Books by Marco Folin
Mantova, Oligo, 2022
Nel corso del Quattrocento Ferrara si trovò al centro di uno straordinario processo di crescita u... more Nel corso del Quattrocento Ferrara si trovò al centro di uno straordinario processo di crescita urbana che la portò a diventare una delle più vaste città d’Europa. Questo libro si interroga sulle ragioni di tale crescita, percepita come squilibrata già dai contemporanei, che non esitavano a ricondurla alle esigenze di prestigio dei Signori cittadini: i marchesi poi duchi d’Este, propensi a legare la propria ‘riputazione’ (Machiavelli) all’immagine della loro città. Ma come venne materialmente orchestrato il processo di rinnovamento, in base a quali scelte, attraverso quali strategie? Come arrivano a tradursi in realtà, nel concreto della dinamica storica, i progetti di configurazione urbana e architettonica?
A differenza che a Firenze, Roma o Milano, a Ferrara non incontriamo architetti di fama, acclamati per la consapevolezza delle loro proposte formali, ma semplici capomastri di formazione locale come lo stesso Biagio Rossetti: la versione del Rinascimento di cui qui intravediamo le tracce è ben diversa da quella consacrata dai canoni vasariani – era parte dello stesso mondo, ma rimaneva orgogliosamente legata alle radici medievali della propria storia specifica. Un ‘altro’ Rinascimento, un’ennesima volta? O non è piuttosto il nostro modo di vedere il Rinascimento che andrebbe riformulato, facendo i conti con la poliedrica varietà degli intrecci possibili che innervavano – e rendevano vivace, erano la linfa – della cultura italiana all’alba dell’età moderna?
Routledge, New York and London, 2020
This book focuses on the ethnically composite, heterogeneous, mixed
nature of the Mediterranean c... more This book focuses on the ethnically composite, heterogeneous, mixed
nature of the Mediterranean cities and their cultural heritage between
the late Middle Ages and early modern times. How did it affect the
cohabitation among different people and cultures on the urban scene?
How did it mold the shape and image of cities that were crossroads
of encounters, but also the arena of conflict and exclusion? The 13
case studies collected in this volume address these issues by exploring
the traces left by centuries of interethnic porosity on the tangible and
intangible heritage of cities such as Acre and Cyprus, Genoa and Venice,
Rome and Istanbul, Cordoba and Tarragona
Routledge, New York and London, 2020
What is the role of cultural heritage in multi-ethnic societies, where
cultural memory is often p... more What is the role of cultural heritage in multi-ethnic societies, where
cultural memory is often polarized by antagonistic identity traditions?
Is it possible for monuments that are generally considered as a symbol
of national unity to become emblems of the conflictual histories
still undermining divided societies? Taking as a starting point the
cosmopolitanism that blossomed across the Mediterranean in the age of
empires, this book addresses the issue of heritage exploring the concepts
of memory, culture, monuments and their uses, in different case studies
ranging from 19th century Salonica, Port Said, the Palestinian region
under Ottoman rule, Trieste and Rijeka under the Hapsburgs, up to the
recent post-war reconstructions of Beirut and Sarajevo.
Proceedings of AISU Conference (Genoa, 4-5 June 2018), 2019
Sommario Rosa Tamborrino, Presentazione Marco Folin, Il patrimonio conteso delle città multietnic... more Sommario Rosa Tamborrino, Presentazione Marco Folin, Il patrimonio conteso delle città multietniche come tema di ricerca I. Strutture insediative e pratiche di coabitazione nel mondo mediterraneo 1. Città del Mediterraneo: un quadro di lungo periodo Bruno Di Gesù, Il colonialismo fenicio-punico in Sardegna: la città come strumento di conquista Giulia Tacchini, La collina di Ayasuluk. Dalla Efeso classica alla Selçuk contemporanea in tre architetture Valeria Smedile e Francesco Tigani, L'oasi e la laguna. Esperienze commerciali e sviluppo urbano a Palmira e Venezia Gaetana Liuzzi, Ricerche archeologiche nella rasola 20 del castello di Montella: dalle strutture di IX secolo alla formazione del parco-giardino Seda Sicimoğlu Yenikler, The cultural transformation of Genoese Galata from the Byzantine to the Ottoman rule and its reflection on the church of San Domenico Silvia Gron -Eleni Gkrimpa -Giulia La Delfa, Salonicco, intrecci culturali, patrimoni condivisi Emiliano Bugatti -Elif Yurdaçalış, The Istanbul Kadınlar Pazarı Sara Isgrò, Il castello di Aci a guardia del Mediterraneo. Mito e letteratura, storia, arte e architettura nel mare di Acitrezza 2. Luoghi di frontiera: dalla lotta agli Infedeli alle tensioni della Guerra Fredda Julia Puretti, La minaccia turca in Terra d'Otranto tra XV e XVI secolo: riflessioni sulle implicazioni storico-architettoniche e culturali in ambito territoriale e urbano Federico Bulfone Gransinigh, Asburgo e Ottomani: eterni nemici? L'istituzione del Militärgrenze e i risvolti sociali, territoriali e d'innovazione architettonica Claudio Mazzanti, La base navale militare di Taranto: sviluppo urbano e confronto fra diverse culture Petar Puhmajer, The urban expansion of Rijeka as a reflection of the city's multi-ethnic society in the late 18 th and early 19 th century Andreina Milan -Enrico Pietrogrande, The border town of Gorizia. From fortress to laboratory of the modern 5 15 27 35 45 61 73 85 99 109 Bruno Di Gesù, Il colonialismo fenicio-punico in Sardegna: la città come strumento di conquista Giulia Tacchini, La collina di Ayasuluk. Dalla Efeso classica alla Selçuk contemporanea in tre architetture Valeria Smedile e Francesco Tigani, L'oasi e la laguna. Esperienze commerciali e sviluppo urbano a Palmira e Venezia Gaetana Liuzzi, Ricerche archeologiche nella rasola 20 del castello di Montella: dalle strutture di IX secolo alla formazione del parco-giardino
Modena, Panini, 2019
Tra interessi antiquari e curiosità per i mondi lontani, la crisi della coscienza europea nell’im... more Tra interessi antiquari e curiosità per i mondi lontani, la crisi della coscienza europea nell’immaginario visivo di un grande architetto barocco.
