Dante vivo', 1997-2022 © Julia
Bolton Holloway, Carlo Poli, Società Dantesca Italiana,
Federico Bardazzi, Ensemble San Felice, Richard Holloway,
Akita Noek
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I.mp3, lettore, Carlo Poli
Call up/Cliccare su Società Dantesca Italiana Inferno1ArnoldoFo.mp3
Temple Classics, reading in English
and commentary
Selva
oscura
Facsimile,
Libro
del Chiodo
Firenze, Biblioteca
Riccardiana 1040
Enrico Giannini,
Daniel-Claudiu Dumitrescu
el mezzo del
cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
4
Ahi quanto a dir qual era è cosa
dura
esta selva selvaggia e aspra e
forte
che nel pensier rinova la paura!
7
Tant' è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi
trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho
scorte.
10
Io non so ben ridir com' i'
v'intrai,
tant' era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
13 Ma
poi ch'i' fui al piè d'un colle
giunto,
là dove terminava quella valle
che m'avea di paura il cor compunto,
16
guardai in alto e vidi le sue
spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne
calle.
19
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m'era durata
la notte ch'i' passai con tanta
pieta.
22 E
come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l'acqua perigliosa e
guata,
25
così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.
28
Poi ch'èi posato un poco il corpo
lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che 'l piè fermo sempre era 'l
più basso.
31
Ed ecco, quasi al cominciar de
l'erta,
una lonza leggera e presta
molto,
che di pel macolato era
coverta;
34 e
non mi si partia dinanzi al
volto,
anzi 'mpediva tanto il mio
cammino,
ch'i' fui per ritornar più
volte vòlto.
37
Temp' era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n sù con
quelle stelle
ch'eran con lui quando l'amor
divino
40
mosse di prima quelle cose
belle;
sì ch'a bene sperar m'era
cagione
di quella fiera a la gaetta
pelle
43
l'ora del tempo e la dolce
stagione;
ma non sì che paura non mi
desse
la vista che m'apparve d'un
leone.
46
Questi parea che contra me
venisse
con la test' alta e con
rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne
tremesse.
49 Ed
una lupa, che di tutte
brame
sembiava carca ne la sua
magrezza,
e molte genti fé già viver
grame,
52
questa mi porse tanto di
gravezza
con la paura ch'uscia di sua
vista,
ch'io perdei la speranza de
l'altezza.
55 E
qual è quei che volontieri acquista,
e giugne 'l tempo che perder
lo face,
che 'n tutti suoi pensier
piange e s'attrista;
58
tal mi fece la bestia sanza
pace,
che, venendomi 'ncontro, a
poco a poco
mi ripigneva là dove 'l sol
tace.
61
Mentre ch'i' rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu
offerto
chi per lungo silenzio parea
fioco.
64
Quando vidi costui nel gran
diserto,
«Miserere di me»,
gridai a lui,
«qual che tu sii, od ombra od
omo certo!».
Psalm 31 read in Hebrew
On
Reading
Psalm 51 in Florence's Salone
dei Cinquecento, 2013
Giovanni Boccaccio, Biblioteca
Riccardiana 1035
67
Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon
lombardi,
mantoani per patrïa ambedui.
70
Nacqui sub Iulio, ancor che
fosse tardi,
e vissi a Roma sotto 'l buono
Augusto
nel tempo de li dèi falsi e
bugiardi.
73
Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d'Anchise che venne
di Troia,
poi che 'l superbo Ilïón fu
combusto.
76 Ma
tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso
monte
ch'è principio e cagion di
tutta gioia?».
79
«Or se' tu quel Virgilio e quella
fonte
che spandi di parlar sì largo
fiume?»,
rispuos' io lui con
vergognosa fronte.
82 «O
de li altri poeti onore e lume,
vagliami 'l lungo studio e 'l
grande amore
che m'ha fatto cercar lo tuo
volume.
85
Tu se' lo mio maestro e 'l mio
autore,
tu se' solo colui da cu' io
tolsi
lo bello stilo che m'ha fatto
onore.
88
Vedi la bestia per cu' io mi volsi;
aiutami da lei, famoso
saggio,
ch'ella mi fa tremar le vene
e i polsi».
91 «A
te convien tenere altro
vïaggio»,
rispuose, poi che lagrimar mi
vide,
«se vuo' campar d'esto loco
selvaggio;
94
ché questa bestia, per la qual tu
gride,
non lascia altrui passar per
la sua via,
ma tanto lo 'mpedisce che
l'uccide;
97 e
ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa
voglia,
e dopo 'l pasto ha più fame
che pria.
