Indice
UNA SCUOLA DI EGITTOLOGIA ALL’UNIVERSITÀ DI TORINO
Paolo Gallo ........................................................................................................................................ 7
L’ATTIVITÀ ARCHEOLOGICA DELL’ATENEO IN EGITTO: RICERCA E FORMAZIONE
Paolo Gallo ........................................................................................................................................ 9
ISOLA DI NELSON VI. RAPPORTO DELLA CAMPAGNA DI SCAVO ARCHEOLOGICO 2011
Paolo Gallo ...................................................................................................................................... 23
IL PRINCIPE EUGENIO DI SAVOIA SULLA “COLONNA DI POMPEO”.
LA SUA VISITA AD ALESSANDRIA D’EGITTO NEL 1832
Paolo Gallo ...................................................................................................................................... 39
IL “CHIOSCO” DEL RE NECTANEBO I A FILE
Matteo Lombardi .............................................................................................................................. 47
L'INTRODUZIONE DELLA MONETA NELL'EGITTO DEGLI ULTIMI FARAONI
Piero Masera .................................................................................................................................. 155
L’ “ARGENTO BUONO” DEL FARAONE
Piero Masera .................................................................................................................................. 187
CERAMICHE D’IMPORTAZIONE GRECA
A NELSON’S ISLAND (ALESSANDRIA D’EGITTO): NOTE PRELIMINARI
Valeria Meirano ............................................................................................................................. 193
LE COLLEZIONI EGITTOLOGICHE DEI MUSEI DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
Alessandra Menegazzi, Nicola Carrara, Susanna Moser .............................................................. 219
LA POLIORCETICA IN EGITTO DALL'ANTICO REGNO ALLA ↓↓V DINASTIA
Alberto Maria Pollastrini............................................................................................................... 237
IL TEMPIO NELL’OASI DI EL BAHREIN: ANALISI ICONOGRAFICA ED ARCHITETTONICA
Lorenzo Uggetti .............................................................................................................................. 259
ENGLISH ABSTRACT ........................................................................................................................ 289
Una scuola di egittologia all’Università di Torino
Paolo Gallo
I contributi raccolti in questo volume sono il segno tangibile dell’esistenza di un fermento di
giovane ricerca egittologica che trova il suo punto di riferimento nell’Ateneo di Torino. Questo
fatto, normale in qualunque altra città universitaria, nella Capitale piemontese costituisce una
novità, perché qualunque iniziativa egittologica locale, qui è sempre passata per il Museo Egizio:
in effetti, per quasi due secoli l’egittologia universitaria torinese ha avuto, nei confronti della
prestigiosa istituzione di Via Accademia delle Scienze, un ruolo ancillare che ha finito per pagare
molto caro, e dal quale ora si sta lentamente svincolando, anche grazie al rinnovamento che la
trasformazione del Museo in Fondazione sta compiendo.
Formare giovani egittologi ed introdurli alla ricerca scientifica richiede tempo. E più lungo è,
fatalmente, quello che intercorre tra la prima semina e la prima raccolta, dato che la fatica più
grossa è quella di dissodare. Dal 1999 in poi, di dissodare e seminare, di fare il meglio che si
potesse per gli allievi del nostro Ateneo non abbiamo mai smesso, pur passando attraverso
difficoltà economiche, problemi gestionali, interferenze accademiche. Oltre ad assicurare corsi
regolari di lingua, storia ed archeologia egiziana, era anche necessario avviare un’attività di scavo
archeologico che legasse la nostra scuola ad alcuni dei temi di punta della ricerca egittologica
internazionale e servisse, al contempo, alla formazione degli studenti. E’ così che l’Ateneo
torinese, che in precedenza non aveva mai avuto uno scavo in Egitto, detiene oggi tre concessioni:
la prima riguarda l’Isola di Nelson, situata nella baia di Abuqir in territorio alessandrino; la
seconda concerne l’oasi di El Bahrein, nel deserto occidentale. La terza, di recente apertura e
diretta dalla collega Rosina Leone, investigherà una porzione della penisola di Abuqir.
Molti giovani egittologi formatisi alla nostra scuola hanno già ottenuto il loro dottorato di
ricerca, altri lo avranno a breve; cominciano a pubblicare i loro studi e a farsi conoscere anche
all’Estero. Queste pagine sono consacrate quasi interamente alle loro ricerche, quelle che sono
scaturite dai loro interessi e che loro hanno coltivato sotto la nostra guida. Giunte a sufficiente
maturazione, è sembrato opportuno pubblicarne alcune, credendo che possano risultare utili per la
comunità dei ricercatori. Ci auguriamo che questo sia il primo volume di una serie in cui poter
divulgare, con più regolarità, i risultati delle ricerche egittologiche del Dipartimento.
Un corposo contributo è quello di Matteo Lombardi, nel quale egli tenta finalmente di fare il
punto sul significato funzionale, architettonico e religioso del famoso “chiosco di Nectanebo” a
File, ovunque menzionato ma mai studiato per intero e nei suoi dettagli. Piero Masera presenta due
articoli originali in cui si sintetizzano le modalità dell’introduzione della moneta come mezzo di
scambio nell’Egitto delle ultime dinastie indigene, attraverso l’adozione progressiva dei primi
conii persiani e greci. Susanna Moser propone, insieme ai suoi colleghi, una notizia interessante
circa la formazione e il contenuto delle collezioni egittologiche di Padova, ancora poco conosciute
nel loro insieme. Alberto Pollastrini considera le tecniche d’assedio utilizzate dai militari egiziani
tra il Nuovo regno e la metà del I millennio a.C. Lorenzo Uggetti presenta invece una nota sulle
divinità presenti nel tempio faraonico di El Bahrein, presso Siwa, che la Missione della nostra
Università ha individuato e scavato nel 2003.
Dei miei tre contributi, il primo presenta le attività archeologiche che la nostra Missione svolge
in Egitto. Il secondo è una sintesi dei risultati della campagna di scavo del 2011 sull’Isola di
Nelson: un resoconto che originariamente avrebbe dovuto trovare la sua collocazione in un volume
del RISE, una serie a cura del Ministero degli Affari Esteri, attualmente sospesa. Ai risultati dello
scavo archeologico sull’Isola di Nelson si lega anche lo studio della collega Valeria Meirano, che
contiene una valutazione preliminare di parte della ceramica greca pretolemaica d’importazione
ritrovata nel corso delle campagne degli anni 1998-2011. Il mio terzo contributo concerne infine
8
Egittologia a Palazzo Nuovo
un documento d’archivio che descrive la visita ufficiale che un membro della Casa Savoia – il
principe Eugenio – fece a Mohamed Ali nuovo sovrano d’Egitto, nella sua residenza di Alessandria
nel 1832; niente di meglio per sottolineare il mal conosciuto, ma precoce rapporto che sempre legò
le due case regnanti e le due Capitali: quelle stesse città nelle quali noi continuiamo ancora, due
secoli dopo, a perseverare nel nostro lavoro di ricerca scientifica.
Fra le attività egittologiche createsi spontaneamente in seno all’Ateneo fa piacere segnalare
anche la nascita di un’Associazione di Studenti di Egittologia dell’Università di Torino (ASET).
Essa testimonia non soltanto l’attaccamento alla scuola d’egittologia dell’Ateneo e l’interesse per
la materia, ma anche la volontà di coltivarla scientificamente discostandosi, in questo,
dall’egittomania che anima altre associazioni amatoriali cittadine.
È alla solerzia e all’operosità dei membri più attivi dell’ASET che si deve la revisione degli
articoli che formano questo volume, la loro correzione ed impaginazione.
Torino, 3 settembre 2013
P. Gallo
apologal@gmail.com
È un dovere e insieme un piacere menzionare qui per ringraziamento tutti quegli enti e quelle
persone che, con i loro finanziamenti e aiuti scientifici, hanno contribuito allo svolgimento delle
campagne di scavo e di ricerca in Egitto:
Ambasciata d’Italia al Cairo
Amici della Missione Archeologica dell’Università di Torino ad Alessandria
Roberta Bonalume
Centre d’Etudes Alexandrines (CNRS)
Compagnia di San Paolo
EDISON Spa
Massimo Foggini
Fondazione CRT
Fondazione Museo Antichità Egizie di Torino
Gnosarch Foundation
Istituto Italiano di Cultura de Il Cairo
Les Amis de la Mission Archéologique d’Alexandrie
Ministero degli Affari Esteri, DGSP VI Missioni archeologiche
Ministry of Antiquities, Egypt
Siwa Mineral →ater
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie
Suez Cement (Italcementi)
The Nelson Society
Aurélie Van Eeckhoven
Studi e ricerche dell’Università di Torino
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Il “chiosco” del re Nectanebo I a File,
Matteo Lombardi
Il salvataggio di File, avvenuto tra il 1972 ed il 1980 sotto l’egida dell’UNESCO, ha permesso
di mettere meglio in luce le fasi architettoniche più antiche del complesso architettonico che
furono obliterate in epoca tolemaica al fine di realizzare un nuovo e più grande santuario 1. Tali
testimonianze, la cui datazione spazia dalla ↓I↓ alla ↓↓↓ dinastia, sono altresì ricche di una
documentazione epigrafica che permette di rintracciare le prime fasi dell’istituzione del culto di Isi
a File2. Essa comprova l’esistenza di una tradizione che trasse le sue origini e la sua forza nel
Delta, all’epoca delle ultime dinastie indigene, e che si diffuse poi rapidamente lungo la valle del
Nilo fin oltre la prima cateratta, creando quei presupposti che fecero di File il riferimento culturale
e religioso per una grande moltitudine di genti. Essa sarebbe così divenuta non solo il “confine del
mondo” egizio ma anche un “mondo di confine” tra differenti tradizioni e culture.
Nectanebo I (380-362 a.C.), l’energico fondatore della ↓↓↓ dinastia che moltiplicò durante il
suo regno i restauri e le nuove fondazioni in tutti i santuari del paese, fu senza dubbio la “cerniera”
tra queste due fasi della storia dell’isola. Durante il suo regno, infatti, File vide la sua prima
organica espansione in senso monumentale3: Nectanebo ingrandì il tempio fondato durante la
↓↓VI dinastia, come attestano i blocchi reimpiegati nelle fondazioni del tempio tolemaico di Isi e
nello riempimento del secondo pilone4; egli protesse l’area sacra con un recinto in mattoni crudi, al
quale si accedeva per mezzo di un portale monumentale splendidamente decorato, che fu
incorporato all’epoca di Tolomeo VI nel primo pilone5.
Il sovrano completò infine la sua opera con la costruzione del piccolo “chiosco” attualmente
situato presso l’angolo sud-occidentale del dromos-terrazza prospiciente il primo pilone. Questo
edificio (Tav. I, figg. 1-2 e II, fig. 3) - di notevole interesse storico e teologico nonché
problematico, soprattutto dal punto di vista architettonico - non è mai stato fino ad oggi l’oggetto
,
Si presentano qui, rivisti e ampliati, i risultati di uno studio effettuato negli anni 2006-2008 per la Tesi di Laurea
Specialistica in Storia e Tutela del Patrimonio Archeologico e Storico-Artistico, discussa nel 2008 all’Università di
Torino. Ringrazio Paolo Gallo che mi ha affidato questo lavoro e mi ha sostenuto nel portarlo a compimento,
dedicando molte giornate a correzioni, consigli e suggerimenti. Un ringraziamento va anche ad Alessandro Roccati,
Philippe Collombert e Youri Volokhine per gli importanti suggerimenti e agli amici Piero Masera e Alberto Pollastrini
per la paziente rilettura del testo. Un ringraziamento doveroso alla Fondation pour des Bourses d’études italo-suisses
e al suo Presidente, Av. Christian Bettex, il cui sostegno è stato fondamentale per terminare questo lavoro.
Grazie infine a Eleonora, indimenticabile compagna di un lungo viaggio.
1
Trattandosi di un’operazione di salvataggio non fu possibile effettuare un’indagine archeologica approfondita, con
conseguente mancanza di dati stratigrafici: cfr. A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, File, storia e vita di un santuario
egizio, Novara 1980; A. ROCCATI, I templi di File, Roma 2005; M. PETERS-DESTÉRACT, Philae, le domain d‘Isis,
Monaco 1997; E. VASSILIKA, Ptolemaic Philae, Leuven 1989, cap. II.
2
Cfr. S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, “Reused Blocks from a Temple of Amasis at Philae. A Preliminary Report
(Notizie da File I)”, OA 16 (1977), 315-324; S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, “Inscribed Blocks of the Ramesside
Period and of King Taharqa, found at Philae (Notizie da File, III)”, OA 18 (1979), 281-289; A. FARID, “Re-used
Blocks from a Temple of Amasis at Philae. The Final Results”, MDAIK 36 (1980), 81-103; G. HAENY, “A short
architectural history of Philae”, BIFAO 85 (1985), 197-233.
3
G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 204-sgg.; E. VASSILIKA, Op. cit., 22-27.
4
S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, “Reused blocks of Nectanebo I found at Philae Island (Notizie da File II)”,
OA 17 (1978), 147-152.
5
Si veda H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, →ien 1958, 126-154 e Abb. 68-90. D. Arnold
ha ipotizzato che Nectanebo I avesse fatto costruire anche la cosiddetta “Porta di Filadelfo” (la cui decorazione data a
Tolomeo II) oltre che una terrazza cultuale, situata nel luogo successivmente occupato dal più tardo tempio di
Arensnufi: cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 119.
48
Egittologia a Palazzo Nuovo
di uno studio approfondito6. Questo contributo intende dunque presentarlo alla comunità
scientifica con una prima edizione, tesa ad isolarne i principali contenuti testuali e decorativi, a
cercare di chiarirne la forma e la funzione architettonica originarie, inquadrandone così
l’importanza nella storia del sito7.
1. Caratteristiche, tipicità e anomalie della struttura architettonica
Come tutti gli altri edifici di File, il chiosco di Nectanebo I ha subito, a partire dalla tarda
antichità e soprattutto dall’epoca copta, vari danneggiamenti dovuti prima alle vicissitudini
storiche del sito8 e poi alla sua sommersione in seguito alla costruzione delle due dighe di Assuan.
Ciò nonostante, i restauri di Alexandre Barsanti nel primo ventennio del ‘9009 e le successive
operazioni di ricostruzione e consolidamento effettuate dopo il trasferimento del complesso
architettonico sull’isola di Agilkia, hanno permesso all’edificio di giungere ai giorni nostri in un
discreto stato di conservazione.
Costruito in arenaria locale, esso presenta nella sua attuale conformazione (Tav. II, fig. 4) una
lunghezza massima di 11,50 m (lato occidentale) ed una larghezza di 7,60 m circa. La sua struttura
evidenzia molti elementi tipici di edifici della medesima tipologia – chioschi-stazione, chioschi di
accesso, ecc. – attestati nell’architettura egiziana a partire dal Medio Regno e diffusisi ampiamente
dall’epoca delle ultime dinastie indigene10. Tale struttura è scandita su tre lati (nord, est e ovest) da
un colonnato posto su un’assisa di blocchi appoggiati sul pavimento del dromos-terrazza del
complesso architettonico. Le colonne sono connesse tra di loro da lastre monolitiche normalmente definite “intercolumnar slabs”, “screen walls” o “murets d’entrecolonnement”11 - e
sono sormontate da un architrave che presenta sui lati interni alcuni alloggiamenti destinati, forse,
ad accogliere una travatura lignea a sostegno di una copertura12 (cfr. Tav. ↓L, figg. 111-112).
Cfr. PM VI, 206-207; LÄ III, 441-442; LÄ V, 690-693; H. BRUGSCH, Reiseberichte aus Aegypten, Leipzig 1855,
256-257; G. BÉNÉDITE, “Le pavillion de Nectanèbe II à Philae”, CRAIBL, sér. 4, t. 16 (1888 [1889]), 480-488;
CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, La chapelle d'Achôris à Karnak, II, Paris 1981, 102-103; P. SPENCER,
The Egyptian Temple. A Lexicographical Study, London - Boston 1984, 155-161; L. V. ŽABKAR, Hymns to Isis in her
Temple at Philae, Hanover – London 1988, passim e spec. 157-sgg.; E. VASSILIKA, Op. cit., 23-25;
M. PETERS-DESTERACT, Op. cit., 54-55 e 83-84; D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119-122;
D. INCONNU-BOCQUILLON, La Déesse Lointaine à Philae, Il Cairo 2001, spec. 268 e n. 296.
7
Non saranno qui trattate: le iscrizioni demotiche, per le quali cfr. F. LL. GRIFFITH, Catalogue of the Demotic
Graffiti of the Dodecaschoenos, Oxford 1935-1937, I, 42-45 e II, Pl. ↓-↓I (n° 2-22); l’iscrizione lasciata da un
viaggiatore del ↓I↓ secolo e datata all’anno 1879, per la quale cfr. qui soltanto Tav. ↓↓↓II, fig. 92.
Per alcuni blocchi inediti facenti parte dell’architrave e altri elementi architettonici dell’edificio non più in situ o
rinvenuti durante lo smontaggio del secondo pilone del tempio tolemaico si veda M. LOMBARDI, “Elementi
architettonici inediti del chiosco di Nectanebo I a File: analisi preliminare”, in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.),
Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani
Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, Roma 2012, 167-178.
8
Si tratta in particolare delle profonde incisioni delle superfici per il prelievo di polvere di pietra, all’epoca
considerata pregna di poteri magico-taumaturgici, e della sistematica martellatura delle immagini delle divinità (spesso
ad eccezione della dea Isi) al fine di cancellare ogni traccia delle antiche divinità pagane.
9
Cfr. G. MASPERO, “La protection de Philae pendant l’hiver de 1902 et l’été de 1903”, ASAE 4 (1904), 246-247;
“Deuxième rapport sur la défense de Philae”, ASAE 5 (1905), 259; “Nouveau rapport sur la défense de Philae”,
ASAE 9 (1909), 209; A. BARSANTI, “Rapport sur les travaux exécutés aux monuments de Philae”, ASAE 16 (1916),
141-143; G. MASPERO, Temples immergés de la Nubie – Rapports relatifs à la consolidation des Temples,
Il Cairo 1911, 177-215 (“Rapport sur la protection de Philae”).
10
Cfr. D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, Cairo 2003, 130 (s.v. kiosk); ID., Temples of
the last Pharaohs, Oxford 1999, 282-285; L. BORCHARDT, Ägyptische Tempel mit Umgang, Il Cairo 1938, 13-20;
A. M. BADA→Y, “The Approach to the Egyptian Temple in the Late and Graeco-Roman Periods”, ZÄS 102 (1975),
79-90; →. HELCK, Kiosk, LÄ III, 441-442; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 100-104.
11
D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, cit., s.v. screen wall; ID., Temples of the last
Pharaohs, cit., 302-303; D. →ILDUNG, Shranken, LÄ V, 690-693; CHR. UBERTINI, Architectural evolution of screen
wall structures in the Egyptian architecture, Il Cairo 2001.
12
D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119; Per un esempio di una simile tipologia di copertura si veda il
portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia di Medinet Habu (U. HÖLSCHER, The excavation of Medinet Habu II.
6
Studi e ricerche dell’Università di Torino
49
L’edificio possiede tre accessi: uno al centro della facciata, preceduto da una bassa scalinata di
accesso (Tavv. ↓VII, figg. 39-40 e IV, fig. 8); uno sul lato orientale, in corrispondenza del quinto
intercolumnio (Tavv. ↓↓, fig. 48 e ↓↓I, fig. 53); uno sul lato occidentale, in corrispondenza del
secondo intercolumnio (Tavv. ↓↓II, fig. 56 e ↓↓V, fig. 68).
Delle colonne rimane oggi la parte inferiore di quelle dei lati orientale e settentrionale
(Tavv. I, fig. 1 e III, fig. 5), mentre quelle sul lato occidentale sono conservate in tutta la loro
altezza (Tav. III, fig. 6). Ciascuna colonna ha una base circolare con spigolo superiore arrotondato
che riprende un modulo tipico a partire dall’epoca tarda13. La parte inferiore del fusto, leggermente
incurvata, è decorata con un motivo vegetale a foglia di papiro e si allarga leggermente al di sopra
della base per poi tornare a rastremarsi gradualmente fino alla sommità, dov’è presente una
decorazione a cinque corde sovrapposte. Al di sopra di quest’ultima, il fusto prende l’aspetto di un
fascio di steli su cui si appoggia il capitello. Al di sotto della decorazione a cinque corde
sovrapposte, ciascuna colonna presenta due coppie di falchi e avvoltoi a rilievo (geni protettori)14
che fiancheggiano altrettante iscrizioni geroglifiche verticali disposte sull’intera altezza del fusto
(Tav. ↓↓I↓, figg. 80-81). Tutte le colonne terminavano originariamente con un capitello
composito campaniforme, caratterizzato da complesse decorazioni floreali 15 (Tavv. ↓↓VII↓↓VIII, figg. 74-79), seguendo un modulo caratteristico dell’epoca delle ultime dinastie indigene.
Ciascun capitello era a sua volta sormontato da un alto abaco, decorato alla maniera dei capitelli
hathorici16 (Tavv. ↓↓VII-↓↓VIII, figg. 75, 77, 78-79) e tipico di strutture simili al nostro edificio,
di quelle dedicate a divinità femminili e dei mammisi17.
Venendo alle lastre di intercolumnio, quelle del lato ovest dell’edificio si presentano tutte in
buono stato di conservazione; delle altre, solo alcune sono ben conservate, mentre della maggior
parte non resta nel migliore di casi che la parte inferiore o laterale (Tav. III, figg. 5-6). Le lastre
sono scolpite a rilievo con scene rituali e d’offerta corredate di iscrizioni geroglifiche; ciascuna
scena, secondo un tipico schema decorativo, è delimitata dai due elementi naturali della terra e del
cielo (
), è incorniciata da un motivo a toro ed è sormontata da una decorazione a “gola
egizia”. Tale impianto decorativo è completato da una serie di piccoli blocchi disposti al di sopra
di ciascuna lastra e decorati con un fregio di uréi (Tav. III, fig. 6); solo alcuni di questi blocchi
sono ancora in situ.
Dell’architrave, che un tempo sovrastava tre dei quattro lati dell’edificio, non resta oggi che
parte del lato occidentale (Tav. III, fig. 6)18. Esso insiste sugli abachi hathorici del colonnato e si
compone di due assise di lunghi blocchi, congiunti originariamente tra loro da grappe a coda di
The Temple of the Eighteenth Dynasty, Chicago 1939, 28).
13
Cfr. D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, cit., 55, s.v. “column” base e fig. D;
G. JÉQUIER, Manuel d'archéologie égyptienne. Les éléments de l’architecture, Paris 1924, 173-174.
14
I falchi, disposti su un segno
, hanno un disco solare sulla testa; gli avvoltoi presentano invece una coronaatef ; entrambi i volatili tengono tra le ali un ventaglio. Lo stile del rilievo ha caratteristiche differenti da quelle delle
altre decorazioni dell’edificio e sembra afferibile all’epoca tolemaica: i volatili potrebbero dunque essere stati
realizzati posteriormente all’epoca di Nectanebo I?
15
Si tratta di decorazioni a palmette, a doppia fila sovrapposta di palmette, a fiori di loto aperti, a fiori di papiro
aperti e a fiori di ninfea cui è sovrapposta una seconda fila a fiori di loto aperti. Sui capitelli compositi
cfr. M. ERROU↓-MORFIN, “Cypéracées, Nymphéacées, Phœnix supports vivants des temples”, in S. H. AUFRÈRE (ed.),
Encyclopédie religiuse de l’Univers végétal, III, 135-153 (con blibliografia).
16
Il volto della dea Hathor, sormontato da un secondo elemento a forma di cappella, è scolpito su ciascuna delle
quattro facce dell’abaco.
17
Cfr. D. ARNOLD, The Encyclopedia of Ancient Egyptian Architecture, cit., 55-56, s.v. composite capital;
ID., Temples of the last Pharaohs, cit., 298-301; E. BERNHAUER, Hathorsäulen und Hathorpfeiler, →iesbaden 2005.
Per qualche parallelo di questa tipologia di abaco si vedano, ad esempio, il colonnato che circonda il mammisi
tolemaico di File (H. JUNKER & E. →INTER, Das Geburtshaus des Tempels der Isis in Philae, →ien 1965) o le colonne
del chiosco di accesso allo speos di El-Kab (PH. DERCHAIN, El-Kab, Bruxelles - Leuven 1971-1978, I, 44-46 e pl. 10 e
27). Sugli aspetti simbolici della quadruplice immagine di Hathor su questa tipologia di elementi architettonici
cfr. anche PH. DERCHAIN, Hathor Quadrifrons. Recherches sur la syntaxe d’un mythe égyptien, Istanbul 1972;
F. DAUMAS, Les mammisis des temples égyptiens, Paris 1958, 135-sgg.
18
Vedere infra, II.4.
50
Egittologia a Palazzo Nuovo
rondine. L’assisa inferiore è decorata con un motivo a toro in corrispondenza dello spigolo
superiore della faccia esterna e reca tre iscrizioni geroglifiche: una all’esterno, una all’interno e
una terza inferiore, suddivisa tra gli intercolumni, tutte con andamento nord-sud (Tav. ↓↓↓I↓,
figg. 110-111). L’assisa superiore ha la faccia esterna lavorata a plinto e decorata a gola egizia,
mentre quella interna reca i già citati alloggiamenti per un’ipotetica copertura lignea19.
Le porte presentano tutte una struttura definita “broken-lintel doorway” - che caratterizza questa
tipologia di edifici ed è attestata fin dalla ↓VIII dinastia20 (Tav. ↓I↓, figg. 44-47) – la quale
include gli alloggiamenti per delle ante lignee. Gli stipiti di ciascun accesso sono scolpiti con
scene a rilievo e iscrizioni geroglifiche, sono incorniciati da un motivo a toro e presentano sulla
loro sommità un plinto di coronamento con decorazione a “gola egizia”. La struttura di tali stipiti
e quella delle colonne adiacenti sono stati realizzati contemporaneamente. Fanno eccezione quella
della porta sul lato occidentale, che fu probabilmente realizzata posteriormente alle colonne
adiacenti, benché non sia chiaro se essa sia il risultato di un restauro di una porta più antica,
oppure di un’aggiunta ex-novo all’originaria conformazione dell’edificio21.
Accanto alle tipicità architettoniche di cui si è parlato, l’edificio presenta alcune importanti
anomalie rispetto ad altri monumenti di analoga tipologia. Esso è infatti caratterizzato da una
marcata asimmetria e dall’incompletezza delle sue strutture:
a) É collocato in posizione non ortogonale rispetto al lato meridionale del dromos-terrazza e al
colonnato occidentale, più tardo, del quale costituisce un insolito elemento di chiusura (Tav. II,
fig. 3).
b) La sua pianta è irregolare, di forma “trapezoidale”; le colonne e le lastre di intercolumnio di
ciascuno lato lungo appaiono leggermente sfalsate tra di loro rispetto all’asse est-ovest (Tav. II,
fig. 4).
c) L’assisa di blocchi sulla quale si erge il colonnato (Tavv. III, fig. 5 e IV, fig. 7) è
probabilmente ciò che resta di un basamento oggi completamente scomparso, cui si accedeva
tramite la bassa scalinata ancor oggi presente di fronte all’ingresso principale (Tav. IV, fig. 8).
d) Il lato meridionale è aperto sul Nilo ed è separato da questo solamente dalla balaustra in
pietra del dromos-terrazza (Tav. V, fig. 11).
e) Le estremità meridionali dei lati orientale ed occidentale terminano con due massicce basi in
pietra, incluse nella balaustra, dove erano anticamente alloggiati due piccoli obelischi, dei quali
oggi sopravvive soltanto quello occidentale (Tav. IV, figg. 9 e 10). Tali elementi, non originari
della struttura, sono un’aggiunta dell’epoca di Tolomeo ↓II, come sembrano confermare le
iscrizioni demotiche e greche scolpite sull’obelisco superstite, tra le quali compare un
proskynema dedicato a questo sovrano22.
f) Il lato orientale ha una lastra di intercolumnio in più rispetto a quello occidentale, risultando
quindi più lungo.
g) La colonna all’estremità meridionale del lato occidentale reca le tracce della presenza di una
lastra di intercolumnio oggi mancante (cfr. Tavv. II, fig. 4 e IV, fig. 9). Allo stesso modo, i testi
del lato occidentale dell’architrave presentano un’interruzione in corrispondenza della sua
estremità meridionale (Tavv. XXXIX, fig. 109 e XL, fig. 112). Tutto ciò sembra confermare che,
in origine, il lato occidentale dell’edificio dovesse essere più lungo di come appare attualmente:
esso dovette dunque essere accorciato in un’epoca successiva al regno di Nectanebo I.
Gran parte di queste anomalie del monumento è stata già evidenziata dagli studiosi, dando luogo
a svariate ipotesi e a differenti interpretazioni23. J. Fr. Champollion e K. R. Lepsius - tra i primi ad
interessarsi al “chiosco” di Nectanebo I - ritenennero che esso fosse l’unica parte superstite di un
Cfr. supra n. 12.
Cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 303-304.
21
Per maggiori dettagli, vedere infra, IV.
22
Cfr. LD, Text, IV, 132; LD, Abth., VI, Bl. 61, n° 134-136 (iscr. demotiche) e Bl. 83, n° 183-184 (iscr. demotiche) e
202-203 (iscr. greche); A. BERNAND, Les inscriptions grecques de Philae. Tome I. Époque Ptolémaïque, Paris 1969,
316-318.
23
Cfr. G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 204-206.
19
20
Studi e ricerche dell’Università di Torino
51
più grande edificio, costruito su un prolungamento meridionale del dromos-terrazza, che sarebbe
crollato a causa della progressiva azione erosiva delle acque del Nilo 24. L’aggiunta degli obelischi,
risultato di un restauro di epoca tolemaica, avrebbe dunque costituito uno “stratagemma” atto a
celare sapientemente la mutilazione della struttura del monumento in seguito a tale crollo.
G. Bénédite25 continuò a sostenere che la posizione odierna del “chiosco” era quella originaria,
interpretando tuttavia l’edificio come un “chiosco-stazione”, indipendente da altre strutture
architettoniche e destinato ad accogliere la portantina della divinità durante le soste delle
processioni dirette al Nilo.
H. G. Lyons, effettuando una serie di sondaggi atti a conoscere la struttura delle sostruzioni sudoccidentali del dromos-terrazza (Tav. V, fig. 12), rese noto nel suo rapporto finale del 190826 che
l’edificio non era dotato di proprie fondazioni, ma poggiava in realtà sulle sostruzioni del dromosterrazza. Le sue colonne non erano sostenute dai muri di tali sostruzioni, ma solamente dalle lastre
in pietra della pavimentazione messe in opera sopra di esse. Egli concluse pertanto che l’edificio
non poteva essere stato costruito prima del completamento del dromos-terrazza, datando però
quest’ultimo ad un’epoca più antica dell’edificio medesimo. Dimostrando che le sostruzioni del
dromos-terrazza costituivano anche il limite meridionale estremo dell’isola di File, egli confutò
altresì definitivamente le ipotesi a suo tempo formulate da Champollion e Lepsius.
I lavori di Lyons aprirono a nuove possibilità di interpretazione: L. Borchardt27 fu tra i primi a
sostenere che in origine il monumento dovesse essere collocato altrove e che costituisse una
struttura di accesso a un più grande edificio orientato nord-sud. A comprova di ciò, egli indicava –
in un manoscritto rimasto inedito28 – la presenza di numeri demotici tracciati con inchiostro rosso
su varie parti dell’edificio, i quali sarebbero stati utilizzati in epoca tolemaica come riferimento per
lo smontaggio, il trasferimento e la ricostruzione del “chiosco” nella sua attuale posizione29. E.
→inter, analizzando la decorazione della porta occidentale dell’edificio, notò come nelle
raffigurazioni di Nectanebo I la disposizione delle corone bianca e rossa sugli stipiti fosse invertita
rispetto all’orientamento geografico dell’intera struttura (Tavv. ↓↓II, fig. 56 e ↓↓III, figg. 57-58).
Questo particolare lo convinse non solo che il monumento fosse stato anticamente smontato e
trasferito ma che esso fosse stato anche ruotato di 180° rispetto al suo orientamento originario30.
Lo smontaggio e il trasferimento del complesso di File tra il 1972 ed il 1980 permisero, infine,
di stabilire con certezza che il terrazzamento su cui poggia il monumento appartiene all’epoca
tolemaica (Tolomeo IV - Tolomeo ↓II)31.
Le considerazioni e i dati fin qui presentati mettono dunque in evidenza che l’attuale
conformazione del “chiosco” di Nectanebo I è il risultato di un complesso rimaneggiamento
iniziato con i primi Tolomei e conclusosi durante il regno di Tolomeo ↓II, quando l’edificio venne
finalmente collocato nella sua attuale posizione che lo renderebbe, secondo alcuni, “privo di
significato, tolto il valore prettamente estetico di terrazza sul Nilo”32. Esso fu rimodellato per
adattarsi a uno spazio dominato da una generale asimmetria – che coinvolge sia la pianta del
dromos-terrazza, sia le strutture architettoniche che la circondano – per fungere da chioscoJ. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, I, 165-166 e LD, Text, IV, 130-131. Champollion interpretò l’edificio
come il pronao di un tempio situato oltre i limiti dell’attuale dromos-terrazza. Esso doveva essere dedicato alla dea
Hathor, sulla base di alcune osservazioni da lui fatte in merito agli abachi hathorici caratterizzanti le colonne. Lepsius
pensò invece che fosse dedicato sia ad Hathor che ad Isi. Queste ipotesi, che traggono probabilmente origine da una
prima interpretazione di Baedecker (Égypte, Manuel du voyageur, 1898, 343), furono riprese qualche decennio più
tardi anche da P. Montet: “Nectanébo Ier avait construit un portique précédant le temple dédié à Isis, la dame de l’île,
et à Hathor, mais les flots l’emportèrent et il fut reconstruit par Ptolémée Philadelphe” (Géographie de l'Égypte
ancienne. Deuxième partie. To-chemâ. La Haute Égypte, Paris 1961, 21).
25
Art. cit., CRAIBL, sér. 4, t. 16 - 1888 (1889), 487.
26
H. G. LYONS, A report on the temples of Philae, Cairo 1908, 9-11 e tavv. V-VI.
27
“Bericht über den baulichen Zustand der Tempelbauten auf Philae”, SPAW (1896), 1211-sgg.
28
Cfr. G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 206.
29
Oggi questi numeri non sono più visibili a occhio nudo.
30
Cfr. LÄ, IV, 1022. Lo stesso fenomeno caratterizza anche la decorazione della porta orientale.