Composto fra il 1705 e il 1712, rielaborato negli anni successivi e infine pubblicato nel 1721, il Saggio di architettura storica nasce come un’opera aperta, in cui J.B. Fischer von Erlach continuò per anni a riversare disegni e progetti sollecitati da stimoli di varia natura. Nelle sue tavole – qui integralmente riprodotte – troviamo accostati i grandi monumenti della tradizione occidentale, dal tempio di Salomone alle Meraviglie del mondo, a una serie di edifici del vicino e lontano oriente (dal mondo ottomano alla Cina): gli uni e gli altri posti sullo stesso piano dell’architettura barocca viennese in base al principio che “i gusti delle nazioni non differiscono in architettura più di quanto non capiti nelle maniere di vestirsi o di cucinare le carni”.
Quale il significato di questa raccolta tanto stravagante quanto originale? Dobbiamo vedervi un primo, epocale, tentativo di andare al di là dei canoni consolidati della tradizione vitruviana? Oppure al contrario un’operazione essenzialmente etnocentrica, che proiettava sulla sfera dell’immaginario architettonico le mire universalistiche del colonialismo europeo?
Probabilmente Fischer von Erlach, come la maggior parte dei suoi contemporanei, non avrebbe colto il senso della domanda. Quel che si respira, nelle sue tavole, non è una chiara consapevolezza dei processi in atto, ma il confuso sedimentarsi di stimoli eterogenei, a volti contraddittori, lasciati filtrare da quella che sembra essere stata una delle doti migliori dell’architetto: la sua irrequieta curiosità, la sua prensile capacità di orecchiare. Ponendosi in ascolto, sentiamo ancora gli echi delle frequentazioni romane della sua gioventù – le voci di Athanasius Kircher e Giovanni Pietro Bellori, Gian Lorenzo Bernini e Carlo Fontana – convivere con gli incontri e le letture degli anni viennesi: Leibniz, Heraeus, Wren… e poi la letteratura di viaggio e le guide antiquarie, gli atlanti storici e i teatri di città, le raccolte di vedute e i libri di architettura, le accademie scientifiche e le biblioteche di corte, le missioni gesuitiche e le Wunderkammern, le discussioni sulla lingua universale e la passione per l’Egitto, e su tutto la travolgente espansione della città di Vienna e la sensazione che la storia si era rimessa in moto.
Paris, Éditions de la Sorbonne, 2018
L'espace est à la fois une réalité concrète, matérielle et mesurable, et une construction sociale... more L'espace est à la fois une réalité concrète, matérielle et mesurable, et une construction sociale et symbolique, ces deux aspects interagissant en permanence. L’Occident latin est certes en ce domaine l’héritier de Rome, mais les conceptions et les pratiques de l’espace ont été bouleversées par la chute de l’Empire et le développement de nouvelles structures politiques où les pouvoirs s’exercent sur les hommes plus que sur les territoires, une notion qui semble s’être temporairement effacée. Dans la perspective du programme SAS qui est celle d’une sémiologie de la naissance de l’état moderne, ce sont moins les signes dans l’espace que les signes de l’espace qui sont étudiés ici. On sait que l’espace est une production sociale et notre conception de l’espace comme surface homogène et mesurable n’est pas celle de la période médiévale et moderne, où l’on oscille sans cesse entre un espace polarisé autour des lieux de pouvoir et/ou des lieux sacrés et l’espace conçu comme territoire. Les communications sont regroupées en quatre thématiques : marqueurs symboliques de l’espace (palais communaux, espaces de pouvoirs, mausolées dynastiques), pouvoirs et symbolique de l’espace (identité civique des communes, contrôle de l’espace impérial, marquage de l’espace économique, retour du territoire), représentation symbolique de l’espace (cartes marines, portulans, vues figurées, usages de la géographie) et perception de la symbolique de l’espace (frontières, écrits administratifs, représentations de la cité).
Leiden-Boston, Brill, 2016
The growth of princely states in early Renaissance Italy brought a thorough renewal to the old se... more The growth of princely states in early Renaissance Italy brought a thorough renewal to the old seats of power. One of the most conspicuous outcomes of this process was the building or rebuilding of new court palaces, erected as prestigious residences in accord with the new ‘classical’ principles of Renaissance architecture. The novelties, however, went far beyond architectural forms: they involved the reorganisation of courtly interiors and their functions, new uses for the buildings, and the relationship between the palaces and their surroundings. The whole urban setting was affected by these processes, and therefore the social, residential and political customs of its inhabitants. This is the focus of A Renaissance Architecture of Power, which aims to analyse from a comparative perspective the evolution of Italian court palaces in the Renaissance in their entirety.
