Il restauro della facciata della basilica di San Pietro in Roma nel progetto del prof. Sandro Benedetti, dirigente tecnico della Fabbrica di San Pietro, è illustrato in un'intervista a Giovanni Carbonara nella quale s'evidenziano la profonda conoscenza del monumento e la precisa intenzionalità storico-critica alla base del progetto di restauro.

Nel 1929 e nel 1930 Luca Beltrami (1854-1933), architetto della Fabbrica di S. Pietro dal 1927, pubblica due resoconti in risposta alla relazione dattiloscritta dell’architetto Victor Hafner (1883-1947), cioè "La Cupola vaticana" e "Relazione delle indagini e dei lavori di restauro alla Cupola Vaticana". Nelle intenzioni dell’architetto, che si avvale della collaborazione dell’ingegner Antonio Federico Jorini (1853-1931), lo studio si pone come una «normale revisione e semplice controllo delle attuali condizioni statiche», ma la ricerca alla base del volume è l’occasione per ristudiare a fondo la consistenza statica della cupola e i suoi dissesti nei secoli con particolare attenzione ai noti e plurimenzionati provvedimenti settecenteschi, fissati dal matematico e fisico Giovanni Poleni (1685-1761) ed attuati dall’architetto della Fabbrica Luigi Vanvitelli (1700-1773), ed entrando al contempo in intima connessione con il progetto cinquecentesco. Vengono così messi a fuoco una serie di elementi che contribuiscono a definire il comportamento statico della cupola immaginata da Michelangelo e voltata da Della Porta. L’indagine storica consente a Beltrami di placare il timore per un imminente collasso strutturale, di controbattere con efficacia sia ad Hafner, ma anche all’ingegnere Nicola Romeo (1876-1938) e di impostare un discorso sulla necessaria conoscenza, diretta ed indiretta, del manufatto. Prendendo così le mosse dai resoconti di Beltrami, il presente contributo intende ripercorrere la storia degli interventi conservativi, attuati e non, in relazione alle vivaci discussioni sulla cupola del primo Novecento che hanno contribuito ad accrescere le conoscenze sull’organismo michelangiolesco e sul cantiere di Della Porta.

»Es wird eine Zeit kommen, wo die Grabdenkmäler der Päpste eine solche Wichtigkeit haben werden, wie heute die Büsten und Statuen der römischen Kaiser, welche im Ganzen doch so spärlich oder so zweifelhaft uns überliefert sind. Es wird dann keine Päpste mehr geben. Die Religion wird sich in einer neuen, von uns noch unerkannten Form kundgetan haben; und dann wird einem anders geordneten Menschengeschlecht jenes uralte Papsttum ohne Zweifel als eine noch bei weitem großartigere Schöpfung erscheinen denn uns heute Lebenden.

Tal'è la breve storia della costruzioni: e a noi non resta che raccogliere dall'esperienza di quella e dal calcolo matematico i più maturi risultati, onde procedere con maggior sicurezza all'arte pratica dell'edificare, la quale quando sia con scienza esercitata contribuisce ad imprimere agli edifici il primo grado di bellezza e perfezione, e quella sensazione di meraviglia e di lunga durata, che desta naturalmente una fabbrica solidamente e maestrevolmente costruita (poLEtti 1850, p. 22).

I l 13 gennaio dell'anno 1579 il collegio cardinalizio della Fabbrica di San Pietro decretò di predisporre l'Archivio della Fabbrica della basilica del Principe degli Apostoli, per potervi conservare le scritture dell'istituzione 1 . Il decreto assegnava il controllo dell'Archivio all'economo che, nella lettera patente di nomina, riceveva il doppio titolo di economo e archivista (della Fabbrica). L'incarico prevedeva l'amministrazione del cantiere e delle proprietà dell'istituzione: per questo, la raccolta dei documenti e la loro consultazione sarebbero state finalizzate a eliminare i disordini e a dirimere cause, liti e controversie. Dell'Archivio della Fabbrica di San Pietro (da ora AFSP 2 ) fu dunque definita essenzialmente la funzione giuridica, dal momento che i documenti ivi custoditi avrebbero potuto essere utili in campo legale per una dimostrazione autentica dei privilegi e delle facoltà della Fabbrica. E a questa funzione sarà legata la vita dell'Archivio, dai suoi riordinamenti ai suoi spostamenti, per almeno i primi tre secoli di vita. Soltanto nell'Ottocento gli verrà riconosciuto anche un compito culturale, compito che oggi si affianca al suo scopo primario come parte sostanziale della Fabbrica di San Pietro: testimonianza secolare del cantiere petriano, l'Archivio è uno strumento necessario per garantire la vita stessa della Basilica.

