCCIDENTALE SCENE ESTERNE DEL LATO ORIENTALE ISI DI SINISTRA ISI DI DESTRA Epiteti: Ast wr.t mwt nTr nb.t Iw-rk Epiteti: Ast di anx Hry.t-ib Iw-wab EST GEOGRAFICO - SUD TEOLOGICO (ALTO EGITTO) OVEST GEOGRAFICO - NORD TEOLOGICO (BASSO EGITTO) FILE ABATON SUD 103 104 Cfr. supra n. 30. Cfr. ad esempio G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit., pl. I, scene ↓I e ↓I’. 104 Egittologia a Palazzo Nuovo - Inconnu-Bocquillon105 segnala peraltro che la medesima inversione nord-sud si presenta anche nelle iscrizioni sui lati c e d della porta CNF.10.P: qui, a ovest c’è l’Alto Egitto (il sovrano è “figlio di Ra”), a est c’è il Basso Egitto (il sovrano è “re dell’Alto e Basso Egitto”). Queste caratteristiche si ritrovano anche nel portale di Nectanebo nel primo pilone e sembrano dunque essere tipiche del programma decorativo della ↓↓↓ dinastia. Esse possono essere spiegate con il fatto che all’epoca di Nectanebo I i concetti di Isi di sinistra e Isi di destra – già rilevabili in forma embrionale nella documentazione della ↓↓VI dinastia – non fossero ancora giunti a una definitiva maturazione e sistematizzazione106. Ciò detto, e in difetto di prove schiaccianti, va anche segnalato il fatto che lo schema di A. Gutbub, benché valido in linea teorica, costituisce un’interpretazione parziale, incompleta ed inevitabilmente moderna del pensiero dei sacerdoti che concepirono la decorazione del “chiosco” di Nectanebo e degli altri edifici di File; di questo pensiero ci sfuggono evidentemente le sottigliezze e la complessità, questa difficilmente racchiudibile in uno schema rigido, fatto di regole fisse ed immutabili. A riprova di ciò J. L. Fissolo ha ben dimostrato che numerose altre incoerenze ed anomalie rispetto a una tale schematizzazione possono essere individuate anche negli inni del tempio tolemaico di Isi107. III.2 – Funzione delle porte di accesso La decorazione della porta principale (CNF.10.P) è solo parzialmente conservata; di questa sussistono soltanto i registri inferiori dei lati a e b, i cui pochi elementi compositivi superstiti consentono di inferire che fosse connessa al tema della visita regale, ed in particolar modo alla purificazione del sovrano della scena CNF.19.L. Thot e Horo, ritratti nell’atto di compiere la lustrazione rituale, dovevano pertanto essere “magicamente attivati” al passaggio del re108. La decorazione e le iscrizioni delle porte di accesso laterali (CNF.11.P e CNF.12.P, lati a e b) sono dedicate invece all’introduzione delle offerte destinate a Isi e incentrate sul tema della litania d’offerta (CNF.11.P, lati c e d, CNF.12.P, lati a e b), cosa che lega tali porte ad una precisa funzione rituale109 ben attestata in strutture analoghe, quali la cappella di Hakoris a Karnak, il portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia, a Medinet Habu, e il chiosco di Nectanebo I e II nel tempio di Hibis, a Kharga. Si tratta degli stessi temi evocati dalla scena CNF.6.L (consacrazione e offerta delle primizie) la cui posizione a ridosso della porta CNF.12.P non è dunque casuale ma giustificata dal contesto rituale. III.3 – Osservazioni sui testi delle colonne e attività edilizia di Nectanebo I a File I testi iscritti sulle colonne dell’edificio possono essere classificati in due differenti tipologie: - Tipo a: al protocollo regale segue la menzione delle divinità protettrici, che solo in parte possono essere messe in relazione con le scene scolpite sulle lastre d’intercolumnio adiacenti, come illustrato di seguito nella Tabella 5110. - Tipo b: la titolatura (completa o parziale) del sovrano precede un testo – generalmente introdotto da una forma participiale o da una sDm.n.f – incentrato sulla sua attività edilizia in favore delle divinità locali111. Accanto al chiosco (o hayt), l’unico ad essere stato costruito exnovo (n-mAw.t)112, Nectanebo afferma di aver elevato un tempio per gli dei locali, ingrandendo e La Déesse Lointaine, 268 e n. 455. Ibidem. Non compare qui il toponimo Iw-rq mentre Senemet detiene ancora il ruolo di centro di culto principale della regione. 107 J. L. FISSOLO, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 11-12. 108 E. VASSILIKA, Op. cit., 24. 109 Si veda CNF.12.P, lato a, n. b e CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 23-25 e 125-sgg. 110 Lato est, CNF.27.C (iscr. esterna-est/nord), CNF.28/29/30.C (iscr. esterne), CNF.31.C (iscr. interna); lato ovest, CNF.33.C (iscr. interna) e CNF.38.C (iscr. esterna-ovest/nord). 111 Lato est, CNF.28.C (iscr. interna, per Hathor), CNF.30.C (iscr. interna, per Hathor), CNF.31.C (iscr. esterna, divinità ignote); lato ovest, CNF.33.C (iscr. esterna, per Isi), CNF.33.C e CNF. 35.C (iscr. esterne, per Isi); CNF.35.C (iscr. interna, per Isi e Satet), CNF. 36.C (iscr. interna, per Isi), CNF.37.C (iscr. esterna, per le divinità di Senemet). 112 Colonna CNF.37.C (iscr. interna); architrave (CNF.40.A, iscr. a e b). 105 106 Studi e ricerche dell’Università di Torino 105 completando la dimora di Isi/Hathor. L’azione del costruire è espressa mediante l’uso di verbi quali ir (fare, il più attestato), saHa (innalzare), saA (ingrandire) e smnx (perfezionare, completare), cui va aggiunto smAw (restaurare, rinnovare), attestato in forma nominale in CNF.6.L, nel testo che ricorda il restauro dell’edificio ad opera di Tolomeo II. Si segnala l’assenza del verbo xws che, fra tanti, indicare più specificamente una nuova fondazione. Questi testi testimoniano di un’alacre attività edile di Nectanebo I a File della quale, oltre al chiosco, restano oggi il più volte citato portale nel primo pilone e i pochi blocchi recuperati dallo smontaggio del secondo pilone, riconducibili con buona probabilità a un ampliamento del primitivo tempio di XXVI dinastia113. TABELLA 5 SCHEMATIZZAZIONE DI UNA POSSIBILE RELAZIONE TRA LE ISCRIZIONI DI ALCUNE COLONNE E LE SCENE D’OFFERTA ADIACENTI. COLONNA SCENA VICINA CNF.27.C, ISCR. ESTERNA-NORD: Hathor, signora di Senemet. CNF.1.L: Offerta dell’unsheb a Hathor, signora di Senemet. CNF.29.C, ISCR. ESTERNA: Isi che risiede nell’Abaton, sovrana e signora di Senemet. CNF.3.L: Offerta della collana-usekh a Osiri e Isi dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton. CNF.4.L: Offerta dei vasi da libagione e corsa rituale davanti a Khnum