Papers by Nicolangelo D'Acunto
Italian monasticism of the tenth and eleventh centuries featured abbots who were not only importa... more Italian monasticism of the tenth and eleventh centuries featured abbots who were not only important human resources for their communities, but constantly projected their action on to wider horizons, acting first in the context of the Church under the Empire, then putting their skills at the service of the reformist group that was getting ready to destroy that mutual cooperation. Gregory VII and his immediate predecessors had no doubts about the need to involve the abbots in their struggles, for they were particularly gifted as leaders. This transfer of human resources was definitely not painless and in the second half of the eleventh century the great monastic leaders at whom we have looked questioned whether monastic reform could converge with the reform of the wider Church. The answers to this question were often contrasting, just as the reactions of the communities to which these religious belonged differed, as did also the forms of their institutional memory
Il volume raccoglie gli scritti di Cinzio Violante su Gioacchino Volpe. Lo corredano un ampio sag... more Il volume raccoglie gli scritti di Cinzio Violante su Gioacchino Volpe. Lo corredano un ampio saggio introduttivo e apparati biobibliografici utili alla conoscenza di Volpe, oltre all'edizione del carteggio Volpe-Violante, curata da Gian Maria Varanini
Panoramica sugli sviluppi istituzionali dell'Umbria nei secoli X-XII
La politica italiana di Ottone III si rivela molto pi\uf9 complessa di quanto lasci presagire la ... more La politica italiana di Ottone III si rivela molto pi\uf9 complessa di quanto lasci presagire la retorica della renovatio imperii e coinvolge il complicato gioco delle relazioni con un nugolo di poteri locali difficilmente governabili
Gregorio Magno rappresenta un modello letterario ed esistenziale per Pier Damiani
Il Nachleben di Carlo Magno nella cultura storiografica europea dell'et\ue0 moderna e contemp... more Il Nachleben di Carlo Magno nella cultura storiografica europea dell'et\ue0 moderna e contemporanea
Centro e periferia negli ordini religiosi nelle loro valenze organizzative e simboliche
La riforma ecclesiastica del secolo XI nella storiografia del novecento
Guido I e Francesco alla curia di Innocenzo III nelle fonti francescane
Federico Barbarossa e la Lombardi
I conflitti sorti durante la traslazione di Francesco d'Assisi come specchio delle tensioni s... more I conflitti sorti durante la traslazione di Francesco d'Assisi come specchio delle tensioni sociali e religiose
Il volume analizza gli Interscambi e le interferenze tra religione e politica, che connotarono a ... more Il volume analizza gli Interscambi e le interferenze tra religione e politica, che connotarono a livello europeo i processi di formazione dello stato tra medioevo ed Et\ue0 Moderna
Rassegna sui nuovi orientamenti storiografici in materia di rapporti tra monachesimo e riforma ne... more Rassegna sui nuovi orientamenti storiografici in materia di rapporti tra monachesimo e riforma nel secolo X
For citation: Blinov I. V. Effect of heat treatment on the phase composition and magnetic propert... more For citation: Blinov I. V. Effect of heat treatment on the phase composition and magnetic properties of single-layer nanostructures (Ni 80 Fe 20) 0.6 Mn 0.4 // Diagnostics, Resource and Mechanics of materials and structures.
Fortini diede nuovo slancio agli studi sul medioevo ad Assisi con la scoperta degli archivi local
Edizione con testo latino a fronte delle lettere di Pier Damiani (1007-1072
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Papers by Nicolangelo D'Acunto
Nuova Serie 7
PRESENZA-ASSENZA
Meccanismi dell’istituzionalità
nella societas Christiana (secc. IX-XIII)
CENTRO STUDI SULLA STORIA DEGLI
INSEDIAMENTI MONASTICI EUROPEI (CESIME)
DIPARTIMENTO DI STUDI MEDIOEVALI,
UMANISTICI E RINASCIMENTALI
DIPARTIMENTO DI SCIENZE STORICHE
E FILOLOGICHE
Resilience as an interpretative key to the relationship between man and nature in the Middle Ages
Medieval man experiences his own weakness in his challenge with the natural world. He lives in an environment which exposes his fragility on a daily basis. He has received an ambiguous legacy from Christian tradition: besides the positive conception of creation found in Genesis, ecclesiastical culture interprets natural calamities as divine punishment for human sins. Historians must not be deceived by such amplifications of ecclesiastical culture, but it is undeniable that medieval man feels a sense of helplessness because he feels subjected "to powers that cannot be disciplined" (Marc Bloch). Faced with these challenges of nature, the medieval West evidences, however, an extraordinary dynamism in its capacity to adapt. If we consider the relationship between man and nature in a historical perspective and therefore in a chronological dimension, we understand that it is not a monodirectional evolution that progressively leads to modernity. The High Middle Ages is undoubtedly marked by the preponderance of nature over man, while with the 12th century the landscape becomes increasingly humanized and dominated by man. A positive theological and philosophical conception of nature is established, and culminates on a figurative plane in Giotto's realism. The 14th century crisis presents a new trend reversal. The black Plague and climate change reactivates the vicious circle of poor harvests, high prices, famine and mortality that made the existence of man in the High Middle Ages uncertain. The terror of divine punishment causes man to take refuge anew in asceticism and to use physical pain as an instrument of atonement: all social classes invoked a more intensely religious art (Millard Meiss). Can we therefore consider the 12th century as the beginning of modernity in the light of the man-nature relationship? In many respects yes, but in reality it was a sort of false start, followed by a return to a negative perception of nature.