100
Molti son li animali a cui
s'ammoglia,
e più saranno ancora, infin
che 'l veltro
verrà, che la farà morir con
doglia.
103
Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro
e feltro.
106
Di quella umile Italia fia
salute
per cui morì la vergine
Cammilla,
Eurialo e Turno e Niso di
ferute.
109
Questi la caccerà per ogne
villa,
fin che l'avrà rimessa ne lo
'nferno,
là onde 'nvidia prima
dipartilla.
112
Ond' io per lo tuo me' penso e
discerno
che tu mi segui, e io sarò
tua guida,
e trarrotti di qui per loco
etterno;
116
ove udirai le disperate
strida,
vedrai li antichi spiriti
dolenti,
ch'a la seconda morte ciascun
grida;
119
e vederai color che son
contenti
nel foco, perché speran di
venire
quando che sia a le beate
genti.
121 A
le quai poi se tu vorrai
salire,
anima fia a ciò più di me
degna:
con lei ti lascerò nel mio
partire;
124
ché quello imperador che là sù
regna,
perch' i' fu' ribellante a la
sua legge,
non vuol che 'n sua città per
me si vegna.
127
In tutte parti impera e quivi
regge;
quivi è la sua città e l'alto
seggio:
oh felice colui cu' ivi
elegge!».
130 E
io a lui: «Poeta, io ti
richeggio
per quello Dio che tu non
conoscesti,
acciò ch'io fugga questo male
e peggio,
133
che tu mi meni là dov' or
dicesti,
sì ch'io veggia la porta di
san Pietro
e color cui tu fai cotanto
mesti».
136 Allor
si mosse, e io li tenni
dietro.
British
Library, Yates Thompson 36,
London, British Library, Yates
Thompson 36, Priamo della Quercia,
fol 2
Engraving from Botticelli
William
Blake, Inferno I
1 Dante, with
his poem, turns the condemnation
(his exile and excommunication),
of the Libro
del Chiodo, into the freedom
and salvation of the Commedia,
going from tragedy to comedy,
tears to laughter, the 'FELICITER'
of Terence's Comedies.
2 In
medieval depictions Dante outside
of the text is in doctoral red
teaching robes, within the Commedia
in apprentice blue, as the
student, making mistakes. Later
illustrators, such as Botticelli
and Blake, lose this Pilgrim's
Progess from folly to wisdom.
3 Pilgrim
and Book: Twice-Told
Tales: Dante Alighieri
borrows his Commedia's opening
from Brunetto Latino's Tesoretto.
4
Dante, as will Milton later,
describes himself as like an
Israelite having escaped from
drowning in the Red Sea (Yam
Suf): Pilgrim and Book,
p. 175, as well as like
shipwrecked Aeneas and Paul.
5 Medieval
rhetoricians believed that the
opening of a poem should mirror
reflect the Creation: Pilgrim
and Book, pp.262-3.
Further
obsrvations: the three beasts are
an infernal trinity and are spoken
of as one beast, each developing
from the other, as the three vices
afflicting the three Ages of Man,
Lust, Pride, Avarice, and also
being political figures for
Florence and Rome; while Dante
makes use of synaesthesia, the sun
falling silent, confusing the Five
Senses in this Realm of Lies, and
where the Souls are only Shadows,
not Substance, Virgil's voice
hoarse when resurrected from the
grave of the book Dante has fallen
asleep over while reading it,
playing on both Cicero's Somnium
Scipionis and the Roman
de la Rose.