Leiden-Boston, Brill, 2015
Natural hazards punctuate the history of European towns, moulding their shape and identity: this ... more Natural hazards punctuate the history of European towns, moulding their shape and identity: this book is devoted to the artistic representation of those calamities, from the late Middle Ages to the 20th century. It contains nine case studies which discuss, among others, the relationship between biblical imagery and the realistic depiction of urban disasters; the religious, political and ritual meanings of “destruction subjects” in early modern painting; the image of fire in Renaissance treatises on architecture; the first photographic campaigns documenting earthquakes’ damages; the role of contemporary art in the elaboration of a cultural memory of urban destructions. Thus, this book intends to address one of the main issues of Western civilization: the relationship of European towns with their own past and its discontinuities.
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, 2012
a cura di Silvia Haia Antonucci, Pierina Ferrara,
Marco Folin e Manola Ida Venzo
Rome, École française de Rome, 2011
Woodbridge (Su), Antique Collector's Club, 2011
Reggio Emilia, Diabasis, 2010
Reggio Emilia, Diabasis, 2010
Firenze, Olschki, 2009
Il volume raccoglie una serie di saggi dedicati da alcuni dei massimi studiosi di architettura ri... more Il volume raccoglie una serie di saggi dedicati da alcuni dei massimi studiosi di architettura rinascimentale alle
ville quattro-cinquecentesche della Casa d’Este, le cosiddette ‘delizie’: palazzi di proverbiale magnificenza (ma al tempo stesso centri di governo e sfruttamento agricolo delle campagne), successivamente distrutti da incuria e demolizioni varie, di cui
vengono qui per la prima volta ricostruite le vicende complessive e l’eccezionale originalità nel contesto italiano ed europeo.
The volume collects a series of essays, written by some of the greatest scholars of Renaissance architecture, on the villas of the Casa d’Este built between the 1400s and 1500s, the socalled
«delights». These were palaces of proverbial magnificence (but at the same time centres of government and farming), destroyed by neglect and various demolitions, whose history
and outstanding originality are reconstructed here for the first time within the Italian and European context.
Venezia, Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, 2006, Jan 1, 2006
Reggio Emilia, Diabasis, 2005
Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2003
Journal Special Issues by Marco Folin
Architectural Histories, 12(1), 2024
Built from the 12th century onwards in all cities of North-Central Italy, communal palaces became... more Built from the 12th century onwards in all cities of North-Central Italy, communal palaces became a model of civic architecture that has continued to play a prominent role in local political life for centuries. Underneath this long continuity, however, the transformations have been as numerous as radical, in terms of uses and functions, spatial articulation, and decorative definition. The five case studies included in the collection focus precisely on moments of transformation, in a period of strong political and cultural change, at the turn of the Middle Ages and the Modern Age.
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Books by Marco Folin
A differenza che a Firenze, Roma o Milano, a Ferrara non incontriamo architetti di fama, acclamati per la consapevolezza delle loro proposte formali, ma semplici capomastri di formazione locale come lo stesso Biagio Rossetti: la versione del Rinascimento di cui qui intravediamo le tracce è ben diversa da quella consacrata dai canoni vasariani – era parte dello stesso mondo, ma rimaneva orgogliosamente legata alle radici medievali della propria storia specifica. Un ‘altro’ Rinascimento, un’ennesima volta? O non è piuttosto il nostro modo di vedere il Rinascimento che andrebbe riformulato, facendo i conti con la poliedrica varietà degli intrecci possibili che innervavano – e rendevano vivace, erano la linfa – della cultura italiana all’alba dell’età moderna?
nature of the Mediterranean cities and their cultural heritage between
the late Middle Ages and early modern times. How did it affect the
cohabitation among different people and cultures on the urban scene?
How did it mold the shape and image of cities that were crossroads
of encounters, but also the arena of conflict and exclusion? The 13
case studies collected in this volume address these issues by exploring
the traces left by centuries of interethnic porosity on the tangible and
intangible heritage of cities such as Acre and Cyprus, Genoa and Venice,
Rome and Istanbul, Cordoba and Tarragona
cultural memory is often polarized by antagonistic identity traditions?
Is it possible for monuments that are generally considered as a symbol
of national unity to become emblems of the conflictual histories
still undermining divided societies? Taking as a starting point the
cosmopolitanism that blossomed across the Mediterranean in the age of
empires, this book addresses the issue of heritage exploring the concepts
of memory, culture, monuments and their uses, in different case studies
ranging from 19th century Salonica, Port Said, the Palestinian region
under Ottoman rule, Trieste and Rijeka under the Hapsburgs, up to the
recent post-war reconstructions of Beirut and Sarajevo.
Composto fra il 1705 e il 1712, rielaborato negli anni successivi e infine pubblicato nel 1721, il Saggio di architettura storica nasce come un’opera aperta, in cui J.B. Fischer von Erlach continuò per anni a riversare disegni e progetti sollecitati da stimoli di varia natura. Nelle sue tavole – qui integralmente riprodotte – troviamo accostati i grandi monumenti della tradizione occidentale, dal tempio di Salomone alle Meraviglie del mondo, a una serie di edifici del vicino e lontano oriente (dal mondo ottomano alla Cina): gli uni e gli altri posti sullo stesso piano dell’architettura barocca viennese in base al principio che “i gusti delle nazioni non differiscono in architettura più di quanto non capiti nelle maniere di vestirsi o di cucinare le carni”.
Quale il significato di questa raccolta tanto stravagante quanto originale? Dobbiamo vedervi un primo, epocale, tentativo di andare al di là dei canoni consolidati della tradizione vitruviana? Oppure al contrario un’operazione essenzialmente etnocentrica, che proiettava sulla sfera dell’immaginario architettonico le mire universalistiche del colonialismo europeo?