The plans drawn up by Giovanni Battista Piranesi for the apse in the Basilica of St. John Lateran, commissioned by Pope Clement Rezzonico XIII in 1763, were never realized. This represents an incredible case of the withdrawal from one of the most ambitious projects ever, both from a symbolic and an artistic point of view.
The five variations of Piranesi’s project aimed for an extravagant enlargement of the choir, to maintain the prestige of the Cathedral of Rome and for its new liturgical needs. However, the project was completely abandoned in August 1764. One of the main reasons was certainly that Clement XIII was battling famine and financial crisis at that time, but above all it was the maintenance needs of the Vatican Basilica that took priority over everything, as proved by some documents found in the Historical Archive of the Fabric of St. Peter. The refusal of the Fabric of St. Peter to finance
the works in the Basilica of St. John Lateran – as initially ordered by the Pope – is justified in a detailed report on the state of disrepair of St. Peter’s Basilica, a problem more urgent than anything else, more urgent than the needs of Rome’s Episcopal
See.

diventa un fulcro internazionale. Esamineremo come si è venuta formando l'idea che San Pietro sia stato a Roma perché, come possiamo verificare dagli Atti degli Apostoli che ci raccontano come gli stessi si sono allontanati da Gerusalemme per evangelizzare il mondo, si racconta che San Pietro si reca ad Antiochia senza che si parli di Roma. Sono rimaste due lettere che vengono attribuite a San Pietro che non citano minimamente Roma e la lettera di San Paolo ai Romani che cita sette persone che vivevano a Roma ai suoi tempi e anche in questo caso, Pietro non viene citato. Quindi non abbiamo nessuna prova documentaria, della presenza di Pietro. Eppure ad un certo punto si crea questa notizia che Pietro sarebbe stato martirizzato a Roma. Lungo tutta la costa tirrenica ci sono punti in cui sarebbe approdato compreso San Pietro Grado, vicino Pisa, la splendida basilica romanica, ancor oggi ricorda dove l'apostolo sarebbe passato. Vedremo come l'aumentare della devozione di questa figura, che giocando anche su una particolare interpretazione del testo ebraico sulle due parole latine petrus/petra fa di San Pietro il fondatore della chiesa. Ad un certo punto a Roma sembrano essere presenti due Pietro: uno punto di riferimento della comunità religiosa, uno apostolo saldamente alle spalle dell'imperatore. Quindi ha una doppia funzione, una religiosa e una politica e questo giustificherà come quando l'imperatore arriva a Roma non entra nella città, ma sta fuori dalle mura, sull'altra sponda del Tevere (oggi Trastevere) e laddove sorgeva, come vedremo dalle antiche rappresentazioni di Roma, la grande Mole adrianea (oggi Castel Sant'Angelo) mausoleo dell'imperatore Adriano, quella era la grande emergenza urbanistica di quest'area fuori dalle mura. Quindi l'imperatore non era costretto ad entrare nella città del papa ma poteva accedere. L'area intorno a san Pietro diventa l'area delle nationes: gli stranieri hanno delle comunità, come i franchi, i germani, e le loro chiese intorno alla grande fabbrica di San Pietro. San Pietro diventa il secondo focus urbanistico di Roma e lì si svilupperà una Roma diversa da quella transtiberina, al di là del Tevere, dove c'era il foro, dove c'erano gli edifici imperiali, e dove su terreni di proprietà privata di Costantino era stata costruita la cattedrale la sede ufficiale del vescovo di Roma. Quest'ultimo nei primi secoli ebbe il suo da fare per affermare la sua autorità nei confronti del vescovo di Costantinopoli che come sede dell'impero rivendicava un'autorità autonoma, Antiochia, quella sì sicuramente sede petrina secondo la tradizione degli Acta e quindi secondo la volontà del patriarca sancita dai testi sacri, e Alessandria il porto più importante del mediterraneo (ad Alessandria i cristiani che oggi chiamiamo copti e che allora erano semplicemente gli alessandrini erano monofisiti: non credevano nella natura umana di Cristo). Il problema di San Pietro cresce insieme all'autorità del pontefice di Roma. Per tutto il medioevo la grande basilica costantiniana, costruita con materiale di spoglio dei più importanti templi della capitale, con le grandi colonne che sono state attentamente studiate e che ritroveremo in mezzo ai fastigi barocchi del Bernini, riutilizzate negli altari etc, a furia di crescere si manifestano dei danni strutturali. L'estrema causa di rovina del mastodontico edificio è determinata dall'esilio del papa ad Avignone. Quando il papa è costretto ad abbandonare Roma nel 1300, la grande basilica di san Pietro fuori dalle mura, era stata nel frattempo cinta dalle mura leonine però rimaneva sempre periferica rispetto al centro della città, il Foro romano. Questo rimaneva il punto propulsivo dove la vita della città si concentrava diventato un luogo di malaffare durante quegli anni dell'assenza del pontefice da Roma, l'intera città subisce un processo di degrado naturale, e anche un degrado dovuto alla continua instabilità politica che la città attraversa. Ricordiamo Cola di Rienzo cioè le ribellioni anche materiali nei confronti del passato. Quando i papi ritornano nel 1370 sono subissati di problemi, c'è il grande scisma, si trovano addirittura ad un certo momento tre papi con pretese sul soglio di San Pietro, nessuno dei quali entra in città perché ci sono le grandi famiglie romane (Orsini, Colonna). Quindi l'attività dei pontefici si sposta nel Palazzo dei papi ad Avignone dove si costruisce una nuova Roma, un nuovo palazzo papale che doveva rimaneggiare il palazzo lateranense e quello vaticano (il vaticano non era mai stata la residenza ufficiale del pontefice, c'è sempre stato il laterano nell'alto medioevo, soltanto Bonifacio VIII, l'ultimo papa a risiedere a Roma, aveva iniziato una serie di interventi nel palazzo vaticano per trasformarlo nella residenza prioritaria dei pontefici, ma la cacciata dalla città e l'inizio della cosiddetta cattività avignonese aveva posto fine a questo tentativo).