'DANTE
VIVO'- LA COMMEDIA
DI DANTE
ALIGHIERI (Testo,
file audio, musica, immagini dei
manoscritti):
Inferno
I, Inferno
II, Inferno
III, Inferno
IV, Inferno
V, Inferno
VI, Inferno
VII, Inferno
VIII, Inferno
IX, Inferno
X, Inferno
XI, Inferno
XII, Inferno
XIII, Inferno
XIV, Inferno
XV, Inferno
XVI, Inferno
XVII, Inferno
XVIII, Inferno
XIX, Inferno
XX, Inferno
XXI, Inferno
XXII, Inferno
XXIII, Inferno
XXIV, Inferno
XXV, Inferno
XXVI, Inferno
XXVII, Inferno
XXVIII, Inferno
XXIX,
Inferno
XXX, Inferno
XXXI, Inferno
XXXII, Inferno
XXXIII, Inferno
XXXIV
Purgatorio
I, Purgatorio
II, Purgatorio
III, Purgatorio
IV, Purgatorio
V, Purgatorio
VI, Purgatorio
VII, Purgatorio
VIII, Purgatorio
IX, Purgatorio
X, Purgatorio
XI, Purgatorio
XII, Purgatorio
XIII, Purgatorio
XIV, Purgatorio
XV, Purgatorio
XVI, Purgatorio
XVII, Purgatorio
XVIII, Purgatorio
XIX, Purgatorio
XX, Purgatorio
XXI, Purgatorio
XXII, Purgatorio
XXIII, Purgatorio
XXIV, Purgatorio
XXV, Purgatorio
XXVI, Purgatorio XXVII,
Purgatorio
XXVIII, Purgatorio
XXIX, Purgatorio
XXX, Purgatorio
XXXI, Purgatorio
XXXII, Purgatorio
XXXIII
Paradiso I, Paradiso II,
Paradiso III,
Paradiso IV,
Paradiso V,
Paradiso VI, Paradiso VII, Paradiso VIII, Paradiso
IX, Paradiso X, Paradiso XI, Paradiso XII,
Paradiso XIII, Paradiso XIV, Paradiso XV,
Paradiso XVI, Paradiso XVII, Paradiso XVIII,
Paradiso XIX, Paradiso XX, Paradiso XXI, Paradiso XXII, Paradiso
XXIII,
Paradiso XXIV, Paradiso XXV,
Paradiso XXVI,
Paradiso
XXVII, Paradiso
XXVIII, Paradiso XXIX, Paradiso XXX,
Paradiso XXXI, Paradiso
XXXII, Paradiso
XXXIII
Dorothy
Sayers'
diagrams to
her Hell,
translating
Dante's Inferno:
ante Alighieri ha scelto di scrivere la Commedia,
come il Vangelo, per tutti: uomini, donne, bambini. Il nostro
Cenacolo Dante Alighieri, aperto a tutti, ha l’intento di
condividere la lettura di tutte e tre le Cantiche della Commedia,
tre Canti ogni giovedì sera. Una lettura che non sia
superficiale, o secondo lo stile cognitivo dell’emisfero
sinistro, approccio tipico dell’Accademia e delle scuole, ma
secondo lo stile dell’emisfero destro, con colori e suoni, con
le miniature, i disegni di Botticelli e di Blake, con la
musica del tempo, e come il figlio Pietro Alighieri ha
insegnato nel suo Commento, il quale afferma che il
poema è finzione e sogno, guidando noi lettori alla verità.
Noi come lettori, nel leggere, diventiamo Dante dentro la sua
Commedia; noi con lui, come lui, commettiamo tutti e
sette i peccati mortali, e nel Purgatorio sciogliamo
poi questi peccati con la Penitenza gioiosa. La Commedia è come un
Manuale di Confessione, Dante, nel poema, è come il re Davide
con il Salmo 50, il Miserere, il quale si pente dei
suoi peccati mortali con Natan e con Dio. Dante, fuori della finzione del poema,
è togato in rosso, è Maestro; dentro la Commedia,
invece, è in azzurro, come discepolo di Virgilio, che è in
rosso. Egli è qui l’apprendista del mago. Dante, nel testo del
poema, è come Pinocchio che sbaglia, e poi impara – e noi
impariamo con loro.
Pietro
Alighieri scrive nel suo Commento delle
quattro Cause di Aristotele, causa materiale, causa
efficiente, causa formale e causa finale, come in relazione
ai quattro livelli dell'esegesi teologica, il senso
letterale, il senso morale, il senso allegorico e il senso
anagogico. Dante, in carne ed ossa, fuori del testo, è
figura materiale e letterale; la figura dell’esule e
pellegrino Dante nel testo ci insegna la morale, mentre
nella forma allegorica - il testo gioca con le forme
allegoriche – ci fa arrivare alla causa finale, che è il
livello anagogico, della salvezza del lettore in verità -
nello spazio e tempo reali -
e anche oltre la finzione e la poesia del testo.
