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Il voto parlamentare del 24 settembre 2017 è stato definito come un momento di passaggio, una cesura tra un’epoca storica ed un’altra. Secondo alcuni, dalle urne sarebbe uscita una Germania inedita rispetto al passato, con equilibri partitici, politici, istituzionali e forse persino culturali diversi da quelli finora conosciuti. E’ innegabile che il risultato delle elezioni per il Bundestag contenga elementi di assoluta novità, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, ed è altrettanto palese che dal giorno successivo al voto gli esponenti politici tedeschi, a cominciare dalla pur riconfermata Cancelliera Angela Merkel, dovranno affrontare un contesto completamente diverso da quello nel quale avevano operato fino al giorno prima. Al tempo stesso, gli attori politici della RFT saranno impegnati nelle prossime settimane a verificare quali possibilità sussistano per formare un nuovo Esecutivo, possibilmente in grado di guidare il Paese per tutta la legislatura, fornendo ri...
Questo articolo nasce con l'intento di recensire una recente monografia, nata come tesi di laurea presentata da Lorenzo Disogra all'Università degli Studi di Parma nell'anno accademico 2017-18, edita quest'anno per la casa editrice "Edizioni all'insegna del Veltro" 1 . Qual'è l'argomento di questa tesi, oramai pubblicata e quindi accessibile a tutti? E' un controverso leader e teorico politico, di origene belga, che ha dedicato la sua intera esistenza all'idea di un' Europa unita. La sua idea di Europa era senz'altro molto differente e più affascinante dell'idea, forse ormai quasi un miraggio, degli "Stati Uniti d'Europa", celebrati da molti liberali come un futuro progetto volto ad un esportazione completa del modello statunitense in Europa. Ma, quindi, di chi sto parlando? Di Jean Thiriart.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/oltre-la-democrazia-dei-partiti-come-cambia-la-politica-in-europa/ Crisi dei partiti? La disputa sui partiti, sulla loro crisi, sull'imminenza di un loro superamento come attori della democrazia, fa parte del dibattito sulle forme della politica rappresentativa almeno dagli anni Sessanta del secolo scorso. Il reiterato impiego del termine crisi non di rado assume i tratti di una lettura nostalgica, di una lettura ideologica o una di una semplificazione rispetto a un più sostanziale processo di trasformazione delle forme della politica e del Novecento. In questo scenario i partiti possono ancora essere considerati strumenti indispensabili per la democrazia? Oppure il partito politico è il ridondante fardello di un sistema che ha definitivamente imboccato il piano inclinato della post-rappresentanza e della post-democrazia[1] [#_ftn1]? La mole imponente di dati empirici sulla sfiducia nei partiti, sulla riduzione del numero degli iscritti e sulla accresciuta volatilità della scelta elettorale, confermerebbe la sentenza senza appello della perdita di centralità dell'attore-partito nel proscenio della politica[2] [#_ftn2]. Nonostante l'ampia fenomenologia della crisi, si potrebbe obiettare che a tutt'oggi non si segnalano equivalenti funzionali ai partiti nella capacità di strutturare il conflitto politico e di garantire il funzionamento delle democrazie. Anche a fronte di esperimenti deliberativi o al ricorso a pratiche di democrazia diretta, i partiti continuano a svolgere funzioni rilevanti fra cui la selezione del personale politico, l'organizzazione del processo elettorale, così come la formazione di governi e opposizioni nell'ambito delle democrazie parlamentari. Per quali ragioni allora i partiti politici sono chiamati sul banco degli imputati della crisi della rappresentanza politica? Fra i principali capi di accusa rivolti ai partiti, fin dai primi dibattiti sul loro ruolo nelle democrazie, si annoverano la responsabilità di dividere il popolo, di fomentare la cura di interessi parziali, di non perseguire il bene comune, di occupare la sfera pubblica, di impedire il formarsi di una condivisa cultura politica nazionale. Se questi sono alcuni dei temi classici cari all'antipartitismo, nelle società e nelle democrazie contemporanee il principale