Papers by Silvia Gazzoli
Ancient History Bulletin, 2022
Considerazioni di Storia e di Archeologia, 2022
CHASTAGNOL 1996 = A. CHASTAGNOL, «Coloni et incolae: note sur les différenciations sociales à l'i... more CHASTAGNOL 1996 = A. CHASTAGNOL, «Coloni et incolae: note sur les différenciations sociales à l'intérieur des colonies romaines de peuplement dans les provinces de l'Occident (Ier siècle av. J.-C.-Ier siècle ap. J.-C.)», in A. CHASTAGNOL, S. DEMOUGIN, Cl. LEPELLEY (Dir.), Splendidissima civitas: études d'histoire romaine en hommage à François Jacques,
Diego Peirano 15 17 25 33 45 65 79 89 95 101 109 117 123 6
"La falsificazione epigrafica. Questioni di metodo e casi di studio" a cura di Lorenzo Calvelli, 2019
We present here some reflections on an inscription from Cernusco sul Naviglio (Milan) discovered ... more We present here some reflections on an inscription from Cernusco sul Naviglio (Milan) discovered by Monsignor Luigi Biraghi in 1849 and published by Mommsen among the falsae in CIL V 664*. This paper stems from the discovery of some private and unpublished letters by Biraghi that we consulted at the Archive of the Quadronno Institute of the Sisters of St. Marcellina in Milan. This correspondence informs us of Biraghi’s personal and professional relationships with other mid-19th century classical scholars. The analysis of these documents will shed some light on the harsh judgment that Mommsen (along with others) expressed on Biraghi regarding some inscriptions that he had discovered in the Ager Mediolanensis.
Studia UBB Digitalia, 2018
The study of an abundant number of inscriptions leads to the conception of schemas and forms that... more The study of an abundant number of inscriptions leads to the conception of schemas and forms that can be organized into databases. This procedure allows us to arrange information with precision and to draw data and create connections between them in short time. For this reason, the relational database model has proved to be a valid support, as it makes possible to arrange data and information logically according to pre-established constraints and relationships, reducing errors and repetitions. The aim of this paper is to present an example of the use of a relational database created to catalogue inscriptions and point out positive aspects and difficulties found out during the process. The complexity of this method is mostly related to making choices about entities and identifying relationships between them; another obstacle is connected to the complexity of inscriptions as group of words and formulae. Nevertheless, the relational database allows the researcher to mix up data and information and create new relations between them using SQL operators. The software used for the case study that will be present in this paper is an open source administration and platform pgAdmin (for PostgreSQL).
Dissertations by Silvia Gazzoli
Gli studi riguardanti la diffusione dei materiali lapidei hanno ricevuto , nel corso degli ultimi... more Gli studi riguardanti la diffusione dei materiali lapidei hanno ricevuto , nel corso degli ultimi anni, una notevole spinta dall'interesse sempre più intenso verso l'approfondimento di quanto inerente al commercio nell'antichità. Inoltre la crescita di questo ambito è determinata anche dalla maggiore interazione tra l'archeologia e le discipline scientifiche, in questo caso la geologia, che permette di aggiungere una mole enorme di informazioni al dato meramente archeologico.
Abstract Tesi di Silvia Gazzoli
Titolo: Studi e ricerche su Luni e i marchi di cava del suo marmo... more Abstract Tesi di Silvia Gazzoli
Titolo: Studi e ricerche su Luni e i marchi di cava del suo marmo: una
proposta di classificazione
Relatori: prof.ssa G. Tedeschi Grisanti, prof. M. Paoletti, prof.ssa S. Segenni
Abstract
Il lavoro di tesi è stato suddiviso in diversi capitoli definiti in base alle principali tematiche
toccate che, a loro volta, ruotano attorno ad un argomento cardine costituito dalle rovine
della città di Luni.