signore di Kebehu, il dio grande che risiede a Elefantina, e Satet la grande, signora di Elefantina. CNF.22.L: Offerta dell’incenso e di una libagione a Osiri-Onnofri il dio grande, che risiede nell’Abaton, Isi-xwt e Horsiesi-nedjotef. CNF.30.C, ISCR. ESTERNA: Khnum signore di Kebehu e Satet la grande, signora di Elefantina. CNF.33.C, ISCR. INTERNA: Osiri-Onnofri, il dio grande che risiede [---]. Tra le costruzioni si cita anche un Per-ur114 ma, data l’esiguità del testo, non è dato sapere se il termine alluda qui a un edificio simbolico oppure sia il nome di una specifica struttura o di una particolare stanza del tempio di Isi. Si noti tuttavia che nell’iscrizione c dell’architrave Isi porta, tra gli altri, l’epiteto “signora di Per-ur e Per-neser”. La realizzazione di queste opere architettoniche, retoricamente definite “perfette ed eterne”, “per le quali non c’è il pari sulla terra” produce la soddisfazione delle divinità (“com’è bello questo monumento che tu hai fatto per noi! Noi siamo soddisfatti per esso”115), dalla quale scaturisce per il faraone il benessere fisico e spirituale e l’affermazione della sua autorità regale su tutte le terre, eternamente in pace116. III.4 – L’inno a Isi, signora di File, divinità universale L’iscrizione c dell’architrave presenta una struttura grammaticale e un contenuto che hanno tutte le caratteristiche di inno117. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, esso si presenta come il più antico inno ad Isi attestato nella documentazione epigrafica monumentale118. Il preambolo evidenzia la tipologia del testo, caratterizzata dalla forma verbale Hr dwA.t, e indica il recitante (il faraone) e la divinità cui tale inno è destinato (Isi di File). Segue il testo vero e proprio, aperto dalla formula esclamativa di saluto inD Hr.t (“salute a te!”), con la lode alla divinità che enumera – Cfr. supra n. 4-5. CNF.34.C, iscr. interna. 115 CNF.36.C, iscr. esterna. 116 CNF.35.C (isc. interna), CNF.36.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. esterna). 117 Cfr. A. BARUCQ, Op. cit., 22-sgg. e n. 1; LÄ III, 103-110; J. ASSMANN, Ägyptische Hymnen und Gebete, Zurich – München 1975, spec. 3-63. 118 Cfr. L. V. Žabkar, Op. cit., 156 e n. 225. 113 114 106 Egittologia a Palazzo Nuovo mediante aggettivi spesso seguiti da uno pseudo-accusativo di relazione (es. wr.t-HkA.w, Dsr.t s.t m wiA n HH), sostantivi (es. WADyt, nb.t xa.w m kAri StA, Hnwt pr-wr pr-nsr) e forme verbali participiali – le sue principali caratteristiche e alcune delle azioni da essa compiute (es. smn.t iAwt HqA idb.wy @A.w-nb.w e sxa.t Ra). Come si cercherà qui brevemente di illustrare, esse anticipano in una forma ancora stringata e succinta quel ruolo universale e assai complesso che verrà in seguito attribuito a Isi negli inni tolemaici e più tardi ancora nelle sue aretalogie in greco119. Dopo la presentazione in forma chiastica di Isi nella sua duplice forma (“dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di File, la divina, madre del dio”), l’epiteto“colei che crea la sua perfezione” (qmA.t nfrw.s) sembra indicare le qualità creatrici e protettrici della dea, esercitate qui su se stessa, o sul sovrano, come nel testo interno di CNF.36.C (qmA.t nfrw.f)120. “Uaget, grande di magia, signora delle apparizioni dal naos segreto” (WADyt wrt-HkA.w nb.t xa.w m kAri StA) evoca le qualità magiche e solari della dea che può manifestarsi pacifica, benevolente e prospera (come Uaget o Hathor/Uaget), oppure combattente (Isi-Hathor-Sekhmet), come “fiamma ardente” (Upeset) che annienta i nemici di Ra, Osiri e Horo, o secondo la tradizione del tempio di Isi ad Assuan come “colei che sta alla testa dell’esercito” (HAt pA mSa)121. “Uaget, grande di magia” è attestato anche per molte divinità del Delta e per certi aspetti costituisce un trait-d’union tra le funzioni della Isi locale e quelle di analoghe divinità a Buto, Ranefer, Behbeit el-Hagara, ecc. Il culto di Isi trasse peraltro le proprie origini nel Delta e da qui si diffuse in tutto il paese con la ↓↓VI dinastia, prima, e la ↓↓↓, poi; centri nevralgici furono Sais, Sebennito e soprattutto Behbeit el-Hagara, da cui avrebbe tratto origine quel culto di Isi che in epoca greco-romana attraversò il mediterraneo per giungere fino all’Europa continentale122. Tale universalità e natura solare della dea continua a trasparire nei successivi epiteti “Unica”123 e “Rayt” (o “Ra femmina”), che la pongono al vertice del pantheon egizio. Come “colei il cui posto è sacro nella barca dei milioni” (Dsrt s.t m wiA n HH, la barca del sole) e “signora di Per-ur e Perneser” (Hnwt Pr-wr Pr-nsr) Isi protegge infine suo padre Ra come “uréo” (irt-Ra e Hry.t-tp n Ra): impregnata di teologia solare, Isi si eleva quindi anche a baluardo della regalità faraonica, detiene il controllo dell’universo e il potere della creazione del mondo124. Cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., doc. 48; L. V. ŽABKAR, Op. cit., passim; J. BERGMAN, Ich bin Isis. Studien zum memphitischen Hintergrund der griechischen Isis-aretalogien, Uppsala 1968, passim e spec. 199-sgg.; M. MÜNSTER, Op. cit., 143-sgg. e 206-208; D. MÜLLER, Ägypten und die griechischen Isis-Aretalogien, Berlin 1961, passim e spec. 73. 120 Si veda anche una scena di presentazione della grande offerta (aAb.t) a Isi, nel portale di Nectanebo I, dove la dea dice al sovrano “Io sono tua madre, colei che crea la tua perfezione” (ink mwt.k qmA.t nfrw.k: cfr. H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 89). L’espressione indica normalmente un’azione esercitata da una divinità nei confronti di un sovrano (e viceversa) o di un altro dio, avente per finalità la sua protezione (D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 225 e doc. 79; H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 44). Esso è frequente nei testi del Nuovo Regno quando diventa caratteristico di Isi (M. MÜNSTER, Op. cit., 208 e n. 2192). Si noti che nfrw, oltre che la “perfezione”, indica la corona bianca e, con essa, l’azione di “fare re”: in tal senso questa funzione di Isi include anche il potere di conferire la regalità al sovrano (Ibid., 143-145). 