31
G. HAENY, Art. cit., BIFAO 85 (1985), 218-sgg. e figg. 2-5.
32
A. ROCCATI, Op. cit., 42.
24
52
Egittologia a Palazzo Nuovo
stazione o da tribuna di accoglienza33 per la portantina della statua divina, in stretta relazione
assiale con il primo pilone del tempio tolemaico.
2. Decorazione e apparato testuale
Nota introduttiva: Ciascuna delle scene e delle iscrizioni dell’edificio è stata contrassegnata con
un numero identificativo. Tale numerazione riprende quella di PM VI, 205 (pianta) e 206-207
(numeri da 1 a 22), cui sono stati qui aggiunti nuovi numeri che identificano quegli elementi che
non vi figurano. Essa è così strutturata:
1. Sigla CNF (= Chiosco di Nectanebo I a File).
2. Numero progressivo della scena o dell’iscrizione, nel seguente ordine:
a. scene delle lastre d’intercolumnio (schema Tav. VI, fig. 13);
b. porte di accesso (schema Tav. XVII, fig. 38);
c. colonne (schema Tav. XXVII, fig. 73);
d. achitrave (schema Tav. XXXVIII, fig. 106).
3. Una lettera finale indica la tipologia dell’elemento architettonico:
L = lastra d’intercolumnio;
P = porta;
C = colonna;
A = architrave.
Oltre all’analisi autoptica condotta in situ, ci si è avvalsi delle microfiches di H. JUNKER & H.
SCHÄFER, Berliner Photos der Preussischen Expedition 1908-1910 nach Nubien, →iesbaden
197534, le quali permettono di analizzare la consistenza e lo stato di conservazione del corpus
epigrafico ed iconografico dell’edificio prima del suo trasferimento sull’isola di Agilkia.
La descrizione dei particolari iconografici (abbigliamento, corone, scettri, bastoni ecc.) del
sovrano e delle divinità riprende il lessico tecnico di CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON,
La chapelle d'Achôris à Karnak, cit., 73-76. Molte lacune o parti di testo oggi completamente
perdute sono integrate grazie alle trascrizioni di J. Fr. Champollion e K. R. Lepsius, alle Zetteln del
Wörterbuch der ägyptischen Sprache35, nonché ad alcuni disegni o incisioni, segnalati in
bibliografia o in nota. Per ciascuna scena sono anche indicati alcuni esempi di paralleli
iconografici della ↓↓V, ↓↓I↓, ↓↓↓ dinastia36 e della decorazione degli altri edifici di File, e i
principali riferimenti bibliografici relativi alle tipologie d’offerta o agli elementi della decorazione.
Nelle trascrizioni dei testi:
=
;←=
.
Per la prima interpretazione cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119 e supra, n. 23. Per la
seconda: A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, Op. cit., 61; A. ROCCATI, Op. cit., 42; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT,
O. MASSON, Op. cit., 102-103.
34
Si ringrazia il personale della Biblioteca del Museo delle Antichità Egizie di Torino che ne ha facilitato la
consultazione. Le fotografie sono oramai disponibili anche a stampa in H. BEINLICH, Die Photos der Preußischen
Expedition 1908-1910 nach Nubien, 1 (Photos 1-199), →ürzburg 2010.
35
Si è utilizzato il Digitalisierte Zetteln Archiv (DZA) del Thesaurus Linguae Aegyptiae (http://aaew.bbaw.de/tla/),
cui si fa riferimento nelle citazioni per la numerazione delle Zetteln.
36
Si prendono qui in considerazione: a File, i blocchi di Nectanebo I rinvenuti nel secondo pilone del tempio
tolemaico e il portale dello stesso re incluso nel primo pilone; i chioschi di accesso del tempio di Hibis a Kharga, del
tempio della ↓VIII dinastia a Medinet Habu – la cui decorazione e struttura architettonica presentano peraltro
numerosi similitudini con il nostro monumento – e la cappella di Hakoris a Karnak. Per gli episodi della visita regale
sono anche segnalati i paralleli attestati nella decorazione dei colonnati di accesso orientale e settentrionale del tempio
di Karnak, della ↓↓V dinastia.
33
Studi e ricerche dell’Università di Torino
53
II.1 – Lastre d’intercolumnio (schema Tav. VI, fig. 13)
II.1.1 – Lato est, esterno
CNF.1.L - OFFERTA DELL’UNSHEB A HATHOR
A sinistra, Nectanebo I con corto gonnellino triangolare e corona-atef sul capo offre l’unsheb
con il braccio sinistro mentre solleva il destro con il palmo della mano aperto in segno di
adorazione. Davanti a lui si trova Hathor, assisa su un trono posto su alto podio. La dea indossa
una lunga veste avvolgente con bretelle, tiene il segno
(?) nella mano sinistra, lo scettro nella
destra e porta sulla testa una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio,
sormontato da una coppia di corna, due alte piume e disco solare.
- Figure: Tav. VI, fig. 14; Tav. VII, figg. 15-17.
- Bibliografia: PM VI, 206 (1) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos,
cit., n° 26/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0026).
- Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Nekhbet (H. JUNKER, Der grosse
Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 70) e a Mut (Ibid., Abb. 86, secondo registro
dall’alto); Karnak, tempio di Opet, portale di Nectanebo, offerta ad una dea ignota (A. VARILLE,
La grande porte du temple d’Apet à Karnak, ASAE 53 [1955], 98-99 e pl. X; C. DE WIT, Les
inscriptions du temple d'Opet, à Karnak, Bruxelles 1959, III,2, OPET 7, primo pannello e pl. X).
- Sulla tipologia d’offerta: LÄ VI, 1156; E. GRAEFE, “Das Ritualgerät Sbt/wnSb/wtT”, Studien
Westendorf, 895-905; F. DAUMAS, “Les objets sacrés de la déesse Hathor à Dendara”, RdÉ 22
(1970), 63-78; T. HANDOUSSA, “A propos de l'offrande Sbt”, SAK 7 (1979), 65-sgg.; C. SAMBIN,
L'offrande de la soit-disant "clepsydre", Le symbole Sbt / wnSb / wtt, Budapest 1988.
Titolo della scena: (← ) 1.
Il re: (← ) 1.
2.
3.
a)
4. (dietro il re) --Hathor: (
) 1.
5. (davanti alla dea)
2.
3.
6. (dietro la divinità)
?
4.
---
---
Titolo della scena: 1 Offrire l’unsheb a sua madre Hathor, signora di Senemetb).
Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il figlio di Ra,
signore delle apparizionic) Nekhetnebef, 3 dotato di vita [---] 4 [Il re dell’Alto]d) e Basso Egitto, il
signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, signore delle apparizioni [Nekhetnebef è colui
che è] amato da Hathor, signora di Senemet.
Hathor: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vittoria”; 2 Hathor, signora di Senemet, 3 signora del
cielo, sovrana degli dei, 4 possa ella dare tutta la vita come Ra. 5 “Io ti do la durata di vita di
Ra”. 6 Parole dette: “[---] tutta la gioia ed il valore [---]”.
a) Cartiglio completamente in lacuna: si tratta evidentemente del nome di Nectanebo I, ma non è
possibile restituirne la grafia.
b) Sul toponimo: P. MONTET, Géographie de l'Égypte ancienne. Deuxième partie. To-chemâ. La
Haute Égypte, Paris 1961, 19; J. LOCHER, Topographie und Geschichte der Region am ersten
Nilkatarakt in grieschisch-römischer Zeit, Stuttgart – Leipzig 1999, 159-sgg.; G. ZAKI, Le Premier
Nome de Haute Égypte du IIIe siècle av. J.C. au VIIe siècle apr. J. C. d’après les sources
hiéroglyphiques des temples ptolémaïques et romains, Bruxelles 2009, 177-181.
54
Egittologia a Palazzo Nuovo
c) Sul titolo nb xa.w, con i suoi molteplici valori, e sui titoli in nb del sovrano cfr. ad esempio
CHR. DESROCHES-NOBLECOURT & CH. KUENZ, Le petit temple d’Abou Simbel, Il Cairo 1968,
I, 196, n° 270; P. WILSON, A Ptolemaic Lexikon. A Lexicographical Study of the Texts in the
Temple of Edfu, Leuven 1997, 709; Wb. III, 241-242.
d) Davanti a
sono ancora visibili tracce dei segni
(nswt bity). Nella lacuna che precede è
possibile restituire la forma verbale
(wnn), sulla base dei paralleli delle altre scene del
monumento e di testi paralleli. Per questa costruzione grammaticale e la sua traduzione:
CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 35.
CNF.2.L – OFFERTA DI UNA LIBAGIONE E DELL’INCENSO (?) A DUE DIVINITÀ IGNOTE
Della lastra d’intercolumnio sulla quale è scolpita la scena si conserva soltanto la metà inferiore
(cfr. CNF.14.L). Il sovrano porta un corto gonnellino triangolare con decorazione a fascia verticale
da cui si diparte una coppia di urei, un lungo pareo e la coda di toro. Egli tiene nella mano destra
dal quale zampilla dell’acqua che scende su una tavola d’offerta a forma di fiore di
un vaso
loto, dove sono disposti due pani tondi. Il braccio sinistro, non più visibile, doveva essere proteso
in direzione delle divinità nell’atto di offrire dell’incenso. Davanti al re, al centro della scena, è
raffigurata una divinità maschile, assisa su un trono posto su alto podio e decorato nell’angolo
interno destro con il simbolo del sema-tauy. Il dio porta un corto gonnellino e tiene nella mano
sinistra lo scettro . Dietro di lui si trova una divinità femminile abbigliata con una lunga veste
avvolgente, la quale tiene il segno
nella mano destra e uno scettro (?) nella sinistra.
- Figure: Tav. VIII, fig. 18.
- Bibliografia: PM VI, 206 (2) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos,
cit., n° 25/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025).
- Paralleli iconografici: cfr. infra scena CNF.22.L (con bibliografia).
Il re: (
) 1. (dietro il re)
?
2. (dietro la schiena del re) --La divinità femminile: (← ) 1. (davanti alla dea)
2. (dietro la dea) ---
?
Il re: 1 Dio perfetto, signore delle Due Terre Kheperkara, figlio di Ra, signore delle apparizioni
Nekhetnebef, tu ed il tuo monumento saretea) durevoli come il cielo sul trono di Horo (?)b). 2 [---]
ogni [---] dietro di luic) come Ra.
La divinità femminile: 1“Io ti do le Due Terre intere in pace”. 2 [--- la durata di] vita di Ra nel
cielo, l’eternità come sovrano delle Due Terre, che tu [app]aiad) in qualità di re dell’Alto e Basso
Egitto sul trono di Horo e sul [---] di Geb, come [Ra (?)]e)”.
a) Per il valore di wnn in questo contesto cfr. ad esempio A. H. GARDINER, Egyptian Grammar,
3° ed., London 1957, § 118. Per un parallelo: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op.
cit., 46.
b) Il segno è appena visibile in lacuna, ma la lettura
sembra sicura.
c) Oppure “attorno a lui”, come protezione magica: si veda in tal senso l’uso della preposizione
HA in relazione a mura di cinta o a riti magici destinati alla difesa di uomini, divinità, edifici, ecc.,
che prevedono un circondamento (pXr) simbolico (cfr. H. DE MEULENAERE, “Un sens particulier
Studi e ricerche dell’Università di Torino
55
des prépositions ‘m-rw.tj’ et ‘m-itr.tj’ ”, BIFAO 53 (1953), 91-102; R. K. RITNER, The Mechanics
of Ancient Egyptian Magical Practice, Chicago 1993, 57-67.
d) Il testo, pur molto lacunoso, è tuttavia parzialmente leggibile e ricostruibile in base alle tracce
dei segni visibili.
è antico perfettivo di xa (Wb. III, 241) con desinenza
seconda persona singolare che ricorre frequentemente nei testi dell’edificio.
e) Integrazione ipotetica ma plausibile.
(tj/Tj) della
CNF.3.L – OFFERTA DELLA COLLANA-USEKH A OSIRI E ISI
A destra, il re indossa un corto gonnellino triangolare, un lungo pareo e porta sul capo, al di
sopra della parrucca, una corona hemhem caratterizzata da una dettagliata decorazione. Il sovrano
offre una collana-usekh composta semplicemente da otto sottili fili. Davanti a lui, al centro della
scena, sta Osiri, assiso su un trono posto su alto podio. Il dio è raffigurato con la sua caratteristica
iconografia: il corpo è mummiforme; le mani, portate al petto, tengono il flagello-nekhakha e lo
scettro-heqa; il dio porta al collo una collana-usekh e sulla testa la corona-atef con corna ritorte di
ariete. In corrispondenza della spalla sinistra e del ventre, compaiono due graffiti demotici. Dietro
a Osiri si trova Isi, stante: la dea indossa una lunga veste avvolgente sorretta da bretelle e porta
sulla testa il copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato dalle corna di vacca con disco
solare e uréo, tiene il segno
nella mano destra e porta il braccio sinistro con la mano aperta in
direzione di Osiri in segno di protezione.
- Figure: Tav. VIII, fig. 19.
- Bibliografia: PM VI, 206 (3) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos,
cit., n° 25/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025).
- Paralleli iconografici: File, primo pilone, interno della porta di accesso alla torre ovest, offerta
a Isi, Hor-nefer ed Hathor (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb.
137 e phot. 256); tempio di Isi, naos, interno, tra le camere IV e IX, muro nord, offerta a Isi (G.
BÉNÉDITE, Le Temple de Philae, Paris 1893, pl. VII, scena III) e muro ovest, offerta a OsiriKhentiamenti, Isi e Nefti (Ibid., pl. VIII, scena I); naos, interno, camera VII, stipite est della porta
centrale, offerta di Tolomeo II a Isi (Ibid., pl. ↓VIII, scena F’.II’); naos, esterno, muro ovest,
offerta a Nut (Ibid., pl. XXXII, scena X); mammisi, parete esterna ovest del naos, offerta di
Tiberio a Isi (H. JUNKER & E. WINTER, Geburtshaus, cit., 361 e phot. 1000).
- Sulla tipologia d’offerta: LÄ II, 933-935; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 260-261; T.
HANDOUSSA, “Le collier ousekh”, SAK 9 (1981), 143-sgg.; J.-CL. GOYON, Confirmation du
pouvoir royal au nouvel an. [Brooklyn Museum 47.218.50], Le Caire 1974, 93, n. 88; S.
CAUVILLE, Essai sur la théologie du temple d’Horus à Edfou, Le Caire 1987, I, 3 e n. 3.
SIC
Titolo della scena: (
) 1.
(← )
2.
SIC
Il re: (
) 1.
2.
a)
3. (dietro il re)
Osiri: (← ) 1.
2.
(
?
) 3.
SIC
(← ) 4.
5.
(←) 2.
Isi: (← ) 1.
4. (dietro la dea)
(← ) 3. (davanti alla dea)
56
Egittologia a Palazzo Nuovo
Titolo della scena: 1 Dare la collana-usekh a suo padre Osirib), che risiede nell’Abatonc), 2
perché egli possa dare la vitad).
Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due terre Kheperkara 2 il figlio di Ra, il
signore delle apparizioni Nekhetnebef. 3 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il
figlio di Ra [Nekhetnebef], è colui che è dotato di tutta la vita, la salute e la gioia come Ra in
eterno.
Osiri: 1 Parole dette: “Io ti do le offerte e le sostanze”. 2 Osiri Onnofri, il dio grande che
risiede nell’ 3 Abaton 4 possa egli dare la vita 5 come Rae).
Isi: 1 Isi dispensatrice di vitaf), che risiede nell’Abaton 2 dotata di vita come Ra in eterno; 3 “Io
ti do la durata di vita di Ra in cielo e la regalità di Atum sulla terra”. 4 Parole dette: “Io ti do
tutte le offerte e tutte le sostanze [---] forza [---], e tu sarai sul trono di Horo come Ra in eterno”.
a) Il cartiglio è completamente in lacuna; si tratta evidentemente del nome di Nectanebo I.
b) La grafia
del nome di Osiri compare nelle iscrizioni del chiosco soltanto in questa scena.
Il segno
è da considerarsi evidentemente una variante grafica del più abituale
.
c) Sul toponimo cfr. P. MONTET, Géographie II, cit., 19; J. YOYOTTE, “Études géographiques I.
La «Cité des acacias» (Kafr Ammar)”, RdÉ 13 (1961), spec. 101-104; J. LOCHER, Op. cit., 166sgg.; H. KOCKELMANN, “L’Abaton, tombe et lieu de culte d’Osiris sur la première Cataracte”,
Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 31-44; G. ZAKI, Op. cit., 227-229.
d) Parte di testo inversa rispetto alla direzione generale dell’iscrizione. Il fenomeno si ripete alla
colonna 3 del testo relativo al dio Osiri, dove interessa il toponimo Iw-wab, e nelle scene CNF.5.L
e CNF.20.L, con i nomi di alcune divinità. Su questo fenomeno cfr. H. J. FISHER, The Orientation
of Hieroglyphs. Part I. Reversals, New York 1977, 97-106. Sulla formula ir.f di anx cfr.
E. TEETER, The Presentation of Maat: Ritual and Legitimacy in Ancient Egypt, Chicago 1997, 5569, spec. 60 e 67.
e) Il disco solare è appena visibile in lacuna, ma la lettura sembra sicura.
f) Per la traduzione dell’epiteto isiaco di anx con “dispensatrice di vita”
cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 17, doc. 3 e n. 2.
CNF.4.L - CORSA RITUALE E OFFERTA DEI VASI DA LIBAGIONE A KHNUM E SATET
A destra, il sovrano con gonnellino-shendyt e corona doppia sul capo è raffigurato nell’atto di
compiere la corsa rituale, propria delle celebrazioni della festa-sed, e tiene nelle mani una coppia
di vasi . A sinistra del volto del sovrano compaiono tre graffiti imitanti i geroglifici ,
e
, aggiunti in epoca moderna. Il centro della scena è occupato dal dio Khnum raffigurato con la sua
caratteristica iconografia: corpo umano e testa di ariete, oggi quasi completamente cancellata. Il
dio, assiso su un trono posto su alto podio, porta un corto gonnelino e la corona-atef munita di
corna ritorte di ariete sul capo e tiene lo scettro nella mano sinistra e il segno
nella destra,
oggi quasi completamente cancellato. Dietro di lui si trova la dea Satet, stante, la cui figura si
presenta fortemente danneggiata, specialmente il volto, completamente perduto. La dea indossa
una lunga veste avvolgente sorretta da bretelle e porta sul capo il suo caratteristico copricapo con
alte corna, di cui è attualmente leggibile solo la parte superiore. Come la dea Isi nella scena
CNF.3.L, Satet tiene il segno
nella mano destra e porta il braccio sinistro con la mano aperta in
direzione di Osiri in segno di protezione.
- Figure: Tav. IX, fig. 20.
- Bibliografia: PM VI, 206 (4) e 205[A] (pianta); D. VALBELLE, Satis et Anoukis, Mainz 1981,
62, n° 409/B; Wb. Zetteln n° 250 (= DZA n° 29.838.370); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner
Photos, cit., n° 24/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0024).
Studi e ricerche dell’Università di Torino
57
- Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Khnum e Hathor37 (H. JUNKER,
Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 69/sinistra); chiosco di Nectanebo I e II
a Hibis, Kharga, offerta a Osiri, Arendotef e Isi (N. DE GARIS DAVIES, The Temple of Hibis in el
Khargeh Oasis, III, New York 1953, pl. 61, in alto, architrave, a sinistra); Dendera, tempio di Isi,
offerta a Hathor (S. CAUVILLE & A. LECLER, Dendara. Le temple d’Isis, Le Caire 2007, II, pl. 10,
in basso).
- Sulla tipologia d’offerta: Wb. III, 327 e V, 28; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 1053-1054;
A. MORET, Le rituel du culte divin journalier en Égypte d'après les papyrus de Berlin et les textes
du temple de Séti Ier, à Abydos, Paris 1902, passim.
Titolo della scena: (
Il re:
) 1.
---
(
) 1.
(
) 4. (dietro il re)
)
?
a
(
2.
) 3.
?
5. (dietro la schiena del re)
Khnum: (← ) 1.
SIC
2.
3.
4.
5. (davanti al dio)
Satet: (← ) 1.
2.
(← ) 4. (davanti alla dea)
(←) 3.
5. (dietro la dea)
Titolo della scena: 1 Presentare [i vasi da libagionea) a --- Kh]numb).
Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il figlio di Ra, il
signore delle apparizioni Nekhetnebef 3 amato (da Ra) e dotato di vita come Ra. 4 Dio perfetto,
signore delle Due Terre Kheperkara, il tuo monumento sarà perfetto [come]c) il cielo, la tua
durata di vita sara come (quella di) Atum che è in essod) eternamente”. 5 Tutta la protezione e la
vita sono dietro di lui come Ra.
Khnum: 1 Parole dette: “Io ti dono tutte le gioie”. 2 Khnum, Signore della Caterattae), il dio
grande che risiede 3 a Elefantinaf), dotato di ogni vita 4 come Ra. 5 “Io ti do il valore”.
Satet: 1 Parole dette: “Io ti do ogni potenza”. 2 Satet la grande, signora di Elefantina, 3 amata
e dotata di vita come Ra. 4 “Io ti do (le terre) del sud e del nord, dell’ovest e dell’est in
prosternazione”. 5 Parole dette: “Io faccio in modo che tutte le terre e tutti i paesi stranieri
vengano a te in prosternazione, (davanti) alla tua potenza, uniti [tutti quanti]g) sotto i tuoi sandali
in eterno, due volte”.
a) Il verbo xrp doveva introdurre un termine quale qbH.(w) (“libagione, vaso da libagione”)
secondo uno schema normalmente attestato per questa tipologia d’offerta: cfr. ad esempio H.
JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 127,15 e Abb. 69, a sinistra. È
evidente l’allitterazione tra il nome dell’offerta e l’epiteto nb QbHw attribuito a Khnum nel testo a
lui dedicato.
37
In questa scena compaiono anche, dietro la schiena del re, le tre mete della corsa rituale.
58
Egittologia a Palazzo Nuovo
b) La parte centrale della colonna di testo è perduta così come quasi tutto il nome di Khnum, di
cui resta ben leggibile solo il determinativo
e la parte inferiore di un segno
; la presenza di
in lacuna è probabile ma non completamente sicura.
c) I segni
sono a malapena leggibili.
d) im.f richiama il precedente p.t in riferimento al posto occupato dal sole nel cielo: cfr. ad
esempio CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 46-47 e nota alla traduzione c.
e) Sul toponimo cfr. P. MONTET, Géographie II, cit., 18-19; J. LOCHER, Op. cit., 98-sgg.
al posto di
f) La grafia più comune del toponimo Abw prevede l’uso del determinativo
(cfr. Wb. I, 7; P. MONTET, Géographie II, cit., 15; J. LOCHER, Op. cit., 159). Lo scambio tra questi
due segni è tuttavia frequente, come attestano le varianti delle grafie di Abido, di Abusir el-Melek
(“Abido del Nord”) o del termine Dw, “male” (cfr. O. PERDU, “Socle d'une statue de Neshor à
al posto di
Abydos”, RdÉ 43 [1992], 154, n. h). Nel nostro caso, è possibile che l’uso di
sia da intendersi come una “contaminazione” della grafia di Elefantina con quella di Abido,
attestata nelle iscrizioni della scena CNF.15.L?
g) Per
cfr. Wb. IV, 446; la seguente lacuna di circa 1 quadrato è integrabile, prendendo ad
esempio i testi della scena CNF.8.L, con
per l’espressione smA dmD = dmD smA (Wb. IV,
446,17-20 e V, 461,9). Questa, che indica la “totalità degli elementi”, rafforza nel contesto l’idea
del dominio totale del sovrano sui nemici dell’Egitto.
CNF.23.L – OFFERTA A DUE DIVINITÀ IGNOTE
Della lastra d’intercolumnio e della scena ivi scolpita (cfr. anche CNF.17.L) restano attualmente
solo l’estremità inferiore. Pertanto, è possibile individuare esclusivamente il faraone a destra, una
divinità femminile a sinistra e la parte inferiore di un alto podio al centro, sul quale doveva
presumibilmente trovare posto la divinità principale, assisa in trono, e sulla quale compare un
graffito demotico. I pochi elementi iconografici e testuali non consentono tuttavia di riconoscere
né la tipologia d’offerta, né l’identità delle due divinità, benché sia probabile che una delle due,
quella femminile stante sulla sinistra, fosse Isi, stando almeno al contenuto dei lacerti di testo
ancora conservati dietro il sovrano.
- Figure: Tav. XVI, figg. 35-37.
- Bibliografia: H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 24/sinistra (= H. BEINLICH,
Op. cit., B0024).
Dietro il re: (
?
) 1.
Dietro la divinità femminile stante: (← ) 1.
---
---
Dietro il re: 1 [Il dio per]fetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore
delle apparizioni Nekhetnebef a), [am]ato da [I]si [dispensatrice] di vita che [risi]ede nell’Abaton.
Dietro la divinità femminile stante: 1 [Parole] dette (?) [---] la forza, tutta la salute, tutta la
gioia, tutte le Due Terre (?) [---]”.
a) Il segno
si trova quasi completamente in lacuna, ma la sua lettura sembra sicura.
, appena visibile, costituisce l’inizio della colonna di testo e dell’espressione Ddb) Il segno
md.w, oggi perduta.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
59
CNF.5.L – OFFERTA DEI VASI D’UNGUENTO-MEDJ A HATHOR E A UN’ALTRA DIVINITÀ IGNOTA
La lastra d’intercolumnio sulla quale sono scolpite le scene (cfr. anche CNF.18.L) manca della
metà superiore, lasciando mutili i testi e le figure. A destra si trova il sovrano, che porta un corto
gonnellino triangolare con decorazione a fascia verticale da cui si diparte una coppia di urei, un
lungo pareo e la coda di toro. Le sue braccia sono protese in avanti per presentare un’offerta, che è
oggi perduta ma che il titolo della scena rivela trattarsi dell’unguento-medj. Di fronte al faraone si
trovano due divinità femminili, abbigliate con lunghe vesti avvolgenti sorrette da bretelle. Le dee
tengono uno scettro nella mano sinistra ( ?) e il segno
nella destra. Le poche parti di testo
conservatesi impediscono di stabilire con certezza la loro identità: il titolo della scena suggerisce
di identificare la prima dea con Hathor; resta invece ignota l’identità della seconda, nonostante gli
epiteti riportati dal testo dietro il sovrano facciano pensare che possa verosimilmente trattarsi di
Isi. É tuttavia opportuno segnalare un blocco – individuato vicino al fiume nei pressi dell’edificio e
descritto da J. G. →ilkinson in due dei suoi manoscritti38 – sul quale era rappresentata la metà
superiore di una scena analoga a quella qui descritta, nella quale Nectanebo I presentava i
medesimi vasi di unguento a Hathor e Tefnut. È possibile che si trattasse proprio della parte
superiore di questa lastra d’intercolumnio e che dunque la seconda divinità sia da identificarsi
piuttosto con Tefnut?
- Figure: Tav. IX, fig. 21.
- Bibliografia: PM VI, 206 (5) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos,
cit., n° 23/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0023).
- Sulla tipologia d’offerta: cfr. ad esempio P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 484-485; P.
GRANDET, Op. cit., II, n. 713; G. CHARPENTIER, Recueil de matériaux épigraphiques relatifs à la
botanique de l'Égypte antique, Paris 1981, 368-369, n° 584; J.-CL. GOYON, Rituels funéraires de
l'ancienne Egypte, Paris 1972, Index, 346; É. CHASSINAT, Le mystère d'Osiris au mois de Khoiak,
Le Caire 1966, II, 591-592; S. CAUVILLE, La théologie d'Osiris à Edfou, Le Caire 1983, 174 e n. 4.
Titolo della scena: (
) 1.
SIC
Dietro il re: (
) 1. ---
Davanti a Hathor: (← ) 1.
Davanti alla divinità ignota: (← ) 1.
Dietro la divinità ignota: (← ) 1. ---
---
Titolo della scena: 1 Fare l’offerta dell’unguento a sua madre Hathor, perché possa [---].
Dietro il re: 1 [---] amato da [---], dispensatrice di [vita (?)]a), che risiede nell’Abaton, signora e
sovrana di Fileb).
Davanti a Hathor: 1“Io ti do tutta la gioia presso di [me (?)]c)”.
Davanti alla divinità ignota: 1“Io ti do una moltitudine di anni”.
Dietro la divinità ignota:
1“[---] ogni [---] e tutti i paesi stranieri e tu sarai sul [trono di Horo ---]d)”.
a) Verosimilmente da restituirsi in lacuna il segno
38
.
Cfr. PM VI, 207: manoscritti della British Library di Londra MSS I.102 [16] e ↓IV.6° [4], non vidi.
60
Egittologia a Palazzo Nuovo
b) Sul toponimo cfr. P. MONTET, Géographie II, cit., 21; J. LOCHER, Op. cit., 121-sgg.; J. L.
FISSOLO, “Isis de Philae”, Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 3-4.
c) Restituzione sulla base dei paralleli in CNF.16.L. Per la costruzione della preposizione xr +
pronome suffisso cfr. Wb. III, 315,10.
d) I segni
e
si trovano quasi completamente in lacuna, ma sono ancora leggibili.
II.1.2 – Lato ovest, esterno
CNF.24.L – SCENA PERDUTA
La lastra d’intercolumnio corrispondente è completamente mancante.
CNF.6.L - OFFERTA DELLE PRIMIZIE A ISI E A ARPOCRATE
A sinistra si trova il sovrano; egli indossa un gonnellino avvolgente con decorazione a fascia
verticale, un lungo pareo, un corpetto con bretelle e porta la corona rossa sul capo; il braccio
sinistro è disteso, con la mano che stringe un lungo bastone; il braccio destro è invece proteso, la
mano stringe il bastone . Di fronte al faraone è disposta una grande quantità di offerte: un mazzo
e un vaso
contenenti offerte, un cesto ricolmo di porzioni di
di fiori di loto, due vasi
39
carne, il cuore e i polmoni di un animale , un volatile decapitato, un orice e un toro con le zampe
legate. Al centro della scena, la dea Isi è seduta su un trono posto su alto podio e decorato con il
motivo del sema-tauy; la dea indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, una collana-usekh e
porta sulla testa, sopra la parrucca tripartita, il copricapo a forma di spoglia di avvoltoio
sormontato dalla coppia di corna con disco solare al centro; ella porta nella mano destra lo scettro
e stringe nella sinistra il segno . Dietro a Isi si trova Arpocrate, stante, raffigurato con la sua
classica iconografia: il corpo nudo di fanciullo, il caratteristico ricciolo della gioventù che scende
lungo il profilo dell’orecchio sinistro, il braccio destro sollevato col dito indice portato alla bocca.
Il giovane dio indossa una collana-usekh e porta la corona doppia con uréo sul capo; il braccio
sinistro è disteso lungo il fianco con la mano che stringe il segno . Si tratta – come già segnalato
in S. SANDRI, Har-pa-chered (Harpokrates). Die Genese eines ägyptischen Götterkindes, Leuven
2006, 54-55 e n. 315 – della più antica attestazione iconografica di Arpocrate in un tempio egizio.
- Figure: Tav. ↓, fig. 22.
- Bibliografia: PM VI, 206 (6) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 131,1; S. FARAG, G. →AHBA, A.
FARID, Art. cit., OA 17 (1978), pl. VIII; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit. n° 29 (=
H. BEINLICH, Op. cit., B0029); J. P. CORTEGGIANI, L’Égypte ancienne et ses dieux. Dictionnaire
illustré, Paris 2007, 174 (particolare della scena).
- Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O.
MASSON, Op. cit., pl. IV, figg. 7 e 8 [il sovrano impugna qui la mazza ]); Medinet Habu, portico
di accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM, II, 464, n° 27,1); chiosco di
Nectanebo I e II a Hibis, Kharga (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 65/sinistra e 66/destra,
sugli stipiti esterni della porta meridionale).
- Sulla tipologia d’offerta: cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 125-130;
PH. DERCHAIN, Le sacrifice de l'oryx, Bruxelles 1962, 26 e n. 2; H. JUNKER, “Die Schlacht und
Brandopfer und ihre Symbolik im Tempelkult der Spätzeit”, ZÄS 48 (1911), 69-77; S. IKRAM,
Choice Cuts: Meat Production in Ancient Egypt, Leuven 1995, passim.
39
Cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 54-55.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
61
Titolo della scena: (←) 1.
Il re: (← ) 1.
(←) 3.
2.
?
(← ) 4. (dietro la schiena del re)
Iscrizione di Tolomeo II dietro Nectanebo I:
(← ) 1.
Isi: (
(
) 1.
2.
3.
SIC
4.
) 5.
Arpocrate: (
(
) 1.
(
) 2.
) 3. (dietro il dio) ---
Titolo della scena: 1 Stendere il braccio sulle primiziea).
Nectanebo I: 1 Ella (Isi) dà tutta la vita 2 al re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due
Terre Kheperkara 3 amato e dotato di vita come Ra. 4 [Protezione e vita (?)]b) sono dietro di lui
come Ra.
Iscrizione di Tolomeo II dietro la figura di Nectanebo Ic): 1 Il rest[auro] di questod) monumento
lo ha fatto il re dell’Alto e Basso Egitto Userkara-Meriamon, il figlio di Ra Tolomeo per sua
madre I[si ---] di Fi[le].
Isi: 1 Parole dette: “Io ti do la durata di vita di Ra nel cielo, 2 la regalità di Atume) sulla terra”.
3 Isi, dispensatrice di vita, signora della vita, la dea 4 che risiede nell’Abaton, signora e sovrana
di File, 5 possa ella dare la vita come Ra.
Arpocrate: 1 Arpocrate che risiede a File 2 possa egli dare la vita come Ra.
3 “[---] la regal[ità] di Ra sulla terra e che tu appaia in qualità di re dell’Alto e Basso Egitto sul
trono di Horo”.
a) @wi stp.wt è un’abbreviazione della formula Hw-a-r stp.wt (“stendere il braccio sulle
primizie”), spesso seguita anche dall’indicazione “quattro volte”: cfr. Wb. III, 47,II; P. WILSON,
Ptolemaic Lexikon, cit., 962-963; N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 65/sinistra; CL.
TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. IV, fig. 7 e 8. L’azione di stendere lo scettroxrp sulle primizie ha un forte valore apotropaico e richiama la purificazione delle carni animali,
costituendo allo stesso tempo la rappresentazione simbolica di quella macellazione di animali che
si svolgeva al di fuori del tempio per la preparazione dei pasti rituali destinati alle divinità.
b) I due segni sono appena visibili e pertanto la loro lettura non è del tutto sicura.
c) Per la titolatura di Tolomeo II cfr. ad esempio J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen
Königsnamen, Mainz 1999, 234-235.
d)
è una grafia arcaizzante del pronome dimostrativo pn; si noti che essa compare anche
nei testi della scena CNF.19.L, sulla faccia interna della medesima lastra d’intercolumnio.
e) Anche il nome del dio Atum è scritto con una grafia arcaizzante (Itmw
&m: cfr. ad esempio
Wb. I, 144 e CHR. LEITZ, LGG, VII, 411), attestata soprattutto nei testi dell’Antico Regno.