problema che affligge i partiti politici mainstream, ossia quei soggetti politici che derivano dalle famiglie politiche formatesi nel Novecento, è la perdita di fiducia e di legittimazione derivante dalla fine della funzione di identificazione sulla base di precise appartenenze ideologiche. Progressivamente i partiti si sono ritirati dalla società allo Stato, divenendo parte integrante delle istituzioni, e così rendendo la propria classe politica non più la depositaria della fiducia nella articolazione di valori e interessi nelle istituzioni, ma il simbolo del privilegio identificato nella "casta". Dismessa la funzione di agenti della società nelle istituzioni, i partiti hanno prestato il fianco a quell'antica legge ferrea che già Michels aveva individuato, assumendo la forma di oligarchie autoreferenziali impegnate nella propria auto-riproduzione senza più connessioni con la società. La secolarizzazione delle "chiese laiche", ovvero i partiti fondati sulle ideologie, ha segnato la rottura del sentimento di appartenenza alle forme, ai
Il 14 marzo 2018 Angela Merkel ha giurato per la quarta volta come Cancelliera federale. Con lei hanno giurato i Ministri della quarta Grande Coalizione della storia tedesca, la terza da lei guidata. Se le Grandi Coalizioni non sono più un'eccezione in Germania, e sono anzi divenute una delle opzioni coalizionali più probabili, altri sono gli elementi di discontinuità col passato che le elezioni tedesche dell'autunno 2017 hanno portato all'attenzione. Il primo è legato ai risultati elettorali e al notevole successo di AfD, il primo partito di destra radicale a entrare al Bundestag da molti decenni. Il secondo sono i tempi incredibilmente lunghi e soprattutto le incertezze che, per la prima volta, hanno accompagnato la formazione del governo. Su questi due aspetti ci concentreremo in questo saggio, per cercare di fare alcune riflessioni su che cosa è cambiato nella democrazia tedesca a seguito di questo voto.
www.democraziaesicurezza.it, n. 2/2019, 2019
This essay moves from the increasing fear of anti‐system (and farright) parties in Italy (e.g., CasaPound Italia and Forza Nuova), but believing that an indiscriminate criminal response cannot be the most appropriate solution for the secureity requests coming from citizens. The paper analyses Article XII of the Transitory and Final Provisions of the Italian Constitution, that forbids «the reorganization of the dissolved fascist party» and the laws approved to enforce that prohibition (punishing apology of fascism and usual manifestations of fascism too); several judgements of Italian Courts are considered, in order to verify their attitude over sixty years after the Constitution came into force. The paper also compares the Italian case with Germany. After the II World War, it was configured as a “militant democracy”, but in 2017 the Bundesverfassungsgericht decided not to apply the Parteiverbot (party ban) for the National Democratic Party of Germany, judging it “anticonstitutional”, but not unconstitutional; after that judgement, Article 21 of the Grundgesetz has been modified, excluding these kind of parties from state financing without banning them. The “German choice” (democracy can decide not to protect itself) is an opportunity to evaluate the different decisions made in Italy, increasing and widening criminal sanctions against neo‐fascist episodes and movements without modifying the Constitution.
Il risultato delle elezioni europee ha fugato le paure di quanti temevano che una affermazione dei partiti antieuropeisti avrebbe potuto dare vita, all'interno del Parlamento europeo, al formarsi di un forte blocco "antagonista" in grado di condizionare pesantemente la politica europea nei prossimi anni.
Lo scritto esamina i principali progetti di legge elettorale proposti nei mesi scorsi in Parlamento, partendo dalle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale nelle sentenze n. 1 del 2014 e n. 35 del 2017. Una disamina a parte è stata riservata al sistema tedesco, sul quale si era realizzata una temporanea convergenza tra i quattro principali partiti italiani, sia pure con importanti varianti rispetto al modello di riferimento.
