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I PROBLEMI
ANALOGICI … E LA LOGICA?
Il modo che usiamo per raggiungere la conoscenza
non si basa sulla logica e può essere descritto in questi termini: elaboriamo i nostri pensieri servendoci quanto più di analogie, metafore, immagini. Poi, a processo concluso, valutiamo se quanto è stato raggiunto è più o meno coerente. Successo nei problemi
Hanno successo i bambini che non pensano al mondo
della matematica Non pensano alle operazioni contrassegnate dai segni + - : x , perché non esistono nella nostra mente. Non esistevano all’epoca delle piramidi e dei templi greci quando la matematica era già ampiamente presente. Non esistevano fino a duecento anni fa nella scuola quando per editto è stato imposto l’uso degli algoritmi. LE OPERAZIONI SONO STRUMENTI
Prima c’è la soluzione intuitiva
e dopo la risoluzione matematica Vedono le operazioni come in windows “copia taglia e incolla” in addizione è incolla sottrazione è taglia moltiplicazione è incolla tante volte divisione è taglia tante volte TAGLIA E INCOLLA
LE VERE OPERAZIONI DELLA MENTE SONO COPIA E INCOLLA
L’addizione è incolla ZONTAR
La sottrazione è taglia CAVAR
La moltiplicazione è copia e incolla tante volte
ZONTAR TANTE VOLTE
La divisione è taglia tante volte
CAVAR TANTE VOLTE
I bambini che invece non hanno successo pensano subito algoritmi delle operazioni Sono proiettati all’esterno, nel tempio della disciplina Non formano immagini nella mente Non vivono il film del problema perché le immagini sono pesanti e i video ancora di più. I BAMBINI IN DIFFICOLTA’
Vivono una sola emozione:
inadeguatezza A scuola si impara il linguaggio della matematica cioè tutti gli strumenti prodotti dagli altri per fare meno fatica . Ma con la tua mente, anche se sei analfabeta puoi risolvere ogni problema, con più genialità. Per fare i problemi ci vuole tutta l’immaginazione di cui siamo capaci. Prima pensi alla situazione e solo alla fine scegli le operazioni come strumenti. Nella mente ci sono le immagini e tutto risulta più chiaro e immediato Consigli per i problemi
1. Focalizzare l’attenzione sui problemi
Se gli algoritmi sono gli strumenti, i problemi sono solo l’applicazione di questi strumenti E’ umano occuparsi di una cosa alla volta Prima si fa il calcolo per il calcolo Poi si fanno problemi per i problemi 2. Restringere la pratica dei problemi verbali I problemi “verbali” non si incontrano nella realtà, fanno parte di una consuetudine scolastica di inizio 1900, quando tutta la didattica era intesa come controllo e verifica. Inoltre , decontestualizzati dal vissuto, presumono un aspetto fittizio a cui molti bambini con senso pratico si adattano difficilmente . 1.LA REALTA'
Quante candele in tutto?
3. Ritardare i problemi In classe prima ritardare i problemi alla fine dell’anno dando precedenza all’impegno sul calcolo mentale. Tenere in considerazione che alcuni bambini non saranno in grado di dedicare investimento e immaginazione per questo tipo lavoro. MESSAGGIO PER L’INSEGNANTE 1. Presentare i problemi come un gioco. 2. Lasciar fluire la conoscenza senza dettare regole. 3. Non caricare di significato le operazioni aritmetiche, trattarle come strumenti. 4. Essere brevi: tanti problemi in poco tempo 5. Non insistere con un eccesso di spiegazioni: i bambini che risolvono problemi con successo tagliano incollano traslano immagini ... 6. Vivere nella sintesi per avere la mente sempre libera 7. Sviluppare negli alunni la sensazione che la matematica c’è quando si è in armonia con sé stessi. In classe seconda posticipare i problemi ai mesi finali quando i bambini sapranno operare con moltiplicazioni e divisioni per non sommare alle ansie per il calcolo quelle per il problema. Dare per scontato che non tutti i bambini della classe raggiungeranno l’obiettivo di saper distinguere quando usare la moltiplicazione e divisione. In classe terza Svolgere sempre i problemi nella seconda parte dell’anno privilegiando le situazioni già tradotte in immagini e usare con parsimonia il testo verbale In classe quarta Dare spazio ai problemi fin dai primi mesi dell’anno, sapendo che la presenza del testo verbale costituisce sempre una grande difficoltà per alcuni bambini. In classe quinta Dedicarsi ai problemi anche verbali con assiduità come un gioco, come una sfida cognitiva 4. Evitare verifiche frustranti Considerare che il momento dell’apprendimento non è la prova di verifica.
Svolgere quindi più volte oralmente i problemi del libro
demandando l’esecuzione scritta quando le incertezze
sono superate perché ogni insuccesso traccia il nostro
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