62
Egittologia a Palazzo Nuovo
CNF.7.L – OFFERTA DEL VINO A KHNUM E SATET
A sinistra, Nectanebo I con le braccia protese offre una coppia di vasi
. Il re indossa un
corto gonnellino triangolare caratterizzato da una decorazione a fascia verticale terminante con
frange e stretto i vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle,
una collana-usekh e porta sul capo una parrucca con uréo sormontata dalla corona doppia. Appena
al di sotto del braccio sinistro del sovrano, a sinistra del titolo della scena, è visibile un graffito
imitante il segno geroglifico
, mentre una lettera W è graffita sul vaso tenuto nella mano destra
del re: si tratta evidentemente di graffiture moderne. Davanti al sovrano, al centro della scena, il
dio Khnum è assiso su un trono disposto su alto podio. Egli è raffigurato con la sua classica
iconografia, corpo umano e testa di ariete; porta un corto gonnellino avvolgente con coda di toro
che fuoriesce tra le gambe, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e tiene lo scettro
nella
mano destra e il segno
nella sinistra. Il dio porta sul capo una corona-atef riccamente decorata
con disco solare, uréi e corna ritorte. Dietro di lui si trova Satet, stante. La dea indossa una lunga
veste avvolgente sorretta da bretelle, porta sulla testa il suo caratteristico copricapo con uréo e
nella sinistra.
coppia di alte corna e stringe lo scettro nella mano destra e il segno
- Figure: Tav. ↓, fig. 23.
- Bibliografia: PM VI, 206 (7) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 131,3; M.-CHOU POO, Wine and
Wine Offering in the Religion of Ancient Egypt, London - New York 1995, 62 e n. 224;
D. VALBELLE, Op. cit., 62, n° 409 (D); Wb. Zetteln n° 274 (= DZA n° 29.838.350) e 275 (= DZA n°
29.838.360); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 28/sinistra (= H. BEINLICH, Op.
cit., B0028).
- Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT,
O. MASSON, Op. cit., pl. H, fig. 3 [solo la parte inferiore della scena è conservata]); H. JUNKER,
Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 77/destra, dove il sovrano presenta
l’offerta alle medesime divinità; chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Amon-Ra di
Hibis (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 63/in alto a destra) e a Horo e Uaget (Ibid., pl. 61,
secondo registro dall’alto).
- Sulla tipologia d‘offerta: LÄ, VI, 1186-1190; M.-CHOU POO, Op. cit., cap. I; P. DILS, “→ine for
Pouring and Purification in Ancient Egypt”, Ritual and Sacrifice in the Ancient Near East, 107123. Sul vino come offerta specifica di Osiri cfr. anche P. KOEMOTH, Osiris et les arbres.
Contribution à l’étude des arbres sacrés de l’Égypte ancienne, Liège 1994, 240-244.
Titolo della scena: (← ) 1.
Il re: (← ) 1.
2.
3. (dietro la schiena del re)
a)
4. (dietro il re)
?
Khnum: (
) 1.
2.
3.
4.
5. (davanti al dio)
Satet: (
) 1.
4. (dietro la dea)
2.
? b)
3. (davanti alla dea)
Studi e ricerche dell’Università di Torino
63
Titolo della scena: 1 Offrire il [vi]noc) a suo padre Khnum, signore di Senemet.
Il re: 1 Il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il signore delle apparizioni Nekhetnebef. 3
Protezione e vita sono dietro di lui come Ra. 4 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due
Terre Kheperkara, il figlio [di Ra], il signore delle apparizioni [Nekhetnebef], [amato]d) da
Kh[num] e Sa[tet], signori di Sene[met], che risiedono nell’Abatone).
Khnum: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vita e la forza”. 2 Khnum-Ra, signore di Senemet 3
che risiede nell’Abaton 4 dotato di vita 5 “Io ti do tutto il valore”.
Satet: 1 Satet, signora di Senemet, 2 possa ella dare tutta la vita come Ra. 3 “Io metto tutti i
paesi stranieri sotto i tuoi sandali”. 4 Parole dette: “Io ti do il trono di Ra e la funzione (?) di
Atum e faccio in modo che che tu [app]aia come sovr[ano] sulla terra sul trono di Horo e che tu
rimanga vivente in eterno”.
a) Il nome di Nectanebo I è completamente in lacuna.
b) Sulla pietra è chiaramente leggibile il segno (iAw.t) – che sembra essere disposto sopra una
sottile linea orizzontale – mentre nella metà destra del quadrato si conservano soltanto alcuni tratti
di un segno praticamente illeggibile: si potrebbe restituire ad sensum il segno
come genitivo
indiretto di Tm (per un parallelo grafico e testuale cfr. ad esempio N. DE GARIS DAVIES, Hibis III,
cit., pl. 63, in basso al centro, testo al di sopra del dio Osiri, prima colonna), oppure, come già
, logogramma di sHn(w),
segnalato in Wb. Zetteln n° 275 (= DZA n° 29.838.360) il segno
termine che identifica la cappella sacra del dio Min a Coptos (cfr. Wb. IV, p. 218, n° 12-13 ; F.
DAUMAS, Valeurs phonétiques, cit., III, p. 516, n° 316,14-15 ; D. MEEKS, Ann. Lex., III, p. 264
[s.v. ¤¡NW]). Tale restituzione risulta tuttavia poco plausibile in relazione al dio Atum, essendo
sHn(w) normalmente attestato in relazione a Min (o Isi) di Coptos (cfr. M. GABOLDE, “Le temple
de Min et d’Isis”, Coptos. L’Égypte antique aux portes du désert, Lyon 2000, 80; M. DORESSE,
“Le dieu voilé dans sa châsse et la fête du début de la décade”, RdÉ 31 (1979), 126 et n. 8.
c) Il segno
all’inizio del titolo della scena crea una relazione testo-immagine con l’azione
compiuta dal sovrano (si veda W. K. SIMPSON, “Egyptian sculpture and two-dimensional
representation as propaganda”, JEA 68, 271 e n. 37).
, benché appena visibile sulla pietra, sembra di sicura lettura ed è disposto
d) Il segno
orizzontalmente nel testo.
e) Gli epiteti nb %nm.t e Hry-ib Iw-wab possono essere riferiti ad entrambe le divinità, nonostante
nb e Hry-ib siano resi al singolare.
CNF.8.L – OFFERTA DEL LATTE A ISI E ANUQET
A sinistra, Nectanebo I porta in avanti le braccia e offre una copia di vasi
per il latte. Il
sovrano indossa un corto gonnellino triangolare, caratterizzato da una decorazione a fascia
verticale e stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un corpetto con
bretelle, una collana-usekh e porta sul capo la corona blu (khepresh) con uréo, cui è appeso in
corrispondenza della nuca un nastro che discende sulle sue spalle. Tra le gambe del re, al di sopra
del piede destro, sussistono le tracce di un’iscrizione demotica. Al centro della scena, la dea Isi
siede su un trono posto su alto podio e decorato con un segno , forse parte di un motivo sematauy incompiuto (?). La divinità indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, una collanausekh e porta sul capo una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio,
sormontato da una coppia di corna con uréo e disco solare al centro. Su quest’ultimo sono state
graffite in epoca moderna le lettere EM. Essa tiene lo scettro
il segno
nella mano destra e, probabilmente,
nella sinistra, oggi non più visibile a causa di una lacuna. Dietro a Isi si trova la dea
64
Egittologia a Palazzo Nuovo
Anuqet, stante. Anch’essa tiene lo scettro nella mano destra e il segno nella sinistra e indossa
la medesima veste e la collana-usekh; porta sul capo il caratteristico copricapo composto da un
fascio di alte piume tenute insieme e fissate ad un modio per mezzo di una spessa fascia i cui lembi
ricadono dietro le sue spalle.
- Figure: Tav. ↓I, fig. 24.
- Bibliografia: PM VI, 206 (8) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 131,4; D. Valbelle, Op. cit., 62,
n° 409 (C); Wb. Zetteln n° 271 (= DZA n° 30.856.690) e 272 (= DZA n° 30.856.700); H. JUNKER &
H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 28/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0028).
- Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Horo di Buhen (H. JUNKER, Der
grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 87, terzo registro dall’alto); parte di scena
ricomposta da due blocchi rinvenuti nello riempimento del secondo pilone, Nectanebo I offre a una
divinità ignota (probabilmente Isi: S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit, OA 17 [1978], Tav. I↓
[didascalia errata]).
- Sulla tipologia d’offerta: cfr. ad esempio P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 100-101; LÄ IV,
127-128; D. VALBELLE, Op. cit., p. 139; H. KOCKELMANN, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60
(2010), 35 e n. 36-38.
Titolo della scena: (← ) 1.
Il re: (← ) 1.
2.
3. (dietro la schiena del re)
4. (dietro il re)
a)
Isi: (
SIC
) 1.
Anuqet: (
2.
) 1.
3.
4.
b)
2.
3. (davanti alla dea)
4. (dietro la dea)
Titolo della scena: 1 Dare il latte a sua madre Isi dispensatrice di vita.
Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 Il figlio di Ra,
signore delle apparizioni Nekhetnebef, 3 dotato di tutta la forza, la protezione e la vita dietro di
lui come Ra. 4 Il dio [perfetto], il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore
delle apparizioni Nekhetnebef, [---] del (?) dio, [Anu]qet, signora di Ta-setic), dotata (o dotato?)d)
di [vita (?)] come Ra in eterno.
Isi: 1 Parole dette: “Io ti do tutte le Due Terre e tutti i paesi stranieri”. 2 Isi la grande, madre
del dio, signora del cielo, 3 dispensatrice di vita che risiede nell’Abaton, 4 signora di File.
Anuqet: 1 Anuqet, signora di Ta-seti, che presiede 2 Senemet, possa ella dare tutta la vita. 4 “Io
ti do l’eternità in qualità di sovrano delle Due Terre”. 4 Parole dette: “Io ti do tutta la vita e la
forza, tutta la salute, tutta la gioia, e faccio in modo che tutte le terre e tutti i paesi stranieri siano
uniti insiemee) sotto i tuoi sandali, sul [---] di Horo co[me] Ra, in eterno”.
a) Restituzione plausibile del nome di Anuqet sulla base del parallelo nel testo seguente,
dedicato a questa divinità, col. 1.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
65
b) Variante grafica del toponimo Iw-rq per la quale si veda infra, III.1.
c) Sul toponimo e sull’area geografica da esso compresa cfr. G. ZAKI, Op. cit., 309-sgg.
d) L’espressione di.w [anx ?] può riferirisi sia alla dea Anuqet che al sovrano.
e) smA m dmD è un’altra variante di smA dmD: cfr. CNF.4.L, nota g, e Wb. V, 460,6.
CNF.9.L – OFFERTA DI MAAT AD AMON-RA E MUT
A sinistra, Nectanebo I offre il simbolo
di Maat con la mano sinistra e solleva il braccio
destro con la mano aperta in segno di adorazione. Il sovrano indossa un corto gonnellino
triangolare, caratterizzato da una decorazione a fascia verticale e stretto in vita da una cintura dalla
quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo il nemes
sormontato da una corona-Tni (
, per la quale cfr. più di recente CHR. FAVARD-MEEKS, « Les
couronnes d’Andjéty et le temple de Behbeit el-Hagara », in I. REGEN & FR. SERVAJEAN [ed.],
Verba manent. Recueil d’études dédiées à Dimitri Meeks par ses collègues et amis, Montpellier
2009, 139-140 e n. 18). Al centro della scena Amon-Ra tebano siede su un trono posto su alto
podio. Il dio è raffigurato con la sua classica iconografia: indossa un corto gonnellino stretto in vita
da una cintura cui è appesa una coda di toro che fuoriesce tra le sue gambe, un corpetto con
bretelle, la collana-usekh e il caratteristico pettorale a forma di piccolo naos40; porta la barba
posticcia e il caratteristico copricapo composto da un modio sormontato da due alte piume, cui è
appeso un nastro i cui lembi scendono dietro la nuca e le spalle; tiene nella mano destra lo scettro
ed il segno nella sinistra. Dietro di lui si trova Mut, stante. La dea indossa una lunga veste
avvolgente sostenuta da bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una parrucca tripartita con
copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato da una corona doppia; tiene lo scettro
nella mano destra e il segno nella destra.
- Figure: Tav. ↓I, fig. 25.
- Bibliografia: PM VI, 206 (9) e 205[A] (pianta); É. PRISSE D’AVENNES, Atlas of Egyptian Art,
Cairo 1997, pl. 47; J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, I, 167; LD, Text, IV, 132,5; H.
JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 27 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0027).
- Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Shu (H. JUNKER, Der grosse
Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 77/sinistra); parte di scena ricomposta da due
blocchi afferenti a un’unica lastra, Nectanebo I offre a Ptah e Sekhmet (S. FARAG, G. →AHBA,
A. FARID, Art. cit, OA 17 [1978], Tav. I↓); Karnak, primo pilone, offerta a Amon e Mut
(J. FR. CHAMPOLLION, Monuments de l’Égypte et de la Nubie, Genève 1970, IV, pl. CCCI↓,2; LD
III, 284/k); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Thot e Seshat (N. DE GARIS
DAVIES, Hibis III, cit., pl. 62, secondo registro dall’alto), a Harakhty e Tefnut (Ibid., pl. 63/in alto,
al centro) e a Amon-Ra di Hibis, Mut e Khonsu (Ibid., pl. 66, al centro; il sovrano è qui raffigurato
in ginocchio).
- Sulla tipologia d’offerta: LÄ 1110-1119; P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 397-398;
A. MORET, Rituel journalier, cit., 138-sgg.; PH. DERCHAIN, Le papyrus Salt 825 (B.M. 10051),
Bruxelles 1965, 13-14; S. CAUVILLE, Essai, cit., 6 e n. 1, con bibliografia; J. P. CORTEGGIANI,
L’Égypte ancienne et ses dieux. Dictionnaire illustré, cit., 303-sgg. (s.v. MAÂT, con particolare
della nostra scena); E. TEETER, The Presentation of Maat: Ritual and Legitimacy in Ancient Egypt,
Chicago 1997.
40
Cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 76 e n. 79-86.
66
Egittologia a Palazzo Nuovo
Titolo della scena: (← ) 1.
a)
Il re: (← ) 1.
2.
3.
4. (dietro la schiena del re)
--b)
5. (dietro il re)
Amon-Ra: (
Mut: (
) 1.
2.
4.
5. (davanti al dio)
) 1.
2.
3.
3. (dietro la dea)
Titolo della scena: 1 Offrire [Maat] al signore di Maatc), a suo padre Amon-Ra, signore dei
troni delle Due Terre.
Il re: 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 il figlio di Ra, il signore delle
apparizioni Nekhetnebef 3 amato 4 e dotato di tutta la vita, di tutta la protezione, di [---] come Ra.
5 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore
delle apparizioni [Nekhetnebef], amato da Amon-Ra, signore dei troni delle due terre, che
presiede Ipet-sut, signore del cielo, re degli dei.
Amon-Ra: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vita, la stabilità e la forza al mio cospetto”. 2 AmonRa, signore dei troni delle due terre, che presiede Ipet-sut 3 signore del cielo, re degli dei, che è a
capo del grande Collegio divino (= Enneade), 4 dotato di vita. 5 “Io ti do tutta la gioia”.
Mut: 1 Mut, occhio di Ra, signora del cielo, sovrana degli dei. 2 “Io ti do la vittoria completa
sul Sud”. 3 Parole dette: “Io ti [do] tutta la vita e la forza, tutta la salute, tutta la gioia, tutte le
terre e tutti i paesi stranieri e tu sarai sul trono di Horo [---] seggio di Geb, [co]me [Ra] in
eterno”.
a) Segni quasi completamente in lacuna ma leggibili.
b) Il nome di Nectanebo I è completamente in lacuna.
c) Il dio Amon-Ra è qui insignito dell’epiteto di “signore di Maat”, proprio del dio Ptah, che
indica chiaramente che il dio che riceve l’offerta possiede tutte le qualità della dea Maat. Nel testo
si ha dunque un doppio dativo: n nb-mAat, seguito da n it.f. Su questa costruzione grammaticale del
titolo dell’offerta cfr. E. TEETER, Op. cit., 49-sgg.
II.1.3 – Lato est, interno
CNF.13.L – USCITA DAL PALAZZO (PRIMO EPISODIO DELLA VISITA REGALE)
La scena è parzialmente danneggiata da numerose martellature che interessano particolarmente
la figura del sovrano. A sinistra si trova una raffigurazione del palazzo-ahet caratterizzato dalla
consueta decorazione a fregio kheker. Al centro della scena, Nectanebo I appare in maestà fuori
dall’ahet. Il sovrano indossa un corto gonnellino avvolgente stretto in vita da una cintura, un
corpetto con bretelle e una collana-usekh; porta sul capo la corona bianca con uréo, a malapena
visibile, e tiene il bastone-maks nella mano sinistra e la mazza nella destra. Di fronte a lui
compaiono due stendardi sui quali sono disposti, da destra verso sinistra, un’immagine del dio
Upuaut in forma di sciacallo e il “feticcio”-xns (o “placenta”). Tra i due stendardi, in basso, è
Studi e ricerche dell’Università di Torino
67
raffigurato un sacerdote-sem in dimensioni molto minori rispetto al faraone. Il sacerdote indossa
un corto gonnellino avvolgente, porta al collo una collana-usekh e una corta parrucca sul capo. Il
suo braccio sinistro è disteso lungo il fianco mentre il destro è proteso verso il sovrano con la
mano che regge un vasetto contenente incenso.
Si tratta del primo episodio della visita regale, in cui il sovrano, assimilato al sole del mattino,
apparendo in maestà, riceve l’incensazione dell’uréo – simbolo solare e della regalità faraonica –
al fine di recarsi in processione alla volta del tempio per compiervi i riti.
- Figure: Tav. ↓II, fig. 26.
- Bibliografia: PM VI, 206 (13) e 205[A] (pianta); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos,
cit., n° 33/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0033).
- Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels
der Isis in Philä, cit., Abb. 72, solo titolo della scena e raffigurazione del sovrano); tempio di
Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia (J. LECLANT, “La colonnade
éthiopienne à l'est de la grande enceinte d'Amon à Karnak”, BIFAO 53 [1953], 144, fig. 13, 147,
figg. 15-16); tempio di Karnak, colonnato di accesso settentrionale della ↓↓V dinastia
(CL. ROBICHON, P. BARGUET, J. LECLANT, Karnak-Nord IV [1949-1951], Le Caire 1954, pl. L↓I,
L↓VI, L↓VIII, L↓↓I, L↓↓V, L↓↓VII); cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER,
F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. VI, fig. 11); Medinet Habu, portico di accesso al tempio
della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM, II, 463, n° 19,1); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis,
Kharga (N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 70, al centro).
- Sugli elementi iconografici della scena: cfr. P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 877;
CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121 e n. 141-145; P. BARGUET, “Note
sur la sortie du roi hors du palais”, Hommages à François Daumas, I, 51-54. J.-CL. GOYON,
Confirmation, cit., spec. 14, § IV, 33, § VI e n. 3, 35, Tabl. III; H. BONNET, Reallexikon der
Ägyptischen Religionsgeschichte, Berlin 1952, 141; A. H. BLACKMAN, “The pharaoh's placenta
and the moon-god Khons”, JEA 3 (1916), 235-249. G. VAN DER LEEU→, “The moon-god Khons
and the king's placenta”, JEA 5 (1918), 64-sgg.; A. MORET, Rituel journalier, cit., 55,11 (IV,6).
Titolo della scena: (← ) 1.
Il re: (← ) 1.
Sopra il sacerdote sem: (
2.
) 1.
Davanti allo stendardo di Upuaut: (← ) 1.
Titolo della scena: 1 Apparire fuori dal palazzoa).
Il re: 1 Il signore delle Due Terre Nekhetnebef, 2 dotato di ogni vita.
Sopra il sacerdote-sem: 1 Il sacerdote-sem, che fa le fumigazioni d’incenso all’uréob).
Davanti allo stendardo di Upuaut: 1 Upuaut [del sud, il potente delle due ter]re, Upuaut del
nord, il potente del [cielo]c).
a) L’uso del verbo xa evidenzia l’assimilazione dell’apparizione in maestà del faraone al sorgere
mattutino del sole (cfr. P. BARGUET, Art. cit., Hommages à François Daumas, I, 52), come
sembrano confermare le espressioni xa m aH.t (azione del sovrano) e xa m Ax.t (azione del sole),
). La forma femminile aH.t è attestata
caratterizzate dall’assonanza tra i termini aH.t ( ) e Ax.t (
nella documentazione a partire dalla ↓VIII dinastia ed ampiamente diffusa nell’epoca tarda (Wb. I,
214).
b) La presenza del sacerdote-sem è inusuale in questa tipologia di scena, dove l’incensazione
dell’uréo è abitualmente compiuta da un sacerdote-iunmutef (cfr. P. BARGUET, Art. cit., Hommages
68
Egittologia a Palazzo Nuovo
à François Daumas, I, 53, n. 4). L’incensazione dell’uréo, che equivale all’incensazione della
regalità faraonica, ha origini antiche nella religione egizia e nel Nuovo Regno costituisce una delle
parti del rituale divino giornaliero (rA n snTr n arat: cfr. ad esempio A. MARIETTE, Abydos:
description des fouilles exécutées sur l'emplacement de cette ville, 1869-1880, I, 36).
L’assimilazione dell’uréo (principio femminile della potenza creatrice e distruttrice del sole) ad
alcune divinità bellicose che partecipano alla difesa di Ra – e dunque della regalità stessa e della
sua trasmissione – per mezzo del fuoco distruttore è ampiamente documentata dai testi religiosi
egizi, soprattutto a partire dall’epoca tarda: si vedano il “rituale per pacificare Sekhmet” (J.-CL.
GOYON, Le rituel du sHtp %xmt au changement de cycle annuel, Le Caire 2006, passim) o i testi del
naos di El-Arisc (G. GOYON, Les travaux de Chou et les tribulations de Geb d’après le naos 2248
d’Ismailia, Kêmi VI [1936], 1-42). A File l’uréo si trova in associazione a Sekhmet, Upeset,
Hathor, Tefnut e Isi quando esse, come “occhio di Ra”, sono poste a difesa del dio sole, di Osiri o
di Horo a seconda delle esigenze della teologia locale (D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 347,
index des thèmes mythiques). La necessità di contenere la potenza distruttrice dell’uréo e delle
divinità a esso correlate si manifesta attraverso la creazione di appositi rituali: l’offerta
dell’incenso rappresentata nella nostra scena possiede la duplice funzione di placarlo e proteggerlo
dai nemici (cfr. Edfu I, 33,12 e 47,9; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 877).
c) La colonna di testo, benchè lacunosa, presenta le due forme (settentrionale e meridionale) di
Upuaut spesso attestate in scene analoghe, nel Libro dei Morti e nella documentazione abidena:
Wp-wAwt-[¥maw-sxm-tA].wy e di Wp-wAwt-MHw-sxm-n.t-[p.t] (cfr. P. GRANDET, Le Papyrus Harris
I (BM 9999), Le Caire 1994, II, n. 794; CHR. LEITZ, LGG, II, 345-346). Il segno potrebbe anche
essere letto abA (“guida”) oltre che sxm? Cfr. a tal proposito alcuni passaggi dei Testi dei
Sarcofagi: CT V, 99a e 99/119.
CNF.14.L - INCORONAZIONE DEL SOVRANO (TERZO EPISODIO DELLA VISITA REGALE)
Della lastra d’intercolumnio sulla quale è scolpita la scena si conserva soltanto la metà inferiore
(cfr. CNF.2.L). Sulla parte superstite, anch’essa danneggiata da massicce martellature, è possibile
riconoscere soltanto la presenza di cinque personaggi le cui didascalie sono completamente
perdute. Al centro si trova Nectanebo I, che indossa un corto gonnellino avvolgente e la coda di
toro; il sovrano è affiancato da due divinità maschili – probabilmente Horo e Thot, abbigliati alla
stessa maniera del re – che dovevano essere raffigurate nell’atto di porre una corona sulla sua testa.
Dietro ciascun dio si trova una divinità femminile. Le dee indossano una lunga veste avvolgente e
tengono nelle mani uno scettro e il segno . Di quella all’estrema sinistra è ancora visibile parte
della testa, che porta una parrucca tripartita sormontata dal copricapo a forma di spoglia di
avvoltoio. Pur in mancanza di testi che ne confermino l’identità, si dovrebbe verosimilmente
trattare di Nekhbet e Uaget, stando almeno agli altri paralleli noti di questa scena.
- Figure: Tav. ↓II, fig. 27.
- Bibliografia: PM VI, 206 (14) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,1; H. JUNKER &
H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 32/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0032).
- Paralleli iconografici: tempio di Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia
(J. LECLANT, Art. cit., BIFAO 53 [1953], 125, fig. 3, 144, fig. 14; ID., Recherches sur les
monuments thébains de la XXVe dynastie dite Éthiopienne, Le Caire 1965, 214, n° A.6); tempio di
Karnak, colonnato di accesso settentrionale della ↓↓V dinastia (CL. ROBICHON, P. BARGUET,
J. LECLANT, Op. cit., pl. L↓III, L↓V, L↓↓II, L↓↓VI, L↓↓VIII); Medinet Habu, portico di
accesso al tempio della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM II, 463, n° 19,2; CL. TRAUNECKER,
F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120, in basso, 1.a.3 e n. 140).
- Sulla tipologia della scena: cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121
e n. 141-145; A. MORET, Rituel journalier, cit., 23.
Sopra la divinità femminile a sinistra: (← ) 1.
1 Possa ella dare ogni vita come Ra.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
69
CNF.15.L – OFFERTA DI MAAT A ISI DI ABIDO, ISI DI COPTOS E HORSIESI
La scena reca pesanti martellature e scalfitture che hanno danneggiato il volto e buona parte del
corpo del sovrano e delle divinità. A sinistra, Nectanebo I offre Maat ( ) con la mano sinistra e
solleva il braccio destro con la mano aperta in segno di adorazione. Il sovrano indossa un corto
gonnellino triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale dalla cui estremità si
diparte una coppia di uréi e stretto in vita da una cintura dalla quale scende una coda di toro – un
lungo pareo e un corpetto con bretelle; porta una collana-usekh e la corona-atef sul capo. Davanti
al re si trovano tre divinità stanti: in prima posizione Isi di Abido, dietro di lei Isi di Coptos,
seguita a sua volta da Horsiesi. Tali forme locali di Isi non sono altrove attestate nella
documentazione di File o del vicino tempio dell’Abaton. Le due dee indossano una lunga veste
avvolgente con bretelle, una collana-usekh e tengono lo scettro nella mano destra e il segno
nella sinistra; portano sul capo una parruca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio,
sormontato rispettivamente dalla coppia di corna con disco solare (Isi abidena) e dal segno
(Isi
coptita). Horsiesi, raffigurato con corpo umano e testa di falco, indossa un corto gonnellino
avvolgente stretto da cintura, un corpetto con bretelle e porta sul capo, al di sopra di una parrucca
tripartita, la corona doppia; tiene lo scettro nella mano destra e il segno nella sinistra.
- Figure: Tav. ↓III, fig. 28.
- Bibliografia: PM VI, 207 (15) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,2; H. JUNKER &
H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 32/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0032).
- Paralleli iconografici: cfr. CNF.9.L.
- Sulla tipologia d’offerta: cfr. CNF.9.L.
Titolo della scena: (← ) 1.
(←) 2.
Il re: (← ) 1.
Isi di Abido: (
) 1.
Isi di Coptos: (
Horsiesi: (
) 1.
2.
) 1.
a)
Titolo della scena: 1 Offrire Maat a sua madre Isi, perché ella possa dare la vita come Ra.
Il re: 1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 amato e dotato di vita.
Isi di Abido: 1 Parole dette: “Io ti do tutto il valore”. 2 Isi, madre del dio, signora di Abidob).
Isi di Coptos: 1 Isi, madre del dio, che risiede a Coptosc).
Horsiesi: 1 Horsiesi, signore dell’Abaton.
a) Il toponimo manca qui dei consueti determinativi.
b) Nb.t AbDw identifica Isi come divinità principale di Abido, accanto al più frequente Hry.t-ib
che la associa a Osiri nella documentazione locale. Tale epiteto compare in un numero esiguo di
documenti tra i quali la stele British Museum EA 349, risalente al Nuovo Regno (M. L. BIERBRIER,
Hieroglyphic texts from Egyptian Stelae, ecc, in the British Museum, XII, London 1993, tavv. 6061), e della stele Cairo TR 28/10/24/5, datata alla XXVI dinastia (P. MUNRO, Die spätägyptischen
Totenstelen in Agyptologische Forschungen, Glückstadt 1973, Abb. 153). È nota almeno dal
Nuovo Regno l’esistenza di un culto specifico di Isi ad Abido nella sua forma di Ast-n-pr-ms (Isi
del mammisi), come attesterebbe la documentazione raccolta da H. De Meulenaere, legato
probabilmente ad un edificio specifico (mammisi?) scoperto da Petrie all’interno del recinto di
70
Egittologia a Palazzo Nuovo
Khentyimentyu ed attualmente scavato dall’Università di Yale: M. MÜNSTER, Untersuchungen zur
Göttin Isis vom Alten Reich bis zum Ende des Neuen Reiches, Berlin 1968, 160 e 165-169;
H. DE MEULENAERE, “Meskhénet à Abydos”, Religion und Philosophie. Festgabe für Philippe
Derchain, 243-251; ID., “Isis et Mout du mammisi”, Studia Paulo Naster Oblata II. Orientalia
Antiqua, Leuven 1982, 25-29; M. MARLAR, “Excavations of the Temple of Osiris at Abydos
reported on behalf of the University of Pennsylvania Museum – Yale University – Institute of Fine
Arts, New York University Expedition to Abydos”, Proceedings of the Ninth International
Congress of Egyptologists – Grenoble 6-12 September 2004, II, 1251-1259.
c) Nella teologia coptita la dea Isi è attestata sia in qualità di Hry.t-ib, come nella presente
iscrizione, che come divinità principale (nb.t) del sito, il cui culto era associato a quello di Min nel
tempio doppio situato nell’area settentrionale del temenos (tempio nord): M. MÜNSTER, Op. cit.,
129-134, 167, 171-173; CL. TRAUNECKER, Coptos. Hommes et dieux sur le parvis de Geb, Leuven
1999, § 284-331; M. GABOLDE, Art. cit., Coptos. L’Égypte antique aux portes du désert, Lyon
2000, 80 e 83-84; M. DORESSE, Art. cit., RdÉ 23 (1971), 113-136 / RdÉ 25 (1973), 92-135 / RdÉ
31 (1979), 36-65.
CNF.16.L – OFFERTA DELLE BENDE A ISI, NEFTI E HATHOR
Pesanti martellature e scalfitture della superficie lapidea hanno danneggiato buona parte del
volto e del corpo dei personaggi. Sono altresì presenti tre perforazioni della parte superiore della
lastra d’intercolumnio, disposte a intervalli quasi regolari tra la testa di Nectanebo I e quella di Isi.
A sinistra, il sovrano tende le braccia verso le divinità e offre due bende. Nectanebo indossa un
corto gonnellino triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale dalla cui
estremità si diparte una coppia di uréi e stretto in vita da una cintura cui è appesa una coda di toro
–, un corpetto con bretelle e porta una collana-usekh e la corona doppia sul capo. Davanti a lui si
trovano Isi, Nefti e Hathor, stanti. Tutte e tre indossano una lunga veste avvolgente con bretelle e
una collana-usekh, tengono lo scettro nella mano destra e il segno
nella sinistra e portano sul
capo una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio. Quest’ultimo è
sormontato rispettivamente da una coppia di corna e il disco solare (Isi), dal segno
(Nefti) e da
una coppia di corna, due alte piume e il disco solare (Hathor).
- Figure: Tav. ↓III, fig. 29.
- Bibliografia: PM VI, 207 (16) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,3; H. JUNKER
& H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit. n° 31/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0031).
- Paralleli iconografici: chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Osiri e Isi
(N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., Tav. 70, al centro).
- Sulla tipologia d’offerta: Wb. II, 87-88; P. GRANDET, Op. cit., II, n. 713; P. →ILSON, Ptolemaic
Lexikon, cit., 435-436; →. BARTA, Die altägyptische Opferliste von der Frühzeit bis zur griechischrömischen Epoche, Berlin 1963, passim; A. MORET, Rituel journalier, cit., 178-190; S. CAUVILLE,
La théologie d'Osiris à Edfou, cit., 174-175 (come offerta specifica di Osiri).
Titolo della scena: (← ) 1.
Il re: (← ) 1.
Isi: (
) 1.
(←) 2.
2.
(
) 3.
SIC
(
) 4. (davanti alla dea)
Nefti: (
Hathor: (
) 1.
) 1.
2. (davanti alla dea)
2. (davanti alla dea)
Studi e ricerche dell’Università di Torino
71
Titolo della scena: 1 [Offrire/dare]a) le bendeb) a sua madre Isi.
Il re: 1 Il signore delle Due Terre Kheperkara 2 amato e dotato di vita come Ra in eterno.
Isi: 1 [Parole] dette: [“Io ti do] tutta la vita, la stabilità e la forza”. 2 Isi, dispensatrice di vita,
che risiede nell’ 3 Abaton. 4 “Io ti do tutta la vita e la forza presso di me”.
Nefti: 1 Nefti, eccellenzac) degli dei. 2 “Io ti do tutta la salute presso di me”.
Hathor: 1 Hathor, signora di Senemetd), sovrana delle Due Terre. 2 “Io ti do tutta la gioia
[presso di me]e)”.
a) Il verbo che introduce la formula d’offerta è in lacuna: è tuttavia possibile restituire rdi o Hnq
per i quali cfr. ad esempio i paralleli in P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 435-436.
b) È possibile che la grafia
, con segno , indicasse delle bende colorate, ma il testo non
fornisce in tal senso alcuna altra informazione: cfr. P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 435-436;
A. MORET, Rituel journalier, cit., 178-190.
c) L’epiteto mnxt di Nefti ne mette in evidenza la qualità nello svolgere le proprie funzioni
divine ma costituisce altresì un’allusione alle bende presentate dal sovrano nella scena: si richiama
così il suo ruolo nell’imbalsamazione di Osiri, ricoperto nel mito insieme a Isi (cfr. Wb. II, 87,4; P.
WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 434-435).
d) Per il determinativo
al posto di
cfr. supra CNF.4.L, nota f. Qui, l’uso del
determinativo
potrebbe anche essere stato dettato da necessità grafiche e/o di spazio.
e) Restituzione in base ai paralleli dei testi afferenti a Isi e Nefti.
CNF.17.L – OFFERTA DI MAAT A AMON-RA, MUT E KHONSU
Della lastra d’intercolumnio e della scena ivi scolpita (cfr. anche CNF.23.L) restano attualmente
solo l’estremità inferiore e pochissime tracce del rilievo alla base. Essa è tuttavia ricostruibile
grazie a una breve descrizione di K. R. Lepsius, benché quest’ultima non fornisca alcuna
informazione precisa sull’iconografia dei personaggi. La trascrizione dei testi, evidentemente
parziale, segue quella pubblicata da Lepsius.
- Bibliografia: PM VI, 207 (17) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,4; H. JUNKER & H.
SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 31/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0031).
- Sulla tipologia d’offerta: cfr. CNF.9.L.
Amon-Ra: (
Mut: (
Khonsu: (
) 1.
) 1.
) 1.
Amon-Ra: 1 Amon-Ra.
Mut: 1 Mut, occhio di Ra.
Khonsu: 1 Khonsu a Tebe, Nefer-hotep a Ipet-sut.
CNF.18.L – OFFERTA A DUE DIVINITÀ IGNOTE
La lastra d’intercolumnio sulla quale sono scolpite le scene (cfr. anche CNF.5.L) manca della
metà superiore, lasciando mutili i testi e le figure. A sinistra, il sovrano indossa un corto gonnellino
triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale e stretto in vita da una cintura
dalla quale pende una coda di toro – ed un lungo pareo. Di fronte al faraone si trova una tavola
, sormontato da un fiore di loto. Tra la
d’offerta lotiforme, sulla quale è appoggiato un vaso
tavola d’offerta e il gonnellino del faraone sono state graffite in epoca moderna due lettere, g e N.
Al centro della scena compare una divinità maschile stante che indossa un corto gonnellino
72
Egittologia a Palazzo Nuovo
avvolgente, stretto in vita da una cintura cui è appesa una coda di toro e tiene uno scettro
(probabilmente ) nella mano destra e il segno nella sinistra. Il dio è seguito da una divinità
femminile, anch’essa stante. La dea indossa una lunga veste avvolgente e tiene nella mano sinistra
il segno ; il braccio destro doveva essere probabilmente sollevato in direzione del dio, ma non è
più visibile.
- Figure: Tav. ↓IV, fig. 30.
- Bibliografia: PM VI, 207 (18) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 134,6; H. JUNKER
& H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 30/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0030).
Davanti alla divinità femminile: (← ) 1.
1 “Io ti do la durata di vita degli anni di Atum sulla terra”.
II.1.4 – Lato ovest, interno
CNF.25.L – SCENA PERDUTA
La lastra d’intercolumnio corrispondente è completamente mancante. È possibile che si trattasse
di un’altra uscita dal palazzo identica a CNF.13.L?
CNF.19.L – PURIFICAZIONE DEL SOVRANO (SECONDO EPISODIO DELLA VISITA REGALE)
La scena presenta numerose martellature e scalfitture della superficie lapidea che hanno
parzialmente danneggiato le figure e le iscrizioni. Al centro della scena Nectanebo I è purificato
ritualmente per mezzo dell’acqua lustrale; il sovrano indossa un corto gonnellino avvolgente –
stretto in vita da una cintura dalla quale scende una coda di toro – un corpetto con bretelle, una
collana-usekh e porta sul capo una “calotta” con uréo alla quale è appeso, in corrispondenza della
nuca, un nastro che scende sulla schiena. Ai lati del re si trovano Horo, a sinistra, e Thot, a destra.
Le due divinità, raffigurate con corpo umano e testa animale, sono abbigliate alla stessa maniera
del sovrano e portano sul capo una parrucca tripartita. Esse protendono il braccio sinistro verso il
e che
faraone, tenendo in mano un vaso inclinato dal quale esce una serie alternata di segni
discende fino ai piedi del re; il loro braccio destro è invece sollevato, con la mano aperta in segno
di protezione.
- Figure: Tav. ↓IV, fig. 31.
- Bibliografia: PM VI, 207 (19) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,5; Wb. Zetteln n° 300 (=
DZA n° 30.856.720); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 36 (= H. BEINLICH, Op.
cit., B0036).
- Paralleli iconografici: tempio di Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia (J.
LECLANT, Art. cit., BIFAO 53 [1953], 144, fig. 13); tempio di Karnak, colonnato di accesso
settentrionale della ↓↓V dinastia (CL. ROBICHON, P. BARGUET, J. LECLANT, Op. cit., pl. L↓I,
L↓VI, L↓VIII, L↓↓I, L↓↓V, L↓↓VII); cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER,
F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. VI, fig. 11); Medinet Habu, portico di accesso al tempio
della ↓VIII dinastia (scena inedita: cfr. PM, II, 463, n° 21,1).
- Sulla tipologia della scena: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121 e n.
141-145; A. H. GARDINER, “The Baptism of Pharaoh”, JEA 36 (1950), 3-12; A. B. LLOYD, Gods,
priests and men; studies in the religion of Pharaonic Egypt by Aylward M. Blackman, London –
New York 1998, 3-21 e spec. 8-10; A. MORET, Rituel journalier, cit., 21-30. Sulla tipologia di
“calotta” indossata dal sovrano cfr. J. YOYOTTE, “Un nouveau souvenir de Sheshanq I et un muret
héliopolitain de plus”, RdÉ 54 (2003), 223.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
Il re: (
) 1.
Horo: (← ) 1.
4. (dietro il dio)
73
?
2.
3.
---
5. (davanti al dio)
Thot: (
) 1.
4. (dietro il dio)
2.
3.
---
?
5. (davanti al dio)
Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore [delle Due Terre] Nekhetnebef, tu sei vivente
come Ra.
Horo: 1 Il Behedetidea), dio grande, signore del cielo, 2 dalle piume variopinte, signore di
Mesen, che presiede 3 Ta-setib), possa egli dare ogni vita. 4 Il Behe[detide ---] Nekhetnebef, con
quest’acqua di vita e forza in eterno. 5 “La tua purificazione è la miac) purificazione e
viceversad)”.
Thot: 1 Il signore di Ermo[poli], il signore delle parole divine 2 che presiede Heserete), 3 possa
egli dare ogni vita come Ra. 4 Il signore di Ermo[poli ---], il re dell’Alto e Basso Egitto
Kheperkara, per mezzo di [questa]f) acqua di vita e forza in eternog). 5 “La tua purificazione è la
mia purificazione e viceversa”.
a) Per l’epiteto cfr. A. H. GARDINER, “Horus the Behdetide”, JEA 30 (1944), 23-60; CHR. LEITZ,
LGG, II, 814-816.
b) Quest’epiteto è tipico delle forme nubiane di Horo, come quella legata a Buhen che compare
nel monumento nella scena CNF.20.L.
c)
, come
nel testo speculare riferito a Thot, è variante del pronome suffisso di 1°
persona singolare.
d) Per
come determinativi di Ts-pXr, “viceversa”, cfr. i testi di CNF.10.P. Tale espressione
è ricorrente nelle formule magiche o rituali (Wb. V, 404 e Wb. Belegt. V, 60) ed è caratteristica di
questa tipologia di scena (cfr. i paralleli iconografici indicati supra in bibliografia e A. H.
GARDINER, Art. cit., JEA 36 [1950], 12).
e) Sul toponimo, che identifica secondo alcuni il temenos del santuario di Thot, secondo altri la
necropoli di Ermopoli Magna: P. GRANDET, Op. cit., II, n. 784; P. MONTET, Géographie II, cit.,
150; H. GAUTHIER, Dictionnaire des noms géographiques contenus dans les textes
hiéroglyphiques, Le Caire 1925-1931, III, 42-43; G. ROEDER, “Zwei hieroglyphische Inschriften
aus Hermopolis [Ober-Ägypten]”, ASAE 52 (1954), spec. 68, 113, linee di testo E16 e M31; G.
LEFEBVRE, Le tombeau de Petosiris, Le Caire 1923-1924, 82, 87, 92, 102, 126 e 128.
f) Restituzione probabile: cfr. il testo dietro il dio Horo, col. 4.
g) Per qualche parallelo completo della formula di lustrazione cfr.ad esempio A. B. LLOYD, Op.
cit., 9 e n. 75-76.
CNF.20.L – SALITA DEL RE AL TEMPIO (QUARTO EPISODIO DELLA VISITA REGALE)
La scena presenta cospicue martellature, scalfitture e lacune della superficie lapidea. Al centro
della scena, Nectanebo I, preceduto da Khnum-Ra che lo tiene per mano e seguito da Horo di
Buhen, accede al santuario per vedere la dea Isi. Tra la testa del sovrano e quella di Horo è ancora
74
Egittologia a Palazzo Nuovo
visibile parte di un’iscrizione demotica, al di sotto della quale compare un graffito imitante il
segno
. Il sovrano indossa un corto gonnellino avvolgente – stretto in vita da una cintura cui è
appesa una coda di toro –, un pareo, un corpetto con bretelle e una collana-usekh, appena
disinguibile; porta sul capo il nemes con uréo sormontato da una corona-Tni. Il dio Khnum – la cui
testa, molto probabilmente di ariete, non è più visibile – indossa anch’egli un corto gonnellino
avvolgente con coda di toro, un corpetto con bretelle e porta sulla testa una corona-atef, riccamente
decorata, della quale resta visibile solo la parte superiore; sulla base dei paralleli iconografici di
scene simili il volto del dio doveva essere rivolto in direzione del faraone. Il dio tiene per mano il
re con la sinistra e tende il braccio destro – oggi in lacuna – verso la sua bocca, offrendogli con la
mano – questa ancora visibile – il segno . Dietro il faraone, Horo di Buhen con corpo umano e
testa di falco, indossa gli stessi abiti di Khnum, la coda di toro, una collana-usekh e porta sul capo,
sopra la parruca tripartita, la corona doppia. Il dio tiene per mano il sovrano con la destra e stringe
il segno nella mano sinistra. A sinistra di questi personaggi si trova Isi, stante. La dea indossa
una lunga veste avvolgente con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una lunga parrucca
avvolgente con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio sormontato da coppia di corna e disco
solare; tiene lo scettro nella mano sinistra e il segno
nella destra.
- Figure: Tav. ↓V, fig. 32.
- Bibliografia: PM VI, 207 (20) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,3; H. JUNKER
& H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 35/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0035).
- Paralleli iconografici: tempio di Karnak, colonnato di accesso orientale della ↓↓V dinastia
(J. LECLANT, Art. cit., BIFAO 53 [1953], 129, fig. 5, 140, fig. 12); tempio di Karnak, colonnato di
accesso settentrionale della ↓↓V dinastia (CL. ROBICHON, P. BARGUET, J. LECLANT, Op. cit., pl.
L↓IV, L↓VII, L↓↓, L↓↓I↓); cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT,
O. MASSON, Op. cit., pl. VI, fig. 12); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII
dinastia (scena inedita: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120, 1.a.4).
- Sulla tipologia della scena: CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 120-121 e n.
141-145; A. MORET, Rituel journalier, cit., 23; GARDINER A. H., Art. cit., in JEA 36 (1950), 3-12.
Titolo della scena: (
) 1.
SIC
Il re: (
) 1.
Khnum-Ra: (
) 1.
Horo di Buhen: (
Isi: (← ) 1.
2.
) 1.
2.
?
(←) 3.
2.
Titolo della scena: 1 “Quanto a te, vie[ni]
dispensatrice di vita!”.
a)
dunque al tempio, e vedib) tua madre Isi,
Il re: Il dio perfetto, signore delle Due Terre, Nekhetnebef.
Khnum-Ra: 1 Khnum-Ra, signore di Senemet, 2 il dio grande, signore del cielo.
Horus di Buhen: 1 Horo di Buhen, il dio grande 2 che presiede Ta-[seti]c).
Isi: 1 Parole dette: “Io ti do tutta la vita e la forza”. 2 Isi, dispensatrice di vita, signora e
sovrana di Senemet, 3 amata e dotata di vita come Ra.
a) Sulla base dello spazio a disposizione e delle parti di segni visibili si restituisce l’imperativo
mi (Wb. II, 35) seguito nel testo dalla particella enclitica (j)r (cfr. ad esempio CT, I, 240b, B12C e
Studi e ricerche dell’Università di Torino
75
II, 134h, G2T). Per l’uso in ambito rituale dell’espressione mi (j)r.k cfr. ad esempio A. MORET,
Rituel journalier, cit., VIII,7, IX,1/3, XXIX,8 e Pl. 1.
b) “Vedere la divinità”, azione introdotta nel titolo della scena dal consueto verbo mAA,
costituisce il momento culminante e più significativo del percorso che il sovrano si accinge a
compiere entrando nel santuario di Isi: sull’importanza della vista nell’esperienza del divino per la
civiltà egizia si veda D. VAN DER PLAS, “«Voir» dieu. Quelques observations au sujet de la
fonction des sens dans le culte et la dévotion de l’Égypte ancienne”, BSFE 115 (1989), 4-35.
c) Benché quasi completamente in lacuna, le tracce di segni visibili permettono di restituire
l’epiteto xnty &A-sti che completa la titolatura di questa forma locale di Horo, una delle quattro
attestate nella regione nubiana, cui Isi era intimamente legata nella regione specialmente in epoca
ramesside: cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, “Thot de Pnoubs (la ville) ou Thot du Nébès (l’arbre)”,
RdÉ 39 (1988), n. 3; G. ROEDER, Der Tempel von Dakke, Le Caire 1913-1930, 241, § 535 e Bl. 9;
P. MONTET, Géographie II, cit., 23; CHR. DESROCHES-NOBLECOURT & CH. KUENZ, Op. cit., I, 195,
n° 268 e 196, n° 273.
CNF.21.L – OFFERTA DELLE DUE CORONE A NEKHBET E UAGET
La scena presenta cospicue martellature e scalfitture della superficie lapidea che hanno quasi
completamente cancellato le figure e buona parte delle iscrizioni. A destra, Nectanebo I presenta la
corona bianca (
), nella mano destra, e la corona rossa (
), nella sinistra, ciascuna posta
sopra un canestro. Il sovrano indossa un corto gonnellino triangolare con decorazione a fascia
verticale alla cui estremità si diparte una coppia di uréi, un corpetto con bretelle, una collanausekh, bracciali ai polsi e porta sul capo la corona doppia. Davanti al re si trovano Nekhbet e
Uaget, entrambe stanti. Le due divinità indossano una lunga veste avvolgente con bretelle, una
nella destra. Sulla testa,
collana-usekh e tengono lo scettro nella mano sinistra e il segno
Nekhbet porta una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio sormontato da
corona-atef, Uaget porta una parrucca tripartita con uréo sulla fronte, sormontata dalla corona
rossa.
- Figure: Tav. ↓V, fig. 33.
- Bibliografia: PM VI, 207 (21) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,2; E. →INTER,
Untersuchungen zu den ägyptischen Tempelreliefs der Griechisch-Römischen Zeit, →ien 1968, 67;
H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 34/destra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0034).
- Paralleli iconografici: File, primo pilone, torre est, lato sud, offerta di Tolomeo ↓III ad
Horsiesi (H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 11 e phot. 183);
tempio di Isi, naos, esterno, muro est, offerta ad Horo-nedjotef e Isi (G. BÉNÉDITE, Temple de
Philae, cit., I, pl. ↓↓I↓, scena VIII); mammisi, parete nord della camera II, parte ovest, offerta di
Tolomeo VIII a Nekhbet (H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 93, n° 11 e phot. 924) e
parete esterna ovest del naos, offerta di Tiberio a Arpocrate ed Isi (Ibid., 325 e phot. 992).
- Sulla tipologia d’offerta: LÄ III, 811-816; P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 453, 709 e
1010-1011; A. MORET, Rituel journalier, cit., 146 e n. 2.
Titolo della scena: (
Il re: (
(
) 1.
) 1.
a)
b)
2.
(
) 3.
) 4. (dietro il sovrano)
Nekhbet: (← )1.
Uaget: (← ) 1.
2.
2. (dietro la dea)
3.
4.
76
Egittologia a Palazzo Nuovo
Titolo della scena: 1 La corona bianca e la corona rossa sono stabilite sulla tua testac).
Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto [Kheper]ka[ra], 2 il figlio di Ra [Nekhetnebef], 3 dotato di
vita come Ra in eterno. 4 [Dio] perfetto, signore delle Due Terre Kheperkara, fi[glio di] Ra,
signore delle [appar]izioni [Nekhetneb]ef, vivente in eterno, la corona bianca e la corona rossad)
appaiono sulla [tua] testa in pace.
Nekhbet: 1 Parole dette: “Io ti do la durata di vita di Ra”. 2 Nekhbet, la bianca di Nekhen,
signora del cielo, sovrana delle Due Terre, 3 possa ella dare ogni vita 4 come Ra.
Uaget: 1 Uaget di Buto, signora del cielo. 2 Parole dette: “Io faccio in modo che la corona
bianca e la corona rossa appaiano sulla tua testa, e tu sarai stabilito in qualità di signore delle
Due Terre sul tuo trono come H[or]o, in eterno”.
.
a) per
b) Il nome del re è completamente in lacuna.
c) Il titolo dell’offerta si presenta come un discorso diretto delle divinità al sovrano, come
indicano l’antico perfettivo mn.T(j) ed il seguente tp.k, entrambi riferiti a Nectanebo I.
d)
per
IV, 476).
(cfr. P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 453 e 1010-1011; Wb. II, 125 e
CNF.22.L - OFFERTA DELL’INCENSO E DI UNA LIBAGIONE A OSIRI, ISI E HORSIESI
A destra, Nectanebo I indossa un corto gonnellino avvolgente con decorazione a fascia verticale
– stretto in vita da una cintura dalla quale doveva forse pendere una coda di toro, oggi non più
visibile – un lungo pareo, un corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo la coronaatef. Il braccio sinistro è sollevato in direzione delle divinità e porta nella mano un incensiere
; il
braccio destro è disteso verso il basso e stringe nella mano un vaso
dal quale zampilla
dell’acqua che scende in direzione di una tavola d’offerta circolare su alto sostegno, sulla quale
sono disposti quattro pani tondi. Davanti a quest’ultima si trova una seconda tavola d’offerta
lotiforme, più alta, sulla quale è disposto un vaso
, sormontato da un fiore di loto. Davanti al
sovrano e alle tavole d’offerta compaiono Osiri, Isi e Horsiesi-nedjotef, tutti stanti. Osiri appare
con la sua classica iconografia: mummiforme e con le braccia ripiegate sul petto, porta una
collana-usekh, la barba posticcia e la corona-atef sul capo; tiene lo scettro
nella mano sinistra e il
nella destra. Isi indossa una lunga veste avvolgente con bretelle, una collana-usekh e
flagello
porta sulla testa una parrucca tripartita con copricapo a forma di spoglia di avvoltoio, sormontato
da coppia di corna e disco solare con uréo; tiene il segno
nella mano destra. Il braccio sinistro è
sollevato in direzione di Osiri con la mano aperta in segno di protezione. Horsiesi-nedjotef indossa
un corto gonnellino avvolgente stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro, un
corpetto con bretelle, una collana-usekh e porta sul capo una parrucca tripartita sormontata dalla
corona doppia. Il dio tiene lo scettro nella mano sinistra e il segno
nella destra.
In alto, a sinistra del vaso di incenso tenuto dal re, in basso, dietro le gambe di Osiri, e sulla
.
veste e dietro le gambe di Isi si segnala la presenza di quattro graffiti imitanti il segno
- Figure: Tav. ↓VI, fig. 34.
- Bibliografia: PM VI, 207 (22) e 205[A] (pianta); LD, Text, IV, 133,1;
D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 271 e n. 470; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit.,
n° 34/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit., B0034).
- Paralleli iconografici: File, portale di Nectanebo I, offerta a Isi e Osiri (H. JUNKER, Der grosse
Studi e ricerche dell’Università di Torino
77
Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 88) e a Horsiesi (Ibid., Abb. 85, terzo registro
dall’alto); cappella di Hakoris a Karnak, offerta alla barca sacra di Amon (CL. TRAUNECKER,
F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., pl. ↓, fig. 18 e ↓I, fig. 19; il re tiene qui un incensiere
);
chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, offerta a Amon-Ra-Harakhty (N. DE GARIS DAVIES,
Hibis III, cit., pl. 64, in alto a sinistra) e a Isi e Osiri (Ibid., pl. 62, primo registro dall’alto).
- Sulla tipologia d’offerta: cfr. CNF.4.L; P. →ILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 876-878; in
relazione ai riti delle decadi cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 130-sgg.
e n. 217-218.
Titolo della scena: (
Il re: (
) 1.
) 1.
2.
Osiri: (← ) 1.
Isi: (← ) 1.
2.
a)
3.
(←) 2.
Horsiesi: (← ) 1.
3.
(←) 4.
(← ) 3. (davanti alla dea)
(←) 2.
Titolo della scena: 1 Fare l’incensazione e la purificazione di suo padre.
Il re: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Nekhetnebef 2 dotato di vita
come Ra 3 in eterno.
Osiri: 1 Parole dette: “Io ti do le feste pari alle mieb)”. 2 Osiri-Onnofri, il dio grande 3 che
risiede nell’Abaton, 4 dotato di vita come Ra.
Isi: 1 Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, 2 am[ata] e dotata di vita. 3 Isi, la
protettricec) di suo fratello Osiri Onnofri.
Horsiesi: 1 Horsiesi, nedj 2 otef d).
a) Si noti che il toponimo è qui privo di determinativi.
(con corona rossa) per il pronome
b) Letteramente “come me”. Si noti l’uso del segno
suffisso.
c) L’epiteto xwt sn.s Wsir – iconograficamente esplicitato nella scena dal gesto di protezione di
Isi – richiama una delle principali funzioni della sua forma filense: cfr. CHR. LEITZ, LGG, V, 672sgg. e infra III.1. Per un parallelo grafico stringente cfr. H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels
der Isis in Philä, cit., Abb. 85, secondo registro dall’alto.
d) Su Horsiesi cfr. in generale A. FORGEAU, @r-sA-Ast. La jeunesse d’un dieu, Le Caire 2010. Si
preferisce qui non tradurre l’epiteto nD-Hr-it.f (nedjotef) di Horsiesi, che presenta ancor oggi più di
una possibilità d’interpretazione: accanto all’ormai desueto “protettore/vendicatore di suo padre”
(cfr. H. BONNET, Reallexikon, cit., 269 [Harendotes]; J. P. CORTEGGIANI, L’Égypte ancienne et ses
dieux. Dictionnaire illustré, cit., 167-168) si vedano infatti le proposte di D. Meeks, “colui che si
prende cura/che mostra pietà di suo padre” (LÄ II, 966 e J. P. CORTEGGIANI, loc. cit.), e quella più
recente di Ph. Derchain, “colui al quale suo padre chiede di render conto” (PH. DERCHAIN
& M. TH. DERCHAIN-URTEL, “Harendotes [Celui a qui son père demande des comptes]”, GM 233
[2012], 5-8).
78
Egittologia a Palazzo Nuovo
II.2 – Porte di accesso (schema Tav. ↓VII, fig. 38)
CNF.10.P – INGRESSO PRINCIPALE, LATO NORD DELL’EDIFICIO
La decorazione dei lati interni degli stipiti presenta alcune lacune, quella dei lati esterni è
completamente perduta.
- Figure: Tavv. ↓VII-↓I↓, figg. 39-47.
- Bibliografia: PM VI, 206 (10) e 205 [A] (pianta); Wb. Zetteln n° 289 (= DZA 30.856.710); H.
JUNKER, “Der Bericht Strabos über den heiligen Falken von Philae im Lichte der ägyptischen
Quellen”, WZKM 26 (1912), pl. III; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 26 e 33 (=
H. BEINLICH, Op. cit., B0026 e B0033).
- Paralleli iconografici: chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga, (N. DE GARIS DAVIES,
Hibis III, cit., pl. 65, a destra, e 66, a sinistra). Sulla decorazione dei lati a e b cfr. supra CNF.19.L.
a – STIPITE OVEST, INTERNO (Tav. ↓VII, fig. 40 e ↓VIII, fig. 41)
Della decorazione si conserva solo il registro inferiore, dove Thot fa una lustrazione in direzione
dell’ingresso. Il dio indossa un corto gonnellino avvolgente stretto in vita da una cintura dalla
quale pende una coda di toro, un corpetto con bretelle e porta sul capo una parrucca tripartita, di
cui solo la parte inferiore è visibile. La testa e le braccia del dio sono sollevate e dovevano
sorreggere verosimilmente un vaso da libagione.
In alto: (←) 1.
---
Davanti a Thot: (← ) 1.
In alto: 1 [Amato da (?)] Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Aba[ton (?) ---]a).
Davanti a Thot: 1 “La tua purificazione è la mia (purificazione) e viceversab), quattro volte.
a) Il toponimo è parzialmente in lacuna. La restituzione Iw-[wab] è verosimile, grazie
all’analoga iscrizione sul lato b della porta e tenendo in considerazione che Isi è normalmente detta
“signora” (nb.t) di File, mentre è “ospite” (Hry.t-ib) dell’Abaton.
, che precedono il gruppo , come determinativi di Ts-pXr;
b) Si interpretano qui i segni
una lettura sp-sn sp-4 (“due volte per quattro volte”?), non darebbe infatti senso: si vedano a tal
proposito i testi del lato b della porta e la scena CNF.19.L, nota d, dove essi sembrano avere la
stessa funzione grafica.
b – STIPITE EST, INTERNO (Tav. ↓VIII, figg. 42-43)
Della decorazione, danneggiata da martellature e scalfitture della superficie lapidea, si conserva
oggi solo il registro inferiore e la sommità di quello superiore. Quest’ultimo è incorniciato dal
segno geroglifico della volta celeste (
), attraversato al centro da una corona doppia; a destra
di questa, si trovano i resti di un motivo decorativo raffigurante un disco solare con ali spiegate
(
). In basso, il dio Horo, abbigliato come Thot nella scena del lato a, fa una lustrazione in
direzione del passaggio. Le braccia della divinità sono sollevate e tengono un vaso
per
libagione, inclinato verso l’ingresso. Sopra la testa del dio sono ancora visibili le tracce di
un’iscrizione demotica.
In alto: (
) 1.
Sopra a Horo: (
Davanti a Horo: (
SIC
) 1. ---
2. ---
) 1.
a)
3. ---
4. ---
Studi e ricerche dell’Università di Torino
79
In alto: 1 Amato da Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton.
Sopra a Horo: 1 [---] il dio grande, signore del cielo, 2 [---] all’orizzonte 3 [---] Ta-seti 4 [---]
come Ra in eterno.
Davanti a Horo: 1 La tua purificazione è [la mia] (purificazione) e viceversa, quattro volte.
a) Restituzione probabile sulla base del confronto con il testo del lato a e quelli di CNF.19.L.
c – STIPITE OVEST, NEL PASSAGGIO (Tav. ↓I↓, fig. 44 e 46)
La decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano solo i primi due dal
.
basso, ciascuno caratterizzato da una sequenza di
In alto: (
?
) 1.
1 Il figlio di Ra, il signore delle apparizioni Nekhetnebef, [amato da (?)] Isi, dispensatrice di
vita.
d - STIPITE EST, NEL PASSAGGIO (Tav. ↓I↓, fig. 45 e 47)
Come per il lato c la decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano i
primi tre dal basso, ciascuno caratterizzato da una sequenza di
.
?
In alto: (← ) 1.
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, [amato da (?)] Hathor,
signora di Senemet, signora del cielo.
CNF.11.P – INGRESSO SUL LATO EST DELL’EDIFICIO, QUINTO INTERCOLUMNIO DA NORD
La porta manca della parte superiore degli stipiti e dell’intero architrave.
- Figure: Tavv. ↓↓-↓↓II, figg. 48-55.
- Bibliografia: PM VI, 206 (11) e 205 [A] (pianta); H. JUNKER, Art. cit., WZKM 26 (1912),
Tav. III; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 23/destra e 30/sinistra (= H. BEINLICH,
Op. cit., B0023 e B0030).
- Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT,
O. MASSON, Op. cit., pl. I, figg. 1-2); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII
dinastia (scene inedite: cfr. PM, II, 464, n° 24-25); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga,
(N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 69, al centro). Sulle scene dei lati a e b cfr. anche
CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 23-25.
a – STIPITE SUD, ESTERNO (Tav. ↓↓, fig. 49)
La decorazione manca della parte mediana, mentre le rimanenti sono danneggiate da
martellature e scalfitture della superficie lapidea. Il campo è interamente occupato dal sovrano,
rivolto verso il passaggio; egli indossa un corto gonnellino triangolare con coda di toro, porta sul
capo la corona rossa, di cui si scorge solo l’estremità superiore, e stringe nella mano destra il
bastone-maks. In alto, al di sopra del consueto protocollo regale, sussistono la parte inferiore di
un’ala e delle zampe di un rapace, raffigurato nell’atto di planare sopra il re ad ali spiegate (cfr.
supra paralleli e CNF.12.P, lato a); il volatile tiene nelle zampe il segno
Protocollo regale:
(← ) 1.
2.
3.
4.
.
80
Egittologia a Palazzo Nuovo
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 Il figlio di Ra, [il
signore delle apparizioni Nekhetnebef] 3 amato e dotato di ogni la vita, salute 4 e gioia come Ra
in eterno.
b – STIPITE NORD, ESTERNO (Tav. ↓↓, fig. 50)
La decorazione manca della parte mediana, mentre le rimanenti sono danneggiate da
martellature e scalfitture della superficie lapidea. La scena e il protocollo regale sono simmetrici e
complementari a quelli del lato a; il sovrano indossa qui la corona bianca.
Protocollo regale:
(
) 1.
2.
3.
4.
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara 2 Il figlio di Ra, il
signore delle apparizioni Nekhetnebef 3 amato e dotato di ogni vita, salute 4 e gioia come Ra in
eternoa).
a) La grafia contratta di Dt è dovuta alla mancanza di spazio, parzialmente occupato dalla
sommità della corona bianca del sovrano.
c – STIPITE SUD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. ↓↓I, fig. 51)
La decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano solo i primi tre dal
basso, ciascuno caratterizzato da un motivo
.
Iscrizione verticale lungo lo stipite:
(
) 1. ---
?
SIC
a)
1 [---] (e) ogni cosa buona e pura [---] per sua madre Hathor, signora di Senemet, per far sì
che ella doni la vita.
a) In questa lacuna di circa un quadrato sono ancora leggibili un segno
parte di altri due (?) segni che non è stato possibile riconoscere.
, in basso a destra e
d – STIPITE NORD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. XXI, fig. 52)
Come per il lato c, la decorazione si compone di una serie di registri, dei quali si conservano
solo i primi tre dal basso, ciascuno caratterizzato da un motivo
Iscrizione verticale lungo lo stipite: (← ) 1. ---
.
a)
1 [---] purificare le offerte divine per sua madre Isi dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton,
ciò è fatto per colei che dispensa la vita (= Isi)b).
a) Determinativo di un termine in lacuna?
b) Per la formula ir n.s di anx cfr. E. TEETER, Op. cit., spec. 66. Per un parallelo coevo cfr. ad
esempio D. KLOTZ, “A Naos of Nectanebo I from the →hite Monastery Church (Sohag)”, GM 229
(2011), 40.
e – STIPITE SUD, INTERNO (Tav. XXII, fig. 55)
L’iscrizione, quasi completamente perduta, è incorniciata da un motivo ad “astragali”.
Iscrizione verticale lungo lo stipite: (
) 1.
a)
---
b)
Studi e ricerche dell’Università di Torino
81
1 [L’Horo “Forte] di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le D[ue Terre” ---] amato
da [---].
a) Restituzione possibile: cfr. i paralleli della titolatura di Nectanebo I nei testi delle colonne e di
CNF.12.P.
b) il segno
a fine colonna è oggi quasi completamente cancellato ma è tuttavia ben
leggibile in H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 30.
f – STIPITE NORD, INTERNO (Tav. XXII, fig. 54)
L’iscrizione, come quella del lato e, è incorniciata da un motivo ad “astragali”.
Iscrizione verticale lungo lo stipite:
a)
(← ) 1.
b)
1 [L’Horo “Forte di braccio”], le Due Signore “Colui che perfeziona le Due Terre”, l’Horo
d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara, amato da
Isi, dispensatrice di vita.
a) Restituzione possibile: cfr. i paralleli della titolatura di Nectanebo I nei testi delle colonne e di
CNF.12.P.
b) Si noti qui il determinativo del nome di Isi,
segno
, che raffigura una divinità che porta sul capo il
del suo nome.
CNF.12.P – INGRESSO SUL LATO OVEST DELL’EDIFICIO, SECONDO INTERCOLUMNIO DA NORD
La porta, specialmente lo stipite sud, manca di alcuni elementi architettonici di coronamento e di
parte della decorazione.
- Figure: Tavv. ↓↓II-↓↓VI, figg. 56-72.
- Bibliografia: PM VI, 206 (12) e 205 [A] (pianta); J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, I,
167 (in basso); LD, Text, IV, 131,2; H. JUNKER, Art. cit., WZKM 26 (1912), Tav. III; H. JUNKER &
H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 29/destra, 35/destra e 36/sinistra (= H. BEINLICH, Op. cit.,
B0029, B0035 e B0036).
- Paralleli iconografici: cappella di Hakoris a Karnak (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O.
MASSON, Op. cit., pl. I, figg. 1 e 2); Medinet Habu, portico di accesso al tempio della ↓VIII
dinastia (scene inedite: cfr. PM, II, 464, n° 24-25); chiosco di Nectanebo I e II a Hibis, Kharga,
(N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 69, al centro). Sulle scene dei lati a e b e sul tema della
litania d’offerta cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 23-25 e 125-sgg.
a – STIPITE NORD, ESTERNO (Tav. XXIII, figg. 57 e 59)
Il campo è interamente occupato dal sovrano, rivolto verso il passaggio; egli indossa un corto
gonnellino triangolare – caratterizzato da una decorazione a fascia verticale con coppia di uréi e
stretto in vita da una cintura dalla quale pende una coda di toro –, un corpetto con bretelle e una
collana-usekh; porta sul capo la corona bianca con uréo e con un lungo nastro frangiato che dalla
nuca scende dietro le spalle. Il sovrano tiene il bastone-maks nella mano sinistra e stende il braccio
destro con la mano aperta verso l’ingresso, nel gesto di introduzione. In alto, sopra il consueto
protocollo regale compare un rapace ad ali spiegate che plana sopra il re. Il volatile tiene tra le
zampe il segno
. A destra del protocollo regale è raffigurata una divinità tutelare in forma di
del Basso Egitto. Sopra il rapace, la scena è
serpente (Uaget?), posta sopra il simbolo
inquadrata dal segno
della volta celeste. Al di sopra di quest’ultimo si trova un ulteriore
registro decorativo nel quale campeggia un disco solare alato con uréi.