121 Cfr. L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn V, 60-63 e 133; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., passim, spec. 251-sgg. e doc. 24, 48, 50, 69, 98 e 106; E. BRESCIANI & S. PERNIGOTTI, Op. cit., 21-26; G. ZAKI, Art. cit., Hommages à J. Cl. Goyon, Le Caire 2008. 122 Cfr. ad esempio L. V. ŽABKAR, Op. cit., 110; J.-CL. GOYON, “Hededyt: Isis-Scorpion et Isis au Scorpion. En marge du papyrus de Brooklyn 47.218.50 – III”, BIFAO 78 (1978), 439-458; CHR. FAVARD-MEEKS, Le temple de Behbeit el-Hagara, Hamburg 1991, passim e spec. 427-429; J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 42. 123 Quest’epiteto verrà ulteriormente amplificato nei testi tolemaici di File con espressioni quali “colei che non ha eguali in cielo e sulla terra” (L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn VII), “(La figlia di Geb) la quale non ha eguali” (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 13, l. 9). Di qui l’appellativo “Thiouis” (inno I di Isidoro a Medinet Madi: L. V. ŽABKAR, Op. cit., 145 e 181, n. 28) e l’espressione “cuius numen unicum multiformi specie, ritu vario, nomine multiiugo totus veneratus orbis” (Apuleio, Metamorphoses, XI,5); a tal proposito si veda anche L. BRICAULT, “Isis myrionime”, Hommages à Jean Leclant, Le Caire 1993, 67-86. 124 Cfr. L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn V e VI, 82-sgg. e 131-sgg.; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., doc. 68, 98 e 154. 119 Studi e ricerche dell’Università di Torino 107 Prima di interrompersi bruscamente sul moncone di architrave125, questa lunga enumerazione delle qualità della “signora di File” prosegue con l’epiteto “colei che stabilisce la funzione di principe delle due rive degli Hau-nebu” (smn.t iAw.t HqA idb.wy @Aw-nb.w). Quest’ultimo, a nostra conoscenza non attestato altrove, pone alcuni problemi d’interpretazione, soprattutto per ciò che concerne il dibattuto termine @Aw-nb.w126. Facendo alcuni confronti con simili espressioni che compaiono in epiteti attribuiti normalmente ai sovrani e più raramente ad alcune regine (Nuovo Regno), quali Ahmosi-Nefertari e Hatshepsut127, ci si accorge come esso evochi immediatamente il potere ancestrale dei faraoni di annientare tutti i nemici d’Egitto e di controllarne i territori. Il potere di sottomettere le “due rive degli Hau-nebu” costituisce evidentemente “un titolo onorifico, privo di (un effettivo) valore politico”128 ed è dunque pregno, in primis, di valore simbolico ed apotropaico. Tuttavia, se inserito nella “titolatura” della Isi di File che compare nel nostro inno, esso può forse alludere ad una precisa funzione divina della dea: immagine divina per eccellenza della regina-madre, Isi “conferisce la regalità”, la legittimazione ad essere heqa. Si noti altresì che un’iscrizione del Nuovo Regno la definisce “principessa delle due rive” (HqA.t idb.wy)129. Come interpretare allora l’espressione “le due rive degli Hau-nebu”? Il duale idb.wy indica normalmente nei testi egizi l’Egitto, ma la sua relazione con gli Hau-nebu in un testo della ↓↓↓ dinastia porterebbe ad ampliare la portata di questa espressione verso aree situate al di là delle coste del Delta – confine naturale e ancestrale del paese – in direzione del mondo Egeo, dell’Asia Minore o dei territori del Vicino Oriente affacciati sul Mediterraneo130. In difetto di ulteriori dati certi è d’obbligo considerare questa soltanto un’ipotesi, ma è possibile che questo “Colei che stabilisce la funzione di principe delle due rive degli Hau-nebu” costituisca un paradigma settentrionale del già citato “signora dei paesi stranieri meridionali”, che attesta invece il controllo di Isi su tutti i paesi nubiani131. IV – Tipologia architettonica originaria e vicissitudini storiche Quali erano la posizione e la funzione architettonica originarie dell’edificio, all’epoca della sua costruzione? Partendo dai testi132, si apprende che il “chiosco” di Nectanebo I faceva originariamente parte della tipologia architettonica delle hayt, termine che compare con più varianti grafiche: 133 , , , e . Le iscrizioni a e b dell’architrave aggiungono poi alcune importanti precisazioni, specificando il materiale con cui esso fu costruito (m inr HD nfr n L’ultima parte del testo, frammentaria non consente ulteriori approfondimenti: cfr. supra CNF.40.A, iscr. c, n. l. Si vedano J. VERCOUTTER, Art. cit., BIFAO 48 (1947), 107-209 e; Id., L’Égypte et le Monde égéen préhellénique, Le Caire 1956, 15-sgg.; CHR. FAVARD-MEEKS, “Le Delta égyptien et la Mer”, SAK 16 (1989), 39-63; più recentemente cfr. M. M. BONTTY, “The Haunebu”, GM 145 (1995), 45-58 e CHR. THIERS, “Civils et militaires dans les temples. Occupation illicite et expulsion”, BIFAO 95 (1995), 496-497, n. e (con bibliografia). 127 J. VERCOUTTER, Art. cit., BIFAO 48 (1947), docc. LIII-LIV, LI↓ e ↓CIII 128 J. VERCOUTTER, Art. cit., BIFAO 48 (1947), 185. 129 Cfr. K. PIEHL, Inscriptions hiérogliphiques, Leipzig 1890-1903, I, pl. 11B. 130 Si vedano ancora, ad esempio, le stele gemelle di Naucratis e Eracleion, dove l’espressione wAD-wr ¡Aw-nb.w è traducibile come “il mare dei Greci”, autorizzando almeno per questi documenti l’equazione ¡Aw-nb.w = Greci (o popolazioni egee al di là del mare): cfr. supra n. 101 e 126. 131 Cfr. supra n. 68. Testi successivi alla ↓↓↓ dinastia attestano che a Isi – divinità legata agli ambienti umidi di cui File costituisce la controparte meridionale del Delta – era attribuito il controllo del mare con Neith di Sais (nei testi delle stele di Naucratis ed Eracleion “signora del mare”: cfr. n. 101) e l’arte della navigazione, in relazione alla più antica funzione di “colei che presiede la barca di Ra” (cfr. J. BERGMAN, Op. cit., 202 e n. 6; L. BRICAULT, Isis, dame des flots, Liège 2006, passim). 132 Colonne CNF.29.C (iscr. interna), CNF.34.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. interna); architrave (CNF.40.A, a e b). 125 126 Si confronti questa grafia con il parallelo stringente della l. 13 della stele Cairo JE 72130 ( cfr. G. ROEDER, Art. cit., ASAE 52 (1954), 393. 