FONDAZIONE “CAMUNITAS”
FONDAZIONE SCUOLA CATTOLICA DI VALLE CAMONICA
Capo di Ponte (Brescia), 13-15 luglio 2017
DIPARTIMENTO DI STUDI MEDIOEVALI, UMANISTICI E RINASCIMENTALI, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
CENTRO STUDI SULLA STORIA DEGLI INSEDIAMENTI MONASTICI EUROPEI (CESIME)
SOCIETÀ STORICA LODIGIANA
Francesco, però, non fu un uomo ‘teatrale’ in senso stretto. Piuttosto fu un uomo ‘drammatico’. Agata Sobczyk (2012) ha mostrato che, tra XII e XIII secolo, il significato di ioculator Domini è sovente collegato a quello di ‘santa semplicità’ con cui si fa riferimento a chi – avendo un solo cuore, un solo volto e un solo gesto – non costruisce un’immagine apparente di sè, ma si presenta per quello che è. Il ‘semplice’ (in ebraico tamîm) è colui che non è ‘doppio’. In lui non c’è finzione: essere, apparire, pensare e fare non sono separati. Tramite la ‘santa semplicità’, l’immagine ‘sigillo’ del Francesco ioculator Domini indica colui che agisce, ma non finge. Colui che fa dell’imitazione di Cristo una pratica incarnata concreta, presente e corporea (il ‘fare come’), non una simulazione (il ‘fare come se’). Francesco è un agonistes del dramma della vita, non un hypocrites.
Il giullare è anche colui che simbolicamente cammina a testa in giù e, così, propone uno sguardo capovolto sul mondo. La vita fraterna come sudditanza reciproca, la rinuncia radicale del potere e della ricchezza in ogni sua forma, la posizione di sottomissione e minorità, la gratuità del dono, la nudità come inanizione e rinuncia sono tutte ‘proposte ribaltate’ che invertono – o tengono insieme – dentro e fuori, essere e apparire, visione e azione, parola e gesto, alto e basso, sublime e umile (Maranesi 2019). Lo sguardo ribaltato di Francesco è quello di un ‘folle di Dio’ nuovo e diverso rispetto agli esempi orientali, perché non è un solitario che vive isolato, fuori dalle regole sociali che contesta. Egli è un novellus pazzus che non guarda dall’esterno il mondo, ma sceglie di essere in mundo: sceglie di agire nel mondo e con il mondo confrontarsi, di parlare al mondo facendosi capire dal mondo e di andare per il mondo, dando vita, in pochissimo tempo, ad un Ordine di enormi dimensioni e di grande importanza ecclesiale (Gagliardi 2017).
Il convegno intende investigare come la logica ribaltata di Francesco da ideale (la follia dell’intuizione) si sia incarnata nella storia (la realtà dell’istituzione), da un lato entro le forme ‘ordinate’ dell’organizzazione politica, civile, religiosa ed economica, dall’altro entro le forme della rappresentazione materiale.
e farne un patrimonio comune, gratuitamente accessibile a chiunque,
abbiamo lanciato #adottaZapruder: campagna di digitalizzazione collettiva.
Ringraziamo Maria Luisa per aver digitalizzato il numero 11.
L'intero numero è scaricabile qui:
http://storieinmovimento.org/2014/10/26/undicesimo-numero/
The desire for God is presented in Avicenna's metaphysics according to various angles, which represent as many fields of analysis: the epistemological one, centered on the desire to know God which is concretized in a precise ratio studiorum that gradually leads from logic to metaphysics; the ontological one, according to which not only existence is generally desired, but also the perfection of existence; the theological one, which sees all things desiring God and God desiring Himself; the cosmological one, which posits the motion of the heavenly bodies as an effect of their desire to assimilate themselves to the First Principle; and finally, the eschatological one, thanks to which the desire for God is fulfilled for the "divine scholars" in close proximity to the First True in the survival of the soul after the death of the body.
According to these complementary perspectives, the desire for God runs through Avicenna's chosen work from beginning to end, from his debut concerning the position of metaphysics in the system of sciences, to his final conclusions concerning the nature of God and destiny of man. In this way it represents a real fil rouge and trait d 'union of the work, helping to clarify the reasons why Avicenna calls his metaphysical masterpiece Science of Divine Things.
The paper closes with the famous opening of the Introduction to the Book of Healing written by the secretary and biographer of Avicenna, Abū ʿUbayd al-Ǧūzǧānī, of which a new interpretation is proposed. In this passage, the disciple's desire for knowledge is expressed in the desire for community life with the teacher, opening the way to a further historical and prosopographic declination of the theme. The religious echoes of the passage in question, in which Avicenna is represented as a secular prophet of knowledge, and its peculiar persianisms, indicative of the spread of falsafa in new contexts, are brought to light.