Firenze/Esilio,
1265-1321 Dante autore, in rosso vero ―› materiale letterale |
Poema, Pasqua, 1300 Dante pellegrino, in azzurro sogno, finzione ―› formale e efficiente morale e allegorico |
Ovunque, 1300-2020 Noi lettori veri efficiente e finale morale e anagogico |
Quando un restauratore lavora su un quadro medievale
deve rimuovere tutte le aggiunte che sono state fatte
negli anni, rimuovere gli strati giallastri di vernice,
per ritrovare i colori vividi e brillanti e l’oro
dell’originale che sembrano danzare alla luce delle
candele. Lo stesso desideriamo fare con la poesia di
Dante, così che quando leggiamo la Commedia,
possiamo avvicinarci il più possibile alla Firenze
medievale del suo tempo. Ceneremo ogni mese anche nella
sua vera casa natale, alla Trattoria “Il Pennello”,
accanto alla chiesetta di San Martino, invece di
incontrarci nel Museo Casa di Dante degli inizi del
Novecento. Il nostro Dante non sarà il Dante della
statua severa in Piazza Santa Croce, non sarà il Dante
del Romanticismo francese e tedesco, non sarà il Dante
così come fu percepito dal Risorgimento, il Dante del
nazionalismo e della massoneria, né il Dante del Duce
Mussolini del Fascismo arrogante, imperialistico e
razzista, ma il Dante medievale in carne ed ossa, prima,
cittadino di Firenze, che, con la condanna all’esilio e
con la condanna a morte per tre volte nel Libro del
Chiodo, divenne -
e diviene - un cittadino umile e democratico di
un mondo che è il Regno dei Cieli, che sposò la pagana Etica
Nicomachea di Aristotele al cristianesimo
inclusivo dei Vangeli, all’In Principio erat Verbum
della Bibbia, come riscritto in ‘Nel mezzo del cammin
di nostra vita . . .’ qui ed ora.
Libri titulus est: Comoedia Dantis Allegherii; et quare sic vocetur, adverte. Antiquitus in theatro, quod erat area semicircularis, et in ejus medio erat domuncula, quae scena dicebatur, in qua erat pulpitum, et super id ascendebat poeta ut cantor, et sua carmina ut cantiones recitebat, extra vero erant mimi joculatores, carminum pronuntiationem gestu corporis effigiantes per adaptationem ad quemlibet, ex cujus persona ipse poeta loquebatur; . . . et si tale pulpitum, seu domunculam, ascendebat poeta, qui de more villico caneret, talis cantus dicebatur comoedia. . .et quod ejus stylus erat in materia incipiente a tristi recitatione et finiente in laetam . . . Et quod auctor iste ita scribere intendebat, incipiende ab Inferno et finiendo in Paradisum, sic ejus Poema voluit nominari. Item quod poeta in comoedia debet loqui remisse et non alte, ut Terentius in suis comoediis fecit.But perhaps more important than giving the theatricality of his father's Commedia is his understanding of its allegorizing. He combines the Fourfold Allegoresis of the theologians with the Four Causes of Aristotle, the first as literal and material, the second as moral and efficient, the third as figural and formal, the fourth as final and anagogical. There are two types of allegory, the Allegory of the Theologians, which is God's, based in Truth, whose end is damnation/salvation; and the Allegory of the Poets, which is fictive and pagan, where a vice or a virtue is abstracted and intellectualized, away from the marketplace's real world of flesh and blood into an ivory tower, allos+agora. Dante mixes them up together. Which he can do because he, the Author in his reality of flesh and blood, and garbed in his red and ermine teaching robes, outside of his book, which lies on the lectern before him, which he writes and from which he reads, creates an alternative cosmos, his poem. Into which he fictively 'incarnates' his mirror image, now in the blue of the sorceror's apprentice to Virgil the necromancer, and journeying from the bondage of Hell to the freedom of Paradise. During the paideia of this poem this 'Dante' fictively errs, then learns from his errors, and we learn with him, being likewise shaped from vice to virtue. But there is also the Figural and Formal Allegory and Cause, where episodes in the Hebrew Scriptures become mirrors of those in the Gospels, such as Isaac carrying the wood becoming Christ carrying the Cross; in Dante's writings, where Psalm 113's In Exitu Israel de Aegypto becomes Christian Baptism, and even where three poets, Dante, Virgil, Statius, poetando, become like the three pilgrims at Emmaus. This is most beautifully shown in the Botticelli illustrations to that Purgatorio XXI scene.
Florence, Exile,
1265-1321 Dante Author, in red True ―› Material Cause Literal |
Poem, Easter, 1300 Dante Pilgrim, in blue Dream, Fiction ―› Efficient and Formal Causes Moral and Figural Allegories |
Everywhere,
1300-2020 We, Readers True Efficient and Final Causes Moral and Anagogical Allegories |
Dicendo quomodo post eus venit quidam spiritus, et eos salutavit, et ita allocutus est eos, ut fecit Christus die tertia post passionem apparens sancto Jacobo et sancto Joanni [sic] euntibus per Jerosolimam et loquentibus de eo; dicendo: qui sunt hi sermones, quos confertis ad invicem ambulantes? Qui dixerunt: tu solus peregrinus es in Jerusalem etc. Demjum et cognoverunt eum, ut Lucae Capitolo XXIV. Fingendo dictum spiritum se postea nominare Statium, in quo modo figuratur philosophis moralis, ut in Capitolo II Inferni praemisi.Massimo Seriacopi and I believe that Pietro's Commentary is extremely close in its understanding of Dante's strategy in narrating the poem, as something fictive but with moral intent, that lies to teach truth, where Dante places himself, as Everyman/Adam, created in God's image, who will learn to become Christlike, and with him his readers, ourselves, into the dream vision within the poem, im which we learn from that fiction that he creates, that is contains historical facts and geographical reality, all time and all space, an encyclopedeia, and so progress from vices to virtues, from damnation to salvation. The theatre is not true but pretend, but its pretense, as at Epidauros, Athens, Fiesole and Rome, could heal and teach its citizenry. Aristotle defines comedy as where the anagnorisis comes about in time, in tragedy, too late. While the Inferno is high tragedy, alta tragedia, the entirety is comedy, la Commedia.