133 ): 108 Egittologia a Palazzo Nuovo rwD.t) e indugiando sulla decorazione delle colonne, “iscritte in tutta la loro altezza” (sS m ws nb), “scolpite”(xt m [---]) e “dipinte” (mH m Dr.w). Così completato “la sua bellezza superava quella di ogni altro monumento esistito sulla terra fino ad allora”134. Una descrizione puntuale che evidenzia una perfetta corrispondenza tra i dati architettonici e quelli testuali. Il termine hayt135 presenta i significati architettonici di “loggia/vestibolo/atrio” (dall’Antico Regno)136 e “soffitto” (Medio Regno)137, identificando una costruzione in legno o pietra, con funzione sia civile che religiosa, destinata a coprire uno spazio celandolo alla vista o ai raggi del sole. Il determinativo più antico tra quelli attestati è , che compare tuttavia anche nelle iscrizioni del chiosco, forse con intento arcaistico, richiamando la sua principale funzione architettonica. Dal Nuovo Regno il termine viene usato sempre più spesso con il significato generico di (e varianti) al posto di ; tale “loggia/vestibolo/atrio” ed è determinato viepiù da geroglifico viene reso in maniera sempre più elaborata a partire dall’epoca tarda fino a dare origine al segno (e varianti) in epoca tolemaica138, che raffigura la facciata di una struttura architettonica caratterizzata da colonne intervallate da lastre d’intercolumnio e sormontate da un architrave con copertura. Dalla ↓↓V dinastia hayt indica sia i porticati costruiti davanti ai piloni, sia i colonnati d’accesso decorati con scene d’offerta e gli episodi della visita regale139. La loro funzione era quella di celare lo spazio sacro di fronte all’ingresso del tempio garantendo così la privacy necessaria allo svolgimento dei “riti d’accoglienza e d’introduzione”140. La ↓↓↓ dinastia pare dunque aver rielaborato queste tipologie architettoniche, realizzando delle hayt che combinavano le caratteristiche dei colonnati di accesso e quelle dei chioschi indipendenti della ↓↓V dinastia141: oltre al nostro edificio, esempi significativi si trovano a Tanis142, Eracleopoli, Ashmunein e Atribis143 e nel tempio di Hibis, a Kharga144. È possibile che analoghe strutture coeve fossero presenti anche a Eliopoli, come dimostrerebbe una serie di lastre d’intercolumnio provenienti da questo sito ed oggi disperse nelle collezioni egittologiche 145. A questo modello architettonico si sarebbero ispirati successivamente i Tolomei e gli imperatori romani146. CNF.34.C, iscr. esterna. Wb. II, 476; P. SPENCER, Op. cit., 155-sgg; J. YOYOTTE, Art. cit, CdÉ ↓↓VIII n° 55 (1953), 35-37. 136 Cfr. P. SPENCER, Op. cit., 157 e n. 159. 137 Ibid., 157-158, n. 163 e 165. 138 P. SPENCER, Op. cit., 156 e n. 135-143; F. DAUMAS, “La structure du mammisi de Nectanébo à Dendara”, BIFAO 50 (1952), 146-147. 139 Ad esempio il portico di accesso al IV pilone del tempio di Karnak, realizzato dal re Shabaqo, è definito hAyt (J. YOYOTTE, art. cit., CdÉ ↓↓VIII, n° 55 (1953), 36-37, n° 2). Tanutamani fece erigere due hAyt nel tempio di Amon a Napata; una di queste doveva essere un porticato di accesso simile per struttura a quelli successivi della ↓↓↓ dinastia (cfr. P. SPENCER, Op. cit., 159 e n. 169). Sulle altre hayt della ↓↓V dinastia nel tempio di Karnak cfr. J. LECLANT, Recherches, cit., 200-sgg. 140 A. M. BADA→Y, Art. cit., ZÄS 102 (1975), 83-85 e J. LECLANT, Recherches, cit., 202. 141 Cfr. il chiosco-stazione del re Taharqo, di fronte al secondo pilone del tempio di Karnak. 142 Chiosco di accesso al tempio di Anta: cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 106-107 e fig. 61. 143 Esempi in J. LECLANT, Op. cit., 202, n. 7-8, e 203, n. 1-5; per Ashmunein cfr. anche G. ROEDER, Art. cit., ASAE 52 (1954), 393-397 e 432. 144 Qui, nei testi dedicatori degli architravi si legge:“Egli ha fatto una hayt per tutte le feste di suo padre Amon-Ra” e “Egli ha fatto una hayt grande come l’orizzonte del cielo” (P. SPENCER, Op. cit., 160 e n. 176-177). A questa serie di edifici va aggiunto anche il portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia, a Medinet Habu, datato tra la ↓↓VI e la ↓↓I↓ dinastia, ma usurpato (e restaurato?) successivamente da Nectanebo I (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-sgg.). 145 Cfr. J. YOYOTTE, Art. cit., RdÉ 54 (2003), spec. 220-221. 146 A File, sono significative le strutture di accesso ai templi di Hathor e di Arensnufi; per altri esempi cfr. A. M. BADA→Y, Art. cit., ZÄS 102 (1975), 82. 134 135 Studi e ricerche dell’Università di Torino 109 Anche il “chiosco” di Nectanebo I a File – ruotato di 180° e più lungo, come indicano chiaramente le iscrizioni tronche dell’architrave147 – doveva quindi essere originariamente collocato di fronte a un altro edificio, con le estremità dei lati lunghi dell’architrave appoggiate sulla sommità della facciata di questo o in essa incastrate, secondo uno schema ben illustrato dal coevo chiosco di Hibis, a Kharga. Quale edificio? G. Haeny ha supposto trattarsi di una costruzione situata nell’area del mammisi tolemaico o del mammisi stesso, “sulla base di alcune insolite fondazioni che egli vide quando questo (il mammisi) fu smontato”148; tale ipotesi è ripresa anche da D. Arnold149 e sarebbe, se possibile, avvalorata sia da alcuni indizi che permetterebbero di datare la prima costruzione del mammisi alla ↓↓↓ dinastia150, sia dalla presenza di un preciso calco dell’inno a Isi di Nectanebo I scolpito sullo stipite orientale della porta che collega le stanze I e II di questo151. Tuttavia, l’analisi della decorazione e dei testi del “chiosco” evidenzia una sua più marcata pertinenza al tempio di Isi, edificato da Tolomeo II sul luogo delle più antiche strutture della ↓↓VI e ↓↓↓ dinastia; significative paiono essere a tal proposito anche le iscrizioni sul lato b della porta CNF.12.P, dove le offerte che vi passano attraverso sono destinate proprio al tempio (Hwt-nTr) di Isi. È dunque altresì ipotizzabile che l’edificio si trovasse di fronte all’antico tempio di Isi della ↓↓VI/↓↓↓ dinastia, con la funzione di struttura di accesso riservata ai riti di accoglienza del sovrano e di consacrazione/introduzione delle offerte; un’ipotesi che era stata avanzata già da Žabkar 152 e recentemente ripresa anche da Roccati153. Purtroppo non vi è alcuna prova archeologica che possa confermare tale ipotesi; si aggiunga altresì che nella ricostruzione della fase pre-tolemaica del santuario di File proposta da Haeny, lo spazio disponibile tra la scalinata di accesso all’area sacra – risalente alla ↓↓VI dinastia – e la facciata del tempio di Nectanebo I sembra essere insufficiente a ospitare le strutture del chiosco (cfr. Tav. ↓LI, fig. 116). Se la questione della sua posizione originaria resta perciò aperta, alcuni elementi permettono invece di ricostruire, sebbene in parte, le vicissitudini dell’edificio dopo la ↓↓↓ dinastia. L’iscrizione della scena CNF.6.L attesta ad esempio un restauro del monumento sotto Tolomeo II: il testo non fornisce dettagli significativi sull’entità di questo intervento (parziale rierezione, rifacimento?), ma E. Vassilika ha dimostrato che interessò verosimilmente il lato occidentale e in particolare la prima lastra d’intercolumnio da nord (scene CNF.19.L e CNF.6.L, con iscrizione di Tolomeo II) – che ha una larghezza maggiore rispetto a tutte le altre – e l’adiacente porta CNF.12.P. Quest’ultima potrebbe anche essere stata aggiunta ex-novo, poiché risulta essere stata realizzata posteriormente alle colonne incluse nei suoi stipiti. Anche alcuni dati epigrafici avvalorerebbero, secondo Vassilika, questa ipotesi154: - Nel nome di Nectanebo, l’elemento nb è qui scritto con il segno al posto di , che compare invece nelle iscrizioni delle altre porte. - Il segno nel prenome del sovrano presenta qui un tratto verticale in corrispondenza della congiunzione tra le due braccia ( ), cosa che non accade sulle altre porte. Peters-Destéract ha proposto una ricostruzione della pianta dell’edificio con 8 colonne sui lati lunghi, per un totale di 18 colonne: M. PETERS-DESTÉRACT, Op. cit., 54-55 e 83. 148 E. VASSILIKA, Op. cit., 23, n. 26. 149 D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119. 150 Ibid., 122 e n. 87; J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 42-43. 151 H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 137, l. 22-26 e Phot. 905-906; J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 53; si veda anche M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, 177 e n. 19. 152 L. V. ŽABKAR, Op. cit., 83. 153 A. ROCCATI, “Un sincronismo approssimativo tra File e Napata”, Atti Acc. Sc. Torino – Sc. Mor. 144 (2010), 164 (anche sulla scorta delle conversazioni avute con lo scrivente). 154 E. VASSILIKA, Op. cit., 23-24 e n. 28 e 30. 147 110 Egittologia a Palazzo Nuovo - Le iscrizioni sui lati c e d terminano con stipiti delle altre porte. , differentemente da quelle corrispondenti sugli Pur condivisibili dal punto di vista dell’analisi architettonica, le osservazioni di Vassilika presentano, a nostro avviso, alcune problematiche: - Il segno al posto di nel nome di Nectanebo I compare anche in cartigli di altre 155 nella scena CNF.19.L e scene , mentre lo stesso nome del sovrano è scritto con il segno nell’iscrizione del lato f della porta CNF.12.P, entrambe oggetto del restauro di Tolomeo II. - Nei cartigli delle iscrizioni delle colonne e dell’architrave è usato per lo più il segno tre casi (CNF.35/37/38.C) è attestato l’uso di entrambi i segni. , ma in - Il segno con tratto verticale in corrispondenza della congiunzione tra le due braccia è usato in quasi tutte le iscrizioni dell’edificio, ed è proprio della paleografia delle iscrizioni della XXX dinastia, specialmente a File156. Una prova epigrafica più convincente sembra essere piuttosto costituita dalla grafia dell’aggettivo TmA nel nome di Horo di Nectanebo, che non compare altrove se non nelle iscrizioni dei lati c e d della porta CNF.12.P, nell’iscrizione a dell’architrave157 e nei testi della colonna CNF.38.C. Essa, piuttosto tipica dell’epigrafia di epoca tolemaica, costituirebbe peraltro un importante indizio del fatto che il restauro di Tolomeo II interessò, oltre alle parti segnalate da Vassilika, anche l’inizio del lato occidentale dell’architrave dell’edificio e la colonna CNF.38.C. Non è del tutto chiaro se questo intervento abbia anche comportato un primo spostamento dell’edificio dalla sua posizione originaria e una parziale modifica della sua struttura, con un accorciamento della sua lunghezza, come farebbe supporre il ritrovamento di alcuni blocchi dell’architrave nel riempimento del secondo pilone, già in progetto sotto Tolomeo II e completato poi all’epoca di Tolomeo IV158. Ciò che è invece probabile è che il “chiosco” fosse ancora eretto in una posizione diversa dalla precedente e a noi ignota sotto Tolomeo IV, fatto comprovato dalla presenza di un suo cartiglio sul fusto della colonna CNF.38.C. A partire dal regno di quest’ultimo sovrano non vi sono più notizie sul destino del monumento, ma ci sembra assai improbabile, oltre che insolito per la tradizione egizia, che esso, come ha sostenuto E. Vassilika159, sia stato smontato e immagazzinato per circa duecento anni fino a quando, sotto Tolomeo ↓II, si decise di riutilizzarlo ricostruendolo nella sua attuale posizione. V - Conclusioni È opportuno interrogarsi sulla motivazione che spinse i Tolomei a preservare nel tempo, smontandolo e ricostruendolo più volte, il “chiosco” di Nectanebo I, le cui proporzioni diventavano via via più stridenti di fronte alle strutture dei nuovi monumentali edifici di File, quale il mammisi di Tolomeo III160. La volontà di conservarlo può tuttavia essere spiegata, in primo luogo, con il fatto che i primi sovrani tolemaici dovettero considerarlo un esempio di “bella architettura”, oltre che ancora CNF.2/3/4/8/9/20.L. Cfr. ad esempio M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, 169, n. 4 e figg. 18/b, 21/b e 22/a; S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit., OA 17 (1978), tavv. VI-VII e ↓I/a. 157 Ciò stando almeno alle trascrizioni di J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166 e LD, Abth., III, Bl. 285,a. 158 Cfr. M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, 177-178. 159 E. VASSILIKA, Op. cit., 20 e 23. 160 Cfr. ad esempio E. VASSILIKA, Op. cit., 24. 