Nel primo capitolo è stata approfondita la storia della letteratura che si è concentrata sul
sito archeologico, dall’età antica con i resoconti dei viaggiatori, fino alle scoperte più
recenti, tratteggiando per completezza delle brevi biografie degli studiosi che più se ne
sono interessati per comprendere meglio il contesto di appartenenza e il punto di vista con
il quale guardavano a queste tracce del passato.
Luni, come tutte le città antiche, non era solamente costituita dal centro, luogo pulsante
della vita degli abitanti, ma anche dai territori che la circondavano; e proprio per esaltare
questo collegamento tra i monumenti, le grandi domus e la periferia agricola sono stati
presi in esame anche i ritrovamenti archeologici di minore entità sparsi per quell’area che
viene identificata topograficamente come Foglio 96. Tale sezione rappresenta la volontà di
fare il punto della situazione degli studi che si sono concentrati su questo settore della
Lunigiana: per ogni sito viene evidenziata la bibliografia fino ai tempi contemporanei, con
riferimenti ai corpora epigrafici, alle riviste scientifiche, alle pubblicazioni locali o ai singoli
studi.
A esemplificazione della diffusione della presenza romana è stato inserito un
approfondimento ulteriore di ambito epigrafico, per elencare e contestualizzare le iscrizioni
che sono state rinvenute nelle rovine e al di fuori di esse, in base ai rendiconti degli
studiosi locali, alle opere di catalogazione e agli studi più moderni. Grazie a questo lavoro
di ricerca è stato possibile porre in luce il rapporto tra la presenza romana e in territorio,
evidenziando in particolare le aree maggiormente ricche di testimonianze rispetto a quelle
che non ne hanno riportate molte. Sono stati inseriti diversi cenni, inoltre, alle popolazioni
pre romane che abitavano in territorio così come, per completezza, sono stati inseriti
riferimenti anche ad alcuni ritrovamenti alto medievali.
Il secondo capitolo è incentrato invece sulla pietra che ha decretato la fama di Luni
dall’antichità fino all’epoca moderna, ovvero il marmo; materiale purissimo, bianco o
variegato, cavato dalle montagne alle spalle della moderna Carrara, che prima veniva
trasportato verso Roma per poi raggiungere le grandi città della romanità, ora anche verso
mete più lontane.
Il rapporto tra passato e presente costituisce uno tra i fili conduttori di questa sezione, con
un continuo rimando tra usi, tecnologie che hanno permesso all’uomo di lavorare queste
rocce secondo le proprie necessità. Sono state approfondite in questo capitolo le
metodologie legate all’estrazione dei blocchi non solo in epoca romana ma a partire dalla
documentazione dell’antico Egitto, toccando le cave greche e arrivando, infine, a quelle
romane.
Vengono poi approfondite le attività legate all’estrazione dei manufatti in epoca romana: in
questa sorta di catena di lavorazione vi era una fase, subito successiva all’estrazione, che
consisteva nella segnatura del blocco, con l’iscrizione di sigle, numeri, riferimenti che
spesso rimangono oscuri. Su tale argomento è concentrata una gran parte di questo
lavoro di tesi, con un catalogo finale che raccoglie e descrive le notae lapicidinarum
rinvenute nel bacino carrarese e che possono essere messe in relazione con altri
esemplari scoperti nell’Ottocento a Roma, o in tempi più recenti nei monumenti della città
di Giuba II, Cherchel.
Seguono, nelle ultime pagine, due appendici, ad illustrare due particolari argomenti che
sono solo sfiorati dallo studio principale. Il primo è quello della toponomastica dell’area
geografica presa in esame (corrispondente, come si è detto in precedenza, al foglio 96):
sono stati schedati non solo i nomi di chiara origine romana, ma anche quelli ascrivibili ad
epoche precedenti o successive, come per mappare la stratificazione della presenza
antropica in questi territori.
Il secondo focus è di ben diversa natura: in questo caso si è cercato di trovare dei
riferimenti alla escavazione, in antico, di un materiale molto particolare, il cosiddetto
“Marmo Portoro”, che consta di pochissimi ritrovamenti a Luni, tra i quali spicca una
colonna, la cui autenticità viene messa in discussione.
