Lo Sviluppo Atipico
Lo Sviluppo Atipico
Lo Sviluppo Atipico
Cosa è anormale?
- L’anormalità come deviazione dalla media
_ Si definisce l’anormalità tramite modello statistico
_ QI di 100 è normale; da 70 a 130 è “anormale”
- L’anormalità come deviazione dall’ideale
_ Alternativa al modello statistico
_ Chi determina cosa è “ideale”?
_ Le culture occidentali hanno “aspettative” diverse sulla normalità rispetto alle culture
orientali
Diagnosi clinica (o classificazione nosografica): valutazione guidata dalla ricerca di criteri che
permettono di identificare un disturbo e lo collocano nell’ambito di un sistema nosografico.
NB. La diagnosi clinica in Italia è permessa solo a psicologi e medici iscritti ai relativi albi
professionali
Diagnosi funzionale: descrizione del funzionamento della persona nel suo contesto:
- Richiede un aggiornamento periodico.
- Fa leva sulle potenzialità residue o inespresse.
- Suggerisce gli interventi da compiere.
- Ritardo Medio (QI da 35 a 49; 10% dei casi): Sviluppo del linguaggio compromesso sia
nell’espressione che nella comprensione. Disarmonia tra abilità visuo-spaziali e linguistiche.
Le capacità sociali e relazionali possono risultare sufficienti, sebbene compromesse. Si
possono acquisire nozioni e competenze scolastiche di base (ad esempio, si può imparare a
leggere e si possono raggiungere competenze matematiche di classe seconda della scuola
primaria)
- Ritardo Grave (QI da 20 a 39; 3-4% dei casi): Sviluppo minimo del linguaggio o assenza
totale di esso. Da un punto di vista sociale, possibilità di mostrare abilità specifiche solo in
contesti protetti. Spesso si accompagnano deficit nello sviluppo motorio. Da un punto di
vista degli apprendimenti, scarsa comprensione di concetti inerenti numeri, quantità e
tempo. Possibilità di riconoscere globalmente alcune parole per le necessità elementari.
Pensiero concreto focalizzato sul momento presente.
- Ritardo Profondo (QI < 20; 1-2% dei casi): Sviluppo senso-motorio gravemente
compromesso, con scarsa o nulla capacità di prendersi cura di sé stessi. Gravi limitazioni
nella mobilità ed incontinenza. Linguaggio e processo simbolico assenti. Solo in alcuni casi,
reattività a semplici comandi e possibilità di richieste elementari. Nessun apprendimento
scolastico.
Legge 170/2010
Riconoscimento di Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia come Disturbi Specifici
dell’Apprendimento (DSA).
Tutela del diritto allo studio puntando su nuove metodologie didattiche e valutative e sulla
formazione dei docenti.
Al decreto attuativo sono allegate le Linee Guida, con indicazioni elaborate in base alle più recenti
conoscenze scientifiche per realizzare interventi personalizzati (tra cui strumenti dispensativi e
compensativi).
Strumenti compensativi:
- Audiolibri e sintesi vocale
- Sussidi audiovisivi
- Parole-chiave
- Computer
Metodologie dispensative:
- Non far leggere a voce alta;
- Non costringere a prendere appunti
- Non assegnare troppi compiti per casa
- Concedere tempi più lunghi
- Modificare la modalità di verifica: Orale programmata e guidata con domande circoscritte e
univoche; Se scritte, preferire le verifiche strutturate, i test di riconoscimento, a quelli di
produzione; Dare le consegne anche oralmente; Permettere di scrivere in stampatello.
Quando a scuola ci sono bisogni speciali… quadro normativo in Italia:
•Legge 118 del 1971: superamento del modello delle classi “speciali”.
•Legge 517 del 1977: la scuola deve attuare forme di integrazione per alunni portatori di handicap,
deve prevedere l’insegnante di sostegno (insegnante specializzato), un servizio
sociopsicopedagogico. Inoltre, le classi con portatori di handicap non possono avere più di 20
alunni.
•Legge 104 del 1992: riferimento normativo cruciale sulla disabilità. Prevede una sinergia tra
servizi ed attori diversi (in primo luogo le USL), e fa esplicito riferimento a strumenti quali la
diagnosi funzionale, il profilo dinamico funzionale, e il piano educativo individualizzato (P.E.I.).
•Legge 170 del 2010: disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
•Direttiva ministeriale del 2012 sui “bisogni educativi speciali” (BES): vi rientrano tutti i bambini e
ragazzi che hanno bisogno di un aiuto straordinario all’interno del contesto scolastico, per le ragioni
più varie. Si prevedono le modalità per la redazione di un piano didattico personalizzato (PDP).
Direttiva ministeriale del 2012 sui “bisogni educativi speciali” (BES)
- vi rientrano tutti i bambini e ragazzi che hanno bisogno di un aiuto straordinario all’interno
del contesto scolastico, per le ragioni più varie.
- Si prevedono le modalità per la redazione di un piano didattico personalizzato (PDP).
1.Chi sono gli alunni con Bisogni Educativi Speciali? Quali sono le 3 grandi sotto-categorie?
- Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) manifestano esigenze educative, anche
temporaneamente, per motivi fisici, biologici, psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che
le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta.
- I BES si dividono in tre grandi sotto-categorie:
- Disabilità (tutelata dalla legge 104/92
- Disturbi evolutivi specifici: Disturbi specifici dell’apprendimento (tutelati dalla Legge 170/2019);
Deficit del linguaggio; Deficit delle abilità non verbali; Deficit della coordinazione motoria; Deficit
dell’attenzione e dell’iperattività; Funzionamento cognitivo limite.
- Svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale
4. Quali strategie di intervento vengono adottate per gli alunni con BES?
- Per gli alunni con BES le scuole hanno il compito di redigere un PDP (Piano Didattico
Personalizzato), ovvero un percorso individualizzato e personalizzato per tali alunni, che serva
come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle
famiglie le strategie di intervento programmate.
- Per la stesura del PDP i Consigli di classe, in seguito all’analisi della documentazione clinica
presentata dalla famiglia e sulla base di considerazioni di carattere pedagogico e didattico, possono
avvalersi di strumenti compensativi e dispensativi
5.Secondo voi perché è importante che un’insegnate sia formato su questi temi Secondo voi quale
dovrebbe essere il ruolo dell’insegnante nell’iter di inquadramento diagnostico di un alunno?
- È importante che un’insegnante sia formato su questi aspetti al fine di adottare una didattica
inclusiva che non lasci indietro nessun alunno e che garantisca a tutti la tutela al percorso
formativo
- L’insegnante dovrebbe avere un ruolo ben specifico, relativamente alle sue competenze
professionali, nel percorso che accompagna uno studente dall’emergere di un “campanello
di allarme”, all’iter di inquadramento diagnostico, fino alla diagnosi funzionale ed al suo
monitoraggio.