155 156 Studi e ricerche dell’Università di Torino 111 funzionale al loro progetto architettonico. In secondo luogo, la sua decorazione ed i suoi contenuti (come e più di quelli degli altri edifici della ↓↓↓ dinastia) dovettero costituire uno dei modelli fondamentali cui si attinse per la realizzazione del nuovo grande santuario tolemaico161. Un elemento non trascurabile, quest’ultimo, poiché mette in evidenza a livello locale lo specifico legame esistente tra la ↓↓↓ dinastia e i primi sovrani tolemaici – ben evidente con Tolomeo II ed elemento chiave ai fini della legittimazione e della continuità dinastica – che si concretizzò in tutto l’Egitto con restauri e ampliamenti dei monumenti dei sovrani di Sebennito162 e, ad esempio, con il recupero dei canoni della scultura del IV secolo, tipico della ritrattistica regale della prima età tolemaica163. A riprova di ciò si consideri anche la fortuna che caratterizzò l’inno a Isi del lato c dell’architrave: evidentemente considerato un esempio di bello stile per concisione, potenza ed efficacia, esso fu copiato fedelmente prima nel mammisi tolemaico di File164 e poi – a distanza di decenni e di moltissimi chilometri – anche nel tempio di Mussawarat es-Sufra, edificato e decorato sotto il sovrano meroitico Arnekamani (235-218 a.C.). In questo tempio l’inno è ripreso fedelmente – pur con qualche variante grafica e fonetica – in un’iscrizione correlata a un’immagine della dea Isi, tra le divinità principali del luogo, in una scena nella quale essa accompagna il sovrano ed il principe Arka di fronte al dio Apedemak165. Sempre a Mussawarat es-Sufra compaiono altre interessanti corrispondenze con i testi del chiosco di Nectanebo I, soprattutto per ciò che concerne gli epiteti riferiti a Satet in alcune altre scene166. È altresì possibile che il prenome Kheperkara adottato dal re Arnekhamani (e da alcuni altri sovrani meroitici) tragga la sua origine proprio dalla titolatura del primo re della ↓↓↓ dinastia, piuttosto che da quella di Sesostri I, come aveva invece proposto F. Hintze167. Purtroppo ci resta troppo poco dell’attività edilizia di Nectanebo I a File per comprendere fino in fondo l’importanza che la ↓↓↓ dinastia ebbe nel plasmare il santuario di Isi, teologicamente ed architettonicamente. Tuttavia ciò è sufficiente per affermare che essa fu essenziale per fare di quest’isola uno dei centri di culto preminenti d’Egitto e, insieme, una finestra aperta sul mondo. Ciò che resta ci dice altresì che l’erezione di questo santuario fu dettata da una precisa scelta politica: il tentativo di affermare – per l’ultima volta nella storia dei faraoni indigeni – la forza e la sacralità del potere regale egiziano, il suo dominio sulla regione Nubiana e, simbolicamente, sul mondo intero. Isi costituì in tal senso il tramite divino ideale di questo desiderio. M. Lombardi duainebi@yahoo.it Ibid., 22-23. Si vedano, tra i più significativi, i casi del tempio di Behbeit el-Hagara, del mammisi di Dendera, del portale di fronte al tempio di Opet a Karnak e quello del tempio di El Bahrein per il quale si rimanda in questo volume al contributo di L. Uggetti. 163 Cfr. specialmente B. BOTHMER, Egyptian Sculpture of the Late Period, New York 1960; K. MYŚLI→IEC, Royal portraiture of the Dynasties XXI-XXX, Mainz am Rhein 1988, spec. 84-88; J. A. JOSEPHSON, Egyptian Royal Sculpture of the Late period. 400-246 B.C., Mainz am Rhein 1997, spec. 41-46. 164 Cfr. supra n. 150. 165 F. HINTZE, Die Inschriften des Löwentempels von Mussawarat es-Sufra, Berlin 1962, 43-44, Abb. 21 e Taf. IV e ↓VIIb; J. HALLOF, “Philae in Mussawarat Es-Sufra”, Mitteilungen der Sudanarchäologischen Gesellschaft zu Berlin e.V. 16 (2005), 35-48 e spec. 39; cfr. anche J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 52-53. 166 F. HINTZE, Op. cit., 43, Abb. 20 e Taf. ↓VIc; J. HALLOF, loc. cit. 167 F. HINTZE, Op. cit., 25. 161 162 Studi e ricerche dell’Università di Torino 113 TAVOLA I Figura 1 - Il “chiosco” di Nectanebo I in una fotografia scattata dalla sommità dell'isola di Bigga (foto M. Lombardi). Fig. 2 - Il complesso di File visto dalla sommità dell'isola di Bigga: il cerchio e la freccia evidenziano la posizione del “chiosco” di Nectanebo I (foto M. Lombardi). 114 Egittologia a Palazzo Nuovo TAVOLA II Figura 3 – Il complesso architettonico di File nelle sue diverse fasi costruttive (da A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, File, storia e vita di un santuario egizio, Novara 1980, 73). N OBELISCH I NILO BALAUSTRA Figura 4 – Pianta del monumento (rielaborazione grafica della pianta di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76). Studi e ricerche dell’Università di Torino 115 TAVOLA III Figura 5 – Lato orientale dell’edificio; sullo sfondo, oltre il colonnato occidentale, sono visibili il muro realizzato in epoca romana per chiudere la quinta del dromos-terrazza e l’estremità meridionale del colonnato iniziato dai Tolomei e parzialmente decorato in epoca romana (foto M. Lombardi). Figura 6 – Lato occidentale dell’edificio, interno (foto M. Lombardi). 116 TAVOLA IV Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 117 TAVOLA V Figura 11 – Vista del lato meridionale del terrazzamento artificiale su cui si eleva l’edificio (da A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, File, storia e vita di un santuario egizio, Novara 1980, 63). Figura 12 – Rilievi del monumento ad opera di H. G. Lyons (H. G. LYONS, A report on the temples of Philae, Cairo 1908, I, disegno n° 8). 118 Egittologia a Palazzo Nuovo TAVOLA VI CNF.2.L CNF.3.L CNF.4.L CNF.23.L CNF.5.L CNF.1.L N CNF.14.L CNF.15.L CNF.16.L CNF.17.L CNF.20.L CNF.21.L CNF.18.L CNF. 13.L CNF.25.L CNF.19.L CNF.22.L CNF.24.L CNF.6.L CNF.7.L CNF.8.L CNF.9.L Figura 13 – Nuova numerazione delle scene sulle lastre d’intercolumnio (rielaborazione grafica della pianta di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76). Figura 14 – Scena CNF.1.L, lato nord, esterno, a sinistra della porta CNF.10.P: Offerta dell’unsheb a Hathor (foto M. Lombardi). Studi e ricerche dell’Università di Torino 119 TAVOLA VII 120 Egittologia a Palazzo Nuovo TAVOLA VIII Figura 18 – Scena CNF.2.L, lato est, primo intercolumnio da nord, esterno: Offerta di una libagione e dell’incenso a due divinità ignote (foto M. Lombardi). Figura 19 - Scena CNF.3.L, lato est, secondo intercolumnio da nord, esterno: Offerta della collana-usekh a Isi e Osiri (foto M. Lombardi). Studi e ricerche dell’Università di Torino 121 TAVOLA IX Figura 20 – Scena CNF.4.L, lato est, terzo intercolumnio da nord, esterno: Corsa rituale e offerta dei vasi da libagione a Khnum e Satet (foto M. Lombardi). Figura 21 – Scena CNF.5.L, lato est, sesto intercolumnio da nord, esterno: Offerta dell’unguento-medj a Hathor e a un’altra divinità femminile ignota (foto M. Lombardi). 