Probabilmente Fischer von Erlach, come la maggior parte dei suoi contemporanei, non avrebbe colto il senso della domanda. Quel che si respira, nelle sue tavole, non è una chiara consapevolezza dei processi in atto, ma il confuso sedimentarsi di stimoli eterogenei, a volti contraddittori, lasciati filtrare da quella che sembra essere stata una delle doti migliori dell’architetto: la sua irrequieta curiosità, la sua prensile capacità di orecchiare. Ponendosi in ascolto, sentiamo ancora gli echi delle frequentazioni romane della sua gioventù – le voci di Athanasius Kircher e Giovanni Pietro Bellori, Gian Lorenzo Bernini e Carlo Fontana – convivere con gli incontri e le letture degli anni viennesi: Leibniz, Heraeus, Wren… e poi la letteratura di viaggio e le guide antiquarie, gli atlanti storici e i teatri di città, le raccolte di vedute e i libri di architettura, le accademie scientifiche e le biblioteche di corte, le missioni gesuitiche e le Wunderkammern, le discussioni sulla lingua universale e la passione per l’Egitto, e su tutto la travolgente espansione della città di Vienna e la sensazione che la storia si era rimessa in moto.
ville quattro-cinquecentesche della Casa d’Este, le cosiddette ‘delizie’: palazzi di proverbiale magnificenza (ma al tempo stesso centri di governo e sfruttamento agricolo delle campagne), successivamente distrutti da incuria e demolizioni varie, di cui
vengono qui per la prima volta ricostruite le vicende complessive e l’eccezionale originalità nel contesto italiano ed europeo.
The volume collects a series of essays, written by some of the greatest scholars of Renaissance architecture, on the villas of the Casa d’Este built between the 1400s and 1500s, the socalled
«delights». These were palaces of proverbial magnificence (but at the same time centres of government and farming), destroyed by neglect and various demolitions, whose history
and outstanding originality are reconstructed here for the first time within the Italian and European context.
Journal Special Issues by Marco Folin
A differenza che a Firenze, Roma o Milano, a Ferrara non incontriamo architetti di fama, acclamati per la consapevolezza delle loro proposte formali, ma semplici capomastri di formazione locale come lo stesso Biagio Rossetti: la versione del Rinascimento di cui qui intravediamo le tracce è ben diversa da quella consacrata dai canoni vasariani – era parte dello stesso mondo, ma rimaneva orgogliosamente legata alle radici medievali della propria storia specifica. Un ‘altro’ Rinascimento, un’ennesima volta? O non è piuttosto il nostro modo di vedere il Rinascimento che andrebbe riformulato, facendo i conti con la poliedrica varietà degli intrecci possibili che innervavano – e rendevano vivace, erano la linfa – della cultura italiana all’alba dell’età moderna?
nature of the Mediterranean cities and their cultural heritage between
the late Middle Ages and early modern times. How did it affect the
cohabitation among different people and cultures on the urban scene?
How did it mold the shape and image of cities that were crossroads
of encounters, but also the arena of conflict and exclusion? The 13
case studies collected in this volume address these issues by exploring
the traces left by centuries of interethnic porosity on the tangible and
intangible heritage of cities such as Acre and Cyprus, Genoa and Venice,
Rome and Istanbul, Cordoba and Tarragona
cultural memory is often polarized by antagonistic identity traditions?
Is it possible for monuments that are generally considered as a symbol
of national unity to become emblems of the conflictual histories
still undermining divided societies? Taking as a starting point the
cosmopolitanism that blossomed across the Mediterranean in the age of
empires, this book addresses the issue of heritage exploring the concepts
of memory, culture, monuments and their uses, in different case studies
ranging from 19th century Salonica, Port Said, the Palestinian region
under Ottoman rule, Trieste and Rijeka under the Hapsburgs, up to the
recent post-war reconstructions of Beirut and Sarajevo.
Composto fra il 1705 e il 1712, rielaborato negli anni successivi e infine pubblicato nel 1721, il Saggio di architettura storica nasce come un’opera aperta, in cui J.B. Fischer von Erlach continuò per anni a riversare disegni e progetti sollecitati da stimoli di varia natura. Nelle sue tavole – qui integralmente riprodotte – troviamo accostati i grandi monumenti della tradizione occidentale, dal tempio di Salomone alle Meraviglie del mondo, a una serie di edifici del vicino e lontano oriente (dal mondo ottomano alla Cina): gli uni e gli altri posti sullo stesso piano dell’architettura barocca viennese in base al principio che “i gusti delle nazioni non differiscono in architettura più di quanto non capiti nelle maniere di vestirsi o di cucinare le carni”.
Quale il significato di questa raccolta tanto stravagante quanto originale? Dobbiamo vedervi un primo, epocale, tentativo di andare al di là dei canoni consolidati della tradizione vitruviana? Oppure al contrario un’operazione essenzialmente etnocentrica, che proiettava sulla sfera dell’immaginario architettonico le mire universalistiche del colonialismo europeo?
