
daniela poli
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Papers by daniela poli
KEYWORDS: bioeconomy, territorial heritage, landscape, human settlement.
Cette position permet de réviser l'approche que l'on a des territoires périurbains et de la dégradation de leur paysage dans l'optique de leur donner un autre destin spatial. La recherche appliquée menée lors de l'élaboration du parc agricole de la Toscane a mobilisé ces principes et
a permis de définir la méthodologie de projet présentée ici.
dell’economia “verde” e basata sulla sostituzione delle
fonti fossili con la biomassa – presenta forti contraddizioni
rispetto agli stessi obiettivi che si pone, ovvero la
riduzione dell’uso di fonti non sostenibili e non rinnovabili
e della dipendenza dalle importazioni. Infatti, la
mera sostituzione delle fonti (che non prenda in considerazione
anche la riduzione dei consumi di energia,
materia e acqua) non solo non è sufficiente ma può essere
dannosa. Questa si basa sulla produzione di biomassa
su larga scala – e, quindi, sulla necessità di suolo
fertile (sottratto anche alle foreste), acqua e input chimici
– prodotta secondo il modello (e le logiche)
dell’agro-industria che, come ampiamente dimostrato
in letteratura, ha un forte impatto su ambiente, biodiversità
ed economia territoriale. La Strategia, fondandosi
sulla produzione energetica prevalentemente via
combustione di sostanza biologica, compromette il recupero
di questa per la compensazione dei suoli incidendo,
così, sul clima a causa de bilancio di CO2 sfavorevole.
Con riferimento all’Italia, è stata rilevata una
stretta connessione fra la Strategia di Bioeconomia e il
Testo Unico Forestale (TUF) del 2018, il cui impatto
sul patrimonio forestale e la biodiversità appare piuttosto
negativo. Con l’aggiornamento del 2018, la Strategia
di bioeconomia si connette strettamente al processo
di digitalizzazione (adeguamento alla Nuova Strategia
di Politica Industriale 2017) aumentando esponenzialmente
il fabbisogno di minerali essenziali alla produzione
di alta tecnologia, come le terre rare che – oltre
a non essere rinnovabili – sono fortemente impattanti
per l’ambiente e la salute (ad esempio, la produzione
di una tonnellata di terre rare genera fra 1 e 1,4 tonnelate di rifiuti radioattivi) e rendono, inevitabilmente,
l’UE dipendente dalle importazioni (considerato che
oltre il 90% delle terre rare sono prodotte in Cina).
Pertanto, la Strategia di bioeconomia risulta dipendente
da risorse non sostenibili, non rinnovabili e dalle
importazioni, motivo per cui richiederebbe una rielaborazione
sistematica partendo dall’imprescindibile
adeguamento alla Strategia europea sulla biodiversità,
al Piano nazionale integrato per l’energia e il clima
(PNIEC) e ai piani di adattamento climatico.Il presente contributo rappresenta un documento iniziale di riflessione sulla Strategia di bioeconomia
della Commissione europea, nonché della Strategia di bioeconomia italiana (BIT), con particolare riferimento ai temi riportati nella BIT II. L’intento è quello di diffondere la conoscenza della Strategia, e dei suoi potenziali impatti, a livello politico così come a un ampio pubblico con l’obiettivo di alimentare un dibattito aperto e consapevole, basato su elementi scientificamente fondati, che arrivi a sostenere i diversi soggetti implicati nell’attuazione della Strategia (Commissione europea, Governi nazionali, Comitati scientifici coinvolti, ecc.) verso una revisione della stessa relativamente a quelle parti che presentano forti criticità e metterebbero a rischio il già debole equilibrio del nostro pianeta e della nostra società.