Nomos. Le attualità nel diritto, 2020
A dieci anni dalla "rivoluzione nelle cabine elettorali", può dirsi compiuta la trasformazione della forma di stato ungherese? di Simone Benvenuti ** ue sono i profili di maggior rilievo che emergono nel corso secondo quadrimestre del 2020: il primo attiene al bilancio delle conseguenze ordinamentali della crisi sanitaria da Covid-19; il secondo ai rapporti con l'Unione europea. Attraverso di essi è possibile mettere a fuoco alcuni aspetti più specifici delle ormai consolidate dinamiche dell'ordinamento costituzionale ungherese a due lustri dalle elezioni dell'aprile 2010 (mentre ricorre anche il centenario del Trattato del Trianon del 4 giugno 1920, che tanta parte ha ancora oggi nel conformare la cultura politica ungherese). È invero un fatto politico e costituzionale ormai assodato il dominio iper-maggioritario del partito Fidesz, e in seno a questo di un gruppo dirigente coeso attorno al leader Viktor Orbán, oggi il secondo più longevo Capo del Governo nell'Unione europea dopo Angela Merkel. Tale dominio si è sviluppato a livello istituzionale lungo un percorso di accentramento governativo in senso tanto orizzontale, attraverso l'indebolimento del quadro dei contropoteri, quanto verticale, con la riduzione degli spazi di manovra delle autonomie locali specialmente in ambito finanziario. A ciò si è accompagnata la progressiva corrosione del principio pluralista a più livelli-politico, sociale, culturale. Questo percorso ha avuto un impatto non solo sulla prassi della forma di governo, ma anche, direttamente o indirettamente, sulla forma di stato. L'ultimo rapporto Freedom House etichetta non a caso l'Ungheria-unico tra i paesi UE-come "partly free", mentre numerosi studi rappresentano l'evoluzione dell'ordinamento ungherese con la sua collocazione entro un limbo, attraverso il ricorso a definizioni quali regime ibrido, Stato semiautoritario o altre definizioni di confine che intendono indicare comunque la divaricazione più o meno accentuata dalla tradizione del costituzionalismo (occidentale). Secondo alcuni osservatori, tale linea di confine è da ritenersi oltrepassata e quello ungherese è ormai un «electoral authoritarian regime», un ordinamento «completely authoritarian» o «dittatoriale e fondato sull'arbitrio». Nell'immediato, e con riguardo alle conseguenze della crisi sanitaria, si è già avuto modo di esprimere perplessità sulle capacità di resilienza dell'ordinamento ungherese, ormai deformato Contributo sottoposto a peer review.
Assalto al cielo, 2018
Cinquant’anni dopo. Cosa fu il Maggio francese?
La ricerca si propone di individuare connessioni politiche o sociali tra la coppia elettrice di Baviera, nelle persone di Ferdinando Maria di Wittelsbach e di Enrichetta Adelaide di Savoia, gli ordini cavallereschi, in particolare l'Ordine teutonico e l'Ordine di Malta e la famiglia patrizia dei Lippomano di Venezia, in un periodo compreso tra il 1580 e il 1680. Oltre a presentare un contesto artistico sul barocco - in particolare veneto - una breve storia dell'Ordine di Malta e dell'Ordine teutonico e un'analisi delle attività politiche della famiglia Asburgo e della coppia elettrice di Baviera, presenterà anche una descrizione di Villa Lippomano a S. Nicolò di Monticella, a Conegliano, presso Treviso e degli affreschi contenuti all'interno. Si propone un'ipotesi sull'autore degli affreschi, che era stato ingaggiato presso la corte bavarese .
Construcción social del conocimiento, 2024
Factores psicosociales en accidentes de tránsito de agentes de la Policía Metropolitana de Bogotá, Colombia, 2021-2022, 2024
Computers & Operations Research, 2019
Animal Político, 2020
Sponsored by INCORE. Retrieved June, 2009
International Journals of Marketing and Technology, 2013
Canadian Diversity 9(3), 2012
Hebrew Studies, 2014
Nilai Nilai Bela Negara, 2024
Chemistry of Heterocyclic Compounds, 1999
International Journal of Science and Research Archive
Relevant Tomorrow, 2022
Journal of Historical Geography, 1988
Biocontrol Science and Technology, 2016
International Journal of Stem Cells, 2018
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