Probabilmente Fischer von Erlach, come la maggior parte dei suoi contemporanei, non avrebbe colto il senso della domanda. Quel che si respira, nelle sue tavole, non è una chiara consapevolezza dei processi in atto, ma il confuso sedimentarsi di stimoli eterogenei, a volti contraddittori, lasciati filtrare da quella che sembra essere stata una delle doti migliori dell’architetto: la sua irrequieta curiosità, la sua prensile capacità di orecchiare. Ponendosi in ascolto, sentiamo ancora gli echi delle frequentazioni romane della sua gioventù – le voci di Athanasius Kircher e Giovanni Pietro Bellori, Gian Lorenzo Bernini e Carlo Fontana – convivere con gli incontri e le letture degli anni viennesi: Leibniz, Heraeus, Wren… e poi la letteratura di viaggio e le guide antiquarie, gli atlanti storici e i teatri di città, le raccolte di vedute e i libri di architettura, le accademie scientifiche e le biblioteche di corte, le missioni gesuitiche e le Wunderkammern, le discussioni sulla lingua universale e la passione per l’Egitto, e su tutto la travolgente espansione della città di Vienna e la sensazione che la storia si era rimessa in moto.
ville quattro-cinquecentesche della Casa d’Este, le cosiddette ‘delizie’: palazzi di proverbiale magnificenza (ma al tempo stesso centri di governo e sfruttamento agricolo delle campagne), successivamente distrutti da incuria e demolizioni varie, di cui
vengono qui per la prima volta ricostruite le vicende complessive e l’eccezionale originalità nel contesto italiano ed europeo.
The volume collects a series of essays, written by some of the greatest scholars of Renaissance architecture, on the villas of the Casa d’Este built between the 1400s and 1500s, the socalled
«delights». These were palaces of proverbial magnificence (but at the same time centres of government and farming), destroyed by neglect and various demolitions, whose history
and outstanding originality are reconstructed here for the first time within the Italian and European context.
international perspective allows a wide perspective capturing both to the commonalities and specificities of the muzealisation process for these homes, as well as a wide variety of methodological approaches and
research themes.
the building: questioned not so much for aesthetic reasons, as for its costs, judged utterly exorbitant, as a result of the incompetence of local authorities and their technicians. The political crisis that followed, culminating in the commissioning of the municipality, may be considered emblematic of the tensions, conflicts and fragilities
revolving around the renovation of Italian town halls at the turn of the 19th and 20th centuries.
hybridization with the old ancien régime’s local models. This gave rise to two recurring but contradictory trends: on the one hand, the growing demand for space for municipal bureaucracy; on the other, the need to turn the town hall into a highly patriotic monument. The tension between these two trends is the leitmotiv thread of the history of Italian
town halls at the turn of the 19th and 20th centuries.
Per rispondere a questa domanda, nell’articolo mettiamo a confronto la tavola con altre due serie coeve: Octo mundi miracula di Maarten van Heemskerck (1572) e Septem orbis admiranda di Antonio Tempesta (1608), stampate entrambe ad Anversa e profondamente influenzate dagli ideali dell’umanesimo cristiano di matrice erasmiana allora molto coltivati nei circoli artistico-letterari nederlandesi. Sullo sfondo di scenari differenti, ma avvinti da molteplici ragioni di mutuo interesse – la Roma post-tridentina e i Paesi Bassi spagnoli, il mondo dell’Oratorio e le reti degli artisti e stampatori attivi a cavallo delle Alpi – l’articolo mira così a contribuire allo studio di quel rapporto fra cultura antiquaria e pensiero neo-stoico che è stato riconosciuto come uno tratti qualificanti, sia pur con inflessioni di volta in volta distinte e distintive, della Repubblica europea della Lettere.
Nel saggio si pongono a confronto tre ricostruzioni di Babilonia, date alle stampe rispettivamente da Henri Estienne nel 1566 a Ginevra (4 tavole); da Philips Galle nel 1572 ad Anversa, su disegno di Maarten van Heemskerck (1 tavola); e da Athanasius Kircher nel 1670 ad Amsterdam, da varie fonti (7 tavole). Pur nella loro eterogeneità – espressione di scelte grafiche, interpretazioni, processi di produzione sostanzialmente diversi – queste ricostruzioni risultano legate da una sottile trama di affinità, riconducibili in parte alle medesime fonti utilizzate dai tre autori, in parte al loro analogo intento: dare evidenza visiva ai risultati dei propri studi, immettendo sul mercato della stampa strumenti di conoscenza adeguati al rapido dilatarsi degli orizzonti storico-geografici del Vecchio Continente.
Il saggio è dedicato alle pratiche di individuazione spaziale di luoghi, immobili e persone in uso nelle città italiane prima dell’introduzione – a partire dal secolo dei Lumi – dei dispositivi rigorosi e sistematici che sono tutt’ora in vigore (numeri civici, segnaletica stradale, piante catastali ecc.). Erano pratiche poco formalizzate, che utilizzavano come punti di riferimento le circoscrizioni cittadine e una serie di emergenze urbane di vario genere (edifici pubblici, piazze, strade commerciali o artigianali, infrastrutture d’uso collettivo ecc.). Non si trattava quasi mai di sistemi univoci ed esaustivi, ma al contrario di espedienti che coesistevano con altri, cui si poteva ricorrere in maniera intercambiabile, a seconda dei diversi contesti in cui venivano usati. Se c’era un elemento che li caratterizzava più generalmente, era la loro connotazione relazionale: nel senso che si imperniavano sulle relazioni che ogni elemento della topografia cittadina intratteneva con gli altri che gli erano più o meno vicini o contigui; ma anche perché il loro uso non era mai disgiunto dal contesto dei rapporti sociali che legavano fra loro i gruppi che si confrontavano sul palcoscenico urbano. Era appunto questo tessuto relazionale che rendeva poco necessaria per le autorità di governo una conoscenza puntuale e sistematica dell’intera superificie della città; molto più efficaci forme di reperimento negoziate di volta in volta con i corpi intermedi (vicinie, associazioni parrocchiali, corporazioni, confraternite…) che mantennero a lungo un ruolo di primo piano in materia di controllo e gestione degli spazi urbani.