Inde tangit auctor comparative quod scribitur Luce, capitulo ultimo, scilicet quod dum post passionem et resurrectionem Domini Cleophas et Almeon -- secundum Ambrosium, licet non nominetur in Evangelio dictus Almeon, nam Gregorius dicit quod iste non nominatum fuit ipse Lucas, sed quadam humilitate noluit se nominare -- ient tamquam discipuli Christi per Yerosolmato loquentes ad invicem et dolentes de ipso Iesu Apparuit eium Christus dicens eis: "Qui sunt sermones vestri?" qui non cognoscentes eum dixerunt sibi: "Et tu peregrinus solus es in Yerusalem" etc. Sic itaque fingit hic autor umbram Stati poete Tolosani apparuisse eis ibi et dixisse ut habetur in textu.
Dicendo come drieto a loro venne uno spirito e salutossi faccendo similitudine a quello che scrive Santo Luca, che al dì che Cristo risucito, due discepoli suoi si partirono di Ierusalem e andavano in Emaus e parlavano di Cristo. E Cristo, in forma di pellegrino, appari loro di dietro, e andò con loro infino allo albergo. E finge questo essere lo spirito di Stazio poeta, nel quale vuole figurare la filosofia morale.
Fonti:
Dante Alighieri. La
Commedia secondo l'antica
vulgata a cura di Giorgio
Petrocchi. Edizione
Nazionale a cura della Società
Dantesca Italiana. Milano:
Mondadori, 1966-1967.
Dante Alighieri. La
Divina Commedia.
Illustrazioni di Sandro
Botticelli. Firenze: Le
Lettere, 1997.
Dante Alighieri. La divina
commedia nella figurazione
artistica e nel secolare
commento. A cura di
Guido Biagi, Giuseppe Lando
Passerini, Enrico Rostagno
& Umberto Cosmo. 3 vols.
Torino: UTET, 1924-39.
Vittorio Alinari. Paesaggi
italici nella "Divina
Commedia". Firenze:
Presso Giorgio e Piero
Alinari, 1921.
Blake Archive, http://www.blakearchive.org/blake/
Julia
Bolton Holloway. The Pilgrim and
the Book: A Study of
Dante, Langland and
Chaucer. Berne: Peter
Lang, 1987, 1989,
1993. Trad in italiano, Il
Pellegrino e il Libro: uno
studio su Dante Alighieri.
De strata francigena. Firenze:
Centro Studio Romei, 2012.
Julia Bolton Holloway. Twice-Told
Tales: Brunetto Latino and
Dante Alighieri. Berne:
Peter Lang, 1993.
The British Library, Yates
Thompson 36 manuscript, http://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=6468
Robert
Davidsohn. Storia di
Firenze. Trad. di
Giovanni Battista Klein.
Firenze:
Sansone, 1957. 8 volumes.
Brunetto Latini. Il
Tesoretto. New York:
Garland, 1981; Firenze, Le
Lettere, Biblioteca
Laurenziana Medicea, 2000.
Giovanni Papini. Dante
vivo. Firenze: Libreria
Editrice Fiorentina, 1933.
Horia-Roman Patapievici. Gli
occhi di Beatrice: Com'era
davvero il mondo di Dante?
Paravia: Mondadori, 2004.
Renato Stopani. L'Aguato
di Montaperti. Firenze:
Editoriale Gli Arcipressi,
2002.
Renato Stopani. Firenze
prima di Arnolfo. Città e
architettura dall'XI secolo
alla metà del Dugento.
Firenze: Centro Studi Romei,
2014.
'Dante
vivo',
1997-2022 © Julia Bolton
Holloway,
Carlo Poli,
Società
Dantesca
Italiana,
Federico
Bardazzi,
Ensemble San
Felice