82
Egittologia a Palazzo Nuovo
a)
Sopra il disco solare alato: 1.
Protocollo regale:
(← ) 1.
2.
Davanti al re: (←) 1.
Dietro il re: (← ) 1.
3.
4.
5.
2.
?
Sopra il disco solare alato: 1 Il Behedetide, dio grande, signore del cielo, possa egli donare la
vita.
Protocollo regale: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara 2 il figlio di Ra, il signore delle
apparizioni Nekhetnebef, 3 amato e dotato di vita 4 come Ra per l’eternità 5 sempiterna.
Davanti al re: 1 Fare la litania d’offertab) di ogni cosa buona, 2 che è pura due volte.
Dietro il re: 1 Protezione e vita sono dietro [di lui (?)]c), come Ra.
a) Uso aplografico di : cfr. l’iscrizione sul lato b.
b) Wdn introduce la formula della litania d’offerta. Questo verbo è spesso sostituito da perifrasi
quali ir wdn (Wb. I, 392) o sqr (wdn.t) (Wb. IV, 307.8). Essa compare abitualmente in analoghe
scene sugli stipiti di porte riservate all’accesso delle offerte (cfr. supra i paralleli in bibliografia) e
rientra nel rituale di macellazione e presentazione delle primizie alle divinità. Quest’ultimo è
composto dai seguenti episodi: 1. abbattimento dell’animale (verbi smA/Sad); 2. consacrazione dei
pezzi di carne scelta (formula Hwi a-r stp.wt); 3. offerta delle carni (più rara, formula rdi wab
stpwt); 4. olocausto (formule wAH ax, rdi stp.wt Hr wr.t e Ts x.t Hr xA.wt); 5. accoglienza ed
introduzione delle offerte (cfr. H. JUNKER, art. cit., ZÄS 48 [1911], 69-77; J. LECLANT, Recherches,
cit., 75, pl. 40 e 81; N. DE GARIS DAVIES, Hibis III, cit., pl. 65-66). Una relazione tra la litania
d’offerta e la presentazione delle primizie è riscontrabile anche qui, come comprova la presenza a
sinistra di questa porta della scena CNF.6.L raffigurante l’episodio “Hwi a-r stp.wt”: cfr. infra III.2.
c) Restituzione probabile ma non del tutto sicura.
b – STIPITE SUD, ESTERNO (Tav. XXIII, figg. 58 e 60)
La decorazione, che manca della parte relativa al protocollo regale, si presenta simmetrica e
complementare a quella del lato a; il sovrano indossa qui la corona rossa. Del rapace al di sopra
del protocollo regale si conserva solo la parte superiore, mentre del disco solare alato del registro
superiore manca buona parte dell’ala sinistra e della relativa iscrizione geroglifica.
a)
Sopra il disco solare alato: 1.
Davanti al re: (
) 1.
Dietro il re: (
) 1.
a)
?
2.
(
) 3.
SIC
a)
Sopra il disco solare alato: 1 Il Behedetide, dio grande, signore del cielo, [possa] egli [donare la
vita].
Davanti al re: 1 [Fare l’offerta litanica] di ogni [cosa] buona 2 che è pura. 3 Tutto ciò che entra
e che esceb) dal tempio di Isi, dispensatrice di vita, sia puro due voltec).
Dietro il re: 1 Protezione e vita sono [dietro di lui (?)], come Ra.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
83
a) Restituzioni possibili sulla base dei paralleli del lato a.
b) Il doppio determinativo
suggerisce di comprendere questa forma participiale come
un’abbreviazione della formula aq(.w)-pr(.w), ossia “ciò che entra e che esce” (cfr. Wb. I,
232,1-5). Essa, che sembra qui sostituire il più abituale aq(.w) (cfr. paralleli in bibliografia), fa
supporre che la porta potesse essere usata ritualmente nelle due direzioni. I participi possono
riferirsi sia alle offerte, sia alle persone che accedono all’edificio: Cl. Traunecker traduce
l’espressione aq(.w) nb con “tutto ciò che penetra”, con riferimento alla formula della litania
d’offerta che precede anche qui il testo (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 24);
E. Bresciani traduce invece “chiunque entri”, intendendo in tal caso i sacerdoti addetti al culto che
erano tenuti a purificarsi prima di accedere agli edifici sacri per celebrare i riti (E. BRESCIANI & S.
PERNIGOTTI, Assuan, il tempio tolemaico di Isi. I blocchi decorati e iscritti, Pisa 1978, 76-77). In
relazione alla funzione rituale che la porta sembra ricoprire si è qui preferito seguire la traduzione
di Traunecker. In ogni caso, il testo indica chiaramente che ciò che passava attraverso questa porta
era destinato al santuario/tempio di Isi (r Hw.t-nTr Ast).
c)
può essere considerato un aggettivo con pronome di richiamo .f sottinteso, un imperativo
di wab senza pronome dipendente e con valore riflessivo (come proposto in traduzione, “si
purifichi” o “sia puro”: cfr. Wb. I, 281; E. BRESCIANI & S. PERNIGOTTI, loc. cit.), oppure una
grafia contratta di iw wab con ellissi di iw (cfr. CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, loc.
cit.). L’espressione sp-sn può essere intesa come un’indicazione rituale (“ripetere due volte”) o
come un modo per esprimere il superlativo di wab (“puro due volte”, cioè “purissimo”).
c – SULL’AGGETTO DELLO STIPITE NORD, ESTERNO (Tav. XXV, fig. 66)
(← ) 1.
a)
1 L’Horo“Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le due terre”, l’Horo d’oro
“Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre
Nekhetnebef, amato da Isi, dispensatrice di vita, signora di File.
, con
in luogo del più consueto
, è ad oggi attestato nel nome di Horo di
a)
Nectanebo I soltanto nelle iscrizioni del “chiosco”: qui (iscrizioni c e d), nei testi della colonna
CNF.38.C e nel testo esterno dell’architrave, CNF.40.A (cfr. H. GAUTHIER, Livre des rois
d’Égypte, Le Caire 1916, IV, 183-sgg. e J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen
Königsnamen, cit., 226-227). Si ricorda tuttavia che la metatesi T/d/t nella grafia del termine
compare già a partire dal Nuovo regno ed è normale nella documentazione demotica coeva; essa
diventa poi comune nei testi tolemaici e nelle titolature degli imperatori Augusto, Tiberio e Nerone
con le varianti TmA/dmA/tmA (cfr. Wb. V, 367; CHR. LEITZ, LGG, VII, 462-465 ;
J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen Königsnamen, cit., Mainz 1999, 249, 253 e 255).
è attestata anche nel coevo tempio nell’oasi di El-Bahrein, parzialmente
Una variante
decorato a suo nome, ma nella titolatura del re libico Unamon (cfr. P. GALLO, “Ounamon, roi de
l’oasis libyenne d’El-Bahreïn”, BSFE 166 [2006], figg. 5 e 12-14; cfr. anche, nel presente volume,
il contributo di L. Uggetti, Tavv. II, fig. 4 e X, fig. 23); la medesima grafia si riscontra anche nella
titolatura di questo sovrano, contemporaneo di Nectanebo I, nei rilievi del tempio di Umm
‘Ebeyda a Siwa (P. GALLO, Art. cit., BSFE 166 [2006], 28, figg. 15-16).
d - SULL’AGGETTO DELLO STIPITE SUD, ESTERNO (Tav. XXV, figg. 65 e 67)
(
) 1.
---
84
Egittologia a Palazzo Nuovo
1 L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che per[feziona le due terre”, l’Horo
d’oro “Colui che fa ciò che] gli dei [am]ano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due
Terre Nekhetnebef, amato da Isi, [dispensatrice] di vita, [---]a).
a) Sulla pietra sono visibili solo pochi tratti di segni geroglifici non restituibili con certezza.
e – STIPITE NORD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. XXIV, figg. 61 e 63)
La decorazione si compone di una serie di tre registri, ciascuno caratterizzato da una coppia di
motivi
. In alto, a destra del cartiglio con il prenome di Nectanebo I, è visibile parte di una
decorazione raffigurante una divinità tutelare in forma di avvoltoio posta sopra un segno
.
In alto: (
) 1. ---
(←) 3.
2. ---
Iscrizione verticale lungo lo stipite:
(
) 1.
In alto: 1 [---] Kheperkara. 2 [---] del cielo, sovrana delle due terre. 3 Amato da Hathor, signora
di Senemeta), e dotato di vita come Ra.
Iscrizione verticale lungo lo stipite: 1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre
Kheperkara, il figlio di Ra, signore delle apparizioni Nekhetnebef, amato da Isi, dispensatrice di
vita, signora di Senemet, signora e sovrana di File.
a) Per l’uso del determinativo
al posto di
cfr. supra CNF.4.L, nota f.
f – STIPITE SUD, IN CORRISPONDENZA DEL PASSAGGIO (Tav. XXIV, figg. 62 e 64)
La decorazione, come quella del lato e, si compone di una serie di tre registri, ciascuno
caratterizzato da una coppia di motivi
In alto: (
) 1.
.
---
Iscrizione verticale lungo lo stipite:
(← ) 1. --In alto: 1 Amato da Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, e dotato [di vita ---].
Iscrizione verticale lungo lo stipite: 1 [---] il signore delle apparizioni Nekhetnebef, amato da
Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di File.
g – STIPITE NORD, INTERNO (Tav. XXVI, figg. 71 e 72)
In alto, il sovrano in forma di sfinge con nemes, uréo e barba posticcia, allunga le zampe
anteriori in direzione dell’entrata presentando un incensiere. Tale motivo decorativo è caratteristico
porte e accessi sulle quali svolge una funzione apotropaica e “rituale”, purificando simbolicamente
tutto ciò che vi passa attraverso (cfr. ad esempio C. DE →IT, Le rôle et le sens du lion dans
l’Égypte ancienne, Leiden 1951, 71-82 e spec. 73-74). Esso è tipico anche delle scene d’offerta
della mirra dove costituisce l’oggetto presentato dal sovrano (cfr. a titolo di esempio H. JUNKER,
Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 54 e 112; H. JUNKER & E. →INTER,
Geburtshaus, cit., 53 e Phot. 954, 299 e Phot. 981, 395 e Phot. 1014; G. BÉNÉDITE, Temple de
Philae, cit., I, pl. ↓VIII, scena III’.e, pl. ↓↓↓III, registro superiore, scena VII; Ibid., II, pl. L↓,
fig. 1, scena II). Come per la porta CNF.11.P l’iscrizione lungo lo stipite è incorniciata da un
motivo ad “astragali”.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
85
Iscrizione verticale lungo lo stipite:
(
) 1.
a)
1 L’Horo [“Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona] le due terre”, l’Horo
d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due
Terre Kheperkara, amato da Isi la grande, madre del dio.
a) Restituzione probabile in base alle iscrizioni dei lati c (cfr. anche n. a) e d.
h - STIPITE SUD, INTERNO (Tav. XXVI, figg. 69 e 70)
La decorazione è identica a quella del lato g e ad essa speculare. L’iscrizione lungo lo stipite è
incorniciata da un motivo ad “astragali”.
Iscrizione verticale lungo lo stipite:
(← ) 1. --1 [--- l’Horo] d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto, il
signore delle Due Terre Kheperkara, amato da Isi, dispensatrice di vita, signora di File.
II.3 – Colonne (schema Tav. ↓↓VII, fig. 73)
II.3.1 – Lato est
CNF.26.C
Della colonna, anepigrafe, si conserva solo la parte inferiore del fusto, incluso nella struttura
dello stipite est della porta CNF.10.P (cfr. Tav. ↓VII, figg. 39-40).
CNF.27.C
Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle lastre
d’intercolumnio.
- Figure: Tav. ↓↓I↓, figg. 82-83.
- Bibliografia: H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25 e 26 (= H. BEINLICH, Op.
cit., B0025 e B0026).
Iscrizione esterna/nord: (← ) 1. --1 [---] Kheperkara, il figlio di Ra Nekhetnebef, amato da Hathor, signora di Senemet.
Iscrizione esterna/ est: (
) 1. ---
a)
?
1 [--- il fig]lio [di Ra], il signore delle apparizioni Nekhetnebef, amato da Amon-Ra che risiede
nell’Abatonb).
, sembra
a) Il segno iw che compare normalmente nelle iscrizioni dell’edificio con la grafia
presentarsi qui piuttosto nella variante
(cfr. anche CNF.3.L, testo di Osiri, col. 3); una
variante
sembra invece attestata nell’iscr. interna di CNF.29.C (infra).
b) Questo è l’unico testo del monumento che presenta il dio Amon-Ra nella sua forma locale,
ospite dell’Abaton (Hry-ib Iw-wab).
CNF.28.C
Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle vicine lastre
d’intercolumnio.
- Figure: Tav. ↓↓↓, figg. 84-85.
- Bibliografia: LD, Text IV, 135,2 (in alto a destra, iscr. esterna) e 134, 2 (iscr. interna);
H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25 e 32 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025 e
B0032).
86
Egittologia a Palazzo Nuovo
Iscrizione esterna:
a
(
) 1.
)
1 [Il re dell’Alto e Ba]sso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il fi[glio] di Ra,
[signore delle apparizioni] Nekhetnebef, vivente in eterno, amato da [Hathor] signora di Senemet,
sovrana del cielo, signora delle Due Terre e dotato di ogni vita come Ra in eterno.
Iscrizione interna:
b)
(← ) 1.
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore
delle apparizioni Nekhetnebef vivente in eterno, amato (da sua madre Hathor … ), egli ha fatto un
monumento per sua madre Hathor, signora di [Sene]met, sovrana del cielo.
a) Restituzione da LD, Text IV, 135,2.
b) Idem, 134,2.
CNF.29.C
Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle vicine lastre
d’intercolumnio.
- Figure: Tav. ↓↓↓, figg. 86-87.
- Bibliografia: LD, Text IV,135,3 (in alto a destra, iscr. esterna) e 134,3 (iscr. interna);
H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 25 e 31-32 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0025,
B0031 e B0032).
Iscrizione esterna: (
) 1. ---
SIC
1 [---] vivente in eterno, amato da Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e
sovrana di Senemet, signora dei paesi stranieri meridionalia), e dotato di vita come Ra.
Iscrizione interna: (← ) 1. ---
b)
?
1 [---] una [hayt] per sua madre Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora di
File, amato (da sua madre Isi …).
a) L’epiteto mette in evidenza una delle funzioni della locale forma di Isi, volta al controllo dei
territori a sud di File, più anticamente ricoperta dalle divinità ancestrali della prima cateratta, Satet
e Anuqet; nei testi più tardi, questa funzione di Isi la associa alla dea lontana, in qualità di
“protettrice della Nubia”: “Viva l’Horo femmina, sovrana possente, reggente dell’Egitto, la
grande fiamma uscita da Ra, Upeset, dopo aver protetto la Nubia, il suo cuore viene verso le rive
di Horo (= l’Egitto), essa si stabilisce sull’alta collina di Senemet dopo che la sua maestà si è
allontanata dal furore, essa fa di File la sua sede nel suo nome di Hathor, la regina dell’Alto e
Basso Egitto, Iside venerabile, madre del dio!” (cfr. H. JUNKER, Die Onurislegende, Wien 1917,
111 = D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., doc. 26).
b) Restituzione da LD, Text IV, 134,3; per altre varianti grafiche nelle iscrizioni dell’edificio cfr.
infra CNF.34.C, iscr. esterna; CNF.37.C, iscr. interna; CNF.40.A, iscr. esterna e inferiore. Su hAyt
cfr. P. SPENCER, Op. cit., 155-sgg., J. YOYOTTE, “Un porche doré: la porte du IVe pylône au grand
temple de Karnak”, CdÉ XXVIII n° 55 (1953), 35-37 e qui, infra IV.
CNF.30.C
Della colonna si conserva solo la parte inferiore, per un’altezza inferiore a quella delle vicine
lastre d’intercolumnio. Ai lati dell’iscrizione geroglifica interna si conservano tracce di due
iscrizioni demotiche.
- Figure: Tav. ↓↓↓I, figg. 88-89.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
87
- Bibliografia: LD, Text IV, 135,4 (in alto a destra, iscr. esterna) e 134,4 (iscr. interna); H.
JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 24 e 31 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0024 e B0031);
Wb. Zetteln n° 245 (= DZA n° 29.838.370), iscr. esterna; D. VALBELLE, Op. cit., 62, n° 409.A
(iscrizione esterna).
Iscrizione esterna:
(
a)
) 1. ---
1 [--- Nekhetnebef vivente in eterno, Khnum-Ra, signore di Qebehu], Satet la grande, signora di
Elefantina, possa dare essa ogni vita e salute e tutta la gioia come Ra in eterno.
Iscrizione interna: (← ) 1. ---
a)
a)
?
1 [--- Nekhetnebef, egli ha fatto un monumento per] sua [madre] Hathor, signora di Senemet;
egli ha in[grandito] la sua dimora con un’opera eterna [---?].
a) Restituzioni da LD, Text IV, 134,4 e 135,4.
CNF.31.C
Della colonna, parzialmente inclusa nella struttura dello stipite nord della porta CNF.11.P, si
conserva solo la parte inferiore, per un’altezza pari a quella delle vicine lastre d’intercolumnio.
- Figure: Tav. ↓↓↓I, figg. 90-91.
- Bibliografia: H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 23-24 e 30-31 (= H.
BEINLICH, Op. cit., B0023, B0024, B0030 e B0031); Wb. Zetteln n° 245 (= DZA n° 29.838.370),
iscr. esterna.
Iscrizione esterna: (
) 1. ---
1 [--- egli ha abbe]llitoa) il suo (di una divinità femminile ignota) monumento con lavori eterni e
perfetti di eternità.
Iscrizione interna: (← ) 1. --1 [---] amato da [---] il dio grande, dotato di tutta la vita, tutta la salute e tutta la gioia come Ra
in eterno.
a) Restituzione probabile; sul causativo smnx come “abbellire” cfr. Wb. IV, 137,9-10 e P.
SPENCER, Op. cit., 18.
CNF.32.C
Della colonna, parzialmente inclusa nella struttura dello stipite sud della porta CNF.11.P,
sussistono oggi solo i primi rocchi alla base; nessuna iscrizione è conservata (cfr. Tavv. ↓↓, fig.48
e ↓↓I, fig. 53).
II.3.2 – Lato ovest
CNF.33.C
La colonna si conserva per quasi tutta la sua altezza, compresa buona parte del capitello e
dell’abaco hathorico. All’interno, sulla metà inferiore del fusto sono presenti almeno tre iscrizioni
demotiche. All’esterno, in basso, a sinistra dell’iscrizione geroglifica, si trova un’iscrizione di un
viaggiatore datata all’anno 1879.
- Figure: Tav. ↓↓↓II, figg. 92-93.
- Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 1° colonna (iscr. esterna);
LD, Text IV, 133,6 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (1° colonna da destra, iscr. esterna);
H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 27 e 34 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0027 e
B0034).
88
Egittologia a Palazzo Nuovo
Iscrizione esterna: (← ) 1.
1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle
apparizioni Nekhetnebef vivente in eterno è colui che ha fattoa) un monumento per sua madre Isi
dispensatrice di vita, che ha ingrandito la sua dimora con opere perfette di eternità sempiterna.
Iscrizione interna: (
b)
) 1.
?
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore
delle apparizioni Nekhetnebef [amato da (?)] Osiri-On[nofri, il dio grande che risiede ---] e dotato
di vita come Ra per l’eternità sempiterna.
a) Ir è da intendersi qui come un participio (ir.w), così come il successivo saA (= saA.w).
b) Restituzione da LD, Text IV, 133,6.
CNF.34.C
La colonna si conserva in tutta la sua altezza, con buona parte del capitello e dell’abaco hathorico.
- Figure: Tav. XXXIII, figg. 94-95.
- Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 2° colonna (iscr. esterna); LD,
Text IV, 133,5 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (2° colonna da destra, iscr. esterna); H.
JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 27 e 34 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0027 e B0034).
Iscrizione esterna: (← ) 1.
a)
a)
? b)
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore [delle Due Terre Kheper]ka[ra], il figlio di Ra, il
signore delle apparizioni [Nekhet]nebef vivente in eterno, egli ha fatto una hayt per sua madre
Hathor signora di Senemet: essa è più bella di ciò che c’era [sulla terra (?)] dal principio, possa
ella dare ogni vita.
Iscrizione interna: (
) 1.
c)
c)
---
1 Il dio perfetto, il signore [delle Due Terre Kheperkara], il figlio di Ra, il signore delle
apparizioni Nekhetnebef; egli ha fatto [un Per-ur] per sua madre [---].
a) Restituzione da LD, Abth., III, Bl. 285,a.
b) Restituzione probabile: cfr. ad esempio analoghe espressioni quale n wn mitt.f (Hr) tp-tA (“non
c’è il suo pari sulla terra”).
c) Restituzione sulla base di LD, Text IV, 133,5; si noti la particolarità grafica del determinativo:
. Sul Pr-wr, controparte del Pr-nw/Pr-nsr, cfr. in generale LÄ IV, 934-935 e P. WILSON,
Ptolemaic Lexikon, cit., 352-353.
CNF.35.C
La colonna si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e buona parte dell’abaco hathorico.
Durante la ricostruzione dell’edificio, dopo il trasferimento del complesso di File su Agilkia, i due
rocchi sommitali del fusto di questa colonna sono stati ricollocati erroneamente, ruotati di 180°
rispetto agli altri rocchi, con conseguente rimescolamento delle iscrizioni geroglifiche che
vengono qui ricollocate nella loro corretta posizione e sequenza, sulla scorta delle trascrizioni di
Lepsius e delle fotografie della missione di Berlino.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
89
- Figure: Tav. ↓↓↓IV, figg. 96-97.
- Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 3° colonna (iscr. esterna);
LD, Text IV, 133,4 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (3° colonna da destra, iscr. esterna);
Wb. Zetteln n° 292 (= DZA n° 29.838.390); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, n° 28 e
34-35 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0028, B0034 e B0035); H. BRUGSCH, Reiseberichte, cit., 256.
Iscrizione esterna: (← ) 1.
1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle
apparizioni Nekhetnebef, vivente in eterno, egli ha fatto il suo monumento per sua madre Isi,
dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora di File, per far sì che essa dia la vita.
Iscrizione interna: (
) 1.
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore
delle apparizioni Nekhetnebef, egli ha fatto un monumento per sua madre Isi che risiede a
Senemet e per Satet la grande, signora di Elefantina, possano esse dargli ogni vita e forza e tutta
la gioia come Ra, eternamente.
CNF.36.C
La colonna, il cui fusto è parzialmente incluso nella struttura dello stipite sud della porta
CNF.12.P, si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e l’abaco hathorico. A sinistra
dell’iscrizione geroglifica interna, in basso, compare un graffito raffigurante un personaggio
maschile incedente, il braccio destro disteso lungo il corpo. A destra dell’iscrizione geroglifica
esterna, in basso, compare invece un’iscrizione demotica.
- Figure: Tav. ↓↓↓V, figg. 98-99.
- Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 167, 4° colonna (iscr. esterna); LD,
Text IV, 133,3 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (4° colonna da destra, isc. esterna); H.
JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 28 e 35 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0028 e B0035).
Iscrizione esterna:
a)
(← ) 1.
1 “Re dell’Alto e Basso Egitto, signore delle Due Terre Kheperkara, [figlio di Ra], signore delle
apparizioni Nekhetnebef, come è bellob) questo monumento che hai fatto per noi! Noi siamo
soddisfatti di essoc) e ti doniamod) tutta la gioia come Ra, eternamente”.
Iscrizione interna:
(
e)
) 1.
f)
1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheper[ka]ra, [il figlio] di Ra, il signore delle
apparizioni Nekhetnebef, è colui che ha fattog) cose utili per sua madre che crea la sua perfezione,
colui che ha ingrandito la sua dimora ed ha completato il suo monumento con un opera eterna.
a) Restituzione da LD, Abth., III, Bl. 285,a.
b)
=
(nfr.wy): Wb. II, 256; cfr. ad esempio Edfu I, 12, 10 (naos di Nectanebo II).
90
Egittologia a Palazzo Nuovo
è sDm.n.f del verbo Htp; il secondo segno
c)
è un’abbreviazione grafica del pronome
suffisso
(cfr. di seguito ir.n.k n.n). Il verbo è costruito con la preposizione Hr con valore
causale (Wb. III, 188 e A. H. GARDINER, Egyptian Grammar, § 165,7) seguito dal pronome
che richiama il precedente mnw pn.
suffisso
d)
=
.
e) Cfr. LD, Text IV, 133,3. Axt è tradotto da Bénédite come il nome di un edificio fatto costruire
da Nectanebo I (Art. cit., CRAIBL, sér. 4, tomo 16 - 1888 [1889], 485). Tuttavia, la grafia del
termine ed il suo determinativo suggeriscono di tradurlo piuttosto come un aggettivo sostantivato
retto da ir, con il significato di “fare cose buone/utili” (cfr. Wb. I, 15).
, che assolve la funzione di pronome suffisso retto da pr e di fonogramma
f) Aplografia di
nel causativo smnx.
g) Forma participiale del verbo iri (ir.w), come la successiva forma saA (= saA.w).
CNF.37.C
La colonna, il cui fusto è parzialmente incluso nella struttura dello stipite nord della porta
CNF.12.P, si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e l’abaco hathorico.
- Figure: Tav. ↓↓↓VI, figg. 100-101.
- Bibliografia: LD, Text IV, 133,2 (iscr. interna); LD, Abth., III, Bl. 285,a (5° colonna da destra,
iscr. esterna); H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 29 e 36 (= H. BEINLICH, Op. cit.,
B0029 e B0036).
Iscrizione esterna: (← ) 1.
1 Il dio perfetto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle
apparizioni Nekhetnebef, vivente in eterno, egli ha elevato un tempio per gli dei e per la signora
(?)a) di Senemet ed essi gli danno tutte le terre in pace, eternamente.
Iscrizione interna:
(
) 1.
1 Il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due Terre Kheperkara, il figlio di Ra, il signore
delle apparizioni Nekhetnebef, amato da (Isi, dispensatrice di vita …) e dotato di vita, egli ha fatto
una hayt ex-novo per sua madre Isi, dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton.
a)
è qui da intendersi probabilmente come un femminile riferito alla dea Isi.
CNF.38.C
La colonna si conserva in tutta la sua altezza, con il capitello e l’abaco hathorico.
- Figure: Tavv. ↓↓↓VII-↓↓↓VIII, figg. 102-105.
- Bibliografia: LD, Abth., III, Bl. 285,a (1° colonna da sinistra, iscr. esterna-ovest); H. JUNKER &
H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 26, 29 e 36 (= H. BEINLICH, Op. cit., B0026, B0029 e
B0036).
Iscrizione esterna, nord: (
) 1.
a)
?
a)
1 L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le Due Terre”, l’Horo
d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara, [il figlio di
Ra Nekhetnebef amato] da I[si], dispensatrice [di vita], che risiede nell’Aba[ton].
Studi e ricerche dell’Università di Torino
91
Iscrizione esterna, ovest: (← ) 1.
SIC
1 L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfeziona le Due Terre”, l’Horo
d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”, il re dell’Alto e Basso Egitto Kheperkara, il figlio di
Ra Nekhetnebef, amato da Isi la grande, la madre del dio, signora del cielo, sovrana delle Due
Terre.
Iscrizione interna: (← ) 1.
1 Tolomeo-vivente-in-eterno-amato-da-Isib).
a) Restituzioni probabili sulla base delle poche tracce di segni visibili e degli spazi delle lacune.
b) Si tratta di Tolomeo IV: cfr. J. VON BECKERATH, Handbuch der ägyptischen Königsnamen,
cit., 236-237; H. GAUTHIER, Livre des rois, cit., IV, 283 e n. 1.
CNF.39.C
Della colonna, anepigrafe, si conserva solo la parte inferiore del fusto, inclusa nella struttura
dello stipite ovest della porta CNF.10.P (cfr. Tav. ↓VII, figg. 39-40).
II.4 – Architrave (schema Tav. ↓↓↓VIII, fig. 106)
CNF.40.A – ARCHITRAVE, LATO OVEST
Di questo lato dell’architrave, l’unico ancora parzialmente in situ, sussistono le sezioni del
secondo, terzo e quinto intercolumnio. Il blocco del primo intercolumnio si trova invece al Museo
di Berlino, dove è stato registrato col n° 1509: cfr. Ausführ. Verzeichnis (1899), 246. Quello del
quarto intercolumnio, invece, che era ancora visibile all’epoca di Champollion e di Lepsius che ne
copiarono le iscrizioni, andò probabilmente perduto durante il trasferimento del complesso di File
e fu sostituito da un’integrazione anepigrafe in cemento (si ringrazia A. Roccati per la
comunicazione). È opportuno ricordare che i testi esterno e interno di questo lato dell’architrave
sembrano ben integrarsi con quelli di tre blocchi inediti che ne costituivano evidentemente il lato
nord, esaminati e pubblicati dallo scrivente in M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI
& S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del
IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011, spec. 174-176.
a - ISCRIZIONE ESTERNA
- Figure: Tav. ↓↓↓I↓, figg. 107-109.
- Bibliografia: É. PRISSE D’AVENNES, Op. cit., pl. I.47; J. FR. CHAMPOLLION, Notices
Descriptives, 166; LD, Abth., III, Bl. 285,a; H. BRUGSCH, Reiseberichte, cit., 257; P. SPENCER, Op.
cit., 159-160.
(
) 1.
a)
a)
a)
--1 [L’Horo “Forte di braccio”, le Due Signore “Colui che perfezionab) le Due Terre”, l’Horo
d’oro “Colui che fa ciò che gli dei amano”c), il re dell’Alto e Basso Egitto, il signore delle Due
Terre] Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizionid) Nekhetnebef, egli ha fatto un
monumento [per] sua madre Isi dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di
File, [signora dei paesi stranieri meridionali, costruendo per lei una hayt ex-novo in arenar]iae),
contornata da colonnef) iscritte in tutta la loro altezzag) e scolpite con [---].
a) Restituzioni da J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166 e LD, Abth., III, Bl. 285,a.
92
Egittologia a Palazzo Nuovo
b) Lepsius trascrive
; Champollion :
da Lepsius; Champollion:
c)
.
.
; il passaggio
manca invece nella trascrizione di
d) Lepsius trascrive
Champollion.
e) Su Inr HD nfr n rwDt cfr. S. AUFRERE, L’univers minéral dans la pensée égyptienne, Le Caire
1991, II, 700.
f)
è un plurale dissimilato di wxA.w: Wb. I, 352 (s.v. wx/wxA); P. WILSON, Ptolemaic
Lexikon, 254; P. SPENCER, Op. cit., 243-247; J. YOYOTTE, Art. cit., CdÉ XXVIII n° 55 (1953), 37,
n. 2; M. ERROUX-MORFIN, Art. cit., in S. H. AUFRÈRE (ed.), Encyclopédie religiuse de l’Univers
végétal, III, 135-153. È interessante notare che i capitelli raffigurati per ciascuno dei quattro segni
geroglifici riproducono le tipologie di quelli delle colonne dell’edificio.
è retto dal participio sS riferito alle colonne dell’edificio, come il successivo xt; esso
g)
è da interpretarsi probabilmente come un’aberrazione o variante grafica inusuale di wsj,
frequentemente attestato nei testi matematici col valore di “spiraglio, spaccatura, finestra” ma
anche di “altezza” (spec. di piramide: cfr. Wb. I, 359,1-2; A. H. GARDINER, AEO, II, 213, n° 443;
ID., HPBM, I, 71, n. 3); si è scelto qui il valore di “altezza”, seguendo H. Brugsch (Reiseberichte,
cit., 257), in riferimento alle iscrizioni geroglifiche che occupano tutta l’altezza del fusto delle
colonne. Si noti il chiasmo tra le espressioni sS m wsy nb e xt m [---].
b - ISCRIZIONE SULLA FACCIA INFERIORE DELL’ARCHITRAVE, NEGLI SPAZI D’INTERCOLUMNIO
- Figure: Tav. XLI, figg. 113-115.
- Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166; LD, Abth., III, Bl. 285,c.
(
) 1.
---
a)
SIC
a)
4.
2.
3.
5.
1 [--- Kheperkara, il figlio di Ra, il signore delle apparizionib) Nekhetnebef], 2 egli ha fatto un
monumento per [sua madre] Isi [dispensatrice di vita], 3 costruendo per lei una hayt ex-novo in 4
[arenariac), contornata da colonned)] 5 campite di coloree) e iscritte in tutta la loro altezzaf).
a) Restituzioni da J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166; LD, Abth., III, Bl. 285,c.
b)
: Lepsius; Champollion trascrive
c) Lepsius:
; Champollion:
.
.
d) Al posto del plurale dissimilato usato nell’iscrizione esterna si ha qui
tale grafia dipenda dal minor spazio a disposizione.
; è possibile che
e)
(Drw.w/Drwy: Wb. V, 601): le colonne dell’edificio e la loro decorazione dovevano
essere originariamente dipinte, ma il testo non fornisce alcun altro dettaglio in proposito né la
struttura conserva oggi alcuna traccia di colore.
che compare nell’iscrizione esterna: cfr. supra
f) Wsj manca qui del determinativo
CNF.40.A, a, n. g.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
93
c - ISCRIZIONE INTERNA
- Figure: Tav. ↓L, figg. 110-112.