In this first meeting we shall analyse the interaction between urban history and art history in a multidimensional perspective, considering different approaches and scales of investigation in the long term and in the global context.
La sessione sarà dedicata alle radici storiche di questo fenomeno. Se il costume del voyage littéraire et artistique sembra attestato per lo meno dal XVI secolo, è solo a cavallo fra Sette e Ottocento che i luoghi di vita e lavoro degli uomini illustri iniziano a essere musealizzati, per divenire oggetto di una peculiare forma di viaggio: il pellegrinaggio culturale. Molti fattori sembrano aver contribuito alla trasformazione: dal culto romantico dell’artista alle retoriche patriottiche, dalle politiche di valorizzazione del patrimonio alle mode museografiche e al mercato del turismo.
Nella sessione si confronteranno vari casi di studio considerati sullo sfondo di un contesto più ampio, privilegiando prospettive che consentano di rendere conto dei molteplici aspetti in gioco.
SCADENZA del CFP: 2 dicembre 2024
Second topic: the complex relationships between law, city and jurists over the long term.
DEADLINE December 2, 2024
Deadline October 20, 2024 – Forthcoming June 2025
SRSA welcomes contributions that deal with the history of architecture in the broadest terms, without chronological or geographical limitations. We are looking for essays dedicated to projects and processes of construction - but also of use, reuse, and transformation - of spaces, buildings, and entire urban complexes, whether made of stone or paper, real or merely imagined, as long as they are investigated in their historical dimension, with critical awareness and concern for the peculiarities of each context. Case studies are welcome, especially if aimed at discussing methodological or historiographical issues, in a perspective open to comparison and cross-disciplinary exchange. Priority will be given to manuscripts marked by originality, a problem-oriented approach and that offer food for thought that goes beyond academic boundaries and raises questions that challenge us not only as researchers but also, and above all, as citizens of the world.
* * *
È uscita la call per il numero 17 della rivista dell’Aistarch Studi e ricerche di storia dell'architettura, dedicato alla dimensione collaborativa delle pratiche architettoniche.
Scadenza 20 ottobre 2024 – Uscita del numero giugno 2025.
SRSA accoglie articoli di argomento storico-architettonico nella più ampia e varia accezione del termine, senza alcuna limitazione cronologica o geografica. Progetti e processi di costruzione – ma anche d’uso, riuso e trasformazione – di spazi, edifici e interi complessi urbani, siano essi di pietra o di carta, reali o solo immaginari, vi hanno pieno diritto di cittadinanza; purché indagati nella loro dimensione storica, con consapevolezza critica e attenzione alla specificità dei contesti. Benvenuti gli studi di caso, soprattutto se volti a tematizzare aspetti di metodo o nodi storiografici, in una prospettiva aperta alla comparazione e al confronto transdisciplinare. Privilegiati saranno l’originalità, il taglio problematico, gli spunti di riflessione capaci di andare al di là delle tradizionali divisioni accademiche, sollevando questioni in grado di interpellarci non solo come studiose e studiosi, ma anche e soprattutto in quanto cittadine e cittadini del mondo.
SRSA welcomes contributions that deal with the history of architecture in the broadest terms, without chronological or geographical limitations. We are looking for essays dedicated to projects and processes of construction - but also of use, reuse, and transformation - of spaces, buildings, and entire urban complexes, whether made of stone or paper, real or merely imagined, as long as they are investigated in their historical dimension, with critical awareness and concern for the peculiarities of each context. Case studies are welcome, especially if aimed at discussing methodological or historiographical issues, in a perspective open to comparison and cross-disciplinary exchange. Priority will be given to manuscripts marked by originality, a problem-oriented approach and that offer food for thought that goes beyond academic boundaries and raises questions that challenge us not only as researchers but also, and above all, as citizens of the world.
Since its emergence as a recognised field of study, urban history has sought to be interdisciplinary. In the wake of this innate but problematic vocation AISU is organising a new cycle of doctoral seminars dedicated to the city as a complex issue, the subject of studies that would have every interest in intersecting and confronting each other. First topic: the complicated but fruitful relationship between art-historical research and the urban dimension.
CALL FOR PAPERS: deadline February 25, 2024
Uprooted, stateless, cosmopolitan, but nonetheless-or perhaps precisely because of this-figuring among the sharpest interpreters of a tradition not their own: this may appear a paradox, indeed it is an index of the inherently crossbreed nature of urban culture, and of the impossibility of studying a city as if it were an island closed in itself.
Case studies devoted to any aspect related to the issues above will be welcome, without any geographical or chronological preclusion. Precedence will be given to original research, proposed in a perspective open to comparison.
Sradicati, apolidi, cosmopoliti, ma ciò nonostante – o forse proprio per questo – fra i più sagaci interpreti di una tradizione non propria: può sembrare un paradosso, è in realtà un indice della natura intrinsecamente composita della cultura urbana, e dell’impossibilità di studiare una città come se fosse un’isola chiusa in se stessa.
Saranno benvenuti gli studi di caso dedicati a qualsiasi aspetto collegato alle questioni sopra evocate, senza alcuna preclusione geografica o cronologica. Si darà precedenza alle ricerche originali, proposte in una prospettiva aperta alla comparazione.