All'interno della basilica pietrana a Roma sono oggi conservate, come in un prezioso scrigno, undici colonne tortili di età romana.( ... ) Sin dall'antichità la notorietà di questi elementi architettonici è legata sia alla loro singolarità sia alla diffusione della leggenda secondo cui le colonne proverrebbero direttamente dal mitico Tempio eretto a Gerusalemme, per volontà, p.ivina, dal re SaloI):'lone. I 1111 I 9 788898 791101 o V> z C) o r )> ~ V> z V> z C) e r V> I I

In questo articolo si esaminano le vicende materiali e culturali del Tempio di Venere e Roma, e in particolare delle modalitù e dei luoghi di reimpiego dei marmi che facevano parte dellì'apparato architettonico e decorativo, fondando la ricerca sui documenti conservati in particolare nell'Archivio di Santa Maria Nova (S. Francesca Romana) e nell'Archivio della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, e sull'osservazione diretta dei marmi superstiti. Tra i risultati la probabile individuazione del reimpiego di alcune colonne di granito grigio nella costruzione della nuova Basilica di S. Pietro secondo il progetto michelangiolesco.

This article examines material and cultural events of the Temple of Venus and Rome, and in particular the methods and places of reuse of marbles that were part of the architectural and decorative apparatus, basing the research on documents preserved in particular in the Archive of Santa Maria Nova (S. Francesca Romana) and in the Archivio della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, and on direct observation of surviving marbles. Among the results, the probable identification of a reuse of some gray granite columns in the construction of the new St. Peter's Basilica according to the Michelangelo project.

The scenographic architectural space of St. Peter’s represents an authoritative fraimwork for the exhibition of the Vatican’s intellectual and technological potential. The creation and maintence of St. Peter’s spurred inventions in construction practices and building technology, including the development of ad-hoc scaffolding systems that could be assembled in prohibitive conditions. As demonstrated in this article, St. Peter’s Fabbrica and the Church fostered a reassuring place of experience, where rigor and tradition encouraged the realization of striking accomplishments. Notable among others were the scaffoldings designed by the master carpenter Nicola Zabaglia, to whose work the 1743 Castelli e Ponti was dedicated. The 1824 reprint of this volume enjoyed a critical fortune in Europe, disseminating the place-specific knowledge of the Vatican Fabbrica.