122 TAVOLA X Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 123 TAVOLA XI Figura 24 – Scena CNF.8.L, lato ovest, quarto intercolumnio da nord, esterno: Offerta del latte a Isi e Anuqet (foto M. Lombardi). Figura 25 – Scena CNF.9.L, lato ovest, quinto intercolumnio da nord, esterno: Offerta di Maat ad Amon-Ra e Mut (foto M. Lombardi). 124 Egittologia a Palazzo Nuovo TAVOLA XII Figura 26 – Scena CNF.13.L, lato nord, a destra della porta CNF.10.P, interno: Uscita dal palazzo (foto M. Lombardi). Figura 27 – Scena CNF.14.L, lato est, primo intercolumnio da nord, interno: Incoronazione del sovrano (foto M. Lombardi). Studi e ricerche dell’Università di Torino 125 TAVOLA XIII 126 Egittologia a Palazzo Nuovo TAVOLA XIV Figura 30 – Scena CNF.18.L, lato est, sesto intercolumnio da nord, interno: Offerta a due divinità ignote (foto M. Lombardi). Figura 31 – Scena CNF.19.L, lato ovest, primo intercolumnio da nord, interno: Purificazione del sovrano (foto M. Lombardi). Studi e ricerche dell’Università di Torino 127 TAVOLA XV Figura 32 – Scena CNF.20.L, lato ovest, terzo intercolumnio da nord, interno: Salita del re al tempio (foto M. Lombardi). Figura 33 – Scena CNF.21.L, lato ovest, quarto intercolumnio da nord, interno: Offerta delle due corone a Nekhbet e Uaget (foto M. Lombardi). 128 TAVOLA XVI Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 129 TAVOLA XVII Fig. 38 – Nuova numerazione delle porte di accesso (rielaborazione grafica della pianta di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76). Fig. 39 – Porta di accesso principale (CNF.10.P), lato nord del monumento, esterno (foto M. Lombardi). Fig. 40 – Porta di accesso principale (CNF.10.P), lato nord del monumento, interno; sullo sfondo il colonnato est del dromos-terrazza e il primo pilone del tempio tolemaico (foto M. Lombardi). 130 TAVOLA XVIII Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 131 TAVOLA XIX 132 TAVOLA XX Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 133 TAVOLA XXI 134 TAVOLA XXII Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 135 TAVOLA XXIII 136 TAVOLA XXIV Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 137 TAVOLA XXV 138 TAVOLA XXVI Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 139 TAVOLA XXVII CNF.28.C CNF.30.C CNF.32.C CNF.27.C N CNF.26.C CNF.39.C CNF.29.C CNF.37.C CNF.31.C CNF.35.C CNF.33.C CNF.38.C CNF.36.C CNF.34.C Figura 73 – Nuova numerazione delle colonne (rielaborazione grafica della pianta di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76). Figura 74 – Capitello della colonna CNF.33.C con decorazione a palmette (foto M. Lombardi). Figura 75 – Capitello della colonna CNF.34.C con decorazione a doppia fila di palmette (foto M. Lombardi). 140 TAVOLA XXVIII Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 141 TAVOLA XXIX 142 TAVOLA XXX Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 143 TAVOLA XXXI 144 TAVOLA XXXII Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 145 TAVOLA XXXIII 146 TAVOLA XXXIV Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 147 TAVOLA XXXV 148 TAVOLA XXXVI Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 149 TAVOLA XXXVII 150 Egittologia a Palazzo Nuovo TAVOLA XXXVIII N CNF.4 0.C Fig. 106 - Pianta dell’edificio la parte di architrave ancora in situ; il tratteggio indica le sezioni oggi perdute (rielaboraz. grafica della pianta di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76). Studi e ricerche dell’Università di Torino 151 TAVOLA XXXIX 152 TAVOLA XL Egittologia a Palazzo Nuovo Studi e ricerche dell’Università di Torino 153 TAVOLA XLI Studi e ricerche dell’Università di Torino 289 ENGLISH ABSTRACTS Paolo GALLO (apologal@gmail.com) ISOLA DI NELSON VI. RAPPORTO DELLA CAMPAGNA DI SCAVO ARCHEOLOGICO 2011 This article contains the preliminary results of the archaeological campaign 2011 conducted by the University of Torino at Nelson Island – Abuqir Bay . The excavations concerned the Eastern promontory of the islet, where the remnants of an Early-Ptolemaic rampart were found. The Ptolemaic structure covered a Late Egyptian cemetery, where several individual pit burials were found, and a large hypogean tomb of the XXVI-XXVII Dynasty as well. The hypogeum contained 17 bodies and funerary equipments composed of Egyptian and imported Eastern Greek pottery. IL PRINCIPE EUGENIO DI SAVOIA SULLA “COLONNA DI POMPEO”. LA SUA VISITA AD ALESSANDRIA D’EGITTO NEL 1832. In the Summer 1832 Prince Eugenio di Savoia Carignano (Paris 1816 – Turin 1868) was received at Alexandria by Mohammed Ali. Here is published the complete report written by G. Bondesio, Consul of Piedmont, relating about this visit, which is one of the earliest direct contacts between the Savoia family and the Khedive. Matteo LOMBARDI (duainebi@yahoo.it) IL “CHIOSCO” DEL RE NECTANEBO I A FILE The “rescue” of the Sanctuary of Isis on Philae Island and its reconstruction on Agilkia Island provided to Egyptologists the opportunity to study many new evidences of the earliest stages of the architectural and theological history of this site, that were removed, dismantled or reused by the Ptolemies with a constant succession of new fabrics. Among these structures and their epigraphic evidences, dating from Dynasty ↓↓V to ↓↓↓, the so-called “kiosk” of Nectanebo I still remains unpublished. This small but very important monument – especially for its particular architectural features as well as textual and iconographic contents – has been preserved by the Ptolemies on the southwestern corner of the island, away from its original position that still remains uncertain. Presenting the results of a study carried out in situ during the years 2006-2007, this article finally gives a comprehensive study of this monument, with an “editio princeps” of its epigraphic and iconographic corpus. It also tries to give an interpretation of the original form, the function and the theological significance of this monument, that contributes to put in evidence the importance of Dynasty ↓↓↓ and Nectanebo I in “making history” of Philae island and the region of the First Cataract. Piero MASERA (maspiero1@gmail.com) L'INTRODUZIONE DELLA MONETA NELL'EGITTO DEGLI ULTIMI FARAONI A long time before the invention of coins, the Egyptians elaborated, by means of noble metals, an efficacious system to put in mutual connection