Book Chapters by Silvia Gazzoli
Notae lapicidinarum dalle cave di Carrara, 2015
Notae lapicidinarum dalle cave di Carrara, Dec 2015
Conference Presentations by Silvia Gazzoli
CLASSICAMENTE - Dialoghi Senesi sul Mondo Antico
RECORDARI
Esperienza e costruzione culturale de... more CLASSICAMENTE - Dialoghi Senesi sul Mondo Antico
RECORDARI
Esperienza e costruzione culturale della memoria nel mondo antico Aula AMA, Palazzo San Niccolò, III piano Via Roma 56, Siena Comitato organizzativo dottorandi "Scienze dell'Antichità e Archeologia" Dipartimento FILELI-UNIPI
Uploads
Papers by Silvia Gazzoli
Dissertations by Silvia Gazzoli
Titolo: Studi e ricerche su Luni e i marchi di cava del suo marmo: una
proposta di classificazione
Relatori: prof.ssa G. Tedeschi Grisanti, prof. M. Paoletti, prof.ssa S. Segenni
Abstract
Il lavoro di tesi è stato suddiviso in diversi capitoli definiti in base alle principali tematiche
toccate che, a loro volta, ruotano attorno ad un argomento cardine costituito dalle rovine
della città di Luni.
Nel primo capitolo è stata approfondita la storia della letteratura che si è concentrata sul
sito archeologico, dall’età antica con i resoconti dei viaggiatori, fino alle scoperte più
recenti, tratteggiando per completezza delle brevi biografie degli studiosi che più se ne
sono interessati per comprendere meglio il contesto di appartenenza e il punto di vista con
il quale guardavano a queste tracce del passato.
Luni, come tutte le città antiche, non era solamente costituita dal centro, luogo pulsante
della vita degli abitanti, ma anche dai territori che la circondavano; e proprio per esaltare
questo collegamento tra i monumenti, le grandi domus e la periferia agricola sono stati
presi in esame anche i ritrovamenti archeologici di minore entità sparsi per quell’area che
viene identificata topograficamente come Foglio 96. Tale sezione rappresenta la volontà di
fare il punto della situazione degli studi che si sono concentrati su questo settore della
Lunigiana: per ogni sito viene evidenziata la bibliografia fino ai tempi contemporanei, con
riferimenti ai corpora epigrafici, alle riviste scientifiche, alle pubblicazioni locali o ai singoli
studi.
A esemplificazione della diffusione della presenza romana è stato inserito un
approfondimento ulteriore di ambito epigrafico, per elencare e contestualizzare le iscrizioni
che sono state rinvenute nelle rovine e al di fuori di esse, in base ai rendiconti degli
studiosi locali, alle opere di catalogazione e agli studi più moderni. Grazie a questo lavoro
di ricerca è stato possibile porre in luce il rapporto tra la presenza romana e in territorio,
evidenziando in particolare le aree maggiormente ricche di testimonianze rispetto a quelle
che non ne hanno riportate molte. Sono stati inseriti diversi cenni, inoltre, alle popolazioni
pre romane che abitavano in territorio così come, per completezza, sono stati inseriti
riferimenti anche ad alcuni ritrovamenti alto medievali.
Il secondo capitolo è incentrato invece sulla pietra che ha decretato la fama di Luni
dall’antichità fino all’epoca moderna, ovvero il marmo; materiale purissimo, bianco o
variegato, cavato dalle montagne alle spalle della moderna Carrara, che prima veniva
trasportato verso Roma per poi raggiungere le grandi città della romanità, ora anche verso
mete più lontane.
Il rapporto tra passato e presente costituisce uno tra i fili conduttori di questa sezione, con
un continuo rimando tra usi, tecnologie che hanno permesso all’uomo di lavorare queste
rocce secondo le proprie necessità. Sono state approfondite in questo capitolo le
metodologie legate all’estrazione dei blocchi non solo in epoca romana ma a partire dalla
documentazione dell’antico Egitto, toccando le cave greche e arrivando, infine, a quelle
romane.