Questa lacuna storiografica si fa particolarmente sensibile nel caso del periodo post-unitario, quando le sedi municipali – sia quelle già esistenti, sia quelle di nuova istituzione – furono chiamate un po’ dappertutto non solo a dare materialmente alloggio agli organi amministrativi previsti dal nuovo ordinamento dello stato, ma anche a incarnarne i valori, rendendoli tangibili a livello locale. Di qui tutto l’investimento materiale e simbolico di cui furono oggetto i palazzi costruiti o ristrutturati nel primo cinquantennio dopo l’Unità d’Italia, sull’onda di progetti che si richiamavano a idealità spesso divergenti e che non mancavano di riflettersi anche sul piano architettonico: da un lato c’era chi voleva fare degli edifici municipali l’emblema della ricca tradizione identitaria locale; dall’altro chi
riteneva prioritario fare appello a quello ‘stile nazionale’ che in molti andavano perorando.
Per indagare questi argomenti in tutta la loro complessità, AISTARCH si fa promotrice di un volume che riunirà una corposa scelta scelta di studi di caso, mirando a fare il punto sullo stato della ricerca nelle diverse regioni del nostro Paese e al tempo stesso a proporre una sorta di atlante – necessariamente esemplificativo – della grande varietà di soluzioni adottate nei diversi contesti. Si invitano pertanto i soci interessati a proporre contributi inediti e originali dedicati a illustrare uno specifico caso di studio all’interno della problematica più sopra delineata. Le proposte – comprensive di titolo, abstract di max 1500 battute e sintetica biografia dell’autore – dovranno essere inviate entro il 31 marzo all’indirizzo presidenza.aistarch@gmail.com (e per conoscenza a isabella.balestreri@polimi.it; mafolin@libero.it ).
More specifically, the macro-session includes (but is not limited to) the following themes:
Sound and the city: soundscapes, the places for music, voices and noises in the city
Times and rhythms of city life: perception of change, places of memory, sense of the present and the horizon of the future
Urban detectability: signs, boundaries, landmarks and orientation in the city
Places and practices of dwelling: settlement geographies, domestic spaces, neighborhood practices
The city and generations: topographies and histories of intergenerational exchange, trends, and conflicts
Sentimental geographies: the city and emotions, family relationships, the affectivity of places
The construction of city identity: rhetorics of belonging, forms and practices of citizenship, mechanisms of inclusion/exclusion, the spaces of politics and the places of urban sociability
DEADLINE FEBRUARY 15, 2023
Più specificamente, la macrosessione comprende (ma non si limita a) i seguenti temi:
Il suono e la città: paesaggi sonori, i luoghi della musica, le voci e il rumore in città
Tempi e ritmi della vita cittadina: la percezione del mutamento, i luoghi della memoria, il senso del presente e l’orizzonte del futuro
La riconoscibilità urbana: segnaletiche, confini, punti di riferimento e orientamento in città
I luoghi e le pratiche dell’abitare: le geografie insediative, gli spazi domestici, le pratiche di vicinato
La città e le generazioni: topografie e cronologie dello scambio intergenerazionale, le mode, i conflitti fra generazioni
Le geografie sentimentali: la città e le emozioni, le relazioni familiari, l’affettività dei luoghi
La costruzione dell’identità cittadina: retoriche dell’appartenenza, forme e pratiche di cittadinanza, meccanismi di inclusione/esclusione, gli spazi della politica e i luoghi della sociabilità urbana
SCADENZA 15 FEBBRAIO 2023
In questo contesto di lungo periodo, la sessione mira a focalizzare l’attenzione sui momenti di svolta, le cesure storiche, le fasi di ristrutturazione/riconversione dopo eventi drammatici: le ricostruzioni post-belliche, le fasi ‘rivoluzionarie’, la dialettica fra diversi modelli di architettura pubblica e i relativi linguaggi, o ‘discorsi’ (nazionalistici VS municipalistici, aulici VS autoctoni, storicisti VS modernisti). Saranno particolarmente privilegiati gli approcci trasversali, capaci di mettere in luce la complessità dei processi storici nel contesto urbano e la permeabilità dell’architettura rispetto alle dinamiche politiche, sociali e culturali del proprio tempo.
Since the Middle Ages, the urban landscape of Italian cities has been marked by the presence of public palaces and civic architecture: buildings, monuments, infrastructures that fulfilled multiple functions for collective use, emboding the civil identity of the inhabitants. Those building have always maintained a crucial role in the public life and cultural landscape of Italian cities as places of self-representation for civic authorities and their policies for 'good government' up to the present day.
This deep and vital link with the history of city's communities has not, however, been without consequences: far from setting up a lasting 'typology', over time public palaces have been asked to perform a variety of material and symbolic functions, generating continuous, sometimes drastic processes of transformation, not only in terms of use and decoration, but also in structural and architectural terms. So much so that even those buildings and models that appear to be the result of genuinely 'original' persistences are often only the fruit of 19th-20th century reconstructions and stylistic restorations.
In this long-term framework, this session aims to focus on turning points, breaks, restructuring/reconversion steps after dramatic events: post-war rebuildings, ''revolutionary'' eras, the interplay between different models of public architecture and their idioms, or ''discourses'' (nationalistic VS municipalistic, classicist VS autochthonous, historicist VS modernist). Special attention will be paid to cross-cutting approaches, highlighting the complexity of historical processes in urban contexts and the permeability of architecture to political, social and cultural factors.
Deadline 31 March 2022
Questo legame forte e fondante con la storia delle collettività cittadine non è stato tuttavia privo di conseguenze: lungi dal costituire una tipologia durevole, nel corso del tempo i palazzi pubblici sono stati chiamati ad assolvere svariate funzioni materiali e simboliche, generando continui, a volte radicali processi di trasformazione non solo a livello di usi e apparati decorativi, ma anche in termini più propriamente strutturali e architettonici. Tant’è che molto spesso anche quegli edifici e modelli che si presentano come frutto di persistenze genuinamente ‘originarie’ non sono in realtà che il frutto di ricostruzioni e restauri stilistici otto-novecenteschi.