the values of different goods and services and weight units became also units of value. Both soldiers, engaged as mercenaries, and merchants mainly established in Naucratis, introduced coins in Egypt but their use mostly concerned foreign trade while the internal market continued to be settled by barters. During the 5th Century coins “spoke greek” and the hoards from the Delta and the Fayum, show both a geographic and a qualitative heterogeneity. The increasing power of Athens, after the Persian wars, is stated by the progressive pre-eminence of tetradrachms. The “Owls” became the “Dollars of the antiquity”. The defeat in the Peloponnesian War made barren the flow of Athenian minted silver and this produced the local imitative coinage of “Owls”, a phenomenon that, spreading off probably from Egypt, concerned the whole Near East. Under the Pharaohs of the 30th Dynasty, the recovered independence favourized attempts to produce an Egyptian own coinage. Gold staters and small 290 Egittologia a Palazzo Nuovo silver and copper coins are known, but their scantiness and the lack of written evidence still keep in the shade the historical and numismatic importance of this Egyptian achievement. L’ “ARGENTO BUONO” DEL FARAONE In a recent numismatic auction has been presented a small silver obol, imitating Athenian coinage, that throws new light on the matter of last Egyptian Pharaohs’ own coinage. The belongings to the Egyptian sphere appears clearly evidenced by the presence, on the reverse, of two hieroglyphic signs that, read together, mean “Good silver”. This reading immediately reminds the parallel words appearing on Nectanebo II’s gold stater that read “Good gold”. This is an interesting analogy that, once again, drives our attention on the economic and monetary evolution involving Egypt in the last years of its indigenous monarchy. Valeria MEIRANO (valeria.meirano@unito.it) CERAMICHE D’IMPORTAZIONE GRECA A NELSON’S ISLAND (ALESSANDRIA D’EGITTO): NOTE PRELIMINARI The paper deals with the Greek pottery coming from Nelson’s Island, Abuqir Bay, where the Archaeological Mission of the University of Turin directed by Dr. Paolo Gallo brought to light the evidence of a wide settlement, counting both an inhabited area dating to the Macedonian occupation (end of the IVth century BC) and some funerary areas with shaft and rock-cut tombs belonging to the Late Pharaonic Period. The contribution offers a preliminary outline concerning the most ancient ceramics retrieved from the site (dating from the end of the VIIth to the VIth century BC), coming from the so-called ‘G Area’ and from two funerary contexts (Edimon 3 and ‘Adel tombs). Imports from the eastern part of the Mediterranean are well attested (Samos, Chios, Rhodes, etc.), together with some specimens of Attic provenance. Alessandra MENEGAZZI (alessandra.menegazzi@unipd.it) Nicola CARRARA (nicola.carrara@unipd.it) Susanna MOSER (susanna_moser@libero.it) LE COLLEZIONI EGITTOLOGICHE DEI MUSEI DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA The article consists in a short catalogue of the Egyptian collections of two Museums of the University of Padua: the “Museo di Scienze Archeologiche ed Arte” (Archaeological Sciences and Art Museum) and the “Museo di Antropologia” (Anthropology Museum). These collections arrived in Padua in different ways. The largest group of objects derives from a private collection owned by Eugenio Neumann, a tradesman from Trieste, who sold it to the University in 1925. The coffin and mummy of the “Museo di Antropologia” were donated by the Austrian consul Giuseppe Acerbi in 1835 and another small group of objects has been brought back from Egypt in the Thirties of 20th Century by Professor Carlo Anti, who led archaeological fieldwork in the site of Tebtynis. These collections consist mainly of small objects. They comprise a number of shabtis, bronze statuettes of deities and faience amulets; fragments of a relief showing a human head and of a funerary stela from Akhmim; three plaster casts of objects from Tebtynis; a wooden anthropoid coffin and its mummy; some parts of human mummies, a mummified cat and a funerary cone. There are also some later imitations of Egyptian objects. Alberto Maria POLLASTRINI (a.m.pollastrini@gmail.com) LA POLIORCETICA IN EGITTO DALL'ANTICO REGNO ALLA XXV DINASTIA Since the III Millennium B.C., in pharaonic Egypt, advanced techniques of siege have been developed, Centuries before the Greek classical age, considered the cradle of siege warfare or poliorcetica by the Scholars. The present work analyzes textual and iconographical sources, from the earliest Dynasties up to the Third Intermediate Period, in order to delineate a brief history of Studi e ricerche dell’Università di Torino 291 the techniques used by Egyptian troops to storm towns, their implications in Ancient World warfare and their reception in the ideology. Lorenzo UGGETTI (lorenzo.uggetti@gmail.com) IL TEMPIO NELL’OASI DI EL BAHREIN: ANALISI ICONOGRAFICA ED ARCHITETTONICA In 2003, a temple was unearthed by Paolo Gallo's Italian Archaeological Mission in Alexandria (CMAIA) in the El-Bahrein Oasis, 140 km southeast of Siwa in the Libyan Desert. The tripartite sanctuary was decorated with painted reliefs under Nectanebo I and some architectural parallels can be drawn with his mammisi at Dendera; the hypostyle hall was probably added by Ptolemy II Philadelphus. Religious and political connections with the Siwa Oasis are constituted by the presence of the god Paheramon, perhaps an oracular form of Amun, and by the local king Unamon, both represented in the temples of Aghurmi and Omm Obeyda. Unamon ruled over the region at the time of the 30th dynasty and wrote his names in cartouches at El-Bahrein, but not at Siwa. On the other side, religious links with the Bahariya Oasis are established by the identification of the god “Harsiesis the excellent heir of Onnophris” (@r-sA-Ast-iwa-mnx-Wnn-nfr), whose image is carved also in the first chapel of ‘Ain Muftella and in the tomb of Banenentiu. Moreover, the fragmentary toponym ©s©s, one of the Egyptian names of Bahariya attested in the temple and in the mammisi of Edfu, could be read on one of the blocks.
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