- Bibliografia: J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 168; LD, Abth., III, Bl. 285,b; LD,
Text IV, 132; CHR. LEITZ, LGG, VI, s.v. smnt-iAwt; J. VERCOUTTER, “Les Haou-Nebout (II)”,
BIFAO 48 (1947), 186, n° ↓CV; J. LECLANT, “Isis au pays de Koush”, Ann. EPHE Ve s. 90 (19811982), 53 (traduzione parziale);L. V. ŽABKAR, Op. cit., 157 e n. 225; D. INCONNU-BOCQUILLON,
Op. cit., n. 296; H. JUNKER & H. SCHÄFER, Berliner Photos, cit., n° 23-25 (= H. BEINLICH, Op. cit.,
B0023, B0024 e B0025).
a)
(←) 1. ---
a)
a)
a)
---
a)
1 [--- Nekhetnebef vivente in eterno. È il sovrano nell’atto di rivolgere un innob) a sua madrec)
Isi, dispensa]trice di vita, che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di Fi[le]d): “Salute a te, Isi,
la dea madre del dio, colei che crea la sua perfezionee), Uaget, grande di magia, signora delle
apparizioni dal naos [segretof), colei il cui posto è sacro nella barca dei milioni (o dell’eternità)g),
signora del Per-ur e del Per-neser, che sta sulla testa di Ra (= uréo)h), occhio di Ra], l’unica,
Rayt, colei che stabilisce la [funzione di principe delle due rive] degli Hau-nebui), colei che fa
sorgere Ra [quando vede la sua perfezione (?)l) ---]”.
a) Restituzioni da J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 168 e LD, Abth., III, Bl. 285,b;
LD, Text IV, 132. Per un’ipotesi di integrazione dell’inizio del testo si veda M. LOMBARDI, Art.
cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani
Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio
2011, 174.
b) Infinito del verbo dwA con desinenza in .t, costruito con wnn + soggetto + Hr (pseudo-verbale
con valore futuro/prospettivo). Sul valore del verbo dwA in analoghi contesti cfr. ad esempio
A. BARUCQ, L'expression de la louange divine et de la prière dans la Bible et en Égypte, Le Caire
1962, 31-32.
c) Champollion:
. Lepsius trascrive soltanto
.
d) Restituzione del toponimo sulla base di Champollion. Lepsius trascrive
.
e) Per la traduzione cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit, n. 296 e L. V. ŽABKAR, Op. cit., 157
(le traduzioni di Žabkar presentano talvolta qualche punto debole, come già segnalato da J.-Cl.
Goyon per quelle relative agli inni tolemaici: cfr. CdÉ 68 [1993], 87-93). Si ipotizza qui un’ellissi
della desinenza .t della forma participiale qmA (= qmA.t), peraltro frequente nei testi del
monumento. Così interpretato, il testo sembrerebbe dunque presentare un’azione riflessiva: la dea
Isi “crea da sé stessa la propria perfezione”.
; Champollion:
. D. Inconnu-Bocquillon traduce l’epiteto come
f) Lepsius:
“maîtresse du diadème dans le naos” (Op. cit., n. 296), mentre L. Žabkar dà “Lady of Diadems
(or: glorious in appearance) in the misterious shrine” (Op. cit., 157). Si preferisce qui tradurre
nb(.t)-xa.w come “signora della apparizioni”, in riferimento al successivo kAr StA, termine che
indica sia il naos destinato a conservare la statua di culto, sia, più in generale, il sancta sanctorum:
cfr. Wb. V, 107; P. WILSON, Ptolemaic Lexikon, cit., 1082-1083; P. SPENCER, Op. cit., 125-130 e
n. 298-299; Edfu I, 10; L. A. CHRISTOPHE, “Le vocabulaire d’architecture monumentale d’après le
papyrus Harris I”, Mélanges Maspero I/4, 25 ; cfr. anche la traduzione in J. LECLANT, Art. cit.,
Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 53. L’epiteto di Isi sembra dunque alludere alla sua apparizione
94
Egittologia a Palazzo Nuovo
al sovrano (o del sacerdote che ne fa le veci) in occasione dei riti giornalieri o sulla portantina
utilizzata durante i navigia Isidis. La preposizione m può in tal caso anche essere interpretata come
di moto da luogo (cfr. supra il titolo di CNF.13.L).
g) Si segue qui la traduzione di Žabkar: “sublime in (lit.: of) (her) seat in the barque of
millions” (Op. cit., 157; cfr. anche J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 [1981-1982], 53). La
traduzione di Inconnu-Bocquillon, “vénérée dans la barque d’éternité” (Op. cit., n. 296), pare non
tener conto di st (sede).
h) Žabkar traduce “Mistress of the Per-wer shrine, Neseret-serpent on the head of Horus-Re”
(apparentemente sulla scorta di Champollion), mettendo nsr in relazione a Hry.t-tp. Si preferisce
seguire la trascrizione di Lepsius, ripresa anche da Inconnu-Boquillon (Op. cit., n. 296). L’epiteto
sottolinea la relazione di Isi alcuni elementi della teologia solare e la sua natura di divinità
universale.
i) Si restituisce
, ancora parzialmente visibile sulla pietra e confermato dalla trascrizione
di Lepsius; Champollion dà invece
. Su idb.wy (“le due rive”) cfr. Wb. I, 153 e D. MEEKS,
Ann. Lex., III, 39. Su questo epiteto di Isi cfr. infra III.4.
l) La fine del testo è perduta a causa dell’interruzione dell’architrave, ma è possibile almeno
proporre la restituzione sxa.t Ra mA.w nfr.w.s, frequentemente attestata (cfr. ad esempio Wb. II, 8 e
C. DE WIT, Les inscriptions du temple d'Opet, cit., I, 125 e III, 66 [OPET 125]). Tale espressione –
che sottende ancora il tema della vista della divinità come principale forma di esperienza del
divino (cfr. supra CNF.20.L, n. b) – allude ancora al carattere solare di Isi, forse in relazione al
sorgere mattutino di Ra sulla barca del sole? A tal proposito in testi locali più tardi si legge che la
dea è “colei che si leva ogni giorno con suo padre Ra”, colei che sta “sulla prua della barca di Ra
dalla quale respinge Apopi” (cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 40, doc. 48 e n. 7).
III – Alcune osservazioni sull’apparato iconografico, decorativo e testuale
III.1 – Elementi di teologia locale e “grammatica del tempio”
Benché assai stringato rispetto a quello degli edifici di epoca tolemaica, il corpus epigrafico del
chiosco di Nectanebo I, indissolubilmente legato alla sua decorazione, sembra ben evidenziare i
principi fondamentali della teologia locale – incentrata sui concetti sottesi alle espressioni “Isi di
destra” e “Isi di sinistra” coniate da A. Gutbub41 (Tabella 1) – nonché alcune regole della
cosiddetta “grammatica del tempio”42.
Trovandoci a File, non stupisce che la divinità principale sia Isi. La “signora della vita”
(CNF.6.L)43 si presenta anche qui destinata a “proiettare nel rituale la sua doppia immagine
mitologica, fondamento della sua duplice finalità teologica”44. Come “colei che risiede
A. GUTBUB, “Remarques sur quelques règles observées dans l'architecture, la décoration et les inscriptions des
temples de Basse Epoque”, in FR. GEUS & FL. THILL (ed.), Mélanges offerts à Jean Vercoutter, Paris 1985, 123-136.
42
Cfr. in particolare PH. DERCHAIN, Le sacrifice de l'oryx, cit., passim; ID., “Réflexions sur la décoration des
pylônes”, BSFE 46 (1966), 17-24; ID., “Un manuel de géographie liturgique à Edfou”, CdÉ ↓↓↓VII, n° 73 (1962),
31-65. Più recentemente E. VASSILIKA, Op. cit., passim; FR. LABRIQUE, Stylistique et théologie à Edfou. Le rituel de
l’offrande de la campagne: étude de la composition, Leuven 1992, passim; A. EGBERTS, In Quest of Meaning. A study
of the Ancient Egyptien Rites of Consecrating the meret-Chests and Driving the Calves, Leiden 1995, spec. 389-418;
CHR. LEITZ, Die Aussenwand des Sanktuars in Dendara. Untersuchungen zur Dekorationssystematik, München 2001.
43
L’epiteto è largamente attestato in relazione a varie divinità tra le quali Uaget, Bastet, Mut, Neith, Nekhbet,
Hathor, Heqet, Selqet e Sekhmet e sembra aver a che fare con la maternità divina e il potere di dare la vita (cfr. CHR.
LEITZ, LGG, I, 28-29 e IV, 73). Relativamente a Isi esso trova un parallelo nella forma “Isi in qualità di signora della
vita” (Ast-m-nb.t-anx ), attestata nel pronao del tempio di Dendera (cfr. J. Dümichen in ZÄS 3 [1865], 8).
44
D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 268; la bibliografia sul tema è sterminata, ma si vedano in particolare L. V.
ŽABKAR, Op. cit., passim; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 268-sgg.; G. ZAKI, Op. cit., 189-206; J. L. FISSOLO,
Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 6-10; H. KOCKELMANN, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010),
31-44.
41
Studi e ricerche dell’Università di Torino
95
nell’Abaton”45 e “signora di / che risiede a Senemet”46 Isi è la sposa e la sorella di Osiri Wnnnfr47, “il dio grande”48, “colui che risiede nell’Abaton”49: è il contesto dell’isola di Bigga, che
almeno dal Medio Regno è identificata come uno dei luoghi che celano una delle tombe del dio50.
Qui Isi veglia sul corpo di Osiri, proteggendolo con Nefti da tutti i nemici; quest’ultima compare
con Isi nella scena CNF.16.L, dove l’offerta delle bende sembra evocare simbolicamente
l’imbalsamazione attraverso la quale il dio fu riportato alla vita. Isi propizia la resurrezione di
Osiri, permettendogli ogni anno di ridare vita a tutto l’Egitto attraverso la piena del Nilo: prodotta
dagli umori del suo corpo, questa sgorga infatti dalle caverne51 dell’alta montagna di Senemet52,
dove Osiri ha le medesime prerogative di Khnum53. A tal fine, Isi si reca ogni dieci giorni
sull’isola di Bigga per fare le libagioni previste dai riti delle decadi 54. Questa prima forma della
dea, Isi di destra, implica le funzioni di “dispensatrice di vita”55 e di “protettrice di suo fratello
Osiri”56, iconograficamente resa dal gesto di protezione nelle scene CNF.3.L e CNF.22.L.
TABELLA 1
Schematizzazione degli aspetti di Isi di destra e Isi di sinistra secondo A. Gutbub.
NORD
PARETI OCCIDENTALI DEGLI EDIFICI
PARETI ORIENTALI DEGLI EDIFICI
ISI DI DESTRA
ISI DI SINISTRA
EPITETI:
Ast di anx Hry.t-ib Iw-wab
EPITETI:
Ast wr.t mwt nTr nb.t Iw-rk
OVEST GEOGRAFICO - NORD TEOLOGICO (BASSO EGITTO)
EST GEOGRAFICO - SUD TEOLOGICO (ALTO EGITTO)
ABATON
FILE
SUD
Scene CNF.3/5/6/8/16/22/23.L; porte CNF.10.P (lati a, b e c), CNF.11.P (lato d), CNF.12.P (lato f); colonne
CNF.29.C (iscr. esterna e interna), CNF.35.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. interna); architrave (CNF.40.A, a e c).
46
Scena CNF.20.L; porta CNF.12.P (lato e); colonne CNF.29.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. esterna); come
Hry.t-ib %nmt la dea compare solo in CNF.35.C (iscr. interna), insieme a Satet “signora di Elefantina”.
47
Scene CNF.3/22.L; colonna CNF.33.C.
48
Idem.
49
Idem.
50
Cfr. ad esempio D. VALBELLE, Op. cit., § 18 e 41. La tradizione la individua come il luogo che custodisce le
gambe del dio, annoverate tra le reliquie recuperate da Isi: H. JUNKER, Das Götterdekret über das Abaton, →ien 1913,
79.
51
Le qrty della documentazione.
52
+w kA m %nmt, della quale un’efficace raffigurazione allegorica si trova a File, sulla porta di Adriano: P. MONTET,
Géographie II, cit., 20 e fig. 1; H. JUNKER, Das Götterdekret über das Abaton, cit., 58 e fig. 20. Sulle qrty cfr. G. ZAKI,
Op. cit., 224-227.
53
Si veda a tal proposito G. ZAKI, Op. cit., 224-229.
54
Cfr. il primo ed il secondo decreto dell’Abaton, rispettivamente col. 51 e col. 10 (H. JUNKER, Das Götterdekret
über das Abaton, cit., 24 e 28) e un testo del primo pilone del tempio tolemaico (H. JUNKER Der grosse Pylon des
Tempels der Isis in Philä, cit., 278,3-4). Sui riti delle decadi cfr. ad esempio CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O.
MASSON, Op. cit., 130-sgg. e n. 217-218.
55
Questo è l’epiteto attribuitole più di frequente: scene CNF.3/5/6/8/16/22/23.L; porte CNF.10.P (lati a-c),
CNF.11.P (lati d e f), CNF.12.P (lati b-f e h); colonne CNF.29.C (iscr. esterna e interna), CNF.33.C (iscr. esterna),
CNF.35.C (iscr. esterna), CNF.37C (iscr. interna), CNF.38.C (iscr. esterna-nord); architrave (CNF.40.A, a-c).
56
L’epiteto è attestato qui una sola volta, in CNF.22.L. Esso è però assai frequente nei testi più tardi, fino a
diventare quasi un “sinonimo” della dea: si vedano ad esempio xw.s sn.s Hry.t-ib Iw-rk (portale di Nectanebo I, primo
pilone: H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 68), xw saH.f m Iw-wab (PM VI, 233,270271) e xw kA.f hrw dmD / xw ha.w m Iw-wab / xw.s sn.s m %nmt / +w-qA (D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 272, n.
472-474); ¢wt (per eccellenza: H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 238; G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit.,
62, Tabl. II; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 269, n. 461).
45
96
Egittologia a Palazzo Nuovo
Come “signora e sovrana di File”57 Isi è invece la madre di Horo, al quale dispensa vita e
protezione. Il toponimo preponderante è in questo caso Iw-rq, che compare per la prima volta sotto
la ↓↓↓ dinastia e che è attestato qui già con alcune varianti grafiche, consuete poi dall’epoca
tolemaica58. Questa seconda e complementare forma della dea, Isi di sinistra, si completa con gli
epiteti “grande” e “madre del dio”59. A lei è associato Horo nelle forme di Arpocrate,“colui che
risiede a File”60 e di Horsiesi61 “signore dell’Abaton”62 e “nedjotef” (nD-Hr-it.f)63, epiteti con i
quali il giovane dio partecipa al fianco di Isi-#wt alla protezione del cadavere di Osiri nell’Abaton,
ma soprattutto costituisce l’icona del giovane re destinato a ricevere la responsabilità della regalità
di cui sarà chiamato a render conto al padre64.
A queste due forme di Isi se ne può aggiungere una terza, intimamente legata al ciclo solare e
attiva nella protezione di Ra, che nella nostra documentazione sembra trasparire sia
nell’iconografia della dea – caratterizzata prevalentemente da un copricapo “hathorico”, con disco
solare ed uréo – sia da alcuni epiteti che compaiono nell’iscrizione c dell’architrave65.
Attraverso un’abile politica propagandistica, proprio durante la ↓↓↓ dinastia il clero di File
sembra aver elevato Isi, principio vitale e protettore degli dèi e dell’intero universo, a principale
divinità locale: così ella diverrà Maat universale66, “colei che dà la regalità”67 per eccellenza e
che dà al sovrano forza e legittimità per difendere l’Egitto da tutte le forze oscure, estendendo per
la prima volta il proprio potere a sud dell’Egitto come “signora dei paesi stranieri meridionali”68,
prerogativa già propria di Satet e Anuqet69.
Oltre alle forme locali di Isi, nella scena CNF.15.L compaiono anche le Isi di Abido e di Coptos,
entrambe caratterizzate dall’epiteto “madre del dio”. I testi che accompagnano le due divinità
sono brevi e non forniscono molti dettagli, ma è lecito pensare che la loro presenza nella
decorazione dell’edificio – e unica a nostra conoscenza in tutta File – sia motivata da aspetti
teologici che accomunano in parte queste tre località, tali da generare una sorta di “gemellaggio”
tra i loro santuari70; significativa in tal senso è anche la presenza di Horsiesi con l’epiteto “signore
dell’Abaton”. Questa scena richiama peraltro l’interesse dei sovrani della ↓↓↓ dinastia per i siti di
Scene CNF.5/6/8.L; porta CNF.12.P (lati c, e-f, h); colonne CNF.29.C (iscr. interna), CNF.35.C (iscr. esterna e
interna); architrave (CNF.40.A, a e c).
57
58
Si tratta di
(CNF.8.L);
(CNF.5.L e CNF.6.L [due volte]; CNF.12.P, lati c, e, f, h; CNF.35.C, iscr. esterna);
(CNF.29.C, iscr. interna);
e
(iscrizioni a e c dell’architrave): cfr. J.
LOCHER, Op. cit., 122. Anche una variante
(restituzione ipotetica) sembra essere attestata nell’epiteto
“signora di File” di Isi in una scena d’offerta di Nectanebo I ricostruita da due blocchi provenienti dal secondo
pilone: cfr. S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit., OA 17 (1978), tav. ↓.
59
Scena CNF.8.L; porta CNF.12.P (lato g); colonna CNF.38.C (iscr. esterna-ovest); architrave (CNF.40.A, c).
60
Scena CNF.6.L: su Arpocrate si rimanda in generale a S. SANDRI, Har-pa-chered, cit. e J. P. CORTEGGIANI,
L’Égypte ancienne et ses dieux. Dictionnaire illustré, cit., 173-175.
61
Scene CNF.15/22.L.
62
Scena CNF.15.L.
63
Scena CNF.22.L.
64
Cfr. scena CNF.22.L, n. d.
65
Cfr. infra III.4.
66
G. ZAKI, Op. cit., 198.
67
Rdj.t nswjt, epiteto proprio di Isi già nel Nuovo Regno: cfr. M. MÜNSTER, Op. cit., 142-143.
68
Nb.t xas.wt rsy.wt: colonna CNF.29.C (iscr. esterna); architrave (CNF.40.A, a). L’epiteto compare frequentemente
nei testi di File, dell’Abaton e di numerosi altri templi nubiani: cfr. ad esempio G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit., I,
99-100 e pl. ↓↓↓I; pl. ↓↓IV, scena V; A. M. BLACKMAN, The temple of Bîgeh, Le Caire 1915, 19 e Pl. ↓VII; G.
ROEDER, Tempel von Dakke, cit., 349 e Taf. 138). Sulla relazione tra Isi, la ↓↓↓ dinastia e i Paesi stranieri meridionali
cfr. J. LECLANT, “Isis au pays de Koush”, Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), passim e spec. 42-43 e 49;
D. INCONNU-BOCQUILLON, Art. cit., RdÉ 39 (1988), n. 3.
69
Cfr. G. ZAKI, Op. cit., 195-198 e supra i testi della scena CNF.4.L.
70
Cfr. supra CNF.15.L, n. b e c; si veda in particolare il ruolo di Isi in relazione a Osiri e Horo, ai riti delle decadi,
ai temi della rinascita della vita, del ciclo della natura e della trasmissione della regalità.
Studi e ricerche dell’Università di Torino
97
Abido e Coptos – specialmente in relazione a Isi, divinità dinastica – la cui importanza religiosa li
spinse a prendersi cura delle aree sacre mediante la costruzione o l’ingrandimento di edifici e
recinti71.
Horo “Behedetide, dio grande, signore del cielo, dalle piume variopinte, signore di Mesen”
compare in CNF.10.P (lato b) e in CNF.19.L, insieme a Thot di Ermopoli, “signore delle parole
divine”, colui “che presiede Heseret”: le due divinità, che partecipano alla purificazione rituale
del sovrano, compaiono qui nella loro forma sovrannazionale. Tuttavia, in CNF.19.L Horo è detto
anche “colui che presiede Ta-seti” (xnty &A-sti), forse in relazione al locale Horo di Buhen
(@r n Bhn) che compare infatti col medesimo epiteto nella scena CNF.20.L. La natura guerriera di
questa forma di Horo, legato nella scena anche alla Isi filense72, garantisce al sovrano la protezione
dai nemici e il potere di annientarli, come sembra indicare un altro epiteto a lui attribuito in una
scena del portale di Nectanebo I (primo pilone del tempio di Isi): “Horo di Buhen, il dio grande
che massacra i nemici [---] per suo padre (?)”73. Altri testi di File mostrano peraltro che la Isi
locale e Horo di Buhen condividono una relazione con l’Abaton e portano entrambi l’epiteto
“signore/a dei paesi stranieri meridionali”74, che ne sancisce la sovranità sui territori della bassa
Nubia.
Parallelamente a Isi, un’altra divinità occupa un posto preminente nella documentazione ed è
Hathor,“signora di Senemet”. Essa compare in tre scene che sembrano richiamare il contesto
teologico dell’Abaton75 ed è associata a Isi nei testi delle porte, dove le due divinità,
simbolicamente affrontate sugli stipiti, sembrano essere elevate a pari dignità e importanza 76.
Hathor compare frequentemente anche nei testi delle colonne77, dove le vengono addirittura
dedicate alcune delle opere del sovrano, compreso il “chiosco”. È dunque evidente l’esistenza di
uno stretto rapporto tra Isi e Hathor che aveva spinto Lepsius ad affermare che il “chiosco” di
Nectanebo fosse dedicato a entrambe le divinità78. Vari studi, tra i quali quello di Žabkar79, hanno
chiarito che prima della ↓↓↓ dinastia era Hathor la divinità principale di File, fatto che sembra
Ad Abido, i sovrani della ↓↓↓ dinastia sembrano aver costruito o ingrandito il già citato mammisi, dedicato
appunto a una forma locale di Isi e, forse, alle quattro Meskhenet, per il quale cfr. supra CNF.15.L, n. b. Su altre
attività edilizie ad Abido durante la ↓↓↓ dinastia si veda D. KLOTZ, “Two Studies on the Late Period Temples at
Abydos”, BIFAO 110 (2010), spec. 136-sgg. e ID., “A Naos of Nectanebo I from the →hite Monastery Church
(Sohag)”, GM 229 (2011), 37-52 (con bibliografia). Sulle quattro Meskhenet e sul concetto di meskhenet in generale,
lo scrivente sta preparando una Tesi di Dottorato dal titolo “Le concept de Meskhénet dans l’univers religieux de
l’Égypte ancienne : naissance, destin, divinité, temple”, sotto la direzione del Prof. Ph. Collombert (Università di
Ginevra) e del Prof. P. Gallo (Università di Torino).
A Coptos, Nectanebo I restaurò e ingrandì il tempio settentrionale di Isi e Min e realizzò un grande muro di cinta
attorno all’area sacra: cfr. S. C. HERBERT & A. M. BERLIN, “Coptos: Architecture and Assemblages in the sacred
Temenos from Nectanebo to Justinian”, Autour de Coptos. Actes du colloque organisé au Musée des Beaux-Arts de
Lyon [17-18 mars 2000], passim e spec. 77; ID., Excavation at Coptos (Qift) in Upper Egypt, 1987-1992, JRA Suppl.
53, passim e spec. 41; M. LOMBARDI, “Une stèle d’enceinte du sanctuaire de Coptos au nom de Nectanebo I
redécouverte au Musée du Caire”, BSEG 29 (2011-2012), in stampa. Nectanebo II inaugurò invece il tempio
meridionale del NTrj-Sma: cfr. CL. TRAUNECKER, Coptos. Hommes et dieux sur le parvis de Geb, cit., § 252.
72
Cfr. supra CNF.20.L, n. c. Si noti anche che dal Nuovo Regno è attestato a Buhen il culto di una forma locale di
Isi (Isi-Selqet), detta “Isi la grande, madre del dio, signora delle terre meridionali” (Ast wr.t mw.t-nTr Hnw.t tA.w
Sma.w) e connessa alla forma locale di Horo: cfr. M. MÜNSTER, Op. cit., 176-177.
73
¡r n Bhn(t) nTr aA smA sbi.w [---] Hr it.f : H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 149,8
e Abb. 87.
74
Cfr. supra n. 68. Per Horo cfr. ad esempio H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 63,1 e
15 e Abb. 32: “Horo di Buhen, il dio grande a Senemet” (¡r Bhn.(t) nTr aA m ¤nmt) e “Horo di Buhen, signore dei
paesi stranieri meridionali” (@r Bhn(t) nb xAs.wt rsy.wt).
75
CNF.1.L, da sola, offerta specifica dell’unsheb; CNF.5.L, con Isi (o Tefnut?); CNF.16.L, con Isi e Nefti.
76
Rispettivamente come “signora di Senemet” (Hathor) e come “colei che risiede nell’Abaton” (Isi): CNF.10.P,
lato c (ovest), Isi, lato d (est), Hathor; CNF.11.P, lato c (sud) Hathor, lato d (nord), Isi; CNF.12.P, lato e (nord), Hathor,
lato f (sud), Isi.
77
CNF.27.C, iscr. esterna-nord; CNF.28.C, iscr. esterna e interna; CNF.30.C, iscr. interna; CNF.34.C, iscr. esterna.
78
Cfr. supra n. 24.
79
L. V. ŽABKAR, Op. cit., 82 e 130; PH. DERCHAIN, Hathor Quadrifrons, cit., 10, 22-sgg. e 36-sgg; S. ALLAM,
Beiträge zum Hathorkult, München 1963, 116-sgg.; É. Drioton, in Bibl. Or., 15 (1958), 187-190.
71
98
Egittologia a Palazzo Nuovo
essere stato ulteriormente confermato dalle iscrizioni su alcuni blocchi decorati a nome del faraone
Amasi, ritrovati nel riempimento del secondo pilone80. Fu dunque durante il regno di Nectanebo I
che Isi iniziò a soppiantare gradualmente Hathor, acquisendone le prerogative e diventando la
nuova signora di File? Sono da ricercare qui quei prodromi della forma sincretistica Isi-Hathor,
che sarà tipica dell’epoca tolemaica e romana81?
Alla famiglia osiriaca è affiancata la triade di Elefantina, che condivide con la prima simili
funzioni divine, in relazione alla teologia locale82. Benché dopo l’avvento della ↓↓↓ dinastia
Khnum, Satet, Anuqet e il loro clero vengano lentamente relegate a un ruolo subalterno83, esse
mantengono ancora nella nostra documentazione una posizione importante. È infatti Khnum-Ra
“signore di Senemet” – ipostasi di Osiri del quale acquisisce alcune caratteristiche iconografiche,
quale la corona-atef – che nella scena CNF.20.L introduce Nectanebo I al cospetto di Isi. Allo
stesso modo egli compare nella scena CNF.7.L con gli epiteti “signore di Senemet” e “colui che
risiede nell’Abaton”. La dea Satet – ipostasi di Isi e caratterizzata iconograficamente dall’analogo
gesto di protezione – è qui detta “signora di Senemet”. Nella scena CNF.4.L, invece, Khnum è
“signore della Cateratta, il dio grande che risiede a Elefantina”, accanto a Satet, “signora di
Elefantina”: si tratta in questo caso delle forme ancestrali delle due divinità che compaiono
ancora, con i medesimi epiteti, nel testo della colonna CNF.30.C (iscr. esterna). Satet è ancora
citata nel testo della colonna CNF.35.C (iscr. interna) dove il sovrano le dedica con Isi “che
risiede a Senemet” un monumento.
Anuqet compare soltanto nella scena CNF.8.L con gli epiteti “signora di Ta-seti”84 e “colei che
presiede Senemet”: signora delle terre a nord e a sud di File, essa è la protettrice dei confini
egiziani e concede al sovrano la vittoria su tutti i nemici e “tutte le terre e tutti i paesi stranieri
uniti insieme sotto i tuoi sandali”85. Nell’Abaton essa protegge con Satet la tomba di Osiri86. Le
dee partecipano infatti ai suoi funerali come ipostasi di Isi e Nefti mentre, in relazione a Isi-madre,
sono preposte alla nascita e alla protezione del piccolo Horo87.
Amon-Ra e Mut, le grandi divinità sovrannazionali di Tebe, compaiono nella scena CNF.9.L:
Amon-Ra è “signore dei troni delle due terre, che presiede Ipet-sut, signore del cielo, re degli dei,
che è a capo del grande Collegio divino (= Enneade)”; Mut è “occhio di Ra, signora del cielo,
sovrana degli dei”. Quale il loro rapporto con gli dei locali? Il rapporto Isi-Mut e Isi-Amon è ben
attestato, specialmente a Tebe88, dove Isi è la madre di Amon, come indicano diversi testi del
Nuovo Regno; gli epiteti di Mut che compaiono nella scena ne segnalano la natura materna,
universale e solare, assimilandola in tal senso a Isi. Amon-Ra e Mut “occhio di Ra” compaiono
ancora nella scena CNF.17.L, nota purtroppo solo da una descrizione di Lepsius, nella quale figura
anche il dio “Khonsu a Tebe, Nefer-hotep a Ipet-sut”. La triade tebana, qui al completo, è forse
assimilabile a quella osiriaca; Khonsu riveste qui il ruolo di Horo come ipostasi del giovane re,
alludendo ancora una volta al tema del conferimento dell’autorità regale?
Una forma locale di Amon compare invece nel testo esterno (est) di CNF.27.C, come “colui che
risiede nell’Abaton” e quindi connesso al contesto dell’isola di Bigga. Nella documentazione
filense della XXX dinastia questa forma del dio compare solo altre due volte: in una scena sul
Cfr. A. FARID, Art. cit., MDAIK 36 (1980), 81-103 e le argomentazioni di L. V. ŽABKAR, Op. cit., 175, n. 37.
Cfr. ad esempio L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn I e supra il testo presentato in CNF.29.C, n. a.
82
Cfr. tra gli altri G. ZAKI, Op. cit., 207-224 e D. VALBELLE, Op. cit., passim.
83
Sulla “querelle” tra la triade di Elefantina e quella di File cfr. G. ZAKI, “Isis HAt pA mSa. Un instrument de
propagande de Syène contre Philae au bénéfice d’Éléphantine”, Hommages à J. Cl. Goyon, Le Caire 2008, 417-431,
spec. 423-426.
84
Cfr. D. VALBELLE, Op. cit., § 52.
85
Scena CNF.8.L.
86
D. VALBELLE, Op. cit., 141 e n. 1099-1100.
87
Nel mammisi di File, ad esempio, Anuqet “protegge suo figlio Horo” (xw sA.s @r) ed è detta “la venerabile e
potente, colei che presiede il mammisi” (Sps.t wsr.t xnt.yt Hw.t-wtt: H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 62 e
196); Satet assume le qualità di “signora della meskhenet (= mammisi)” (nb.t msxn.t) e di “colei che presiede in
mammisi” (xnty.t s.t msxn.t: IBID., 82 e 196; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit, 287 e n. 538).
88
Cfr. M. MÜNSTER, Op. cit., 134-137 e 146.
80
81
Studi e ricerche dell’Università di Torino
99
portale del primo pilone tolemaico, dove egli è ancora“colui che risiede nell’Abaton”89, e in una
scena d’offerta di incenso, ricomposta da due blocchi provenienti dal riempimento del secondo
pilone, dove è detto “signore di Senemet”90. Il culto di Ammone a File sembra essersi affermato
già durante la XXV dinastia91 – della quale fu senza dubbio il dio dinastico – come indicherebbero
le iscrizioni su alcuni blocchi ed un altare facenti parte di una cappella del faraone nubiano
Taharqo, scoperti durante lo smontaggio del complesso di File: fu dunque durante la XXX dinastia
che questo dio diventò una divinità locale a tutti gli effetti?
Tenuto conto degli aspetti e delle funzioni delle divinità che si è tentato fin qui di delineare e
venendo alla “grammatica del tempio”, la disposizione e il contenuto delle scene sulle lastre
d’intercolumnio permettono di rintracciare alcune chiavi di lettura – sebbene parziali – del
programma decorativo, anche alla luce di alcune considerazioni di D. Inconnu-Bocquillon e E.
Vassilika92. Partendo dalle scene esterne (Tabella 2, pagina seguente), per il lato orientale si
osserva che:
- la sequenza delle offerte (da nord a sud) unsheb – libagione e incenso – collana-usekh – vasi da
libagione – [ignota] – unguento-medj sembra essere incentrata sulla purificazione rituale
(centrale nella teologia locale) e su Osiri/Khnum e Isi dell’Abaton. Hathor di Senemet, ipostasi
di Isi dell’Abaton, è la divinità che compare maggiormente nei testi delle colonne disposte su
questo lato93.
- La scena CNF.4.L, dove il re compie la corsa rituale della festa-sed, riprende il tema della
riconferma del potere regale.
- L’offerta dell’unsheb a Hathor94 nella scena CNF.1.L e la possibile presenza della dea nella
scena CNF.5.L potrebbe forse costituire un’allusione al mito della Dea Lontana con la sua
pacificazione e purificazione nel santuario di Bigga: questa resta in ogni caso un ipotesi, non
esistendo in proposito alcun conforto testuale.
- Per ciò che concerne i toponimi, compaiono qui soprattutto l’isola di Bigga (Senemet o
Abaton), Elefantina e la prima cateratta (area geografica a nord di File) 95. Questi toponimi
rappresentano il nord religioso e l’ovest geografico, che cominciano da Bigga (santuario di
Osiri).
Il lato orientale dell’edificio sembra quindi rappresentare Isi di destra.
H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 86, primo registro dall’alto.
S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit., OA 17 (1978), tav. VII.
91
Quest’ipotesi si deve a Žabkar (Op. cit., I e 161, n. 4), mentre G. Haeny ha dubitato della sua validità (Art. cit.,
BIFAO 85 [1985], 201-sgg.).
92
Cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 268; E. VASSILIKA, Op. cit., 25.
93
Cfr. infra n. 110.
94
L’unsheb costituisce una delle offerte specifiche di Hathor e come tale compare anche nel “mito dell’occhio del
sole” (cfr. H. JUNKER, Der Auszug der Hathor-Tefénet aus Nubien, Berlin 1911, 5). Esso è simbolo della Dea Lontana
e di Hathor come “occhio di Horo” o “occhio del sole”, ed è in grado di pacificarne l’aspetto furioso (cfr. ad esempio
D, II, 22 [1-2]). Nella scena CNF.1.L Hathor è detta “signora di Senemet”, forma che Inconnu-Boquillon ha mostrato
essere una manifestazione della Dea Lontana, accanto a quella materna che la assimila a Isi “signora di File”, “colei
che sta nel PA-a-n-aS” (tempio di Hathor a File) e “signora del mammisi” (D. INCONNU-BOQUILLON, Op. cit., 312-313
e 316-319). Hathor partecipa alla difesa di Osiri nell’Abaton (Ibid., 317 e doc. 115, 152, 161) come paredra di Isi di
destra, e come “madre del dio” protegge Horo nel PA-a-n-aS (Ibid., doc. 29) contribuendo alla sua intronizzazione
(Ibid., doc. 79). L’epiteto “signora di Senemet” la identifica inoltre come divinità universale e solare: essa protegge
Ra in qualità di “occhio del sole” e come Isi è detta per questo “Rayt” (Ibid., doc. 96) oltre che “reggente delle Due
Terre” (Ibid., doc. 37) e “grande e possente nelle due terre” (Ibid., doc. 21).
95
File compare una volta sola: CNF.5.L.
89
90
100
Egittologia a Palazzo Nuovo
TABELLA 2
RIPARTIZIONE DELLE SCENE ESTERNE CON I PRINCIPALI ELEMENTI COMPOSITIVI.
CNF.5.L
- OFFERTA: UNGUENTO-MEDJ
- DIVINITÀ: HATHOR E ALTRA
LASTRA D’INTERCOLUMNIO
MANCANTE NELL’ATTUALE
CONFORMAZIONE
DELL’EDIFICIO
DIVINITÀ FEMMINILE IGNOTA
(ISI O TEFNUT?)