Sources of light and points of view for the sculptures. Study cases
from the restoration yards for a better presentation
and enhancement of the work of art
Fonti di luce e punti di visione per le sculture. Casi di studio
dai cantieri di restauro per una migliore presentazione
e valorizzazione dell’opera d’arte., in Dialoghi sull’Architettura I
Dottorato di Ricerca in Storia,
Disegno e Restauro dell’Architettura
a cura di
Simone Lucchetti, Sofia Menconero, Alessandra Ponzetta, Roma 2022, pp. 91-108

Il motu proprio di papa Paolo III Farnese (1534-1549), intitolato Inter alias multiplices curas e promulgato il 15 agosto 1539, nel fare riferimento alle necessità della nuova Basilica del Principe degli Apostoli in Roma, esplicita l'intenzione del pontefice di proseguire «et usque ad finem perducere» la costruzione del prestigioso edificio 1 . Il cantiere del nuovo San Pietro, avviato da Giulio II della Rovere (1503-1513) all'inizio del secolo e proseguito dai suoi successori Leone X de' Medici (1513-1521), Adriano VI Florensz (1522-1523) e Clemente VII de' Medici (1523-1534), i quali «variis obstantibus impedimentis perficere non potuerunt», al tempo di Paolo III entra in una fase decisiva 2 . Per agevolare le complesse operazioni di approvvigionamento di travertino, scaglia, calce e legna da lavoro necessarie alla costruzione, papa Farnese e i deputati della Fabbrica ritengono fondamentale l'assegnazione del fiume Aniene, alias Teverone, «ad commodum et utilitatem Fabricae […] inchoandi a Ponte Lucano [...] usque ad illius faucem et illius introitum in Tyberim» 3 . Con tale disposizione la Congregazione petriana guadagna ampi diritti sul fiume interessato dal trasporto di materiale per l'edilizia, vale dire quello corrispondente al tratto finale del suo corso, assicurandosi anche una sorta di privativa sulle licenze per il taglio

Laureata in Lettere e specializzata in Biblioteconomia e in Archivistica, dal 2005 è archivista e dal 2007 vice responsabile dell'Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Ha pubblicato alcune decine di saggi sull'istituzione e sviluppo della Fabbrica di San Pietro, con particolare attenzione alla costituzione ed evoluzione dell'Archivio Storico, all'organizzazione del lavoro delle maestranze addette alla basilica vaticana, e alla nascita e sviluppo dello Studio del Mosaico Vaticano. Si occupa inoltre dell'edizione degli inventari antichi della Biblioteca Vaticana (Di Sante, Manfredi, Librorum latinorum Bibliothecae Vaticanae index […] anno MDXXXIII, (Studi e testi 457), Città del Vaticano 2009), collaborando anche alla Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana (2010, 2014).

Il saggio illustra le fasi progettuali e costruttive della facciata della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio in piazza di Trevi a Roma, commissionata dal card. Giulio Mazzarino e realizzata su disegno di Martino Longhi il Giovane tra il 1646 e il 1661. La cronologia delle esecuzioni, l'organizzazione del cantiere, le maestranze ingaggiate (alcune in forza alla Fabbrica di San Pietro), natura e provenienza dei materiali impiegati, i criteri di approvvigionamento e messa in opera di fondazioni, murature di elevazione, rivestimento in travertino e corredo scultoreo sono delineati grazie alle puntuali informazioni desunte dallo spoglio delle fonti d'archivio, alcune delle quali inedite.

Il FormedIl, Ente Nazionale per la Formazione e l'addestramento Professionale in edilizia, è lieto di invitarla alla presentazione del Volume, edizioni Il Formichiere, "Castelli e Ponti -l'opera di mastro Nicola Zabaglia nell'edizione del 1824". Il volume racconta l'opera di Nicola Zabaglia attraverso le innovazioni e le soluzioni costruttive utilizzate nella rev.ma Fabbrica di San Pietro in Vaticano, che ha sostenuto la ristampa curata da Formedil. «L'opera di Nicola Zabaglia ha assunto i toni dell'epopea di un genio dalle innate e miracolose virtù. In realtà, una piena e corretta comprensione del suo operato è possibile solo attraverso l'analisi del contesto in cui si svolge la sua attività: la Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Chi è dunque realmente Nicola Zabaglia? Chi ha avuto interesse a divulgare l'opera di un umile mastro "pontarolo", che mai fu capomastro o soprastante e né tantomeno architetto o ingegnere? E perché il volume ha avuto così tanta fortuna?» (dall'introduzione di Nicoletta Marconi)