Vengono poi approfondite le attività legate all’estrazione dei manufatti in epoca romana: in
questa sorta di catena di lavorazione vi era una fase, subito successiva all’estrazione, che
consisteva nella segnatura del blocco, con l’iscrizione di sigle, numeri, riferimenti che
spesso rimangono oscuri. Su tale argomento è concentrata una gran parte di questo
lavoro di tesi, con un catalogo finale che raccoglie e descrive le notae lapicidinarum
rinvenute nel bacino carrarese e che possono essere messe in relazione con altri
esemplari scoperti nell’Ottocento a Roma, o in tempi più recenti nei monumenti della città
di Giuba II, Cherchel.
Seguono, nelle ultime pagine, due appendici, ad illustrare due particolari argomenti che
sono solo sfiorati dallo studio principale. Il primo è quello della toponomastica dell’area
geografica presa in esame (corrispondente, come si è detto in precedenza, al foglio 96):
sono stati schedati non solo i nomi di chiara origine romana, ma anche quelli ascrivibili ad
epoche precedenti o successive, come per mappare la stratificazione della presenza
antropica in questi territori.
Il secondo focus è di ben diversa natura: in questo caso si è cercato di trovare dei
riferimenti alla escavazione, in antico, di un materiale molto particolare, il cosiddetto
“Marmo Portoro”, che consta di pochissimi ritrovamenti a Luni, tra i quali spicca una
colonna, la cui autenticità viene messa in discussione.
Book Chapters by Silvia Gazzoli
Conference Presentations by Silvia Gazzoli
RECORDARI
Esperienza e costruzione culturale della memoria nel mondo antico Aula AMA, Palazzo San Niccolò, III piano Via Roma 56, Siena Comitato organizzativo dottorandi "Scienze dell'Antichità e Archeologia" Dipartimento FILELI-UNIPI
Titolo: Studi e ricerche su Luni e i marchi di cava del suo marmo: una
proposta di classificazione
Relatori: prof.ssa G. Tedeschi Grisanti, prof. M. Paoletti, prof.ssa S. Segenni
Abstract
Il lavoro di tesi è stato suddiviso in diversi capitoli definiti in base alle principali tematiche
toccate che, a loro volta, ruotano attorno ad un argomento cardine costituito dalle rovine
della città di Luni.
Nel primo capitolo è stata approfondita la storia della letteratura che si è concentrata sul
sito archeologico, dall’età antica con i resoconti dei viaggiatori, fino alle scoperte più
recenti, tratteggiando per completezza delle brevi biografie degli studiosi che più se ne
sono interessati per comprendere meglio il contesto di appartenenza e il punto di vista con
il quale guardavano a queste tracce del passato.
Luni, come tutte le città antiche, non era solamente costituita dal centro, luogo pulsante
della vita degli abitanti, ma anche dai territori che la circondavano; e proprio per esaltare
questo collegamento tra i monumenti, le grandi domus e la periferia agricola sono stati
presi in esame anche i ritrovamenti archeologici di minore entità sparsi per quell’area che
viene identificata topograficamente come Foglio 96. Tale sezione rappresenta la volontà di
fare il punto della situazione degli studi che si sono concentrati su questo settore della
Lunigiana: per ogni sito viene evidenziata la bibliografia fino ai tempi contemporanei, con
riferimenti ai corpora epigrafici, alle riviste scientifiche, alle pubblicazioni locali o ai singoli
studi.
A esemplificazione della diffusione della presenza romana è stato inserito un
approfondimento ulteriore di ambito epigrafico, per elencare e contestualizzare le iscrizioni
che sono state rinvenute nelle rovine e al di fuori di esse, in base ai rendiconti degli
studiosi locali, alle opere di catalogazione e agli studi più moderni. Grazie a questo lavoro
di ricerca è stato possibile porre in luce il rapporto tra la presenza romana e in territorio,
evidenziando in particolare le aree maggiormente ricche di testimonianze rispetto a quelle
che non ne hanno riportate molte. Sono stati inseriti diversi cenni, inoltre, alle popolazioni
pre romane che abitavano in territorio così come, per completezza, sono stati inseriti
riferimenti anche ad alcuni ritrovamenti alto medievali.