- TOPONIMI: ABATON E FILE
- CORONA DEL SOVRANO:
NON VISIBILE
CNF.9.L
- OFFERTA: MAAT
- DIVINITÀ AMON-RA E MUT
- TOPONIMO: KARNAK.
CNF.11.P
PORTA LATERALE EST
- CORONA DEL SOVRANO:
CNF.8.L
CNF.23.L
- OFFERTA: LATTE
- DIVINITÀ: ISI E ANUQET
- TOPONIMI: SENEMET, ABATON,
FILE E TA-SETI
- OFFERTA: IGNOTA
- DIVINITÀ: ISI (?)
- TOPONIMI: ABATON
- CORONA DEL SOVRANO:
NON VISIBILE
- CORONA DEL SOVRANO:
N
CNF.4.L
- OFFERTA: VASI DA LIBAGIONE
CNF.7.L
- OFFERTA: VINO
- DIVINITÀ: KHNUM-RA E SATET
- TOPONIMI: SENEMET E ABATON
E CORSA RITUALE
- DIVINITÀ: KHNUM E SATET
- TOPONIMI: ELEFANTINA E
KEBEHU
- CORONA DEL SOVRANO:
- CORONA DEL SOVRANO:
CNF.3.L
- OFFERTA: COLLANA-USEKH
- DIVINITÀ: OSIRI E ISI
- TOPONIMI: ABATON
CNF.12.P
PORTA LATERALE OVEST
- CORONA DEL SOVRANO:
CNF.2.L
CNF.6.L
- OFFERTA: LIBAGIONE
- OFFERTA: PRIMIZIE
- DIVINITÀ: ISI E ARPOCRATE
- TOPONIMI: ABATON E FILE
E INCENSO
- DIVINITÀ: IGNOTE
- TOPONIMI: IGNOTI
- CORONA DEL SOVRANO:
- CORONA DEL SOVRANO:
NON VISIBILE
CNF.1.L
- OFFERTA: UNSHEB
- DIVINITÀ: HATHOR
- TOPONIMI:
SENEMET.
- CORONA D. SOVR.:
CNF.10.P
PORTA PRINC.
CNF.24.L
SCENA PERDUTA
???
Per quanto riguarda il lato occidentale:
- la sequenza delle offerte (da nord a sud) [ignota] – primizie – vino – latte – Maat rimanda ai
temi della rigenerazione (spec. vino e latte)96 e, parallelamente, alla trasmissione del potere
regale (presentazione di Maat), oltre che riproporre quello che Osing ha ipotizzato essere un
protocollo decorativo ricorrente in alcuni templi già dall’epoca ramesside e attestato fino a tutta
l’epoca tolemaica97.
Cfr. H. KOCKELMANN, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 35 e n. 36-38.
J. OSING, Der Tempel Sethos' I in Gurna. Die Reliefs und Inschriften, Kairo 1977, I, 65-68. L’argomentazione di
Osing è stata in seguito ripresa e rivista da E. TEETER, Op. cit., 46.
96
97
Studi e ricerche dell’Università di Torino
101
- Sembra prevalere l’aspetto materno di Isi (con Arpocrate nella scena CNF.6.L), cui sono
associate le altre divinità femminili che dispensano al faraone il potere su tutto l’Egitto e la
supremazia sui paesi nubiani.
- Accanto a Senemet e all’Abaton, File costituisce il principale toponimo. Compaiono anche
Tebe e Ta-seti, che identifica qui i territori nubiani a sud di File. Questi toponimi rappresentano
dunque il sud religioso e l’est geografico, che cominciano con File (santuario di Isi).
Il lato occidentale dell’edificio sembra quindi rappresentare Isi di sinistra.
Alcune ulteriori osservazioni:
- CNF.4.L e CNF.7.L, situate in posizione opposta e complementare sui lati esterni orientale e
occidentale dell’edificio presentano due forme locali di Khnum e Satet: quella di Elefantina
(CNF.4.L) e quella di Bigga (CNF.7.L).
- Lo stesso fenomeno si riscontra per CNF.2.L / CNF.6.L e CNF.23.L / CNF.8.L la cui
disposizione sembra contrapporre le due forme locali di Isi: sposa e protettrice di Osiri a est,
madre di Horo a ovest. Il pessimo stato di conservazione delle scene sul lato orientale obbliga
tuttavia a presentare questa ipotesi con estrema cautela.
- A seconda delle scene e del loro contesto, il sovrano porta una corona che allude ora a un
determinato contesto rituale inerente la teologia locale (specialmente le corone hemhem, atef e
Tni), ora alla sua qualità di monarca universale, vittorioso su tutti i nemici (corona rossa, corona
bianca, corona doppia, kheperesh): ciò si riscontra ugualmente nelle scene interne.
Venendo a queste ultime (Tabella 3, pagina seguente), la loro disposizione suggerisce di leggerle
a “zig-zag”, passando da un lato all’altro dell’edificio. Questa regola si applica in particolar modo
alle scene della metà settentrionale, dove sono raffigurati i principali episodi della “visita regale”98.
Entrando, a sinistra dell’ingresso principale (CNF.10.P) il re esce dal palazzo (CNF.13.L), è
purificato da Horo e Thot (CNF.19.L, sul lato opposto), viene incoronato come sovrano di tutto
l’Egitto (CNF.14.L, di fronte alla precedente) e può quindi accedere al tempio dove gli dei locali
(Khnum-Ra di Senemet e Horo di Buhen) lo introducono al cospetto di Isi (CNF.20.L, sul lato
opposto, dopo la porta CNF.12.P). Questa sequenza di episodi è attestata fin dalla ↓VIII dinastia99
e diventa poi una caratteristica comune nella decorazione templare fino in epoca romana, con le
varianti dipendenti dalle caratteristiche di ciascuna teologia locale. Essa riproduce simbolicamente
la visita del faraone ai santuari del paese, al fine di constatare lo stato dei templi (o del culto),
presentare offerte alle divinità locali e ricevere da esse (e quindi dal loro clero) una nuova
legittimazione del proprio potere. In casi particolari, tale evento costituiva anche l’occasione per
re-istituire il culto e le provvigioni al tempio, donare agli dei terreni e proprietà 100 e ordinare
restauri o ampliamenti degli edifici esistenti, nonché nuove costruzioni: del re Nectanebo I ci è
giunta a tal proposito una serie di importanti testimonianze epigrafiche, quali le stele gemelle da
Naucratis e Eracleion101 e la grande stele da Ermopoli102.
Cfr. A. M. BADA→Y, Art. cit., ZÄS 102 (1975), 83-85; CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 3034, 120-121 e n. 141 con ulteriori riferimenti bibliografici. Altre importanti osservazioni si trovano in FR. LABRIQUE,
Le rituel de l’offrande de la campagne, cit., passim.
99
Cfr. ad esempio P. BARGUET, Le temple d’Amon-Rê à Karnak, Essai d’exégèse, Le Caire 1962 (Ried. 2008), 312
e n. 5; M. GITTON, S. NEGRONI, J. YOYOTTE, “La Chapelle Rouge: quelques instruments de travail”, Kêmi 19 (1969),
303, 305, 309-310 e 318.
100
Sul tema cfr. soprattutto D. MEEKS, “Les donations aux temples dans l’Égypte du Ier millénaire av. J.C.”, in E.
LIPINSKI (ed.), State and temple economy in the ancient Near East, Leiden 1979, II, 605-687 e Id., Le grand texte des
donations au temple d’Edfou, Le Caire 1972.
101
Stele Cairo JE 34002 e stele Alexandria SCA 277: J. YOYOTTE, in Egypt sunken Treasures, catalogo della
mostra, Berlin 2006, 316-321; ID., “Le second affichage du décret de l’an 2 de Nekhetnebef et la découverte de
Thônis-Hérakleion”, Égypte, Afrique & Orient 24 (2001), 24-34.
102
Stele Cairo JE 72130: G. ROEDER, “Zwei hieroglyphische Inschriften aus Hermopolis (Ober-Ägypten)”,
ASAE 52 (1954), 315-442.
98
102
Egittologia a Palazzo Nuovo
TABELLA 3
RIPARTIZIONE DELLE SCENE INTERNE CON I PRINCIPALI ELEMENTI COMPOSITIVI.
CNF.18.L
- OFFERTA: IGNOTA
- DIVINITÀ: UNA DIVINITÀ
LASTRA D’INTERCOLUMNIO
MANCANTE NELL’ATTUALE
CONFORMAZIONE
DELL’EDIFICIO
N
MASCHILE ED UNA FEMMINILE,
IGNOTE
- TOPONIMI: IGNOTI
- CORONA DEL SOVRANO: NON
VISIBILE
CNF.22.L
- OFFERTA: LIBAGIONE E
INCENSO
- DIVINITÀ: OSIRI, ISI E
HORSIESI
- TOPONIMI: ABATON
CNF.11.P
PORTA LATERALE EST
- CORONA DEL SOVRANO:
CNF.21.L
CNF.17.L
- OFFERTA: MAAT
- DIVINITÀ: AMON-RA, MUT E
KHONSU
- TOPONIMI: UASET/TEBE
- CORONA DEL SOVRANO: NON
- OFFERTA: CORONA BIANCA E
NOTA
- CORONA DEL SOVRANO:
CORONA ROSSA
- DIVINITÀ: NEKHBET E UAGET
- TOPONIMI: NEKHEN E BUTO
CNF.20.L
CNF.16.L
SALITA DEL RE AL TEMPIO
(IV EP. DELLA VISITA REGALE)
- DIVINITÀ: ISI, KHNUM-RA E
HORO
- TOPONIMI: SENEMET, BUHEN E
TA-SETI
- OFFERTA: BENDE
- DIVINITÀ: ISI, NEFTI E
HATHOR
-TOPONIMI: ABATON E
SENEMET
- CORONA DEL SOVRANO:
- CORONA DEL SOVRANO:
CNF.15.L
- OFFERTA: MAAT
- DIVINITÀ: ISI DI ABIDO, ISI DI
COPTOS E HORSIESI.
- TOPONIMI: ABIDO, COPTOS,
ABATON
CNF.12.P
PORTA LATERALE OVEST
- CORONA D. SOVRANO:
CNF.14.L
INCORONAZIONE DEL RE
(III EP. DELLA VISITA REGALE)
- DIVINITÀ: (PROB.) THOT,
HORO, NEKHBET E UAGET?
- TOPONIMI: NON NOTI
- CORONA DEL SOVRANO: NON
Sequenza degli episodi della visita regale
CNF.19.L
PURIFICAZIONE DEL RE
(II EP. DELLA VISITA REGALE)
- DIVINITÀ: HORO E THOT
- TOPONIMI: MESEN, TA-SETI,
ERMOPOLI MAGNA, HESERET
- CORONA D. SOVRANO:
VISIBILE
CNF.13.L
USC. DAL PALAZZO
(I EPIS. VISITA REG.)
- ALTRI PERS.:
Sacerdote-sem
- CORONA D. SOVR.:
CNF.10.P
PORTA PRINC.
CNF.25.L
SCENA PERDUTA
Uscita dal palazzo?
Studi e ricerche dell’Università di Torino
103
È interessante notare che, dopo la scena della salita del re al tempio (CNF.20.L), la sequenza del
lato occidentale presenta l’offerta delle due corone a Nekhbet e Uaget: ci si chiede se anche questa
scena possa essere inclusa nella serie della visita regale, come un episodio conclusivo del rituale
volto a riaffermare la sovranità del faraone su tutto l’Egitto.
A questo punto si torna al lato orientale dell’edificio (da CNF.15.L), dove compare una nuova
serie di scene d’offerta (Maat – bende – [Maat] – [ignota]), cui si contrappone sul lato occidentale,
di fronte alla porta CNF.11.P, la scena CNF.22.L, con libagione e offerta dell’incenso alla triade di
File. Le tipologie d’offerta e le divinità raffigurate sembrano evocare ancora il contesto teologico e
rituale locale (presenza di Osiri, offerta delle bende, della libagione e dell’incenso) e il tema della
riconferma del potere regale (presenza di Horsiesi/Khonsu, offerta di Maat).
Se dunque in linea di principio l’impianto decorativo pare seguire lo schema di Gutbub, bisogna
tuttavia segnalare alcune importanti “anomalie”:
- Rispetto a tutti gli altri edifici di File – incluso il portale di Nectanebo, nel primo pilone –
almeno per ciò che riguarda le scene esterne delle lastre di intercolumnio si nota che Isi di
destra si colloca sul lato orientale, Isi di sinistra su quello occidentale (Tab. 4, pag. seguente).
- Come già segnalato da Winter103, sugli stipiti meridionali delle porte laterali CNF.11/12.P
Nectanebo I compare con la corona rossa, su quelli settentrionali con la corona bianca.
Questi elementi avvalorano l’ipotesi che, rispetto al suo orientamento originario, l’edificio sia
stato ruotato di 180°.
Tenendo presenti questi elementi, è altresì necessario sottolineare che:
- Non esiste una suddivisione netta e costante tra Isi di sinistra e Isi di destra, poiché le due
forme della divinità compaiono insieme su entrambi i lati dell’edificio oppure invertite rispetto
ai punti cardinali.
- File, l’Abaton e Senemet compaiono, in relazione a Isi, sia a est che a ovest.
- Posto che il lato orientale del monumento rappresenti il nord geografico (Basso Egitto), si
segnala che nella scena CNF.13.L (uscita dal palazzo) Nectanebo I porta la corona bianca
quando ci si sarebbe ragionevolmente aspettati la presenza della corona rossa, come avviene di
norma nella decorazione degli altri edifici di File, primo fra tutti il tempio tolemaico di Isi104.
TABELLA 4
SCHEMA DI A. GUTBUB ADATTATO ALLE SCENE ESTERNE DEL “CHIOSCO” DI NECTANEBO I.
NORD
SCENE ESTERNE DEL LATO OCCIDENTALE
SCENE ESTERNE DEL LATO ORIENTALE
ISI DI SINISTRA
ISI DI DESTRA
Epiteti: Ast wr.t mwt nTr nb.t Iw-rk
Epiteti: Ast di anx Hry.t-ib Iw-wab
EST GEOGRAFICO - SUD TEOLOGICO (ALTO EGITTO)
OVEST GEOGRAFICO - NORD TEOLOGICO (BASSO
EGITTO)
FILE
ABATON
SUD
103
104
Cfr. supra n. 30.
Cfr. ad esempio G. BÉNÉDITE, Temple de Philae, cit., pl. I, scene ↓I e ↓I’.
104
Egittologia a Palazzo Nuovo
- Inconnu-Bocquillon105 segnala peraltro che la medesima inversione nord-sud si presenta anche
nelle iscrizioni sui lati c e d della porta CNF.10.P: qui, a ovest c’è l’Alto Egitto (il sovrano è
“figlio di Ra”), a est c’è il Basso Egitto (il sovrano è “re dell’Alto e Basso Egitto”).
Queste caratteristiche si ritrovano anche nel portale di Nectanebo nel primo pilone e sembrano
dunque essere tipiche del programma decorativo della ↓↓↓ dinastia. Esse possono essere spiegate
con il fatto che all’epoca di Nectanebo I i concetti di Isi di sinistra e Isi di destra – già rilevabili in
forma embrionale nella documentazione della ↓↓VI dinastia – non fossero ancora giunti a una
definitiva maturazione e sistematizzazione106. Ciò detto, e in difetto di prove schiaccianti, va anche
segnalato il fatto che lo schema di A. Gutbub, benché valido in linea teorica, costituisce
un’interpretazione parziale, incompleta ed inevitabilmente moderna del pensiero dei sacerdoti che
concepirono la decorazione del “chiosco” di Nectanebo e degli altri edifici di File; di questo
pensiero ci sfuggono evidentemente le sottigliezze e la complessità, questa difficilmente
racchiudibile in uno schema rigido, fatto di regole fisse ed immutabili. A riprova di ciò
J. L. Fissolo ha ben dimostrato che numerose altre incoerenze ed anomalie rispetto a una tale
schematizzazione possono essere individuate anche negli inni del tempio tolemaico di Isi107.
III.2 – Funzione delle porte di accesso
La decorazione della porta principale (CNF.10.P) è solo parzialmente conservata; di questa
sussistono soltanto i registri inferiori dei lati a e b, i cui pochi elementi compositivi superstiti
consentono di inferire che fosse connessa al tema della visita regale, ed in particolar modo alla
purificazione del sovrano della scena CNF.19.L. Thot e Horo, ritratti nell’atto di compiere la
lustrazione rituale, dovevano pertanto essere “magicamente attivati” al passaggio del re108.
La decorazione e le iscrizioni delle porte di accesso laterali (CNF.11.P e CNF.12.P, lati a e b)
sono dedicate invece all’introduzione delle offerte destinate a Isi e incentrate sul tema della litania
d’offerta (CNF.11.P, lati c e d, CNF.12.P, lati a e b), cosa che lega tali porte ad una precisa
funzione rituale109 ben attestata in strutture analoghe, quali la cappella di Hakoris a Karnak, il
portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia, a Medinet Habu, e il chiosco di Nectanebo I e II
nel tempio di Hibis, a Kharga. Si tratta degli stessi temi evocati dalla scena CNF.6.L
(consacrazione e offerta delle primizie) la cui posizione a ridosso della porta CNF.12.P non è
dunque casuale ma giustificata dal contesto rituale.
III.3 – Osservazioni sui testi delle colonne e attività edilizia di Nectanebo I a File
I testi iscritti sulle colonne dell’edificio possono essere classificati in due differenti tipologie:
- Tipo a: al protocollo regale segue la menzione delle divinità protettrici, che solo in parte
possono essere messe in relazione con le scene scolpite sulle lastre d’intercolumnio adiacenti,
come illustrato di seguito nella Tabella 5110.
- Tipo b: la titolatura (completa o parziale) del sovrano precede un testo – generalmente
introdotto da una forma participiale o da una sDm.n.f – incentrato sulla sua attività edilizia in
favore delle divinità locali111. Accanto al chiosco (o hayt), l’unico ad essere stato costruito exnovo (n-mAw.t)112, Nectanebo afferma di aver elevato un tempio per gli dei locali, ingrandendo e
La Déesse Lointaine, 268 e n. 455.
Ibidem. Non compare qui il toponimo Iw-rq mentre Senemet detiene ancora il ruolo di centro di culto principale
della regione.
107
J. L. FISSOLO, Art. cit., Égypte, Afrique & Orient 60 (2010), 11-12.
108
E. VASSILIKA, Op. cit., 24.
109
Si veda CNF.12.P, lato a, n. b e CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT, O. MASSON, Op. cit., 23-25 e 125-sgg.
110
Lato est, CNF.27.C (iscr. esterna-est/nord), CNF.28/29/30.C (iscr. esterne), CNF.31.C (iscr. interna); lato ovest,
CNF.33.C (iscr. interna) e CNF.38.C (iscr. esterna-ovest/nord).
111
Lato est, CNF.28.C (iscr. interna, per Hathor), CNF.30.C (iscr. interna, per Hathor), CNF.31.C (iscr. esterna,
divinità ignote); lato ovest, CNF.33.C (iscr. esterna, per Isi), CNF.33.C e CNF. 35.C (iscr. esterne, per Isi); CNF.35.C
(iscr. interna, per Isi e Satet), CNF. 36.C (iscr. interna, per Isi), CNF.37.C (iscr. esterna, per le divinità di Senemet).
112
Colonna CNF.37.C (iscr. interna); architrave (CNF.40.A, iscr. a e b).
105
106
Studi e ricerche dell’Università di Torino
105
completando la dimora di Isi/Hathor. L’azione del costruire è espressa mediante l’uso di verbi
quali ir (fare, il più attestato), saHa (innalzare), saA (ingrandire) e smnx (perfezionare,
completare), cui va aggiunto smAw (restaurare, rinnovare), attestato in forma nominale in
CNF.6.L, nel testo che ricorda il restauro dell’edificio ad opera di Tolomeo II. Si segnala
l’assenza del verbo xws che, fra tanti, indicare più specificamente una nuova fondazione. Questi
testi testimoniano di un’alacre attività edile di Nectanebo I a File della quale, oltre al chiosco,
restano oggi il più volte citato portale nel primo pilone e i pochi blocchi recuperati dallo
smontaggio del secondo pilone, riconducibili con buona probabilità a un ampliamento del
primitivo tempio di XXVI dinastia113.
TABELLA 5
SCHEMATIZZAZIONE DI UNA POSSIBILE RELAZIONE TRA LE ISCRIZIONI
DI ALCUNE COLONNE E LE SCENE D’OFFERTA ADIACENTI.
COLONNA
SCENA VICINA
CNF.27.C, ISCR. ESTERNA-NORD:
Hathor, signora di Senemet.
CNF.1.L:
Offerta dell’unsheb a Hathor, signora di Senemet.
CNF.29.C, ISCR. ESTERNA:
Isi che risiede nell’Abaton, sovrana e signora di
Senemet.
CNF.3.L:
Offerta della collana-usekh a Osiri e Isi
dispensatrice di vita, che risiede nell’Abaton.
CNF.4.L:
Offerta dei vasi da libagione e corsa rituale
davanti a Khnum signore di Kebehu, il dio grande
che risiede a Elefantina, e Satet la grande,
signora di Elefantina.
CNF.22.L:
Offerta dell’incenso e di una libagione a
Osiri-Onnofri il dio grande, che risiede
nell’Abaton, Isi-xwt e Horsiesi-nedjotef.
CNF.30.C, ISCR. ESTERNA:
Khnum signore di Kebehu e Satet la grande,
signora di Elefantina.
CNF.33.C, ISCR. INTERNA:
Osiri-Onnofri, il dio grande che risiede [---].
Tra le costruzioni si cita anche un Per-ur114 ma, data l’esiguità del testo, non è dato sapere se il
termine alluda qui a un edificio simbolico oppure sia il nome di una specifica struttura o di una
particolare stanza del tempio di Isi. Si noti tuttavia che nell’iscrizione c dell’architrave Isi porta, tra
gli altri, l’epiteto “signora di Per-ur e Per-neser”.
La realizzazione di queste opere architettoniche, retoricamente definite “perfette ed eterne”,
“per le quali non c’è il pari sulla terra” produce la soddisfazione delle divinità (“com’è bello
questo monumento che tu hai fatto per noi! Noi siamo soddisfatti per esso”115), dalla quale
scaturisce per il faraone il benessere fisico e spirituale e l’affermazione della sua autorità regale su
tutte le terre, eternamente in pace116.
III.4 – L’inno a Isi, signora di File, divinità universale
L’iscrizione c dell’architrave presenta una struttura grammaticale e un contenuto che hanno tutte
le caratteristiche di inno117. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, esso si presenta come il più
antico inno ad Isi attestato nella documentazione epigrafica monumentale118. Il preambolo
evidenzia la tipologia del testo, caratterizzata dalla forma verbale Hr dwA.t, e indica il recitante (il
faraone) e la divinità cui tale inno è destinato (Isi di File). Segue il testo vero e proprio, aperto
dalla formula esclamativa di saluto inD Hr.t (“salute a te!”), con la lode alla divinità che enumera –
Cfr. supra n. 4-5.
CNF.34.C, iscr. interna.
115
CNF.36.C, iscr. esterna.
116
CNF.35.C (isc. interna), CNF.36.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. esterna).
117
Cfr. A. BARUCQ, Op. cit., 22-sgg. e n. 1; LÄ III, 103-110; J. ASSMANN, Ägyptische Hymnen und Gebete, Zurich –
München 1975, spec. 3-63.
118
Cfr. L. V. Žabkar, Op. cit., 156 e n. 225.
113
114
106
Egittologia a Palazzo Nuovo
mediante aggettivi spesso seguiti da uno pseudo-accusativo di relazione (es. wr.t-HkA.w, Dsr.t s.t m
wiA n HH), sostantivi (es. WADyt, nb.t xa.w m kAri StA, Hnwt pr-wr pr-nsr) e forme verbali participiali
– le sue principali caratteristiche e alcune delle azioni da essa compiute (es. smn.t iAwt HqA idb.wy
@A.w-nb.w e sxa.t Ra). Come si cercherà qui brevemente di illustrare, esse anticipano in una forma
ancora stringata e succinta quel ruolo universale e assai complesso che verrà in seguito attribuito a
Isi negli inni tolemaici e più tardi ancora nelle sue aretalogie in greco119.
Dopo la presentazione in forma chiastica di Isi nella sua duplice forma (“dispensatrice di vita,
che risiede nell’Abaton, signora e sovrana di File, la divina, madre del dio”), l’epiteto“colei che
crea la sua perfezione” (qmA.t nfrw.s) sembra indicare le qualità creatrici e protettrici della dea,
esercitate qui su se stessa, o sul sovrano, come nel testo interno di CNF.36.C (qmA.t nfrw.f)120.
“Uaget, grande di magia, signora delle apparizioni dal naos segreto” (WADyt wrt-HkA.w nb.t
xa.w m kAri StA) evoca le qualità magiche e solari della dea che può manifestarsi pacifica,
benevolente e prospera (come Uaget o Hathor/Uaget), oppure combattente (Isi-Hathor-Sekhmet),
come “fiamma ardente” (Upeset) che annienta i nemici di Ra, Osiri e Horo, o secondo la
tradizione del tempio di Isi ad Assuan come “colei che sta alla testa dell’esercito” (HAt pA mSa)121.
“Uaget, grande di magia” è attestato anche per molte divinità del Delta e per certi aspetti
costituisce un trait-d’union tra le funzioni della Isi locale e quelle di analoghe divinità a Buto, Ranefer, Behbeit el-Hagara, ecc. Il culto di Isi trasse peraltro le proprie origini nel Delta e da qui si
diffuse in tutto il paese con la ↓↓VI dinastia, prima, e la ↓↓↓, poi; centri nevralgici furono Sais,
Sebennito e soprattutto Behbeit el-Hagara, da cui avrebbe tratto origine quel culto di Isi che in
epoca greco-romana attraversò il mediterraneo per giungere fino all’Europa continentale122. Tale
universalità e natura solare della dea continua a trasparire nei successivi epiteti “Unica”123 e
“Rayt” (o “Ra femmina”), che la pongono al vertice del pantheon egizio. Come “colei il cui posto
è sacro nella barca dei milioni” (Dsrt s.t m wiA n HH, la barca del sole) e “signora di Per-ur e Perneser” (Hnwt Pr-wr Pr-nsr) Isi protegge infine suo padre Ra come “uréo” (irt-Ra e Hry.t-tp n Ra):
impregnata di teologia solare, Isi si eleva quindi anche a baluardo della regalità faraonica, detiene
il controllo dell’universo e il potere della creazione del mondo124.
Cfr. D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., doc. 48; L. V. ŽABKAR, Op. cit., passim; J. BERGMAN, Ich bin Isis.
Studien zum memphitischen Hintergrund der griechischen Isis-aretalogien, Uppsala 1968, passim e spec. 199-sgg.; M.
MÜNSTER, Op. cit., 143-sgg. e 206-208; D. MÜLLER, Ägypten und die griechischen Isis-Aretalogien, Berlin 1961,
passim e spec. 73.
120
Si veda anche una scena di presentazione della grande offerta (aAb.t) a Isi, nel portale di Nectanebo I, dove la dea
dice al sovrano “Io sono tua madre, colei che crea la tua perfezione” (ink mwt.k qmA.t nfrw.k: cfr. H. JUNKER, Der
grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., Abb. 89). L’espressione indica normalmente un’azione esercitata da
una divinità nei confronti di un sovrano (e viceversa) o di un altro dio, avente per finalità la sua protezione (D.
INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., 225 e doc. 79; H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 44). Esso è frequente nei
testi del Nuovo Regno quando diventa caratteristico di Isi (M. MÜNSTER, Op. cit., 208 e n. 2192). Si noti che nfrw,
oltre che la “perfezione”, indica la corona bianca e, con essa, l’azione di “fare re”: in tal senso questa funzione di Isi
include anche il potere di conferire la regalità al sovrano (Ibid., 143-145).
121
Cfr. L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn V, 60-63 e 133; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., passim, spec. 251-sgg. e
doc. 24, 48, 50, 69, 98 e 106; E. BRESCIANI & S. PERNIGOTTI, Op. cit., 21-26; G. ZAKI, Art. cit., Hommages à J. Cl.
Goyon, Le Caire 2008.
122
Cfr. ad esempio L. V. ŽABKAR, Op. cit., 110; J.-CL. GOYON, “Hededyt: Isis-Scorpion et Isis au Scorpion. En
marge du papyrus de Brooklyn 47.218.50 – III”, BIFAO 78 (1978), 439-458; CHR. FAVARD-MEEKS, Le temple de
Behbeit el-Hagara, Hamburg 1991, passim e spec. 427-429; J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982),
42.
123
Quest’epiteto verrà ulteriormente amplificato nei testi tolemaici di File con espressioni quali “colei che non ha
eguali in cielo e sulla terra” (L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn VII), “(La figlia di Geb) la quale non ha eguali”
(H. JUNKER, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, cit., 13, l. 9). Di qui l’appellativo “Thiouis” (inno I di
Isidoro a Medinet Madi: L. V. ŽABKAR, Op. cit., 145 e 181, n. 28) e l’espressione “cuius numen unicum multiformi
specie, ritu vario, nomine multiiugo totus veneratus orbis” (Apuleio, Metamorphoses, XI,5); a tal proposito si veda
anche L. BRICAULT, “Isis myrionime”, Hommages à Jean Leclant, Le Caire 1993, 67-86.
124
Cfr. L. V. ŽABKAR, Op. cit., Hymn V e VI, 82-sgg. e 131-sgg.; D. INCONNU-BOCQUILLON, Op. cit., doc. 68, 98 e
154.
119
Studi e ricerche dell’Università di Torino
107
Prima di interrompersi bruscamente sul moncone di architrave125, questa lunga enumerazione
delle qualità della “signora di File” prosegue con l’epiteto “colei che stabilisce la funzione di
principe delle due rive degli Hau-nebu” (smn.t iAw.t HqA idb.wy @Aw-nb.w). Quest’ultimo, a
nostra conoscenza non attestato altrove, pone alcuni problemi d’interpretazione, soprattutto per ciò
che concerne il dibattuto termine @Aw-nb.w126. Facendo alcuni confronti con simili espressioni che
compaiono in epiteti attribuiti normalmente ai sovrani e più raramente ad alcune regine (Nuovo
Regno), quali Ahmosi-Nefertari e Hatshepsut127, ci si accorge come esso evochi immediatamente il
potere ancestrale dei faraoni di annientare tutti i nemici d’Egitto e di controllarne i territori. Il
potere di sottomettere le “due rive degli Hau-nebu” costituisce evidentemente “un titolo onorifico,
privo di (un effettivo) valore politico”128 ed è dunque pregno, in primis, di valore simbolico ed
apotropaico. Tuttavia, se inserito nella “titolatura” della Isi di File che compare nel nostro inno,
esso può forse alludere ad una precisa funzione divina della dea: immagine divina per eccellenza
della regina-madre, Isi “conferisce la regalità”, la legittimazione ad essere heqa. Si noti altresì che
un’iscrizione del Nuovo Regno la definisce “principessa delle due rive” (HqA.t idb.wy)129. Come
interpretare allora l’espressione “le due rive degli Hau-nebu”? Il duale idb.wy indica
normalmente nei testi egizi l’Egitto, ma la sua relazione con gli Hau-nebu in un testo della ↓↓↓
dinastia porterebbe ad ampliare la portata di questa espressione verso aree situate al di là delle
coste del Delta – confine naturale e ancestrale del paese – in direzione del mondo Egeo, dell’Asia
Minore o dei territori del Vicino Oriente affacciati sul Mediterraneo130. In difetto di ulteriori dati
certi è d’obbligo considerare questa soltanto un’ipotesi, ma è possibile che questo “Colei che
stabilisce la funzione di principe delle due rive degli Hau-nebu” costituisca un paradigma
settentrionale del già citato “signora dei paesi stranieri meridionali”, che attesta invece il
controllo di Isi su tutti i paesi nubiani131.
IV – Tipologia architettonica originaria e vicissitudini storiche
Quali erano la posizione e la funzione architettonica originarie dell’edificio, all’epoca della sua
costruzione?
Partendo dai testi132, si apprende che il “chiosco” di Nectanebo I faceva originariamente parte
della tipologia architettonica delle hayt, termine che compare con più varianti grafiche:
133
,
,
,
e
. Le iscrizioni a e b dell’architrave aggiungono poi
alcune importanti precisazioni, specificando il materiale con cui esso fu costruito (m inr HD nfr n
L’ultima parte del testo, frammentaria non consente ulteriori approfondimenti: cfr. supra CNF.40.A, iscr. c, n. l.
Si vedano J. VERCOUTTER, Art. cit., BIFAO 48 (1947), 107-209 e; Id., L’Égypte et le Monde égéen
préhellénique, Le Caire 1956, 15-sgg.; CHR. FAVARD-MEEKS, “Le Delta égyptien et la Mer”, SAK 16 (1989), 39-63;
più recentemente cfr. M. M. BONTTY, “The Haunebu”, GM 145 (1995), 45-58 e CHR. THIERS, “Civils et militaires dans
les temples. Occupation illicite et expulsion”, BIFAO 95 (1995), 496-497, n. e (con bibliografia).
127
J. VERCOUTTER, Art. cit., BIFAO 48 (1947), docc. LIII-LIV, LI↓ e ↓CIII
128
J. VERCOUTTER, Art. cit., BIFAO 48 (1947), 185.
129
Cfr. K. PIEHL, Inscriptions hiérogliphiques, Leipzig 1890-1903, I, pl. 11B.
130
Si vedano ancora, ad esempio, le stele gemelle di Naucratis e Eracleion, dove l’espressione wAD-wr ¡Aw-nb.w è
traducibile come “il mare dei Greci”, autorizzando almeno per questi documenti l’equazione ¡Aw-nb.w = Greci (o
popolazioni egee al di là del mare): cfr. supra n. 101 e 126.
131
Cfr. supra n. 68. Testi successivi alla ↓↓↓ dinastia attestano che a Isi – divinità legata agli ambienti umidi di cui
File costituisce la controparte meridionale del Delta – era attribuito il controllo del mare con Neith di Sais (nei testi
delle stele di Naucratis ed Eracleion “signora del mare”: cfr. n. 101) e l’arte della navigazione, in relazione alla più
antica funzione di “colei che presiede la barca di Ra” (cfr. J. BERGMAN, Op. cit., 202 e n. 6; L. BRICAULT, Isis, dame
des flots, Liège 2006, passim).
132
Colonne CNF.29.C (iscr. interna), CNF.34.C (iscr. esterna), CNF.37.C (iscr. interna); architrave (CNF.40.A, a e
b).