In questo contesto di lungo periodo, la sessione mira a focalizzare l’attenzione sui momenti di svolta, le cesure storiche, le fasi di ristrutturazione/riconversione dopo eventi drammatici: incendi, guerre, epidemie di peste; l’affermazione di poteri signorili o l’assoggettamento a città dominanti; la trasformazione dei consigli cittadini in organismi di ceto. Saranno particolarmente privilegiati gli approcci trasversali, capaci di mettere in luce la complessità dei processi storici nel contesto urbano e la permeabilità dell’architettura rispetto alle dinamiche politiche, sociali e culturali del proprio tempo.
Since the Middle Ages, the urban landscape of Italian cities has been marked by the presence of public palaces and civic architecture: buildings, monuments, infrastructures that fulfilled multiple functions for collective use, emboding the civil identity of the inhabitants. Those building have always maintained a crucial role in the public life and cultural landscape of Italian cities as places of self-representation for civic authorities and their policies for 'good government' up to the present day.
This deep and vital link with the history of city's communities has not, however, been without consequences: far from setting up a lasting 'typology', over time public palaces have been asked to perform a variety of material and symbolic functions, generating continuous, sometimes drastic processes of transformation, not only in terms of use and decoration, but also in structural and architectural terms. So much so that even those buildings and models that appear to be the result of genuinely 'original' persistences are often only the fruit of 19th-20th century reconstructions and stylistic restorations.
In this long-term framework, this session aims to focus on turning points, breaks, restructuring/reconversion steps after dramatic events: fires, wars, plague epidemics; the establishment of seigniorial powers or the subjugation to dominant cities; the shift towards forms of oligarchic power. Special attention will be paid to cross-cutting approaches, highlighting the complexity of historical processes in urban contexts and the permeability of architecture to political, social and cultural factors.
Deadline: 31 March 2022
4000 characters, spaces included) to the email address in_bo@unibo.it,
no later than October 1st, 2020.
Abstracts have to follow the Journal guidelines. The submission must
include a short bio statement (350 characters max, spaces included)
and the author’s affiliation.
Click here for more information on the Journal guidelines.
In case of acceptance of the abstract, the full paper must be uploaded
on the website in_bo.unibo.it. The essay could be in Italian or English,
between 20.000 and 60.000 characters, spaces included. Full papers
will undergo a double-blind peer review process.
DEADLINES
October 1st, 2020 | Abstract submission
October 31st, 2020 | Abstract acceptance notification
April 30th, 2021 | Full paper submission
June 2021 | Results of peer review process
September 2021 | Publication
Convegno AISU 2019 | LA CITTA' GLOBALE. La condizione urbana come fenomeno pervasivo
Bologna, 11-14 settembre 2019
Macrosessione 3: STORIA LOCALE STORIA GLOBALE: DIMENSIONI, SCALE E INTERAZIONI Sessione: La città del principe dal tardo medioevo all'età contemporanee 1. ʻPrencipi piccioliʼ: le città minori del Quattrocento per una storia urbana comparata 2. La città del principe d'età moderna 3. La città del principe d'età contemporanea Coordinatori di sessione: Le città e i centri minori della penisola italiana tra Quattro e Cinquecento sono stati oggetto negli ultimi decenni di un'attenzione storiografica che ha visto studi locali e indagini di più ampio respiro confrontarsi sui temi comuni dello sviluppo urbano. Casale Monferrato, Saluzzo, Finale, Massa, Mirandola, Guastalla, Piombino, Castro, San Marino, e ancora Pitigliano, Atri, Vasto, Melfi…
L’incontro si propone di sollecitare i soci dell’AISU a riflettere sugli aspetti di continuità, come sui momenti di snodo e frattura, che hanno a lungo condizionato la dimensione multietnica delle nostre città. Si vorrebbe così focalizzare l’attenzione sulle specificità dei luoghi e dei periodi di una storia millenaria, che ha dato vita a un patrimonio culturale – materiale e immateriale – che pare oggi messo variamente e duramente a repentaglio.
Intendiamo discuterne in una prospettiva eminentemente storica − a partire da ben documentati casi di studio, tali da offrire spunti di comparazione − senza tuttavia rinunciare a interrogarci sul senso delle nostre ricerche in uno scenario travagliato quale quello in cui viviamo. Senza facili anacronismi, ma senza neppure rifugiarci nell’alibi dello specialismo: in altre parole, vorremmo dare ai quesiti tipici delle nostre tradizioni disciplinari un orizzonte più ampio, sensibile rispetto ai problemi del tempo presente, interrogandoci al tempo stesso sulle forme della comunicazione scientifica e sul ruolo della ricerca storica nel dibattito contemporaneo.
This meeting aims to foster a discussion about the continuities and disruptions which have conditioned the multi-ethnic dimension of our cities. We would like to focus on the specificities of places and time in our millennial history that have produced both tangible and intangible cultural heritage (a heritage which today seems strongly under attack).
We aim for a historical perspective – by drawing attention on well-documented case-studies offering comparative insights – without however forgetting to ask ourselves the meaning of our research in the troubled world we live in. Without anachronisms, but also without hiding behind the pretext of specialisms: in other words, we would like to broaden the traditional horizons of our disciplines under the issues of our times, questioning the role of historical research and the forms of scientific communication nowadays, when old practices seem more challenged than ever by the overwhelming expansion of new technologies.
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