Il secondo capitolo è incentrato invece sulla pietra che ha decretato la fama di Luni
dall’antichità fino all’epoca moderna, ovvero il marmo; materiale purissimo, bianco o
variegato, cavato dalle montagne alle spalle della moderna Carrara, che prima veniva
trasportato verso Roma per poi raggiungere le grandi città della romanità, ora anche verso
mete più lontane.
Il rapporto tra passato e presente costituisce uno tra i fili conduttori di questa sezione, con
un continuo rimando tra usi, tecnologie che hanno permesso all’uomo di lavorare queste
rocce secondo le proprie necessità. Sono state approfondite in questo capitolo le
metodologie legate all’estrazione dei blocchi non solo in epoca romana ma a partire dalla
documentazione dell’antico Egitto, toccando le cave greche e arrivando, infine, a quelle
romane.
Vengono poi approfondite le attività legate all’estrazione dei manufatti in epoca romana: in
questa sorta di catena di lavorazione vi era una fase, subito successiva all’estrazione, che
consisteva nella segnatura del blocco, con l’iscrizione di sigle, numeri, riferimenti che
spesso rimangono oscuri. Su tale argomento è concentrata una gran parte di questo
lavoro di tesi, con un catalogo finale che raccoglie e descrive le notae lapicidinarum
rinvenute nel bacino carrarese e che possono essere messe in relazione con altri
esemplari scoperti nell’Ottocento a Roma, o in tempi più recenti nei monumenti della città
di Giuba II, Cherchel.
Seguono, nelle ultime pagine, due appendici, ad illustrare due particolari argomenti che
sono solo sfiorati dallo studio principale. Il primo è quello della toponomastica dell’area
geografica presa in esame (corrispondente, come si è detto in precedenza, al foglio 96):
sono stati schedati non solo i nomi di chiara origine romana, ma anche quelli ascrivibili ad
epoche precedenti o successive, come per mappare la stratificazione della presenza
antropica in questi territori.
Il secondo focus è di ben diversa natura: in questo caso si è cercato di trovare dei
riferimenti alla escavazione, in antico, di un materiale molto particolare, il cosiddetto
“Marmo Portoro”, che consta di pochissimi ritrovamenti a Luni, tra i quali spicca una
colonna, la cui autenticità viene messa in discussione.
RECORDARI
Esperienza e costruzione culturale della memoria nel mondo antico Aula AMA, Palazzo San Niccolò, III piano Via Roma 56, Siena Comitato organizzativo dottorandi "Scienze dell'Antichità e Archeologia" Dipartimento FILELI-UNIPI
The aim of this project is to propose a web application (PedesConverter) dedicated to convert ancient measures into modern ones. The converter is based on data from scientific bibliography regarding greek and roman measures. There have been used several sources: literary, archaeological, epigraphic in order to better define values and equivalences.
The idea was first presented in 2016 in Catania, during the OKOA (Open Knowledge Open Art) Workshop and the app has been developed in 2020.
The source cod of this project is on GitHub.
For further information, make suggestions or report errors, please feel free to contact as at info@pedesconverter.com.
The aim of this presentation is to investigate the constant dialogue between epigraphic evidence, archaeological remains and written sources regarding building activities in Roman times. Inscriptions usually preserve important information for understanding society, history and relationship in the ancient world. Besides, epigraphic evidence allow to reconstruct the social, economic and, often, administrative context of the activities that led to the construction of buildings or to the modification of inhabited centres' landscape. These documents, in association with literary or technical sources and archaeological remains, lead us to the analysis of the architectural plans' various phases, from the materials' production and commerce to the renovation or reconstruction of damaged buildings or to the ruins' spoliation. This presentation will examine Roman epigraphic sources regarding (re)building activities, their funding and their historical and social contexts.