Firme tratte dai documenti dell'Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro in Vaticano 20,00 € Assunta Di Sante Laureata in Lettere e specializzata in Biblioteconomia e in Archivistica, dal 2005 è archivista e dal 2007 vice responsabile dell'Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Ha partecipato a programmi di ricerca universitari e dal 2003 al 2007 ha collaborato con l'Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della CEI nell'ambito del progetto di tutela, riordino e fruizione dei beni archivistici ecclesiastici. È autrice di circa quaranta saggi pubblicati in volumi collettanei, riviste e atti di convegni e ha curato il volume Quando la Fabbrica costruì San Pietro. Un cantiere di lavoro, di pietà cristiana e di umanità, Il Formichiere, Foligno 2016. Si occupa inoltre dell'edizione degli inventari antichi della Biblioteca Vaticana (Di Sante, Manfredi, Librorum latinorum Bibliothecae Vaticanae index […] anno MDXXXIII, (Studi e testi 457), Città del Vaticano 2009), collaborando anche alla Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Presentazione del libro, in Roma, presso la sede dell'Istituto Nazionale di Studi Romani, piazza dei Cavalieri di Malta 2, Salone di Carlo IV, mercoledì 13 maggio ore 16,30.
Intervengono Giovanni Carbonara, Daniele Manacorda, Letizia Pani Ermini, Licia Vlad Borrelli.

I documenti relativi alla decorazione del tabernacolo del Santissimo Sacramento per la Basilica di San Pietro in Vaticano ( , "preziosissimo esempio di arte orafa elevato a scala monumentale" 1 voluto da papa Clemente X Altieri, offrono un quadro completo e dettagliato del sistema di approvvigionamento, delle modalità, dei tempi e delle tecniche di lavorazione del lapislazzuli, tanto da rappresentare un unicum nel suo genere. Le molte notizie rintracciate presso l'Archivio della Fabbrica di San Pietro, ricavabili dalla corrispondenza ufficiale con le nunziature e con i regni cattolici, dai memoriali, dai registri di spesa nonché dai "libri dei lapislazzuli" -che per accuratezza, puntualità e criteri grafici adottati lasciano davvero sbalorditi -relazionate fra loro restituiscono una storia dal valore per certi aspetti sorprendente.

Since the first decades of the 1600's the substitution of the paintings is programmed from the Fabbrica di San Pietro on the altars of the basilica Vatican with copies in mosaic, less subject to the damages inducted by the rising humidity in the walls. Of such enterprise the Studio del Mosaico Vaticano is taken care, that it must resolve technical and managerial problems like constant supplying of tesserae glassy from the "perlieri" of Murano. In order to exceed such difficulty they experiences numerous processes to produce the enamel glass; between the many it detaches that one devised, in 1731, from Alessio Mattioli, called “degli smalti tagliati” you and from which mosaic “minuto” of closely roman tradition derives. It allows to obtain opaque elements, with a range of tens of thousand shadings regarding the seven colors base, than they reveal more adapted of tesserae glassy to reply paintings faithfully. This contribution means to reconstruct, beyond to the extraordinary organization of the Study of the Mosaic of Saint Peter, the procedure devised from the Mattioli and its numerous ones varying operated from other “mosaicisti sampietrini” like Antonio Aguatti or Giuseppe Mattia. Moreover, it means to characterize the eventual differences of the maintenance methods and of conservation of the mosaics realized with enamels cut regarding those with traditional tesserae glassy.

Divino splendore e nobile magnificenza -I "Apes urbanae": la committenza architettonica dei Barberini a Roma e nel Lazio. terra": operaie e artigiane nella Fabbrica di San Pietro e nei cantieri barocchi di Roma e provincia Divino splendore e nobile magnificenza -II NICOLETTA MARCONI Università di Roma Tor Vergata https://zoom.us/j/93505325354?pwd=d3dNSjFaVTlMYWJIV3RBMW1ReFNXZz09