125
126
Si confronti questa grafia con il parallelo stringente della l. 13 della stele Cairo JE 72130 (
cfr. G. ROEDER, Art. cit., ASAE 52 (1954), 393.
133
):
108
Egittologia a Palazzo Nuovo
rwD.t) e indugiando sulla decorazione delle colonne, “iscritte in tutta la loro altezza” (sS m ws nb),
“scolpite”(xt m [---]) e “dipinte” (mH m Dr.w). Così completato “la sua bellezza superava quella
di ogni altro monumento esistito sulla terra fino ad allora”134.
Una descrizione puntuale che evidenzia una perfetta corrispondenza tra i dati architettonici e
quelli testuali.
Il termine hayt135 presenta i significati architettonici di “loggia/vestibolo/atrio” (dall’Antico
Regno)136 e “soffitto” (Medio Regno)137, identificando una costruzione in legno o pietra, con
funzione sia civile che religiosa, destinata a coprire uno spazio celandolo alla vista o ai raggi del
sole. Il determinativo più antico tra quelli attestati è
, che compare tuttavia anche nelle
iscrizioni del chiosco, forse con intento arcaistico, richiamando la sua principale funzione
architettonica.
Dal Nuovo Regno il termine viene usato sempre più spesso con il significato generico di
(e varianti) al posto di
; tale
“loggia/vestibolo/atrio” ed è determinato viepiù da
geroglifico viene reso in maniera sempre più elaborata a partire dall’epoca tarda fino a dare origine
al segno
(e varianti) in epoca tolemaica138, che raffigura la facciata di una struttura
architettonica caratterizzata da colonne intervallate da lastre d’intercolumnio e sormontate da un
architrave con copertura.
Dalla ↓↓V dinastia hayt indica sia i porticati costruiti davanti ai piloni, sia i colonnati d’accesso
decorati con scene d’offerta e gli episodi della visita regale139. La loro funzione era quella di celare
lo spazio sacro di fronte all’ingresso del tempio garantendo così la privacy necessaria allo
svolgimento dei “riti d’accoglienza e d’introduzione”140.
La ↓↓↓ dinastia pare dunque aver rielaborato queste tipologie architettoniche, realizzando delle
hayt che combinavano le caratteristiche dei colonnati di accesso e quelle dei chioschi indipendenti
della ↓↓V dinastia141: oltre al nostro edificio, esempi significativi si trovano a Tanis142,
Eracleopoli, Ashmunein e Atribis143 e nel tempio di Hibis, a Kharga144. È possibile che analoghe
strutture coeve fossero presenti anche a Eliopoli, come dimostrerebbe una serie di lastre
d’intercolumnio provenienti da questo sito ed oggi disperse nelle collezioni egittologiche 145. A
questo modello architettonico si sarebbero ispirati successivamente i Tolomei e gli imperatori
romani146.
CNF.34.C, iscr. esterna.
Wb. II, 476; P. SPENCER, Op. cit., 155-sgg; J. YOYOTTE, Art. cit, CdÉ ↓↓VIII n° 55 (1953), 35-37.
136
Cfr. P. SPENCER, Op. cit., 157 e n. 159.
137
Ibid., 157-158, n. 163 e 165.
138
P. SPENCER, Op. cit., 156 e n. 135-143; F. DAUMAS, “La structure du mammisi de Nectanébo à Dendara”, BIFAO
50 (1952), 146-147.
139
Ad esempio il portico di accesso al IV pilone del tempio di Karnak, realizzato dal re Shabaqo, è definito hAyt
(J. YOYOTTE, art. cit., CdÉ ↓↓VIII, n° 55 (1953), 36-37, n° 2). Tanutamani fece erigere due hAyt nel tempio di Amon
a Napata; una di queste doveva essere un porticato di accesso simile per struttura a quelli successivi della ↓↓↓
dinastia (cfr. P. SPENCER, Op. cit., 159 e n. 169). Sulle altre hayt della ↓↓V dinastia nel tempio di Karnak
cfr. J. LECLANT, Recherches, cit., 200-sgg.
140
A. M. BADA→Y, Art. cit., ZÄS 102 (1975), 83-85 e J. LECLANT, Recherches, cit., 202.
141
Cfr. il chiosco-stazione del re Taharqo, di fronte al secondo pilone del tempio di Karnak.
142
Chiosco di accesso al tempio di Anta: cfr. D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 106-107 e fig. 61.
143
Esempi in J. LECLANT, Op. cit., 202, n. 7-8, e 203, n. 1-5; per Ashmunein cfr. anche G. ROEDER, Art. cit., ASAE
52 (1954), 393-397 e 432.
144
Qui, nei testi dedicatori degli architravi si legge:“Egli ha fatto una hayt per tutte le feste di suo padre Amon-Ra”
e “Egli ha fatto una hayt grande come l’orizzonte del cielo” (P. SPENCER, Op. cit., 160 e n. 176-177). A questa serie di
edifici va aggiunto anche il portico di accesso al tempio della ↓VIII dinastia, a Medinet Habu, datato tra la ↓↓VI e la
↓↓I↓ dinastia, ma usurpato (e restaurato?) successivamente da Nectanebo I (CL. TRAUNECKER, F. LE SAOUT,
O. MASSON, Op. cit., 120-sgg.).
145
Cfr. J. YOYOTTE, Art. cit., RdÉ 54 (2003), spec. 220-221.
146
A File, sono significative le strutture di accesso ai templi di Hathor e di Arensnufi; per altri esempi
cfr. A. M. BADA→Y, Art. cit., ZÄS 102 (1975), 82.
134
135
Studi e ricerche dell’Università di Torino
109
Anche il “chiosco” di Nectanebo I a File – ruotato di 180° e più lungo, come indicano
chiaramente le iscrizioni tronche dell’architrave147 – doveva quindi essere originariamente
collocato di fronte a un altro edificio, con le estremità dei lati lunghi dell’architrave appoggiate
sulla sommità della facciata di questo o in essa incastrate, secondo uno schema ben illustrato dal
coevo chiosco di Hibis, a Kharga.
Quale edificio? G. Haeny ha supposto trattarsi di una costruzione situata nell’area del mammisi
tolemaico o del mammisi stesso, “sulla base di alcune insolite fondazioni che egli vide quando
questo (il mammisi) fu smontato”148; tale ipotesi è ripresa anche da D. Arnold149 e sarebbe, se
possibile, avvalorata sia da alcuni indizi che permetterebbero di datare la prima costruzione del
mammisi alla ↓↓↓ dinastia150, sia dalla presenza di un preciso calco dell’inno a Isi di Nectanebo I
scolpito sullo stipite orientale della porta che collega le stanze I e II di questo151. Tuttavia, l’analisi
della decorazione e dei testi del “chiosco” evidenzia una sua più marcata pertinenza al tempio di
Isi, edificato da Tolomeo II sul luogo delle più antiche strutture della ↓↓VI e ↓↓↓ dinastia;
significative paiono essere a tal proposito anche le iscrizioni sul lato b della porta CNF.12.P, dove
le offerte che vi passano attraverso sono destinate proprio al tempio (Hwt-nTr) di Isi. È dunque
altresì ipotizzabile che l’edificio si trovasse di fronte all’antico tempio di Isi della ↓↓VI/↓↓↓
dinastia, con la funzione di struttura di accesso riservata ai riti di accoglienza del sovrano e di
consacrazione/introduzione delle offerte; un’ipotesi che era stata avanzata già da Žabkar 152 e
recentemente ripresa anche da Roccati153. Purtroppo non vi è alcuna prova archeologica che possa
confermare tale ipotesi; si aggiunga altresì che nella ricostruzione della fase pre-tolemaica del
santuario di File proposta da Haeny, lo spazio disponibile tra la scalinata di accesso all’area sacra –
risalente alla ↓↓VI dinastia – e la facciata del tempio di Nectanebo I sembra essere insufficiente a
ospitare le strutture del chiosco (cfr. Tav. ↓LI, fig. 116).
Se la questione della sua posizione originaria resta perciò aperta, alcuni elementi permettono
invece di ricostruire, sebbene in parte, le vicissitudini dell’edificio dopo la ↓↓↓ dinastia.
L’iscrizione della scena CNF.6.L attesta ad esempio un restauro del monumento sotto Tolomeo II:
il testo non fornisce dettagli significativi sull’entità di questo intervento (parziale rierezione,
rifacimento?), ma E. Vassilika ha dimostrato che interessò verosimilmente il lato occidentale e in
particolare la prima lastra d’intercolumnio da nord (scene CNF.19.L e CNF.6.L, con iscrizione di
Tolomeo II) – che ha una larghezza maggiore rispetto a tutte le altre – e l’adiacente porta
CNF.12.P. Quest’ultima potrebbe anche essere stata aggiunta ex-novo, poiché risulta essere stata
realizzata posteriormente alle colonne incluse nei suoi stipiti. Anche alcuni dati epigrafici
avvalorerebbero, secondo Vassilika, questa ipotesi154:
- Nel nome di Nectanebo, l’elemento nb è qui scritto con il segno
al posto di
, che
compare invece nelle iscrizioni delle altre porte.
- Il segno
nel prenome del sovrano presenta qui un tratto verticale in corrispondenza della
congiunzione tra le due braccia (
), cosa che non accade sulle altre porte.
Peters-Destéract ha proposto una ricostruzione della pianta dell’edificio con 8 colonne sui lati lunghi, per un
totale di 18 colonne: M. PETERS-DESTÉRACT, Op. cit., 54-55 e 83.
148
E. VASSILIKA, Op. cit., 23, n. 26.
149
D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, cit., 119.
150
Ibid., 122 e n. 87; J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 42-43.
151
H. JUNKER & E. →INTER, Geburtshaus, cit., 137, l. 22-26 e Phot. 905-906; J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve
s. 90 (1981-1982), 53; si veda anche M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro
nell’Archeologia. Il Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi,
Tuscania 12-15 Maggio 2011, 177 e n. 19.
152
L. V. ŽABKAR, Op. cit., 83.
153
A. ROCCATI, “Un sincronismo approssimativo tra File e Napata”, Atti Acc. Sc. Torino – Sc. Mor. 144 (2010), 164
(anche sulla scorta delle conversazioni avute con lo scrivente).
154
E. VASSILIKA, Op. cit., 23-24 e n. 28 e 30.
147
110
Egittologia a Palazzo Nuovo
- Le iscrizioni sui lati c e d terminano con
stipiti delle altre porte.
, differentemente da quelle corrispondenti sugli
Pur condivisibili dal punto di vista dell’analisi architettonica, le osservazioni di Vassilika
presentano, a nostro avviso, alcune problematiche:
- Il segno
al posto di
nel nome di Nectanebo I compare anche in cartigli di altre
155
nella scena CNF.19.L e
scene , mentre lo stesso nome del sovrano è scritto con il segno
nell’iscrizione del lato f della porta CNF.12.P, entrambe oggetto del restauro di Tolomeo II.
- Nei cartigli delle iscrizioni delle colonne e dell’architrave è usato per lo più il segno
tre casi (CNF.35/37/38.C) è attestato l’uso di entrambi i segni.
, ma in
- Il segno
con tratto verticale in corrispondenza della congiunzione tra le due braccia è usato
in quasi tutte le iscrizioni dell’edificio, ed è proprio della paleografia delle iscrizioni della XXX
dinastia, specialmente a File156.
Una prova epigrafica più convincente sembra essere piuttosto costituita dalla grafia
dell’aggettivo TmA nel nome di Horo di Nectanebo, che non compare altrove se non nelle iscrizioni
dei lati c e d della porta CNF.12.P, nell’iscrizione a dell’architrave157 e nei testi della colonna
CNF.38.C. Essa, piuttosto tipica dell’epigrafia di epoca tolemaica, costituirebbe peraltro un
importante indizio del fatto che il restauro di Tolomeo II interessò, oltre alle parti segnalate da
Vassilika, anche l’inizio del lato occidentale dell’architrave dell’edificio e la colonna CNF.38.C.
Non è del tutto chiaro se questo intervento abbia anche comportato un primo spostamento
dell’edificio dalla sua posizione originaria e una parziale modifica della sua struttura, con un
accorciamento della sua lunghezza, come farebbe supporre il ritrovamento di alcuni blocchi
dell’architrave nel riempimento del secondo pilone, già in progetto sotto Tolomeo II e completato
poi all’epoca di Tolomeo IV158. Ciò che è invece probabile è che il “chiosco” fosse ancora eretto in
una posizione diversa dalla precedente e a noi ignota sotto Tolomeo IV, fatto comprovato dalla
presenza di un suo cartiglio sul fusto della colonna CNF.38.C.
A partire dal regno di quest’ultimo sovrano non vi sono più notizie sul destino del monumento,
ma ci sembra assai improbabile, oltre che insolito per la tradizione egizia, che esso, come ha
sostenuto E. Vassilika159, sia stato smontato e immagazzinato per circa duecento anni fino a
quando, sotto Tolomeo ↓II, si decise di riutilizzarlo ricostruendolo nella sua attuale posizione.
V - Conclusioni
È opportuno interrogarsi sulla motivazione che spinse i Tolomei a preservare nel tempo,
smontandolo e ricostruendolo più volte, il “chiosco” di Nectanebo I, le cui proporzioni
diventavano via via più stridenti di fronte alle strutture dei nuovi monumentali edifici di File, quale
il mammisi di Tolomeo III160.
La volontà di conservarlo può tuttavia essere spiegata, in primo luogo, con il fatto che i primi
sovrani tolemaici dovettero considerarlo un esempio di “bella architettura”, oltre che ancora
CNF.2/3/4/8/9/20.L.
Cfr. ad esempio M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il
Contributo dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio
2011, 169, n. 4 e figg. 18/b, 21/b e 22/a; S. FARAG, G. →AHBA, A. FARID, Art. cit., OA 17 (1978), tavv. VI-VII e ↓I/a.
157
Ciò stando almeno alle trascrizioni di J. FR. CHAMPOLLION, Notices Descriptives, 166 e LD, Abth., III, Bl. 285,a.
158
Cfr. M. LOMBARDI, Art. cit., in G. GUARDUCCI & S. VALENTINI (ed.), Il Futuro nell’Archeologia. Il Contributo
dei Giovani Ricercatori, Atti del IV Convegno Nazionale dei Giovani Archeologi, Tuscania 12-15 Maggio 2011,
177-178.
159
E. VASSILIKA, Op. cit., 20 e 23.
160
Cfr. ad esempio E. VASSILIKA, Op. cit., 24.
155
156
Studi e ricerche dell’Università di Torino
111
funzionale al loro progetto architettonico.
In secondo luogo, la sua decorazione ed i suoi contenuti (come e più di quelli degli altri edifici
della ↓↓↓ dinastia) dovettero costituire uno dei modelli fondamentali cui si attinse per la
realizzazione del nuovo grande santuario tolemaico161. Un elemento non trascurabile, quest’ultimo,
poiché mette in evidenza a livello locale lo specifico legame esistente tra la ↓↓↓ dinastia e i primi
sovrani tolemaici – ben evidente con Tolomeo II ed elemento chiave ai fini della legittimazione e
della continuità dinastica – che si concretizzò in tutto l’Egitto con restauri e ampliamenti dei
monumenti dei sovrani di Sebennito162 e, ad esempio, con il recupero dei canoni della scultura del
IV secolo, tipico della ritrattistica regale della prima età tolemaica163.
A riprova di ciò si consideri anche la fortuna che caratterizzò l’inno a Isi del lato c
dell’architrave: evidentemente considerato un esempio di bello stile per concisione, potenza ed
efficacia, esso fu copiato fedelmente prima nel mammisi tolemaico di File164 e poi – a distanza di
decenni e di moltissimi chilometri – anche nel tempio di Mussawarat es-Sufra, edificato e decorato
sotto il sovrano meroitico Arnekamani (235-218 a.C.).
In questo tempio l’inno è ripreso fedelmente – pur con qualche variante grafica e fonetica – in
un’iscrizione correlata a un’immagine della dea Isi, tra le divinità principali del luogo, in una scena
nella quale essa accompagna il sovrano ed il principe Arka di fronte al dio Apedemak165.
Sempre a Mussawarat es-Sufra compaiono altre interessanti corrispondenze con i testi del
chiosco di Nectanebo I, soprattutto per ciò che concerne gli epiteti riferiti a Satet in alcune altre
scene166. È altresì possibile che il prenome Kheperkara adottato dal re Arnekhamani (e da alcuni
altri sovrani meroitici) tragga la sua origine proprio dalla titolatura del primo re della ↓↓↓
dinastia, piuttosto che da quella di Sesostri I, come aveva invece proposto F. Hintze167.
Purtroppo ci resta troppo poco dell’attività edilizia di Nectanebo I a File per comprendere fino in
fondo l’importanza che la ↓↓↓ dinastia ebbe nel plasmare il santuario di Isi, teologicamente ed
architettonicamente. Tuttavia ciò è sufficiente per affermare che essa fu essenziale per fare di
quest’isola uno dei centri di culto preminenti d’Egitto e, insieme, una finestra aperta sul mondo.
Ciò che resta ci dice altresì che l’erezione di questo santuario fu dettata da una precisa scelta
politica: il tentativo di affermare – per l’ultima volta nella storia dei faraoni indigeni – la forza e la
sacralità del potere regale egiziano, il suo dominio sulla regione Nubiana e, simbolicamente, sul
mondo intero. Isi costituì in tal senso il tramite divino ideale di questo desiderio.
M. Lombardi
duainebi@yahoo.it
Ibid., 22-23.
Si vedano, tra i più significativi, i casi del tempio di Behbeit el-Hagara, del mammisi di Dendera, del portale di
fronte al tempio di Opet a Karnak e quello del tempio di El Bahrein per il quale si rimanda in questo volume al
contributo di L. Uggetti.
163
Cfr. specialmente B. BOTHMER, Egyptian Sculpture of the Late Period, New York 1960; K. MYŚLI→IEC, Royal
portraiture of the Dynasties XXI-XXX, Mainz am Rhein 1988, spec. 84-88; J. A. JOSEPHSON, Egyptian Royal Sculpture
of the Late period. 400-246 B.C., Mainz am Rhein 1997, spec. 41-46.
164
Cfr. supra n. 150.
165
F. HINTZE, Die Inschriften des Löwentempels von Mussawarat es-Sufra, Berlin 1962, 43-44, Abb. 21 e Taf. IV e
↓VIIb; J. HALLOF, “Philae in Mussawarat Es-Sufra”, Mitteilungen der Sudanarchäologischen Gesellschaft zu Berlin
e.V. 16 (2005), 35-48 e spec. 39; cfr. anche J. LECLANT, Art. cit., Ann. EPHE Ve s. 90 (1981-1982), 52-53.
166
F. HINTZE, Op. cit., 43, Abb. 20 e Taf. ↓VIc; J. HALLOF, loc. cit.
167
F. HINTZE, Op. cit., 25.
161
162
Studi e ricerche dell’Università di Torino
113
TAVOLA I
Figura 1 - Il “chiosco” di Nectanebo I in una fotografia scattata dalla sommità dell'isola di Bigga (foto M. Lombardi).
Fig. 2 - Il complesso di File visto dalla sommità dell'isola di Bigga: il cerchio e la freccia evidenziano la posizione del
“chiosco” di Nectanebo I (foto M. Lombardi).
114
Egittologia a Palazzo Nuovo
TAVOLA II
Figura 3 – Il complesso architettonico di File nelle sue diverse fasi costruttive
(da A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, File, storia e vita di un santuario egizio, Novara 1980, 73).
N
OBELISCH
I
NILO
BALAUSTRA
Figura 4 – Pianta del monumento (rielaborazione grafica della pianta
di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76).
Studi e ricerche dell’Università di Torino
115
TAVOLA III
Figura 5 – Lato orientale dell’edificio; sullo sfondo, oltre il colonnato occidentale, sono visibili il muro realizzato in
epoca romana per chiudere la quinta del dromos-terrazza e l’estremità meridionale del colonnato iniziato dai Tolomei
e parzialmente decorato in epoca romana (foto M. Lombardi).
Figura 6 – Lato occidentale dell’edificio, interno (foto M. Lombardi).
116
TAVOLA IV
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
117
TAVOLA V
Figura 11 – Vista del lato meridionale del terrazzamento artificiale su cui si eleva l’edificio
(da A. ROCCATI & A. GIAMMARUSTI, File, storia e vita di un santuario egizio, Novara 1980, 63).
Figura 12 – Rilievi del monumento ad opera di H. G. Lyons
(H. G. LYONS, A report on the temples of Philae, Cairo 1908, I, disegno n° 8).
118
Egittologia a Palazzo Nuovo
TAVOLA VI
CNF.2.L
CNF.3.L
CNF.4.L
CNF.23.L
CNF.5.L
CNF.1.L
N
CNF.14.L
CNF.15.L
CNF.16.L
CNF.17.L
CNF.20.L
CNF.21.L
CNF.18.L
CNF.
13.L
CNF.25.L
CNF.19.L
CNF.22.L
CNF.24.L
CNF.6.L
CNF.7.L
CNF.8.L
CNF.9.L
Figura 13 – Nuova numerazione delle scene sulle lastre d’intercolumnio (rielaborazione grafica della pianta di
D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76).
Figura 14 – Scena CNF.1.L, lato nord,
esterno, a sinistra della porta CNF.10.P:
Offerta dell’unsheb a Hathor (foto M.
Lombardi).
Studi e ricerche dell’Università di Torino
119
TAVOLA VII
120
Egittologia a Palazzo Nuovo
TAVOLA VIII
Figura 18 – Scena CNF.2.L, lato est, primo intercolumnio da nord, esterno:
Offerta di una libagione e dell’incenso a due divinità ignote (foto M. Lombardi).
Figura 19 - Scena CNF.3.L, lato est, secondo intercolumnio da nord, esterno:
Offerta della collana-usekh a Isi e Osiri (foto M. Lombardi).
Studi e ricerche dell’Università di Torino
121
TAVOLA IX
Figura 20 – Scena CNF.4.L, lato est, terzo intercolumnio da nord, esterno:
Corsa rituale e offerta dei vasi da libagione a Khnum e Satet (foto M. Lombardi).
Figura 21 – Scena CNF.5.L, lato est, sesto intercolumnio da nord, esterno:
Offerta dell’unguento-medj a Hathor e a un’altra divinità femminile ignota (foto M. Lombardi).
122
TAVOLA X
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
123
TAVOLA XI
Figura 24 – Scena CNF.8.L, lato ovest, quarto intercolumnio da nord, esterno:
Offerta del latte a Isi e Anuqet (foto M. Lombardi).
Figura 25 – Scena CNF.9.L, lato ovest, quinto intercolumnio da nord, esterno:
Offerta di Maat ad Amon-Ra e Mut (foto M. Lombardi).
124
Egittologia a Palazzo Nuovo
TAVOLA XII
Figura 26 – Scena
CNF.13.L, lato nord, a
destra della porta
CNF.10.P, interno:
Uscita dal palazzo (foto
M. Lombardi).
Figura 27 – Scena CNF.14.L, lato est, primo intercolumnio da nord, interno:
Incoronazione del sovrano (foto M. Lombardi).
Studi e ricerche dell’Università di Torino
125
TAVOLA XIII
126
Egittologia a Palazzo Nuovo
TAVOLA XIV
Figura 30 – Scena CNF.18.L, lato est, sesto intercolumnio da nord, interno:
Offerta a due divinità ignote (foto M. Lombardi).
Figura 31 – Scena CNF.19.L, lato ovest, primo intercolumnio da nord, interno:
Purificazione del sovrano (foto M. Lombardi).
Studi e ricerche dell’Università di Torino
127
TAVOLA XV
Figura 32 – Scena CNF.20.L, lato ovest, terzo intercolumnio da nord, interno:
Salita del re al tempio (foto M. Lombardi).
Figura 33 – Scena CNF.21.L, lato ovest, quarto intercolumnio da nord, interno:
Offerta delle due corone a Nekhbet e Uaget (foto M. Lombardi).
128
TAVOLA XVI
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
129
TAVOLA XVII
Fig. 38 – Nuova numerazione delle porte di accesso (rielaborazione grafica della pianta
di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76).
Fig. 39 – Porta di accesso principale (CNF.10.P), lato
nord del monumento, esterno (foto M. Lombardi).
Fig. 40 – Porta di accesso principale (CNF.10.P), lato
nord del monumento, interno; sullo sfondo il colonnato
est del dromos-terrazza e il primo pilone del tempio
tolemaico (foto M. Lombardi).
130
TAVOLA XVIII
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
131
TAVOLA XIX
132
TAVOLA XX
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
133
TAVOLA XXI
134
TAVOLA XXII
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
135
TAVOLA XXIII
136
TAVOLA XXIV
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
137
TAVOLA XXV
138
TAVOLA XXVI
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
139
TAVOLA XXVII
CNF.28.C
CNF.30.C
CNF.32.C
CNF.27.C
N
CNF.26.C
CNF.39.C
CNF.29.C
CNF.37.C
CNF.31.C
CNF.35.C
CNF.33.C
CNF.38.C
CNF.36.C
CNF.34.C
Figura 73 – Nuova numerazione delle colonne (rielaborazione grafica della pianta
di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76).
Figura 74 – Capitello della colonna CNF.33.C
con decorazione a palmette
(foto M. Lombardi).
Figura 75 – Capitello della colonna CNF.34.C
con decorazione a doppia fila di palmette
(foto M. Lombardi).
140
TAVOLA XXVIII
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
141
TAVOLA XXIX
142
TAVOLA XXX
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
143
TAVOLA XXXI
144
TAVOLA XXXII
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
145
TAVOLA XXXIII
146
TAVOLA XXXIV
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
147
TAVOLA XXXV
148
TAVOLA XXXVI
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
149
TAVOLA XXXVII
150
Egittologia a Palazzo Nuovo
TAVOLA XXXVIII
N
CNF.4
0.C
Fig. 106 - Pianta dell’edificio la parte di architrave ancora in situ; il tratteggio indica le sezioni oggi perdute
(rielaboraz. grafica della pianta di D. ARNOLD, Temples of the last Pharaohs, New York – Oxford 1999, 121, fig. 76).
Studi e ricerche dell’Università di Torino
151
TAVOLA XXXIX
152
TAVOLA XL
Egittologia a Palazzo Nuovo
Studi e ricerche dell’Università di Torino
153
TAVOLA XLI
Studi e ricerche dell’Università di Torino
289
ENGLISH ABSTRACTS
Paolo GALLO (apologal@gmail.com)
ISOLA DI NELSON VI. RAPPORTO DELLA CAMPAGNA DI SCAVO ARCHEOLOGICO 2011
This article contains the preliminary results of the archaeological campaign 2011 conducted by
the University of Torino at Nelson Island – Abuqir Bay . The excavations concerned the Eastern
promontory of the islet, where the remnants of an Early-Ptolemaic rampart were found. The
Ptolemaic structure covered a Late Egyptian cemetery, where several individual pit burials were
found, and a large hypogean tomb of the XXVI-XXVII Dynasty as well. The hypogeum contained
17 bodies and funerary equipments composed of Egyptian and imported Eastern Greek pottery.
IL PRINCIPE EUGENIO DI SAVOIA SULLA “COLONNA DI POMPEO”. LA SUA VISITA AD
ALESSANDRIA D’EGITTO NEL 1832.
In the Summer 1832 Prince Eugenio di Savoia Carignano (Paris 1816 – Turin 1868) was
received at Alexandria by Mohammed Ali. Here is published the complete report written by G.
Bondesio, Consul of Piedmont, relating about this visit, which is one of the earliest direct contacts
between the Savoia family and the Khedive.
Matteo LOMBARDI (duainebi@yahoo.it)
IL “CHIOSCO” DEL RE NECTANEBO I A FILE
The “rescue” of the Sanctuary of Isis on Philae Island and its reconstruction on Agilkia Island
provided to Egyptologists the opportunity to study many new evidences of the earliest stages of
the architectural and theological history of this site, that were removed, dismantled or reused by
the Ptolemies with a constant succession of new fabrics. Among these structures and their
epigraphic evidences, dating from Dynasty ↓↓V to ↓↓↓, the so-called “kiosk” of Nectanebo I
still remains unpublished. This small but very important monument – especially for its particular
architectural features as well as textual and iconographic contents – has been preserved by the
Ptolemies on the southwestern corner of the island, away from its original position that still
remains uncertain. Presenting the results of a study carried out in situ during the years 2006-2007,
this article finally gives a comprehensive study of this monument, with an “editio princeps” of its
epigraphic and iconographic corpus. It also tries to give an interpretation of the original form, the
function and the theological significance of this monument, that contributes to put in evidence the
importance of Dynasty ↓↓↓ and Nectanebo I in “making history” of Philae island and the region
of the First Cataract.
Piero MASERA (maspiero1@gmail.com)
L'INTRODUZIONE DELLA MONETA NELL'EGITTO DEGLI ULTIMI FARAONI
A long time before the invention of coins, the Egyptians elaborated, by means of noble metals,
an efficacious system to put in mutual connection the values of different goods and services and
weight units became also units of value. Both soldiers, engaged as mercenaries, and merchants
mainly established in Naucratis, introduced coins in Egypt but their use mostly concerned foreign
trade while the internal market continued to be settled by barters. During the 5th Century coins
“spoke greek” and the hoards from the Delta and the Fayum, show both a geographic and a
qualitative heterogeneity. The increasing power of Athens, after the Persian wars, is stated by the
progressive pre-eminence of tetradrachms. The “Owls” became the “Dollars of the antiquity”. The
defeat in the Peloponnesian War made barren the flow of Athenian minted silver and this produced
the local imitative coinage of “Owls”, a phenomenon that, spreading off probably from Egypt,
concerned the whole Near East. Under the Pharaohs of the 30th Dynasty, the recovered
independence favourized attempts to produce an Egyptian own coinage. Gold staters and small
290
Egittologia a Palazzo Nuovo
silver and copper coins are known, but their scantiness and the lack of written evidence still keep
in the shade the historical and numismatic importance of this Egyptian achievement.
L’ “ARGENTO BUONO” DEL FARAONE
In a recent numismatic auction has been presented a small silver obol, imitating Athenian
coinage, that throws new light on the matter of last Egyptian Pharaohs’ own coinage. The
belongings to the Egyptian sphere appears clearly evidenced by the presence, on the reverse, of
two hieroglyphic signs that, read together, mean “Good silver”. This reading immediately reminds
the parallel words appearing on Nectanebo II’s gold stater that read “Good gold”. This is an
interesting analogy that, once again, drives our attention on the economic and monetary evolution
involving Egypt in the last years of its indigenous monarchy.
Valeria MEIRANO (valeria.meirano@unito.it)
CERAMICHE
D’IMPORTAZIONE GRECA A
NELSON’S ISLAND (ALESSANDRIA D’EGITTO):
NOTE
PRELIMINARI
The paper deals with the Greek pottery coming from Nelson’s Island, Abuqir Bay, where the
Archaeological Mission of the University of Turin directed by Dr. Paolo Gallo brought to light the
evidence of a wide settlement, counting both an inhabited area dating to the Macedonian
occupation (end of the IVth century BC) and some funerary areas with shaft and rock-cut tombs
belonging to the Late Pharaonic Period. The contribution offers a preliminary outline concerning
the most ancient ceramics retrieved from the site (dating from the end of the VIIth to the VIth
century BC), coming from the so-called ‘G Area’ and from two funerary contexts (Edimon 3 and
‘Adel tombs). Imports from the eastern part of the Mediterranean are well attested (Samos, Chios,
Rhodes, etc.), together with some specimens of Attic provenance.
Alessandra MENEGAZZI (alessandra.menegazzi@unipd.it)
Nicola CARRARA (nicola.carrara@unipd.it)
Susanna MOSER (susanna_moser@libero.it)
LE COLLEZIONI EGITTOLOGICHE DEI MUSEI DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
The article consists in a short catalogue of the Egyptian collections of two Museums of the
University of Padua: the “Museo di Scienze Archeologiche ed Arte” (Archaeological Sciences and
Art Museum) and the “Museo di Antropologia” (Anthropology Museum). These collections
arrived in Padua in different ways. The largest group of objects derives from a private collection
owned by Eugenio Neumann, a tradesman from Trieste, who sold it to the University in 1925. The
coffin and mummy of the “Museo di Antropologia” were donated by the Austrian consul
Giuseppe Acerbi in 1835 and another small group of objects has been brought back from Egypt in
the Thirties of 20th Century by Professor Carlo Anti, who led archaeological fieldwork in the site
of Tebtynis. These collections consist mainly of small objects. They comprise a number of shabtis,
bronze statuettes of deities and faience amulets; fragments of a relief showing a human head and
of a funerary stela from Akhmim; three plaster casts of objects from Tebtynis; a wooden
anthropoid coffin and its mummy; some parts of human mummies, a mummified cat and a
funerary cone. There are also some later imitations of Egyptian objects.
Alberto Maria POLLASTRINI (a.m.pollastrini@gmail.com)
LA POLIORCETICA IN EGITTO DALL'ANTICO REGNO ALLA XXV DINASTIA
Since the III Millennium B.C., in pharaonic Egypt, advanced techniques of siege have been
developed, Centuries before the Greek classical age, considered the cradle of siege warfare or
poliorcetica by the Scholars. The present work analyzes textual and iconographical sources, from
the earliest Dynasties up to the Third Intermediate Period, in order to delineate a brief history of
Studi e ricerche dell’Università di Torino
291
the techniques used by Egyptian troops to storm towns, their implications in Ancient World
warfare and their reception in the ideology.
Lorenzo UGGETTI (lorenzo.uggetti@gmail.com)
IL TEMPIO NELL’OASI DI EL BAHREIN: ANALISI ICONOGRAFICA ED ARCHITETTONICA
In 2003, a temple was unearthed by Paolo Gallo's Italian Archaeological Mission in Alexandria
(CMAIA) in the El-Bahrein Oasis, 140 km southeast of Siwa in the Libyan Desert. The tripartite
sanctuary was decorated with painted reliefs under Nectanebo I and some architectural parallels
can be drawn with his mammisi at Dendera; the hypostyle hall was probably added by Ptolemy II
Philadelphus. Religious and political connections with the Siwa Oasis are constituted by the
presence of the god Paheramon, perhaps an oracular form of Amun, and by the local king
Unamon, both represented in the temples of Aghurmi and Omm Obeyda. Unamon ruled over the
region at the time of the 30th dynasty and wrote his names in cartouches at El-Bahrein, but not at
Siwa. On the other side, religious links with the Bahariya Oasis are established by the
identification of the god “Harsiesis the excellent heir of Onnophris” (@r-sA-Ast-iwa-mnx-Wnn-nfr),
whose image is carved also in the first chapel of ‘Ain Muftella and in the tomb of Banenentiu.
Moreover, the fragmentary toponym ©s©s, one of the Egyptian names of Bahariya attested in the
temple and in the mammisi of Edfu, could be read on one of the blocks.